White Regrets

x Doom

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    Kokujo scosse il capo. I dubbi di Rika erano più che sensati ma tendenzialmente conoscere il potere del nemico aiuta a poco in una battaglia serrata. Mise le braccia conserte e sospirò.
    Di persona non conosco nessuno, ma so che il governo ha dei reparti speciali per analizzare e scoprire l'origine dei poteri sconosciuti, e quindi qualcosa possiamo trovarla. Anche la falange ha studiosi di questo tipo, credo che se cerchiamo bene qualcosa la troviamo.
    Era fiducioso, la loro sopravvivenza era un'altra possibilità per combattere, non dovevano perderla stupidamente solamente per l'ennesimo errore di valutazione. Avevano già sbagliato a sottovalutarli una volta, fare di nuovo un errore del genere poteva significare morire o peggio ancora, finire tra le grinfie di quelle persone tutt'altro che volenterose di coccolarli e viziarli.
    Prima di conoscere le loro abilità però dovremmo perfezionare le nostre, e questo vale anche per me. I tuoi lupi dovranno diventare più aggressivi per compensare la mancanza di un potere fisico come quello dei fratelli Squali, e io dovrò diventare più rapido e potente per sostenere anche battaglie a corta distanza. Sono certo che col giusto allenamento daremo loro filo da torcere.
    Si, potevano farcela preparandosi al meglio. Kokujo portò un braccio intorno alle spalle della ragazza per abbracciarla in maniera incoraggiante, voleva motivarla dato che aveva passato una brutta esperienza, magari non era nemmeno abituata a fallimenti di quel tipo, pertanto andava rianimare la sua voglia di combattere.
     
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    Si, in qualche modo se la sarebbero cavata. Non avevano bisogno solo di informazioni sul potere dei fratelli Squali, ma dovevano anche potenziare se stessi, in modo tale che potessero battersi alla pari contro di loro. Sarebbe stata dura ma con un po' di fortuna ci sarebbero riusciti. Adesso era diventata una questione personale. Se ripensava a quello che la Squala aveva fatto a Kokujo gli veniva una rabbia. Lui era suo e di nessun'altro. Doveva "riconquistare" ciò che era suo di diritto. Pensando a ciò Rika arrossì di botto. Da quando era diventata così possessiva nei suoi confronti? Più passava il tempo e più lei non riusciva a staccarsi da lui, quasi fosse una piccola ape in cerca di miele. Scrollò la testa per levarsi quei pensieri sconci dalla testa. Poi seguì un caloroso abbraccio da parte del ragazzo. Con ancora un lieve rossore in volto, la ragazza contraccambiò, stringendo le sue mani intorno ai suoi fianchi. Era una bella sensazione. Talmente bella che avrebbe voluto restare così per sempre. Scosse la testa in risposta alla sua ultima affermazione, per poi stringerlo ancora più forte a se come se volesse dirgli di non andare, come se altrimenti sarebbe scomparso nel nulla. Voleva restare così ancora un po'.

     
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    Kokujo la lasciò riposare lì, non gli dispiaceva lasciarla comoda sul suo corpo e forse anche lui ne aveva un pò bisogno. Passò la mano sulla sua testa e la accarezzò, come se volesse cullarla.
    Spero che tu abbia una casa comoda. A meno che non vuoi farmi dormire in qualche albergo di seconda mano... odio gli alberghi Giapponesi: sono claustrofobici...
    Già, era una situazione che avrebbe preferito evitare. Stare con lei sarebbe stato meglio per ovvi motivi e anche per motivi di comodità. Meditò sulla faccenda della convivenza. Forse era un pò prematuro, ma per poco andava anche bene. Non gli sarebbe dispiaciuto passare del tempo con lei in maniera più serena. Quel periodo l'aveva vista solamente per allenarsi e parlare della loro situazione, di rado si erano dedicati a loro due. Pensava che stando soli in un posto tranquillo potevano stare insieme, uscire assieme, fare tantissime cose assieme. La prospettiva di una vita normale che non aveva nemmeno mai valutato. Così ironico, così strano, forse fu anche quello a portarlo a staccarsi da lei, tornando a guardarla ma lasciandole una mano sulla guancia come per evitare di interrompere il contatto.
    E poi vivendo assieme... possiamo riprendere il discorso che abbiamo lasciato a metà per una ragazza un pò troppo fiacca che si è addormentata a metà dell'opera.
    Allargò un sorriso furbesco, un pò provocatorio magari, malizioso indubbiamente ma oramai non si vergognava più di quell'argomento con lei, l'avevano affrontato e lo avrebbero fatto ancora, glielo avrebbe chiesto ancora senza ombra di dubbio.
     
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    Gli diede una piccola carezza sulla testa, rendendola immensamente felice. Era strano come un gesto così semplice la rendesse così felice. Poi continuò la conversazione ponendogli quella lecita domanda. All'inizio non ci aveva pensato, ma se fossero andati assieme a Kurayami avrebbero dovuto vivere assieme. Di certo non poteva farlo stare da solo in un albergo. Nessuno dei due lo voleva, anche se per motivi differenti. Ovviamente un posto dove vivere ce l'aveva e per sua fortuna rispondeva alle richieste del suo ragazzo, anche se in realtà lei preferiva proprio quel tipo di abitazioni. Avendo passato l'infanzia in una casa tipica giapponese si era trovata molto a disagio i primi tempi che si era trasferita nella capitale. Troppo moderno per una che ha vissuto in un villaggio completamente staccato dal resto del mondo. Certo, anche lì le tecnologia facevano la loro comparsa, non erano una tribù nomade o qualcosa del genere. Solo che erano assai scarse le nuove "entrate" e si trattava per lo più di roba del secolo scorso. Tutti quei macchinari erano davvero troppo complicati per lei. «Per tua fortuna ho un piccolo appartamento vicino alla mia scuola, puoi stare tranquillo». Già, la scuola. Se n'era completamente dimenticata. Una volta tornata a Kurayami avrebbe dovuto riprendere gli studi e recuperare tutto il tempo che aveva perso durante il suo soggiorno a Roma. In più avrebbe dovuto fare immediatamente rapporto una volta arrivata. Era ancora una ragazzina, ma di cose da fare ne aveva parecchie anche lei, così il tempo per rimanere insieme a Kokujo diminuiva lentamente. E tanto lentamente il ragazzo si staccò da lei, allontanandola dolcemente, mentre una mano gentile si posò sulla sua guancia, come se non volesse perdere il contatto con lei. Dalle sue labbra uscirono delle parole che provocarono in Rika una reazione tipica di chi si trova in certe situazioni: imbarazzo. Sentendosi dire quelle parole la sua candida pelle divenne rosso acceso, quasi cremisi. Si vergognava veramente di quello che aveva fatto, essersi addormentata nel bel mezzo di un rapporto. Ma non poteva farci niente; era stanca in seguito al duro allenamento e lui lo sapeva. Cominciò a balbettare parole senza senso, cercando una scusa ma senza riuscire a trovarne una adeguata. Infatti non c'era, e non doveva giustificarsi di niente. Però in quel momento ebbe un attimo di smarrimento sentendosi rigirare il dito nella piaga su un argomento che avrebbe preferito evitare.

     
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    La reazione arrossata di Rika provocò una gustosa risata da parte di Kokujo, si divertiva a metterla in imbarazzo non poteva decisamente negarlo. Di nuovo le accarezzò la testa per rassicurarla quando iniziò a balbettare, no voleva che si impappinasse, voleva vederla affrontare quella nuova esperienza con calma... ma non poteva nemmeno resistere alla tentazione di vedere il suo faccino arrossato cercare un posto dove nascondersi per l'imbarazzo.
    Ti sto prendendo in giro, quella fu una giornata sfiancante e poi anche io mi sono addormentato subito. Era la prima volta che dormivi con un uomo vero?
    Una domanda quasi scontata, ma retorica e come tale non attese una risposta.
    Questo non è un comodo letto di un lussuoso albergo, né la comodità di una casa propria, ma ti andrebbe di stare ancora a letto insieme?
    A meno che Rika non avesse rifiutato quella richiesta, Kokujo sarebbe nuovamente sceso dal letto, per poi farsi spazio tra le coperte e aspettare che Rika fosse di nuovo sdraiata con lui, per poterla abbracciare e stringere al suo petto. Tenerla in quel modo lo faceva sentire perfettamente in grado di proteggerla, era sua e nessuno l'avrebbe toccata senza passare sul suo cadavere, e questa certezza gli dava una serenità assoluta. Voleva approfittare del momento di pace per continuare a stare con lei, consapevole che nessuno li avrebbe disturbati. Da canto suo non era precisamente in forma ma non avvertiva nemmeno i colpi della sconfitta, quindi in un certo senso stava più che bene. Quindi la sua preoccupazione era esclusivamente per Rika. Voleva farla sentire importante e coccolata, e non avrebbe esitato a scoprire di nuovo le sue carte e il suo corpo pur di dimostrarglielo. Dopo quella sera l'esile corpo di Rika aveva assunto per lui un fascino del tutto unico alla quale non avrebbe mai detto di no.
     
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    Un altra carezza sulla testa le fece capire che non c'era pericolo, che la stava semplicemente prendendo in giro. Uno scherzo di cattivo gusto, che lei non gradì affatto. Gli tenne il broncio per un po', mentre la sue mano si muoveva dolcemente tra i suoi capelli. Non ci volle molto che l'espressioni di Rika passò da imbronciato a sorpreso quando Kokujo gli fece quella proposta. Nuovamente il volto di Rika si tinse di rosso, mostrando chiaro come il sole il suo stato d'animo. Se per capire cose le passasse per la testa bastasse guardarla in viso allora sarebbe stato meglio che rimanesse una bambola di ghiaccio per tutta la vita. Era come una bambina, troppo ingenua in campo sentimentale e troppo facile da capire. «M-Ma... qui s-siamo in un ospedale e...». Cercava scuse per evitare di trovarsi in situazioni imbarazzanti. Era tardo pomeriggio, quasi sera, e se qualcuno fosse entrato lì si sarebbe sentita terribilmente in imbarazzo. Però non poteva nemmeno negare che lo volesse anche lei. Voleva stare vicino a lui, dopo essere stati per diversi giorni in due stanze separate, l'uno a pensare all'altra. Alla fine si rassegno, abbassando la testa per poi scuoterla facendo un cenno positivo. Era come un cagnolino che obbediva agl'ordini del suo padrone. Non sapeva dirgli di no. Senza pensarci due volte Kokujo si mise sotto le coperte, seguito dalla più timorosa e indecisa Rika, e fu nuovamente lui a muoversi per primo portando la sua piccola testolina sul suo petto e infine abbracciandola. Non si sentiva per niente a suo agio in quella posizione. Non che le desse fastidio, sia chiaro. Solo che era molto imbarazzante per lei e questo la faceva sentire a disagio. Poco a poco si calmò, cullata dal battito del suo cuore come fosse uno soave melodia. Quel rumore la rilassava, la faceva sentire in pace. Senza che se e accorse dalla sua bocca uscirono due piccole parole facilmente equivocabili: «Mi piace». Si riferiva a quel suono rilassante, ma detta così sarebbe potuta sembrare qualcosa di diverso. Mi piaci tu? Il tuo corpo? Questa posizione? Molte erano le possibilità, stava solo all'immaginazione di Kokujo capire di che cosa si trattasse. Rimase lì ferma ad ascoltare quella che per lei suonava come una fantastica melodia. Pensò a loro due, a cosa avrebbero fatto una volta arrivati a Kurayami, a cosa avevano fatto da quando si erano incontrati a Roma. Specialmente ripensando a quest'ultimo, nella sua mente riaffiorarono tutti i ricordi legati a loro due, dal primo all'ultimo. Si rese conto di una cosa: non aveva mai fatto niente per lui. Fin da quando si erano confessati il loro amore era sempre stato lui a regalarle bei momenti. Doveva ricambiare il favore in qualche modo. Non che fosse un obbligo formale o qualcosa del genere. Semplicemente voleva dimostrargli il suo amore non solo con le parole. Alzò lo sguardo finché non incrociò il suo occhio sano. Fece un bel respiro come se stesse per fare una dichiarazione e con fare un po' timido gli disse «C-Cosa vorresti in questo momento? F-Farò qualunque cosa mi chiederai» nei limiti del possibile ovviamente.

     
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    Quando Rika parlò dopo essersi rilassata tra le sue braccia provocò un largo sorriso sul volto di Kokujo, che senza pensarci ricambiò rispondendo d'istinto, come se non ci fosse bisogno di sapere di cosa stavano parlando:
    Piace molto anche a me.
    Forse non sapeva nemmeno di cosa stava parlando ma aveva davvero importanza? La situazione, lei, il loro amore, tutto questo o nulla, aveva importanza? No, a entrami stava bene, entrambi stavano bene, non c'era bisogno di specificare o scavare a fondo, tutto ciò di cui avevano bisogno era la verità, e sincero con il suo cuore Kokujo poteva dire una cosa sola: piace anche a me. L'atmosfera poi subì una sorta di brusco cambio quando Rika si fece nuovamente avanti con una proposta che lasciò spaesato in un primo momento Kokujo. Non se l'aspettava, dopotutto Rika era sempre stata timida e riservata anche dopo essere diventati più intimi, in un certo senso era una novità. Nuovamente il ragazzo rispose d'istinto, ma mentre lo fece realizzò quello che voleva dire Rika.
    Io qui ho già tutto quello che mi serve.
    Ma non era ciò di cui stava parlando la sua giovane allieva, lei voleva fare qualcosa per lui, qualcosa che potesse dimostrare il suo affetto, un pò come quando Kokujo la consolava, la abbracciava e accarezzava. Tuttavia il ragazzo non riusciva ad immaginare nulla di ciò che potesse avere realmente bisogno, forse avrebbe dovuto accontentarsi di piccoli gesti, ma la verità era che se pensava a cosa poteva chiederle si innescava il suo lato maschile, inevitabilmente propenso alle pulsioni più basse. Kokujo era stato con lei, e per quanto acerba fosse non era solo attratto ma anche innamorato, non poteva più nascondersi dietro una scusa banale come "è troppo giovane per me". Non era realmente spaventato di fare una richiesta del genere, d'altro canto però sapeva che rischiava di mettere Rika in una situazione anche più imbarazzante del solito. Doveva decidersi, dopotutto lei si era fatta avanti, quindi era importante per lei soddisfare una richiesta di Kokujo. Decise di venirle in contro e scegliere la via senza rimorsi.
    Mi piacerebbe molto farlo ancora con te. Ma solo se ti senti ripresa, non voglio che ti affatichi per nulla.
    Doveva riconoscere che aveva un tempismo davvero particolare: sempre dopo battaglie faticose!
     
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    Lo guardò intensa, in attesa di una risposta e arrossì non poco ascoltandola. Non si aspettava certo che la sua richiesta fosse qualcosa di così spinto, anche se effettivamente là dentro non poteva fare niente di eclatante. Pensava gli avesse chiesto qualcosa di un po' più personale, sopratutto dopo avergli accennato dei suoi problemi con l'Umbrella. Sperava di poterlo aiutare in qualche modo, per quanto scarso fosse stato. Invece aveva deciso di fargli una richiesta più immediata: fallo con me. Abbassò lo sguardo imbarazzata; doveva pensarci su. Erano in un ospedale e i medici o infermiere sarebbero potuti entrare in qualunque momento. In più considerava moralmente sbagliato fare cose sconce in un luogo dedito ai malati e ai feriti. Però era stata lei a fargli quella richiesta e se lui voleva farlo veramente non si sarebbe certo tirata indietro. Alzò nuovamente lo sguardo incrociando i suoi occhi. Deglutì un boccone di saliva per poi chiedergli timorosa «Qui?». Glielo aveva chiesto per avere conferma, ma avrebbe accettato qualsiasi sua risposta, positiva o negativa che fosse.

     
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    Sentiva chiaramente il suo imbarazzo, mascherato dietro ad un velo di dissenso. Era decisamente carina e Kokujo rimaneva soddisfatto da quelle reazioni così spontanee.
    Bhe, vuoi un sacco a pelo? Certo, qui.
    Senza aspettare ulteriori permessi, dando per scontato che anche lei fosse d'accordo, Kokujo portò le mani intorno alla sua vita, cingendola mentre sollevava la maglietta che aveva come pigiama infilando le mani alla ricerca della sua nuda pelle, accarezzandola e toccandola con fare non poco lascivo. L'esperienza con la Squala gli aveva lasciato l'amaro e in bocca e ora più che mai si sentiva attratto dalle gracili membra di Rika, la desiderava non poteva negarlo.
    Lo so cosa stai pensando... potrebbe entrare chiunque, in qualsiasi momento. E' sbagliato, è rischioso... ma se fosse proprio quello il bello?
    Ed ecco che rientrava in modalità maestro, pronto ad impartire la sua lezione di vita alla ragazza. Le voleva insegnare ad apprezzare un pò di più la perversione e il rischio celato dietro di essa. L'ansia, la paura di essere scoperti e giudicati avrebbe semplicemente mandato il sangue alla testa a chiunque, finendo per mischiare quei sentimenti contrastanti col desiderio e la voglia di sfogarsi, creando una miscela instabile, altamente pericolosa e pronta a dare assuefazione a chiunque. Ma sarebbe andato per gradi, doveva assicurarsi che Rika ammettesse un minimo di dissenso, anche non apertamente, purché quella situazione ai suoi occhi risultasse insidiosa.
     
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    Non appena sentì le mani di Kokujo farsi più audaci spogliandola e carezzandole la pelle nuda, dalle sue piccole labbra fuggì un urletto sorpreso. Non si aspettava certo tanta audacia dato il luogo in cui si trovavano, anche se già la situazione di per se era abbastanza strana. Voleva farlo lì, in quella stanza d'ospedale. Ovviamente Rika non si oppose a quell'assurda richiesta, anche perché si era già messo all'opera. E poi a lei non dispiacque affatto, anzi stava cominciando già a provare piacere nel sentire le sue calde mani stimolarla e carezzarla nei punti giusti. Il problema però era il luogo, che la faceva sentire incredibilmente a disagio, come se ci fosse qualcuno fuori dalla porta intento a spiare quel loro momento così privato e intimo. Poi il suo maestro se ne uscì con una strana domanda, coperta con un velo di ironia e retorica: era proprio il rischio a rendere la situazione più eccitante? Rika non lo sapeva. D'altronde era la sua seconda volta e mezza, e il suo maestro voleva già farle sperimentare il brivido che quei momenti potevano regalare. Certo, il suo cuore non smetteva un secondo di battere all'impazzata, molto di più che la volta precedente. Ma era quello il motivo? Di sicuro se fossero andati avanti l'avrebbe scoperto.
    Mentre le mani di Kokujo si facevano sempre più audaci la ragazza cominciò ad emettere dei piccoli gemiti di piacere, alcuni di essi stroncati sul nascere dalla sua forza di volontà. NO, non si sentiva per niente a suo agio. Più andavano avanti e più la paura di essere scoperti le martellava la testa. Però per qualche strano motivo, in fondo al suo cuore sentiva che tutto quello le piaceva e che avrebbe voluto continuare, incurante del pericolo e assuefatta da esso; una minuscola parte del suo cuore che difficilmente sarebbe venuta a galla, sorpassando la grande forza di volontà della giovane.

     
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    Il dissidio interiore di Rika lo divertiva e lo spronava ad andare avanti. Quando finalmente le sue mani furono sotto la maglietta della ragazza e l'ebbe alzata a sufficienza, subito con le dita si fiondò sui piccoli e graziosi seni, ancora morbidi e lisci ma ci avrebbe pensato lui ad inturgidirne l'estremità, poco ma sicuro. Prima li avrebbe chiusi intorno agli indici e ai medi delle sue mani, stuzzicandoli a dovere, poi passò col resto delle punte delle dita sui capezzoli, in modo da stuzzicarli a dovere. Nel mentre il suo volto si sarebbe occupato del resto: la baciò sulla fronte, sulla tempia per poi scendere fino all'orecchio che leccò con fare lascivo. Arrivato a destinazione finalmente poté riprendere a sussurrarle cose col preciso scopo di suscitare in lei qualche reazione.
    Sai... anche per me è rischioso. Immagina che cosa direbbero i miei superiori se venissero a sapere dai dottori che mi hanno trovato nel letto di una ragazza straniera più giovane di me, convalescente per di più. Solleverebbe un grosso polverone...
    Perché le stava dicendo quelle cose? La stuzzicava con il corpo mentre con le parole sembrava quasi volerla far desistere. Stava alimentando il suo dissidio interiore, non poteva permettersi di farla cedere immediatamente alla carne, né il contrario, doveva mantenere l'equilibrio stabile in modo da ottenere il massimo del successo da quel piccolo e perverso esperimento. Kokujo la stava iniziando a qualche piccola perversione, col tempo gliene avrebbe imparate molte di più, ma per il momento sarebbe andato per gradi, e ora la stava aiutando a combattere l'imbarazzo. Nel modo più strano e sbagliato possibile logicamente.
     
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    Ogni secondo che passava si faceva sempre più audace, mentre le sue mani e le sue dita tastavano la giovane pelle della ragazza con fare lascivo. Si sentiva in imbarazzo, ma anche terribilmente bene. Quel contrasto di emozioni la stava lentamente logorando, indirizzandola verso la via del piacere. Sebbene all'inizio quella situazione non le piaceva affatto, adesso la situazione stava lentamente cambiando. A brevi tratti la sua mente si schiariva, illuminata dalla luce di quel piccolo desiderio nascosto che pian piano si stava facendo sempre più largo nella sua testa e nel suo cuore. E quei piccoli bacetti che Kokujo continuava a regalarle non facevano altro che accelerare il processo. Non sapeva più cos'era giusto e cosa no. La ragione la stava abbandonando. Era davvero una ragazzina, tanto fragile quanto volubile. Il ricordo della situazione in cui si trovavano si faceva sempre più flebile, lasciando spazio alle belle sensazioni che il suo ragazzo le stava regalando. La sua lingua sinuosa si infilò nelle sue orecchie, leccandola e aumentando il piacere in maniera esponenziale. Non pensava che quel punto potesse stimolarla tanto. Forse perché a farlo era il suo ragazzo, e questo la rendeva inconsciamente felice, seppur la situazione in cui si trovavano non era certo della migliori. Cominciò a sentire un lieve prurito nelle sue intimità, mentre questa stava iniziando ad umidificarsi con i suoi stessi umori. Possibile che fosse una tale pervertita, ad eccitarsi a tal punto in una situazione del genere? Non lo sapeva, e non aveva alcuna intenzione di scoprirlo. Se fosse stato vero si sarebbe detestata per il resto della sua vita. La lingua di Kokujo ritornò al suo posto, sostituita da delle parole tremendamente crudeli e sarcastiche. Rika sgranò gl'occhi nel sentire quelle parole. Non ci aveva pensato, ma quella situazione era più pericolosa per lui che non per lei. Quelle parole per lei suonavano come una condanna, un sadico epilogo di un racconto al quale lei stessa aveva dato inizio. Se solo non avesse detto quelle parole, se solo fosse stata più decisa e gli avesse negato quel piccolo desiderio, se solo non l'avesse tentato con quella sua ingenua richiesta, adesso non si sarebbero trovati in quella situazione. E come ciliegina sulla torta, il suo carattere le giocò un altro brutto tiro, facendogli credere di essere lei la colpevole di tutto quello. Se indignata da quelle azioni lascive e dalla loro perversa passione la dea bendata gli avesse voltato le spalle, non se la sarebbero cavata tanto facilmente come per il casino generato qualche sera prima. Voleva staccarsi da lui, allontanarlo e salvarlo da un futuro incerto e pericoloso. Però, per qualche strano motivo non ci riusciva. Era una codarda e questa sua mancanza di coraggio la stava rendendo sempre più debole alle provocazioni di Kokujo, tanto da farle accettare qualsiasi cosa. Non oppose resistenza; non ci riuscì. Solo una cosa quella sua debolezza le permise di fare: alzò lo sguardo, incrociando con il suo ragazzo. I suoi occhietti umidi di suppliche nascoste lo guardavano, mentre dalle sue piccole labbra uscì una domanda che non riuscì a non fare, data la situazione: «Allora perché lo fai?». Non capiva. Perché faceva tutto questo pur sapendo a cosa andava incontro. Il tutto per esaudire il suo piccolo desiderio di rendersi utile, dimostrandogli la sua dedizione e il suo amore. Perché?

     
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    Rika manteneva costante quella indecisione, non poteva né voleva prendere una posizione, anche perché Kokujo non glielo lasciava fare. E mentre lei si interrogava, lui diventava sempre più audace e perverso, voleva sempre di più e se lo sarebbe preso. Le mani sollevarono del tutto la sua maglietta scoprendole il petto, mentre il suo viso lentamente scendeva sul corpo della ragazza. Solo a quel punto avrebbe rispondo alla sua più che logica domanda.
    Perché sei irresistibile...
    Lo disse con fare lascivo pochi istanti prima di fiondarsi sull'acerbo petto per iniziare a baciarlo, leccarlo e stuzzicarlo con le labbra. Chiudeva i minuti capezzoli tra le sue labbra e li stimolava con la punta della lingua, lasciava su di loro dei piccoli baci, per poi passare nuovamente la lingua ma con tutta la sua lunghezza, come se volesse assaggiare l'intero e piccolo seno. La stava divorando, era molto più audace della loro prima volta, aveva abbandonato da un certo punto di vista quella gentilezza di fondo per lasciare spazio ad una più genuina perversione che voleva insegnarle, anzi in qualche modo voleva contagiarla con quella sua stessa perversione. Cercava una reazione nel suo corpo, nella sua voce, nella sua mente, voleva che gli dicesse di smetterla, così che lui potesse disobbedirle senza remora.
    E anche tu lo vuoi...
    E ancora insisteva, la spronava a contraddirlo, a fermarlo o a supplicarlo in qualche modo, adesso gli aveva concesso un desiderio e l'avrebbe dovuto portare a termine a qualsiasi costo.
     
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    Una risposta semplice ad una domanda altrettanto semplice. Rika non ebbe niente da ribattere su quel punto, ma ne aveva di certo su molti altri. Il suo candido viso già rosso per l'imbarazzo divenne ancora più rosso nel sentirsi dire quelle parole. Per sua sfortuna l'audacia del suo ragazzo andava crescendo, e con lui anche il sentimento che la ragazza voleva a tutti i costi nascondere. Sopprimeva i suoi piccoli gemiti sul nascere, e strusciava le gambe con fare indeciso, nel vano tentativo di fermare quel fastidioso e allo stesso tempo piacevole prurito che le stuzzicava le intimità, già lievemente bagnate dai suoi stessi umidi. A differenza della loro prima volta il processo era molto più rapido, e Rika si eccitava con molto più facilità. Non appena Kokujo si fiondò vorace sui suoi miseri seni, dalle bocca della giovane uscì uno strano verso; difficile dire se questo fosse un gemito o un urletto sorpreso, forse anche tutti e due. Il cervello di Rika stava lentamente andando in acqua, non sapeva nemmeno lei cosa voleva. Quella situazione tanto pericolosa quanto eccitante la stava davvero massacrando, e di certo Kokujo non la stava aiutando. Dopo essersi divertito per un po' con i suoi piccoli seni, leccandoli e baciandoli con fare lascivo, gli fece una piccola domanda, tanto innocente quanto infame: ammettere che gli piaceva. La risposta a una domanda del genere era scontata. «No...». Negava. Negava l'evidenza. Non voleva ammettere che quella situazione in realtà la stava eccitando. Sebbene fosse chiaro come il solo che stava mentendo, lei non poteva fare altrimenti; lo faceva per se stessa e non per Kokujo. Non voleva accettare quei suoi nuovi sentimenti, per nessuna ragione al mondo. Lei era una ragazzina pura e semplice come l'acqua, acqua appena scioltasi dal ghiaccio del suo cuore.

     
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    Mentre si stava dedicando al suo petto ricevette quel no che trasudava falsità d'ovunque. Era così ingenua e d'altro canto anche carina, che sperava inutilmente di poter resistere di fronte ad una cosa del genere. Kokujo non era esattamente il maestro dell'amore ma sapeva bene come stuzzicare una ragazza non c'erano dubbi, indipendentemente da quanto era timida e disinibita. Dopo quel no, Kokujo sollevò verso di lei lo sguardo, come se volesse rimproverarla semplicemente guardandola, dopodiché prese la maglietta con la mano destra e la tirò con forza verso l'alto, costringendo anche Rika a sollevare le braccia per poterla sfilare del tutto e denudarle finalmente il busto, stavolta del tutto.
    Siamo nei guai... siamo proprio nei guai... se entra qualcuno non farai in tempo a rimetterti la maglietta, ti vedranno subito.
    Ridacchiò, iniziava a lasciarsi coinvolgere molto da quel giochino che lui stesso aveva contribuito ad imbastire, e ora non voleva fermarsi. Di nuovo si avvicinò a Rika per abbracciarla e stringerla, ma la verità era che la voleva semplicemente intrappolare tra le sue braccia, mentre con le mani intorno ai suoi fianchi infilava le dita nell'elastico dei pantaloni per potersi infilare dentro la stoffa e arrivare fino alle sue piccole e morbide natiche.
    Forse dovresti toglierti anche questi così sembrerai meno sospetta... no che dico, la situazione peggiorerà soltanto. Ma tu in realtà lo vuoi...
    La sfidò ancora a ripetere quel no, se ne era capace di farlo ancora così convinta, ora che le calde mani del suo amante le massaggiavano un'altra zona così intima e sensibile, stimolandola ulteriormente, e le lascive labbra che le insinuavano quelle parole nell'orecchio si spostavano sul collo, mordendola e baciandola come se fosse un piatto prelibato e irresistibile.
     
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