Appartamento di Charlie

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    Charlie abitava in un condominio piuttosto grande e abbastanza costoso, dato il luogo in cui era situato (quasi al centro città). L'entrata dell'edificio presentava una specie di portineria, in cui dietro il bancone c'era una signora anziana che, anche se non era proprio il suo lavoro, ogni tanto si metteva a pulire qualche appartamento, sperando di ricevere mance dai condomini; molte volte invano. Le scale erano in marmo, in stile classico, ma elegante.
    Si sentirono dei passi, ed erano i due ragazzi. Entrarono dalla porta principale, e si diressero subito verso le scale, senza accennare un misero saluto all'anziana signora, ma a lei sembrava non importare. Dopo due rampe di scale, c'era una porta subito sul davanti, con la targhetta "101" nel mezzo. Era il suo appartamento.
    «È questo» disse Charlie, cercando la chiave in tasca. Appena l'ebbe trovata, aprì la porta, spingendola per far entrare prima Cecilia.
    L'aspetto era classico, come tutto il resto del condominio, in cui ogni stanza era identica; dimensione delle stanze, pareti, pavimenti. Tutto.
    «Mettiti pure comoda, Cecilia. Dove vuoi» la invitò il ragazzo, mentre chiudeva la porta alle sue spalle.

     
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    La ragazza attraversò quindi l'entrata di quel condominio e il suo sguardo si posò sulla signora anziana che sedeva al di là della portineria. Con sorriso sulle labbra e un gesto della mano la salutò, garbatamente. Charlie invece aveva tirato dritto e la signora non dimostrava di trovare la cosa strana o fastidiosa. Cecilia non si sarebbe aspettata un comportamento del genere del ragazzo. Ad ogni modo non chiese spiegazioni e lo seguì. Presero a percorrere le scale in marmo. Come le aveva accennato poco prima, non ebbero bisogno di fare più di due rampe per raggiungere l'appartamento di lui. Le venne da ridere quando scoprì che la targhetta sulla sua porta recasse il numero 101. Le era venuta in mente "La carica dei 101". Decise di tacere nuovamente, Charlie sembrava ansioso di arrivare. Attese che facesse scattare la serratura e aprisse la porta. Da gentiluomo, la fece entrare per prima. Lei non si fece pregare. Un volta oltrepassata la soglia la rossa si mise ad ammirare il mobilio e l'architettura del posto. Era tutto molto classico.
    La frase del ragazzo le fece accendere una lampadina.
    « E se volessi sedermi sul tuo letto? » chiese, mentre la voce maliziosa tornava a fare capolino. Lo squadrò come se lo stesse immaginando svestito. Forse lo stava facendo sul serio. Attese che il ragazzo le rispondesse incrociando le braccia sotto il seno, mentre le dita della mano destra stringevano ancora lo zaino.



    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    Si sentirono dei passi, ed erano i due ragazzi. Entrarono dalla porta principale, e si diressero subito verso le scale, senza accennare un misero saluto all'anziana signora, ma a lei sembrava non importare.

    Ma lei avrebbe salutato quindi l'ho fatta salutare. XD
     
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    Sempre con la chiave in mano, chiuse la porta, restando completamente isolati dall'esterno. Poco dopo appoggiò il mazzo di chiavi sul mobiletto accanto, anch'esso di legno, come tutto il resto della casa.
    «La camera da letto è di la, perché?» rispose a Cecilia indicando il corridoio a sinistra con la mano. Nel frattempo si tolse le scarpe, come da sua abitudine.
    «Se vuoi puoi toglierti la scarpe. Il pavimento è pulito, tranquilla» disse ridendo. Non voleva che il suo parquet si rovinasse in qualche modo, per cui andava sempre in giro scalzo. E voleva che lo facesse anche lei.



    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE (Poe Crisis @ 18/3/2010, 12:18)
    Ma lei avrebbe salutato quindi l'ho fatta salutare. XD

    E vabbè, sù.
     
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    La finta cortesia che le rivolse le fece intendere che in realtà era d'obbligo levarsi le scarpe. Oh beh, era casa sua e le regole le faceva lui. Utilizzò la mano libera per levarsi le scarpe e posarle di fianco a quelle di Charlie.
    « Fatto » disse, come per tranquillizzarlo.
    Ora però bisognava considerare che il ragazzo pareva aver perso qualunque carica erotica che le aveva dimostrato precedentemente. Non era divertente.
    « Per lo sport di cui abbiamo parlato prima, no? Sempre che tu ne abbia ancora voglia » aggiunse, sospirando come abbattuta dalla dimenticanza di Charlie. Attese ferma nel punto che occupava che lui le dimostrasse di provare interesse.

     
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    Charlie vide che Cecilia si stava togliendo le scarpe. E per questo ne fu contento, anche se non sapeva proprio il perché. Fece qualche passo in avanti, sul parquet, dirigendosi sempre più vicino al corridoio che portava in camera.
    «Sì, sì, andiamo!» disse quasi con entusiasmo, visto che ormai sapeva cos'era. Aprì la porta del corridoio, accendendo le varie luci che l'illuminavano, assicurandosi che la ragazza lo stesse seguendo.
    «E una volta in camera?» chiese a Cecilia prima di aprire la porta della camera da letto.

     
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    Trattenne un risolino quando lo vide entusiasmarsi. Che temesse che non si giocasse più? Attese qualche attimo prima di seguirlo. I passi leggiadri della rossa erano quasi inudibili, soprattutto ora che si era levata le scarpe.
    « Una volta in camera, si comincia... »
    La voce ora era solo maliziosa, come il suo sguardo. Probabilmente sarebbe stata quasi violenta nel toccarlo. Era questo ciò che le provocava un ragazzo "ingenuo". Le veniva voglia di costringerlo, di legarlo. Il problema stava nel fatto che forse a Charlie non sarebbe andato per nulla bene. Anche se non era troppo alto o troppo robusto, era pur sempre un ragazzo e se avesse voluto si sarebbe facilmente sottratto. In quel caso Cecilia sperava diventasse lui il dominatore della situazione.

     
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    A quel punto Charlie aprì la porta, e si spostò su un lato per mostrare la camera alla ragazza e far entrare prima lei. La stanza era rettangolare, quasi simile ad un quadrato, di circa quattro o cinque metri per lato. C'era un letto, posizionato a ridosso di un muro, nel centro. Una scrivania, dove c'erano i testi scolastici e qualche block notes, con un porta penne con l'essenziale: una penna rossa, una nera ed una blu, due matite; accanto c'era una specie di dischetto con all'interno una gomma bianca, ed una bicolore. La sua "collezione" di libri era disposta in vari scaffali attaccati al muro, vicino alla scrivania. Non era molto ampia, ma era formata da vari libri di generi diversi, abbastanza per farsi una cultura "generale".
    «Questa è camera mia» disse alla ragazza, indicandola con una mano per invitarla ad entrare. Sperava solo che una volta iniziato Cecilia non avrebbe cambiato idea.

     
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    La rossa fece qualche passo in avanti entrando di fatto nella camera di Charlie. In fondo se l'era immaginata così. Era la stanza di una persona a cui piaceva leggere, imparare, studiare. Non amava circondarsi di cianfrusaglie inutili, motivo per cui nel portapenne c'erano solo cose utili e nulla era sparso sulla scrivania. Non vedeva vestiti fuori posto o libri impilati l'uno sull'altro in attesa di essere collocati sugli scaffali. Diamine, gli avrebbe scatenato una crisi di nervi se avesse cominciato a mettergli la roba in disordine?
    « Ti si addice » ammise, camminando lentamente fino alla scrivania e posando accanto ad essa la cartella. Sperava che quel posto andasse bene, l'idea di mandarlo in bestia al momento era messa da parte. Ora, infatti, era il tempo dello sport.
    « Dello sport di cui ti ho parlato prima ci sono molte versioni: quello dolce; quello violento; quello in cui uno dei due è passivo ecc. Tu quale preferisci? » chiese, voltandosi verso di lui.
    « E non rispondermi "è uguale", non l'accetto come risposta »aggiunse, sorridendogli maliziosa.


     
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    Entrò anche lui nella stanza, dopodiché si chiuse la porta alle spalle. Si avvicinò molto lentamente al fondo del letto, pensando ad una possibile risposta da dare a Cecilia. Era la sua prima volta, e anche se lo stava per fare con una persona appena conosciuta, voleva fare le cose per bene.
    «Magari dolce» rispose il ragazzo, immaginando a come poteva essere; e soprattutto a cosa fare. «Gli altri modi non mi ispirano molto, così, a pelle» continuò Charlie. Chissà se la ragazza aveva già immaginato che Charlie poteva intuire qualcosa. Probabilmente sì, non era stupida. Anzi.

     
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    Oh che carino! Charlie aveva un visetto così indescrivibile in quel momento che quel vago istinto materno che ogni tanto si faceva sentire l'avrebbe spinta a coccolarlo come se fosse stato un peluche gigante. Per fortuna la Cecilia maliziosa era ben più potente della Cecilia mamma.
    La rossa allora si avvicinò a lui, lentamente. Quando fu davanti a Charlie posò il proprio petto su quello di lui. La sua mano sinistra gli accarezzò i capelli per poi andare sulla sua nuca ed attirarlo così a sé.
    « Sarò dolce allora » disse a voce bassa, dolcemente, per poi posare le labbra su quelle di lui. Era un bacio casto, prima di passare oltre voleva vedere le reazioni del ragazzo.
    C'erano pochi motivi che potevano indurre un ragazzo a chiedere il "sesso dolce". Uno di questi era la verginità. Era il caso di Charlie? Cecilia aveva già avuto quella sensazione precedentemente e la sua scelta aveva solo avvalorato quell'ipotesi. Non era la prima volta che lo faceva con un vergine ma sapeva di avere un qualche tipo di responsabilità. Il modo in cui un vergine viveva la sua prima volta condizionava di solito gli amplessi successivi. Insomma, avrebbe dovuto contenere i suoi istinti da donna assatanata.

     
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    Quando vide Cecilia avvicinarsi a lui con uno strano sguardo, che ancora non aveva mai visto sul suo volto, il suo cuore sussultò. Sentiva il petto che batteva, quando il suo desiderio stava per avverarsi: essere felice con quella ragazza. Sentì poi la pressione dell'altro petto, quello di Cecilia, contro il suo. Grosso, morbido, e... caloroso. In qualche modo riusciva a star bene così. Ma poi vide che le labbra della ragazza si stavano avvicinando alle sue, e lì Charlie iniziò a non capirci più nulla. Voleva come fuggire, in un primo momento, ma non poteva; allora rimase lì, a godersi quel momento fantastico. Il ragazzo azzardò portando le mani sui fianchi di Cecilia, facendoli scorrere su e giù, fino all'osso del bacino. Nel frattempo chiuse gli occhi, rinchiudendosi in quel sogno.

     
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    La mano libera della ragazza prese a slacciargli la giacca della divisa. Lo fece lentamente, per dargli il tempo di assimilare la cosa ed accettarla. Non poteva sapere quale fosse il grado di intimità che Charlie aveva già raggiunto con una ragazza, quindi l'andarci con cautela le sembrava la scelta migliore.
    Invogliata dalle carezze che lui le stava facendo sui fianchi, la lingua di Cecilia provò a insinuarsi tra le labbra del ragazzo. Prese ad accarezzare il petto di lui col proprio, muovendolo lentamente in circolo. Per colpa delle divise che ancora divideva la loro pelle Charlie non avrebbe potuto sentire i capezzoli della rossa che si stavano piano piano inturgidendo.
    « Sei sicuro? » chiese con un filo di voce, interrompendo per un attimo il contatto tra le loro bocche.

     
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    Charlie si lasciò slacciare la divisa, però voleva aspettare prima di fare la stessa cosa. Non gli dispiaceva restare così ancora per qualche istante. Le mani nel frattempo si erano insinuate dietro la schiena, che piano piano spingeva sempre di più verso il proprio corpo; come se così facendo si sentisse più al sicuro. Nella propria bocca sentì anche una cosa molliccia e viscida, che era la lingua di Cecilia. Non ci pensò due volte, e prese ad avvinghiarsi su di essa con la sua. Era la prima volta che gli succedeva una cosa così, o meglio, dai tempi delle elementari. Ma quelle erano solo cottarelle che andavano e venivano: un giorno con una, e l'altro con un'altra, ma quelli erano semplici bacetti sulle guance.
    «Sì» rispose secco il ragazzo, che voleva tornare a rintanarsi nella bocca di Cecilia il più presto possibile. Spostò le mani, portandole sempre più al centro della schiena, sentendo l'infossarsi della spina dorsale, iniziando a farsi un'idea di come poteva essere nuda, concentrandosi sui dettagli.

     
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    Non c'era che dire, Charlie rispondeva perfettamente. La baciò a sua volta lasciandole esplorare la sua bocca e la sua lingua. Fece aderire maggiormente il proprio corpo a quello di lui, pronta a sentire se nel ragazzo si fosse scatenata una qualche reazione nella zona basso ventre.
    Intanto la sua mano gli aveva slacciato la giacca della divisa e ora accarezzava il petto di lui, coperto solo da una maglietta. L'altra mano andò presto a far compagnia all'altra in quelle carezze. Procedeva lentamente, passando sui fianchi, sugli addominali, sui pettorali, stando però attenta a non toccargli subito i capezzoli. A quelli avrebbe pensato dopo.
    « Ti vuoi stendere sul letto? » gli chiese, mentre abbandonava la sua bocca per dargli una lunga serie di baci che la portarono dalle sue labbra al suo orecchio. Prese a leccargli e a mordicchiargli il lobo, in attesa di una risposta fisica e verbale.

     
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    Una certa pressione nei suoi pantaloni era cresciuta già da quando le labbra dei due si erano sfiorate, ma la cosa era invisibile per via della giacca piuttosto lunga, che copriva fino al cavallo. Ora che essa non c'era più la cosa era più evidente per i pantaloni piuttosto stretti, come giusto che sia per il tipo di indumento. Chissà se Cecilia se ne sarebbe accorta. Mentre la ragazza gli accarezzava il petto, si sentiva come se fosse coccolato, e la cosa lo faceva impazzire.
    «Sì» rispose di nuovo dando una secca affermazione; ormai era partito. Allontanò leggermente la ragazza con le mani, indietreggiando fino al letto, per poi sedersi lì davanti, sul fondo. Si appoggiò con le mani distese all'indietro, seduto comodo, leggermente piegato all'indietro. Aspettava solo Cecilia.

     
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