White Regrets

x Doom

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    Quelle parole erano musica per le orecchie di Kokujo, tanto da farlo venire copiosamente dentro la sua piccola allieva. Spruzzò tutta la sua eccitazione dentro di lei, senza la benché minima esitazione ne incertezza. Non poté più trattenersi dopo quelle parole, e mentre lo faceva continuava comunque a muoversi dentro di lei, continuando a darle piacere senza sosta. E Rika non si oppose. Ricevette tutto il suo prezioso seme, spremendolo fina all'ultima goccia. L'eccitazione era al massimo anche per lei, sebbene non fosse venuta anche lei. Era felice, immensamente felice. Poteva dare all'uomo che amava tutto il piacere di cui aveva bisogno e lui faceva lo stesso con lei. Per lei non poteva esserci gioia più grande. Il suo membro uscì, lentamente, quasi facesse fatica a liberarsi delle carni di Rika, tanto erano piacevoli. Non appena il suo pene uscì, i suoi fluidi lo seguirono, scivolando lentamente sul sesso della ragazza, unendosi a quelli del precedente rapporto. Avevano fatto un bel casino, sporcando sia il pavimento che le lenzuola, e questo gli avrebbe causato non pochi problemi se qualcuno fosse entrato in quel momento. Però erano felice e questo bastava. Si sdraiò lentamente su di lei, lasciandosi andare a piccole ma dolci effusioni, che la ragazza ricambiò volentieri. Era stanca dopo quella nuova esperienza, e sembrava che anche lui lo fosse. Avrebbe voluto insegnarle dell'altro, nuove esperienze nel suo bagaglio dell'amore. Però per ora sarebbe bastato così. Rika sorrise contenta sentendogli dire quelle parole, rispondendogli con «Grazie... Non vedo l'ora di imparare tante altre cose da te... Maestro». L'ultima parole l'aveva detta con fare un po' scherzoso, ma pur sempre genuino. Dopotutto per lei era come un maestro, e non solo di combattimento. Gli aveva insegnato cos'era la felicità, cosa fosse l'amore e anche come condividerlo con la persona amata. Non avrebbe potuto chiedere di meglio. Avvicinò il suo volto a quello di Kokujo, lasciandogli un tenero e casto bacio sulle labbra; un piccolo ringraziamento per tutto quello che aveva fatto per lei.

     
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    Si lasciò cadere di fianco al letto, mettendosi vicino a lei e non sovrastandola, per poterla abbracciare ed attirare sul suo petto, con fare protettivo. Ridacchiò anche lui sentendo il tono scherzoso delle sue parole, quel rapporto lo divertiva e allo stesso tempo lo intrigava tantissimo. Iniziò ad accarezzarle la testa, per rassicurarla come solo lui sapeva fare.
    Quando esco prendo le cose che abbiamo sporcato e le butto di nascosto in lavanderia. Ti farò portare qualcosa di pulito con una scusa, non preoccuparti.
    Era protettivo nei suoi confronti, anche solo per quelle piccole cose. Non le sarebbe mancato niente finché era sotto la sua ala protettiva. Tra un piccolo bacio in testa e l'altro, continuò a spiegarle la situazione, in modo da non sprecare nemmeno un attimo che erano assieme.
    Riposati per bene, a Kurayami dovremo essere pieni di grinta per poter continuare gli allenamenti. E soprattutto non sapremo cosa potrebbe succedere. Ma insieme ce la faremo, non preoccuparti di nulla.
    A quel punto la prese per le guance, costringendola a guardarlo in volto, fissandola con uno sguardo serio e preoccupato, era visibilmente pensieroso per lei.
    Promettimi solo di stare attenta. Qualsiasi cosa succeda. Non posso perderti.
    E non mentiva. Lei era tutto per Kokujo ora, la cosa più preziosa, più importante della sua stessa vendetta. Avvicinarsi a Kurayami non era una grande idea ma non l'avrebbe lasciata da sola al momento del bisogno. Sarebbe stato al suo fianco, sempre.
     
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    Quei suoi gesti, per quanto potessero essere piccoli e insignificanti, la facevano sentire al sicuro, protetta da qualsiasi pericolo che il mondo crudele le avrebbe riservato. Le disse che avrebbe rimesso tutto apposto, cancellando le prove del loro perverso gioco. In effetti avevano fatto un bel casino, e non essendo cose da farsi in un luogo pubblico avrebbero sollevato un bel polverone se li avessero scoperti, specialmente a lui sarebbero scoppiati dei casini. Però adesso potevano restare tranquilli. Non troppo, ma pur sempre tranquilli. Le diede un altro piccolo bacio sulla testa, spiegandole anche la situazione in cui si trovavano. Non quella riguardante le loro oscenità fatte in un ospedale, ma per quanto riguarda il loro futuro e il suo ritorno in patria. Sarebbero andata a Kurayami, insieme. Lì avrebbero continuato i loro allenamenti, e sopratutto avrebbero potuto stare assieme. «Non mi preoccupo. Finché sarai al mio fianco so che mi proteggerai, e io farò lo stesso con te». Sebbene fosse lei la più piccola, non era una sprovveduta, e non sarebbe stata da meno nel proteggere l'uomo che amava. Non era l'unico ad avere qualcuno di importante da proteggere. L'avrebbe aiutato in qualsiasi situazione, non importa quanto pericolosa fosse. Poi però lui si fece serio. La prese per le guancie, tenendogli ferma la testa, con lo sguardo fisso su di lei. Sembrava quasi non voleva distogliesse lo sguardo, tanto era importante la cosa che stava per dire. A Rika batté il cuore a mille, e un lieve rossore si manifestò sul suo viso, cominciando a fantasticare su quali fossero state le parole che stava per pronunciare. La sua mente stava già cominciando a proiettare scene di matrimonio e vita di coppia, ma non sarebbe stata una proposta quella che Kokujo aveva da dirle. All'inizio rimase in silenzio, rielaborando per bene ogni singola parola che era stata pronunciata. Poi però le scappò una leggera risata divertita. Non si stava prendendo gioco di lui, o almeno non completamente. Quella sua preoccupazione per lei la faceva sorridere, ma allo stesso tempo la rendeva felice sapere che nei suoi pensieri c'era solo ed esclusivamente la sua incolumità. Ma non si sarebbe mai permessa si ridere per un motivo del genere. Al massimo avrebbe abbozzato un sorriso, ma niente di più. La vera ragione per cui era scoppiata a ridere fu quei pensieri che aveva fatto poco prima. Si era sentita una stupida ad aver pensato ad una cosa del genere. Era troppo presto per un passo del genere. Appena finì di ridere guardò Kokujo negl'occhi, donandogli uno di quei sorrisi genuini che solo lui avrebbe potuto vedere. «Lo prometto». Una piccola promessa che avrebbe cercato di mantenere a tutti i costi. Però non era la tipa di fare un giuramento senza ricevere qualcosa in cambio. «In cambio mi devi promettere che anche tu starai attento. Sei troppo importante per me, e nemmeno io voglio perderti, per nessuna ragiona al mondo». Lei era sincera nel fare quella promessa, e sperava che anche lui lo fosse. L'unica cosa che però i due non sapevano era che tutti e due non si sarebbero fatti alcuno scrupolo a infrangere quella promessa per proteggere l'altro. Un'altra dimostrazione di quanto profondo era il loro legame.

     
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    Nel sentire le sue parole gli venne spontaneo accarezzarla e sorridere di nuovo, Rika era una ragazza affidabile, non aveva dubbi sul fidarsi del suo intuito e sulla sua preparazione.
    Lo prometto, lo prometto, fidati di me.
    Poi finalmente si sollevò, iniziando a mantenere fede alla sua promessa per iniziare a togliere di mezzo le prove del loro piccolo svago, caricandosi le coperte sulle spalle stando attento a piegarle in modo da non sporcarsi. Non era impaziente di lasciarla, e se fosse stato per lui sarebbe rimasto ancora. Ma non poteva permetterselo, anche perché poteva corrompere i medici ma presto qualche altro esponente del governo si sarebbe fatto vivo per parlare direttamente con lui. Non poteva non farsi trovare.
    Finché non arriveremo in Giappone saranno giorni intensi, ma una volta lì ti prometto che ci sarà spazio solo per noi due. E di questo non dubitare.
    Stava già per uscire, ma sentiva di aver dimenticato qualcosa. Si voltò verso di lei, prendendole di nuovo la testa per la nuca per baciarla sulla fronte e salutarla di nuovo con un sorriso sincero.
    Ti amo Rika.
    Solo a quel punto le avrebbe dato le spalle, aprendo la porta con circospezione e facendosi largo nei corridoi con il corpo del misfatto sulle spalle, nella speranza di non essere beccato. Era felice, non vedeva l'ora di partire per Kurayami. Il suo unico timore erano le possibili ripercussioni tra la mafia, che a quanto pare aveva legami con la Umbrella. Non sarebbe andato tutto liscio se lo sentiva. Ma sarebbe andato con lei proprio per proteggerla.
     
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    Giurò anche lui che avrebbe attenzione. Dopotutto non poteva permettersi di morire, altrimenti chi avrebbe protetto al sua dolce Rika? Dopo ave fatto quel giuramento si alzò. Probabilmente il tempo a loro disposizione era scaduto, e doveva sbrigarsi se non voleva che qualcuno li vedesse. Prese le lenzuola, appallottolandole e mettendosele sulla spalla a mo' di saccoccia. Ovviamente non prima di essersi rivestito a dovere. Non poteva certo girare nudo per l'ospedale. Lei invece se ne stava ferma, sdraiata sul suo letto mentre lo guardava. Tutto di lui la attirava. Persino quei piccoli gesti come cambiarsi gli facevano battere il cuore. Lo fissò, quasi ne fosse rimasta incantata, finché non si diresse verso la porta. Avrebbe voluto restare ancora un po' da sola con lui, ma sapeva che questo era impossibile e si sentì un po' giù di morale. L'unica cosa che la rassicurava era la promessa che una volta a Kurayami avrebbero avuto tutto il tempo per rimanere da soli. All'improvviso si fermò, voltandosi e riavvicinandosi a lei. Sembrava si fosse dimenticato qualcosa, ma cosa? I vestiti ce li aveva e le prove dei loro crimini anche. Allora cos'era? Rika non avrebbe mai potuto immaginarsi una cosa del genere. Era tornato indietro solo per salutarla. Rimase un po' spaesata da quell'improvviso bacio sulla fronte, e ancora di più dopo quelle parole. Non sapeva cosa dire, e rimase a guardarlo col viso rosso dall'imbarazzo. Alla fine si svegliò da quell'incanto, rendendosi finalmente conto di quel che era successo. Sorrise genuina in risposta a quelle parole, dicendogli la cosa più ovvia e scontata del mondo, ma che non si sarebbe mai stancata di ripetere. «Anch'io ti amo». Dopo quelle parole gli fece un sorriso, per poi andarsene da quella stanza con fare circospetto. Rika sorrise vedendolo così. Adesso era rimasta da sola. Di nuovo. Si sentì triste, ma ripensando alle sensazioni che aveva da poco sperimentato si sarebbe subito ripresa dalla malinconia. Si rivestì, per poi sdraiarsi sul letto. Era senza coperta, ma pur sempre comodo. Si sdraiò su un fianco, con lo sguardo rivolto verso la finestra. Era estremamente felice, e lo si poteva notare dal quel suo sorriso che non cennava a sparire. Cominciò a fantasticare su ciò che avrebbero fatto una volta arrivati a Kurayami, arrossendo un po' tutte le volte che pensava a cose sconce. Si era abituata un po' a quel genere di cose, anche se non completamente. Ma quel rossore non era niente in confronto a quello che avrebbe sperimentato non appena si accorse di un particolare che aveva trascurato. Qualcosa che l'avrebbe fatta morire d'imbarazzo. Se ne stava beatamente sdraiato sotto la finestra, con gl'occhi chiusi come se stesse dormendo, e il muso poggiato su una zampa. Era il lupo che aveva evocato prima che entrasse Kokujo. Era rimasto lì tutto il tempo, e probabilmente aveva anche assistito a quel loro momento d'intimità. Il suo volto divenne cremisi dall'imbarazzo; anche se era un animale era pur sempre imbarazzante. Rika si voltò istintivamente dall'altra parte. Voleva nascondersi, ma non c'era un posto dove farlo. Se ne sarebbe rimasta lì, sdraiata in quel letto, ricolma di vergogna ed imbarazzo. «Che imbarazzo!». Cominciò a lagnarsi e a incolpare se stessa per l'errore commesso, senza pensare che forse sarebbe stato molto meglio chiudere il contratto con la bestia, invece che piangere sul latte versato. Anche perché di lì a poco sarebbe arrivato qualcuno a portargli le lenzuola nuove e non poteva rischiare di farlo vedere ad altre persone. Era pur sempre un lupo.



    Role conclusa
     
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