In giro per il centro...

Tamaki e Rei

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    La cameriera aveva scritto le ordinazioni su un foglietto di carta, poi subito dopo se ne andò.
    - Se puoi.
    Rispose ironicamente Tamaki alla domanda di Rei.
    Anche il bar, come la fumetteria, era piuttosto vuoto. Possibile?
     
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    La ragazza, dopo la risposta del ragazzo, girò la testa da un lato all'altro del bar per cercare la cameriera e notò che non era molto frequentato. Le tornò in mente che anche la fumetteria che avevano visitato prima era abbastanza vuota. Che stranezza...
    «Chissà perché non c'è quasi nessuno...» disse ad alta voce, anche se più a se stessa che a Tamaki.
     
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    Tamaki vide che la cameriera stava preparando qualcosa al bancone, probabilmente i cappuccini e la brioche; era l'unica, a quanto era possibile vedere, che lavorava in quel bar, magari era proprio suo.
    - Avranno scoperto che stavamo arrivando noi.
    Disse il ragazzo ironicamente. Forse non esisteva veramente una risposta a quella domanda, sarà stato solo un piccolo caso.
     
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    A quella risposta istintivamente rispose con una risata forzata, con l'intento di prenderlo in giro. Poi sorseggiò il suo cappuccino. Mmm fantastico! Per fortuna il cappuccino era buono, se no le si sarebbe guastato completamente l'umore. Guardò perciò la brioche. Doveva essere buona anche quella se no addio bel pomeriggio! Titubante avvicinò la brioche alle labbra e ne addentò un piccolo pezzo. Bene, in sé la brioche era buona. Ora andava provata la crema. Così addentò più a fondo la brioche, fino ad arrivare la crema. SQUI-SI-TA!
    Dall'esterno quella scena forse avrebbe fatto ridere o storcere il naso, ma in fondo lei se ne fregava ed era certa che a Tamaki la cosa non desse fastidio.
     
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    Appena arrivato il cappuccino appoggiò la testa al tavolino, prese il cucchiaino e iniziò a mescolare lentamente. Non aveva fretta, il cappuccino ci mette parecchio prima di raffreddarsi, quindi aveva tutto il tempo di gustarselo, imprevisti permettendo.
    Nei corridoi iniziarono ad arrivare flussi di gente man mano più grandi, più numerosi, anche se ancora troppo piccoli paragonati a quelli che ci sono gli altri giorni della settimana.
     
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    Ripresasi dall'estasi dovuta al cappuccino e alla brioche, Rei pose una domanda a Tamaki.
    «Fino a quando puoi stare fuori?»
    Il suo tono fu neutro, come se gli avesse detto "bella giornata". Eppure era un po' agitata. Si stava divertendo e non voleva che quel divertimento finisse presto. E poi potevano vedere molte altre così in quel centro commerciale e chissà, magari assaggiare qualche dolcetto tipico di quei ristorantini esotici che pullulavano.
     
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    Tirò fuori il cucchiaino e lo mise in bocca, portandolo poi di nuovo nella tazza poco dopo.
    - Non ho orari prefissati.
    Rispose Tamaki. Aggiunse la bustina di zucchero che si era dimenticato di mettere prima, assaggiando subito dopo il cappuccino più dolce. Si rimise seduto composto, con l'avambraccio appoggiato completamente al tavolino.
     
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    Visibilmente contenta per la risposta la ragazza continuò.
    «Quindi cosa proponi di fare finito qui?» domandò di nuovo, sperando che lui non lo prendesse come un terzo grado. Semplicemente voleva capire a lui cosa poteva piacere e accontentarlo. Sì, voleva accontentarlo. Accontentarlo?? Perché??
     
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    Finì di bere il cappuccino prendendo in mano la tazzina e portandola alla bocca, poggiando il cucchiaino sul tavolino.
    - Un altro giretto per il centro non guasterebbe.
    Rispose pulendosi con la lingua una piccola porzione di pelle appena sopra le labbra, sporca di schiuma del cappuccino.
     
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    Lei si accorse che lui aveva già finito mentre lei era ancora in alto mare. Perciò finì con piccoli ma rapidi bocconi la bioche e mandò giù a grandi sorsate il cappuccino. Questo era caldo e le ustionò quasi l'esofago.
    «Ci sto!» rispose lei all'affermazione del ragazzo.
     
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    Tamaki si alzò dalla sedia aiutandosi con le mani che spingevano sulla superficie del tavolino.
    - Arrivo subito.
    Disse con tutta calma. Si addentrò dentro il bar, verso il bancone, subito dopo uscì.
    Tese la mano verso Rei che era ancora seduta, mentre lo aspettava.

    - Andiamo?
    Chiese il ragazzo.
     
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    Lo seguì con lo sguardo, senza dire nulla, mentre lo vedeva con calma addentrarsi nel bar, dirigendosi verso il bancone. Le ci volle un po' a capire che stava andando a pagare le consumazioni. Probabilmente anche la sua. Quando il ragazzo uscì e le tese la mano, volendo proseguire il giro, lei non ebbe più dubbi. Da un lato le dava fastidio il fatto che lui l'avesse fatto senza dire niente, soprattutto perché detestava essere in debito con qualcuno. Dall'altro era molto colpita dalla galanteria che aveva dimostrato il ragazzo. Sospirò profondamente, come se avesse accettato la cosa, e poi prese la mano che lui le tendeva per alzarsi.
    «Grazie» disse gentile. Un grazie che si riferiva sia alla mano sia al fatto che aveva pagato anche per lei.
    «Allora, dove ti va di andare?» chiese subito dopo.
     
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    Tamaki sbattè la mano sulla sua fronte, probabilmente si era ricordato di qualcosa.
    - Oh, cavolo! Devo passare in farmacia a comprare delle medicine per mia madre.
    Lì di fianco c'era una delle centinaia di cartine sparse in giro per il centro.
    * Farmacia, farmacia...*
    Pensò il ragazzo mentre setacciava l'intera superficie del pezzo di carta.
    Ce n'è una nello stesso piano, poco più avanti.

    - Ti dispiace?
    Chiese a Rei un po' dispiaciuto.
     
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    Lei lo guardò interessata mentre frenetico cercava la farmacia.
    «Certo che no!» disse rapida, con un sorriso. Come poteva dispiacersi del fatto che lui andava a prendere le medicine per la madre?
    Lo seguì tranquilla, sempre al suo fianco. Quando furono davanti alla farmacia la ragazza disse:

    «Ti aspetto qui fuori, fai pure con calma»
     
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    Tamaki camminò abbastanza frettolosamente verso la farmacia vista sulla cartina. Non ci mise molto ad arrivare. Entrò subito, e con la stessa velocità uscì. Aveva un piccolo sacchetto di plastica in mano, con una evidente scatoletta al suo interno.
    - Scusa, dovevo proprio farlo.
    Si giustificò il ragazzo a Rei.
     
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