-
.
I due giorni della mia vita.
1.Presentazione
E' già passato un anno da quei due giorni fatidici, eppure
al solo ricordo arrossisco, mi si scombussolano i pensieri
e mi si ingrossano le mutande; eppure alla fine ricordo
tutto chiaramente come se fosse stato solo ieri.
Da allora non sono cambiato poi tanto fisicamente, resto il
solito ragazzo di media corporatura, capelli corti castani e
occhi marroni, alto quel misero 1 e 70 centimetro più,
centimetro meno.
Dentro di me invece... bé, sono cambiato.
A soli 17 anni mi sono trasferito dalla mia città natale ed
ora vivo solo in un appartamento con un lavoro da schifo.
E tutto per non incontrare più lei, o meglio loro.
Quando da piccolo iniziai l'asilo, conobbi una ragazza di
nome Anna; di quel periodo mi ricordo solo che storpiava
sempre il mio nome che da Nino diventava Ninò.
Comunque crebbi con lei e diventammo amici molto intimi;
giocavamo, studievamo, alcune volte dormivamo anche, insieme.
Aveva preso molto da sua madre Elena, alla quale stavo molto
simpatico; occhi azzurri, capelli riccioli biondi, corpo
snello, belle forme, insomma erano delle dee scese in terra.
Poi c'era Clara, la sorella minore di Anna, più piccola di 2
anni; ella possedeva le belle forme e curve delle altre due,
ma si differenziava con i suoi lunghi capelli castani e con
una leggera spruzzata di lentiggini sul viso.
Anche a lei stavo molto simpatico, anzi posso dire che aveva
una vera e propia cotta per me.
Il padre le aveva lasciate sole ed non si era fatto più vivo, un
completo imbecille bastardo a parere mio.
Comunque, come stavo dicendo, io e Anna siamo cresciuti insieme
e fino all'anno scorso andava tutto benissimo; poi entrambi
cominciammo a provare qualcosa di confuso e, alla fine, capimmo
con crescente imbarazzo che la nostra amicizia stava maturando
in qualcosa di più. E poi arrivarono quei due giorni...
2.Avventura notturna
Era un venerdì primaverile, pioveva con il sole ma ero comunque
contento perchè era il fine settimana e nei due giorni
successivi non ci sarebbe stata la scuola.
Ma non ero solo contento, ero anche ansioso ed eccitato
contemporaneamente; quel giorno se tutto andava bene, avrei
fatto sesso con Anna.
Avevo già preso i preservativi, anche se in realtà io e lei non
avevamo discusso della cosa, ma neanche del sesso se vogliamo
specificare.
Però ormai ci eravamo messi insieme nonostante non fosse ancora
ufficiale.
Comunque dal nostro primo bacio inaspettato erano passati
parecchi mesi ed ormai non eravamo quasi più impacciati nel
frequentarci romanticamente parlando.
Il giorno prima, come era accaduto altre volte, Anna mi aveva
invitato per passare il fine settimana da lei; era l'occasione
perfetta per fare un passo avanti nella nostra relazione.
Passammo il pomeriggio in camera sua, davanti ad un film che
non guardavamo affatto, intenti a sbaciucchiarci.
Non tentai niente perchè sinceramente me la facevo sotto dalla
paura.
Arrivò presto la sera; cenammo con sua madre e sua sorella
e fu piacevole anche se quest'ultima era fredda con Anna,
probabilmente perchè era evidente che stavamo insieme; poi
ci trasferimmo in salotto e passammo il resto della serata
a giocare a scarabeo.
Infine arrivò l'ora di andare a dormire.
Una normale madre mi avrebbe costretto a dormire sul divano per
evitare che "potessi fare zozzerie" con la figlia; però Elena
era di tutt'altra pasta e teneva la più totale fiducia nelle
figlie così, come in passato, mi trovai nel letto insieme alla
mia "ragazza".
Come è ovvio aspettarsi ci aggrovigliammo subito e riprendemmo
la nostra attività del pomeriggio ma io, che mi ero preso un po'
di coraggio iniziai a sollevarle la maglia del pigiama con una
mano; lei si irrigidì inizialmente ma si riprese subito e mi
lasciò fare.
Ero arrivato quasi a slacciarle il reggiseno quando un'idea
balorda mi passò per la testa: Quel giorno non mi ero fatto la
doccia.
A pensarci adesso è stato un pensiero veramente stupido, date
le circostanze ma forse per paura di continuare, decisi che
avrei dovuto almeno darmi una lavata veloce.
A malavoglia mi staccai da lei, lasciandola perplessa, e con
un: -Torno subito- mi alzai e corsi velocemente in bagno.
Ora, non so voi, ma se vedo il bagno di casa con la luce spenta
d'istinto reputo che non ci sia dentro nessuno; il loro bagno
poi è davvero strano, appena entrato c'è un atrio con vasca,
bidè e lavandino, poi la parete destra curva e in uno spazio
ristretto ci si trova il water.
Io entrai frettolosamente, chiudendo la porta alle spalle a
chiave, e senza guardarmi in torno mi fiondai al bidè, mi
tolsi i pantaloni del pigiama e le mutande, liberando il mio
cazzo ritto e duro; aprii il rubinetto ma per qualche problema
l'acqua non funzionava; allora mi girai e con l'uccello che
ballonzolava mi portai davanti al lavandino, aprii e feci per
aprire l'acqua; un improvviso rumore molto vicino mi trasformò
in una statua.
Riuscii a girare la testa e con orrore vidi Clara; era seduta
nella semioscurità sul water, ma lo stesso vidi che portava
la camicia da notte arrotolata fino all'ombelico, le gambe
allargate con le mutandine tese tra di esse ma data la scarsa
luminosità non le vidi la vagina.
Restammo un tempo indefinito ad osservarci, mentre io ero
rimasto con il cazzo in mano e l'altra sulla manopola del
lavandino, nel quale io non riuscivo a pensare mentre sul suo
volto passò una carrellata di emozioni tra cui stupore, rabbia,
imbarazzo e una che non seppi riconoscere.
Ad un certo punto Clara si alzò e lentamente si avvicinò a me
entrando nella luce fioca che entrava dalla finestra, che
basto lo stesso a mostrarmi la sua figa depilata dalla quale
colava un liquido che al momento ritenni pipì; ora che ci
ripenso credo fermamente che la porcellina si stesse
masturbando.
La ragazza mi raggiunse e mi guardò intensamente negli occhi,
poi con voce bassa e maliziosa, disse:- Sai, mia sorella è una
stupida. Non ti vede come ti vedo io. Io per te farei ogni cosa!-;
detto ciò si inginocchio vicino a me, con una mano mi tolse la
mia dal mio uccello e lo afferrò lei, poi mi fece girare.
Io ero totalmente sotto il suo volere, anche se avessi voluto
non avrei fatto niente lo stesso.
Clara, senza farsi aspettare iniziò a masturbarmi con la sua
mano calda e umida dei suoi liquidi, prima incerta poi sempre
più temeraria; era come un sogno ed io non ero assolutamene
lucido.
La ragazza non si accontentò di quello, così avvicinò il suo
bel visetto lentigginoso e iniziò a leccarmi prima la cappella,
facendomi emettere un gemito involontario, poi tutto il resto
comprese le palle; era bravissima, ricordo che pensai fosse
nata per quello, cosa convalidata anche dal fatto che poi
passò direttamente a prendermelo in bocca.
Io, che avevo visto i pompini solo sui siti porno, stavo
quasi per svenire dall'eccitamento; non mancava molto al
culmine ed io l'afferrai per i capelli incentivandola ad
aumentare il ritmo finchè ansimando non le venni copiosamente
in bocca, così tanto che dei rivoli di sperma le colarono dai
lati delle labbra.
Lei si staccò da me con uno schiocco ed ingoiò più volte,
leccandosi poi le labbra; poi mi ripuli l'uccello con la lingua.
Poi si alzò si dette una lavata alla faccia, si sistemò
mutandine e camicia da notte, mi baciò sulla guancia e senza
dire niente aprì la porta e se ne andò.
Mi servì parecchio tempo per riprendermi, a rilento mi lavai
e tornai nella camera di Anna, la quale o dormiva sul serio o
faceva finta, arrabbiata e delusa per come ero scappato.
3.Avventure mattutine
Quella notte per fortuna riucii ad addormentarmi e dormii
senza sogni; fui svegliato la mattina presto, attorno alle
4 circa, perchè c'era evidentemente qualcosa che non quadrava.
La prima cosa che sentii fu l'aria fresca sulle gambe, ma
all'inizio non ci feci molto caso, poi senti il calore del
corpo di Anna e il pensiero della sua vicinanza bastò a farmelo
rizzare.
Poi cercai con la mano le coperte per coprirmi ma mi scontrai
con qualcosa di morbido; aprii gli occhi e vidi Clara al bordo
del letto che mi guardava intensamente; questa volta era la
parte sopra della veste da notte, ad essere arrotolata fino
all'ombelico, lasciandomi il piacere di poter vedere i suoi
bei seni tondi con i capezzoli turgidi.
Ancora una volta rimasi pietrificato e lei, dopo avermi fatto
cenno di stare zitto, salì piano sul letto e mi si mise distesa
sulle gambe; poi mi abbassò pantaloni e mutande liberandomi
l'uccello e, afferandosi i seni, me lo circondò.
Capii un istante prima cosa stava per fare, quando iniziò
masturbarmi con le sue belle tette; era una sensazione strana
ma comunque molto piacevole, che aumentò quando lei iniziò
anche a darmi slinguazzate sulla cappella, quando spuntava
in mezzo al suo bel balcone.
Con improvviso timore guardai dalla parte di Anna, ma lei per
fortuna stava dormendo, e aveva il sonno pesante.
Clara, coi capelli pendenti che la facevano apparire ad un salice
piangente, aumentò il ritmo vogliosa del mio seme, liberandomi
l'uccello dai suoi seni e prendendolo tutto in bocca; nel
frattempo si era portata la mano libera nelle mutandine e si
stava evidentemente toccando.
Come la sera prima, prossimo all'eruzione, le afferrai la testa
aumentandone il ritmo fino a che ancora una volta esplosi,
stringendo i denti per non lasciare sfuggire nessun rumore;
questa volta la ragazza ingoiò tutto durante l'espulsione e
poi mi ripulì ancora con la lingua, dandomi altro piacere.
Infine mi rinfilò l'uccello stremato nei vestiti, mi accarezzò
una guancia e se ne andò; non riuscii più a dormire e attesi
tra mille pensieri il sorgere del sole.
Quando Anna si svegliò, sembrò essere tornato tutto alla
normalità; mi saluto con un bacio e insieme andammo in cucina
per la la colazione.
Ad un certo punto arrivò anche Clara che di nascosto mi lanciò
un'occhiata maliziosa facendomi l'effetto alza-bandiera.
La loro mamma quel giorno si sarebbe alzata tardi, come solito.
Eravamo riuniti attorno al tavolo a mangiare cereali e latte,
quando Anna si alzò e, dicendo di dover correre a fare pipì,
uscì di volata dalla stanza.
Clara non perse l'occasione; portando con sè la ciotola piena
di latte, spinse indietro la sedia e senza tanti preamboli
si infilò sotto il tavolo, che era coperto da un tovaglia
molto lunga, che nascondeva tutto ciò che stavo sotto.
Nel timore che Anna tornasse e quello che voleva fare Clara, mi
portai la sedia dietro schiacciandomi contro il bordo del
tavolo, in modo che la zona incriminante rimanesse nascosta.
Ad un certo punto sentii le mani, sempre più abili, di Clara
liberarmi l'uccello già rizzato; poi senti un qualche liquido
colarmi piano sulla cappella e poi più giù, e una mano della
ragazza che me lo passava su tutto il membro; era il latte
ovviamente.
Poi iniziò ad alternare quello a pompini lunghi comprendenti un
lavoro di lingua incredibile e alcuni morsetti leggeri; il mio
uccello era diventato il suo biscotto.
Io come le altre volte ero una statua ma mi riscossi quando
tornò Anna; per fortuna era seduta un po' distante da me e per
fortuna attaccò con uno dei suoi discorsi al femminile, di cui
non ricordo niente anche perchè non ascoltavo.
Ebbi un violento attacco di panico quando un momento di piacere
mi dette uno spasmo involontario, ma Anna non se ne accorse.
Intanto Clara diventava sempre più brava anche se arrivai al
culmine più rapidamente; questa volta colsi la ragazza
imprepararta e le sborrai sulla faccia, cosa che constatai dalla
direzione del suo respiro caldo.
Ma non sembrò un problema, me lo prese tutto in bocca e me lo
succhiò spremendomi i residui di sperma, poi mi risistemò
l'uccello al suo posto, ed io mi alzai leggermente frastornato
per seguire Anna.
4.Avventura pomeridiana
La mattina passò senza eventi degni di nota, ad eccezione di
quando passai davanti alla porta di Elena, che era semisocchiusa,
e potei osservarla mentre dormiva scoperta, in reggiseno e
mutandine, cosa che me lo fece diventare di marmo.
Dopo il pranzo, Elena e una contraria Clara, uscirono per
andare a fare spese, lasciandomi con Anna da solo.
Rimanemmo sul divano a baciarci per un tempo indefinito poi
senza pensarci troppo iniziai a spogliarla e così fece lei con
me; sensualmente ci separammo pezzo per pezzo dai nostri abiti
e rimanemmo un attimo fermi ad osservarci nudi; lei era
assolutamente stupenda con le curve al posto giusto e il suo
frutto meraviglioso con sopra una peluria corta e curata, per
non parlare poi dei suoi capelli biondi sciolti e spettinati.
Ci avvicinammo uno all'altro ed ci ritrovammo sdraiati sul
divano, lei sotto ed io con io le gambe tra le sue; lei le alzò
a novanta gradi per poi circondarmi la schiena, posizione che
mi eccitò ancora di più se possibile; gli sguardi, i sospiri
e tutta quell'aria carica di elettricità mi stava offuscando
tutti i pensieri, sapevo solo che volevo entrare dentro di lei.
Mi afferrai l'uccello con una mano e stavo per metterglielo
dentro quando sentimmo la macchina di Elena imboccare il
vialetto; fummo subito nel panico.
Ci staccammo sgrovigliandoci ma eravamo davvero in panne.
Lei mi disse fuori di sé di nascondermi, spinse tutti i vestiti
sotto il divano e corse verso camera sua; io, dopo un istante di
esitazioni corsi fuori dal salotto con il cuore in gola e mi
infilai dentro la prima stanza aperta: Il bagno.
Evidentemente ero fuori di me anche io perchè avevo commesso
un grandissimo errore, era un vicolo cieco; allora mi nascosi
nello spazio del water, contro la parete e rimasi in attesa
pregando nella fortuna.
Sentii le voci delle due donne senza capire cosa dicessero ma
poi mi si gelò il sangue delle vene quando sentii Elena ridere e
dire:- Io ho propio bisogno di un bel bagno caldo, il bagno è mio per
un quarto d'ora. -.
Ed ecco che la donna entrò nel mio nascondiglio, o dovrei dire
trappola, chiuse la porta a chiave, accese l'acqua della vasca per
riempirla poi iniziò a spogliarsi; nonostante il grandissimo rischio
di farmi beccare, non potei fare a meno di sbirciare, per fortuna lei
era girata verso la porta.
Si tolse il maglioncino bianco, si levò la maglietta azzuro chiaro, si
slaccio il reggiseno che cadde a terra lasciandomi vedere la sua
bellissima schiena, si tolse le scarpe da ginnastica e le calze corte
sportive, si sfilò i jeans mostrandomi quel suo bel culo d'oro ed
infine si tolse anche le mutandine; tra le gambe vedevo la sua vagina
ben sviluppata con le labbra leggermente pendenti.
Mi ritrassi quando ella si voltò per bloccare il flusso del rubinetto
ed poi la sentii entrare nell'acqua.
Ero lì da circa due minuti, con il cuore a mille, il cazzo duro come
l'acciaio, nudo come un verme, quando la sfortuna mi colpì; mi stavo
per sporgere per una sbirciatina, quando inciampai su una
maledettissima saponetta a terra che non avevo visto prima, e non
riuscendo a riottener l'equilibrio caddi in avanti, piombando lungo e
disteso al centro del bagno.
Elena sussultò spaventata coprendosi istintivamente i suoi bellisimi
grossi seni; io mi alzai con il remoto sollievo di non essermi fatto
male al mio uccello che rimaneva comunque ritto; rimasi in piedi
immobile senza il coraggio di guardare la donna che ripresa un po'
riuscì a balbettare:- Ni-ni-ni-Nino?! - ed io alzai lo sguardo verso
di lei.
Ovviamente non sapevo cosa dire, ne pensavo di riuscire a produrre
un qualsiasi suono, ma dalla mia bocca uscì solo un suono indecifrabile;
ci fu un momento di silenzio in cui abbassai ancora lo sguardo
imbarazzato al massimo tremando.
Elena ad un certo punto si schiarì la gola e disse:- Cosa ci fai qui,
Nino? E sei tutto nudo! E stai tremando!- , ed io quasi balbettando
risposi:- Io non volevo...volevo solo fare un bagno e... - ; la donna
rimase in silenzio per un po', non saprei dire quanto, poi quasi
rendendosi conto che tremavo, disse:- Vieni dentro nell'acqua, se no
ti congeli.- . Io non avevo la giusta lucidità per fare altro, così
ubbidii e senza guardarla entrai nell'altro lato nella vasca.
Sentii a lungo il suo sguardo su di me e alla fine lei sembrò capire
qualcosa perchè disse:- Senti Nino, io sono una donna adulta e tu un
ragazzo. E poi piaci ad Anna, mia figlia. Ti conosco da quando eri un
bambimo e forse è normale che ti sia venuta una cotta per me, ma non
ti sembra esagerato spiarmi, per di più nudo? E' solo una cotta
passeggera, non ti preoccupare, passerà. Ora asciugati e vai a vestirti
ma non farti vedere dalle ragazze, per carità.- Io che ora la stavo
guardando, e mi si era rizzato ancora l'uccello, non potei fare altro
che alzarmi e vidi Elena che rimase sorpresa fissandomelo, arrossendo
leggermente.
Feci per scavalcare il bordo della vasca quando lei mi mise una mano
su una mia coscia e disse:- Senti, se vuoi rimani ma dovrà restare il
nostro piccolo segreto, intesi? - ; ora sul suo viso era comparso la
stessa espressione vogliosa e maliziosa di Clara.
Probabilmente, l'essere in astinenza dal sesso per anni, per Elena
doveva essere stata davvero dura, dato che voleva spassarsela con un
adolescente, ma chi ero io per dire di no?
Doveva essere un vizio di famiglia, perchè Elena mi prese l'uccello
con una mano e iniziò a masturbarbi mentre con l'altra si afferrò
una tetta e inizò a palparsela.
Non passò troppo tempo che ella si fermò, si alzò in piedi e seppure
insaponata le vidi la sua vagina matura, da cui sgocciolava una
pioggerella di acqua; mi venne vicino, schiacciandomi le sue tette
sul mio petto e poi mi sussurrò all'orecchio:- Adesso ti voglio
dentro!- , poi si portò sul lato della vasca contro la parete, si
piegò quasi di 90 grasi, con mani, braccia, tette e faccia contro
di essa; divaricò le gambe piegandole leggermente e rimase lì già
ansimante dalla voglia; io allora mi portai dietro di lei e per la
prima volta penetrai il frutto di una donna, e fu un cosa
indescrivibile.
Le portai le mani sulle coscie, facendole scorrere fino al suo lato b,
poi stringendogliele attorno ai fianchi iniziai a penetrarla godendo
ad ogni sprofondo; la penetrai a ritmo crescente chiudendo gli occhi
dal piacere ma ad un certo punto Elena mi fermò e mi tirò fuori il
cazzo, tutto bagnato dei suoi liquidi interni, poi si voltò dicendomi
piano:- Così propio non va-.
Mi spinse piano a bordo basca, mi fece sedere e poi si piegò per
togliere il tappo della vasca, mettendo praticamente in faccia la sua
vagina; poi si voltò nuovamente e venne sopra di me, si chinò e mi si
sedette addosso, rivolta verso di me, con le gambi piegate su se stesse
attorno alle mie coscie.
In tale posizione mi prese in mano l'uccello e se lo infilò tutto
dentro, ed io me la ritrovai praticamente appiccicata a me con le sue
tette contro il petto; e mentre l'acqua si stava velocemente ririrando
nello scarico, lei inizò a montarmi.
Ci sapeva propio fare la donna, e le sue tette umide mi arrivavano
ritmicamente in faccia seguendo il suo ritmo selvaggio; ad un certo
punto le afferra il suo seno destro, lei ridusse il ritmo ad un lento
su e giù, ed io le presi il suo grosso capezzolo turgido tra le labbra
ed iniziai a succhiarglielo avidamente mentre con un mano le palpavo
l'altro seno.
Succhiai e succhiai mentre lei gemeva sommessamente fino a quando un
liquido caldo le schizzo dal capezzolo, latte penso, che ingoiai anche
se non era molto buono.
Le si staccò, mentre evidentemente godeva, e riprese il ritmo selvaggio
di monta; cominciavo quasi ad arrivare al culmine quando lei iniziò a
gemere senza fermarsi togliendosi il mio uccello dalla vagina, mentre
iniziò a squirtare copiosamente a getti, mentre con una mano si
strofinava il clitoride.
I fiotti scemarono fino a fermarsi e lei si abbandonò su di me scossa
da leggeri spasmi e ansimando.
Lei forse aveva concluso ma io dovevo espellere quello sperma che era
bramoso di uscire, così la staccai da me e le dissi con voce roca:-
Io devo venire -; allora lei, si alzò, si voltò, si riabbassò
mettendosi prona con le gambe divaricate, e con due dita si allargò
leggermente l'ano, in effetti l'unico posto dove potevo venirle
dentro senza pericoli.
Allora le premetti la cappella su di esso ma era stretto e non ci
passava; io sapevo cosa fare, grazie ai porno: le misi due dita
nella vagina bagnandole con i suoi liquidi, poi gleli spalmai
sull'ano con un movimento ondulatorio leggero, e infine le portai
la cappella contro e iniziai a spingere piano; passò un po' di
tempo e alla fine il suo ano si ammorbidì e finalmente riscuii ad
infilarle l'uccello dentro; all'iniziò fu un po' dura, ma bastò
qualche penetrata per riuscire a scorrere bene e finalmente
fu il mio turno di monta.
Mi aggrappai ai suoi finchi per dare più forza e spingi ancora più
forte finchè arrivai alla fine, le venni dentro godendo come non
mai tra spasmi e ansimate.
Finito lo sfogo mi ritirai e mi sedetti a bordo vasca, sfinito;
Elena si tirò su, stando appoggiata sulle gambe ancora divaricate
poi sembrò spingere leggermente mentre una cascatella di sperma le
colava dall'ano.
Alla fine ci lavammo aiutandoci a vicenda e di nascosto ci dividemmo.
Entrai nella camera di Anna, la quale era parecchio preoccupata
perchè non mi trovava più; inventai una scusa credibile sul mio
nascondiglio e la storia finì lì.
Arrivò l'ora di tornare a casa; salutai con mascherato imbarazzo
tutte e tre le donne; alla fine ero rimasto in bianco conl'unica
che volevo farmi, non che mi lamentassi.
Comunque era stata una situazione davvero strana e pericolosa,
quindi feci l'unica cosa che mi venne in mente, me ne andai.
Ma ancora oggi mi masturbo pensando alle avventure di quei giorni.. -
.
Mi piace.
È totalmente inventato o hai preso spunto da qualcosa?. -
.Mi piace.
È totalmente inventato o hai preso spunto da qualcosa?
Totalmente inventato, uno dei miei sogni impossibili.. -
Kirìto.
User deleted
Veramente carino. In alcuni punti la lettura viene leggermente rovinata da delle imperfezioni grammaticali, tutto sommato però non sono errori molto gravi.
Dispiace.. -
.
Figo. . -
.
Grazie mille ad entrambi!
Alcuni errori sono dovuti alla fretta di scrivere; controllo sempre dopo però scappa sempre qualcosa.. -
.
Si molto carino come racconto!! Però cerca di farti ricontrollare i verbi " e spingi ancora più" da correggere con "spinsi ancora più" . -
rolando.aldo.
User deleted
Figata . -
.Si molto carino come racconto!! Però cerca di farti ricontrollare i verbi " e spingi ancora più" da correggere con "spinsi ancora più"
Come detto, sono errori di fretta che appena avrò tempo, correggerò.
Comunque grazie anche a voi due..