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.La felicità dipende da quelli che ti stanno vicino? Non lo so, ma se la connessione è down, non ti restano molte alternative.
(ancora una volta, in una dimensione parallela)
Ho scoperto che il router, prima o poi, muore. Di solito non c’è una spiegazione logica, i suoi circuiti sono stati realizzati per avere un inizio, uno sviluppo e una fine. I router, tecnicamente, potrebbero considerarsi degli esseri viventi.
In realtà non è così, perché non sono in grado di riprodursi da soli, ma questa è anche una mia caratteristica peculiare. Io e quelli come me ci accoppiamo solo per piacere, non per riprodurci, ma per qualche strana ragione, continuiamo ugualmente a proliferare.
Dicevo, router rotto, niente internet. La merenda, questa volta, la devo fare guardando fuori dalla finestra. Un paio di volte ho avuto l’impulso di andare al computer e controllare l’email. Faccio due passi, realizzo e rinuncio, torno indietro e mi metto a fissare di nuovo la strada. Siamo alla prima fase dell’offline forzato (una situazione che potrebbe già creare danni permanenti alla corteccia cerebrale).
Merenda finita, niente segnale, niente email, una decina di libri sullo scaffale in alto (ma non mi va di prendere la scala). Per informarmi su quel che accade nel mondo, decido di optare per la TV e il televideo. Osservo disgustato quella grafica da Pac-Man, l’impaginazione da film di fantascienza anni ’50, i colori primari (neanche fosse stato pensato per utenti sotto i 2 anni) e lo spengo. Mi sdraio sul letto e inizio a fissare il soffitto, catatonico. Sono entrato nella fase due dell’offline forzato.
Ad un certo punto mi metto a piangere perché ho preso coscienza della mia solitudine: totale, profonda, irreversibile. Sono solo e sperduto, come un sopravvissuto a un disastro nucleare, in un mondo disabitato. L’ultimo concorrente dentro la casa del Grande Fratello, un utente seguito da soli bot, un naufrago su un’isola deserta. Come Tom Hanks in Cast Away, inizio a parlare con lo schermo del pc: “Ehi, Asus, come stai oggi?”. Con un pennarello nero ci disegno sopra la pagina di Google, e sulla barra di ricerca aggiungo “riparare router”. Clicco invio, sospiro e torna di nuovo a piangere. È la terza fase dell’offline forzato.
Ho la sensazione di non conoscere più il mondo esterno. Cosa mi aspetta, ora? Magari è finalmente iniziata una rivoluzione, o forse si è insediato il nuovo governo di Grillo e l’Euro è stato abrogato (così, adesso, non posso più neanche comprarmi un nuovo router). È la quarta fase dell’offline forzato, la più pericolosa. Bloccato davanti allo schermo del PC (come sempre, certo, ma senza idee su come buttare via il tempo), rimango inerme, fino a quando, a sorpresa, suona il campanello di casa.
Mi alzo di scatto e corro ad aprire la porta. Sull'uscio incontro il cugino in vacanza del nuovo vicino di casa. No, non è nudo, non è una donna e non ha un router in mano da offrirmi.
È un tedesco: biondo cenere tendente al rosso, alto, carnagione chiara, ma non troppo, barba di 2-3 giorni, occhi blu, sorriso ampio, vestito come uno che ha appena traslocato. Aspetta che finisco di fissarlo e mi chiede, in un buon italiano: “Salve, sono nella casa a fianco. Volevo chiederle se ha una connessione internet e se possiamo condividerla”. Rimango confuso. Questo qui vorrebbe connettersi a Internet usando il mio router? (è rotto, certo, ma è pur sempre il mio!). Balbetto qualcosa sull'impossibilità di collegarsi al mondo, sulla rivoluzione, sull'importanza che oggi ha il web, sull'astinenza da posta elettronica, sui router di una volta che non si rompevano mai. E poi sto per aggiungere che sono contrario a dividere Internet con lui, ma nemmeno il tempo di finire di pensarlo che il tipo mi sta già indicando il router lampeggiante, come a dire “Guarda, funziona!”. Rimango pietrificato. Ci metto un po' a capire il miracolo del router resuscitato. Entro così nella quinta ed ultima fase dell’offline forzato: quando pensi che sia possibile rifarsi una vita senza Internet e il router ritorna per magia a funzionare.
Felice, accetto subito di condividere la connessione. Se necessario anche la casa, purché adesso vada via e mi lasci in pace con la mia connessione.
Accendo il computer e, con la frenesia di un tossicodipendente, pulisco lo schermo con un gomito, apro twitter e felice aggiorno tutti: “Mi siete mancati!”.
Ora però, finisco di guardarmi quel porno.
Edited by Dazen - 17/5/2013, 20:21. -
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GOnzo journalism . -
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Ma che viaggi mentali ti fai? Sei preoccupante fratè 
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motoko .
User deleted
Ma che viaggi mentali ti fai? Sei preoccupante fratè
Non è preoccupante, è preoccudanze(n).
...addio. -
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Ora perseguiteremo a vita Dazen con questa parola.. -
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Dazen ha ragione. Se ti ritrovi col pc o internet down , nel momento che realizzi il fatto che la fuori c'è un mondo e tutti trombano e lo puoi fare anche tu la connessione o il pc torna a funzionare oppure trovi la cura. Il che è disarmante. . -
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Ma gli altri trombano; e in più hanno sempre internet funzionante. 
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Io non trombo e non ho nemmeno l'internet fisso, mi devo arrangiare con una chiavetta o scroccando nell'ufficio di mia madre . -
-simo1989- .
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la fica . -
.Io non trombo e non ho nemmeno l'internet fisso, mi devo arrangiare con una chiavetta o scroccando nell'ufficio di mia madre
Io non posso nemmeno scroccarlo. Da me ci sono due wifi in zona; Il primo veramente pessimo. Il secondo in un locale/pizzeria.. -
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Faccio schifo allora. Non pensavo che rifiutare di collegarmi sarebbe stato come se io non mangiassi e qualcuno muore di fame,
il senso è che avere solo virtual friends lontani non mi piace.. -
-simo1989- .
User deleted
mi manca il buon vecchio game boy . -
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Dazino Dazuccio. Cit. me stessa. . -
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Tanto per fare un po Ot. Tfw no money for gf and internet..
