Ripetizioni in aula

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    Era arrivata l'ora. "Dovrebbe essere questo, il posto". Pensò Charlie, il ragazzo che doveva dare ripetizioni ad una ragazza che gliel'aveva chiesto qualche ora prima. Sicuramente per gli esami ormai imminenti. Bussò tre colpi, ma nessuno rispose. Allora entrò, ed era vuota. "Spero sia questa l'aula, ancora non c'è nessuno".
    Si sedette su una sedia vicina a due banchi uniti, aspettando la ragazza che non conosceva nemmeno, ma questo si trattava solo di un incontro per studiare. E aspettò.

    SPOILER (click to view)
    Per me e Poe. :omk:


    Edited by O w n e d - 4/3/2010, 15:11
     
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    Quanto era irritante avere un orologio che si sta rompendo. Piano piano, inesorabilmente, rallenta il suo corso e ci si ritrova ad avere l'ora indietro di 15 minuti senza rendersene conto. Fu per quello che Cecilia arrivò in ritardo all'appuntamento. Di soli 5 minuti ma erano abbastanza perché si innervosisse. Chi sarebbe stato disposto ad aiutare una ritardataria? Beh, gli uomini erano disposti ad aiutare chiunque avesse una taglia abbondante di seno, come nel caso di Cecilia, ma quel Charlie, così a primo acchito, le era sembrato serio e ligio al dovere. Decisamente se la sarebbe presa per il ritardo.
    La rossa camminava a passo spedito per i corridoi. La gonna della divisa bianca ondeggiava ad ogni passo, rischiando di mostrare più di quanto i professori avrebbero permesso. I capelli erano raccolti in una coda alta, anche se il solito ciuffo le copriva l'occhio sinistro.
    Giunta finalmente a destinazione, Cecilia bussò alla porta due volte e, senza attendere risposta, la aprì. Al suo interno vi trovò il ragazzo al quale aveva chiesto ripetizioni di geometria, Charles Owen, seduto dietro a un banco.
    « Scusa per il ritardo » prese subito a dire, chiudendo la porta dietro di sé.

     
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    Charlie sentì qualcuno bussare alla porta, ma non fece in tempo a finire di dire "avanti", che subito si aprì.
    Era la ragazza che aspettava, era... Cecilia; pensava fosse quello il suo nome, ma non era nemmeno sicuro che fosse stato detto nella conversazione avuta con lei qualche ora prima.
    «Oh, non c'è problema» rispose con tono sicuro. Tanto era appena arrivato anche lui, e il pomeriggio era ancora lungo.
    «Possiamo iniziare subito, se vuoi» chiese, iniziando a prendere un paio di libri del suo anno e i suoi appunti ordinati.
     
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    Beh, non era andata poi così male. Non sembrava essere infastidito dal ritardo e sembrava, invece, ben disposto a cominciare a lavorare. Si sedette quindi sulla sedia accanto a quella di lui e prese fuori un quaderno a quadretti dalla cartella e una penna blu.
    « Ti ringrazio per aver accettato » disse, mentre tirava fuori anche il libro di geometria. Quanto detestava quella materia. Non che non la capisse non riuscisse a studiarla. C'era proprio dell'odio tra lei e la geometria. Non sapeva nemmeno il perché...
    « Non mi hai ancora detto quanto ti devo pagare » aggiunse, ricordandosi solo in quel momento dell'aspetto pratico delle ripetizioni. Sperava di riuscire a far fronte da sola alla spesa, senza dover chiedere aiuto agli zii. In fondo aveva messo da parte un bel gruzzolo con il suo "lavoro segreto". In più chissà... magari quel ragazzo avrebbe accettato pagamenti "in natura"...

     
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    Charlie fece uno sguardo stranito. Non le stava dando ripetizioni per guadagnare qualche soldo, anzi. Non voleva essere pagato.
    «Ma veramente io... non voglio nulla» le rispose. Lo stava facendo per piacere, poi ad una ragazza così...
    A quel punto iniziò ad essere più nervoso, ma senza darlo a vedere. Evitata lo sguardo di Cecilia, ed iniziò ad essere più "frettoloso".
    «Bene, allora dov'è il problema?» disse con una matita in mano con gli appunti aperti sull'ultimo argomento.
     
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    Non si aspettava una reazione del genere dal ragazzo. Non aveva mica proposto un qualcosa di illegale. Era prassi comune pagare chi ti fa le ripetizioni, no?
    La ragazza ci mise un po' a rispondere alla domanda. Aprì il libro di geometria e indicò con un dito l'argomento che voleva le fosse spiegato.
    « Non capisco come mi devo comportare quando mi trovo di fronte a questo genere di problema » spiegò, utilizzando sempre il dito per fargli capire meglio il suo discorso.
    Parlando si avvicinò maggiormente al ragazzo, portando poi con una mano i capelli tutti dietro la schiena, lasciando scoperto il collo vellutato.

     
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    Charlie notò che la ragazza si era avvicinata un po' più al ragazzo, sicuramente era per stare più comodi con il libro in mezzo. Ma, nonostante questo, si allontanò di qualche centimetro.
    «È semplice. Precisamente, cos'è che non capisci?» chiese a Cecilia. Dopotutto il problema era un agglomerato di vari argomenti, anche passati.
    Iniziò ad alzare lo sguardo, sentendosi un po' più "al sicuro", senza avere un preciso "perché". Semplicemente si sentiva così.
     
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    Sul momento temette che il suo deodorante quel giorno non funzionasse. Perché si allontanava?
    « Qui » prese a dire indicando un esempio fatto nel libro, « usano questo metodo ma qui », indicò un altro esempio, « invece usano quest'altro, eppure mi sembrava si dovesse usare il primo metodo » spiegò con voce seria.
    Voltò poi lo sguardo sugli occhi di lui. Aveva un espressione seria, professionale. Chissà, non lo avrebbe visto male come insegnante un giorno.
    Posò un gomito sul banco, appoggiando la guancia sulla mano aperta, continuando a guardare il ragazzo invece del libro.
    « Hai mai pensato di diventare insegnante? » gli domandò, dimenticandosi al momento del suo problema in geometria.



    SPOILER (click to view)
    Sto impazzendo con questi dialoghi. XD
     
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    Il ragazzo si era stranito da quella domanda. Nessuno gliel'aveva mai posta, e sicuramente non ci aveva mai nemmeno lontanamente pensato.
    «No, non ci ho mai pensato. Non credo che sia il lavoro giusto per me» rispose Charlie.
    «M-ma non dovremmo studiare?» continuò nervoso. Non capiva perché Cecilia dovrebbe cambiare discorso. In fondo era venuta a studiare con lui per prendere ripetizioni, no? Inutile dire che il suo sguardo tornò fisso sul libro.
     
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    Cosa diavolo rendeva quel ragazzo così nervoso e irascibile? Voleva essere carina, fare quattro chiacchiere per allentare la sua visibile tensione eppure qualunque cosa facesse sembrava solo peggiorare la situazione.
    « Sì, hai ragione » rispose quindi con un tono che andava dal seccato al divertito. In effetti quell'atteggiamento un po' la divertiva e incuriosiva.
    « Allora, che metodo devo usare qui? » chiese quindi, tornando con il dito ad indicare un esempio sul libro.


     
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    Continuando ad osservare il dito e l'esempio sottostante, Charlie rispose: «per quello basta vedere la spiegazione a pagina trecentocinquanta». E subito scrisse sul suo libro il riferimento alla pagina, con la matita, e ben in grande.
    «Che poi è molto simile a quello appena dopo, solo che cambiano certi fattori. Ma nulla di allarmante o difficoltoso» continuò il ragazzo puntando il dito e girando la pagina per mostrare l'esempio a cui si riferiva.
    «Visto?»
     
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    Cecilia ci mise un po' a realizzare che aveva capito ciò che tentava di spiegarle e che si trovava tremendamente stupida per non esserci arrivata prima. Si passò una mano tra i capelli per toglierseli dal viso, anche se dopo un attimo tornarono esattamente dov'erano prima.
    « Cavolo, hai ragione.. Che scema » si disse, con un sorriso a metà tra il divertito e il nervoso.
    « Grazie mille, mi hai risolto un bel problema » ammise ringraziandolo, mentre posava comodamente la schiena sulla sedia, mentre giocherellava ancora con la matita. Accavallò le gambe, stando attenta che la gonna non mostrasse troppo. Non che fosse per pudore, ma per educazione. Non a tutti stava bene vedere le grazie di una ragazza.


     
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    Poggiò la matita sul libro, che subito dopo cadde nella metà.
    «No, in realtà non è proprio così immediato come ragionamento, ma sono felice che tu abbia capito» rispose Charlie, spostando lo sguardo sulla ragazza mentre si spostava per mettersi più comoda. Involontariamente mise lo sguardo per qualche istante verso il basso, ma molto velocemente lo riportò sui libri di scuola.
    «Beh, c'è altro?» chiese il ragazzo. Se la risposta dovesse risultare negativa si sarebbero lasciati lì, altrimenti avrebbe potuto stare ancora qualche minuti con lei.
     
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    Per un occhio allenato come quello di Cecilia non fu difficile individuare ciò che lo sguardo di Charlie aveva per un attimo inquadrato. Forse era meno sostenuto di ciò che voleva farle credere.
    Non le venivano in mente altri motivi per trattenerlo lì. Lui però era stato gentile a darle gratuitamente una mano e lei si sentiva in dovere di ricambiare in qualche modo. Come poteva fare ?
    « No, credo sia tutto » ammise, sospirando, conscia che in quel momento la sua fantasia doveva essere in vacanza. Che ci voleva a trovare una qualsiasi scusa per trattenerlo? Non era giornata..


    SPOILER (click to view)
    Non ho più idee. XD
     
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    A quel punto Charlie si trovò mezzo soddisfatto e mezzo dispiaciuto: primo perché era riuscito ad aiutare qualcuno per qualcosa che lui è veramente bravo a fare, cioè insegnare; secondo perché ora si sarebbe dovuto allontanare, dato che il suo lavoro era finito.
    «Va bene, allora se non c'è nient'altro da fare posso andare» disse mentre si alzava chiudendo i suoi appunti.
    Mentre si allontanava, arrivato a pochi metri dalla porta, si fermò di scatto. «Se però vuoi proprio ricambiare in qualche modo il favore, potremmo andare a bere qualcosa, dopo la scuola. Se non hai nient'altro da fare» chiese a Cecilia girandosi verso di lei.
     
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