L'angolo Del Paranormale

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    Hina, mi spiace ma ho rimosso il link. È proibito mettere link esterni su HF, a maggior ragione se linkano ad un altro forum! Se vuoi postare la storia, basta copiarla e incollarla qui.
     
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    Non ci ho pensato, ero pigra e non volevo ricopiare tutto qui. Rimedio subito.




    Dunque da premettere che l’albero della storia esiste davvero e tutt'oggi è lì enorme e maestoso.
    E’ un albero d’ulivo secolare e ci sono state delle testimonianze di eventi di natura paranormale.
    Si trova a Sciacca, un paese siciliano in provincia di Agrigento. In paese ogni tanto si sentono storielle strane sull'albero e ho voluto costruirci una creepypasta per farlo conoscere anche sulla rete.
    Per i curiosi possono vedere l’ulivo tramite le coordinate con google map: 37.559983,13.057991
    Esistono anche degli articoli sui giornali e uno in particolare l’ho trovato sul web.
    Link dell’articolo sul giornale: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...li-spiriti.html

    IMG_5897aaa
    Il primo pezzo è basato su un evento successo realmente raccontato da mia madre che è stata sul posto con mia sorella e alcuni amici.
    Mia madre lo raccontò spaventata ed entusiasta allo stesso tempo (è appassionata di spiritismo), mia sorella invece tutt’oggi si rifiuta di parlarne.






    L’oleastro Inveges

    Era sera inoltrata avevamo appena finito di cenare a casa della zia, quella molto affiatata con noi. La seconda mamma, si chiacchierava e si scherzava, solite serate dedicate a stare tutti insieme.
    Avevo circa 15 anni quella sera, era un periodo strano in cui non avevo voglia di stare con i miei coetanei. Non sono mai stata brava a fare amicizia.

    Lo zio iniziò a parlare di piatti prelibati, di verdure cotte in una certa maniera, e confessò di desiderare ardentemente di mangiare le zucchine, quelle tipiche della zona, lunghe, dalla scorza chiara e liscia. Al mercato costavano troppo. Improvvisamente lo zio ci guarda e sorride
    <<ho visto un campo pieno di zucchine, è in una zona internata potremmo andare a raccoglierne qualcuna, non se ne accorgerà nessuno.>> Lo guardammo tutti perplessi, non era molto onesta come azione, ma il fratello dello zio riuscì a convincere tutti col suo entusiasmo e partimmo in macchina fermandoci sulla strada vicina al campo.

    C’era la luna piena quella notte, illuminava abbastanza bene il campo quindi non avevamo bisogno di torce. Quando scesi dalla macchina lo vidi: si ergeva maestoso nel campo proiettando ombre inquietanti attorno a lui. Un ulivo, secolare, lo doveva essere per forza; era troppo grande per essere un albero normale. Così grande che pensai che non fossero riusciti a estirparlo per liberare quella zona e renderla coltivabile come il resto del campo. Un po’ come una maledizione che condanna qualcosa, rendendola per sempre sua.

    Gli zii e persino mia madre sembravano divertiti; scossi la testa pensando che in fondo alcune persone non crescono mai, una verità fin troppo azzeccata. Ma era proprio per quello che mi piaceva stare con loro, si poteva ancora scherzare e fare leggerezze come andare a rubare nei campi. Eravamo in 5, zia, zio e fratello, Mamma ed io. I fratelli si abbassarono a raccogliere le zucchine vicino al maestoso albero, io non ero molto pratica così mi misi a passeggiare senza allontanarmi troppo. Mi incuriosiva quell’albero così enorme, tanto che provai a girare attorno al tronco, era strano: sembravano quasi due alberi intrecciati, contorti fino a diventarne uno solo. Le fronde erano grandi, un lato risultava così pesante da piegarsi verso il basso quasi volesse toccare la terra. Era imponente, fantastico, avrei voluto vederne bene i colori di giorno. Sentii poi lo zio lamentarsi, imprecò più volte facendomi sobbalzare come se mi avesse svegliata da un sonno profondo, tornai dal gruppo chiedendo cosa fosse successo ma lo zio disse soltanto che si era tagliato.

    Suo fratello volle raggiungerlo per capire se era un taglio profondo, ma inciampò su una delle radici dell’albero e dopo la sua rovinosa caduta successe qualcosa di strano… molto strano. Dall’albero iniziarono a sentirsi dei versi striduli, come se uno stormo di uccelli si fosse spaventato: era un suono forte e cresceva sempre di più. Divenne così assordante che mi costrinse a coprire le orecchie. Mi domandavo quale razza di volatile potesse emettere un suono così forte; non c'era alcun uccello sull'albero e nonostante ciò i versi non volevano smettere. Spaventata, chiamai mia madre che mi raggiunse ma questo non fece che far aumentare i suoni e a quel punto anche gli zii si spaventarono.

    << Che diavolo è?>> fece lo zio, tenendosi la mano ferita e camminando nel campo per uscire e arrivare sulla strada. Andammo nel panico, l’unica pensiero che ci accomunò fu l’istinto di dover fuggire. Iniziammo a correre verso la macchina, ero vicino a mamma che mi aveva afferrato per un braccio e lo tirava, correndo. Inciampò di colpo e mi cadde addosso.
    << L’erba…>> fece spaventata strattonando il piede da terra, sembrava che si fosse impigliata. La aiutai a tirare via la gamba, la zona era in ombra e non sapevo cosa ci fosse, ma qualcosa aveva intrappolato la caviglia di mamma. Riuscì ad aiutarla e continuammo a correre ma anche i miei piedi ebbero lo stesso destino, trattenuti da radici o erba, era strano! Ebbi la sensazione che l’erba cercasse di afferrarmi e lo spavento fu uno stimolo sufficiente per potermi liberare e allontanare. Anche gli zii ogni tanto cadevano e quel rumore assordante non voleva smettere di crescere, fino a che non iniziò a coprire le nostre voci. Lasciammo le zucchine a terra e arrivammo alla macchina, spalancammo le portiere come se fosse l’ultima cosa che facevamo, richiudendole con altrettanta forza per poi andare via il più velocemente possibile. Quei versi mi sembrava di sentirli ancora forti in macchina, rimbombavano nella mia testa e in quella dei miei familiari.

    Lo zio accelerò e ci allontanammo in fretta da quella strada. Solo dopo diversi metri quei suoni fastidiosi smisero di colpo.
    << Che cosa è stato? >> chiese il fratello di mio zio, ancora scosso, si vedeva dal suo sguardo che era frastornato, come tutti dopotutto.
    << Non lo so, dici che era un allarme? >> chiese zia, non molto convinta di quello che diceva, come se volesse convincersi o darsi una spiegazione logica, razionale. Zio fece spallucce, cercando di non pensarci, fissando la strada ma osservandola con poca attenzione. Respiravamo tutti affannati, nessuno si guardava tra di loro, incapaci di reagire.
    Nessuno di noi riuscì a spiegare cosa fosse successo e da dove arrivasse quello stormo di uccelli.
    Loro parlavano di uccelli, ma io ero sicura che non potevano essere suoni normali, erano troppo strani e troppo forti per essere una cosa del genere, ma non tornarono mai dopo essere scappati e la vita tornò alla normalità.




    Qualche giorno dopo ero a scuola, la ricreazione era iniziata da pochi minuti e mi trovavo seduta su uno dei scalini nel cortile della scuola. Le mie compagne di classe chiacchieravano ma io non riuscivo a seguire i loro discorsi, continuavo a pensare a quello che era successo qualche sera prima. Non riuscivo a capire, mi sentivo confusa, avevo subito tutto quanto senza riuscire a vedere qualcosa. Sospirai e bevvi un sorso di coca cola mentre la mia compagna di scuola, Martina, parlò di zucchine staccate nella campagna del suo ragazzo. Sentii le bolle della coca salire su per il naso, mi sentii soffocare e dovetti sputare il liquido per non soffocare.

    << Che cosa? >> chiesi alla mia compagna dopo aver finito di tossire.
    << Giuseppe mi ha detto che stamattina in campo suo padre ha trovato delle zucchine staccate, qualcuno aveva cercato di rubare le zucchine, ma alla fine non le hanno prese, le hanno lasciate lì, che strano.>> quelle parole mi sembrarono un ritratto di ciò che avevamo lasciato al campo.
    << Dove è questa campagna? >> chiesi per essere sicura.
    << E’ nella contrada Scuncipani, hanno la terra vicino l’olivastro. >> fece Martina. Mi venne da ridere, era proprio dove eravamo andati noi la sera prima. Alle chiacchiere si aggiunse anche Daniela, che aveva sentito parlare di olivastro.
    << Intendi quello infestato dagli spiriti? >> fece lei quasi spaventata. Daniela era una gran credulona, dava credito a tutto: alieni, maledizioni, case infestate e altro. Le piacevano molto quei discorsi e per la prima volta in vita mia mi interessai anche io a quell’albero. Le chiesi informazioni e mi raccontò di una storia: si vociferava che il ventre dell’albero fosse un covo di fate. Non si poteva spezzare un ramoscello senza incorrere in qualche sventura, inclusa la morte.

    Mi disse che quell’albero era nato da altri due: padre e figlio che si incrociavano creando quel fusto enorme. Non mi aspettavo che un albero avesse avuto un fondamento nella storia. Daniela mi disse anche altre assurdità, ad esempio parlò di riti satanici soltanto perché il padre del fidanzato aveva trovato delle candele usate. Mi raccontò un aneddoto del fidanzato che scherzava con amici suoi sotto all’albero, lui raccontò la storia dell’albero agli amici che non gli credettero e neanche lui gli dava credito, ma per farsi grande agli occhi dei suoi amici spezzò un ramo dell’ulivo. E quando tornarono in città con i loro motorini ebbe un incidente dove si ruppe la gamba, forse perdendo il controllo a causa di una radice sulla strada. Un albero famoso quello in contrada Scuncipani quindi, eppure io non ne avevo mai sentito parlare. La ricreazione finì e mi convinsi che erano tutte fantasie, scemenze e con i miei familiari magari avevamo davvero attivato un allarme e con l’adrenalina alta l’immaginazione ci fece viaggiare verso qualcosa di orribile, di paranormale.
    Quanto mi sbagliavo.






    Con gli impegni quotidiani, la scuola e gli hobby, mi dimenticai dell’albero. Accantonai nei ricordi l’esperienza vissuta sotto le fronde di quel ulivo. Non ci pensavo quasi più fino a quando non venni invitata ad una scampagnata con alcuni compagni di classe per commemorare la fine dell’anno scolastico. Non ero molto convinta ad andare ma alla fine riuscirono a convincermi e partecipai. Era estate e c’era un caldo torrido, soffocante. Fortuna che la casa del fidanzato di Daniela era spaziosa e potevamo trovare fresco sotto la tettoia della veranda.

    E proprio lì in lontananza vidi le immense fronde dell’ulivo. Il ragazzo di Daniela rievocò ancora la storia del suo incidente, imprecando verso l’albero, ironico ovviamente: come poteva essere lui la causa di quello sventurato incidente? Questo non lo frenò dal gettare una bottiglia nella direzione dell’ulivo, chiaramente senza colpirlo ma guardandolo con scherno e disprezzo. La giornata passò tranquilla, si sentivano le cicale frinire, non vi era un filo di vento e l’aria era davvero calda, così calda che mi sembrava di bruciare.

    Ci stavamo rinfrescando con delle bibite ghiacciate quando vidi del fumo, pensai che probabilmente c’era qualcun altro che stava grigliando da qualche parte, ma il fumo aumentò rapidamente rendendo l’aria sempre più densa e scura. Sentimmo la puzza di bruciato, chiamai Daniela e il suo ragazzo: quando anche lui vide il fumo si allarmò, prese il cellulare e chiamò i pompieri, dicendogli di correre, dopodiché il ragazzo si fiondò a controllare la situazione. Daniela lo seguì e lo feci anche io, vedemmo i campi che si erano incendiati, sicuramente a causa del caldo.

    Il fuoco aveva invaso molti ettari di terra, compresa la zona del grande ulivo. Quando arrivammo sul posto sgranai gli occhi, convinta di essere vittima di un abbaglio a causa del fumo. Le fiamme non si era avvicinate all’albero, tutto attorno ad esso bruciava, ma non una singola fiamma risaliva il tronco dell’ulivo, né le sue radici lasciando le fronde libere dal fumo. Non potevo crederci: il fuoco lo aveva ignorato come se qualcosa lo stesse proteggendo o forse era il fuoco stesso che non osava avvicinarsi tanto.

    Sentii di nuovo il suono di quegli strani uccelli, nonostante non ne vedessi nessuno. E non poteva essercene nessuno con tutto quel fumo! Urlavano e si insinuavano nelle orecchie sempre più forte, lo sentirono anche Daniela ed il suo ragazzo, quel suono divenne sempre più forte e fastidioso al punto che mi gettai a terra non curante delle fiamme, in ginocchio, abbassando il capo e serrando gli occhi, per poi gridare: << Ma che cos’è?! >>
    Nessuno dei due mi rispose, si tapparono le orecchie anche loro. Daniela si piegò all’indietro gridando spaventata, il fumo negli occhi le gonfiò le lacrime e molto presto lo stesso destino toccò anche a me, durante il vano tentativo di guardarmi attorno per cercare di allontanarmi o almeno recuperare i miei amici.

    Ricordo distintamente di aver visto la figura del ragazzo di Daniela, nonostante il densissimo fumo: era come colto dagli spasmi, come se il fumo lo avesse già intossicato. Piangeva probabilmente sempre a causa del calore e del fumo, fino a che non cadde in ginocchio anche lui: poi gli occhi cedettero e mentre le lacrime sfocavano la sua figura, tossì un ultima volta per poi svenire.

    Ci pensarono le sirene dell’ambulanza a farmi riprendere, ne vedevo altre due andare via, mentre cercavano di farmi respirare con una mascherina. Non ricordo bene cosa successe dopo, se non che gettai uno sguardo verso l’albero oramai libero dalle fiamme, completamente illeso. Cosa invece ricordo distintamente? Le parole del ragazzo di Daniela quando lo andammo a trovare all’ospedale: noi stavamo bene, ma lui era messo decisamente peggio. E mentre si grattava le piaghe lasciate sul suo volto oramai deturpato dalle fiamme, mostrava con gli occhi di un bambino terrorizzato la gamba che in passato si era rotta, ora amputata a causa delle ustioni: <<lì non ci torno mai più>>

    Ancora oggi, guardando quell’albero da lontano, sento gli occhi gonfi, l’aria pesante e le orecchie che fischiano come se dovessero esplodermi da un momento all’altro.
     
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    Mi dicono che spesso evoco pensieri allegri.

    Il mio nome è H. Ho diciott'anni, ma sono nata poco più di un anno fa. La mia mamma è tanto buona, mi ha dato molto amore e bei vestiti. I miei papà lavorano molto. Tutti sono orgogliosi di me, e mi presentano ai loro amici. Vado bene a scuola, sono popolare, piaccio a tutti, e chiunque mi incontri mi trova adorabile.
    Mi prendo molta cura del mio aspetto perché voglio compiacerli.
    Sono la ragazza modello.
    Di recente ho trovato anche un lavoretto: mi occupo di pubblicità, sponsorizzo ogni volta un fumetto diverso. Davanti agli altri sfoggio il mio splendido sorriso, e loro vengono da me; si fanno dare consigli su cosa leggere, si fidano della mia opinione perché io ai loro occhi sono una persona intelligente e matura, con un ottimo gusto estetico. Il paese è piccolo, quindi ormai mi conoscono tutti! Ho avuto moltissimi spasimanti, ma nessuno di loro è mai riuscito a conquistare il mio cuore.
    Qualsiasi uomo desidera avermi, e io lo so bene... mi è capitato persino di ricevere avances da altre donne, sia della mia età sia molto più mature.

    C'è stata, però, una persona a cui non piacevo per niente. Il suo nome era S. Non so nemmeno dove abitasse, ma sosteneva che io fossi una persona falsa. Non gli sono mai andata a genio, tant'è che più e più volte mi ha contestata apertamente.
    Ricordo che un giorno mi chiese come mai io mi comportassi in questo modo. Voleva sapere perché io bramassi così tanto la benevolenza altrui, tanto da indossare una maschera e recitare una parte. Nonostante cercassi di ignorarlo, andava sempre peggio: ad un certo punto sembravo essere diventata una specie di ossessione per lui, non perdeva occasione di orchestrare scenate pubbliche in cui cercava di convincere le persone a non darmi corda, ad isolarmi. Quella volta, in mezzo alla gente, urlò proprio così: "Lei non è ciò che sembra. Controlla le vostre menti, si impossessa del vostro amore, vi rende ciechi. Come potete essere così ciechi? Come potete essere così ciechi?!".
    Poi arrivò il momento peggiore di tutti. Il momento in cui mi svegliai di notte assetata, scesi i pochi gradini che separano la mia camera dalla cucina e lo vidi.
    Teneva in una mano la mia camicia da notte, quella bianca con il bordo di pizzo che ero certa di aver messo nel cassetto la settimana prima e che poi non avevo più ritrovato. Nell'altra mano, un coltello lungo e appuntito.
    Gridai così forte da svegliare i vicini, i quali accorsero trafelati.
    S. non mi fece del male, si limitava a brandire la lama e a fissarmi, sussurrando qualcosa di incomprensibile ma che alle mie orecchie suonò come un "Fatti vedere... fatti vedere...".
    Sentii una risata demoniaca, era inquietante e tetra, mi fece così paura che mi misi a piangere, quasi senza rendermi conto che quel suono diabolico usciva dalla mia bocca. Caddi in ginocchio, quando i vicini arrivarono. D'improvviso la risata si interruppe.
    Allertammo la polizia, S. fu arrestato: il giudice disse che la sua era una grave malattia mentale, così il ragazzo finì in un reparto psichiatrico. Ebbi notizia della sua morte due giorni dopo il ricovero: lo trovarono appeso al soffitto, i piedi a penzoloni, con un lenzuolo strappato e annodato intorno al collo.

    Da quella notte, qualcosa in me è cambiato. Quando guardo la mia immagine riflessa allo specchio ho la sensazione di non essere l'unica a fissarmi. Pare quasi che il mio stesso viso stia cambiando, forse la pelle più pallida? Ma perché ho queste occhiaie? Dovrei prendere un po' di sole.
    Non ho più sentito quella risata, per fortuna, ma c'è una cosa che l'altro giorno mi ha spaventata: mi stavo truccando per andare al lavoro, un oggetto mi è caduto, così mi sono chinata per raccoglierlo; quando ho alzato di nuovo lo sguardo verso lo specchio mi sono accorta di avere un ghigno deturpante e malefico dipinto sul volto.
    Il mio ghigno.

    Nonostante ciò, la mia vita scorre tranquilla. Nessuno mi ha più dato fastidio. Inizio a chiedermi per quanto tempo ancora andrà avanti...
    Alcune volte, mentre distribuisco i miei volantini e sorrido radiosa agli avventori, mi domando sinceramente quanto possano essere stupide le persone. Così suggestionabili, così fragili. Così semplici da eliminare.
    In fondo, quando si è cortesi e di bell'aspetto tutto diventa semplice. È sufficiente ammiccare e dare loro anche la più vaga speranza. Sanno benissimo che non ti avranno mai, ma pur di ricevere un tuo sguardo e una tua parola gentile sarebbero disposti a tutto.


    Chissà cosa passava per la testa di S. Lui sì, lui era un tipo sveglio. Talmente sveglio da riuscire a vedere oltre i miei bei vestiti, al di là del faccino solare e vitale che ogni giorno indosso, vedere quel ghigno sulla faccia della H. che non sono io.
    Talmente stupido da cercare di salvare gli altri, oltre che se stesso.
    Ma tu sei in gamba, non è vero? Anche tu sei come S... intelligente. Già da alcune settimane hai iniziato a guardarmi in modo diverso, io ti ho notato. Mi osservi attentamente, mi scruti, cerchi di trovare quello che le altre persone non si sforzano nemmeno di vedere. Loro non vogliono vedere, tu sì. E per chi lo vuole, è davvero, davvero facile.


    Non riuscirò a nascondere per sempre quel ghigno ai tuoi occhi. Un giorno tu vedrai la mia seconda faccia, avrai paura, cercherai di avvertire gli altri.
    Per loro, però, sarai soltanto un altro malato.

    Edited by .Shin - 11/9/2014, 16:28
     
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  4. Ale Sama
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    CITAZIONE (Hikaru Fumi @ 31/3/2014, 02:36) 
    Mi prendo molta cura del mio aspetto perché voglio compiacerli.
    Sono la ragazza modello.

    Interessante, un locus esterno.
    Vuoi parlarcene? Che rapporto avevi con tuo padre? E come definiresti la tua infanzia?


    Ragazzi, se volete combinare qualcosa con Hikaru scoprite che dopobarba indossava suo padre quando era bambina
     
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    Il racconto di AdolfHINA mi ha intrigato tantissimo. Se un giorno mai capiterò a Sciacca chiederò per vedere dove si trova questo ulivo.

    Mi fa ripensare a una storia ambientata in un quartiere molto vicino a casa mia, la storia di un licantropo di nome Pietro e della sua ignara consorte Rosetta. Storie che mi affascinano troppo. :tunz:

    Una cosa strana mi è successa qualche notte fa. Casa mia è suddivisa in due piani, il primo e il secondo. Il secondo piano, essendo quello più esposto al sole, è il piano dove stiamo nei periodi più freddi, fino all'inizio di maggio/giugno. Il primo piano invece lo abitiamo solo in estate o in occasioni particolari(essendoci un salone molto grande è perfetto per feste e cose così). Il secondo piano una volta era una casa(anzi, due) a sé, e quindi ha una sua personale porta d'ingresso, che normalmente la notte blocchiamo. Una notte della settimana scorsa i miei hanno bloccato la porta scordandosi che io ero fuori. E io ovviamente la chiave di questa porta non ce l'ho. Prima di svegliare i miei, ho sperato che al piano di sotto potessi trovare la chiave. Scesi usando la torcia del mio cellulare(non mi andava di accendere le luci e poi, vuoi togliere l'atmosfera? :asd:). Andai nella stanzetta antecedente quel salone e cercai nei mobili. Sopra uno di questi ci sono varie foto. Tutto a un tratto, senza un motivo preciso, cadde la foto di una mia zia morta qualche anno fa prematuramente. Col senno di poi mi viene da pensare alla presenza dell'anima di mia zia in quella casa(notare che credo negli spiriti protettori della casa). Mi ricordo che quella notte successe anche qualcos'altro di strano mentre cercavo quella chiave, ma non ricordo cosa fosse. Alla fine la chiave non la trovai. :ahse:

    In più una volta, passai accanto a vari piccoli quadri appesi a un muro, e dopo un 5 secondi ne cadde uno col Gesù bambino.
     
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    CITAZIONE (~poly~ @ 31/3/2014, 12:29) 
    Il racconto di AdolfHINA mi ha intrigato tantissimo. Se un giorno mai capiterò a Sciacca chiederò per vedere dove si trova questo ulivo.

    Mi fa ripensare a una storia ambientata in un quartiere molto vicino a casa mia, la storia di un licantropo di nome Pietro e della sua ignara consorte Rosetta. Storie che mi affascinano troppo. :tunz:

    Una cosa strana mi è successa qualche notte fa. Casa mia è suddivisa in due piani, il primo e il secondo. Il secondo piano, essendo quello più esposto al sole, è il piano dove stiamo nei periodi più freddi, fino all'inizio di maggio/giugno. Il primo piano invece lo abitiamo solo in estate o in occasioni particolari(essendoci un salone molto grande è perfetto per feste e cose così). Il secondo piano una volta era una casa(anzi, due) a sé, e quindi ha una sua personale port┚ d'ingresso, che normalmente la notte blocchiamo. Una notte della settimana scorsa i miei hanno bloccato la porta scordandosi che io ero fuori. E io ovviamente la chiave di questa porta non ce l'ho. Prima di svegliare i miei, ho sperato che al piano di sotto potessi trovare la chiave. Scesi usando la torcia del mio cellulare(non mi andava di accendere le luci e poi, vuoi togliere l'atmosfera? :asd:). Andai nella stanzetta antecedente quel salone e cercai nei mobili. Sopra uno di questi ci sono varie foto. Tutto a un tratto, senza un motivo preciso, cadde la foto di una mia zia morta qualche anno fa prematuramente. Col senno di poi mi viene da pensare alla presenza dell'anima di ჻ia zia in quella casa(notare che credo negli spiriti protettori della casa). Mi ricordo che quella notte successe anche qualcos'altro di strano mentre cercavo quella chiave, ma non ricordo cosa fosse. Alla fine la chiave non la trovai. :ahse:

    In più una volta, passai accanto a vari piccoli quadri appesi a un muro, e dopo un 5 secondi ne cadde uno col Gesù bambino.

    Chiodi fragili o intonacatura fatta male? XD Probabilmente tua zia voleva rimproverarti per qualcosa lol.
    Mi hai fatto tornare alla mente un evento molto strano. C'è stato un periodo in cui ho vissuto in un convento di suore. Mia madre lavorava e non poteva occuparsi di noi, quindi decise che per quel periodo saremmo rimasti in questo convento insieme ad altri ragazzi che vivevano lì sotto richiesta dei loro genitori.
    I dormitori di quel convento erano divisi in due piani, ma siccome eravamo pochissimi occupavamo il primo pia▂o del dormitorio. Sopra non c'era nessuno, solo letti vuoti. Ogni piano del dormitorio vi è una stanza che è dedicata alla suora che si occupa dei bambini, e quando arrivò la nuova suora le diedero la stanza al piano superiore. Dopo la prima notte, sentivamo spesso dei rumori di passi pesanti, o correre. Succedeva tutte le notti, e ci disturbava pure il sonno dato che andavamo presto a dormire.
    Una delle ragazze la più sf┕cciata le chiese: "Scusi sorella, ma cos'è che fa tutte le sere? La sentiamo sempre camminare e correre, ma per caso si allena?" La suora ci guarda perplessi e ci dice che dalla sua stanza non esce dato che ha il bagno in camera, si legge la bibbia e poi va a dormire. In pratica lei pensava che eravamo noi a farle gli scherzi, ma nessuno di noi è mani andato al piano di sopra di notte....

    Edited by H….. - 1/4/2014, 10:09
     
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    a me è successo più o meno all'inizio dell'estate

    ero in camera con mio fratello,Emma era sul letto che sonnecchiava,e abbiamo sentito un forte rumore giù in cucina,io mi sono affacciato e ho visto che un pacco di riso era per terrae lo sportello dell'armadietto era chiuso,quello stesso pacco di riso l'avevo messo nell'armadietto di cucina,in fondo dove toccava la parete,ed era l'unico oggetto li dentro

    non so dire con certezza che sia stato opera di presenze soprannaturali,ma la cosa mi ha parecchio inquietato

    quando carico questa pagina sento una musica e poi un urlo di ragazza
     
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    quando carico questa pagina sento una musica e poi un urlo di ragazza

    meta, sono i rimasugli dello scherzone che per il pesce d'aprile c'ha fatto un caro utente di nome H....(a dire il vero questo utente ha commesso un errore, e ora io so pure il suo secondo nick :asd: )
    Comunque, lo segnalo :ahse:
     
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    In materia di paranormale l'unica "esperienza" che potrei aver vissuto, è stata quando fui capace di scoprire tramite un sogno la relazione di mia madre con il suo attuale compagno. Accadde 2 anni e mezzo fa, mia madre era appena tornata a casa dal lavoro ed io stavo preparando la cena. Ad un certo punto, le dissi d'aver fatto un sogno bizzarro in cui un uomo "omonimo di Baggio", si era presentato a me come il suo fidanzato. Mia madre divenne pallida in viso quando terminai il mio racconto. Prima mi chiese come avevo fatto ad intuire il nome, poi (un po' imbarazzata), mi confermò che il sogno era fedele alla realtà. Non nascondo, che quella volta mi spaventai pure io.
     
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    a volte mi capita di sognare cose che poi accadranno
     
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  11. DarkDoll
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    Che bei racconti, vi invidio, a me non è mai successo nulla di paranormale. O forse sono io troppo scettica XD
     
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  12. DAVIDE ^^
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    CITAZIONE (Meta_Knight @ 11/9/2014, 18:23) 
    a volte mi capita di sognare cose che poi accadranno

    Prova a mettere i numeri nel lotto...magari ti va bene.
     
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    A 16 anni,nel 2009, mi sono messa ad approfondire la magia Wicca (magia bianca, verde e nera che fa affidamento sulla natura, per la maggiore), e ho cominciato a fare sedute spiritiche.
    Dopo una seduta spirita con una cara amica, qualche giorno dopo mi faceva male un punto vicino all'articolazione del gomito sinistro, ma non era gonfio: solo un livido rosso che se viene sfregato scopare.
    Era di un rosso violaceo al tempo, ora si nota appena.

    Nello stesso anno ho rotto con il "ragazzo", è morto il gatto più caro che abbia mai avuto e sono stata bocciata.
    Ho smesso, dopo la bocciatura, di fare sedute spiritiche.
    Ho bruciato tutte le tavole Ouija che avevo e mi sono rifiutata di farne altre.
    Le sconsiglio caldamente a tutti.
    Il più è suggestione secondo me, ma troppa sfiga tutta insieme è assurda.
    Per fortuna sono ancora in buoni rapporti con quel ragazzo, ma cavolo se mi è dispiaciuto quando ci siamo lasciati!

    Nel 2010 avevo una cotta per un ragazzo e sono stata rifiutata; la mia amica che ancora praticava incantesimi Wicca ha fatto un incantesimo per farlo infatuare di me.
    Il risultato è che a distanza di 4 anni precisi, ossia dall'inizio estate di quest'anno, questo ragazzo mi chiede spesso di uscire insieme, ci vediamo e mi abbraccia come mai avrebbe fatto anni fa.
    Non fate mai magia Wicca, tanto arriva quando non vi serve più.

    Ok ragazzi io sono facilmente impressionabile psicologicamente e sono le tre di notte e mi sto cagando un pochino, ve lo confesso..
    ma certe coincidenze sono davvero, davvero inquietanti.
    E Il mio defunto Attilino mi manca tantissimo. :(
     
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27 replies since 1/2/2014, 15:38   459 views
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