Una serie di (s)fortunati eventi.

Per Doom.

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    Seeu lo aveva preso, catturato, ma non con gli artigli, con i graffi e con i morsi che gli solcavano il corpo, aveva serrato la sua anima tra le dita e ora la teneva in pugno con la lussuria. Kokujo no aveva né la forza né la volontà di tirarsi indietro, si lasciava torturare in quel modo senza dire né fare nulla. Nulla che non fossero gemiti di piacere spezzati dalla sua crudele nenia. Seeu si faceva assaporare, inghiottiva la carne del ragazzo nel suo corpo ma solo un assaggio, un sospiro, un bacio, per poi lasciarlo nuovamente a bocca asciutta. Kokujo gemeva, ansimava, pulsava con il membro come se volesse opporsi, prendere lui il comando e farla sua, ma l'unica cosa che riusciva a fare era portare le dita sulla sua schiena, fino alle spalle, come se volesse accarezzarla, supplicarla di dargli ciò che desiderava. Ma non lo avrebbe deciso lui, solo lei avrebbe scelto di soddisfarlo! La carne di Seeu però era debole tanto quella di Kokujo, e finalmente si unirono. Quando si sentì di nuovo dentro di lei fu come rinascere, era da tanto che lo agognava, anzi no lo sperava. Si rese conto solo in quel momento di quanto desiderava possederla. Baciarla, leccarla ancora, consumarla fino a che non sarebbe rimasto niente di lei, fino a che non avrebbe inghiottito ogni singola goccia di quella passione ardente. Si mosse anche lui, accompagnando i movimenti del bacino, stregato dalla danza che faceva il suo corpo. I suoi fianchi, i suoi seni, le sue labbra. Non sospirava, non diceva nulla eppure era perfettamente chiaro cosa voleva e Kokujo aveva tutta l'intenzione di darglielo. Però non poteva dirigere, non avrebbe preso in mano la situazione: era lei a comandare.
     
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    La voce di Kokujo in preda al piacere le diede ben presto alla testa. Come una droga, come del buon sake caldo, come il piacere che l'avvolgeva.. Subito la sua testa si riempì solo e soltanto dei versi che gli stava strappando, esigendone ancora e ancora.
    Non sapeva neppure come, ma ben presto si trovò prigioniera della sua stessa eccitazione. Prigioniera della stessa passione che provava per lui. Incapace di pensare ad altro che non fossero loro e il loro piacere.
    La danza sul suo membro proseguì mentre la sua mente via via si lasciava andare, facendosi sempre più serrata, esigente, impaziente...
    Le sue mani cercarono quelle di Kokujo solamente per afferrarle e costringerle sulla sua testa, come se lo volesse semplicemente sotto di sé, alla propria mercé.
    Persino Oeufocoque fu costretto ad assecondare gli impulsi che il suo cervello gli mandava, e sebbene non potesse vedere ciò che lei vedeva - semplicemente perché in un moto di gelosia Seeu gli aveva momentaneamente bloccato l'accesso alla sua mente - si ritrovò mutato in una sottile massa di metallo freddo, che andò ad attorcigliarsi intorno ai polsi di Kokujo, in delle sorta di manette rigide senza catena al centro.
    Solo allora Seeu gli lasciò i polsi, per carezzargli le braccia e il petto, abbassandosi su di lui per baciarlo ancora.
    Sembrava diversa. I suoi occhi erano diversi. La sua espressione era diversa. Più abbandonata, più lasciva, più serena...
    Forse la rabbia le aveva fatto perdere il controllo in un altro senso? Forse la sua testa si era semplicemente persa, e per una volta invece che uccidere qualcuno il suo bisogno primario era stato quello di cedere all'eccitazione totalmente? Lei non lo sapeva, lui non lo sapeva.. E probabilmente a nessuno dei due sarebbe importato pur sapendolo.
    Dopo un bacio che conteneva dell'oscena sensualità, Seeu si alzò e prese letteralmente a danzargli sopra, con movimenti circolari dei fianchi, col ventre che ad ogni spinta ondeggiava in modo sensuale. Si carezzò i seni da sola, sfiorandoli appena, quasi sadicamente volesse beffarsi di lui che da legato non poteva farlo... Si mosse per portarlo subito al limite, e non c'erano dubbi che con le sue capacità potesse farlo. Poi... Quando finalmente l'avrebbe sentito pronto, si sarebbe alzata da lui con estrema lentezza, come un proseguimento di quella danza lasciva, e avrebbe abbandonato il suo sesso, stringendolo al contempo per tenerlo con se fino alla fine e creare un leggero effetto risucchio nel momento in cui l'avrebbe lasciata... E al contempo l'avrebbe guardato. Al contempo lo fissava alla ricerca della sua espressione, quasi sadicamente volesse leggerci disperazione dentro. Ma non era questo che voleva.. E sebbene per infiniti secondi Kokujo avrebbe potuto pensarlo, ripresosi dall'orgasmo mancato si sarebbe ritrovato di nuovo in procinto di entrare dentro di lei, ma in diversi pareti, meno accoglienti, più strette.. Ma non per questo meno piacevoli. In quel dolce pertugio che per tanto tempo era rimasto solo...
    Perché quella era la parte di Seeu sincera. Quella guidata dal corpo e dal corpo soltanto.
    Le mani sarebbero andate a sorreggersi sulle cosce maschili, mentre lei lo accoglieva lentamente dentro di sé, per poi inarcarsi all'indietro in preda a gemiti di puro piacere, e da lì ricominciare a muoversi, bramosa ed impaziente, mentre le sue morbide natiche sbattevano ritmicamente contro il pube di Kokujo.
    Da lì la sua mano destra sarebbe presto andata ad accarezzarsi da sola il clitoride, con movimenti circolari e veloci atti al solo scopo di darsi piacere. Proprio come gli aveva detto, sembrava lo stesse usando solamente per sfogarsi. Ubriaca dei suoi gemiti e della sensazione di potere che essi le avevano donato. E forse inconsciamente era rabbia, forse inconsciamente voleva essere ripicca... Ma il suo corpo in quel momento lo stava amando, più sincero di quanto non fosse mai stata lei.
     
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    Si beffava di lui, tenendolo legato e toccandosi da sola quando Kokujo non poteva farlo e il suo sguardo sembrava intenzionato a farlo. Lo voleva, desiderava ardentemente assaggiare quel corpo ancora: leccarlo, baciarlo, morderlo, nutrirsi di lei e solo di lei mentre questa non faceva altro che tentarlo. Ma non poteva opporsi, sia per le manette improvvisate che per il piacere, la sua danza lo ammaliava e lo privava di forze, e lui scioccamente le concentrava tutte intorno al suo bacino, verso l'erezione che la violava così insistentemente e in maniera tanto piacevole. Si, è così che si sarebbe vendicato, che si sarebbe opposto a lei: l'avrebbe fatta impazzire violandola ancora e ancora senza pietà. Ma anche lì si sbagliava, anche lì era lei a gestire il gioco: era pronto oramai a riempirla, al culmine della passione. Lo dicevano i suoi occhi, il suo corpo, il suo membro pulsante, ma lei non glielo concesse. Si fermò la dannata, costringendolo a bloccarsi a sua volta, tentandolo col suo sguardo neutrale che sembrava dire che tutto questo non le faceva né caldo né freddo. poi di nuovo sul suo corpo, ma da un'altra entrata, quella che Kokujo adorava riempirle per umiliarla e sottometterla al piacere, costringendola ad ammettere che le piaceva fare sesso con lui, non perché si amavano ma perché semplicemente era lui a farlo. ora invece i ruoli si erano invertiti: lui la guardava come supplicante di poterla riempire ancora, dopo aver bloccato un orgasmo così sentito ma mai avvenuto. Iniziava ad odiarla, soprattutto dopo che prese a toccarsi il clitoride davanti a lui, come per schernirlo ancora e dirgli: "guardami, sei solo il mio giocattolo". Non poteva accettarlo, no. Iniziò a muoversi con rabbia, spingendosi dentro di lei sempre più forte, lasciandosi andare gemiti per i piacere e lo sforzo. L'avrebbe sfiancata, andando dentro quanto più poteva e riusciva a fare. L'avrebbe fatta impazzire, come sempre, ripeteva a se stesso, ma quello che non poteva ammettere era che le ilo stava facendo impazzire come non mai.
     
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    Colpiva i suoi punti deboli più e più volte, come cercasse in qualche modo di vendicarsi della sua posizione - perlomeno in quel momento - di superiorità. E al suo corpo piaceva, tanto da strapparle piccoli gemiti sospirati, mentre i suoi occhi continuavano a fissarsi nei suoi con sguardo sensuale e provocatorio e le sue dita proseguivano a muoversi in modo circolare sul suo sesso fradicio. Era così dannatamente bello... E lei era persa in quelle sensazioni proprio come riusciva a perdersi ogni volta con lui. Ubriaca di piacere così come dei suoi gemiti e dei suoi lamenti... Era tutto perfetto, finché non era il suo cervello a guidare. Tutto così perfetto...
    *Toc-Toc*
    Due colpi inconfondibili bloccarono per un attimo i movimenti di Seeu riportandola forzatamente alla situazione, e non tanto alle sensazioni che essa le dava. Guardò Kokujo con espressione seria, sospirando appena mentre si lasciava violare fino in fondo, fermandosi con le adorabili natiche sulla sua carne. Era immobile e tesa, e non era l'imbarazzo a bloccarla.
    Signor Crowley? Mi scusi, non abbiamo ricevuto la conferma l'avvenuta consegna della sua divisa. Il robot incaricato di portargliela è tornato in ufficio danneggiato... Vorremmo sapere se l'ha ricevuta, e nel caso dovrebbe gentilmente firmare un documento e darci delle spiegazioni. Potrebbe aprire per favore?
    E ovviamente la voce non apparteneva ad un robot ma ad un umano, più precisamente un uomo. Uno dei nuovi colleghi di Kokujo... Anzi, Aleister.
    Seeu sorrise amara, tra sé. Purtroppo era tornata alla realtà molto velocemente, e neppure il membro dentro di lei poteva riuscire a tenerla ancorata al piacere. Guardò Kokujo aspettando che rispondesse, e in un'ultima piccola vendetta, lo sfidò con lo sguardo a farlo. Probabilmente in una situazione del genere sarebbe stato più semplice per lui far finta di essersi momentaneamente allontanato dalla camera... Ma non era quello che voleva lei. Avrebbe aspettato che parlasse per riprendere a muoversi, con movimenti secchi e irresistibili atti al solo scopo di farlo venire il più in fretta possibile.
    Si sarebbe chinata su di lui, al contempo, leccando lasciva il suo petto, mordicchiando un suo capezzolo, baciandogli il collo... E per concludere in bellezza sospirando proprio sul suo orecchio, con flebili suoni di piacere che anche senza le corde vocali fuoriuscivano perfettamente dalla sua gola. Vieni... Non trattenerti... Ed era incredibilmente calda la sua voce, così come incredibilmente caldo doveva essere stare dentro di lei, che si contraeva per rendere ancora più efficace il tutto...
    Peccato che nella testa sentisse come se ogni cosa si fosse congelata, la ragione tornata ad oscurare ogni cosa.
     
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    Un blocco violento e improvviso per quelle sensazioni che oramai avevano mandato in fiamme il suo cervello e perfino le ceneri non riuscivano a connettere un singolo pensiero che non fosse legato a lei e alle sensazioni che provocava. Solamente quel piccolo raggio di realtà nella loro perversa e perfetta situazione bloccò tutto, facendo sgranare gli occhi a Kokujo e bloccandolo completamente. Qualcuno era già venuto a rivendicare il robot mezzo distrutto che si occupava delle consegne. Quella si che era sfortuna. Ma ancor più nera fu la reazione di Seeu che invece di lasciarlo andare continuò a muoversi su di lui, anzi forse con rinnovata rabbia più che passione, decisa a sottometterlo definitivamente piuttosto che permettergli di risolvere quella faccenda in fretta. No, era il loro rapporto che doveva finire in fretta, all'improvviso: così com'era incominciato. Così non volle più frenarsi né lasciarsi spazi, se quella era la decisione di Seeu che oramai lo stava domando allora era anche la sua decisione. Non disse nulla, l'unica cosa che fece fu tornare ad assecondare i movimenti di Seeu, violando il suo buchino posteriore con rassegnazione, finendo dentro di lei quanto più poteva, spingendo quanto più poteva per darle ogni singola goccia del suo piacere. E mentre l'eccitazione aumentava la sua espressione si deformava e pian piano si avvicinava al limite. Pur uscendo sconfitto da quella situazione non si sarebbe privato della pace dei sensi: la riempì col suo getto caldo, entrando fino in fondo, quanto più poteva, allargando le pareti di quella insaziabile carne con pulsioni vigorose e ampie, mentre il suo caldo sperma la inondava. Una, due, tre volte, era come se non finisse mai di venire, completando quella battaglia che per la prima volta, con immenso rammarico, lo aveva visto sconfitto. Solamente dopo essersi sfogato del tutto e aver perso lo sguardo verso il soffitto, ignorando completamente gli occhi di Seeu e decisamente non a caso, iniziò a riprendere fiato con non poca fatica. E dopo averlo fatto, come se su di lei non ci fosse nessuno né il suo corpo avesse appena fatto il miglior sesso della sua vita, parlò a gran voce, cercando di farsi sentire.
    Solo un momento... sto arrivando.
    E lo sguardo rimase fisso verso l'alto. nient'altro. Il suo affare era ancora dentro di lei, lui che ancora la sporcava e si univa a quella ragazza con le loro lussuriose carni, eppure per lui non c'era, il suo sguardo la ignorava e anche le sue emozioni. Cos'avevano consumato in quel momento? Forse la loro carne, forse il loro rapporto, ma per il momento erano silenti, estranei, come se fossero su due piani diversi e l'unica cosa a tenerli legati era la lussuria. Interrompendo quel legame Seeu sarebbe scomparsa, esattamente come dal suo sguardo. Forse era una reazione spontanea, in realtà Kokujo non voleva che scomparisse, era una sfida, una sorta di invito a non farlo, di spingerlo ancora sul letto e di impedirgli di aprire quella porta, di ignorarla, di dimenticarla. Ma Seeu avrebbe accettato quella sfida?
     
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    Restò immobile per lunghi istanti. Piena di lui, piena di quel piacevole liquido bollente... piena del frutto di qualcosa che sarebbe stato meglio non ricevere affatto. Non si concesse nemmeno di venire. Lei non meritava di venire, la situazione non meritava che lei venisse e lui tanto meno meritava di sentirla godere un'ultima volta per lui. Poteva forse sembrare che Seeu avesse voluto perlomeno fargli un favore nel continuare nonostante tutto, nell'aiutarlo a liberarsi... Ma in realtà anche quella era una ripicca atta solo a umiliarlo. E lei come sentiva? Uno schifo, era certo.
    Rimase per lunghi istanti respirando con fatica, ma non in modo rumoroso, posata sul suo petto... E quando si alzò vide che la ignorava, che fissava il soffitto, che anche lui forse aveva trovato il tutto terribilmente... vuoto. No, forse vuoto non era la parola giusta, ma di sicuro era stato squallido, sbagliato, terribilmente frustrante. E non c'erano parole da dire, non c'era altro da sprecare. Lentamente Seeu si divise da lui tenendosi per sé il suo liquido caldo, Oeufcoque la seguì liberando gradualmente le mani di Kokujo per trasferirsi sulla sua carne, coprendola con una tuta metallica che le aderì perfettamente al corpo. Fredda come freddo sentiva in quel momento. Sentendo che era questo che pensava la ragazza, Oeufocoque tentò di scaldarla con un po' di energia... Era impossibile.
    Lo guardò un'ultima volta e si alzò, scendendo dal letto e passandosi nervosamente una mano sui riccioli biondi. Perché l'aveva fatto? Non lo sapeva. A cosa era servito? Non lo sapeva. Era stato tutto dannatamente sbagliato, questa era l'unica cosa che sapeva.
    Si diresse verso la finestra senza una parola, e da essa uscì come se fosse una porta qualsiasi. Una volta fuori prese un profondo sospiro e digitò poche parole sul cellulare: ''Eloy... Devo parlarti.''
    Da prima, quand'era stata ancora in parte in sé e dopo, quando quella voce estranea l'aveva riportata forzatamente alla realtà... Non aveva fatto altro che pensare ad Eloy. Alla sua faccia dispiaciuta e ferita, al sorriso e alla dolcezza che le aveva riservato senza che lei la meritasse.
    L'aveva usato per soddisfare il suo bisogno di calore... Di aggrapparsi disperatamente a qualcosa, continuando a farlo ancora e ancora... Ripetendo errori del passato, errori del presente... Non si lasciò neppure il tempo di pensare e premette invio. Non c'era niente da dire, non c'era nient'altro da fare: Avrebbe parlato con Eloy perché lui non si meritava che non lo facesse, e poi sarebbe sparita anche dalla sua vita... Perché era certa che non l'avrebbe perdonata, perché era certa di non meritare il suo perdono.

    Quando percorse i chilometri che la separavano dal suo albergo, miracolosamente non pianse. Parcheggiò, entrò in stanza, si staccò forzatamente da Oeufcoque, che sapeva fin troppo bene quanto avesse bisogno in quel momento di stare sola e come un automa si diresse in doccia... Luogo nel quale passò un'ora intera a lavare via tutto quello che l'era rimasto di lui.
    Stavolta basta. pensava. Stavolta basta. pregava... Ma nemmeno lei sapeva se sarebbe riuscita a far sì che quelle parole, quelle preghiere, diventassero realtà.
     
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    Sparì, andata via, forse per sempre, forse l'avrebbe rivista ancora, chissà cosa avrebbe fatto poi. Cosa aveva fatto prima? Cosa aveva fatto il giorno stesso? Perché non glielo aveva chiesto quando poteva? Perché si interessava a lei solo quando sentiva di poterla perdere per sempre? Maledizione, maledizione. Continuava a maledirsi da solo, e non riusciva a rassegnarsi, né alzarsi, l'uomo dietro la porta infatti crebbe fino alla fine di essere stato preso in giro. Kokujo gli aprì la porta vestito solo di un accappatoio, senza ringraziarlo o salutarlo, gli disse solo che aveva ricevuto la sua roba e non aveva idea di come il robot fosse stato distrutto. La firma fu una dimenticanza. Tornò subito dopo sul letto, profumava ancora di lei, e si strinse, si dimenò tra le coperte, ma non riuscì a versare nemmeno una lacrima. Quando l'avrebbe rivista?
     
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