Posts written by MidoriNoBakeneko

  1. .
    Per una volta dopo tanto tempo, Baiken si ritrovava spaesata di fronte a qualcuno. Disarmata. Non tanto perché fosse confusa o avesse remore su ciò che stava per succedere con il suo allievo più intimo, ma piuttosto per l'esatto contrario e per l'assurdità dell'intera situazione. Il fatto era che, ciò che fino al giorno prima, la mattina stessa addirittura, le sembrava impossibile, sconveniente e assurdo, ora appariva l'unica cosa giusta da fare, come se l'immagine di lei che amoreggiava dentro una cella di contenimento con Shouta Minazuki non avesse un singolo dettaglio sbagliato, anzi, era esattamente ciò di cui aveva bisogno. Di cui avevano bisogno. E per quanto fosse sicura che prima o poi un'illuminazione divina le avrebbe fatto tornare un minimo di sale in quella zucca piena di fantasie sessuali e corde che si ritrovava, per adesso la sua coscienza risultava non pervenuta, con un grosso cartello nella sua immagine mentale che diceva: "Assente a tempo indeterminato". E chi era lei per far lavorare il suo povero cervello stanco più del dovuto? Dopotutto Shouta era talmente dedito alla sua causa che meritava di certo un trattamento speciale da parte sua. Ma anche senza quello, Baiken non poteva continuare a mentire a se stessa: lo trovava delizioso. Ogni sua reazione faceva guadagnare un millimetro in più ai suoi capezzoli, ancora non completamente esposti e dunque imprigionati in minima parte nelle areole gonfie, ma già turgidi come spilli. E quando avevano ricevuto il suo sguardo fisso, era stato come se li avesse morsi, o pizzicati: fecero capolino quasi del tutto davanti ai suoi occhi e lei scostò i capelli per esporli, come per dargli il benvenuto, un benestare per afferrarli e farci ciò che voleva. Voleva di più, stava impazzendo, e gemette quando capì che il suo allievo non era da meno. Per un millesimo di secondo si era forse aspettata che fosse lui a riportare la ragione tra loro, a fare il saggio della situazione lasciandola di stucco e giustamente a bocca asciutta, ma per grazia divina niente di ciò avvenne. Si morse il labbro ansimando quando lo sentì spogliarsi in quel modo frenetico e scomposto, lasciandosi trascinare in quel contatto quando la strinse a sé. Non avrebbe voluto perdersi neanche un centimetro della vista sulla sua carne scoperta ma, per diversi momenti, si lasciò cullare da quel bacio, strusciandosi contro il suo petto in modo che i capezzoli di entrambi venissero stimolati da quella frizione, rigirandosi gli uni contro gli altri. Per trattenere i gemiti si rifugiò nella sua bocca, succhiandogli la lingua, mordendogli il labbro, tutto pur di intrappolarlo il quel momento divino. A un certo punto divenne tutto così intenso che pensò di rimanerne catturata. Percepiva qualcosa di ben più profondo del mero desiderio in ogni singolo gesto di Shouta e questo la spaventava a morte, ma semplicemente si sarebbe strappata il braccio buono piuttosto che staccarsi da lui. Ecco, quanto lo desiderava.
    E allora non farlo... sussurrò quando le disse che non era riuscito a trattenersi. Io, di certo, non lo farò.
    Il braccio buono vagava su di lui frenetico, dalla nuca, al collo, ai trapezi, un po' come se non sapesse quale parte saggiare per prima. Aveva voglia di toccarlo ovunque. Non le capitava così spesso di sentire la mancanza dell'arto che l'era stato strappato, in fondo ormai si era abituata totalmente a quell'assenza, ma per accarezzare al meglio quel dannato ragazzino sentiva che neppure due braccia sarebbero bastate, figurarsi una soltanto! Trattenne un lamento tra i denti quando lui si tolse la maglia, infilando la mano tra i loro corpi dopo un sospiro rassegnato, gemente, arrivando a toccargli un pettorale e poi l'altro con estrema voglia, graffiandolo e pizzicandogli un capezzolo quasi volesse impossessarsene. Lo tirò, stuzzicandolo con l'unghia dell'indice in punti strategici. Chi pensava che i capezzoli maschili andassero trascurati solo perché tali era un mero dilettante, e lei conosceva ogni singolo punto di un corpo dove valesse la pena imporre pressione per accendere l'intero organismo. Non solo per migliorare il flusso energetico di un combattente, ma anche per scopi lascivi che personalmente reputava ancora più nobili, al diavolo chi pensava il contrario.
    Dopo un ennesimo bacio che sapeva per entrambi di bramosia a lungo trattenuta, Baiken premette la stessa mano che aveva imposto la propria energia sul petto di Shouta per stimolarlo, a spingerlo invece contro il muro col palmo aperto sul suo sterno, imponendovi una pressione decisa per allontanarlo da sé e riprendere fiato.
    Non hai idea… del pasticcio in cui ti sei cacciato, Sho-chan. Ci sono così tante cose che vorrei farti… Tutti i sigilli magici del mondo non basteranno a fermarmi.
    Baiken poteva sembrare calma in ciò che diceva, sicura di sé, ma ansimava pesantemente e il suo petto sussultava ad ogni singolo respiro, gonfio come non mai e leggermente arrossato per lo sfregamento dei loro corpi. Anche con i sigilli presenti nella stanza, la mano della maestra aveva rilasciato una minima parte della sua energia ad ogni carezza, ad ogni contatto, scivolando sul corpo del ragazzo come un marchio magico che lo avrebbe lasciato insoddisfatto per il solo fatto di essersi separato da lei. Ansimò un'ultima volta, prima di prendere fiato e sorridergli: di nuovo maliziosa, di nuovo tranquilla. Il suo occhio scivolò in una lenta carezza da quelli del giovane, ad ogni singola cicatrice, seguendo poi la lievissima peluria rossastra che spariva al centro di quella buffa barriera di maniche col quale aveva cercato di nascondere il proprio desiderio. Era così eccitato che Baiken riusciva a scorgere il gonfiore persino attraverso quella montagna di tessuto inutile. La quasi assenza di peli doveva dargli parecchio fastidio orgoglioso com'era, ci avrebbe scommesso, ma decise di rimandare eventuali battutine in proposito. La verità era che lo trovava stupendo, con o senza peli.
    Mmmh, vediamo, cosa dovrei fare con te, Sho-chan? Hai qualche suggerimento?
    Mentre valutava se fosse il caso di tirar via la sua giacca per scoprire lo spettacolo che nascondeva, sempre imprimendo una certa forza al centro del suo petto, l'occhio di Baiken finì ai polsi del giovane e improvvisamente realizzò una "terribile" ingiustizia consumata fino a quel momento nei suoi confronti. Ciò le diede tutte le idee che le occorrevano per proseguire e il suo sguardo si accese di una malizia così intensa che probabilmente "Sho-chan" avrebbe faticato ad attribuirla a lei.
    Guarda un po'. Le tue manette sono fin troppo facili da gestire… è stata una lotta impari, non trovi? Forse dovrei farti assaggiare un po' dello splendido trattamento che mi hai riservato, uh? Dopotutto i favori vanno restituiti...
    Gli sorrise, uno di quei sorrisi da togliere il fiato, soprattutto se proveniente da una rossa completamente nuda con il seno gonfio ed esposto per le proprie carezze. Sorrise in quel modo appositamente perché Shouta rimanesse vagamente stordito, così da non lasciargli il tempo di capire cosa stesse dicendo, o cosa si apprestasse a fare. Per un attimo spostò anche il peso in avanti, cosicché quello stesso seno gli si premesse addosso e contro la sua stessa mano che cercava di tenerlo bloccato contro il muro. Poi fu un attimo: avrebbe aspettato il minimo secondo di cedimento per cambiare velocemente posizione e afferrare la catena che separava le manette del giovane per tirarla in alto il più possibile, agganciandola e costringendolo dunque a lasciare la presa su di lei definitivamente e sollevare le braccia muscolose sopra la testolina rossa. Diversamente dalle manette cadute a terra, che erano state rigide e più simili a gogne, a Sho in quanto prigioniero spontaneo era stato riservato un trattamento più magnanimo, con delle semplici manette con catena, addirittura abbastanza lunga da permettergli diversi movimenti. Questo le dispiaceva da una parte ed eccitava dall'altra, soprattutto ora che aveva riavuto il braccio libero e poteva dunque inventarsi qualcosa per rimediare a quel disequilibrio. Quando il corpo perde un pezzo, il cervello si abitua a compensarlo nei modi più assurdi, e Baiken non faceva differenza. Proprio per questo Sho avrebbe potuto rendersi ben presto conto del fatto che il braccio della sua Maestra era ancora libero, e più precisamente la mano non si era spostata dal suo petto ma anzi, stava scivolando lentamente su e giù, carezzandolo. Quindi… come diavolo lo teneva?
    Sai, per la tua età, non ho mai visto un corpo più allenato e vissuto… Queste cicatrici in particolare, mi fanno impazzire. A dirla tutta avrei una voglia matta di leccarle per tutta la loro lunghezza… Che dici, potrebbe piacerti?
    Ne stava seguendo una con le dita, mentre ne parlava e si avvicinò al suo orecchio per finire la frase, come se dovesse confidargli un grande segreto che solo lui poteva ascoltare.
    A me puoi dirlo, siamo simili in fondo. E sai, quando hai sfiorato le mie, una ad una, desideravo ci affondassi la faccia. Solo condividendo l'esperienza della carne che diventa più tenera e sensibile si può capire quanto sia bello quando qualcuno se ne prende cura, vero? E scommetto che tu lo sai… Lo sapevi benissimo e mi torturavi appositamente, facendomi quasi desiderare che le riaprissi una ad una, pur di sentirti dentro di me in qualche modo.
    In verità non credeva che il giovane fosse così machiavellico da averla torturata sessualmente di propria iniziativa, ma questo non poteva certo dirlo o avrebbe completamente rovinato quel giochino divertente. Era fantastico potersi "vendicare" in quel modo. Liberatorio. Averlo bloccato sotto di sé quando fino a poco prima era lui quello a stuzzicarla, le dava alla testa, rendendola molto più maliziosa e malefica del solito, ma soprattutto eccitandola ancora di più. Baiken non era propriamente sadica a letto, niente di paragonabile a quella piccola peste di Jadis che pensava di dominare il mondo sicuramente, anzi, era molto versatile e decisa, sicuramente più esperta, eppure in quel momento sembrava quasi che Shouta avesse risvegliato in lei un qualche tipo di appetito pericoloso, famelico. Di tanto in tanto avrebbe potuto beccarla a leccarsi le labbra sovrappensiero mentre lo accarezzava, come se ora fosse lei a immaginarlo legato e appeso al soffitto per potergli fare le cose più indicibili. Percorse le cicatrici una ad una, e a un certo punto si chinò a fare esattamente ciò che aveva promesso: leccarne una, sul petto, risalendo fin quasi al suo collo, al mento, facendogli pensare che lo avrebbe baciato di nuovo, fiondandosi sulla sua bocca e invadendo la sua gola con la propria lingua… Ma non avvenne, lo lasciò insoddisfatto.
    Quando sollevò il viso da lui gli sorrise, iniziando a scendere con la mano, con una lentezza studiata appositamente per essere snervante e accendere ogni singolo muscolo sfiorato durante il tragitto. Se anche avesse provato a dimenarsi, non sarebbe servito a nulla, tale era la forza della sua presa. Ma se la sua mano lo stava toccando, c'era da chiedersi come diavolo avesse fatto a bloccarlo al muro… e Shouta avrebbe potuto rispondersi seguendo proprio quelle dita: che a quel punto gli stavano percorrendo l'addome, strappando via le maniche al proprio passaggio, alla ricerca della stupefacente erezione che ancora smaniava per essere liberata. E lì, ecco svelato l'arcano, pericolosamente vicino alla carne intrappolata e tesa del giovane, c'era il sesso di Baiken in tensione, completamente esposto e fradicio, perché il suo piede aveva sostituito la presa sulle manette e, come la migliore delle ginnaste, ella se ne stava lì, piede contro il muro, dita intorno alla catena, incombendo su di lui con la gamba spalancata, estremamente tesa e una spaccata verticale in corso, il tutto con la faccia di chi non ha fatto altro per tutta la vita. Era così serena e a proprio agio in quella posizione, che lasciava tranquillamente intendere come quello fosse il suo modo di compensare la propria menomazione. Del resto, quante volte l'aveva vista mentre girava per casa col braccio occupato, costretta a usare la gamba destra per prendere qualcosa troppo in alto magari? Ecco. Peccato che in quella situazione quella sua abitudine rischiava di sembrare semplicemente letale, ipnotica, promettendo indicibili piaceri che tuttavia la donna non era ancora disposta a concedere al suo allievo. Eh no, quello era il momento di restituirgli il trattamento che l'aveva accesa, togliendole letteralmente ogni freno inibitore. Non che fosse un tipo vendicativo, ma resistere alla tentazione di stuzzicarlo a propria volta era semplicemente impossibile. Quindi, con la vulva schiusa e fin troppo vicina a lui per via della posa a dir poco surreale, Baiken iniziò a giocare con la cerniera di Shouta, facendola scivolare giù con estrema lentezza, millimetro dopo millimetro. Gli diede tutto il tempo di dimenarsi, di agitare i fianchi, o di tentare al contrario una completa immobilità come aveva cercato di fare lei quando era stata legata, ma arrivata a metà del percorso si rese conto che la carne del suo giovane allievo era semplicemente impaziente, indomabile e imprevedibile, esattamente come un adolescente eccitato ai limiti di una crisi ormonale. Ironico, no?
    Strabuzzò l'occhio, mentre il cazzo semplicemente più delizioso che le fosse capitato davanti dopo chissà quanto tempo dall'ultima volta, prendeva vita, scattando sull'attenti, finalmente libero davanti al suo sguardo. Per un momento la cicatrice sul viso, il marchio che un tempo testimoniava la sua appartenenza ai Taimanin, si accese di energia cremisi, come se un lampo di magia le avesse attraversato il corpo nonostante i sigilli, esattamente come era successo anche al rosso. Baiken schiuse le labbra per la sorpresa, riprendendo a sorridere solamente quando riuscì a sottrarsi da quella vista semplicemente incredibile. Era… decisamente più dotato di quanto si fosse figurata, o di quanto ricordasse, per quel poco che lo aveva visto la prima volta. E siccome la sua Maestra non era certo il tipo che si teneva le cose dentro, non poté che esternarlo con un sorriso decisamente soddisfatto stampato in faccia. Lo guardò dritto negli occhi, distogliendo a fatica lo sguardo da quello spettacolo.
    Incredibile… Non mi ero mai soffermata a guardarti in questo modo ma... Sei davvero bellissimo, lo sai? Sono sicura che farai impazzire tutte le tue coetanee con il corpo che ti ritrovi… E forse, a dirla tutta, anche quelle più grandi. Piccola pausa. Di sicuro, <i>stai facendo impazzire me.
    E proprio come lui aveva esternato così sinceramente i propri sentimenti, lei non fu da meno, mostrandogli tutto della sua espressione che diceva esattamente quanto lo desiderasse, quanto fosse eccitata e quanto sarebbe semplicemente impazzita se non avesse fatto qualcosa subito. Fletté dunque la gamba in modo che le labbra fradice si posassero sulla sua erezione, iniziando a farle scorrere lungo l'asta insieme al clitoride, massaggiandola (e massaggiandosi) per tutta la sua lunghezza. Nel frattempo non distolse lo sguardo dal suo viso per godersi ogni singola reazione, né gli nascose le proprie. Dovette mordersi il labbro, sorridente ma in difficoltà, tanto che fremeva leggermente lungo tutto il corpo, non per la fatica di mantenere la posizione ma per quella che le costava resistere alla tentazione di prenderlo immediatamente dentro di sé dopo una così lunga agonia. Nel frattempo carezzò l'asta più volte, direzionandola per lubrificarla con quelle stesse labbra fradice e, alla fine, la direzionò verso il fulcro di quel desiderio, già leggermente schiuso per accoglierlo. I loro sessi si stavano letteralmente baciando l'un l'altro. Sarebbe bastata una singola spinta e sarebbe entrato dentro di lei… Ma la donna non si mosse perché ciò accadesse, rimase anzi immobile, fremendo contro di lui, abbastanza lontana da costringerlo a lottare contro manette e catena, se davvero voleva possederla.
    Che ne pensi, piccolo… dovrei metterlo dentro? A essere sincera non lo faccio da così tanto tempo che ho un po' paura… Sei molto più grosso di quanto pensassi.
    Ridacchiò, roca. Come a smentire quelle parole il suo sesso pulsò di rimando, rivelando il bluff. Neppure tutto il tempo e l'astinenza del mondo sarebbero bastati per farle avere paura di una meraviglia simile. Era solo un ennesimo modo per farlo impazzire… Peccato che così facendo stesse torturando entrambi.
  2. .

    «Solo io posso gestirti... e nessun altro!»


    Per quanto possa suonare strano, Juri si considerava estremamente equa nel considerare uomini e donne, forse non la migliore femminista del mondo, visto che alle volte era """leggermente""" ingiusta verso il sesso maschile, ma in fondo era abbastanza sicura che per lei gli individui fossero tutti uguali. Ovvero, nel suo caso: non le fregava un cazzo di nessuno. Quindi frasi come "Sei mia/Sei mio", "Ti possiedo", "Solo io posso averti" da romanzo erotico di serie C, le avevano sempre fatto rivoltare lo stomaco, in modo decisamente meno piacevole di quanto si apprestava a fare il cazzo di Shagaru di lì a breve. Ma allora perché… Perché si mise ad annuire oscenamente alle parole del drago, in modo frenetico quasi, facendo vibrare la carne abnorme che le deformava la bocca, aprendola ben più di qualsiasi altro cazzo avesse mai preso nella sua florida vita sessuale da pervertita? I versi che Shagaru emetteva quando scopava erano terribilmente eccitanti, attraversavano ogni angolo più recondito dell'organismo e rimbombavano nella testa. Era come una specie di richiamo primordiale, qualcosa di profondo che neanche lei comprendeva appieno ma che le stava fottendo il cervello. Juri si mise a mugolare mentre tentava di prenderlo ancora più forte e fu deliziata dalle reazioni di quell'immensa creatura mentre la guardava combattere contro la sua carne. L'aveva detto no? Che secondo lei aveva solo voglia di vederla combattere e perdere contro di lui, e a giudicare da come stava reagendo, era chiaro avesse pensato di vincere facilmente. Questo la rese ancora più vogliosa, ancora più determinata, e quando finalmente riuscì a prenderlo tutto dentro, strappando al drago addirittura una nuova forma che non le aveva ancora mostrato, una fitta di profondo piacere la fece contrarre fin nel profondo. Mugolò estasiata, guardandolo dritto negli occhi: i suoi socchiusi e pieni di lacrime mentre tentava di trattenere i conati e la saliva; quelli di lui due fessure rosse che sembravano volerla inghiottire per intero. Shagaru avrebbe potuto percepire tutto di lei fremere, fin dentro l'entrata dell'utero che sembrava così stretta da non poter essere attraversata, ma soprattutto nella sua stessa energia spettrale, che iniziò a contrarsi intorno a lui come un canale perverso fatto apposta per accoglierlo. Di fatto, Juri aveva creato una nuova intimità solamente per lui, un anfratto che potesse affrontare e sconfiggere il drago famelico, modellato sulla sua verga come uno stampo per la cera. Esisteva per soddisfarlo, e per quanto la cosa l'avrebbe fatta incazzare se solo si fosse soffermata un secondo a pensarci, in quel momento tutta la sua energia -spettrale e non- era impegnata in quei "preliminari" che avevano ben poco di umano. Ma se quel colosso dal cuore tenero si era anche solo per un millesimo di secondo paralizzato all'idea di farle male, per poi riprendersi subito, Juri non ebbe un solo istante di esitazione, anzi, quando le afferrò la faccia sembrò quasi accendersi, i suoi occhi si sgranarono e un lampo di energia più forte del precedente li fece quasi lampeggiare, rilasciando un'enorme quantità di fiamme spettrali che fluivano insieme alle sue lacrime. Il sussulto che la sconquassò a quel contatto poteva sembrare paura a una prima occhiata superficiale, ma l'impressione venne subito smentita dal gemito intenso che le sfuggì mentre socchiudeva le palpebre, reso roco dalle corde vocali ormai compresse da quell'invasione mostruosa. Avrebbe dovuto sottrarsi, dire di no, avere paura e soffocare grida di terrore… Ma invece impazzì del tutto. Il fatto che le afferrò la faccia in quel modo assurdamente umiliante e proprio per questo sexy da morire accese qualcosa in lei, costringendola a stringere la presa su quella natiche marmoree come se le dita volessero affondarci dentro e fungere da catene che non le avrebbero mai permesso di staccarsi da lì, neppure se lei stessa lo avesse voluto. Quando poi le afferrò i seni, graffiandoli leggermente con gli artigli e spalancandoli con i suoi pollici, ben più di quanto avesse fatto lei con due dita ognuno, gridò così forte che l'interno del suo corpo iniziò a vibrare. Rischiò di venire sul colpo, perché l'eromanzia aveva reso tutto di lei estremamente sensibile e quei due anfratti che semplicemente non avrebbero dovuto esistere, erano diventati di fatto due nuovi punti da cui godere, ma si trattenne. La sua intimità stillò una nuova cascata di umori che andò a lubrificare ulteriormente la cavità già voglioso e spalancata, rendendo forse per questo molto più facile il gesto estremo di Shagaru. Realizzò in quel preciso momento, mentre sentiva la cervice spalancarsi da quella cappella inumana e ne godeva come mai aveva fatto prima, che la sua volontà era stata azzerata dalla bramosia, in modo così profondo che il drago avrebbe potuto farle qualsiasi porcata da lì in poi, la più violenta ed estrema possibile, finanche a soffocarla fino a morire o umiliarla nel peggiore dei modi, e lei glielo avrebbe lasciato fare, ringraziandolo per averla usata. Forse il suo sangue stava agendo come una specie di droga, facendole sentire con quella creatura una potentissima affinità che in realtà non esisteva, ma era semplicemente PAZZA di lui in quel momento. Pazza per i suo cazzi enormi; eccitata come la più oscena delle puttane per il modo in cui le aveva afferrato la faccia invece che spingerle la nuca, deformando la sua espressione fino a farla assomigliare a una specie di maiale; invaghita della forza dei suoi colpi e di quegli occhi demoniaci che la fissavano come se volessero mangiarla; eccitata per gli artigli che avrebbero potuto benissimo squarciarle le tette e aprirle come dei cocomeri maturi. Anche lì, avrebbe solo voluto che gliele riempisse fino all'orlo, di cosa non le importava, ma per quel che la riguardava poteva anche infilarci altre dita, i pugni interi, o entrambi i cazzi pulsanti. Anzi, se solo ne avesse avuto quattro, le sembrava che avrebbe potuto accogliere persino quelli! E il suo culo… Il maledetto culo che continuava ad agitare come un'ossessa e che era stato ignorato, le doleva per quanto voleva essere scopato, fottuto e aperto finanche a diventare inutilizzabile per il resto della sua dannatissima vita. Come tutto, il maledetto resto, del suo osceno corpo da pervertita!
    E lui aveva ragione: poteva solo godere, poteva solo scopare, e aveva una voglia matta di farlo ad oltranza. Quindi mugolava, impazzita e impaziente, stringendo di più la presa ad ogni ringhio o sussulto; fregandosene altamente di come potesse apparire o, ancora peggio, del fatto che così stesse solo peggiorando l'eccitazione del drago e, con essa, la propria posizione di bambolina. Semplicemente non le importava abbastanza. La sua vita non valeva un bel niente di fronte a quella macchina da sesso perfetta, se non poteva averne ancora. Ancora. E ancora. Poteva forse morire per il troppo sesso? Ebbene, che morisse, cazzo! Che le fottesse la gola fino a sborrarci dentro e gonfiarla così tanto da farla scoppiare come un palloncino di carne e budella! Lo avrebbe guardato da chissà dove, gustandosi lo spettacolo di quell'enorme fisico marmoreo che si fotteva il suo dannato cadavere, ricoperto di sangue e melma rossa. Ecco, fin dove arrivava la sua follia del momento ed ecco, esattamente, perché alle parole di Shagaru, quelle eccitantissime parole sputate fuori attraverso ringhi e sibili, lei aveva reagito ancora una volta annuendo e mugolando, iniziando a sentirsi completamente piena di lui. Avrebbe dovuto sentire dolore. Avrebbe dovuto sentirsi dilaniare da quella carne ben più grossa di qualsiasi cosa potesse uscire dalla sua fica schiusa a malapena dalla voglia, perché semplicemente la stava aprendo in due dall'interno, dilatandola ben più di quanto sarebbe avvenuto durante un parto. E sembrò così, i primi secondi. Per un attimo Shagaru avrebbe potuto pensare di averla fatta svenire: gli occhi si erano sgranati quando aveva superato la cervice per poi ribaltarsi ad ogni altro centimetro conquistato dal drago, le sue lacrime erano diventate nere come la pece più scura nonostante non avesse un solo grammo di trucco addosso, dense come petrolio, e le dita sulle natiche marmoree erano rimaste salde solamente attraverso quelle unghie più simili ad artigli, quasi stesse perdendo la presa. Poi però gli occhi erano diventati completamente viola, le pupille sparite chissà dove mentre si ribaltavano per il piacere e la presa si era fatta nuovamente salda mentre un brivido attraversava Juri insieme a un sibilo mostruoso, terrificante, come se un incubo si fosse impossessato di lei. Nell'esatto momento in cui la cappella del dragò le sfondò le labbra, trapassandola da parte a parte, lei iniziò a venire fino a squirtare sul pavimento, in modo così forte che le grida non poterono essere soffocate neppure dalla carne che la violava, come se fossero esterne al suo corpo, un'infestazione spettrale dell'intera casa. La sua fica iniziò a pulsare ritmicamente, stillando umori su umori e quelle pulsazioni si ripercossero su tutto l'interno di lei, dalla gola, passando per l'esofago spalancato, al canale energetico creato per stimolarlo fino alla vulva che, per l'appunto, sembrò quasi volersi richiudere sul glande del drago per catturarlo nella sua morsa. Ben presto le unghie sul culo di Shagaru divennero artigli che letteralmente affondarono nella sua carne, aprendogli le scaglie il tanto che bastava per fargli sentire quanto quella femmina pretendesse quella violenza, pretendesse lui. Poi l'energia di Juri si fece di nuovo nera, famelica, e iniziò ad avvolgerla in alcune parti, lasciando la pelle candida ancora umana ad eccezione delle braccia, dei capelli e di alcuni punti del viso, come se non stesse perdendo il controllo ma anzi, fosse pienamente cosciente di ciò che faceva. Alcune braccia di energia spettrale spuntarono dalla sua schiena come se volessero imitare il drago: due -sotto al paio umano- saettarono ad ancorarsi ai suoi polsi, invitandolo a infilare dentro i suoi seni qualcosa di più consistente, non importava cosa, mentre un altro paio in fondo alla schiena, più simili a code enormi, andarono a evidenziare il suo culo perfetto, diventato addirittura più grosso con l'eromanzia, afferrandolo e spalancando le natiche così tanto che da una visuale frontale poteva vedersi l'ano pulsare e schiudersi appena, impaziente, facendogli capire che no, non le bastava. Che non importava quando lui fosse brutale o pensasse di distruggerla, semplicemente: Lei. Voleva. DI PIÙ. Era semplicemente TROPPO affamata e come a evidenziare quella fame, persino la sua lingua si fece più lunga e andò ad avvolgere la base del suo fallo, iniziando a massaggiarlo mentre accompagnava le sue spinte. A quel punto avrebbe dovuto essere soddisfatta, frenare quella reazione eccessiva e diventare più mansueta mentre l'orgasmo appena avuto iniziava a quietarsi e lasciarla rilassata... ma no, neanche per sogno. Shagaru avrebbe potuto sentire la sua voglia addirittura crescere, l'eromanzia aumentare e da ogni singolo anfratto in quel momento violato uscirono nuove lingue, piccole e lunghe come tentacoli di carne, che andarono ad avvolgersi intorno ai suoi pollici, leccandoli e avvolgendoli completamente per fargli sentire come sarebbe stato infilarci ben altro dentro; un'altra si formò invece in quella fica semplicemente sfatta e deformata dalla sua carne, che andò a circondare la cappella fino ad avvolgerla completamente, infilando la punta dentro l'uretra per saggiare ancora meglio quel suo sapore fantastico. Gemette, mugolando di piacere, e ogni verso che si soffocava in quella perversa gola famelica si espandeva all'esterno come una sorta di canto spettrale, senza bisogno di usare realmente le corde vocali, perché il drago poteva semplicemente sentirla, come se fosse dentro di lui. Il suo corpo si ricoprì in parte di fessure violacee, e quando parlò, queste si spalancarono una ad una, rivelando occhi fiammeggianti. Ognuno, nessuno escluso, andò a fissare intensamente il drago, socchiusi, preda del piacere, imitando perfettamente l'espressione adorante e famelica del viso di Juri. In quella forma la giovane non sembrava più così umana, ma non aveva neppure ceduto completamente all'oscurità come quando era venuta da lui supplicandolo di salvarla. No, grazie al suo sangue riusciva a controllare l'estrema voglia di divorare e consumare tutto ciò che la circondava, e a quel punto la sua fame era molto più selettiva e -se vogliamo- positiva, poiché era completamente dedita al sesso e ai cazzi che voleva gustare lungo ogni centimetro. Ogni parte di lei voleva gridare e Shagaru avrebbe potuto sentire la sua voce rimbombare attraverso il suo stesso corpo, come se potesse penetrargli sotto pelle e raggiungergli le orecchie direttamente dalla parte di lui che stava ingoiando. Eppure... ancora non bastava. No. La consolava solamente il fatto che quello fosse solo l'inizio. Un preliminare. Bello, certo, ma destinato comunque ad essere un mero antipasto perché tra loro -un drago tra i più violenti e uno spettro tra i più folli possibile- il sesso era destinato a essere così: brutale, mostruoso, orribile forse, ma comunque incredibilmente e fottutamente bello. Una droga di quelle così forti da farti stare bene per l'eternità, anche mentre i tuoi organi si sfracellano, squagliandosi uno ad uno, pezzo dopo pezzo. Ecco cos'era Shagaru per lei.
    Sei bellissimo... È bellissimo! Scopami più forte, drago! Fammi male! Distruggimi, se ne hai voglia! Ammazzami e rimodellami come una fottuta bambola di creta! Non mi basta, non mi basterà mai. VOGLIO. OGNI. COSA. DI TE! DAMMELAH!
    Era davvero Juri ad aver risvegliato il drago… o era il drago ad aver risvegliato… un mostro affamato di lui?
  3. .
    Aspetta! NON...
    Era molto difficile concentrarsi in quella situazione, per questo Baiken impiegò decisamente più secondi di quanto avrebbe dovuto, a rendersi conto di cosa realmente significasse restare in piedi di fronte al rosso nello stato in cui si trovava. In verità, sarebbe stato un piano perfetto non sdraiarsi così da poter nascondere meglio la propria eccitazione, se solo il giovane non avesse preso la decisione di… inginocchiarsi per esplorare meglio le sue gambe, alla ricerca di quel dannato marchio. E mentre la sua Maestra si dava della completa idiota per non averci pensato prima, al tempo stesso gemette nel guardarlo dall'alto mentre quasi cadeva ai suoi piedi, finendo inginocchiato in una posa ambigua che fu la classica goccia che fece traboccare il vaso. O, in questo caso, la sua intimità completamente fradicia di umori, che ebbe un fremito così forte da far gocciolare un rivolo di fluido giù, sul pavimento.
    ... In ginocchio.
    La donna aveva iniziato a parlare ancor prima di realizzare cosa stesse succedendo, iniziando con un grido destinato a consumarsi velocemente e finendo la frase con due parole che, prese singolarmente, la facevano quasi sembrare un ordine, più che una supplica di "non" farlo. La sete si fece ancora peggiore, e mentre le spalle crollavano leggermente, come chi è pronto ad arrendersi all'inevitabile, anche gli occhi della donna si socchiusero e la sua gola sussultò mentre ingoiava a vuoto, un'ennesima volta. Era ancora legata, quindi non poté far altro che subire (non troppo dispiaciuta) il tocco possessivo del giovane che si ancorava alle sue cosce come se volesse affondarvi la faccia in mezzo. Baiken non poté resistere dal gemere leggermente mentre lo fissava, incapace di distogliere lo sguardo o dissimilare. Aveva perso quella facoltà nell'istante in cui lo aveva visto: il preciso momento in cui, inspirando, Sho aveva catturato il profumo della sua eccitazione e si era praticamente paralizzato in risposta, mostrandole perfettamente quanto fosse sconvolto dalla scoperta… e quanto duramente gli piacesse. Era fottuta. E il peggio del peggio era che avrebbe voluto esserlo letteralmente, non certo in senso figurato. Le sembrò quasi di subire un'allucinazione: immaginò di essere libera e afferrare i capelli rossi del giovane per invitarlo -quasi costringerlo- a farsi avanti una volta per tutte. Fu un'immagine così distinta, che per la prima volta in quel giorno, ringraziò qualsivoglia divinità possibile di essere legata, e non libera di dar sfogo a quell'improvvisa fantasia perversa. Doveva calmarsi, e proprio mentre chiudeva gli occhi per cercare di privarsi della vista meravigliosa di quell'espressione bramosa che la stava facendo impazzire, Shouta parlò, e quello che iniziò con un discorso quasi consolatorio verso di lei, per una volta, finì con una confessione che la fece sussultare, costringendola ad aprire le palpebre e fissare con quel suo unico occhio il giovane, vedendoci dentro un affetto così forte da calmarla tanto quanto avrebbe fatto una doccia fredda. No, non perché fosse fuori luogo o indesiderato, né tanto meno poco eccitante, ma perché la intenerì e fece tornare immediatamente quel suo fare materno che la caratterizzava. Solo che… non riuscì a mantenerlo per molto, non senza che il desiderio accumulato lo corrompesse, trasformandolo.
    Proprio quando penso che forse mi sbagliavo, che forse davanti a me ho un uomo fatto e finito, venuto a salvarmi con le sue mani magiche… ti lasci prendere dalla timidezza, Sho-chan? Il doppio senso fu più che voluto, stavolta. E si sarebbe potuta fermare lì, davvero. Anzi, era sua intenzione farlo, inizialmente, soprattutto quando ricambiò quel sorriso così adorabile da farle venir voglia di abbracciarlo e scompigliarli i capelli come una brava mammina. Ma quel sorriso cambiò, sfumandosi verso una nota decisamente meno rassicurante, più maliziosa. Purtroppo per entrambi, ormai Baiken aveva già preso una decisione a cui difficilmente poteva rinunciare, una decisione che non era totalmente dettata da lei… E infatti non fu solo il suo cervello a parlare.
    E quindi, dopo avermi torturata per interminabili minuti, facendomi bagnare fino al limite del lecito… È tutto qui, quello che hai da dirmi? Che non volevi, ma è stato più forte di te, perché il mio corpo ti piace troppo? No, mi dispiace. Che tu sia diventato così forte è un fatto, ma in quanto tua Maestra non posso non ricordarti che a questo mondo è troppo importante… prendersi le proprie responsabilità.
    Sembrava una frase rivolta più a se stessa che a Sho, perché in fondo sarebbe stata perfettamente calzante e infatti quando la pronunciò il suo sguardo fu così intenso, nonostante l'occhio solo, che sembrava volersi specchiare nel suo. Poi scese lungo le sue mani e sospirò dal naso trattenendo un mugolio perverso, ipnotizzata dal suo tocco e dai suoi occhi. Fu un attimo però, perché poi il tanto agognato marchio venne trovato e, chissà come, Baiken si ritrovò a desiderare di non essere liberata affatto, mandando al diavolo tutto l'autocontrollo (per quanto scarso) e le remore a cui si era affidata fino a quell'istante. Al suono delle manette che impattavano contro il pavimento serrò le palpebre, ancora. Si concesse un respiro. Un lungo, lento, ampio respiro che potesse ossigenarle il cervello e farla tornare in sé, convinta che così avrebbe cambiato idea e desiderato, magari, di potersi rimangiare anche le parole appena pronunciate. Fu un respiro, uno solo. Poi aprì gli occhi… e non era cambiato assolutamente NIENTE dentro di lei. Nessuna illuminazione divina che potesse salvarli dalla compromissione della propria reputazione, o da una figuraccia colossale se qualcuno fosse entrato proprio in quel momento. Ok, fanculo. Era forte di solito, avrebbe potuto trattenersi, ne aveva tutte le facoltà ora che era libera ma... Quello sguardo… Quel dannato e delizioso sguardo supplicante, di chi sarebbe semplicemente morto senza averla subito. Come poteva resistere? Anzi, DOVEVA davvero resistere? E lasciarlo disperato, anche quella volta, una seconda volta? Forse no. Magari era suo dovere in quanto sua maestra occuparsene. O più probabilmente il sangue non era più nel suo cervello e lei si stava raccontando una marea di scuse ridicole per giustificare ciò che si apprestava a fare. Perché una volta libera il suo braccio scattò immediatamente verso di lui, con l'intento di affondare le dita tra i suoi capelli e carezzarli per costringerlo a sollevare lo sguardo ancora di più o, perlomeno, non abbassarlo mai. All'inizio poteva sembrare quasi che sarebbe stata lei, proprio come aveva immaginato, ad attirare la testa verso il fulcro di quel profumo che sembrava averlo sconvolto tanto, ma si trattenne, limitandosi a quel tocco deciso ma anche affettuoso. Per una volta fu lei a concedersi una carezza possessiva nei suoi confronti, tanto che se avesse voluto sottrarsi probabilmente avrebbe dovuto lottare.
    Mi dispiace, Sho-chan. So che è deplorevole da parte mia… Voglio dire, tu sei giovane, io sono l'adulta navigata. Dovrei essere la tua Maestra, permetterti di scostarti da me, perché certo non volevi ridurmi in questo stato e tutte quelle cose più che giuste che dovrei dire adesso per salvarci entrambi… Ma penso che morirò se non ti sbatto contro quel muro in questo preciso momento. Mi capisci, vero?
    E quasi in contemporanea con quelle parole, ammesso che lui fosse abbastanza stordito da non opporre resistenza, il braccio di Baiken scivolò ad afferrargli il colletto, sollevandolo da esso e spingendolo con tutto il corpo verso la parete più vicina. Lo avrebbe sollevato fino ad avere il suo sguardo ad altezza viso, perché persino i pochi centimetri che li separavano in altezza in quel momento l'erano insopportabili. Fatto questo, il suo occhio si ancorò alle labbra del giovane mentre i suoi seni gonfi d'eccitazione lo premevano al muro, insieme al resto delle sue forme prorompenti. Sentì distintamente la sua erezione contro l'addome e trattenne il fiato, mostrando i denti come se si fosse scottata o stesse sibilando. Nonostante l'aggressività, gli sorrise.
    Scusami, piccolo. Le proteste sono concesse… ma dopo. Adesso ho troppa… sete.
    E lì, salvo proteste decisamente violente da parte del giovane (perché lei non si sarebbe certo scostata con poco) si avventò sulle sue labbra, baciandolo mentre lo sovrastava con tutto il corpo, rinchiudendolo in una gabbia morbida ma decisa, composta alle sue spalle dalla parete e davanti dal suo enorme seno, premuto così forte contro di lui che quasi poteva sentirne i capezzoli, per quanto timidi, strusciargli addosso nel tentativo disperato di uscire completamente fuori. Ovviamente non bastava. Voleva che li mordesse, che li succhiasse come i suoi occhi avevano promesso. Il corpo di Baiken a quel punto era un conglomerato di bramosia e desiderio. Un desiderio che lui aveva risvegliato… e che lei pretendeva mettesse a tacere. Era completamente fuori di sé, abbastanza da averlo letteralmente assalito dimenticandosi persino di essere nuda, ma per il momento non riusciva neanche a pensarci. Probabilmente la sua presa sarebbe parsa fin troppo rozza e mascolina rispetto alle aspettative del suo giovane allievo, ma testimoniava quanto si fosse trattenuta fino a quell'istante; quanto a lungo, anche lei, lo avesse desiderato.
    Nnnhon dovevi trattenere la tua energia, caro... Adesso ho così fame che vorrei mangiarti. Non penso proprio che qualche bacio basterà a soddisfarmi...
    Gli parlò tra un bacio e l'altro, labbra contro labbra. Avrebbero dovuto fermarsi subito. LEI avrebbe dovuto fermarsi… Ma non riuscì a dirlo. Non ancora.
  4. .
    Baiken dovette usare ogni barlume di autocontrollo per restare perfettamente immobile. L'unico movimento che proprio non riuscì a controllare era quel fremito che le sconquassava il corpo dall'interno, un fremito che sarebbe potuto anche apparire lieve al tocco, fisiologico quasi, ma dentro minacciava di farle esplodere petto e polmoni. Il pensiero che lui potesse sentirlo ogni volta che la sfiorava non faceva che peggiorare la situazione. Cercò di concentrarsi intensamente sulla conversazione e su ciò che Shouta diceva, ricordandosi mentalmente, secondo dopo secondo, dove si trovassero e soprattutto perché fosse legata. Non certo per il proprio piacere, tantomeno per intrattenersi con un compagno Custode. Ripeterselo come un mantra le sembrava l'unico metodo per mantenere il raziocinio… ma non aveva fatto i conti con la sensazione che le avrebbe procurato avere le mani del ragazzo su di sé. Restare a occhi chiusi era stata una pessima idea e se ne rese conto tardi. Si ritrovò letteralmente a sussultare appena le sfiorò il braccio buono per denudarlo, un po' come se il suo tocco bruciasse contro la pelle. Da un ragazzo giovane si sarebbe aspettata palmi morbidi e lisci… Figurarsi. Non era così fortunata. Anzi, le sue mani erano dannatamente ruvide e fin troppo grandi per i suoi gusti. Le mani di un combattente… e questo le piaceva fin troppo. La prima volta che l'aveva toccata era troppo presa da altro per accorgersene, con la pioggia, Ebrietas e Muramasa a giocare con loro… ma stavolta, invece, ogni singolo senso era concentrato su di lui. Nonostante tutto, si lasciò esaminare muovendosi il meno possibile, trattenendo quasi il respiro, e il suo giovane allievo avrebbe potuto accorgersi del suo umore irrequieto solamente quando toccava un punto più sensibile degli altri, perché puntualmente la maestra sussultava leggermente e il suo enorme seno sobbalzava appena. Una singola volta, ogni volta. La paura dell'ignoto stava aumentando e con essa la sensazione di essere in trappola, costringendo il suo corpo ad accelerare, pompando sangue sempre più forte; questo avrebbe dovuto anche rallentare l'eccitazione che montava, perché certo non era una delle funzioni primarie di un organismo, ma chissà come ad ogni singola carezza di Shouta, una nuova fitta si faceva strada tra le sue cosce, costringendola a serrare più forte i denti sul labbro. Imprecò in giapponese stretto quando il suo tocco arrivò alla scollatura, incapace di resistere oltre. Kuso! "Merda". Quell'imprecazione le uscì dalle labbra come se dovesse sputarla fuori ad ogni costo, incazzata con chissà chi e chissà cosa. Aprì l'occhio per tentare di rassicurare il proprio cervello sulla situazione, così da soffocare un minimo la sensazione euforica che in qualsiasi altro contesto avrebbe amato completamente. Doveva assolutamente smettere di sentirsi in "pericolo" ed eccitata per il solo fatto di esserlo. E voleva farlo subito… ma guardarlo non servì a calmarsi, anzi, forse peggiorò le cose. Si ritrovò davanti il suo collo, arrossato, il respiro affannoso e il suo cuore che pulsava così forte che quasi poteva distinguerne i battiti, come i rintocchi di una campana. Ogni singola emozione che Sho cercava di trattenere le venne sbattuta in faccia e per poco non indietreggiò per il contraccolpo. Ovviamente si era accorta anche in precedenza di quanto fosse attratto da lei, ma aveva sempre scelto di ignorarlo, per il bene di entrambi. E adesso? Subire il suo tocco in quel contesto, bloccata e impossibilitata a fuggire da quel desiderio, semplicemente la stava divorando dall'interno. Le faceva immaginare cosa avrebbe potuto fare con lei, nuda e legata per il suo piacere e soffocò un ansito. I crampi che si hanno allo stomaco quando si ha fame? Lei iniziava a sentirli in tutt'altre parti del corpo, a partire dal seno che lui scelse saggiamente di ignorare, concedendo a entrambi un minimo di respiro.
    Baiken respirò profondamente, guardando in alto all'improvviso, come se dovesse votarsi a chissà quale divinità per sopravvivere alla loro vicinanza. Invece che aumentare, la sua salivazione era praticamente azzerata. Si sentiva morire di sete, ed era costretta a ingoiare a vuoto nel tentativo di darsi sollievo. Gli avrebbe chiesto dell'acqua subito, se solo farlo non avesse significato bere dalle sue mani, a bocca aperta, la gola esposta… No, era escluso. Cercò di rimanere ancorata al discorso, come ad un'ancora di salvezza che potesse evitarle la follia.
    Non essere modesto con me, Sho-chan. È davvero… lodevole che tu abbia compiuto un'impresa tale da guadagnarti la gratitudine di una figura tanto importante. Dubito che un tipo come Traesto, con la sua nomina e le sue capacità, ti avrebbe offerto un simile favore da riscattare, se non te lo fossi sinceramente guadagnato. Sono molto fiera di te, devo dire. Non ci siamo visti abbastanza in questo periodo da allenarci ancora insieme, ma forse in fondo non hai più bisogno di me... Anzi, forse presto sarai tu a dovermi dare qualche lezione, eh?
    Ok, sì, altre frasi da mammina e ritorno a quel "chan" tanto familiare. Una grande mossa per apparire quanto più calma e serena possibile, azzardò persino una risata breve, che non esplose mai. Peccato che vedere Baiken distogliere lo sguardo fosse un evento decisamente raro e sospetto per chi la conosceva un minimo. E Shouta, purtroppo, la conosceva. Non osò guardarlo oltre. Anzi, finì il proprio discorso guardando il soffitto come se si fosse persa ad ammirare la fattura delle decorazioni nella stanza e di eventuali sigilli per il blocco magico. Vagò alla ricerca di qualsiasi particolare avesse potuto catturare la sua attenzione se solo in realtà non fosse stata troppo occupata a morire nell'attesa. La verità era che, fin da quell'unica fugace effusione, l'era rimasto il desiderio insoddisfatto di vedere Shouta alle prese col suo seno. Non sapeva neppure dirsi perché, ma il modo in cui la guardava aveva qualcosa di cupo nascosto ben in fondo e lei avrebbe davvero voluto scoprire di cosa si trattasse. Per curiosità da Custode, ovviamente. Certo.
    Fu estremamente sollevata quando lo vide portarsi alle sue spalle, rimandando un eventuale contatto con quella parte di lei tanto sensibile. Ne approfittò per tornare a guardare davanti a sé, osservando il proprio stato: fortunatamente i lunghi capelli rossi, indomabili senza la giusta costrizione, l'erano ricaduti addosso in due lunghe ciocche distinte, come uno scialle su ogni seno, creando un gioco di vedo o non vedo che, per quanto sexy, le diede l'illusione di rimanere protetta dal suo sguardo. Anche perché, dopo quei pensieri, non essendo affatto immune alla situazione come cercava di apparire, i suoi capezzoli iniziavano lentamente a inturgidirsi e facevano capolino per una piccola parte dalle areole gonfie, cercando di schiuderle per farsi strada e uscire del tutto. Sospirò dunque di sollievo, convinta di aver schivato il peggio e di non essere stata scoperta. Illusa. L'esplorazione che seguì, una lenta carezza dalle spalle e poi giù per la schiena, la fece immediatamente rilassare, strappandole un piccolo mugolio di apprezzamento. Ecco, forse quello era ancora meglio di qualsiasi stimolazione sessuale, perché realmente la aiutò a scaricare un bel po' dell'agitazione accumulata nell'attesa. Si rilassò lentamente, ma considerevolmente, riuscendo a smettere di tremare o persino pensare alla legatura, almeno per qualche istante. Ma come tutte le cose belle anche quel relax era destinato a finire, durando decisamente troppo poco per il suo povero corpo bisognoso e finendo solamente per farle abbassare la guardia. Quando Shouta sfiorò con le dita i suoi glutei, per quanto delicato e fugace fosse stato il suo tocco, fece letteralmente scattare sull'attenti Baiken, facendole quasi perdere l'equilibrio in avanti. Semplicemente, non se lo aspettava.
    Oh-ohi ohi! Credo che me ne sarei accorta se mi avessero messo un sigillo lì! Gulp.
    Le dita così pericolosamente vicine all'interno dei suoi glutei non erano decisamente il meglio. Un minimo di curiosità da parte del giovane e avrebbe scoperto quanto fosse dannatamente bagnata nonostante la gravità della situazione. Solitamente Baiken non era il tipo da biasimarsi (o biasimare il prossimo) per le proprie pulsioni sessuali, eppure persino lei si sarebbe sentita terribilmente in imbarazzo in quanto Maestra, se fosse stata colta in fragrante dal suo allievo a eccitarsi durante discorsi così solenni, per un paio di manette e qualche carezza.
    Nonostante i pensieri cupi, si riprese subito, rimettendosi composta, sorretta dal tocco preventivo di Shouta, ma ciò non bastò per riportare quel momentaneo e delizioso stato di quiete che aveva raggiunto durante il mezzo massaggio. Se gli avesse chiesto di dimenticarsi le stupide manette e tornare a fare la magia che aveva compiuto sulla sua schiena, sarebbe stato sconveniente, o un'idea geniale per evitare di tornare a concentrarsi su quanto fosse eccitata? Ci pensò su, ma fu Shouta a interrompere quel ridicolo pensiero, sorprendendola.
    Chiuse gli occhi, percependo nuovamente la tensione ai piani bassi sovrastare le altre sensazioni. Capì distintamente che se si fosse sdraiata, non ne sarebbero usciti più. Non senza che facesse qualche follia comunque, in barba alla situazione tremenda in cui si trovava. Per questo fu fin troppo repentina nel rispondere: NO! Con tale foga che dovette subito ammorbidire il tono e cambiare rotta. Hem, mi metto in piedi, grazie. Dovrebbe essere più comodo per te… Tranquillo. Mi reggo solo un attimo alla tua spalla per alzarmi, ok? Non sono un fuscello, quindi sopporta il peso giusto un istante.
    Con tutti quei muscoli, le forme generose e 1 metro e 84 d'altezza, Baiken non era decisamente una donna leggiadra, ma il pensiero che presto sarebbe stata libera la rese fin troppo impaziente e veloce nell'agire. Sì, ancora qualche istante e si sarebbero liberati entrambi di quel contatto tutt'altro che indesiderato ma tremendamente fuori luogo, mettendo fine al senso d'attesa che la stava dilaniando. Quindi si fece forza e, ammesso che lui l'avesse sorretta, si affidò alla sua presa per alzarsi, posando la nuca su una sua spalla e mettendo i piedi a terra così da potersi poi sollevare sulle piante con uno scattante colpo di reni. Certo, era un po' difficile per via delle caviglie costrette a rimanere spalancate, ma proprio come aveva detto si affidò alla forza del suo alleato per concludere il movimento, convinta che l'avrebbe soccorsa se avesse incespicato per un qualunque motivo. Tipo… il desiderio di saltargli addosso, che a quel punto non era un pericolo da sottovalutare. Baiken aveva infatti risposto precocemente alla sua proposta di sdraiarsi o rimettersi in piedi, e ciò fece sì che la frase del giovane finisse mentre lei cercava già di portare a compimento il cambio di posizione. Per un momento sarebbe parsa una cafona per averlo quasi interrotto mentre parlava, ma purtroppo aveva sentito perfettamente il resto di quella frase… anche se lo realizzò in ritardo.
    "Ne sarà valsa la pena."
    La frase le rimbombò nel cervello facendola quasi inciampare mentre si rimetteva in piedi (o, perlomeno, ci provava). Perché persino un'uscita innocente le sembrava una promessa a sfondo sessuale? Forse stava impazzendo. Oppure anche lui si era messo a fare frecciatine a doppio senso, perché si era accorto delle sue reazioni? Sarebbe stato ironicamente meritato, ma sperava vivamente di no.
    Grazie Sho-chan, davvero. Apprezzo molto i tuoi sforzi, e prometto di ricompensarti appena possibile. Quella cena dovrà essere bella costosa, eh? Eheh... eh. Uhm, eccoo, so che è chiedere molto però… Se riuscissi anche a velocizzare il processo te ne sarei davvero, davvero grata. Non per metterti fretta eh? Ma non le sopporto proprio più queste manette. Spero perdonerai la mia impazienza...
    Si riferì alle manette nella speranza di mascherare tutto il resto. Come se il cuore e il respiro del ragazzo non le avessero riacceso ogni singolo fremito di desiderio, o il solo fatto di sentirlo così vicino non l'avesse fatta scattare in avanti e alzarsi come se avesse appena preso la scossa. Per non parlare di quella ridicola reazione sconvolta quando le aveva a malapena sfiorato le natiche! Cercò di mantenere la calma, ancora un pochino. Tutto questo poteva essere stato casuale, in fondo, e sperò vivamente che anche Shouta se la fosse bevuta. Bastava solo che non mettesse le mani dove non doveva, e tutto sarebbe filato liscio. Perché sarebbe bastato un tocco in più tra le sue cosce per trovarvi il terribile segreto che aveva così maldestramente nascosto: riccioli rossi completamente zuppi di voglia, e un profumo di sesso che arrivò persino alle sue stesse narici, quando non ci furono più né il kimono né la posizione a mascherarla. Se solo avesse potuto serrare le cosce… Ennesima fitta.
    ... È solo che sono… davvero scomode, capisci?
    Quel giorno le bugie le venivano decisamente poco credibili. Un fallimento totale, per una che di solito era la regina delle bugiarde. Magari però, senza guardarla in faccia, c'era ancora speranza. " E il premio peggior bugiarda del secolo va a..."
  5. .
    Le battutine a sfondo sessuale erano all'ordine del giorno per Baiken, ma per una volta che non aveva intenzione di farne una, si rese conto troppo tardi del pasticcio compiuto. Buffo pensare che si fosse sforzata tanto di non fare battutine sconce, per poi farsene sfuggire una talmente ambigua senza volere. In un'altra situazione avrebbe riso di quel malinteso, ed era pronta a farlo… finché non guardò il viso di Shouta. Schiuse le labbra davanti a quell'espressione. L'eccitazione che lesse nei suoi occhi la colpì come un pugno in faccia, facendole trattenere il respiro. E come se il suo corpo volesse rispondere a quello sguardo, una fitta decisamente indesiderata le fece pulsare il sesso in risposta. Ringraziò mentalmente che non potesse vederla.
    Fu lei a distogliere lo sguardo stavolta, masticando in silenzio quell'ultimo boccone, in modo molto più lento del normale, un po' come se volesse rallentare anche il tempo. Aveva cercato di consolarlo, invece aveva finito per metterlo a disagio. Era sinceramente dispiaciuta, ma dire qualcosa avrebbe reso il tutto ancora più imbarazzante, per cui tacque. A differenza di quanto potesse pensare il giovane, non lo trovò affatto stupido o infantile per aver pensato a certe cose in una situazione tanto drammatica, ma anzi, biasimò se stessa per aver esagerato, trascinando entrambi nell'imbarazzo. Dopotutto anche lei aveva avuto voglia di scherzare sulla propria semi-nudità svariate volte da quando era entrato a farle compagnia in quella cella di lusso, ed era ben consapevole della carica sessuale involontaria che il suo aspetto poteva emanare. Ancora una volta, quel piccolo malinteso le ricordò dolorosamente il proprio fallimento al loro allenamento, quando Sho-chan aveva voluto avvicinarsi alle sue ideologie mettendosi alla prova con lo Shibari e lei, egoisticamente, lo aveva lasciato a metà dell'opera con un mucchio di domande irrisolte e... il resto. Era stata una codarda. E anche se in seguito si era inginocchiata davanti a lui per scusarsi di quell'errore, e lui l'aveva perdonata, si era sempre sentita come se fosse rimasto sospeso tra loro, irrisolto; una di quelle crepe piccolissime capaci di restare in un rapporto per anni, creando imbarazzo in momenti altrimenti innocui. Ebbene, ora era lei quella legata e in difficoltà, e lui il "Maestro" che avrebbe potuto salvarla. Sorrise della sua proposta, pensando che in fondo si stava già dimostrando migliore di lei, disposto a reprimere il proprio desiderio pur di aiutarla; impresa in cui ella, ai tempi, non era riuscita. Quindi, per quanto trovasse decisamente pericolosa l'idea di essere spogliata e toccata da lui, le sembrava un epilogo calzante per rimediare una volta per tutte a quel vecchio errore. Una specie di punizione meritata. Presa quella decisione, si voltò verso di lui, mettendosi dritta sulle ginocchia leggermente aperte, così da permettergli di toccarla ovunque avesse ritenuto necessario. Tenne la schiena dritta e portò il petto in fuori, così da concedergli il maggior spazio di manovra possibile. Dopodiché lo guardò dritto negli occhi e gli sorrise calorosamente, nella speranza di tranquillizzarlo. Sentiva che si stava biasimando, ma dal suo punto di vista non era certo lui quello da biasimare.
    Non c'è bisogno che aggiungi altro, Shouta-san. L'onorifico non fu casuale, con esso sottolineò che il rispetto era assolutamente reciproco. Non devi giustificarti di nulla, perché so già tutto… e ti sono immensamente grata. Procedi pure come meglio credi dunque; hai la mia totale fiducia. Mi affido a te.
    Quella era la frase più potente che potesse dire per aiutare entrambi a restare calmi nonostante l'attrazione palpabile che provavano, perché era certa che Shouta non avrebbe mai tradito la sua fiducia e ciò avrebbe posto un ché di solenne in quel compito. Non lo fece per manipolarlo però, ma perché lo pensava sinceramente: volente o nolente il suo giovane pupillo era riuscito a entrare nella sua "cerchia ristretta", quel piccolo gruppo di persone per le quali sarebbe stata disposta a perdere il braccio o l'occhio buono. E anche se alle volte ancora si parlavano in modo fin troppo formale per due coinquilini; anche se non si vedevano spesso tra una cosa e l'altra e c'era ancora quell'imbarazzo palpabile tra di loro, Baiken sapeva di poter contare su di lui. Mai come quel giorno n'era sicura. E questo era molto più importante di qualsiasi cosa lui avesse dovuto fare per trovare un sigillo su quel suo corpo pieno di cicatrici. Certo, tutti quei pensieri solenni e profondi avrebbero dovuto aiutare anche lei a stare calma… Ma non fu così. Il senso di responsabilità poteva forse aiutare Shouta a trattenersi, dopotutto sembrava davvero bravo a farlo… ma lei non riuscì a reprimere un brivido, nell'attesa di essere toccata. Era più forte di lei. Entrambi sapevano del suo amore per lo Shibari, ma Shouta si era mai chiesto perché? Adrenalina. Costrizioni, paura, stimoli forti… Baiken era inconsciamente attratta da tutto ciò che stimolasse il rilascio di quell'ormone, perché semplicemente amava ciò che la sensazione d'onnipotenza portava con sé: mente svuotata da tutto ciò che non fosse sopravvivenza, pensieri extra azzerati. Per una che era perennemente affiancata da un demone divora emozioni, il quale non faceva altro che toglierle il sonno, torturandola, era semplicemente la via di fuga migliore. E se l'idea di essere legata le aveva procurato soltanto amarezza quando era stata sola, davanti al desiderio del suo allievo le fece venire, volente o nolente, brividi ovunque. Chiuse gli occhi e respirò profondamente, sforzandosi di ricacciare indietro l'eccitazione. Shouta avrebbe potuto notare che il suo corpo fremeva leggermente, come se il solo restare dritta sulle ginocchia le costasse fatica, cosa decisamente strana per gambe allenate come le sue. Vigliaccamente, Baiken avrebbe voluto stringere le cosce per reprimere quelle fitte indesiderate che ogni tanto la facevano pulsare dall'interno, perché al contrario di Shouta non era così coraggiosa da mostrargli la propria eccitazione. Ironia volle che dimenticò di non poterlo fare e, quando provò a serrare le cosce e le costrizioni alle caviglie glielo impedirono, una fitta più forte delle altre la fece quasi cadere sulle ginocchia. La sensazione di non poter chiudere le gambe, costringendola a rimanere esposta in quel modo… Adrenalina. Il timore che lui potesse vedere o, ancora peggio,sentirequanto fosse eccitata: Ancora, adrenalina.
    Hem, sai, non mi hai risposto riguardo a Traesto: come vi conoscete? Avresti voglia di raccontarmi qualcos'altro, magari? Mi sento un po' a disagio a stare zitta mentre… mentre procedi.
    Il suo tono era incrinato, molto diverso da quello sicuro e ridente che la contraddistingueva. Continuava insistentemente a tenere gli occhi chiusi e controllare il respiro, cercando invano di rallentare tutto del suo corpo, anche quando fremeva ovunque. Non era timida, questo lo sapevano entrambi. Non l'era mai importato cosa potesse pensare un eventuale amante del suo corpo ricoperto di cicatrici, dei suoi muscoli fin troppo definiti in alcuni punti, o del suo seno dai capezzoli ridicolmente timidi, che cozzavano con tutto il resto della sua figura mutilata. Il moncherino? Lo sfoggiava con orgoglio. L'orbita vuota? Pffff, che non guardassero se avevano paura! Insomma, era una cosa che proprio non le importava, apparire bella. Per questo teneva ben saldi i suoi morbidi riccioli ribelli sul pube, nonostante la moda dicesse il contrario. Sempre per questo a volte dimenticava di depilarsi, non si truccava quasi mai e non vestiva con lingerie sexy se non per rari, fortunati, amanti selezionati. Già, quel suo atteggiamento non era decisamente timidezza… Era lussuria. Una lussuria decisamente inopportuna e fuori contesto, che per questo reprimeva. Dannata astinenza e dannata lei, che non faceva sesso da quando un piccolo demone superdotato le aveva dato un minimo di corda mesi e mesi prima. Era in prigione incolpata di chissà cosa e fremeva per il tocco di un ragaz... No, non riusciva proprio più a vedere Shouta come un mero ragazzino dopo che era stato il primo (per ora unico) a salvarle il culo quel giorno. Era un uomo. Giovane, certo, ma non un ragazzino. E stava per toccarla, mentre era legata e sessualmente frustrata, tanto da dimenticare di trovarsi in una cella di massima sicurezza, in attesa di chissà quale sentenza. Per tutti i Sigilli dell'universo… era fottuta.
  6. .
    Ancora soddisfatta dall'orgasmo appena avuto, Juri non riuscì a rimanere sull'attenti in attesa delle battute umilianti che si aspettava di ricevere per aver ceduto così facilmente; era semplicemente troppo appagata. Si lasciò dunque maneggiare ancora una volta come una bambolina, morbida e momentaneamente "sazia", rendendosi conto solo quando il drago aprì le fauci per parlare, che avrebbe dovuto aspettarsi il peggio. Si figurava già qualche risatina perversa, qualche frase che avrebbe sottolineato la sua sconfitta, una punizione umiliante… Ma no. Lui era semplicemente soddisfatto di vederla docile e arresa, e guardarlo mentre se ne stava lì, tronfio sotto di lei, leccandosi le fauci fiero del proprio operato, le aveva fatto dimenticare il perché si fosse data tanta pena per non venirgli precocemente intorno alla lingua. Fanculo a lui, per quanto la facesse incazzare, se l'era meritava quella piccola vittoria! Probabilmente era stata abituata a partner sessuali molto diversi da lui, o totalmente dominanti, o tutto il contrario, per questo si era immaginata che si sarebbe approfittato della situazione. Invece era chiaro che Juri non sapeva un bel niente di come si trattasse un drago Magala, abituato a fottere con femmine che gli avrebbero staccato la testa per un ruggito di troppo e che sembrava godere della sottomissione in modo diverso e più marcato di un comune umano. Nei pochi ricordi che le restavano, lei si rivedeva sempre a tentare di dominare il proprio partner, umiliando in particolare gli uomini, sfidando le donne, cercando sempre e comunque la vittoria assoluta, ma... Improvvisamente le sembrava davvero stupida l'idea di sforzarsi tanto. Se perdere contro un drago e venir "divorata" da lui significava avere degli orgasmi così stratosferici, beh, si dichiarava sconfitta e già cotta a puntino. Gli piaceva sottometterla? Si era guadagnato la schiavetta sessuale ideale. Certo, ciò non avrebbe frenato la sua lingua dal rispondere a tono però.
    Strahno… a me sembra che tu abbia apprezzato fin troppo questo sapore. Fu lei stessa a esporre il seno perché quella deliziosa cascata di saliva e umori vi colasse sopra, mordendosi il labbro ipnotizzata dalla scena, nella speranza magari di ricevere un ultimo contatto con quella grossa lingua deliziosa. E ho anche l'impressione che ti piaccia davvero tanto avere tra le fauci una ragazzina perversa pronta a soddisfare ogni tuo capriccio… Non è che avevi questo in mente fin da subito, quando hai finto di ascoltare la mia richiesta d'aiuto? Altro che onorevole avvocato… Sei quasi più perverso di me.
    Non era una critica, ma la mise come tale perché in fondo rimaneva una stronzetta, come sempre. Nonostante tutto, fu estremamente delicata nel maneggiarla e questo le procurò un sorrisetto malizioso, segno che stava trattenendo a fatica una delle sue frecciatine malefiche. Lo osservò mentre si liberava di quel buffo kimono, restando completamente nudo e mostrandole una volta per tutte quanto fosse tutt'altro che immune al suo fascino. Avrebbe sorriso vittoriosa lei stavolta, se non fosse stato per un particolare: quei due cazzi erano sempre stati così fottutamente abnormi? Un braccio umano mediamente muscoloso sarebbe parso addirittura piccolo al loro fianco! Non c'era modo che li prendesse entrambi, quindi come diavolo aveva fatto la prima volta? Era cresciuti? Si sforzò di ricordare quale arcana tecnica magica avesse utilizzato ai tempi… Zero. Tabula rasa. Ingoiò la propria saliva in un moto di paura, ma nonostante questo non si fece pregare affatto quando Shagaru la invitò a inginocchiarsi con la coda intorno alle caviglie. Se l'era dimenticato quel piccolo particolare: un'enorme coda ricoperta scaglie e protuberanze da far invidia al suo vecchio arsenale di vibratori giganti. Altra tacca sulla tabella della macchina hentai ambulante. Forse meritava una promozione.
    Dopo il più che comprensibile timore iniziale di fronte a quei colossi di carne e sangue nucleare, Juri prese un profondo respiro del quale non avrebbe avuto bisogno e dopo interminabili secondi gettò fuori l'aria dal naso. Per calmarsi si spogliò anche lei del poco che era rimasto della camicia di Shagaru o delle sue cravatte: una massa informe di tessuto che da tempo l'era scivolata lungo le braccia e due fili così sottili di seta nera che le si erano appiccicati sulla pelle per via degli innumerevoli fluidi corporei perduti. Si spogliò lentamente, guardando il drago negli occhi solo quando fu il momento di slacciare l'ultima cravatta, che finì insieme alla camicia in un mucchietto umidiccio lanciato lontano da lei. A quel punto erano passati abbastanza secondi da recuperare il suo ghigno da stronzetta vogliosa, permettendole di leccarsi le labbra e guardarlo sul muso da quella posizione di netta inferiorità. Se di suo la sovrastava per l'altezza di un umano adulto, ora c'erano almeno due metri tra lei e quelle fauci fameliche, ma questo non la scoraggiò. La paura che aveva provato di fronte ai suoi cazzi? Sparita, o nascosta decisamente molto bene.
    E cosa ti dice che non voglia essere punita... Signor Magala? La verità è che... Senza troppi complimenti, mentre parlava si sporse a leccare il glande più vicino con una lenta, ampia leccata. Sei troppo buono per questo gioco… Un secondo assaggio, concentrato sulla punta stavolta, nella speranza di assaggiare i suoi fluidi di drago. Improvvisamente ne aveva una voglia matta. Decisamente. Troppo. Buono. Sorrise mentre scendeva e leccava via filamenti di saliva dal secondo glande, fissandolo negli occhi maliziosa, un po' come se stesse parlando del suo sapore e non della gentilezza con la quale l'aveva maneggiata per portarla a inginocchiarsi davanti a lui, o del fatto che essenzialmente, drago famelico o no, restava sempre e comunque un gran bonaccione ai suoi occhi. Un bonaccione con i cazzi più grossi e inquietanti che avesse mai visto in vita sua, una bocca in grado di staccarle letteralmente mezzo busto e due paia di braccia grandi come tronchi… ma ehi, chi era lei per sputare in faccia alla buona sorte.
    Proprio come quando ci si prepara a un combattimento, prima di darsi da fare Juri fece scrocchiare le braccia, mosse la mandibola a destra e a sinistra come per ammorbidirla e si diede due forti buffetti finali sulle guance, il cui schiocco rimbombò leggermente, lasciandogliele rosse e leggermente gonfie. Al ché si alzò più che poteva sulle ginocchia spalancate, rilevando una densa cascata di saliva e umori che colò silenziosamente sul pavimento, segno inequivocabile di quanto la paura non potesse fermarla. Afferrò entrambe le erezioni, soppesandole più che altro, guardandole come si guarda un rompicapo complicato. Per prendere una di quelle abnormità in bocca avrebbe dovuto slogarsi la mandibola, questo era sicuro. Ed era così pazza che sarebbe stata addirittura pronta a farlo, pur di sentirla in fondo alla gola. Si strusciò su una delle erezioni e inspirò a fondo l'odore fortissimo che emanava, fissando il drago con gli occhi socchiusi, avidi. Tutto di lui sapeva vagamente di affumicato; le faceva venire fame. Quando parlò di nuovo, lo fece sussurrandogli contro la carne. Una scintilla di energia spettrale le attraversò le pupille… poi chiuse gli occhi, continuando a muovere la guancia e le labbra contro il suo cazzo mentre parlava.
    A essere sincera… in questo momento invidiò davvero tanto i mostri che ti fai di solito. Scommetto che una draghetta sexy sarebbe capace di succhiarti il cazzo con estrema facilità, prendendolo tutto in gola senza esitare. Magari li accoglierebbe entrambi, avete la bocca grande voi… fortunati. Quando riaprì gli occhi della scintilla non c'era più traccia: le fiamme erano divampate e strabordavano in denso fumo violaceo dagli angoli del suo sguardo. Ma tu non vuoi questo, vero? Vorresti vedermi qui, ai tuoi piedi, a combattere con questi grossi cazzi ben sapendo che non potrei vincere neppure volendo, non con questo morbido corpicino umano… E poi magari mi puniresti per la mia inettitudine. Il che sarebbe fantastico, certo… ma non posso proprio dartela vinta stavolta, capisci?
    In realtà non sapeva assolutamente nulla di cosa volesse vedere Shagaru, ma lo descrisse con voce roca, come se volesse impiantargli ogni singola immagine in mente e far peggiorare sensibilmente la sua eccitazione. Era sempre stata bravissima a cercare guai. E infatti più parlava, più iniziava a rilasciare energia erotica da ogni poro, concentrandosi per riempire ogni angolo del suo corpo di potere: il seno divenne molto più gonfio, aumentando di alcune taglie davanti agli occhi del drago, i capezzoli così gonfi da sembrare leggermente schiusi sulla punta, e le forme in generale si fecero ancora più invitanti del normale, il culo ancora più tondo, le gambe più lunghe… la fica più accogliente. Non era un drago, certo, ma in fondo non era nemmeno umana, no?
    Se dovessi perdere il controllo… saprai gestirmi, vero?
    Nessuna spiegazione. Oltre all'energia dell'Eromanzia, Shagaru avrebbe potuto sentire il potere di Juri avvolgerla come una coperta, le fiamme che emanavano i suoi occhi ricoprirono anche il resto del corpo come una specie di aura spettrale e lei lottò per restare vigile il più possibile, riuscendoci almeno per il momento. Non gli diede il tempo di fermarla o protestare: spalancò la bocca e tirò fuori la lingua guardando il drago come se volesse letteralmente mangiarlo in un solo boccone, mentre invece voleva solo accogliere uno dei suoi cazzi in gola, quello superiore, aiutandosi con le mani per direzionarlo. Riuscì a prenderne a malapena dieci centimetri prima di aggrottare le sopracciglia e trattenere un colpo di tosse che si infranse contro la sua carne. Era semplicemente enorme, tanto che la sua mascella, seppur resa elastica dall'Eromanzia e dalla forma spettrale, doleva come l'inferno. Ma lei non si arrese, anzi, iniziò a muovere lentamente la testa avanti e indietro fin quasi a staccarsi da lui, per poi fiondarsi a riprenderlo dentro, trattenendo i conati di volta in volta. E man mano che ciò avveniva riusciva ad accogliere una piccola porzione in più del suo cazzo, mugolando e sospirandovi contro per la soddisfazione. Quando si sentì sicura, lasciò la presa con le mani per occuparsi dell'altra verga: se con la bocca cercava di accogliere come poteva una porzione di quella in alto, muovendo la lingua contro l'asta per massaggiarla, con le mani catturò l'altra in mezzo ai seni, ora abbastanza grandi da avvolgerla in un abbraccio morbido. Per poterle gestire entrambe era costretta a far passare il glande e parte dell'asta lasciati fuori lungo la spalla mentre lo masturbava, un po' come se fosse un violino, ma neppure la paura di apparire ridicola poteva fermarla oramai. I suoi seni erano lubrificati grazie al cocktail bollente che Shagaru vi aveva fatto colare sopra e la saliva di drago era ottima per rendere un corpo accogliente anche nei punti più creativi. Forse era difficile per lui osservare le mosse di Juri dall'alto della sua mole, ma ad ogni movimento di quelle enormi tette che gli strizzavano il cazzo, lei si portava un po' della sua saliva draconica ai capezzoli, tirandoseli e accarezzandoli come se volesse masturbarseli da sola. Quanto alla bocca… ci mise un po' ad abituarsi e concentrare abbastanza energia, ma dopo aver tossito una o due volte; aver ceduto, sputandolo fuori per qualche istante prima di riprenderlo in gola; il tutto unito a più di qualche colpo di tosse, alla fine arrivò ad avere l'esofago completamente pieno e deformato da quell'enormità, così grossa che la gola aumentò di alcuni centimetri di diametro, come un serpente intento a ingoiare una preda intera. I suoi occhi erano pieni di lacrime, per una volta candide e non nero pece come il trucco con cui tentava di coprire il suo viso da ragazzina, ma non per questo smise un solo istante di guardare Shagaru come se avesse voglia di staccargli il cazzo a morsi e mangiarlo. Non perché fosse furiosa, no: era semplicemente affamata di lui, del suo cazzo, delle sue reazioni, dei suoi ringhi furiosi… e forse persino della punizione della quale avrebbe dovuto avere paura. In preda al delirio ed ebbra di potere, a quel punto il drago avrebbe dovuto scegliere se staccarla da lui o infierire più che poteva, perché lei era già persa. Non ci sarebbe voluto molto perché quel malsano autoerotismo che tentava di praticarsi ai capezzoli durante l'acrobatica spagnola, diventasse una vera e propria penetrazione, tanto che Shagaru avrebbe potuto guardarla mentre si spalancava i capezzoli con le dita colme di energia e saliva; prima una, poi due, masturbandoli alcuni istanti per poi lasciarli aperti e pulsanti per lui, offrendoglieli, mentre con la bocca si faceva se possibile più famelica. Era chiaro che se fosse stato per lei lo avrebbe preso ancora più in fondo, ancora più in profondità, finanche a sfondarsi lo stomaco pur di sentirlo di più, ma il suo corpo poteva accoglierne al massimo la metà. Fu la rabbia di quel pensiero a darle il colpo di grazia: concentrò l'energia per rendere gli organi evanescenti solo dove contava, sbarazzandosi di qualsiasi blocco per far sì che il cazzo di Shagaru le attraversasse l'esofago completamente, incontrasse un breve vuoto di organi "evaporati" e finisse direttamente contro la cervice che la sua lingua aveva già spalancato in precedenza, sprofondandole dentro la fica. Le lacrime divennero dapprima un grido di soddisfazione, poi un ansimare ben poco armonioso, più simile a un grugnito. Era fottutamente oscena? Sì. Gliene fregava qualcosa? Nemmeno un po'. Chiuse gli occhi, mugolando. A quel punto non riuscì più a fare niente che non fosse muoversi leggermente, troppo poco per entrambi. La presa si fece meno salda e la lingua più pigra nel leccare la carne su cui scivolava. Muovere il corpo avanti e indietro divenne difficile perché le cosce le tremavano troppo, ma comunque non si arrese. Lasciò momentaneamente la presa sui seni per tirarli in su da sotto e affidarli al drago, supplicandolo con gli occhi di occuparsene lui, anche se avesse significato usarla come un giocattolo erotico. Aveva quattro braccia dannazione, poteva darle una mano! Se lo avesse fatto, Juri si sarebbe ancorata al suo culo di marmo con le unghie, così da trascinarsi in avanti e prenderlo ancora più in gola, in quel perverso canale che erano diventate le sue membra. Dove gli organi erano evanescenti cercava di accumulare energia così da non lasciare da solo la sua erezione neppure per un centimetro, stringendola con il suo stesso potere. Era proprio come si fosse trasformata volutamente in un gigantesco onahole vivente, con l'unica differenza che se lui avesse raggiunto la fine avrebbe goduto da pazzi anche lei. Un'altra spinta… solo una piccola spinta… Iniziò ad agitare i fianchi ottenendo il suo risultato di muovere il culo come se invocasse attenzioni anche lì. Non poteva parlare, ma fulminò Shagaru con gli occhi socchiusi e lacrimanti che sembravano intimare: Fottimi la gola, drago! Fottimi più in fondo!
    Inizialmente si era impegnata tanto perché voleva regalargli il servizietto migliore che avesse mai ricevuto, magari facendola in barba ad eventuali draghette sexy e più spaziose… ma al diavolo, adesso era diventata una questione personale!
  7. .
    Osservando Shota che si accomodava, Baiken non poté fare a meno di immaginarsi dal suo punto di vista: inginocchiata sul pavimento, i lunghissimi capelli rossi lasciati liberi lungo i seni coperti solo da un sottilissimo kimono dall'ampia scollatura, manette rigide che la costringevano a tenere le braccia (o meglio, braccio e moncherino) dietro la schiena e dunque il seno largo ed esposto davanti a lui, condendo il tutto con le caviglie altrettanto bloccate, che rendevano la sua seduta tutt'altro che composta come ella avrebbe voluto. Il kimono in quella posizione le copriva perlomeno una porzione delle ginocchia, nascondendo ben altri riccioli rossi tra le sue cosce, che altrimenti avrebbero mostrato, ancor più delle lunghe ciglia struccate, quanto il colore della sua chioma fosse rosso naturale. Trattenne un sorriso compiaciuto nel vederlo distogliere lo sguardo dopo l'iniziale, più che lecito, sgomento. Trovò estremamente lodevole il suo tentativo di non guardarla in nessuna parte del corpo che non fosse l'occhio buono o il viso, per questo trattenne sulla punta della lingua eventuali battute che avrebbe tanto voluto fare riguardo il proprio aspetto. Non era il momento di scherzare, lei per prima lo sapeva, come del resto non avrebbe dovuto fare la mammina e tentare di consolarlo con la propria sola presenza, ma la verità era che quelli erano i suoi metodi per mantenere la calma: concentrarsi sugli altri per non soffermarsi troppo a esplorare le proprie emozioni.
    Non scusarti con me, caro. Anche se non è il luogo adatto ammiro il tuo temperamento, lo sai, mi fa rimpiangere i bei tempi in cui anche io sono stata una giovane rossa focosa...
    Gli sorrise, rendendosi conto solo dopo aver pronunciato quelle parole quanto poco fossero consone al contesto. Visti tutti gli sforzi di Shouta per restare calmo, era comunque certa che avrebbe preso per il verso giusto la frase e sostituito quel "focosa" con "impetuosa" nella propria mente, che in fondo era ciò che intendeva davvero. Trovarsi al fianco del suo giovane coinquilino, nonché "protetto", in una situazione alquanto ambigua, le fece ricordare uno dei loro primi incontri, quando lo aveva scoperto legato sotto alla tunica d'allenamento durante una delle sue lezioni. Dopo quell'unico episodio, nessuno dei due aveva mai più menzionato l'attrazione che era reciprocamente esplosa tra di loro quel giorno, ma chissà come, ritrovarsi davanti a lui in una posizione tanto inerme glielo riportò alla mente. Quel ricordo la divertì e inquietò al contempo, costringendola a complimentarsi silenziosamente col fato per il suo buffo senso dell'umorismo.
    Decisa a porre lo stesso impegno del giovane sulla questione ben più importante del presente, Baiken si ridestò dai propri pensieri scuotendo brevemente il capo e soffiando su un ciuffo di capelli che aveva deciso di piazzarsi troppo vicino al suo occhio buono. Non poté che essere grata della prontezza con la quale Shouta si riprese dall'iniziale reazione: capì subito di cosa avesse bisogno e non esitò a fornirglielo, partendo con l'assicurarle che avrebbe provveduto al suo vestiario e finendo, non per importanza, ad afferrare finalmente il delizioso Cirashi che giaceva sul tavolino. Baiken chinò il capo, ringraziandolo con un profondo inchino alla giapponese. Non serviva che parlasse per mostrargli quanto era grata di quel gesto, per cui si sporse poco dopo verso di lui, posizionandosi per permettergli di imboccarla nel modo più comodo possibile. Chinarsi in avanti e schiudere le labbra ad ogni boccone non era certo la situazione più consona per entrambi, ma ella si sforzò di non pensarci per compensare l'immenso impegno che ancora una volta il giovane stava dimostrando. Chiuse gli occhi per evitare di guardarlo intensamente e mangiò in silenzio per la maggior parte del tempo, chinandosi lentamente e sopprimendo i mugolii di piacere che ogni singolo pezzo di sashimi tentava di strapparle. Il suo modo di mangiare era impeccabile nonostante la posizione costretta, la lingua leggermente fuori per permettere a Shouta di darle i bocconi sempre e solo dalla parte del pesce, che per tradizione doveva toccare per primo la lingua rispetto al riso; attenta a propria volta a non lasciarsi sfuggire neppure un chicco dal sapore delicato. Se anche questo avveniva, si premurava di catturarlo immediatamente leccandolo via dalla guancia, riprendendo a mangiare composta. Il sapore del sashimi dopo fin troppe ore di digiuno (per i suoi standard di buongustaia) era un piacere tale che ella ringraziò mentalmente di avere i capezzoli introflessi, perché era certa che in diverso modo le si sarebbero inturgiditi per la goduria.
    Proprio come Shouta, anche Baiken cercò di non scomporsi, assimilando le informazioni che via via le venivano concesse e irrigidendosi appena solo quando sentì nominare eventuali Sigilli del silenzio. Anche lei rifiutava di pensare che la situazione richiedesse simili misure preventive, tuttavia non poté trattenere un brivido che le scivolò lungo la schiena. In cosa diamine era stata coinvolta? Continuò a mangiare piano e a occhi chiusi ma quando il ragazzo nominò Massimiliano Traesto, strabuzzò l'occhio buono e lo guardò dal basso, la bocca aperta a mezz'aria per ricevere un boccone che dovette momentaneamente rimandare, facendosi indietro di scatto mentre aggrottava la fronte.
    T-Traesto?! Per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. Conosceva Massimiliano Traesto per nomina, non solo perché era ovviamente il famosissimo inventore al servizio di Caius, ma anche perché una volta Seeu le aveva confidato in gran segreto di averlo conosciuto come Immortale terrestre e aver scoperto, tra le altre cose, che era niente meno che Babbo Natale! Baiken inizialmente aveva riso di quella storia, pensando fosse un mero scherzo da parte dell'alleata, ma a giudicare dal broncio che la biondina aveva tirato fuori, con tanto di guance gonfie e braccia incrociate, c'era molta più verità in quel racconto di quanto non avesse pensato. Era decisamente colpita dal fatto che Shouta, per quanto Maestro dei custodi, lo conoscesse alla sua giovane età e avesse addirittura rapporti tanto stretti da potergli chiedere aiuto. Capisco Rodin e il tuo amico -qualunque sia il suo nome- e ti ringrazio, di cuore… Ma addirittura scomodare Massimiliano Traesto? Come lo conosci? Per caso, c'è qualcosa che dovrei sapere e non mi hai ancora detto? Perché ormai mi sembra chiaro di essere in guai molto più seri di un mero malinteso risolvibile con qualche spiegazione.
    La situazione si faceva sempre più tragica e più Shouta la metteva al corrente dei fatti, più ella riusciva a distinguere un cappio che lento ma inesorabile le si stringeva al collo. Era CERTA di non avere nulla da temere riguardo le proprie azioni, ma a giudicare dalle informazioni che stava ricevendo c'era qualcosa di decisamente molto grosso che bolliva in pentola. Forse troppo da digerire, soprattutto in quella giornata. Pensò subito a una reliquia protetta rubata, ma no, persino quell'evenienza suonava poco grave di fronte all'atteggiamento collettivo. No, doveva essere qualcosa di peggio, qualcosa di terribile… Sospirò mestamente. Quando Shouta parlò di nuovo, diede voce alle sue paure. Scosse il capo, incredula. Un omicidio… E di chi? Sono fuori dal giro dei capoccioni da un bel po', è vero, ma mi aspetterei che almeno saremmo venuti a sapere per tempo della morte di uno dei nostri. Questo pone una luce decisamente più cupa sull'intera faccenda. Si fermò, sperando egoisticamente che non venisse fuori un nome conosciuto. Non che ciò avrebbe reso il tutto meno tragico, ma odiava i drammi ed era uno dei motivi per cui "schivava" le relazioni strette ormai da tempo. Lo stomaco le si strinse. Non aveva più spazio per l'ultimo boccone e fece cenno con la testa di riporlo nella ciotola. Dopo quel breve gesto, non tolse più l'occhio dal viso di Shouta, fissandolo con determinazione e anche una punta di severità malcelata mista a irritazione, che comunque non esternò a parole.
    Ti prego di calmarti, caro. So che la situazione è alquanto… spinosa, ma non colpevolizzarti. A essere sincera dubito che piccolezze personali come questa possano essere rilevanti di fronte a un omicidio ai piani alti. Probabilmente riderebbero della mia preoccupazione per Jadis, o dei nostri problemi in famiglia. Spero almeno che mi credano quando sarà il momento...
    Sospirò, leggermente a disagio di fronte al giovane e alla sua perspicacia. A parte le discussioni più o meno animate con Jadis, che spesso avvenivano di fronte a lui, non gli aveva mai parlato direttamente delle proprie remore nel mandarla a vivere da sola in un dormitorio con gente sconosciuta. Non gli aveva mai parlato dei propri pensieri, dell'ansia genitoriale o della paura di non poterla proteggere qualora fosse stata lontana, questo perché lo aveva sempre inconsciamente relegato a coetaneo della giovane, mettendolo quasi al suo pari nel trattamento. Quanto era stata stolta? Sho era una Maestro, attualmente molto più in alto di lei addirittura, e se non fosse stato per lui, a quel punto a salvarle il culo ci sarebbero stati solo lei e... Lei, perché di sicuro ci avrebbe pensato due volte prima di scomodare Rodin per il proprio culone, se fosse stata da sola. Il minimo che potesse fare per sdebitarsi dunque, era ricacciare indietro la lieve irritazione che le aveva procurato sentirsi messa a nudo in quel modo, con i sentimenti in bella vista che la facevano sentire ben più esposta del suo stupido kimono semi-trasparente, e cercare di aiutare il suo insostituibile alleato a riacquisire e mantenere la calma. Questo poteva fare e questo avrebbe fatto.
    Ma tu non temere, Sho-chan. Guardami. Mi vedi? Sto bene. E quando questa storia sarà finita ti porterò a cena fuori per ringraziarti del duro lavoro. Potremmo invitare anche Jadis, se ti fa piacere. Un'ultima cena tutti insieme… lasciando da parte quel suo inquietante famiglio, possibilmente. Pronunciò l'ultima frase borbottando mentre rabbrividiva al pensiero di Syornha. Il suo fastidio verso quella creatura era aumentato da quando aveva scoperto che poteva essere considerata il tutore di Jadis. Ridicolo! Ma non doveva pensarci.
    In ogni caso potrei offrirti una squisita cena a base di carne di Kobe per sdebitarmi un minimo, che ne pensi?
    Aveva origini giapponesi come lei, quindi doveva sapere quanto fosse pregiata e deliziosa quella carne. Sarebbe stato un bel gesto, totalmente innocuo come invito, se solo non avesse continuato la frase: O tutto quello che desideri, insomma. Pensa alla cosa più succulenta che ti piacerebbe assaggiare, ebbene: immaginala già sul tuo piatto, infiocchettata, sopra a un bellissima tavola imbandita!
    Lo disse con fin troppa enfasi, così tanta che si sporse verso di lui lasciando che i seni, già pesantissimi senza le bende a trattenerli, cadessero in avanti rimbalzando. Non lo faceva apposta, davvero. O forse sì? Gli sorrise innocente, con quel suo solito fare materno segno che stava tentando davvero di metterlo a proprio agio e rassicurarlo a modo proprio… non certo di fare discorsi a doppio senso, come invece poteva essere sembrato, proponendosi come pasto principale di un'eventuale portata con il quale premiarlo.
    Dopo quel tentativo decisamente strano di consolarlo, ancora una volta, Baiken si ricompose e si sporse verso di lui per avere quell'ultimo boccone rimasto sospeso, schiudendo le labbra e tirando leggermente fuori la lingua, stavolta dimenticando di non fissare Shouta ma anzi, mantenendo il contatto visivo tutto il tempo. Si rifiutava di lasciare il boccone della vergogna sul piatto, sarebbe stato disonorevole. Dopo ciò, mascherò il proprio umore col suo sorriso più luminoso e si rimise dritta e composta (come poteva), agitando leggermente la testa per sistemarsi i capelli.
    Ora però concentriamoci. (Facile, no?) Mi sembri ben più preparato di me, per cui: Cosa mi consigli? Devo ammettere di essere piacevolmente colpita da tutti i pesci grossi che conosci in questo mare. E lusingata che tu li abbia scomodati per me... Ma nel frattempo? Qualcuno ti ha detto se hanno intenzione di ricevermi per sentire le mie ragioni, o mi aspetta direttamente un interrogatorio? O peggio, il tribunale? Se potessero farmi perlomeno la gentilezza di levarmi queste dannate manette prima, sarebbe davvero grandioso… Cosa pensano potrei fare con un braccio solo, d'altronde!?
    Tutto. La risposta era: decisamente tutto. E infatti non riuscì a nascondere un sorrisetto allusivo quando finì la frase. Lo stava decisamente facendo di nuovo: dissimulava e nascondeva le proprie emozioni dietro finto divertimento. Ma se Shouta l'aveva osservata abbastanza in quel periodo di convivenza che ormai avevano condiviso, avrebbe dovuto capire che era il caso di tacere riguardo i suoi sentimenti, il suo stress, o il suo umore. Perché Baiken semplicemente era abituata ad andare avanti così: nascondendo se stessa sotto strati e strati di sorrisetti e battute allusive, bugie e sotterfugi. E se avesse provato una seconda volta a toglierle quello, probabilmente la sua Maestra si sarebbe parecchio arrabbiata con lui.
  8. .
    Ultimamente la vita di Baiken era stato un continuo susseguirsi di cambiamenti. Tra l'essersi offerta solo qualche tempo prima come aiutante-maestra a un gruppo di aspiranti eroi alquanto importante, l'essersi messa in casa un giovane Maestro dal temperamento a dir poco focoso (in più di un senso) e l'ormai imminente -se non effettivo- trasferimento di Jadis, la spadaccina si sentiva sempre più oppressa dallo stress. Nonostante non approvasse la sua scelta, aveva dovuto persino aiutare Jadis a impacchettare le proprie cose, che già da tempo erano in procinto di essere spedite alla Sapienza. A nulla erano valse le sue ragioni, la ragazza era stata irremovibile e ora, col famiglio come suo tutore, Baiken non aveva più voce in capitolo. Per non parlare del fatto che, ovviamente, in tutto ciò aveva dovuto continuare il proprio dovere di Custode, accettando di quando in quando gli allievi bisognosi che bussassero alla sua biblioteca per qualche lezione teorica. Muramasa percepiva il suo stress e, ovviamente, non la lasciava dormire, rendendole quasi impossibile riposare quando ne aveva bisogno, finendo per riposare a giorni e orari alterni nei posti più improbabili della casa, cosa che le aveva procurato due profonde occhiaie violacee sotto agli occhi disuguali. L'unico momento della settimana che le dava un minimo di conforto era quando riusciva, finalmente, a spogliarsi di ogni problema, materialmente e non, e immergersi nell'acqua bollente della vasca esterna del suo bellissimo giardino. Lì, nella pace più totale, con solo gli uccellini a cullare il suo relax, finalmente poteva godersi il momento più atteso della giornata, se non appunto della settimana intera, lavando via con acqua e sali profumati non solo sudore e sporcizia accumulati, ma anche un po' dei propri problemi. Si sentiva sempre più leggera dopo un bagno rigenerante, per questo fu uno shock ancora maggiore vedersi piombare nella propria dimora un manipolo di Guardiani vestiti a festa, pronti ad ammanettarla proprio mentre stringeva alla vita l'accappatoio a kimono che aveva appena indossato. Era un indumento fin troppo semplice e succinto, di un tessuto bianco estremamente leggero e morbido, talmente da renderlo incredibilmente poco appropriato per un contesto formale, visto che una folata di vento troppo fresco l'avrebbe reso fin troppo aderente sul petto, che restava già ampiamente scoperto lungo il seno; l'unica nota positiva era che le copriva le ginocchia. Nonostante la situazione imbarazzante, quando venne apostrofata in quel modo Baiken non oppose resistenza alcuna, limitandosi a finire di allacciare ben stretto il kimono, l'atteggiamento e la postura accomodanti e sereni. Il tono fu amichevole, quando parlò.
    Ci diamo del tu ragazzi? Non so se essere felice di sentirmi trattata come una signorina od oltraggiata per l'affronto. Nel frattempo immagino sia inutile chiedervi dove mi portiate...
    Non era una domanda, e infatti non disse altro, rivolgendo loro quel suo solito sorriso serafico di chi non ha un solo problema o peccato al mondo. Ben conscia di cosa significasse quel trattamento, e altrettanto sicura che si trattasse di un malinteso, non oppose resistenza né si mostrò reticente in alcun modo, porgendo il braccio buono perché lo ammanettassero insieme al moncherino e allargando le caviglie per facilitare il processo di "cattura". Tirò un sospiro di sollievo quando recuperarono Muramasa dallo sdraio sul quale giaceva, sebbene prontamente la sigillarono. Fece spallucce. Avrebbe pensato dopo a vestirsi a modo, fosse grazie a un incantesimo d'evocazione, o a una chiamata tattica verso qualcuno… sperando che gliela concedessero.
    ***
    Sentire la voce di Shota attraverso le pareti la spinse a soffocare un principio di risatina, disegnandole il sorriso sul viso nonostante, nell'attesa del suo arrivo, lo avesse perso irrimediabilmente. Si era resa conto ben presto di non riuscire a portarsi il cibo alle labbra con quelle manette vecchio stile e ciò aveva fatto decisamente calare il suo umore, dal momento che non mangiava da quella mattina e che il suo bisogno di zuccheri quando aveva la luna storta era ben noto a chiunque la conoscesse nel privato. A giudicare dal via vai che sentiva intorno a sé, si era già convinta di essere finita nel bel mezzo di un gigantesco casino, e sperava vivamente che non c'entrasse qualche disastro d'attualità, visto che oltre ai suoi problemi personali, il mondo di tanto in tanto sembrava passarsela addirittura peggio tra Tartarus aperti chissà dove e cronaca nera di varia entità. Sospirò, rinunciando a mangiare e posando le manette sulle cosce, il cibo abbandonato sul tavolino davanti al quale "sedeva". Aveva passato il tempo cambiando canale di tanto in tanto, nella speranza di carpire qualche info utile dai telegiornali magari, ma si rese ben presto conto di ritrovarsi dinanzi a un caso di censura con i fiocchi, cosa che aumentò la sua preoccupazione. Quanto esattamente era grossa la faccenda?
    Nonostante il proprio umore non fosse dei migliori, nell'istante in cui percepì che Sho stava per piombare nella stanza, Baiken nascose tutto dietro al solito sorriso tranquillo e la sua modalità "mammina" si attivò automaticamente. L'avrebbe trovata così: inginocchiata sul pavimento nella classica posa giapponese Wariza, resa solo MOLTO più scomoda per colpa delle manette alle caviglie, ma comunque l'unica che l'era sembrava consona per nascondere la mancanza di biancheria dato le gambe costrette a rimanere spalancate. Perlomeno c'era una certa distanza tra la sua intimità e il pavimento, proprio grazie alla presenza dell'accessorio indesiderato, sul quale posava i glutei perfetti.
    Calmati, Sho-chan, condivido la tua sorpresa ma non è questo il luogo per esternarla così platealmente.
    Gli sorrise, placida, proprio come se non fosse appena stata prelevata di forza dalla propria abitazione e ammanettata come un delinquente qualunque. Fece cenno di sedersi al suo fianco, proprio mentre il giovane impetuoso la faceva di propria sponte.
    Vieni qui, siedi vicino a me e fai qualche respiro profondo. A parte l'ovvia fretta nello scortarmi qui sono stati tutti gentili, come sempre. Stanno solo svolgendo il proprio lavoro, lo sai. E io sto bene, non preoccuparti.
    Si premurò che il giovane le si mettesse di fianco e non davanti, poiché non voleva sconvolgerlo ancora di più con il proprio abbigliamento. Tenne per sé la propria fame, anche se il brontolio proveniente dal suo stomaco di tanto in tanto e il cibo abbandonato sul tavolino erano piuttosto eloquenti. Sarebbe impazzito notando che l'avevano portata lì in quel modo, ma del resto non era certo colpa dei guardiani se ultimamente la sventura la perseguitava! Si voltò dunque di lato per guardarlo in viso mentre parlava in modo tanto concitato, cercando di tranquillizzarlo semplicemente attraverso il proprio sguardo. Fece in modo di toccargli il fianco col proprio, un piccolo gesto silenzioso che sembrava quasi consolatorio, nonostante fosse lei quella incarcerata. Lo squadrò e non poté fare a meno di mordersi il labbro inferiore e trattenere un sorrisetto dei suoi, perché non era decisamente il caso di fare una delle sue battute su quanto quelle manette avrebbero potuto essere simpatiche e utili in altre occasioni. Non era certa che ironizzare avrebbe aiutato, per cui si diede un contegno.
    Ti ringrazio davvero tanto, Sho-chan, come sempre ti riveli prezioso. Se non chiedo troppo mi servirebbe anche un cambio di vestiti, prima dell'arrivo di Rodin, se avrai tempo. Sollevò leggermente le manette, così da scostare le ampie maniche del kimono dal proprio petto, mostrando al giovane il "problema", rimettendole poi immediatamente dov'erano. Per quel che la riguardava non era importante come fosse vestita, ma in un contesto del genere si sarebbe sentita decisamente più tranquilla con qualcosa di decente addosso. Ma prima di ciò mi preme sapere cosa ti hanno detto. Hai idea del perché io sia qui? E di quali amici parli, se posso?
    Averlo al proprio fianco era di grande conforto per lei, e anche se non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, sperava almeno di ricambiare trasmettendogli un po' di serenità. Era fiduciosa.

    Edited by .Bakemono - 17/5/2022, 20:59
  9. .
    Ammettere che persino il respiro di quel fottutissimo drago la eccitasse come una cagna in calore era un duro colpo per spirito volubile di Juri. Non che fosse un tipo troppo orgoglioso, ma il fatto che Shagaru la potesse rigirare come voleva la faceva incazzare. Solitamente detestava trovarsi in una situazione di disparità, ma eccola lì a recitare la parte della schiavetta perfetta. Pensava che si sarebbe stancata fin troppo velocemente e invece... si ritrovò a schiudere le labbra e inspirare a fondo quando Shagaru le espirò addosso quel fumo strano, proprio come l'era venuto spontaneo fare poco prima, davanti al pollo piccante, con la differenza che l'aria carica di energia di drago era molto, molto meglio. Dopo aver preso un lungo respiro si ritrovò con l'arcata superiore dei denti bianchissimi sprofondata nel labbro inferiore pieno, nel vano tentativo di farsi del male per sopprimere una fitta di piacere. Rischiò quasi di venire contro la cravatta quando l'energia dragonica fece fremere il sangue oscuro che le scorreva nelle vene, prendendo praticamente vita davanti ai suoi occhi, proprio come la sua oscurità di spettro quando si concentrava. Era quasi ironico che lo stesso sangue che l'aveva salvata, permettendole di riacquisire le proprie facoltà mentali, ora fosse anche la sua dannazione. Davanti a quella (quasi) sconfitta, non poté fare a meno di abbandonare la parte di giovane e ubbidiente schiavetta sessuale per riservare a Shagaru uno sguardo di rimprovero, solo vagamente distorto dal piacere.
    C-che cosa... mi stai facendo, drago? Se continui così v-verrò prima… che tu possa fottermi… come si deve...
    Si rifiutava categoricamente di venire come una verginella che non aveva mai visto un cazzo in vita sua, per questo si morse ancora più forte il labbro subito dopo aver finito di parlare, stringendo maggiormente la presa sulle spalle del drago come se volesse infilarci dentro le dita e farlo sanguinare (cosa ovviamente impossibile, fottute scaglie), sperando che potesse perlomeno assestargli un barlume di qualcosa… fosse anche dolore. A quel punto aspettare che la lasciasse muovere era diventato un vero e proprio tormento, sentiva il clitoride gonfissimo, le labbra che pulsavano, persino il suo culo che bramava quelle dita dentro e non solo sulle natiche doloranti e, come se tutto ciò non bastasse, lo stupido muso di drago che aveva davanti alla faccia la fece quasi illudere che l'avrebbe baciata, mentre lei aveva già cambiato idea su leccare corna o preliminari di sorta, e aveva solo voglia di ricevere i suoi cazzi in ogni buco e le sue corna in bocca, entrambe alla volta, perché no. Immagine mentale, quest'ultima, che la eccitò più del dovuto. Quel mostro nero era una fottuta macchina da hentai ambulante!
    A quel punto mordersi il labbro a sangue non era più abbastanza per quietare il piacere che montava, anzi, Juri era pronta ad abbandonare totalmente il proprio ruolo per cercare di svincolarsi dalla presa di Shagaru e assalirlo, ammesso che l'impresa le fosse stata facile, data la differenza di stazza e forza che li distanziava dal loro primo incontro. Ma proprio quando fu sul punto di cedere al richiamo e mandare al diavolo il "molto brava" che le aveva appena donato un brivido di soddisfazione, Shagaru si mosse. Il primo istinto fu quello di gridare "finalmente", ma venne presa alla sprovvista dal repentino cambio di posizione e tutto ciò che uscì dalla sua boccuccia impertinente fu un mugolio di sorpresa e piacere, quando il pollice del drago sparì tra le sue natiche. Dannato drago, a quel punto era impossibile nascondere quanto fosse sull'orlo di un orgasmo precoce: non poté fare a meno di ingoiare il dito come se fosse il piatto più succulento che il suo culo avesse mai divorato e l'ano pulsò, stringendosi intorno alla base per non lasciarlo più sfuggire quando la mano completò la propria presa serrandosi sulla natica dolente. Juri sussultò per il bruciore e il piacere, afferrando le sue corna come se fossero l'unico appiglio a cui affidarsi.
    Nnh, cahzzo... Lo sai che quello è il mio punto debole! Fahnculoh...
    A quel punto la maschera cadde in frantumi. Continuare a chiamarlo Daddy e ubbidirgli sarebbe stato impossibile in quel momento, specie perché insieme alla presa sul culo rosso di schiaffi, Shagaru ebbe la geniale idea di infilarle ogni centimetro di quella lunghissima lingua che si ritrovava nella fica, gonfiandole l'addome e toccandole probabilmente l'utero, tale era la maestosità di quell'organo. E proprio come nell'hentai più perverso, gli addominali femminili che contraddistinguevano il suo fisico allenato si deformarono al passaggio di quell'abnormità. Che si era detta prima? Fottuta macchina da hentai ambulante. Con la differenza che l'unica a essere fottuta a quel punto era lei e che, nella realtà, quella roba era fottutamente eccessiva da gestire. Reggersi alle sue corna fu l'unica cosa che poté fare a quel punto, tenendole a metà della loro lunghezza e stringendole come avrebbe voluto fare con tutt'altra parte di lui. Provò a guardarlo ma i suoi seni, gonfissimi e con i capezzoli completamente esposti, rendevano molto difficile distinguerne i lineamenti in quel muso quasi privo d'occhi. Era così grosso che con un po' di collaborazione da parte del suo fisico da contorsionista avrebbe potuto facilmente accogliere in bocca anche i suoi seni desiderosi di attenzioni, ma Juri preferiva decisamente non arrivare a essere divorata per errore da quella bestia fottutamente sexy e ingiusta. In preda al piacere, iniziò quasi a piagnucolare, mugolando e farfugliando frasi senza senso che variavano dal "tirala fuori" ansimato al "non resisto più" decisamente sentito. Se l'obiettivo di Shagaru era trasformarla nella sua bambolina inerme forse era sulla buona strada, di sicuro quella stimolazione le stava fottendo il cervello per bene, ma per il momento era lei quella che stava godendo come mai prima d'ora e quindi le venne spontaneo iniziare a muovere il bacino sopra di lui, cercando di spingere il clitoride contro il suo palato per stimolarsi al massimo. Nel frattempo lo guardava dall'alto, dandosi il ritmo attraverso le corna che accarezzava come se fossero un paio di redini e lei gli stesse letteralmente cavalcando la lingua. Iniziò così la sua discesa verso l'inevitabile sconfitta: convinta di approfittarsi di lui ma sopravvalutando decisamente la propria capacità di resistergli. Sbattergli i capezzoli doloranti in faccia era inevitabile ad ogni movimento di bacino ed era così presa che si dimenticò completamente di quanto, in un primo momento, avesse voluto leccargli le corna. Si era figurata imperiosa su di lui, a leccargliele e stuzzicarle per farlo impazzire, ma ora che era sopra in una posizione che avrebbe dovuto metterla in "vantaggio" l'unica cosa che riusciva a fare era piagnucolare e muovere i fianchi disperata mentre perdeva umori e saliva dappertutto. Il suo ghignò durò due, forse tre misere spinte, poi i movimenti del suo bacino divennero così frenetici che fu costretta a bloccare le tette gonfie contro le corna del drago per tenerle ferme, poiché facevano male da quanto le sentiva fremere e sobbalzare. Per un attimo dimenticò persino che stava stringendo le sue corna e non i cazzi che tanto bramava e si mise ad accarezzarle come se volesse masturbare contro le rotondità, affondandocele dentro e stimolandosi i capezzoli che grazie a un mix di saliva e sudore sfuggivano ritmicamente dallo sfregamento, creando l'ennesima stimolazione che le fece capitolare totalmente. Venne guardando Shagaru dall'alto, sforzandosi di sorridere per mascherare che stesse venendo contro la sua lingua per un misero dito in culo come una completa pappamolle, ottenendo il solo risultato di rendere la sua espressione ancora più ridicola: sorrisetto distorto, lacrime tremolanti agli occhi, alcune delle quali in procinto di scivolare lungo le guance, un rivolo di saliva da un lato e dentatura candida stretta contro il labbro ormai sanguinante. Al culmine, il piacere esplose così forte che un gridò liberatorio le sfuggì dalla gola e lei perse la presa delle braccia tremanti finendo per "cadere" in faccia al drago, culo all'aria, trattenuta solo dalla sua lingua e dal dannato artiglio dentro di lei. Testardamente ancorate alle corna ma senza alcuna forza effettiva, i suoi seni finirono spalmati sul capo di Shagaru che, per un attimo, se la sarebbe ritrovata sopra, inerme proprio come la bambolina in cui avrebbe voluto trasformarla. Se aveva sete avrebbe trovato qualcosa con cui dissetarsi, perché una vera e propria cascata di umori sancì la fine di quell'orgasmo sensazionale. Se non ci fosse stata la sua enorme mano a strizzarle la natica e trattenerla, di sicuro sarebbe capitolata al suolo concludendo nel peggiore dei modi la propria figuraccia.
    Con la fica e il culo pulsanti e un orgasmo divino appena avuto, le occorsero diversi millesimi di secondo di relax per rendersi conto che: sì, alla fine era effettivamente venuta per uno stupido preliminare come una stupida e fottutissima verginella in calore. Non solo! Quella reazione spontanea del suo corpo da pervertita, al quale aveva cercato in OGNI modo di ribellarsi, non sembrava solamente la perfetta sconfitta, ma anche un vero e proprio affronto per il drago nel giochino di ruoli che avevano intrapreso. Perché venire prima del "Padrone" era il cliché più usato in qualsiasi porno bdsm che si rispetti… Il che implicava una punizione da parte del drago, al quale Juri non sapeva neppure se sarebbe sopravvissuta. A quel pensiero, con il viso nascosto allo sguardo di Shaggy, momentaneamente accecato dal suo morbido seno premuto in faccia, Juri ebbe un'idea. Forse in fondo ricevere una punizione era un ottimo modo per uscire "pulita" dalla figuraccia appena fatta. Se era fortunata, le restava qualche misera possibilità che Shagaru non l'avesse guardata troppo bene in faccia durante quella breve "cavalcata" e interpretasse come suo volere quello di approfittare della sua enorme lingua per cavalcarla fino a venire. Cosa che in effetti era avvenuta, anche se non troppo volontariamente da parte del giovane spettro. Ricevere l'ira del drago sarebbe stato comunque molto meglio di fargli capire quanto in verità andasse pazza per quel suo corpo enorme e fosse facile farla uscire di testa. Non voleva dargli questa soddisfazione! Ostentò un sospiro sconfitto in modo che sembrasse sincero, anche perché: c'era poco da fingere.
    Ufff. Suppongoh... di meritare una punizione, Papino. Scusa, era così bello che non ho resistito...
    Restava solo da sperare che se la bevesse o che rimanesse talmente compiaciuto delle proprie doti amatorie da soprassedere, perché Juri si sentiva decisamente umiliata ad essergli venuta sulla lingua dopo poco più di un minuto, senza aver scalfitto neppure un istante la sua aura da duro. Non era così che ricordava di essere a letto, diavolo! Tra tutti i suoi ricordi non ne trovò neanche uno che la vedesse così irrimediabilmente sconfitta e sfigata, eccetto da "viva".
    Quel gioco di ruolo che la vedeva come la ragazzina inesperta, finita sotto alla guida del vecchietto perverso che doveva educarla a stare al mondo, iniziava a calzarle un po' troppo bene addosso, per i suoi gusti…
  10. .
    Juri mantenne il ghigno malizioso che la caratterizzava, indossandolo come avrebbe fatto con una maschera. Nonostante la posizione sottomessa, lo sguardo che rivolgeva al drago sembrava comunque di sfida e non un solo secondo pensò che quella situazione potesse cambiare. Ridacchiò infatti alla risposta di Shagaru, dopo aver fischiato davanti al suo improvviso cambio di proporzioni, un po' come avrebbe fatto davanti a una bella moto per strada. Lo squadrò da capo a piedi nonostante la posizione, leccandosi le labbra lentamente, per nulla intimorita dalla sua imponenza ma anzi, eccitata proprio da essa. Quando diceva che aveva voglia di leccargli le corna non scherzava, così come non scherzava affatto con se stessa quando si figurava intenta a saltargli addosso come se fosse stata lei, la bestia affamata. Ma si trattenne, tremante, perché in fondo quel giochino la eccitava tanto quanto a lui, se non di più.
    Che vuoi farci, Daddyh Fece spallucce, pur mantenendo la posa. Sei terribilmente invitante e io sono ingorda per natur … -AH!
    E poi eccola là, la maschera maliziosa e strafottente sulla quale faceva così tanto affidamento si sciolse una seconda volta, rilassandosi mentre ognuno dei suoi lineamenti delicati si sformava verso il basso e la bocca si spalancava in una smorfia tutt'altro che innocente. Se non le avesse fermato il polso avrebbe avuto qualcosa al quale aggrapparsi, ma in quel modo poté solo cadere leggermente in avanti trovando il suo imponente corpo a frenare la sua caduta. Non furono solo le labbra della bocca a schiudersi a quel punto, anzi, sentì la fica fremere e pulsare come se fosse stata sull'orlo di un intenso orgasmo, senza però poterlo sfogare. La sensazione del sangue di drago che scorreva dentro di lei, invadendo letteralmente ogni antro del suo corpo, come se fosse già piena di lui fin dentro a ogni organo, era dannatamente incredibile. Poteva sentire quel ringhio cavernoso farle vibrare le viscere, ed era fottutamente eccitante.
    GH... bastardo. C-così... non vale, però! Hai baratoh.
    Dovette imprecare per sfogarsi, farfugliando quelle parole mentre tentava di reggersi in piedi, con le gambe che tremavano come se fosse una verginella alle prime armi. Non voleva dargliela vinta così facilmente però, e ben presto tra un rivolo di sudore e l'altro, sollevò lo sguardo e tornò a mostrargli un ghigno, incrinato ma pur sempre di sfida, rimettendosi quasi dritta. Avrebbe voluto dirgli tante cose, provocarlo sicuramente, Shagaru stesso avrebbe potuto leggerglielo in faccia, tuttavia si morse il labbro a sangue piuttosto. A che serviva l'orgoglio davanti alla promessa di sesso soddisfacente e selvaggio?
    Per favore, Daddyh, fammi leccare le tue immense corna...
    Accennò addirittura un'espressione vagamente arrendevole durante la frase. La cosa davvero comica era che, in fondo, non era poi troppo importante leccargli quelle dannate corna, purché le desse un'altra di quelle meravigliose sculacciate. Ma ormai era talmente eccitata che, se anche le avesse fatto richieste ridicole alla "abbaia", "fai un giro su te stessa" o chissà quale altra cretinata, che fosse dannata, le avrebbe probabilmente fatte senza troppo pudore. Si figurò dunque mentre afferrava quelle corna insensatamente sexy e le leccava dalla base alla punta come fossero due lecca-lecca deliziosi, guardandolo dall'alto mentre lo faceva, mordicchiandole in un moto di sfida. Azzardò addirittura di sollevare le braccia e guardarlo come se aspettasse solo di essere sollevata, immaginando il ringhio di Shagaru in risposta alla sua leccata e quanto ciò avrebbe fatto vibrare anche lei… Tutte cose che avrebbe potuto benissimo iniziare a fare da sola, o perlomeno provarci… Eppure, inaspettatamente, bloccata nella sua morsa, Juri non fece assolutamente niente che non fosse gemere quando le afferrò il culo e inarcarsi contro di lui, attendendo che il suo Daddy la accontentasse, come una brava bambina, pronta a mettere in pratica quelle sue fantasie una volta che le sue suppliche fossero state accolte.
    Non avrebbe mai pensato di ridursi così per un maschio… Ma del resto, chi mai avrebbe immaginato di finire tra le grinfie di un fottuto drago, sexy quanto irritante?
  11. .
    Juri non poteva fare a meno di pensare che Shagaru in quelle vesti fosse piacevolmente divertente. Non si sarebbe mai aspettata di vedere un drago, per l'appunto abituato certamente a ogni sorta di rapporto bestiale, eccitarsi per una parolina da gioco di ruolo. Eppure, eccolo lì, immenso davanti a lei, con quei suoi muscoli di scaglie ridicolmente gonfi, a guardarla mentre tratteneva a stento tutte le cose che, n'era sicura, fremeva dalla voglia di farle. Forse non era neanche il caso di parlare di voglie; magari, proprio come lei, sentiva il bisogno di saltarle addosso e ridurla a un cumulo di carne ansimante. Chissà, forse avrebbe dovuto temere di essere decapitata da un suo morso, un po' come l'accoglienza che le aveva riservato appena arrivata. E proprio per questi pensieri, la minaccia di sesso sporco e violento che aleggiava nell'aria avrebbe dovuto terrorizzarla… non certo riempirle il corpo di brividi tanto quanto l'odore del drago eccitato penetrava le sue narici, rendendola irrequieta. Se non fosse stata così arrapata lo avrebbe trovato probabilmente buffo, in quei suoi ridicoli tentativi di resistere a impulsi tanto potenti, ma in quel momento, invece, era semplicemente irresistibile. Le faceva venire voglia di fare la cattiva ragazza solo per vedere quanto ci sarebbe voluto per fargli perdere del tutto la pazienza.
    Sai, hai proprio ragione… Dire semplicemente "pervertito" a un Signor drago vecchio come te, è stata una scelta a dir poco ingenua da parte mia. Ed è assolutamente chiaro che uno sciocco giochetto da umani non possa scalfire quelle tue scaglie durissime. Ma allora cos'è… che ti fa eccitare così tanto, D- AH!
    Arrivò decisamente inaspettata. Stava per chiamarlo di nuovo "Daddy", tanto per rispondere a tono, ma un gridolino ansimato strozzò il finale della frase. Nnnh... Con i suoi sensi avrebbe dovuto poter fare qualcosa, ma semplicemente, un istante prima la sua mano era intenta a ricoprire le natiche sodissime che si era tanto divertita a sfoggiare, e un istante dopo su una di quelle soffici colline pulsava una manata ferina, gigantesca, con artigli e graffi annessi che raggiunsero la sua schiena candida. Il bruciore fu fortissimo e intenso e per la sorpresa si ritrovò a farsi completamente sopraffare dalla stazza del drago, perdendo quota e smettendo di colpo di fluttuare, tanto che dopo il fremito iniziale, si appoggiò a una scaglia del suo petto per non cadere, tenendo un braccio di distanza. Il drago avrebbe così avuto pochissimi millesimi di secondo per inquadrare l'espressione decisamente sorpresa che quella sculacciata le strappò, con tanto di lacrimuccia e saliva, prima che lo spettro si rifugiasse nell'ombra della sua stazza immensa. Non lo guardò subito, si concesse qualche istante per riprendersi mentre ascoltava il suo monito, sentendolo a malapena. Dalla visuale di Shagaru, il viso di Juri finì coperto dai lunghissimi capelli e così non poté vederla bene: gli occhi socchiusi dopo essersi sgranati davanti a lui per la sorpresa e la bocca tenuta forzatamente schiusa dai suoi denti che mordevano il labbro inferiore a sangue, per non perdere altra saliva. Tremava tutta, tanto che senza vederla in viso sarebbe quasi potuta sembrare terrorizzata, se non fosse che anche lei iniziò a emanare un fortissimo odore di eccitazione, rilasciando senza rendersene conto energia erotica che impregnò la stanza, trasudando dal suo corpo come visibili scie energetiche rosacee che era possibile distinguere con gli spostamenti dell'aria… o dei respiri di entrambi. La ragazza non poté trattenere un sorriso un po' folle. Quella sensazione era fottutamente perfetta; Quel dolore. Non quello dato da una ferita mortale, niente di così pericoloso da permetterti di perdere tempo a pensare alla tua sopravvivenza. No. Quel tipo di dolore che fa pompare l'adrenalina a mille e ti lascia inebetito per la voglia di averne ancora. A furia di subire traumi e umiliazioni che fortunatamente non ricordava più, si era dimenticata di quanto quella sensazione potesse ricordarle che sì, era viva. Non era crepata anni prima da qualche parte come una stronza e ora poteva spremere la vita pienamente. Un po' come aveva voglia di spremere quel fottuto drago di tre metri finché uno dei due non avesse ringhiato "basta"... Ammesso che fosse possibile.
    N-non... Non lo farò più, D-Daddyh.
    Quando si sollevò per guardarlo, andando leggermente indietro col corpo, la sua espressione non era affatto terrorizzata ma assolutamente entusiasta e desiderosa di continuare. Solitamente avrebbe detto semplicemente "ne voglio ancora", facendo la stronzetta strafottente, ma le venne spontaneo entrare nella parte che al drago sembrava piacere tanto. In fondo meritava un ringraziamento per essere così dannatamente sexy. Quindi come una brava bambina sollevò completamente il lembo della camicia che aveva cercato di abbassare, arrotolandolo e lasciando che rimanesse nuovamente impigliato nella sommità del suo sedere perfetto. Inclinò anche leggermente la schiena indietro, non tanto da mettersi a novanta ma quanto bastava per rendere il tutto ancora più sfacciato e poter comunque guardare il drago dritto in faccia, gli occhi brillanti di energia tanto quanto quelle corna minacciose.
    Posso averne ancora? E visto che le serviva un punto dove arrivare facilmente, e il suo petto era troppo in alto, dove poteva aggrapparsi se non a una delle sue aste di marmo, la prima disponibile, carezzandola con una timidezza che di sicuro non le apparteneva? Per favore... Daddy.
    Inutile dire che, se il drago avesse indagato un minimo, avrebbe trovato la cravatta che le strizzava la vulva completamente fradicia, il clitoride gonfio e pulsante e le labbra già schiuse e ben visibili persino attraverso il tessuto. Cose come la paura e il desiderio che non ci andasse troppo forte con lei, vennero completamente ribaltate e sopraffatte da tutt'altro. Tanto che non ce la fece proprio a rimanere del tutto nella parte e concluse quella richiesta supplicante con un complimento sfacciato che, a dirla tutta, era comunque poco da lei.
    Te l'ho mai detto quanto mi arrapino le tue corna, Shaggy? Mi fanno venire voglia di succhiarle...
    Pronunciò il nomignolo che gli aveva affibbiato tempo addietro esattamente come pronunciava "Daddy", rimanendo diligentemente in quella posizione. Forse era un po' troppo vicina a ben altre cose per parlare in quel modo e confessargli quanto volentieri avrebbe succhiato le sue corna, ma a giudicare dal sorrisetto compiaciuto e da come si leccò le labbra nel farlo, lo sapeva fin troppo bene.
  12. .
    Doveva ammettere che persino lei si sentì attraversare da una scossa di timore quando percepì la rigidità dell'immenso corpo di Shagaru contro il petto. La soddisfazione per averlo impietrito dall'imbarazzo fu fin troppo fugace per i suoi gusti. Dovette spostarsi leggermente indietro per poterlo guardare di sfuggita "in faccia" e ciò che vide le fece pentire (quasi) di aver parlato. Non poté fare a meno di assumere un'espressione colpevole nel vedere le sue enormi corna alzarsi, ma anche di ricevere un'altra scossa d'eccitazione davanti al segno che il drago era pronto a dare battaglia. Era normale essere così eccitata in quel contensto? Da quando era uscita dalla doccia si sentiva sempre sull'orlo di un orgasmo che non arrivava mai. Irritante a dir poco. Fu costretta a smettere di sbirciare le sue dannate corna per non pensarci. Tornò dunque a nascondersi dietro la sua schiena, quasi a trovarvi riparo, come se non fosse proprio lui il grosso mostro arrabbiato da cui scappare. Non prima però di aver lanciato un'occhiata alle facce dei ragazzi delle consegne e aver ridacchiato di rimando. Beh, di sicuro li aveva sconvolti, almeno un pochino, e ciò bastò a soddisfare la sua voglia di scandalo… che svanì quando li vide andar via senza fiatare, lasciandola sola con quella furia di tre metri tutta nera e probabilmente incazzata. Mentre la porta si chiudeva non poté resistere dallo sbuffare sonoramente, alzando la voce per farsi sentire anche all'esterno, almeno nelle prime parole.
    Ohhh, ANDIAMO! Che bastardi codardi e noiosi... Ti considerano davvero così *pappamolle* (Avrebbe voluto intendere "buono" in senso positivo, ma piuttosto si sarebbe ingoiata la lingua) da lasciare una fanciulla nuda e *indifesa* con un colosso della tua stazza? Assurdo!
    E niente, a quel punto valutò per un momento se fingersi spaventata potesse salvarla dall'ira del drago, pronta a fare un passo indietro per guardarlo con grandi occhioni da cerbiatta... ma questo fu prima di sentirlo rilassarsi contro di lei, cosa che le permise di recuperare il solito sorrisetto dispettoso. Decise comunque che sarebbe stato saggio restargli appiccicata e alle spalle, per precauzione. Solo una volta che lo sentì parlare, e fu dunque sicura di non avere a che fare con la sua versione molto arrabbiata, si concesse di fluttuare per potergli arrivare al collo e appoggiarsi sui suoi enormi trapezi da dietro, guardandolo divertita. In qualsiasi altro contesto avrebbe trovato ridicolo un drago in pseudo kimono, abbigliamento che l'era fin troppo affine avendo origini asiatiche, tuttavia con quel particolare drago si sentiva così arrappata da considerarlo sexy. SEXY! Che fosse dannata. Per fortuna riuscì a cogliere una punta di comicità in tutta quella tensione sessuale che li attanagliava, e vi si aggrappò per stemperare (a modo proprio) la situazione… o almeno provarci.
    Ahahah, ti preoccupi troppo, draghetto. Non devi temere: per la maggior parte delle Nazioni sono maggiorenne da diversi anni. E per altre… beh, sai, in alcune zone rimaste indietro, tra un annetto potrei addirittura bere alcolici! Considerami perfettamente legale, insomma! Ahahah
    Gli fece l'occhiolino, continuando a prenderlo in giro ma mordendosi il labbro per trattenersi dal ridere più del dovuto. Lo seguì dunque verso il tavolo, fluttuando abbracciata al suo collo mentre lo osservava dall'alto (per una volta) trattenendo a stento le risa come un malefico folletto dispettoso. Vista l'immensità dell'arredamento e del luogo, una volta arrivati scese a terra per poterlo aiutare a sistemare tutto sull'enorme tavolo. Si sorprese persino lei del proprio gesto di gentilezza, ma poi si disse che era normale. In fondo, il fatto che lui fosse grosso il triplo di lei e avesse quattro braccia, non la rendeva improvvisamente impedita e Juri credeva nella parità… No, ok, quella era un enorme stronzata. Anzi, amnesia o meno, era sempre stata una grandissima stronza che preferiva le donne agli uomini proprio perché le considerava creature superiori; mettendo se stessa in prima linea, ovviamente. Forse la verità era che Shagaru, per essere un "maschio", avrebbe potuto addirittura piacerle e sicuramente giovava il fatto che non fosse affatto umano e avesse fin troppe buone ragioni per essere un portento a letto, cosa molto importante per un tipo lascivo come lei. Stava giusto pensando a questo, mentre sistemava sul tavolo qualche vassoio di alette e cosce di pollo in salsa extra piccante e, tra un posare e l'altro, ne afferrava alcune con le dita per portarsele distrattamente alla bocca e morderle con ben poca grazia. Nell'arco di due minuti ne finì due e ne aveva una ancora in bocca quando il drago parlò di nuovo, costringendola a sollevare lo sguardo. In men che non si dica la mandibola si sganciò, la bocca si aprì, e l'aletta numero tre finì a rotolare sul pavimento. Aveva tutta la salsa spalmata sulle e introno alle labbra, quando si mise a fissarlo come se fosse impazzito, con gli occhi strabuzzati e le sopracciglia aggrottate. Quello… non era una complimento un po' troppo… sì, ecco, TROPPO gentile? Smielato avrebbe detto lei. Insomma, sì, Juri detestava quella roba. Era robetta per liceali, dai! Liceali sane di mente. Quelle vere.
    Fu talmente sorpresa che rimase per un istante basita e a bocca aperta, le parve quasi di essere impazzita del tutto perché a un certo punto si sentì addirittura le guance in fiamme, cosa che la costrinse a uscire da quella specie di trance idiota e fingere diversi colpi di tosse che sfogò su un pugno.
    Haem, questa fottuta salsa è davvero forte! Coff coff! Cazzo che caldo... Fiuuuh!
    Si batté qualche colpetto al petto (sarebbe stato più lecito definirli veri e propri pugni), schiarendosi la voce. Solo dopo diversi colpi, qualche sguardo alle alette, al pavimento, alla povera coscia caduta e a qualunque cosa che non fosse il drago o i gonfiori dati dalle sue erezioni, recuperò la propria aria strafottente, rifugiandosi nel suo solito ghigno perverso. Odiava i complimenti, le "coccole", ma odiava ancora di più mostrarsi debole e sperava vivamente che quel rossore venisse interpretato come ciò che effettivamente era… la salsa extra piccante, ecco. Ad ogni modo, recuperato un minimo di raziocinio, lo guardò, tornando maliziosa. Decise di fuggire dall'imbarazzo cavalcando l'evidente tensione sessuale da cui goffamente avevano cercato di fuggire entrambi fino a quel momento, invano.
    Sai drago, mi sono trattenuta dal prenderti in giro prima, perché beh, apprezzo davvero il tuo aiuto e sto cercando di andare d'accordo… Ma non è che, in fondo… Sei davvero un pervertito che si eccita con le ragazzine? Pensavo non fosse fattibile per un drago, nonché rispettabile avvocato ma: guardami. Mentre parlava gli andò in contro, leccandosi via la salsa dalla bocca in due ampie e fin troppo maliziose leccate. Allargò le braccia e i suoi seni sussultarono, aprendosi contro la camicia. Erano gonfissimi. Guardami bene: senza trucco dimostro tutta l'età in cui sono morta. E lì sì, che ero una bambina. Poi tutta quella storia del "Daddy"... Mimò le virgolette con le dita, mentre camminava. - che trovi così "inquietante" ma ti ha fatto eccitare così tanto… Mi devo preoccupare? (Non sembrava AFFATTO preoccupata) Del resto, posso anche chiamarti così quanto vuoi, se ti piace. Sai, per moltissimi è un giochino simpatico da fare a letto, umani e non. Quindi... Era decisamente troppo minuta rispetto a lui per giocare troppo tempo quella parte da femme fatale da terra, quindi scattò e, fluttuando, fece in modo di arrivargli proprio davanti alla faccia, posandogli le mani vicino al collo ancora una volta, sulle spalle enormi, lasciando che potesse guardarla bene in viso, ancora una volta dal basso, sbattendogli praticamente i seni sul muso. Forse prima di cena hai voglia di sculacciarmi per essere stata una bambina cattiva, Daddy? Magari ho bisogno di una punizione…
    In simili situazioni non le piaceva che fosse così tanto più grosso di lui, per questo fece in modo di mettersi in una posizione di superiorità, per quanto momentanea. Aveva una grandissima voglia di afferrargli le corna ed essere violenta anche, una voglia tale che le braccia le tremarono per resistere, ma si costrinse ad andarci piano. La verità era che aveva paura. Aveva paura che se Shagaru avesse perso il controllo, anche lei sarebbe uscita di nuovo di testa, sangue dragonico o meno, e non era ancora pronta. Quindi fu sensuale ma molto cauta nel toccarlo. E fu un caso assolutamente "fortuito" che l'orlo della camicia le si fosse alzato lungo i fianchi abbastanza da raggiungere la sommità dei glutei e rimanervi incastrata sopra, dato quanto erano gonfi e tonici, scoprendo proprio la parte su cui lo invitava a concentrarsi. Juri aveva una muscolatura perfetta, l'ideale mix tra femminile e letale, e non aveva mai fatto mistero di andarne molto fiera, per cui le venne spontaneo spostare lo sguardo lascivo dalla faccia del drago alla parte incriminata e sporgere leggermente il fianco per offrirgli una visuale migliore, mentre gli sussurrava quelle parole. Solo dopo, portò la mano all'orlo incriminato, ricoprendolo con una lentezza fin troppo marcata.
    Certo, se sei troppo affamato mangia, prima. Non vorrei strapazzarti troppo...
    Era quasi comico il modo in cui Juri riusciva a sentirsi e comportarsi "da superiore" anche quando sapeva perfettamente quanto rischiasse e con CHI e COSA lo stesse facendo. Probabilmente da qualche parte era ancora una pazza in cerca di distruzione… La propria.
  13. .
    "Io non mi nascondo, io cerco di cambiare, c'è una bella differenza. Nasciamo nella carne ma cresciamo nello spirito." Anche con la memoria decimata, Juri immaginò che un tempo avrebbe sollevato gli occhi al cielo a quella frase, o tentato di minimizzare in qualche modo senza dare a vedere quanto la cosa l'avesse toccata, ma in quel caso proprio non riuscì a fare a meno di concedersi un sorriso amaro, mordendosi la guancia per evitare di dare ragione al drago anche verbalmente. Rendersi conto di avere meno autocontrollo di una creatura la cui razza era famosa per la propria ferocia era di certo un rospo molto grosso da buttar giù. Fortunatamente le sue battute e provocazioni a sfondo erotico riuscirono a portare la conversazione verso lidi più piacevoli e meno strazianti; doveva ammettere di sentirsi completamente scombussolata per la giornata appena passata e per quel brusco ritorno a se stessa... o perlomeno a ciò che ne rimaneva.
    Ghignò a quella risposta riguardo la segretaria sexy e sollevò gli occhi e le mani al cielo alla sua conclusione. Ohhh, scusi tanto "Egregio signor avvocato"! Non pensavo che qualche completino sexy potesse mettere a rischio la sua rispettabile posizione di protettore della giustizia... Ridacchiò, scherzosa. In verità aveva notato con sommo piacere quanto poco il drago fosse scandalizzato o imbarazzato dalla sua proposta, e non poté fare a meno di mordicchiarsi lascivamente il labbro inferiore nel concedersi un'ampia e fin troppo penetrante occhiata. Perché sì, sapeva qualcosa sui Magala ma era abbastanza pazza da non tirarsi indietro neppure di fronte a quello. Se c'era una cosa che ricordava di sé, era la passione per il sesso violento e dissoluto, e senza ricordi precisi dei traumi subiti di recente poteva tornare a essere la pervertita che era sempre stata… almeno per il momento. Certo, c'era sempre il "piccolo" particolare della sua follia poco gestibile e del potere totalmente impazzito, ma più il sangue del drago prendeva a scorrerle nelle vene ed assestarsi, più cresceva in lei la sensazione di star tornando davvero nel presente, tanto da indurla a pensare "Ahhh, cavolo, potrei diventare dipendente da questa sensazione!". Giusto la frase successiva del drago incrinò per un breve momento la quiete che andava via via a impadronirsi di lei, perché i guinzagli non l'erano mai piaciuti e quella suonava fin troppo come una minaccia, più che un aiuto. Certo, era necessario purtroppo, ma sentirsi troppo pressata non era nelle sue corde e volle farglielo presente, anche se bonariamente.
    Ehi ehi, non esagerare adesso! Apprezzo l'impegno ma così sa troppo di rapporto cane-padrone. Purtroppo non sono tipa da guinzaglio e collarino... non su me stessa, perlomeno.
    Gli fece l'occhiolino. Improvvisamente le venne spontaneo figurarsi l'immenso drago con un collare al collo, un grosso guinzaglio -magari una catena- e lei dall'altra estremità che lo osservava mentre lui si dilettava a fare cose non meglio descrivibili con quella lunga, enorme… lingua. Ok, decisamente era una fortuna che lei non avesse erezioni da mascherare, perché la fitta d'eccitazione che bussò tra le sue cosce la costrinse a serrarle di scatto e sfregarle l'una contro l'altra distrattamente, fingendo noncuranza. Sorrise, scuotendo la testa per riprendersi, ma le venne spontaneo leccarsi le labbra. Calma i bollenti spiriti, Juri… Quello non era decisamente il momento di pensare a certe scene alquanto improbabili. Anche se, chissà, magari un giorno, recuperata un minimo di sanità mentale e soprattutto il completo controllo sul proprio potere… Insomma, una donna poteva sognare. Ad ogni modo aveva appena promesso di "fare la brava", quindi ricordò di non poter fare troppo la schizzinosa e aggiunse un cenno del capo secco. Però, ecco, ti prometto che farò del mio meglio per informarti di tutti i miei spostamenti. Suppongo di potermi abituare. Sperava di aver rimediato allo scivolone appena compiuto; non aveva voglia di metterlo di cattivo umore ora che cominciavano ad andare -quasi- d'accordo… specie perché quel "quasi" era destinato a sparire. Juri fu costretta a strabuzzare gli occhi, mentre l'immensa figura del drago gli si parava di fronte sotto un'altra luce, fatta di cori angelici e stelline scintillanti, rendendolo improvvisamente la creatura più appetibile della terra ai suoi occhi, almeno per quel momento. Lo osservò mentre ordinava una valanga di cibo e non poté che mimare un "due" per indicare una doppia porzione ogni volta che Shagaru ordinava qualcosa di piccante, scuotendo invece il capo per qualsivoglia dolce o schifezza insipida citata. Solo sapori forti per lei, grazie. Cazzo sì, le sembrava di non mangiare da mesi! Cosa anche probabile dal momento che non era propriamente viva e il cibo non le serviva per campare, ma poco male. Come se offrirle la cena non bastasse, Shagaru volle proprio strafare per rendersi incredibilmente apprezzabile... o forse per farla arrapare, difficile sceglierne una.
    Mi stai dicendo che... non solo mi offrirai la cena ma sistemerai questo casino da sola e, addirittura… ci sarà anche il dessert dopo?! A quel punto avrebbe potuto fissarlo più intensamente solamente se un'enorme orgia si fosse consumata alle sue spalle. Dovette leccarsi le labbra, di nuovo, ma stavolta lasciò che lui la vedesse per bene mentre lo squadrava da capo a piedi, da braccia a... pacco, promettendogli già solo con gli occhi che non si sarebbe pentito della propria decisione. Agli ordini "Capo"… Credo di aver appena pensato all'abbigliamento perfetto per questa serata!
    E in effetti, quando si spogliò della felpa distrutta per infilarsi in fretta e furia in doccia, aveva tutta l'intenzione di uscire di lì completamente nuda e offrire un piccante spettacolo a eventuali ragazzi (o ragazze) delle consegne; pensati al plurale perché aveva l'impressione che non sarebbero bastate due mani per tutta quella roba.
    Sotto l'acqua, oltre al sangue, cercò di farsi scivolare addosso tutto lo stress e i frammenti di ricordo recuperati quel giorno, sforzandosi di ignorare le allucinosi che la accompagnarono per tutto il tempo, sotto forma di sagome insanguinate che la fissavano e liquido scarlatto che grondava dal doccino ogniqualvolta riapriva gli occhi, creando dei flash parecchio inquietanti. Il sangue del drago e la sua presenza l'avevano distratta abbastanza da dimenticarsi per un momento che era piombata lì senza meta né un passato recente, nonché corpo e mente totalmente incasinati, ma l'acqua calda riportò a galla tutto… un motivo in più per restare lì dentro il meno possibile, cazzo! Liberatasi di tutta quella melma e quel sangue, uscì di corsa e con gli occhi chiusi, cercando di respirare a fondo, nella speranza che un po' di ossigeno potesse rilassare e far svegliare quel fottuto cervello guasto che si ritrovava. Alla fine, dopo qualche profondo respiro e lo sforzarsi di pensare intensamente al corpo del super drago che la aspettava nell'atrio, intento a pulire con le sue quattro braccia e i suoi innumerevoli attribuiti… si sentì pronta per guardarsi allo specchio. Totalmente nuda e senza trucco, con i capelli completamente sciolti e lisci, Juri appariva quasi innocente, una piccola ragazza sperduta… la stessa diciassettenne di anni prima. Sbuffò, seccata che in quel bagno non avrebbe trovato di certo la sua matita kajal, o il gel con gli elastici per sistemarsi i capelli e recuperare un minimo dell'immagine che conservava di sé. Pazienza, dopotutto il corpo tonico l'era rimasto e il drago lo aveva apprezzato una volta, per cui si strizzò le tette e sollevò il mento, dandosi un'ultima occhiata prima di avviarsi e... decidere che quella cicatrici agli arti la distraevano parecchio e facevano anche un po' accapponare la pelle. E poi, in fondo, piombare di là nuda sarebbe stato troppo scontato, no? Fece di meglio, dunque, sgattaiolò nella prima camera visibile e recuperò dal primo armadio disponibile due cravatte e una camicia, sempreverde nell'abbigliamento di seduzione femminile. Sapeva che non avrebbe probabilmente sortito effetto su un drago, ma valeva la pena provare, o rischiare comunque di farsi ammirare da eventuali presenti. Aveva infatti una voglia matta di testare il grado di sopportazione di Shagaru, nonché il suo umorismo, cosa molto poco saggia in effetti, ma doveva pur abituarsi alle sue follie da spettro liceale se voleva davvero starle dietro… Quindi Juri avrebbe fatto in modo di uscire dalla stanza proprio al momento della consegna, tanto per fare un "innocente" dispetto al padrone di casa e mostrarsi (o meno) in quello stato perverso. La camicia le stava divinamente (anche se aveva dovuto fare PARECCHI risvolti per portarla vagamente a misura), ma era ciò che lasciava intravvedere a meritare un secondo sguardo, la lasciò infatti aperta, sfoggiando una lingerie improvvisata che sembrava più un perverso bondage grazie alle sue abilità pregresse: sul seno un disegno di nodi e seta che passava sulle braccia come un top a spalle nude e tirava su il seno, strizzandolo ma lasciandolo scoperto al contempo, mentre sotto, un perizoma altrettanto "chic" legato alla giapponese, che passava in mezzo alle grandi labbra e alle natiche mettendole in risalto, coprendo a malapena ciò che nascondevano. Ovviamente non aveva potuto legarsi da sola, altrimenti avrebbe fatto di peggio con quelle lunghe cravatte.
    Spuntò fuori alle spalle del drago stringendolo da dietro, cosicché con un po' di fortuna chi si trovava dall'altra parte del suo immenso corpo avrebbe a malapena intravvisto la sua figura arrivare e notato solo a quel punto le sue braccia nude stringerglisi alla vita. Ma poteva limitarsi a quello e perdere l'occasione di metterlo in una situazione imbarazzante? Nah, nel parlare finse un broncio e una vocina da liceale innocente, degna di un oscar.
    Ehi Daddyhhh... hai promesso di non sculacciarmi se avessi messo le tue cose… Sarai gentile con me almeno stasera, vero? Non voglio che il culetto mi faccia male per giorni come la scorsa volta… Sei stato così cattivo! Si sporse a guardare dall'altra parte, fingendosi sorpresa e improvvisamente imbarazzata. OH, perdonamiiii! Non mi ero accorta fossi in compagnia! Quindi mi lascerai mangiare, oggi?! Grazie Daddy, grazie!
    Gli occhioni da ragazzina le venivano fin troppo bene senza trucco e con i capelli al naturale. In quelle condizioni mostrava fin troppo bene la sua giovane età e anzi, sembrava addirittura più piccola, forse minorenne... Ops. Voleva fargli fare la figura del maniaco e incrinare davanti a terzi la sua "rispettabile posizione di avvocato"? In realtà l'idea la divertiva, certo, e dispettosa per natura com'era inizialmente aveva voluto proprio quello ma, a arrivati a quel punto, a contatto col suo corpo, si rese conto di essere messa in una situazione scomoda da sola, perché aveva voglia di tutt'altri giochi e sperò di non farlo arrabbiare abbastanza da far saltare il tanto agognato "dopocena". Forse aveva esagerato in effetti. Era proprio una pazza incosciente. L'obiettivo principale divenne dunque stringersi all'immensa schiena del drago e concedere a entrambi un po' di calore, un po' pentita di quello scherzetto. Quanto ai seni strizzati al massimo contro la schiena di lui, o ai capezzoli che già iniziavano a gonfiarsi di voglia e minacciavano di bucargli le scaglie… Che dire? Anche lei diventava impaziente quando si parlava di cibo.
  14. .
    Juri dovette distogliere lo sguardo da quel petto enorme per schiarirsi la mente, ancora una volta. Il drago aveva ragione su tante cose, e sicuramente su una: la sua mente era a pezzi. Anche dopo il sangue di Shagaru, la presenza di quei due cuori pulsanti, se dapprima l'aveva confusa, per un attimo le fece sentire il desiderio di combattere, come se l'istinto di attaccarla che lui stesso provava, avesse acceso un bisogno impellente del suo corpo di avventarsi su di lui e combattere. Era sicuramente pericolosa, ma grazie al sangue di drago poté contrastarlo facilmente, proprio come se avesse di nuovo controllo su se stessa e le proprie azioni. Sospirò di sollievo. Per lei che aveva vagato ore, giorni o chissà quanto, intrappolata nella sua stessa oscurità in un conglomerato di pura furia, riuscire a controllare nuovamente i propri istinti era qualcosa di prezioso, per il quale avrebbe pagato qualsiasi prezzo e fu proprio questo probabilmente ad ammansirla incredibilmente verso Shagaru. Un evento così raro per lei, quello di ascoltare con estrema attenzione un maschio e addirittura trovarsi d'accordo con lui, che non poté trattenere un sorriso. Sorriso che esplose in una breve risata quando lui, oltraggiato, le chiese se non ricordasse neppure il suo nome.
    Ricordo il tuo nome, ma sei stato così gentile che non volevo già litigare con te per i miei nomignoli… Shagguccio
    Il sarcasmo con il quale gli fece quel complimento rese impossibile comprendere se lo pensasse sinceramente o meno, ma il sorriso candido (per quanto sporco di sangue) rimase sul suo volto anche per il discorso seguente, solo leggermente incrinato al ricordo nitido del cuore del drago tra le sue mani. Ricordava distintamente la rabbia cieca con il quale aveva compiuto quel gesto ma... perché? Non lo avrebbe mai ammesso a voce alta, ma diavolo se ora era felice di aver fallito nell'ammazzarlo!
    Pff… ma io non sono un'umana, vecchiaccio. Dovresti averlo capito oramai.
    Il resto fu veramente strano. Stava ancora sorridendo provocatoria quando fu costretta a sollevare entrambe le sopracciglia nell'essere raccolta come una gattina e portata verso il salotto. All'inizio l'istinto fu quello di dimenarsi, ma si rese conto che la cosa avrebbe reso il tutto ancora più ridicolo (e fin troppo tenero, per i suoi gusti) quindi rimase ferma e sbuffò, lasciandosi trattare come una bambina, con la promessa mentale di non lasciarsi trascinare da tutte quelle smancerie e soprattutto… quel calore. Purtroppo il drago si ostinò a toccarla anche quando la mise a terra, quasi volesse consolarla inconsciamente… o forse semplicemente impedirle di fuggire, evenienza che a quel punto iniziava a sembrarle una grande idea. Ma non era così stupida da rinunciare all'unica possibilità di controllo che le veniva offerta dopo quella che l'era parsa un'eternità di perdizione. Lo ascoltò attentamente dunque, fissandolo negli occhi e mordendosi la guancia dall'interno per non interromperlo come suo solito. Alla fine però le parole le sfuggirono dalle labbra con fin troppa convinzione.
    Probabilmente sono qui perché siamo più simili di quanto credi… Non è questione di essere drago, o spettro, o... "umano" come tu stesso mi definisci fin troppo spesso. -non si trattenne dal guardarlo male ed esprimere il proprio disprezzo per tale razza con due occhioni rossicci al cielo- Il fatto è che la sento anche io… Quella voglia matta di combattere, di mordere, di distruggere tutto… che nascondi così goffamente dentro di te.
    A quelle parole si prese la stessa libertà di toccarlo che stava sfoggiando lui, solo che lei gli posò i palmo sul petto, quasi a voler ancora sentire il battito furioso di quei cuori che non era riuscita a distruggere e che, ora, le avevano salvato il culo ancora una volta. Shagaru poteva pensare che si sarebbe persa in un altro sproloquio sul fatto che non avesse bisogno di nessuno e fosse in grado di badare a se stessa, stronzate simili al loro primo incontro, ma per fortuna di entrambi, senza i ricordi degli orrori subiti in passato Juri era molto più razionale di quanto potesse pensare e lui non l'aveva ancora conosciuta in tal senso. Che diavolo, persino lei aveva dimenticato per tanto tempo come fosse sentirsi vagamente "umana", o perlomeno comportarsi come tale.
    Ma hai sicuramente ragione, e non sono tanto stupida da non saperlo. Non ricordo cosa mi abbia portato qui… ma so per certo che non era niente di buono. So anche che ci siamo conosciuti in un periodo di merda, sebbene lo ricordi vagamente… ma ti assicuro che non sono l'assassina spietata che credi. Si fermò, stava per spiegarsi, parlando di gentaglia del proprio passato, ma immagini frammentate di due ragazzi appesi a dissanguinarsi si presentarono alla sua porta senza bussare, facendole venire la nausea. Sbiancò, ma cercò di andare avanti senza darlo a vedere, anche se fu costretta a distogliere lo sguardo. Aveva abbastanza ricordi del come era diventata uno spettro da sapere che quella era una totale bugia, che in passato aveva ucciso e anche con estremo gusto… ma non poteva tirarsi indietro dalla verità e al tempo stesso rifiutava l'immagine di se stessa che appendeva due ragazzini e li sventrava in modo tanto crudo… per cosa poi? Per CHI? Non del tutto perlomeno. Gli tolse le mani dal petto, aveva bisogno di spazio e fece per spingere le sue lontano da lei mentre gesticolava, un po' come se quel calore le desse fastidio, la bruciasse.
    Ho ucciso in passato, ma l'ho fatto per ragioni più che valide, e la feccia della quale mi sono liberata rendeva questo mondo solo peggiore. Riguardo quei due ragazzi… non posso dirti cosa mi abbia spinta, forse lo farei se lo ricordassi, ma sento che se scavassi nei ricordi potrei perdere di nuovo il controllo. Mi sento me stessa dopo così tanto tempo che non saprei neanche quantificarlo e... vorrei restare così ancora un po', se per te va bene. Sollevò lo sguardo. Che ci creda o no sono solo una ragazza, Shaggy. Mi piace tormentare le persone, certo, sono anche uno spettro dopotutto… Ma odio uccidere, esattamente come te. Non voglio andare in giro a spargere morte e distruzione, soprattutto se è qualcos'altro a farmelo fare e non sono lì per godermela. La battuta era infelice, ma la fece proprio per non nascondersi dietro un'aria da santarellina che non le apparteneva e sarebbe parsa decisamente ipocrita. Sono portata a credere che molto di ciò che ho fatto sia stato per volere di qualcosa… O qualcuno, e questo qualcuno NON sono io. Con questo non voglio giustificarmi, anche perché sarebbe una scusa di merda, lo so. Però posso dirti questo: Rivoglio me stessa. E sono pronta a tutto pur di arrivarci. Quindi, se sono qui per la scelta folle di un mostro, del mio potere o chissà cos'altro, ingoierò il mio orgoglio del cazzo e, per una cazzo di volta, mi lascerò aiutare. Non gratis, ovviamente. Il tuo sangue ha salvato questo bel culetto che mi ritrovo dopotutto, quindi… Dimmi cosa posso fare perché tu lo faccia ancora. Suona assurdo, ma... Sei l'unico ricordo concreto che ho. Anche se fa ridere a pensarci… Effettivamente, rise, una risata triste, che non raggiungeva gli occhi. Una "ragazzina" spettro - lo prese in giro, rinfacciandogli la sua stessa frecciatina - e un vecchiaccio formato drago… Che razza di alleanza male assortita saremmo? Ahah!
    Si fece seria. Senza qualcosa a manipolare il cervello, Juri era semplicemente Juri. Una stronza, di sicuro. Una facile con la fissa del sesso e delle belle donne e quella punta di sadismo che le faceva venire voglia di tormentare il prossimo, far impazzire i buoni e pestare a morte i cattivi… Ma insomma, ognuno aveva i propri difetti a quel mondo e lei era la prima a saperlo. Per una volta comunque, dopo chissà quanto tempo, era lucida e poté concedersi la più totale sincerità con qualcuno. Anche perché, lo sapeva, quel qualcuno era una delle poche cose rimaste. E anche se in fondo non si conoscevano per nulla, era chiaro che avesse bisogno di lui come l'aria nei polmoni per un qualsiasi umano. Quindi, per quanto fosse orgogliosa, e per quanto avrebbe di gran lunga preferito essere accompagnata da una milf sexy da avere sempre intorno, tutto sommato avere un super drago come alleato poteva andare bene comunque. Anche se quel drago apparteneva alla categoria di bonaccioni aspiranti eroi che lei detestava tanto… Anzi, quella cosa era l'unica che avrebbe potuto convincerlo ad aiutarla, quindi azzardò un sorriso e gli porse la mano.
    Insomma… ho bisogno che mi aiuti a recuperare il controllo del mio potere. Prima avevo un metodo mio, lo sento, ma... non riesco a ricordarlo. Quindi, se il tuo sangue può aiutarmi, allora farò tutto ciò che serve per averlo. Non so se abbia ancora un conto o qualcosa di simile, ma di sicuro posso procurarmi dei soldi. E se non sono quelli che vuoi, chiedimi qualsiasi cosa… davvero, qualsiasi. Dal diventare la tua segretaria sexy, al girare in qualche completo perverso per il tuo ufficio, finanche ad aiutarti con una dannata orda di draghi, demoni o mostri incazzati, se può farti piacere… Che diamine, se mi aiuti potrei persino valutare di diventare una di quei bonaccioni che ti piacciono tanto e fare la brava bambina tuuutto il tempo, finché mi tieni d'occhio con quel musetto carino.
    Quella era una TOTALE bugia, ma mascherò la risatona che si stava per fare con un'ultima uscita fuori luogo (finalmente).
    Unica cosa: non chiedermi del sesso. Finse di vomitare, ma gli occhi erano divertiti. Poteva sembrare una battuta orgogliosa ma da una come lei suonava talmente fuori luogo che la provocazione sarebbe diventata chiara anche se non avesse allargato un ghigno crudele seguito da un occhiolino fin troppo ostentato. Quello è gratis. Ogni volta che ci andrà.
    Ebbene, se non avesse infilato il sesso in ogni singola battuta non sarebbe stata lei. Soprattutto quando sapeva perfettamente che quella era l'ultima cosa che avrebbe chiesto uno come lui. A quel punto, finalmente rise, una risata sboccata e di gusto, di quelle che esplodono quando si è al limite della sopportazione e non si possono più fermare.
    Forse dopotutto aver perso la memoria non era una totale disfatta… forse, se si lasciavano da parte dei "piccoli" particolari… Era una benedizione.
  15. .
    Chiedo scusa se ho tardato tanto nella risposta! Non avevo messo in conto che ad Ottobre avrei avuto così tanti impegni, ed è stato difficile trovare spazio per riprendere a scrivere come avrei voluto. Comunque farò di tutto per prendere ritmo da ora in poi; vorrei arrivare a una cadenza perlomeno settimanale (e soprattutto non voglio farti aspettare un altro mese!!!). In ogni caso scusa ancora e grazie della pazienza!


    Probabilmente non sarebbero bastate 100 vite per descrivere a parole le molteplici emozioni che animavano "Juri" in quel momento, specie perché la ragazza-spettro conosciuta da Shagaru qualche tempo prima era bella che sepolta sotto uno strato di melma oscura e furia cieca. Per fortuna l'enorme corpo del drago era perfettamente in grado di tenerla stretta, cosa che con ogni probabilità non era successa alle povere anime che l'avevano incontrata durante il tragitto. Non ricordava nulla, ma le immagini confuse che si susseguivano nella sua testa, agitandosi come un oceano in tempesta, bastavano per farle venire voglia di divorare qualsiasi cosa le si parasse davanti. Tutti i freni inibitori che già la quietavano ben poco da "sveglia", in quel momento erano spenti. Lo si intuiva dalla confessione fatta con tale facilità (e al tempo stesso fatica) all'avvocato dal quale a malapena si era lasciata aiutare in passato, ma anche dal modo in cui l'oscurità densa e fluida di cui era composta cercava di avvolgere il drago con la stessa foga di un amante focoso. Non sembrava solo volerlo divorare, ma diventare letteralmente parte di lui.
    Juri devi ritrovare te stessa... devi combattere!
    Quelle parole ringhiate riuscirono in qualche modo a penetrare la fitta nebbia della sua furia, almeno in parte. Infatti, alla raccomandazione "gridata" di Shagaru, la bestia ringhiò di rimando, in modo talmente acuto che se vi fossero stati vetri in quella stanza, quelli più fragili sarebbero finiti in frantumi. Se fino a quel momento la creatura si era mossa su di lui come se volesse inglobarlo o, al contrario, essere tenuta insieme dalle sue zampe, sentendosi minacciata da quel cambio d'intenti reagì spaventata, facendo uno scatto indietro con la schiena, col desiderio di fuggire dalla sua presa. Ringhiò ancora, un ringhio acuto, più simile a un lamento mostruoso e di paura. Grazie al fato, non solo Shagaru era molto più forte di lei adesso e riuscì quindi ad afferrarla, ma da qualche parte in fondo a Juri, quel barlume di coscienza che lottava per risalire reagì mandando a fanculo la bestia e gettandosi letteralmente tra le fauci del drago... o meglio, in quel caso furono le sue, di fauci, a spalancarsi fin quasi a dividerle le guance in due, avventandosi sull'enorme avambbraccio di Shagaru mentre lei iniziava a succhiare, proprio come se sapesse -o sperasse- che ciò l'avrebbe aiutata. Ai primi sorsi, il suo intero corpo iniziò a fremere e dimenarsi, mentre la bestia si ribellava sibilando, e nonostante fino a quel momento fosse stata così tanto affamata, fu come se il sangue del drago fungesse da acido nella sua gola e quel mostro, qualunque cosa fosse, voleva staccarsi dalle sue scaglie il più velocemente possibile. Ma Juri non glielo permise, anzi, sollevò le braccia di scatto, afferrando l'enorme avambraccio fino ad affondarci gli artigli pur di tenersi salda ad esso, proprio come se fosse un'ancora di salvezza. E man mano che il liquido pieno di potere penetrava dentro di lei, riempendole la gola ritmicamente e in modo piuttosto suggestivo, gli arti si rilassavano e i sibili di paura si tramutavano, sorso dopo sorso, in mugolii via via più umani, rilassati, simili al piacere. Man mano tutti gli occhi della creatura si ribaltarono, finché ogni pupilla non salì talmente da sparire e solo gli occhi umani rimasero a formare un'espressione quasi di goduria. Fu un processo graduale e lento, ma continuo, e quando finalmente li sangue del drago iniziò a scorrerle nelle vene, con lo stesso ritmo del suo cuore che pompava, a partire dai capelli l'oscurità scese, sparendo dal suo viso, dal suo collo, dalle mani salde al suo avambraccio... fino a scendere lentamente, come una flebo che si svuota a grande velocità, sui seni turgidi, sull'addome... sui fianchi. I lineamenti tornarono umani, anche i contorni degli innumerevoli occhi mostruosi sparirono lasciando spazio solo ai suoi, finalmente chiusi. Priva della sua ultradivisa, strappatale da chissà chi, non era solo completamente priva di un sigillo per il proprio potere, ma anche totalmente nuda, a eccezione di quella felpa rossa senza cerniera e sdrucita, spalancata sul petto inturgidito da tutta l'adrenalina accumulata.
    Riaprì gli occhi lentamente, sbattendo poi le palpebre e stringendoli, cercando di mettere a fuoco chi avesse davanti. Subito le pupille rotearono per capire cosa la circondasse e vagarono in cerca dei brandelli confusi dei suoi ricordi... trovandone ben pochi che avessero un senso. Le fiamme violacee miste all'oscurità, che fino a quel momento l'avevano avvolta incontrollate, si erano totalmente spente e, una volta tornata in sé, iniziò a mugolare e picchiettare sul braccio della creatura con la stessa foga di una wrestler bloccata sotto la presa avversaria, facendogli capire che poteva lasciarla andare.
    Ammesso che si fosse deciso a farlo, ella avrebbe preso una grossa boccata d'aria, passandosi la manica della felpa sulla faccia completamente sporca di sangue, dal naso al mento colante e tossendo per quella strana bevuta che, sebbene avrebbe dovuto disgustarla, aveva agito piuttosto come un potente alcolico: calmandola ed eccitandola al contempo. Possibile?
    D-drago? Sei proprio tu? Cercò di mettersi seduta, portando l'interno del polso alla fronte come per asciugare un sudore invisibile. Strizzò gli occhi mentre osservava ancora una volta il luogo dove si trovavano, decisamente confusa. Ma dov'è, A...? Le parole le morirono in bocca e aggrottò la fronte, confusa. Dov'era chi? Non sapeva minimamente cosa stesse per dire, come se avesse appena tentato di nominare qualcuno che non esisteva. Cercò di fare mente locale ma l'ultimo ricordo che aveva era di aver parlato con una custode... Baiken, sì. Di essere andata lì per qualcosa, averla quasi ottenuta e poi... Nulla. Il drago era un altro ricordo recente che aveva impresso in mente, ma anche in quel caso era tutto molto confuso: se guardava quei pettorali mastodontici li ricordava perfettamente mentre dondolavano a ritmo dei loro corpi che ci davano dentro o, ancora, aperti in due dalla sua mano che gli stringeva un cuore pulsante, ma prima di quello... Com'era che si erano conosciuti? Perché avevano combattuto? I ricordi erano tutti un casino e tra il passato più remoto e il presente... c'era un enorme buco nero dal quale sentiva di doversi tenere alla larga. Sentì il cuore comprimersi al solo pensarci, e un forte mix tra bramosia e furia cieca avvolgerla. Dovette stringersi forte le tempie con le dita per concentrarsi.
    Nnnh... che cazzo... mi è successo? Ricordo solo che ero a Roma per un allenamento riguardo qualcosa e poi... io e te che scopiamo? No, forse quello era... un'altra volta? Scosse la testa, farfugliando. Era visibilmente in stato confusionale. Si appoggiò con una mano contro il petto del drago per sorreggersi e aggrottò le sopracciglia sentendo due cuori pulsare. Due? Non te lo avevo..? Si incupì, guardandolo in faccia. Aspetta... Sei stato tu a farmi questo?
    Per un attimo gli occhi le si illuminarono e la sua energia sembrò nuovamente divampare, ma fu un breve momento, come se le sue fiamme risultassero sigillate. Era il sangue del drago? Guardò in basso e sollevò un sopracciglio fissando i capezzoli al vento e soprattutto il sangue draconico che vi scivolava proprio in mezzo, fino al pube. Cazzo... la mia testa è un casino. La mente si fece via via meno offuscata mentre farfugliava e, con essa, man mano riaffiorarono le sensazioni di poco fa, ricordi offuscati e immagini distorte del suo corpo informe, dell'aggressione, della voglia di uccidere, distruggere, divorare... Era stato il drago a salvarla? Si concesse una lunga pausa per riprendere il filo del discorso. Odiava dovergli un favore ma che diavolo, se così era... Suppongo dovrei ringraziarti... Sai, per avermi sbattuta a terra, tutta nuda, e avermi dato da bere il tuo... Sorrise, maliziosa. sangue? Se è una qualche perversione draconica della quale non sono a conoscenza, te lo dico: avrei preferito che mi invitassi a cena prima.
    Beh, perlomeno il suo sarcasmo era tornato. Una sensazione di Déjà-vu l'avvolse mentre lo guardava. Effettivamente, sentiva di aver pronunciato qualcosa di simile nel loro precedente incontro, ma se provava a rimettere i pezzi, si sentiva impazzire. Comunque il fatto che riuscisse a parlare ancora col suo modo sboccato, era un chiaro segno dell'essere tornata in sé e che entrambi fossero fuori pericolo... Giusto?
    Mi sento... davvero... affamata. Di precisione... cosa è successo?
    Difficile dire a che tipo di fame si riferisse, ma quelle parole sgorgarono fuori mentre fissava la sua stessa mano sul petto del drago... insieme al sangue che vi era sopra.

    Piccola spiegazione sull'ultima parte: ai tempi avevo fatto un post lavorativo senza compensi per far conoscere Juri e Baiken, così da poterle eventualmente usare in missioni ecc insieme. Juri era andata a cercare un custode per imparare a gestire l'evoluzione del potere, visto che perdeva il controllo ogni volta che la utilizzava. Hanno fatto un allenamento di una settimana insieme e si sono salutate con la promessa di tenersi in contatto. Dopodiché, nel viaggio di ritorno o un po' quando ci pare, potremmo collocare i fatti che ci interessano. Insomma, notizia inutile ma ci tenevo a spiegartela brevemente. xD
5456 replies since 11/8/2011
.
Top