Not With My Arrow

x Neko e Hina

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    La vendetta è un piatto che va servito freddo, ma non con un arco. Gli avevano portato via tutto quello che aveva conquistato, certo con l'inganno ma era pur sempre suo, e non gli avrebbe concesso il diritto di tenerselo senza sudare. Ma un potere del genere non lo apprezzava minimamente: un esperto di armi come lui che va in giro con un arco primitivo quanto obsoleto. Forse fortissimo, ma non sarebbe stato quello l'artefice della sua vendetta. Purtroppo nella fretta della fuga aveva lasciato buona parte del suo equipaggiamento a Kurayami, perduto a prescindere, quindi aveva bisogno di riprendere l'equipaggiamento necessario. E dove cercarlo se non in uno dei magazzini della Falange? Quella era stata la sua destinazione ultima, quasi istintivo, perché Londra fa schifo in fondo. Ora, uno dei magazzini meno forniti della Falange non era particolarmente difeso, dislocato in una posizione poco strategia e quindi di poca importanza. Non avrebbe trovato grandi oggetti o armamenti seri ma doveva puntare basso e accontentarsi, per un ex soldato come lui non sarebbe stato un problema infiltrarsi lì, differente invece era intrufolarsi in qualche magazzino serio. Sapeva che era un luogo abbastanza libero, dove molta gente entrava e usciva senza problemi. Doveva essere discreto, e lo sarebbe stato. Era vestito in maniera molto casuale e aveva coperto il tutto con una grossa giacca a vendo munita anche di un cappuccio tattico e un colletto molto alto che poteva coprirgli anche metà del volto. Misto alla benda che aveva sull'occhio, oramai recuperato ma comunque non adatto per farsi vedere in giro, era praticamente irriconoscibile. Il magazzino era composto da numerose e grosse porte sigillate, tanti scaffali stracolmi di armi, pieno di casse di munizioni, granate e diversi equipaggiamenti. Kokujo era posizionato nel corridoio principale, in mezzo a diversi scaffali, e con discrezione stava caricando le borse di armi e tutto ciò che poteva prendere in quel momento. Era veloce e meticoloso, con la giusta tempistica avrebbe evitato scontri inutili e tagliare la corda senza problemi. La luce non era particolarmente intensa il che rendeva la sua presenza ancora più evanescente.

    Edited by BOLSHAK VS DOOM - 14/7/2013, 17:10
     
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    Era ansiosa. Ansiosa per motivi che le sfuggivano, imbarazzata per il fatto di essere ansiosa e irritata per il fatto di essere così imbarazzata.
    Erano passate due settimane da quel loro incontro, e lei aveva passato sin troppo tempo a pensare a lui e a ciò che era successo, insieme a mille altre cose inutili e non.
    Aveva ricevuto ognuno dei 14 giorni passati, dei regali da parte sua. Cioccolatini o fiori che fossero, ogni giorno vi era allegato un messaggio diverso, canzoni, poesie, o semplici frasi, ognuna delle quali elogiava lei e la sua bellezza. N'era stata terribilmente imbarazzata..e irritata di conseguenza. Con se stessa, s'intende.
    Ogni volta in cui li aveva letti era arrossita e aveva dovuto subire le frecciatine affettuose di Oeufcoque. Persino in quel momento, mentre sfrecciava sulla sua ''bambina'' per raggiungere la Falange, era rossa in viso.
    Si erano detti che si sarebbero visti presto, e lei aveva pensato di anticipare quel ''presto'', facendogli una sorpresa (sperava fosse una bella sorpresa, perlomeno) andandolo a trovare a lavoro, dove certo non si aspettava di vederla. E poi sarebbe stato troppo sfacciato presentarsi a casa sua no? Non sapeva come ci si dovesse comportare in certi casi...
    Cavoli, si sentiva come una ragazzina in piena cotta adolescenziale! (E di certo il suo aspetto non tradiva quest'apparenza.)
    Si era persino vestita diversamente del solito, e seppur avesse cercato in tutti i modi di impedirsi di mettersi ''in tiro'', era finita con del trucco leggero sugli occhi che le intensificava di molto lo sguardo, un leggero lucidalabbra pesca, un vestitino che per i suoi standard era molto più ''ricercato'' del normale, dei tacchi alti 15 cm che non era per niente abituata ad usare (a dirla tutta, odiava davvero farlo) e persino dello smalto in tinta con il vestito sulle unghie (di mani e piedi per giunta!). E oh, dettaglio che molti vorrebbero conoscere ma che persino lei si imponeva di ignorare... Le mutandine caste e quasi infantili che era solita usare erano svanite, lasciando spazio a un intimo diverso che faceva pensare quasi che si aspettasse di... Ma ovviamente non era così, certo, era solamente un caso, un caso.
    Certo, non era ancora pronta per divenire l'icona mondiale della sensualità con quei fiori che sdrammatizzavano di molto la trasparenza della sottoveste, ma questo era per scelta, visto che ormai da anni evitava come la peste qualsiasi cosa che considerasse troppo ''volgare'' o (a suo dire) ''studiata apposta per eccitare gli uomini''.
    Piccoli ''off-trama'' a parte, arrivata alla Falange, si mise in contatto con uno degli agenti che l'ultima volta l'avevano vista con Eloy e domandò di lui. Probabilmente Eloy aveva spiegato che fossero amici o qualcosa del genere, perché subito gli indicarono dove si trovava in quel momento: uno dei magazzini della Falange, a circa un chilometro dal quartier generale. Conoscendolo, era probabile avesse detto loro che ''per lei c'era sempre'', e il pensiero la fece sorridere, fantasia o meno che fosse.
    Con la sua moto fu uno scherzo raggiungere il luogo, e certo non si faceva alcun problema a guidarla con una gonna minimale e dei trampoli addosso. Non lei.
    Parcheggiò davanti alla struttura e dopo aver riposto il casco e attivato il sistema di sicurezza, si avviò verso una delle entrate, dove trovò un agente che le chiese il cip d'identificazione. Le spiegò che era lì per il signor Eloy, ma in qualche modo l'uomo sembrò riconoscerla visto che non le fece ulteriori domande e la fece passare, domandandole se volesse venir scortata. Lei disse di no, ovviamente. Se qualcun altro avesse notato il suo strano comportamento le sarebbe probabilmente venuta voglia di prenderlo a pugni.
    Lui sarà dentro? chiese a se stessa.
    Giuro che se iniziano a tremarti le gambe riderò sotto i baffi per tutto il vostro incontro. si intrufolò un certo topo curioso.
    Lei sbuffò. Ricordami perché ti ho portato con me, stavolta.
    Perché l'altra mi hai quasi fatto morire di crepacuore, semplice.
    Lei si limitò a roteare gli occhi, mentre si avviava alla ricerca di Eloy. Le gambe non tremavano, ma certo si sentiva strana, imbarazzata nuovamente e ansiosa ancor di più. Inutile aggiungere ''irritata il doppio'', no?
    S'incamminò per una serie di scaffali che rendevano tutto molto cupo e buio. L'ala dove si trovava era poco illuminata, forse per via dell'ora. Notò che quel magazzino era abbastanza piccolo e poco utilizzato, probabilmente era uno dei meno importanti, e forse anche per quel motivo la luce non serviva a molto.
    Camminando, percepì dei rumori, quasi come se qualcuno stesse armeggiando con qualcosa, e si avviò in quella direzione convinta di trovare Eloy o un addetto al magazzino. Non seppe perché, ma istintivamente rallentò il passo e il ticchettio dei tacchi si fece meno udibile.
    Da lontano, procedendo, cominciò a distinguere una sagoma di spalle che, in mezzo a diversi scaffali, sembrava intenta al riempire delle borse.
    Si bloccò, la testa che sino a quel momento era rimasta tra le nuvole tornò sulla terra ferma di botto.
    Era decisamente lontana dalla figura, circa 20 metri e i suoi sensi non ne percepivano la presenza, ma certo i suoi occhi potevano vederla.
    Scusi? Che... sta facendo? domandò, quasi pacata.
    Che ne sapeva lei, magari gli agenti lì avevano un modo di vestirti diverso, o Eloy aveva cambiato stile o...
    Andiamo, quello non poteva essere un malintenzionato, e lei non stava per essere costretta a combattere con quel vestito e quei trampoli addosso... Vero? Vero?!
    Per una volta che era di buon umore!

    XD Se non va bene fatemelo sapere.


    Edited by =^Midori_no_Neko^= - 14/7/2013, 18:52
     
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    Concentrato com'era a selezionare le armi partendo dall'ordine alfabetico e finendo con la funzionalità dell'otturatore, non si rese conto che qualcuno si era piazzato dietro di lei, e con calma si era avvicinato fino a raggiungere una distanza ottimale per parlare. Sollevò il capo sorpreso, aveva fatto un errore di calcolo. Ma con la sua velocità poteva neutralizzarlo velocemente e tornare alle sue opere. Un pugno diretto allo stomaco a tradimento, ma prima doveva convincerlo. Si sollevò, pronto a sfoggiare la sua faccia da poker migliore, per poi girarsi di scatto ed entrare in contatto visivo con lei. Solo in quell'istante realizzò che quella voce metallica non gli era del tutto nuova.
    Tu...?
    Il mondo era troppo fottutamente piccolo. I suoi occhi si riempirono di sorpresa, sembrava intento a pensare a qualcosa da dire, come se il momento stesse per culminare nel climax drammatico con qualche battuta inaspettata o frase decisamente prevedibile. Quello che segue però dimostra il contrario.
    Ho da fare ora, levati.
    Considerandola ancor meno problematica di un vero agente qualsiasi, la ignorò completamente e tornò a darsi da fare con le armi. Figurarsi se ora aveva tempo da perdere con dei battibecchi con Seeu, nossignore, aveva di meglio da fare. Si voltò un attimo con l'occhio buono come se volesse aggiungere altro, ma l'unica cosa che fece fu scacciarla con la mano come si fa con gli animali.
    Sciò.
     
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    Era andato tutto troppo bene per essere vero. Due settimane in cui bene o male se l'era cavata senza fratturarsi qualcosa, senza arrabbiarsi troppo per futili motivi e, soprattutto, con qualcosa di bello a cui pensare, per una volta...
    Era ovvio non potesse continuare no? Era ovvio... No, frena, frena, frena, STOOOP! Non c'era nessun avvenimento sconvolgente, non c'era niente che le dovesse interessare, il suo cuore sembrava voler uscirle dal petto? Dalla gola? Bene. Era l'unica dannatissima reazione irrazionale che si sarebbe lasciata sfuggire davanti a lui. Era l'unico barlume di sconvolgimento che si sarebbe concessa.
    La sua espressione da prima semplicemente curiosa, poi sorpresa, si fece di colpo serissima, anzi, glaciale. Le labbra strette in una succosa linea retta color pesca, i suoi occhi che ''lampeggiavano'', passando da un colore all'altro senza sapere a quale delle sue sensazioni dar la precedenza... Non era una cosa che avrebbe lasciato che lui vedesse.
    Si voltò subito, ignorandolo totalmente. Quasi volesse immediatamente seguire il suo ordine. Invece si bloccò, sforzandosi di dimenticare... Dimenticare la sorpresa che dagli occhi di Kokujo si era riflessa nei suoi, quell'attimo di silenzio, così come il suo cuore che per quell'istante aveva quasi perso un colpo, mentre attendeva chissà quali parole, chissà quale frase, chissà...cosa?
    Era rimasta a fissarlo per troppo, imbambolata, sorpresa, si... Ma poi l'attesa era finita. Grazie al cielo lui aveva parlato, e per fortuna era il solito irritante stronzo che tanto la faceva incazzare e che le aveva, con un'unica frase, ricordato tutto...tutto.
    Aveva fatto una promessa no? Una promessa. Per lasciarselo alle spalle, lui e quei sentimenti autodistruttivi, insensati e masochistici che certo non desiderava.
    Non c'era niente, niente che andasse male nell'averlo rincontrato. Perché lui non era nessuno, lui non era mai esistito, non era forse così?

    Nonostante le buone intenzioni le ci vollero diversi secondi di respiro lento e occhi chiusi per riprendersi e calmarsi, almeno apparentemente.

    See- Sto benissimo, Oeufcoque. E quasi non si notava che mentiva.

    Un estraneo... Che avrebbe fatto se fosse stato un estraneo, a parte picchiarlo a morte?
    Quasi meccanicamente, si portò la mano al polso dove stava il suo cellulare e digitò un numero.
    Pronto? Qui è Quartier Generale la Falange, mi dica. risuonò chiara e forte (grazie al vivavoce) la voce robotica del centralino computerizzato della stazione di polizia, il tutto mentre lei dava le spalle a Kokujo ignorandolo, e mentre lui pretendeva di ignorare lei.
    Salve, vorrei informarvi che-
    STOOOP! Millesimi di secondo per bloccarla o agire di conseguenza per il nostro caro Kokujo... Cosa avrebbe fatto? Ma più di questo... Cosa sperava di fare Seeu?
     
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    Fulminea, come un occhiata o un battito cardiaco, come la fitta che ti sale in corpo quando senti chiaramente il dolore sulla pelle. Una sensazione che ogni guerriero conosce. La freccia aveva portato via il cellulare dall'orecchio di Seeu, facendolo a pezzi con precisione millimetrica, al punto che lei non subì nemmeno il più piccolo taglio ma il cellulare finì in frantumi. La sua mira non era peggiorata di un pelo. Avrebbe preferito non mostrarle il suo nuovo aspetto ma a giudicare dalla situazione sembrava intenzionata a non farlo passare liscio come se nulla fosse. Girandosi l'avrebbe trovato col suo arco oscuro intorno al braccio, ancora in posizione dopo aver appena scoccato la freccia. A gambe larghe e con sguardo fiero, solamente dopo aver attirato nuovamente l'attenzione di lei si sarebbe mosso, togliendosi il cappuccio dalla testa.
    Ho detto che dovevi andartene... non che dovevi infastidirmi.
    L'arco tornò nella sua carne in maniera non molto rumorosa ma nemmeno fluida, aveva imparato a controllare il suo potere ma gli faceva ancora strano. Tornò a terra pronto a richiudere le borse, era il caso di darsela a gambe il prima possibile, ma non voleva lasciarla andare così come se nulla fosse. Mentre sistemava a dovere le armi, senza guardarla, riprese a parlare.
    Si, mi ricordo quello che ci siamo detti l'ultima volta, ma io non sono uno coerente, non lo sono mai stato. Bhe anche se non ti interessa te lo dico lo stesso: è finita. Tutto quello che avevo è scomparso. La chiamata che ho ricevuto l'ultima volta mi è costata un braccio... di nuovo, e tutto quello che avevo conquistato. Madara, la Lega, tutto perduto, per lasciare spazio ai quei fricchettoni della Umbrella. Però li ringrazio, mi hanno ridato il braccio... e anche con gli interessi.
    A quel punto, dopo essersi alzato e aver caricato la borsa sulle spalle, si rivoltò verso di lei e scoprì l'occhio nascosto dalla benda, mostrandone l'esistenza di uno nuovo, anche se dalle fattezze assai poco normali. Sapeva che non le interessava, ma doveva pur giustificare il motivo per cui era lì, altrimenti sembrava che l'aveva cercata. E non sia mai.
    Prendo le armi, torno a Kurayami e li ammazzo tutti. Anche a costo di farmi ammazzare, non mi frega, e stavolta sul serio perché l'ultima ci sono andati fin troppo vicini. Quindi fai la brava e stai a cuccia. E ti si adduce perché da quello che vedo ora sei addomesticata. Prima eri una gatta randagia, di strada si ma avevi la tua autonomia, non ti vendevi di certo. Ora vai in giro con un collare carino, con la faccia pulita e i tacchi per farti uccidere meglio mentre schivi goffamente. Da quando abbiamo lasciato Kurayami io sono quasi morto, ma anche tu ci sei andata molto vicina... tsk.
    Questo invece non sembrava una scusa, lo pensava davvero. Rivederla i nquello stato lo... disgustava. Aveva apprezzato la sua figura di guerriera, decisa a sopravvivere fino alla fine, lottando contro tutto e tutti. E ora che aveva trovato una cuccia calda andava già in giro come una signora di alta borghesia. Davvero un finale ironico: lui prima aveva tutto e lei niente, adesso lei aveva trovato un rifugio sicuro e il cane randagio era lui. Avrebbe fatto meglio a dimenticare. Consapevole che Seeu non aveva né la voglia né la volontà di attaccarlo, sistemò le borse sulle spalle e, dandole le spalle, si mosse verso l'uscita con molta meno discrezione del solito.
     
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    Seeu ritrasse la mano quasi avesse scottato, sussultando leggermente.
    Aveva sentito il colpo partire ma non si era mossa. Forse perché qualcosa le diceva, anzi, assicurava che quel colpo non fosse diretto a lei e muovendosi avrebbe fatto in tempo solo a prenderselo in pieno, o forse semplicemente perché era folle... Non importava.
    Con occhi sgranati guardò la.. freccia (?) insieme ai resti del suo cellulare, prima di voltarsi con l'espressione non più glaciale ma anzi, infuocata.
    Le labbra erano ancora serrate, ma si schiusero appena quando i suoi occhi si posarono su Kokujo e il suo braccio.
    Che cos'era quello? Che ci faceva con un aggeggio simile un collezionista di armi come lui? Persino lei sapeva che gli archi fossero cose da Medioevo, quindi... E dove cavolo era il suo esercito di irritanti marionette? Accidenti, la vera domanda era: perché le interessava?
    Distolse lo sguardo da lui, mordendosi il labbro inferiore con fare stizzito.
    Pensava davvero l'avrebbe lasciata fare? Ovviamente no. E allora perché diamine l'aveva fatto?
    Perché sono un'idiota.
    Questa è un'ottima considerazione.
    Oefucoque, in quel momento mero braccialetto di metallo, sapeva bene a cosa stesse pensando. Troppe cose, troppo velocemente.
    E certo non migliorarono poco dopo, quando tornò a guardare Kokujo per ciò che stava dicendo, con la fronte via via più corrucciata.
    Di cosa... stava parlando? Cos'era tutto quello? La lega, Madara, l'Umbrella... Chi era Madara, cosa c'entrava l'Umbrella... E poi cominciò a capire.
    Il nome dell'ex Campione, il governo appena finito, la Lega, l'Umbrella... Si, tutte cose che poteva conoscere, ma lui.. lui cosa c'entrava? Lentamente il suo cervello elaborò, riunendo ricordi, collegandoli...
    ''Forse io gioco a fare il Dio, ma c'è una persona, molto più forte di me, che non gioca a fare Dio, lui E' il Dio che gli uomini hanno forgiato con le loro stesse mani. Ed è per questo che io ho scelto lui, perché assieme a quest'uomo posso fare grandi cose, assieme...''
    Il loro primo incontro, le sue parole... Sapeva così poco di lui... eppure gli era rimasto tutto così impresso. Tutto di lui... ogni cosa. Così dannatamente in profondità da rivederlo persino nei propri incubi.
    Il suo viso si fece sempre più sorpreso e le sue labbra si schiusero persino quando lui levò la benda e le mostrò i suoi occhi, entrambi, l'uno umano e l'altro... Cos'era quell'oppressione al petto che sentiva chiedendosi cosa avesse passato? Perché quel masso cresceva mente lui continuava a parlare... di morte, di vendetta... Arrivò persino a insultarla e lei non fece altro che rimanere lì, a fissarlo con quell'espressione stupida in faccia, incapace di parlare.
    Cuore smettila di battere così forte, gambe muovetevi, cervello reagisci... Non aveva neppure la coscienza per pensare questo, perché il suo cervello stava vagando in troppe direzioni come impazzito e persino Oeufcoque, non si sentiva di interromperlo.

    Quando Kokujo ebbe finito di parlare, la sua espressione idiota era sparita, lasciando spazio all'ombra.
    La sua testa si era abbassata, i suo occhi erano nascosti sotto i capelli, le sue labbra serrate nuovamente in una linea dura, e i pugni stretti contro i fianchi tremavano. Una bomba pronta ad esplodere, era il modo giusto per descriverla.
    Farsi ammazzare? Vendetta? Non c'era modo che lo lasciasse morire, non c'era modo che non le importasse se lui usciva da quella porta per andare a sfidare un esercito... E a quanto pare non c'era modo di scegliere la strada più facile, non c'era modo di non ferirsi, di non inseguire il dolore...
    Aveva mentito. Voleva fermarlo.
    E tu... L'inizio dell'esplosione fu scandito da un flebile sussurrò metallico. Cosa mi dici di te... eh? La sua voce era un lento crescendo... Cosa mi dici deL COGLIONE CHE VUOLE ANDARE A FARSI AMMAZZARE PER QUALCOSA DI STUPIDO COME LA VENDETTA, EH?! TI CREDI MIGLIORE DI QUESTA GATTA ''ADDOMESTICATA'' CHE VA IN GIRO INDOSSANDO DEGLI STUPIDI TACCHI?! PROPRIO TU! TU CHE STAI ANDANDO A SFIDARE UN FOTTUTO ESERCITO DA SOLO?!? SENZA IL TUO, DI ESERCITO, NON SEI PIU' INVINCIBILE, LO SAI?! E SAI A COSA SERVONO QUESTI COSI? LO SAI?! Mentre parlava, tremava, sbraitava, riversava fuori la sua rabbia...piegò una gamba e prese una della sue scarpe. SERVONO A QUESTO! La scarpa venne permeata d'energia pura. Non sapeva se fosse possibile utilizzare quella tecnica anche con una scarpa, ma non le importava in quel momento. Tutto ciò che contava era.. A fermarti... Lanciò la scarpa con tutta la forza che aveva, aumentata persino visto il suo stato d'animo, e il tacco a spillo che portava si rivelò essere internamente di metallo, estremamente acuminato, tanto che sfrecciò proprio davanti a Kokujo prima che muovesse un altro passo, andando a conficcarsi nella parete al suo fianco.
    Se si fosse voltato a guardarla l'avrebbe vista sconvolta: visibilmente ansante, con le gote rosse e gli occhi ardenti di rabbia che parevano volessero penetrarlo semplicemente fissandolo. E ''oh già'', l'altra scarpa era già pronta a venir lanciata nuovamente contro di lui e i suoi piedi erano rimasti protetti solamente dalle autoreggenti bianche che portava.
    Sembrava volergli dire che se si fosse voltato di nuovo, non avrebbe avuto la minima esitazione a piantargli quella sorta di pugnale direttamente nella schiena.
    Un sorrisetto abbastanza malato le si dipinse sul viso, era decisamente poco da lei. Anch'io ricordo bene cosa ci siamo detti l'ultima volta, e ricordo in particolare una frase che mi permetto di rivisitare e dedicarti: Se non ti ammazzo io non lo farà nessun altro!
    Tornò lentamente eretta. Per l'impeto si era protesa con gran parte del corpo verso di lui, per tutto il tempo.
    Il suo petto faceva ancora su e giù lentamente, non c'era modo che quella sembrasse una comune ''gatta addomesticata'', era decisamente ancora la ''gattaccia selvatica'' che lui aveva conosciuto. Ed era incoerente, proprio come affermava di esserlo lui.
    Tsk. Mi fai così incazzare... sibilò mentre con la scarpa sempre pronta al lancio camminava verso di lui. Cosa farai una volta lì eh? Chi è quello addomesticato eh?! Ti stai dirigendo al macello solo perché improvvisamente sei tutto solo? Per vendetta? Per vendicare quel ''Madara''? In questo momento non sei forse molto più simile a un cane fedele?! E allora in che modo... in che modo io sarei quella che rischia di crepare?! In che modo io sarei la bambina ingenua eh?!
    Neppure lei sapeva cosa le prendesse, cosa dicesse, cosa volesse...
    Non sapeva neppure perché, dannazione, si dirigesse verso di lui!
    Era per quella dannata sensazione... Per quelle dannate emozioni... che era fuggita da lui.
    Perché mi hai raccontato tutto questo? Volevi questo? Volevi che ti fermassi? pensò con amarezza, senza riuscire a pronunciarlo.
    Aveva così tanta voglia di dargli un pugno, ma anche... Solo il pugno, di certo solo il pugno.
     
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    Quando iniziò a gridare non la degnò di molta attenzione, era quello che le poteva venire meglio a quel punto, non si aspettava assolutamente nulla e quindi non si voltò nemmeno per un istante, almeno finché la scarpa non sfrecciò di fianco a lui lasciandolo interdetto. Si bloccò, quasi pietrificato. Non era la scarpa volante a sorprenderlo, quanta più l'energia che Seeu ci aveva messo dentro. Ora aveva la sua attenzione, e quando si voltò la trovò come una moglie arrabbiata, dopo aver appena scoperto il tradimento, pronta a scaraventarti addosso tutta l'argenteria, il set di piatti e se avesse potuto anche le mattonelle del bagno. Kokujo si concesse un sorriso ironico mentre lei parlava, distogliendo lo sguardo e portandolo in alto, stava aspettando un momento buono per interromperla ma a quanto pare anche lei aveva qualcosa da dire. Si avvicinò a lui, finché non raggiunse il culmine delle sue parole: Kokujo a quel punto la afferrò di forza con la mano destra, stringendo il suo vestito a partire dal petto, tirandola verso di sé con rabbia. La sua espressione cambiò e adesso anche lui era bello arrabbiato.
    E quando mai ho negato di essere un cane fedele?! Ho dedicato la mia esistenza al mio Campione e non me ne vergogno affatto. E preferisco combattere piuttosto che rimanere qui a mettermi ghirlande e vestitini come te. Sai in guerra chi sono i primi che muoiono? I reali, rintanati nelle loro belle ville, sopraffatti dal popolo in cerca di un rifugio, o dalle bombe sganciate dai nemici nei punti caldi del paese. Quindi si Madama Gatta domestica, sei ancora tu quella che creperebbe come un'idiota al posto mio.
    La liberò di peso, spingendola via e sistemandosi la borsa sulla spalla destra che stava per cadere. Decisamente troppo melodrammatici, entrambi.
    Vuoi davvero renderti utile? Levati quello schifo di dosso e dammi una mano ad ammazzare quei bastardi. Poi potremmo parlare di chi uccide chi.
    E dopo quelle parole sapeva di poterle dare di nuovo le spalle senza rischiare di essere impalato. Avrebbe dovuto avere coraggio da vendere per colpirlo alle spalle dopo quello che le aveva detto. L'aveva praticamente considerata un suo pari, anzi indirettamente aveva invocato il suo aiuto, a lei, segno che realmente non gli era rimasto nessuno, se addirittura era arrivato ad appellarsi a lei per la sua vendetta. Questo avrebbe dovuto farle capire quanto profonda era la sua disperazione in quel momento.
     
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    Stava per tirargli un pugno ma non lo fece, non lo fece o non fece in tempo a farlo, perché Kokujo la afferrò per il vestito e la sua mano rimase a mezz'aria un secondo, prima che la portasse a stringere i polsi del ragazzo insieme all'altra, guardandolo fisso negli occhi con espressione furente, ma senza parlare, ascoltando cosa avesse da dire.
    Ascoltandolo dovette chiederselo: che diamine ne sapeva lui del perché avesse quel vestito? E perché diamine continuava a parlare di lei come se improvvisamente fosse diventata una viziata mantenuta? Pensava che solo perché per una volta aveva indossato un vestito diverso dal solito abbigliamento che lui considerava ''empio trattato di mancata eleganza'', allora non era più lei?
    Lasciò che la lasciasse di peso, impedendosi di cadere con un passo indietro, i pugni stretti ancora per la rabbia, ma il tremore leggermente diminuito.
    Continuava a ripetersi che doveva calmarsi, e Oeufcoque che nel frattempo nella sua testa le stava elencando le ''regole'' lette nello stupido libro ''contro la rabbia'' che le aveva regalato, la stava in qualche modo aiutando. Ringraziò il cielo di non essere sola, almeno quel giorno.
    Sei sempre il solito idiota. Spari sentenze innalzandoti a ''so tutto io'' senza sapere mai un cazzo. Questo vestito non mi rende una regina, ho combattuto sin troppo nella mia vita, e di certo continuerò a farlo, per questo se permetti ho tutto il diritto di...
    Si si, stava per sparare un altro dei suoi sproloqui incoerenti e fin troppo ''emotivi'', ma sentendo ciò che Kokujo disse si bloccò di colpo, guardandolo inizialmente come se fosse impazzito.
    Poi comprese.
    L'espressione si fece seria, l'atteggiamento cambiò, la rabbia finì in un angolino recondito di lei... O perlomeno, rimase ma non certo diretta a lui.
    Chiedeva ... il suo aiuto? Lui...chiedeva...
    Non c'era molto da dire. Immediatamente da ''ragazzina in piena crisi isterica'' passò a ''quella Seeu versione seria che si vede decisamente raramente''.
    Bene. Scuserai se al momento non ho un cambio con me, dovrai sopportare ancora un po' questa visuale fastidiosa. Ora... comincia con il parlarmi di questi qui. Chi sono, quanti sono e soprattutto... Che diavolo di fine ha fatto il tuo negozio di armi si può sapere?! Invece che venire qui a rubare potevi andare a rifornirti lì, ti pare? Se sai infilarti in un posto simile senza farti beccare allora puoi diventare invisibile in una città in cui ti danno la caccia e... UFF. Sbuffò sonoramente, interrompendosi. Stava di nuovo riprendendo il sopravvento l'irritazione... e.. altre sensazioni, di cui non capiva il senso.
    Gli passò davanti, voltandosi e sbarrandogli la strada col corpo, posandogli entrambi i palmi sulle spalle, quasi fosse una pacca ''affettuosa'', ma ovviamente non lo era, voleva solo bloccarlo e riprendersi. Lascia perdere. Ennesimo sospiro. Innanzitutto posa le armi. Se proprio sei diventato uno squattrinato, oltre il resto, gli equipaggiamenti te li compro io. Di certo non posso lasciare che rubi qualcosa in casa di... Eloy, Eloy... Ok, non era il momento di pensarci, non era il momento di pensare alla sorpresa saltata, a ciò che aveva lei in testa, alla confusione e quant'altro lo sapeva, ma... Ma certo non poteva lasciare, come se non bastasse, che Kokujo lo derubasse, sarebbe assolutamente... Scorretto, ecco. O ben peggio di questo ma, come già detto, non era il caso per lei di pensarci.
    In ogni caso, racconta dal principio.
    Così... disponibile? Così... Così... Insomma, pareva quasi fossero amici di vecchia data, cosa che certo non era.
    Chi diavolo era quella, e cosa ne aveva fatto di Seeu?
     
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    Kokujo rimase... stupito. Forse non rende abbastanza l'idea ma a giudicare dal fatto che non disse nulla né la fermò quando gli tolse la refurtiva, rimanendo con una faccia sorpresa da ebete per tutto il tempo, diceva già tutto al riguardo. Scosse un attimo il capo, poi strattonò via una spalla, la seconda borsa la tolse da solo senza darle troppi pensieri, quasi a voler fare lo scontroso ma non gli riuscì molto bene.
    Quale squattrinato? Quando fai cadere un governo distruggi tutto, il mio bel negozio è bello che andato. Sono dovuto scappare da Kurayami, figurati se ho il tempo di prendere delle armi.
    Aveva posato le borse ma non aveva intenzione di rinunciarvi, nossignore. Ma la accontentò, raccontandole la situazione.
    Il capo della Umbrella, Wesker, era uno dei sottoposti di Madara ma cospirava in segreto contro di lui. Ha fondato una casa farmaceutica e ora è famosa quanto la Cyphercorp, ha preso il potere in mano e ha creato "Kerrigan", qualcosa di sicuramente migliore di me. Faccio scappare Madara, mi strappano via il braccio, gli frego una fiala che poi mi ridà il braccio, scappo ed eccomi qui. Non c'è altro da sapere.
    Sunto del sugo del riassunto, ma sicuramente rendeva chiaramente l'idea.
    Non ho idea di quanti sono, quelli pericolosi saranno neanche un pugno di uomini ma sono tanti, e nello sgabuzzino hanno dei mostri da far accapponare la pelle, Cernobyl a confronto sembra un parco dei divertimenti. Quindi il problema non è "quanti siamo" ma quanto bene siamo messi. Se prendi almeno un'altra borsa e mi dai una mano, possiamo far saltare quel posto in mille pezzi e far uscire i pezzi grossi. Lì ci penso io, con questo nuovo braccio posso ucciderli tutti. ma sappi che non ce ne andiamo senza le armi.
    Afferrò una delle borse e la porse verso Seeu. Era parecchio pesante, la sua mano tremava nel doverla trasportare.
    Allora? Ci stai o no?
    Per una volta, forse l'unica da quando si conoscevano, il suo sguardo era sincero e amichevole. Oddio non proprio amichevole, ma non era nemmeno scontroso, né ironico, né troppo serio. Stava parlando ad un'amica, non ad un'avversaria.
     
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    Lo ascoltò attentamente, allontanandosi di un passo per guardarlo in faccia (e per riuscire a pensare, visto che certo anche solo toccarlo non l'aiutava a farlo).
    L'Umbrella... E pensare che da poco era stata all'expo organizzata da loro, e cosa aveva pensato? ''Non è oro ciò che luccica''. Bé, di certo non aveva avuto torto, ma del resto neppure il ''Campione'' l'era mai piaciuto.
    Non lo interruppe, neppure una volta, limitandosi ad annuire di tanto in tanto, evitando di consolarlo come avrebbe invece voluto fare, ancora spaesata al pensiero di ciò che gli era successo, delle cose di lui che non sapeva... e delle emozioni che queste consapevolezze le procuravano.
    Poi però arrivò la parte sulle armi e la sua espressione da prima semplicemente attenta si fece nuovamente seria. Anzi, era più giusto dire gli stesse lanciando letteralmente ''un'occhiataccia''.
    No. fu inizialmente la sua risposta secca, che fece quasi pensare fosse semplicemente ''no, non sono interessata'' o ancora peggio ''no, non intendo aiutarti''.
    Poi però parlò di nuovo. Da quello che ho capito questi tizi non scapperanno di certo, giusto? Ciò vuol dire che abbiamo tutto il tempo per procurarci l'equipaggiamento in diverso modo. Afferrò la borsa che lui le porse mentre parlava, solo per tentare di togliergliela di mano e posarla a terra. Per cui ti aiuterò, ma queste restano dove sono.
    Il suo sguardo determinato mentre stringeva la borsa diceva chiaro che non ammettesse repliche, ma non era del tutto scontrosa.
    Semplicemente l'era difficile esserlo quando Kokujo la stava trattando in modo così... diverso.
    Inoltre non sono certa che tu possa batterli con quel.. coso. Puoi provarlo? riuscì in ogni caso ad aggiungere, e sembrò un tantino più provocatoria e sarcastica di quanto non volesse, sebbene in realtà fosse semplicemente preoccupata per lui.
     
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    Al primo no di Seeu Kokujo saltò subito sull'attenti e il suo sguardo si fece severo. Quando realizzò che Seeu era decisa a non fargli portare via le armi si arrese. Era stato stupido a pensare che potesse essere interessata ad aiutarlo senza troppi compromessi. Perché diavolo le stavano così tanto a cuore quelle armi ora? Ce n'erano magazzini interi, sicuramente potevano farne a meno e non c'era nulla di realmente tecnologico. che ci fosse qualche... legame affettivo in mezzo? Non volle pensarci, non volle proprio pensare. Lasciò il borsone a terra e afferrò una delle sue fidate pistole da sotto la giacca, puntandola contro di lei.
    No, hai ragione, quell'arco non è all'altezza. Ma queste pistole sono sempre state al mio fianco, e hanno sempre ucciso il loro obbiettivo. Sempre. Non ti ammazzerò, sai che non lo farò. Due sulle spalle, due sulle ginocchia e una su un rene. hai resistito a peggio, ma almeno non ti avrò tra i piedi se ti venisse la malsana idea di corrermi dietro durante la fuga. Andrò via con le armi, le preferisco ad andare via con te.
    Particolarmente duro, forse più del previsto, sembrava proprio che Seeu avesse risvegliato un minimo d'ira nel suo cuore. Di fronte alla possibilità di collaborare non si era fidata di lui e non gli aveva concesso il permesso di portare quelle armi. Non se ne faceva nulla di un'alleanza a senso unico del genere. Esplose la pallottola verso il primo dei punti indicati, senza pensarci due volte.
     
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    Quella mattina era troppo distratto, pensava e ripensava a Seeu, strano come si sentisse attratto da lei che di solito preferiva donne molto più formose e provocanti. Non che Seeu non fosse provocante, ma in effetti lei aveva un fascino completamente differente dalle sellerone che di solito facevano sbavare gli uomini. Sembrava così piccina e indifesa e invece aveva dentro di sé una forza d'animo spaventosa. Ai suoi occhi era una gran donna e non voleva di certo farsela sfuggire. L'aveva praticamente tormentata con cioccolatini e fiori, voleva assolutamente farle capire che assieme a lei era stata benissimo, e che aveva voglia di rivederla. Peccato che il suo lavoro gli dava poco tempo per viaggiare e andarla a trovare. Ma di sicuro quando avrebbe avuto dei giorni liberi era la prima cosa che avrebbe fatto. Doveva fare un controllo su della merce che era arrivata quella mattina, doveva recarsi nel magazzino minore dove i corrieri avevano lasciato tutto. Un lavoro semplice e di routine ma doveva controllare lui dato che il responsabile non c'era. Casualmente Eloy dimenticò un documento importante per il ritiro e dovette tornare indietro alla sede centrale. E quel suo tragitto di ritorno sembrò più lungo del solito
    Non poteva di certo immaginare quello che stava succedendo nel magazzino, quando tornò, sentì delle voci provenire da alcuni corridoi. Sentì la voce di Seeu e quella di un'altro uomo che non riconobbe. Inizialmente pensò di aver sentito male, scuotendo la testa pensò che aveva fatto troppi film mentali su quella ragazza se sentiva persino la sua voce. Il fenomeno però si ripetè, e capì che non era una allucinazione.
    Sentì Seeu dire a qualcuno che la roba sarebbe rimasta dove era, e l'altro che rispose con delle minacce, scattò subito alla massima velocità, e vide un uomo puntare una pistola contro Seeu e sparare. La pallottola rallentò sempre più fermandosi proprio di fronte alla spalla della ragazza, fluttuando per aria. Eloy si fece avanti e raccolse il proiettile con le dita, guardando molto male l'uomo di fronte a Seeu.
    Ci rincontriamo in modo strano eh? disse a Seeu, senza mai staccare gli occhi dal misterioso tizio armato. Era doppiamente sorpreso, non si aspettava di ritrovare Seeu in magazzino, ma un potenziale ladro fermato da lei era la fantasia meno plausibile che avrebbe potuto fare.
    Notò che l'uomo aveva uno zaino straboccante di armi, ovviamente le armi prese da quel magazzino. Non attese oltre, usando i suoi poteri fece restringere la canna della pistola che stava impugnando il ragazzo, in modo che non potesse più usarla. Subito dopo fece saettare le armi che circondavano il ragazzo, su di lui, fondendosi attorno a lui per legarli gambe e braccia in modo che non potesse più muoversi o scappare. Anche se avesse cercato di fuggire si sarebbe ritrovato circondato da armi fluttuanti, e in qualsiasi direzione fosse andato, le armi si sarebbero fusi addosso al suo corpo.
    Hai idea in che razza di casino ti sei ficcato? iniziò irritato.
    Ti conviene subito dirmi chi diavolo sei, e cosa hai intenzione di fare. Non era un avviso ma una minaccia. La sua preferita perché di solito si rifiutano tutti di rispondere e poi lui poteva divertirsi un pochino.

    Edited by hinachan83 - 17/7/2013, 16:47
     
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    Seeu sgranò gli occhi, indietreggiando istintivamente di un passo e guardando prima la canna della pistola poi lui.
    Perché lo stava facendo?
    Più parlava e più la sua espressione mutava, tornando a essere furiosa, ma di una furia trattenuta e fredda, priva dell'isterismo che poco prima aveva avuto modo di sfogare.
    Cosa si pensava? Era sempre così che andava con lui in fondo... Si lasciava per un attimo convincere di essere vagamente importante per lui e subito, puntualmente, quell'illusione svaniva.
    L'aveva già fatto una volta di troppo no?
    Pensava forse sarebbe rimasta lì, imbambolata, a lasciare che la usasse come tirassegno? Si sbagliava di grosso.
    Le labbra serrate e gli occhi rossi, colmi d'odio, che si fissarono nei suoi.
    Era troppo vicino.. E Seeu stava per muovere un braccio per colpirgli la mano e portarla fuori bersaglio, quando la pallottola partì.
    Se il proiettile avesse continuato il suo tragitto l'avrebbe presa esternamente, levando via meno di un centimetro di carne dalla sua spalla... ma invece non la raggiunse mai.
    Sgranò gli occhi, abbassando lo sguardo e fissando la pallottola fluttuare in aria.
    C'era solo una persona che... E infatti eccola, la sua voce.
    Alzò lo sguardo, levando la mano da Kokujo e indietreggiando.
    Guardo Kokujo un secondo con un'espressione indecifrabile in viso, poi rivolse a Eloy un lievissimo sorriso, triste.
    Era come se quell'occhiata dovesse essere l'ultima, e da quel momento infatti non lo guardò più, fissando il terreno.
    Si sentiva totalmente al sicuro con Eloy a proteggerla... Ed era una sensazione davvero strana e così poco... da lei. Ma la verità era che non aveva alcuna voglia di combattere Kokujo, come non voleva che lo facesse Eloy.
    Come se non fossi mai esistito...
    Già. Volevo vederti e sono venuta a cercarti, mi avevano detto che eri qui ma invece ho trovato...lui. Alzò lo sguardo verso Eloy, facendo per rispondergli al posto di Kokujo. E' solo un povero disperato. Spiegò, senza mentire, vista la situazione. Ci teneva tanto ad andarsene con queste armi e... bé, penso che ora se le sia legate strette eh?
    Una battuta? Eppure il suo sguardo quando ricadde nuovamente su Kokujo e lo vide in quella situazione era tutt'altro che sorridente.
    Se potessi... Dargli ciò che vuole e lasciarlo andare, pagherei io le armi danneggiate così come quelle che prenderà. In fondo non ha ancora commesso alcun crimine per il momento. Se ha tentato di colpirmi aveva i suoi motivi...
    Cosa... stava dicendo? Perché voleva aiutarlo nonostante tutto? Perché mentiva per lui?
    Semplice.
    ''Prenditi le armi a cui tieni tanto e vattene.'' dicevano i suoi occhi quando guardarono di nuovo Kokujo e se avessero potuto dire altro... Bé, era decisamente meglio non potessero.
    Guardò Eloy.. Sentiva di volersi stringere a lui e piangere tutte le lacrime che aveva e ciò la fece terribilmente incazzare.
    I suoi occhi non nascondevano molto bene l'insieme di sentimenti contrastanti che le infestavano la mente.
    Non dovete combattere per forza.
    Eloy o Kokujo, per quale dei due si preoccupava? Non lo sapeva neppure lei.

    Seeu...
    Non è niente, Oeufcoque.

    La domanda in tutto ciò era... Come avrebbe preso Kokujo, l'essere - almeno in apparenza - compatito da Seeu?

    Edited by =^Midori_no_Neko^= - 17/7/2013, 19:31
     
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    Realizzò che aveva nuovamente risvegliato l'ira di Seeu, finalmente qualcosa di familiare. Prima il ricco e ridicolo barboncino di casa, poi il fedele cane da pastore pronto a seguirti in capo al mondo. Non le si confaceva affatto, e di fronte alla sua espressione furiosa era quasi pronto a ricambiare con un sorriso, ma il proiettile si fermò, senza lasciargli il tempo di decretare la partenza. Kokujo inarcò un sopracciglio e la sua perplessità aumentò esponenzialmente quando vide il biondino avvicinarsi alla pallottola e toglierla di mezzo come una mosca fastidiosa.
    Tsk, niente di speciale. Pensò tra sé, era un trucchetto da quattro soldi e quel tizio se la tirava già un casino, sarebbe stato capace d ifargli abbassare la cresta e istintivamente puntò la pistola contro di lui, rendendosi conto solo in quell'istante che la canna era piegata, impedendo qualsiasi tipo di attacco. prima che potesse porsi qualsiasi tipo di domanda, tutte le armi che portava addosso si sciolsero e lo abbracciarono, chiudendolo in una morsa fredda e decisamente strana. Adesso si che era sorpreso.
    Ok, questo si che è sgravo. Di nuovo pensò a denti stretti e spezzò suo malgrado una lancia in favore dell'ultimo arrivato. La situazione non era del tutto buona ma ciò che davvero gli fece capire di essere caduto a pezzi fu la commiserazione di Seeu. Trattenne a stento l'ira ma dovette calmarsi. Aveva realizzato che la ragazza in qualche modo l'aveva difeso, non lasciando capire all'altro uomo che si conoscessero, un pò come se questa verità fosse stata scomoda alla luce dei fatti. Non sapeva darsi una spiegazione, ma per ora non importava. Chinò il capo, sbuffando, per poi tirare fuori il suo sorriso sfrontato più grottesco che aveva a disposizione. Darla vinta a quella bastarda e al suo cane da guardia? Giammai, serviva molto di più per buttare a terra uno come Kokujo.

    Ahi ahi hai, sai non è la prima volta che me lo dicono amico. Non fa più un grande effetto fidati. Come ha già esposto la tua gattina domestica qui, sono solo un ladruncolo da quattro soldi con un pò di esperienza con le armi che voleva rinnovare la sua collezione. Collezione che a suo tempo era anche migliore di questa marce da quattro soldi, ma le crisi arrivano per tutti, che ci vuoi fare. Eheh... ma passiamo alle presentazioni. Non è educato far presentare gli ospiti per primi ma mi pare di capire che non sono nella condizione di fare tante cerimonie giusto? Nella vostra lingua mi chiamerebbero "Corode nere dera Punizione divina del Re Iruminato"*, ma tra i miei commilitoni ero conosciuto semplicemente come Alcatraz. Il mio vero nome è Crowley, Aleister Crowley.
    Esattamente come Seeu aveva deciso di non mentire. Non era nelle condizioni di combattere e dato che era in una brutta situazione tanto valeva giocarsi bene le proprie carte.

    *Si ricorda che Kokujo parla in giapponese con un marcato accento causa della lunga permanenza a Kurayami.

    Edited by BOLSHAK VS DOOM - 17/7/2013, 21:43
     
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    Le cose stavano diventando decisamente strane per i gusti di Eloy. Una volta che era riuscito ad intrappolare l'uomo spostò lo sguardo su Seeu e le espressioni del suo viso non gli piacquero per niente. Le parole che seguirono poi gli fecero sospettare che in realtà quei due si conoscessero bene.
    Inizialmente la guardò incuriosito, poi quando lei disse che per colpirla aveva i suoi motivi, cambiò decisamente atteggiamento. Incrociò le braccia petto, irritato.
    Tsè, ma neanche per sogno. Qualsiasi motivo potesse avere per colpirti non è giustificabile, in nessun modo un uomo che colpisce una donna è giustificabile, con o senza poteri. Non gli vendo proprio nulla a questo tizio, ancora meno se sei tu a pagarmi. Non scherziamo per favore. Finita la sua frase il ragazzo parlò, confessando di essere un ladro e dandogli un nome, e perfino i suoi nomi in codice. Alzò un sopracciglio sorpreso, quel tipo doveva essere abituato a situazioni del genere, non si era scomposto minimamente. Non era ostile, o per lo meno non sembrava così idiota da pensare di poterne uscire illeso da quel posto con un tipo come Eloy nelle vicinanze. Lo liberò dalla presa, ma lasciò fluttuare le armi attorno al ragazzo, tanto per fargli capire che era stata una gentilezza da parte di Eloy e che non si fidava.
    Aleister non sembra un nome giapponese.... fece dubbioso. Non sapeva se stesse mentendo, ma che senso aveva dire che era un vecchio soldato come bugia? Non gli avrebbe giovato a nulla. Il mistero si infittiva e il comportamento di Seeu non gliela raccontava giusta.
    Anche tu sei giapponese Seeu, vi conoscete? il tono di Eloy era strano, e la guardò serio. Non lo chiese al ragazzo se si conoscessero ma a lei, voleva sentirlo da lei per capire come doveva comportarsi.
     
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