Una serata sfortunata

x Neko

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    Si guardava attorno con fare premuroso e anche un pò preoccupato. Il lampione in mezzo alla strada, quasi fulminato e quindi con poca illuminazione, non la faceva stare per niente sicura in quelle serate Romane decisamente troppo calde per i suoi gusti. A causa del clima, aveva adottato un vestiario un pò più leggero del normale: un vestito nero con una piccola scollatura sul petto e una rossa al centro dei seni, la parte inferiore del vestito si accorciava pericolosamente in prossimità delle gambe senza però scoprire molto. Sarebbe stato magnifico vedere delle splendide scarpe di vernice affiancate a quel vestito, purtroppo per Catherine però, le sue scarpe erano tra le sue mani e una delle due era priva di un tacco. Le calze, leggermente consumate, non aiutavano molto a separare i suoi piedi dal pavimento. Stringeva contro il ventre la piccola borsa nera come per cercare di distrarsi, in realtà la stava maledicendo, avrebbe dovuto portarne una più grande proprio per andare contro a inconvenienti del genere. I sistemò gli occhiali e finalmente le si illuminarono gli occhi: l'inconfondibile limousine della salvezza. Tirò un sospiro di sollievo e si avvicinò al margine della strada, andando incontro al ragazzo.
    Sei il mio eroe, sei il mio salvatore. Grazie Battista, davvero dal profondo del cuore, mi hai salvata.
    L'autista scese con fare trionfale, ridacchiando soddisfatto e stringendo tra le mani una scatola di scarpe con delle calze nuove color carne.
    Non lo dica nemmeno per scherzo miss Marchand, l'ho fatto volentieri.
    Catherine iniziò a togliersi le calze consumate, aggrappandosi anche a Battista per aiutarsi e fare il più velocemente possibile. Fortunatamente quella strada era poco affollata.
    Ti giuro ti ridarò i soldi per le scarpe e le calze, e non potrò mai ringraziarti per la corsa che hai fatto. Grazie, davvero grazie mille.
    Non lo dica nemmeno per scherzo, l'ho fatto con piacere, e poi quelle scarpe sono una sciocchezza, da autista guadagno bene. Sul serio non si preoccupi. Ma piuttosto mi spiega cosa ci fa qui da sola a quest'ora?
    Nel mentre si stava finalmente rivestendo con le dovute calze pulite e un paio di scarpe nere con i tacchi alti che stavano incredibilmente bene con quel vestito. Battista aveva gusto.
    Sono uscita per liberare un pò la mente e cercare qualche bel posto per svagarmi stasera. Ho visto l'insegna di una nuova discoteca che ha aperto da poco e stasera fa una serata a due: puoi portare l'amico che preferisci ed entrare con lo sconto, è una bella iniziativa. Purtroppo però mentre venivo qui si è rotto un tacco e non posso assolutamente entrare a piedi scalzi, penserebbero tutti subito a male.
    Ma non mi dica... può portare proprio tutti tutti vero? Un amico, un conoscente, proprio tutti?
    Oh si, ma purtroppo non ho nessuno da invitare quindi credo che per stasera andrò da sola e pagherò il biglietto pieno. non è proprio la mia giornata, che sfortuna nera!
    Finalmente vestita, si staccò da lui, che riprese subito a parlare con fare quasi ovvio e chiaro.
    Capisco, sembra bello... bhe, io credo che andrò, a casa non ho niente da fare, ma magari mi rivedrò qualche vecchio film della libreria. Tutto soletto, senza nulla da fare. Per tutta la serata. Libero proprio tutta tutta la serata.
    Catherine annuì frettolosamente, poco prima di prepararsi a riprendere il passo.
    Sembra proprio un bel programma. Non ti ruberò altro tempo: grazie ancora infinite Battista, ci rivediamo a scuola!
    E sgambettando velocemente si dileguò verso la discoteca, lasciando Battista nuovamente a bocca asciutta e incredibilmente interdetto. Non distava molto dalla discoteca e almeno il portafogli si rese conto di averlo nella borsa, altrimenti avrebbe toccato il culmine della sfortuna quella sera. Il locale non era molto grande, ma aveva ben tre piani e al centro era vuoto, con un enorme palo al centro della stanza che se qualcuno avesse voluto improvvisarsi scimmia avrebbe potuto utilizzare per salire ai piani di sopra e fare avanti e indietro. Ma a parte una musica vagamente decente e dei drink che a stento potevano farti ricordare che avevi una lingua, nulla di speciale. Catherine era lì da mezz'ora e sentiva già che aveva fatto un sacco di fatica inutile. Che serata sfortunata. Era già pronta a fare i bagagli e andarsene, quando ad un tratto due omaccioni entrarono dalla porta principale e fecero cenno al buttafuori di chiudere tutto. E questo avvenne su ogni altra uscita disponibile. A quel punto il deejay bloccò la musica e assunse un tono decisamente meno amichevole del solito.
    Molto bene signore e signori, benvenuti all'evento speciale di stasera: i drink che avete bevuto, e lo so che lo avete fatto tutti, erano corretti con una droga, ma tranquilli niente di pesante. Verrete tutti derubati ma i vostri sensi vi impediranno di fare resistenza. Le femmine se la spasseranno con i nostri buttafuori, e anche qualche maschio se i miei amici scimmioni scoprissero strane tendenze. Ma tranquilli domani non ricorderete proprio niente. Se vi sveglierete. Pace a tutti.
    Catherine rimase perplessa. Almeno che quella droga migliorasse il gusto di quel drink neutro, nemmeno quello. Davvero una serataccia. Ed ecco gli occhi che iniziavano a chiudersi, tenerli aperti era una fatica immonda. Ma usare i suoi poteri per un motivo così basso... vergognoso. A casa se lo avessero scoperto sarebbe stata una vergogna. Davvero una brutta, brutta serataccia...

    Ho modificato il sottotitolo per ruolare con Neko. Lo dico anche a te: se anche Mistral ha bevuto invece di fare l'infiltrata si rivelerà una cosa molto più divertente, ma lascio a te decidere se fare l'eroina della situazione oppure condividere il momentaccio e difendersi fino alla fine.


    Edited by Hyperion Arcade - 7/10/2013, 09:49
     
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    So che avendo un PG del genere avrei dovuto scegliere di infiltrarmi e fare l'eroina ma, opto per quel ''molto più divertente'' che mi stuzzica alquanto. Al massimo troverò come uscirne se la situazione si fa troppo scomoda. Solo una cosa: Povero Battista! D:


    Di nuovo. Di nuovo una pista verso Roma, di nuovo quella dannata terra sotto i piedi. C'erano così tanti ricordi pessimi in quel posto da darle il voltastomaco. Era vero, non era la Francia, ma lì quel maledetto Sakata... Oh bé, forse ingiuriarlo in quel momento non era proprio il massimo, soprattutto perché proprio per merito del suo nuovo corpo era ancora viva e poteva seguire quella pista.
    Dopo svariate ricerche era arrivata a un'informazione interessante, un locale aperto da poco che aveva proprietari leggermente ''sospetti'', e per leggermente si intende schedati, con una sfilza di precedenti al seguito. Uno di questi ''precedenti'', quello che in particolare interessava lei, era che a quanto pareva avessero avuto in passato degli affari col gruppo che stava cercando.
    Certo, non poter riconoscere le facce di chi ti ha appesa a un palo e usata come protagonista di un video a tema guro non prima di aver massacrato la tua famiglia dava i suoi non pochi problemi, ma Mistral non era certo tipa da darsi per vinta e se la stava cavando abbastanza.
    Si era recata alla serata come normale cliente, indossando un vestito da mozzare il fiato (Soprattutto se contenente un fisico come il suo), con tanto di tacchi vertiginosi ai piedi e borsetta che, non essendo certo un accessorio a cui fosse abituata, non conteneva altro che sigarette. Era persino truccata, gli occhi grigi incredibilmente valorizzati da una sottile linea di eyeliner sulle palpebre, accompagnata da ciglia lunghissime grazie al mascara, e labbra ancora più invitanti per via di un rossetto rosso spento. Teneva i capelli raccolti in un'articolata pettinatura tempestata di swarovski, che s'intonava alla collana che aveva al collo.
    Senza saperlo aveva esagerato lievemente con l'eleganza, finendo irrimediabilmente con l'attirare l'attenzione di non pochi. In qualche modo era comunque riuscita a sparire tra la folla per dare un'occhiata in giro. Il locale non era molto grande, e a parte gli spazi per ballare e un grosso palo al centro non presentava luoghi interessanti, eccetto uno: un lussuoso quanto sospetto ufficio situato proprio all'ultimo piano. Tra le luci psichedeliche e la musica decisamente alta, Mistral aveva deciso di farci un salto alla ricerca di qualunque cosa tra documenti - e non - potesse fornirle delle informazioni utili, senza mancare di premunirsi prima dell'Handcannon nel malaugurato caso venisse notata anche in mezzo a tutto quel casino.
    Non seppe come fosse successo, non seppe neppure come fosse possibile che con i suoi sensi non fosse riuscita a prevederlo, ma proprio mentre apriva la porta dell'ufficio dopo essersi assicurata che fosse vuota, sentì un ago infilato sulla bella schiena nuda, un ago decisamente grosso che faceva pensare a una siringa contenente dosi di droga per cavalli, e in men che non si dica sentì il corpo farsi leggero e la mente sgombra... Poco prima che la voce del deejay cominciasse a spiegare la situazione, subito coperta da quella dell'energumeno che l'aveva fregata.
    Guarda che abbiamo qui...
    Fece giusto in tempo a stringere i denti e concedersi un ''Tsk.'' sdegnoso - (Dedicato ovviamente alla proprio ingenuità) - prima di piombare nel buio.
     
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    Quando sollevò lo sguardo la vista era appannata. I motivi furono molti ma Catherine diede immediatamente la colpa agli occhiali che portava spesso sul naso. Era convinta che fossero lenti neutre e invece le avevano rovinato la vista! Che schifezza. Iniziò subito a guardarsi intorno ma dovette arrendersi al fatto che non poteva muoversi liberamente, dato che era seduta e legata di spalle ad un'altra donna. Lo riconobbe dalla costituzione e dallo scarso vestiario a coprirle la pelle. Erano praticamente in un privè, uno di quei posti dove c'è un solo palo posizionato al centro di un grosso tavolo circolare, e tutt'intorno c'era un semicerchio si divanetti rossi probabilmente destinati al pubblico. La stanza era chiusa, buia e illuminava solo le due ragazze con un lampione viola sopra al palo, e che illuminava solo in minima parte il resto dei divanetti. Catherine e Mistral erano legate in maniera identica, schiena contro schiena, con i polsi incrociati intorno al al palo da danza. Le loro gambe scendevano fino al ginocchio sul tavolo, poi ricadevano verso il basso tenendo anche i talloni legati. Erano perfettamente bloccate e incapaci di fare sforzi, poiché anche dopo essersi riprese... l'effetto della droga non sarebbe finito.
    Questa non è proprio la serata che avevo in mente... e il sapore di quel drink non è ancora migliorato.
    Niente borse, niente cellulari, niente equipaggiamento: chi le aveva stordite le aveva ripulite molto, molto bene, al punto che mancava solo la biancheria e probabilmente non potevano dire nemmeno di aver perso le mutande.
    Hey là dietro... stai bene?
    La sua prima preoccupazione fu la ragazza alle sue spalle. Non tutti reggono bene le droghe, e questo inevitabilmente poteva portare ad un collasso. E un cadavere sulla coscienza proprio non ce lo voleva.
     
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    Ingenua e disattenta. Questo era stata in quella ''missione'' che sarebbe dovuta invece essere così importante. E questo fu proprio il suo primo pensiero quando riaprì gli occhi, la cui visibilità era decisamente ridotta. Il tempo di riprendersi un minimo accantonando la propria auto-critica e smettendo immediatamente di ''piangere sul latte versato'' (Cosa che certo non era da lei) ed ecco che tornò a regnare il sangue freddo e la calma.
    Si guardò intorno, per quel che poteva, studiando l'ambiente anche con il tatto e gli altri sensi, rendendosi immediatamente conto di essere ancora sotto gli effetti della droga, e di essere tra le altre cose legata e in compagnia. Una compagnia femminile, a giudicare dalla morbidezza che sentiva sfiorarle le mani.
    Era stata ''ripulita'', ma di cose da levarle sfortunatamente per i rapitori c'erano solo le sue sigarette e la borsetta che in ogni caso non era solita usare. Tutto ciò che le poteva servire l'aveva nel corpo, e certo l'avrebbe usato alla prima occasione per togliersi da quell'assurda situazione e vendicarsi di quei bastardi... Ma prima doveva assicurarsi che la sua compagna fosse viva, e non stesse invece facendo compagnia a un cadavere. Per questo stava giusto per domandare ''Hey là dietro... stai bene?'', quando una voce terribilmente sensuale, dall'accento guarda caso francese, pronunciò la stessa identica frase, dando voce ai suoi pensieri. E il bello era che no, non aveva parlato lei. Per questo ci fu un silenzio di appena un secondo, prima che rispondesse.
    Ho visto giorni migliori... Ma ci vuole ben altro per stendermi. Lei sta bene?
    Stesso accento, stesse preoccupazioni, e stesso grado di nudità al seguito. Se il Watcher non le avesse appena elencato tutti gli effetti della droga che aveva in circolo, avrebbe di certo pensato di star avendo allucinazioni per colpa sua, e stando invece parlando con sé stessa.
    Stette in silenzio attendendo la risposta, mentre constatava di sentirsi decisamente debilitata e... Per nulla in grado di liberarsi, al momento. Nonostante questo stette in silenzio, l'espressione glaciale, chiedendosi dove diavolo fossero quei vigliacchi che le avevano sistemate in modo così confortevole. Se non l'aveva sognato, prima di addormentarsi ricordava di aver udito la voce del deejay che preannunciava stupri verso femmine e non al risveglio di tutti quegli invitati... E lei voleva davvero che ci provassero, oh si. Li avrebbe volentieri castrati per ripagarli. Con questo pensiero si guardò intorno per studiare il privè, cercando altri possibili ospiti al suo interno. Non sapeva quanto potesse essere utile alla sua compagna di sventure col corpo così debilitato... Ma era certo che fosse intenzionata a tirare entrambe fuori di lì. Anzi, possibilmente tutte quelle persone, fuori di lì.

    Edited by = Midori.no.Neko = - 22/10/2013, 16:47
     
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    Quale destino curioso e a dir poco stimolante. Possibile che alle sue spalle, vittima dello stesso destino, c'era una ragazza col suo stesso accento proprio nella sua stessa situazione? Catherine non riuscì a trattenere una leggera risata, era quasi felice, non ci sperava nemmeno ma in qualche modo era consolante, e non poco doveva ammetterlo. Le chiese se stava bene, e la risposta era più che scontata.
    Molto meglio del previsto, grazie.
    Purtroppo quella droga era potente, aveva inibito a dovere i loro poteri e la loro energia, ci sarebbe voluto molto tempo prima di riuscire anche solo a farla fluire nel corpo. Catherine voltò la testa, cercando di intravederla, non aveva ancora dimenticato le buone maniere e decise di presentarsi.
    Mi chiamo Catherine Marchand, e mi sa che abbiamo un guaio in comune.
    Tentò di strattonarsi, ma anche la sua forza era messa alla prova, non riusciva a liberarsi e il buio di quel posto non aiutava per niente. Catherine stava già per chiedere se la sua sventurata compatriota aveva qualche asso nella manica, ma finalmente i suoi sensi iniziavano a funzionare di nuovo, e l'udito si era fatto più fine. Un respiro. Molto affannoso, molto intenso, maschile, affaticato e magari anche fisicamente provato. Era maledettamente vicino. Catherine ritirò istintivamente le gambe sul ventre, e il respiro ebbe un sussulto.
    *Je suis désolé mon ami, ma non siamo sole.*
    Iniziò a parlare in Francese, speranzosa che lei capisse, così da non farsi capire da chiunque altro nella stanza. Adesso avevano un vero motivo per preoccuparsi.

    Scusa per il ritardo, spero che la ruolata si stia rivelando stimolante, ma posso garantirti che ho qualche idea per renderla ancora più interessante.
     
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    Tranquillo, ti ho fatto aspettare anch'io e non accadrà più. Comunque sia, molto interessante. *w* Ma in fondo non mi aspettavo altrimenti.
    Visto che hai già qualcosa in mente mi faccio guidare da te, dunque perdona se il PG sarà un po' passivo nelle azioni.

    Ah, poiché molti si confondono per il mio modo ''strano'' di scrivere il sussurrato, metto la leggenda:
    Parlato.
    Sussurrato.
    Pensato.
    Narrato.
    Ricordi/Flashback e quant'altro.


    Sono felice di sentirlo.
    Quasi sospirò di sollievo. Per fortuna stava bene, ora doveva solo far sì che continuasse a farlo.
    Elys... Mistral. Piacere di conoscerti, nonostante questo... ''guaio''.
    Era incredibile, ma nel sentire un nome francese le venne quasi istintivo rispondere inizialmente con il suo vero nome, grazie al cielo correggendosi quasi immediatamente. E le venne persino da aggiungere una battuta da quattro soldi del tipo ''Perdona se non ti stringo la mano.'' ma data la situazione, si trattenne. Più che altro, dovette passare dal lei al tu poiché, nel voltarsi a sua volta, le parve di intravedere un viso giovane quanto il suo, e la propria mancanza di buone maniere la imbarazzò un poco, seppur tutt'altro che visibilmente.
    Per evitarsi un torcicollo tornò immediatamente a fissare il buio davanti a sé, cercando ancora di vederci dentro qualcosa. Si sentiva davvero uno schifo, forse come non si era più sentita da... Parecchio tempo. E quando finalmente anche i suoi sensi cominciarono a riprendersi un minimo, e vennero raggiunti da quel respiro pesante, ogni muscolo del suo corpo si irrigidì di botto. Affinò la vista, tentando subito di attivare la visione termica del Watcher, ma la confusione e il lieve mal di testa causato dalla droga pareva impedirglielo.
    Merde... le sfuggì in francese in quello che fu appena un sussurro, ma con un tono decisamente amaro e poco femminile. E senza saperlo imitò l'altra ragazza, portando a propria volta le gambe al ventre, in un gesto che però fu tutt'altro che istintivo, ma anzi ben ponderato. Semplicemente, era più conveniente averle lì, se avesse recuperato le forze per sferrare un colpo con esse.
    Je le sais. Che facciamo?
    Da notare quanto il suo francese fosse reso molto meno elegante dal tono di voce glaciale e concentrato.
    In un'altra situazione quel ''Che facciamo'' sarebbe stato solamente per rendere partecipe il civile dietro di lei, mentre magari pensava a un piano per evadere, in quella invece era tutt'altro che per questioni di contesto... Purtroppo anche lei non aveva la minima idea di cosa fare. Quella droga le impediva a quanto pareva di mutare il proprio corpo, e senza il Max Anarchy e la sua forza, non era niente più che una normalissima civile a sua volta. Con qualche conoscenza militare e strategica teorica, forse, ma pur sempre soltanto una civile.
    C'era solo da sperare che quella droga e i suoi effetti sparissero in fretta...

    Edited by = Midori.no.Neko = - 18/11/2013, 11:16
     
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    Catherine e Mistral avevano oramai realizzato di non essere da sole e la situazione pertanto andava considerata davvero brutta: non avevano idea di quanti fossero a causa del buio, i loro sensi e i loro poteri erano del tutto intorpiditi come anche i loro poteri, erano sostanzialmente delle normalissime persone, drogate, legate e alla mercé di chissà chi... e chissà quanti. Catherine stava già per risponderle ma dal buio una mano si avvicinò a lei saettando, afferrandole con prepotenza la caviglia per poterla tirare e costringerla a distendersi. L'elegante e sensuale gamba di Catherine coperta dalla calza scura cercò di opporre resistenza, anche se la figura maschile davanti a lei era indecifrabile, se non per una caratteristica: era grosso, visibilmente muscoloso e a quanto pare molto più forte di lei. Non ne distingueva né i tratti né i dettagli, ma c'era un uomo davanti a lei, le teneva una gamba e a quanto pare la stava tirando verso il suo ventre con una mano sola, mentre l'altra non era in vista.
    Maledizione, lasciami subito! Chi sei, che cavolo vuoi da noi?!
    Ma la risposta alla sua domanda arrivò nel peggiore dei modi, quando si rese conto che il respiro affannoso era il suo, e che l'altra mano non la vedeva poiché era al centro delle sue gambe intenta ad occuparsi di ben altro. Catherine non ci mise molto a capire, tuttavia l'uomo confermò la sua teoria spingendo il suo piede, privato della scarpa, proprio sul suo membro, ed iniziò a muoverlo sotto la sua superficie mosso da chissà quale feticismo, trasformando i gemiti in una leggera risata divertita.
    Che cazz... ma sei un pervertito?!
    Come se i problemi non fossero già abbastanza, questi raddoppiarono: a Mistral successe la stessa identica cosa, c'era indubbiamente un altro uomo e aveva afferrato entrambi i sensuali piedi della ragazza per iniziare a soddisfare il suo perverso affare. nessun tratto, nessuna caratteristica fisica, solo un uomo decisamente troppo forte per loro, e anche piuttosto perverso.
    Un altro? Che diavolo è questa storia?! Fermatevi subito, lasciatela stare!!
    E mentre si improvvisava a paladina, l'uomo davanti a lei le assestava un violento schiaffo sulla guancia, costringendola ad azzittirsi e volgere repentinamente lo sguardo verso sinistra. Digrignò i denti, e la sua furia mista al disgusto crebbero notevolmente. Ma non riusciva ad opporsi.
     
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    Perdona il ritardo. Problemi di connessione vari ed insistenti. E dire che avevo detto non sarebbe più successo... D:


    Fu davvero difficile con i sensi messi così male percepire qualcosa in tutto quel buio, ma la voce alterata della sua compagna di sventura fece si che per quel che potevano i suoi sensi si destassero, permettendole perlomeno di prendere coscienza della situazione. Il suo corpo si tese impercettibilmente, ma la sua espressione restò impassibile come al solito, facendosi se possibile più fredda. Inizialmente cercò ovviamente di precedere quella presa alzando le gambe unite per darsi lo slancio necessario a spingere via l'uomo davanti a lei, ma si accorse durante l'atto di non esserne in grado e allora decise di lasciarlo semplicemente fare.
    Cercò di guardare in faccia il suo nemico ma l'oscurità glielo impediva, e ciò le diede una sensazione di sdegnoso disgusto che tuttavia non si palesò sul bel viso. Avversari del genere erano solo feccia per lei, così privi di valore da non mostrarsi neppure. Doveva ammetterlo: in una situazione del genere non sapeva proprio come agire. Si sentiva impotente quasi quanto era stata nelle mani... Sebbene per il momento quella situazione non fosse affatto così critica, e ampiamente sopportabile per lei. Così sopportabile che ignorò totalmente la sensazione di quella carne sconosciuta contro le piante dei piedi nudi, stringendo giusto i denti in una sensazione di disgusto, a malapena cosciente di quanto in un momento simile sarebbe stato più conveniente per lei essere tipa da lingerie d'alta classe e calze velate... Cosa che sfortunatamente non era affatto.
    Ciò che catturò del tutto la sua attenzione facendola infuriare - seppur non visibilmente - fu invece il sentire lo schiocco di quello schiaffo, che incredibilmente la irritò ancor di più proprio perché non diretto a lei.
    Era chiaro che da fredda guerriera senza lo straccio di forza per combattere non avrebbe concluso niente... Ed era anche chiaro che sbraitare o mostrarsi sconvolti non era un ottima strategia, tutt'altro... Quindi che fare? L'idea che le venne in mente fu strampalata, ma iniziò a metterla in atto nell'istante in cui le attraverso la mente.
    Il cambio fu graduale e piuttosto naturale: dall'espressione glaciale gli angoli delle labbra carnose e invitanti si piegarono all'insù, allargandosi via via, in modo decisamente sensuale, quasi fosse divertita da tutta la situazione, e non disgustata e irritata come si sentiva in realtà. Fatto questo, si voltò per quel che poteva verso il bastardo che aveva assestato uno schiaffo a Catherine, sorridendogli al di là di ogni logica.
    Ehi ragazzone, non ti sembra scortese prendertela con una ragazza non consenziente? Perché non vieni qui invece? E' da un po' che non mi diverto e sono piuttosto affamata. Se mi slegate potrei soddisfarvi entrambi in una volta sola. Sono piuttosto brava sai?
    Si leccò le labbra rivoltandosi verso quello che invece era il suo diretto ''seccatore'' e sorrise anche a lui mentre prendeva a muovere i piedi nudi di sua spontanea volontà, attendendo di vedere se quelle mani l'avessero lasciata fare o meno.
    E tu, non sei curioso?
    A quel punto c'era solo da vedere quanto quei due fossero idioti o meno. Il loro modo di agire faceva pensare per il momento a degli stupidi scimmioni senza neppure la capacità di parlare, ma quella poteva essere anche un modo come un altro per spaventarle. Il suo obiettivo in ogni caso era solo quello di distrarli dall'altra ragazza, e portare invece l'attenzione verso di sé. Lei in fondo poteva sopportare qualche botta e uno stupido stupro senza risentirne, ma non poteva dire lo stesso di Cat, non conoscendola.
     
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    Non preoccuparti sono cose che capitano, e io non vado da nessuna parte. Spero comunque che tu riesca ad apprezzare la role, sto cercando di creare uno scenario particolare, non a tutti piace il genere.


    Quei due pervertiti, e molto probabilmente solo loro non erano, sembravano aver preso in considerazione l'idea di Mistral dato che iniziarono a confabulare tra di loro qualcosa in russo, accennando a cose come "possiamo fidarci?" e in generale parlando di quanto era potente il farmaco che avevano in circolo. E a giudicare dalla loro reazione sembravano consci del fatto che quelle due ,anche se guerriere invincibili, erano sedate e mansuete come dei gattini, dato che slegarono immediatamente Msitral prendendola per i polsi e per le mani, lasciando in pace Catherine ed opprimendo l'altra ragazza costringendola ad abbandonare il tavolo. Mistral non poteva opporsi e questo Catherine lo aveva capito.
    Sei impazzita? Che stai facendo?! Questi ti faranno del male!
    Sbraitò utilizzando la loro lingua madre, in modo da non farsi capire, ma l'unico risultato che ottenne fu un altro ceffone da parte di una terza mano sconosciuta, probabilmente lì dentro c'erano più persone di quante non ne potessero vedere, e quella realizzazione fece sgranare gli occhi di Catherine, terrorizzandola.
    Sono tanti... sono davvero... tanti...
    Incapace di realizzare una risposta lucida Catherine si stava abbandonando ai pensieri peggiori, molto probabilmente quella serata sarebbe finita male per loro, e in particolare per Mistral che ora aveva attirato su di sé tutta l'attenzione. I due che l'avevano presa la costrinsero ad inginocchiarsi per poi piazzarsi davanti a lei ai due lati opposti del viso, sbattendole con violenza i loro duri affari sulla fronte e le guance, invitandola in maniera tutt'altro che gentile a darsi da fare. Non volevano aspettare, erano impazienti. E per invogliarla il terzo uomo slegò anche Catherine, spingendola con la nuca sul tavolino su cui si trovava, serrando la sua gola tra l'estremità del tavolo e la mano forzuta con l'intento di soffocarla mentre la giovane professoressa era costretta a mettere in mostra le sue natiche, dato che era piegata in avanti ma tenuta sul tavolo per le ginocchia. Chiunque fosse dietro le tenebre ora stava assistendo ad uno spettacolo decisamente indegno. In un primo momento l'espressione di Catherine fu sgranata e incontrollata, ma dopo il primo rigolo di bava che le scendeva dal labbro osservò la sua compagnia di sventure in quella situazione disperata, ritrovando un pò del suo contegno e col fiato smorzato, le gridò contro con tutta la voce che aveva.
    Non farlo stupida!
    Il ricatto di quei pervertiti era chiaro, con quell'offerta Mistral aveva fatto capire che Catherine valeva qualcosa per lei, e l'avrebbero utilizzata contro la sua stessa volontà. Poteva sopportare tale umiliazione al posto della sua compagna? Catherine non era decisamente d'accordo.
    Opponiti... possiamo scappare...
    Di nuovo in francese, ma decisamente poco convinto... erano troppo deboli.
     
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    Chissà quanti grossi energumeni pronti a stuprare il PG? Direi che va benissimo.


    Intuì quasi subito che il risultato non fosse stato quello sperato e che anzi, ingenuamente aveva dato loro motivo per prendersela con Cat ancora di più. Nonostante questo, continuò a recitare la parte della ragazza arrapata e lasciò che la slegassero e trascinassero a terra senza troppa delicatezza, sbattendo i loro grossi affari sul suo viso.
    Smise di sorridere nell'istante stesso in cui quello stesso viso fu abbastanza in basso da far sì che, a meno che lei non li guardasse di sua spontanea volontà o loro non la costringessero a farlo, non potessero vedere la sua espressione. A quel punto, senza esitazione e senza mostrare la benché minima emozione, afferrò entrambi i loro sessi per iniziare a masturbarli con maestria. Nonostante si desse da fare però, la sua mente era totalmente altrove.
    Russi... Le voci che ricordava non avevano un accento simile. In effetti non si era mai soffermata a pensare che accento avessero... Ma la domanda in quel momento era: In cosa si era infilata? E le seguenti e ovvie: ''Quanti erano in realtà?'', ''Come uscirne?''.
    Mentre pensava spostò entrambi i pollici sui frenuli dei membri che stringeva, prendendo a stimolarli con movimenti pseudo-circolari mentre le mani continuavano a muoversi incessanti. A quel punto sentì Cat e per mascherare l'espressione che si fece dura leccò con la lingua piatta la cappella di uno dei fortunati omaccioni che in quel momento stavano godendo delle sue mani.
    Sorrise, un sorriso mimato perfettamente che tuttavia non raggiungeva gli occhi, e senza guardare Cat prese a sussurrare in francese, quasi come stesse riempendo quei bei maschioni di complimenti sulle loro dimensioni, il loro odore o chissà che altro.. Ciò che disse fu però ben diverso.
    Lo so, mon amie, ma non so ancora come. Mentre penso fammi il favore di stare al gioco... Se questi bastardi ti toccano ancora temo perderò il controllo, e non avendo forza per farlo finirò col fare qualche cazzata.
    Il sorriso permase per tutta la durata del discorso, durante il quale si sforzò persino di alzare gli occhi grigi verso l'uomo a cui aveva riservato quella leccata per sorridergli in modo lascivo seppur non troppo sentito. Per evitare stupide reazioni da parte dell'altro, si voltò poi anche verso di lui per riservargli il medesimo trattamento. In fine si rivolse al terzo uomo, quello che più di tutti avrebbe voluto sventrare sul posto insieme allo schiaffeggiatore di cui in quel momento stringeva il fallo.
    Ehi tu, perché continui a prendertela con lei quando hai qui una povera ragazza eccitata? Non vedi che sono ben più che consenziente? Non hai un minimo di pietà?
    Col cavolo che lo era, ma continuò comunque a fingere rivolgendogli sguardi lascivi e promettendogli con gli occhi indicibili piaceri se si fosse unito ai suoi compari. Fingere era qualcosa che aveva imparato a fare sin da piccola ed estraniarsi da quegli atti indegni ma necessari non era affatto difficile, tuttavia si rendeva conto di star prendendo tempo senza sapere per cosa. Cercava di guardarsi intorno senza farsi notare ma quella dannata oscurità era così fitta da non sembrare neppure naturale.
    Si strusciò con la guancia sulla cappella dell'uomo che poco prima si era divertito con i suoi piedi e chiuse gli occhi come se stesse toccando la cosa più meravigliosa del mondo, quando in realtà avrebbe voluto solamente voltarsi e strapparlo a morsi. A quel punto, con totale noncuranza, gettando un commento del tutto ''casuale'', sussurrò: Ditemi un po'... Il vostro capo è da queste parti? Per avere una mente così perversa dev'essere un tipo eccitante.... Non vuole unirsi a noi?
     
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    Mistral fingeva di essere eccitata ma ci sapeva fare, e gli uomini sopra di lei apprezzavano non poco il suo operato. E anche chi guardava e basta dato che Catherine tornò a respirare liberamente dato che la presa sul suo collo si era alleggerita. Il problema però ora era che Mistral si trovava chiusa in mezzo a due fuochi e nelle loro attuali condizioni non potevano uscirne facilmente. Sentirsi impotente faceva impazzire Catherine, come poteva lasciare che succedesse tutto questo? Assolutamente inaccettabile, e vedere una sua compatriota, appena conosciuta ma già amica nel profondo del suo cuore, costretta a fare quelle cose per degli energumeni così disgustosi le faceva sinceramente accapponare la pelle. All'ultima richiesta della ragazza i due omoni non risposero, si limitarono a ridacchiare soddisfatti mentre uno di loro le afferrava la testa e la costringeva ad infilarsi il membro in bocca, precisamente quello di sinistra, che senza troppi preamboli iniziò a sbatterla a dovere tra le labbra, e il suo compare prendeva esempio strappando letteralmente la stoffa intorno al collo di Mistral per denudarla e mettere a nudo i suoi seni. Subito afferrò il suo grosso affare e lo portò in corrispondenza del capezzolo alla sua destra, spingendo ed iniziando a masturbarsi su di esso, chiudendolo tra le carni in eccesso del suo membro. Catherine ebbe un sussulto, zampillando quasi in avanti, ma venne immediatamente interrotta dall'uomo dietro di lei che le afferrò entrambe le braccia e la costrinse a sdraiarsi sul tavolo.
    No! Lasciatela schifosi!
    Ma non era nella situazione di dettare ordini, dato che un quarto uomo spuntò davanti a lei, afferrandole i polsi e costringendoli sul tavolo davanti al suo volto, bloccandola in quella posizione a pancia in giù. L'uomo dietro Catherine sollevò il suo vestito scoprendole le natiche e infilando il volto tra di esse, stuzzicandole un orifizio col naso mentre la bocca leccava avidamente la sua intimità protetta sol oda quell'irrisorio pizzo nero. Pessima scelta quella di vestirsi sensuale. Catherine arrossì di colpo, cercando di non lasciarsi andare quel gemito lascivo e che non voleva ammettere i provare. Non si stava divertendo, ma il suo corpo reagiva in maniera naturale, non poteva farci niente: l'uomo davanti a lei tirò fuori l'ennesimo e prosperoso membro, puntandolo sulle labbra di Catherine che in un primo momento scostò, voltandosi di lato.
    No, non voglio bastardi!
    Poi l'uomo dietro di lei le scostò l'intimo, scoprendo il suo buchino e infilando l' dentro un dito mentre ora con la lingua poteva solcare le sue grandi labbra. Per il dolore Catherine spalancò la bocca e gli occhi e prima che potesse realizzare aveva anche lei una caldissima mazza nella gola. Da lei ora uscivano solo gemiti di disappunto, versi strani e sconnessi. nessuno degli uomini stava aggiungendo altro, erano totalmente concentrati su quello che stavano facendo. Mortificata, Catherine cercava con lo sguardo Mistral sia per assicurarsi che stesse bene, sia per scusarsi.
     
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    Mistral cominciava a sentirsi irritata, ed era una vera fortuna non tendesse a lasciarsi accecare dalla rabbia o sarebbe di certo finita col mordere il fallo che le si piazzò in bocca senza alcuna premura, ottenendo probabili reazioni violente da quegli omoni.
    Non capiva che problemi avessero. Sembravano praticamente sordi per come reagivano (O meglio NON reagivano) alle sue domande, eppure quando li aveva provocati fingendosi eccitata l'avevano capita perfettamente. Si ritrovò con quell'orribile sapore in gola una seconda volta in vita sua, si ritrovò a desiderare di serrare i denti anche in quella volta, eppure si ricordò di non poterlo fare perché non c'era solo in gioco la sua salute, ma quella di Catherine. Finché stava buona quegli uomini l'avrebbero lasciata in pace... o almeno questo era quello che aveva pensato in un prima momento, nel vedere l'uomo lasciare il collo della ragazza. Povera illusa... come fidarsi di feccia simile? Era rimasta calma sin troppo. Nell'istante stesso in cui vide Catherine venir trattata a quel modo, smise di fingersi consenziente e serrò i denti con tutta la forza che la sua mascella poteva esercitare, augurandosi che la droga non avesse intaccato anche quella parte. Al contempo, serrò la mano che si occupava dell'uomo a sinistra sulle sue gonadi, preoccupandosi di usare le unghie affilate in modo da procurargli dolore nonostante la scarsa forza.
    Scusate ragazzi... Il fatto è che avevo chiesto di non prendervela con lei ma... sembrate non aver capito.
    Mentre gli uomini sarebbero stati troppo occupati a mugolare di dolore lei si sarebbe alzata, solo per piazzare le dita munite di unghie perfettamente curate e tagliate a punta agli occhi dei due, punti fragili che non necessitavano di chissà quale forza per venir danneggiati. In fine si sarebbe diretta verso gli altri e...
    O almeno questo era il piano che aveva potuto elaborare così in fretta, senza l'aiuto del dannato Watcher a cui si era così abituata e che evidentemente le aveva intorpidito il cervello, solo per venir ben presto colta in piena faccia dall'amara e dura realtà: alzarsi era stato difficile, camminare era praticamente impossibile, e la testa cominciò a girare al solo tentativo di farlo, costringendola a rimanere in piedi tremante e malferma, muovendo un passo verso il tavolo solo per doversi sorreggere piegandosi in avanti e posando le mani su esso.
    Dannazione... che razza di droga è questa..., imprecò, dimentica persino di non farsi udire.
    Strinse i pugni per la rabbia, ma le sembrava difficile fare persino quello. Alla fine aveva fatto la cazzata di mettersi contro quei bastardi...
    Aveva pensato di potercela fare ma, evidentemente, qualunque sostanza avesse in corpo, doveva averle fottuto il cervello. Non c'era altra spiegazione.
     
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    Mistral provò ad opporsi: il morso e l'azione delle sue mani furono decisive per allontanare momentaneamente gli uomini, non riuscì ad accecarli per mancanza di precisione, ma aveva guadagnato il tempo necessario per rialzarsi ma non ci riuscì. Aveva usato tutte le sue forze per provare a respingerli e adesso si ritrovò di nuovo in ginocchio, ancora una volta circondata da quegli uomini che adesso oltre ad essere eccitati erano anche feriti e molto arrabbiati. La afferrarono con violenza per i capelli e le braccia, tirandola senza concederle un minimo di tregua, facendole male, molto male. Dopo pochi istanti la sbatterono di nuovo sul tavolo sulla quale si trovava Catherine a pancia in giù, con il volto rivolto verso la sua compagna di disavventura che ora poteva osservare chiaramente cosa le era successo mentre lei tentava di scappare: l'uomo che stava sulla sua bocca l'aveva riempita a dovere di sperma, imbrattandole anche la faccia e lasciandola con un'espressione vacua e la bocca spalancata. Catherine sembrava tramortita, quasi scioccata, e guardava con preoccupazione Mistral.
    Non ci lasceranno andare... mai.
    E quando lo disse Mistral avrebbe notato la siringa sulla sulla di Catherine appena utilizzata. Le stavano drogando di nuovo! E mentre Mistral venivano letteralmente strappati anche gli ultimi indumenti, anche sul suo collo si piazzò una siringa che annebbiò ancora i suoi sensi ed iniziò a farle sentire un tepore strano nel ventre. I suoi lombi erano in fiamme ora e perfino lo sguardo di Catherie iniziava a rasserenarsi. La lingua della professoressa uscì dalla bocca ed iniziò ad allungarsi verso Mistral. Mancavano pochi centimetri a loro volti e si sarebbero potuto baciare, ma non ci riuscivano. A risolvere il problema ci pensò uno degli uomini che Mistral aveva ferito all'occhio, che prendendola da dietro aveva già portato il suo grosso affare sull'intimità della ragazza e ora la stava penetrando senza il minimo rimorso per poterla aprire in due e spingerla verso la sua adorata compagnia, facendo in modo che le loro lingue potessero incrociarsi e Mistral potesse assaggiare un pò dello sperma che riempiva la gola ed imbrattava il viso dell'altra donna. La sua intimità venne spalancata senza preavviso o precauzioni, fino in fondo, probabilmente quei tizi facevano uso di qualche sorta di droga perché quell'affare non sembrava umano: arrivò fin dentro all'utero di Mistral, fino a spalancarlo con una violenta spinta, per poi iniziare a pomparla violentemente. In un primo momento si accontentarono di lasciare Catherine con un dito nel suo buchino, ma ben presto anche quello venne sostituito da una vogliosa ed enorme mazza di carne che le aprì il buchino fino a farle spalancare la bocca e gli occhi dal dolore. Tutto però si soffocò tra le labbra di Mistral, dalla quale non poteva più farne a meno...
     
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    Era stata una stupida, ma fu soddisfatta di ferire almeno quei bastardi constatando che anche se non l'avesse fatto, le loro intenzioni erano di continuare chissà per quanto. Non che ne avesse dubitato, certo...
    Si ritrovò presa e sbattuta sul tavolo, ma nonostante il dolore per il pessimo trattamento dalle sue labbra non uscì un singolo suono, né dal suo viso trasparì niente, almeno finché non si ritrovò davanti al volto di Catherine...
    Strinse i denti, e quando la ragazza parlò disperata, lei subito rispose, in francese, ferma e decisa al di là della situazione.
    Invece lo faranno. Farò in modo che lo facciano. Non so ancora come, ma ci tirerò fuori di qui Catherine, lo giur... NO!
    Cercò di divincolarsi, per dare un pugno al bastardo che stava infilando quella siringa sulla pelle di Cat. Avrebbe istintivamente sgranato gli occhi nel vederla, ma non lo fece, cercando di mantenere la calma, cercando di continuare a rimanere fredda...
    Smise di riuscirci quando lo stesso destino toccò anche a lei, e la sua espressione si trasformò ben presto in una maschera d'odio, i denti stretti, la mascella rigida, ma gli occhi che sembravano faticare a rimanere aperti.
    Una droga afrodisiaca...
    Quei bastardi erano davvero subdoli.
    Si accorse di ciò che stava succedendo, riuscì in qualche modo a non perdere la testa, e ciò rese tutto ancora peggiore. Sentì la propria intimità bagnarsi, venir violata fino in fondo e sentì il proprio utero spalancarsi nell'accogliere un affare talmente grosso da non sembrare affatto umano.
    Non gridò. Aveva sopportato cose ben peggiori senza farlo, ma quando venne spinta verso Cat e si ritrovò a baciarla senza sapere neppure come, le sfuggì un gemito di sorpresa che la fece vergognare di se stessa.
    Avrebbe voluto staccarsi, avrebbe voluto parlarle, cercare di tranquillizzarla, di tenerla cosciente e tenersi cosciente a propria volta... e invece si ritrovò ad assaporare quella lingua senza poter far altro, si ritrovò con quell'orribile sapore in bocca, il sapore dello sperma di uno di quei bastardi, e sentì la sua intimità farsi più accogliente nonostante la sua mente fosse ancora vigile e non desiderasse altro che ammazzare quella feccia e porre fine a quegli atti disgustosi.

    Edited by = Midori.no.Neko = - 23/11/2013, 14:38
     
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    Sentirsi così terribilmente umiliata e maltrattata era davvero insopportabile, non aveva scelto quella vita, quella forza per finire come schiava sessuale di un gruppo di malviventi da quattro soldi. E lo stesso valeva per Mistral, lo sentiva, entrambe erano guerriere abituate a sopportare il dolore ma l'umiliazione... è qualcosa di troppo grande per poterlo far passare impunito. Se non fosse stato per l'afrodisiaco e quel caldo bacio di Mistral che si rivelò un balsamo per la sua mente amareggiata, Catherine avrebbe già iniziato ad inveire e tirare fuori tutta la sua rabbia. Ma l'avrebbe trattenuta strenuamente, perché alla fine quei balordi l'avrebbero pagata. Amaramente. Ora però erano totalmente succubi della loro perversione: la droga le atterrava, l'afrodisiaco le costringeva a provare piacere anche quando nei loro cuori c'era spazio solo per l'umiliazione. Se non fosse stato per quel bacio probabilmente Catherine avrebbe urlato di rabbia, ma adesso stava ritrovando un minimo di lucidità. Lucidità che svanì velocemente quando la penetrazione nel suo buchino di fece più intensa, allargandolo a dovere per poi spingere fin in fondo, lasciando che il suo sguardo si sgranasse e l'espressione diventasse una smorfia di dolore. Fu perfino costretta a staccarsi da Mistral per lasciarsi andare un vagito, a metà tra un grido di dolore e un gemito.
    Basta maledizione! Mi stai facendo male!
    Ma non c'era spazio per la pietà: né per lei, né per mistral, che a sua volta venne violata nel suo buchino ma stavolta da un vibratore mentre l'intimità era ancora riempita dal membro forzuto ed enorme dell'uomo alle sue spalle. Mistral ora subiva una doppia penetrazione mirata esclusivamente a farle del male, dato che non avevano utilizzato nessun tipo di precauzione o di lubrificante. Cercavano disperatamente una reazione, era palese, ma molto presto loro stessi sarebbero venuti, riempiendo i corpi delle povere ragazze con la propria vergogna. Ma la notte era solo agli inizia e loro due non potevano nemmeno immaginare cosa le aspettava...
     
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