Posts written by Poisonwind

  1. .
    C' era un "qualcosa" nella pelle di Rengoku che le dava un piacere immenso, non si trattava semplicemente della sua consistenza o spessore, non si trattava delle sue graffette, era come se quello strato resistente fosse stato concepito con lo scopo di contere quel che di maligno si celava al di sotto, e di tanto in tanto pareva che piccoli sbuffi ne sfuggissero alla presa, trasmettendo alla carne di Amerika la sensazione di una fiamma fredda, quasi diabolica. Forte.
    Quando quella sensazione si faceva più decisa, la ragazza reagiva con brividi e gemiti sempre più intensi ed osceni, era quasi incredibile che quella boccuccia elegante potesse emettere versi del genere rimanendo al contempo dolce, anche senza usare altre parole, il suo corpo e la sua voce sembravano voler invitare il ragazzo a dargliene ancora, farle assaggiare quello che custodiva sempre meno gelosemente dentro di lui. Non sembrava temerla, anzi, voleva sentirsene soverchiata, schiacciata, riempita sino all' orlo di quella fredda furia sopita.Il solo pensiero di quel che le sarebbe potuto succedere, sommato al vigore di Rengoku che la scopava senza ritegno, sarebbe stato sufficiente a farla venire vergognosamente.

    Aaaaaahhhh ah aaaaahhh!♥
    Quel gemito di piacere sarebbe stato più acuto degli altri, nel mentre il ragazzo avrebbe chiaramente sentito il corpo di Amerika contorcersi in spasmi intensi sotto il suo tocco, trasmettendo a Rengoku una sensazione incredibile, come di star incoccando una freccia in un arco teso allo spasimo.
    Dammelo...dammelo tutto...♥
    Le dita del ragazzo avrebbero provato in prima persona le contrazioni fortissime della sua vagina, l' orgasmo la faceva venire in maniera vergognosa, infradiciandoli completamente la mano di fluidi talmente intensi e copiosi che avrebbero formato una piccola pozza sul pavimento, saturando ben presto la piccola stanza e persino i suoi dintorni, di quell' aroma intenso di sesso.
  2. .
    Barghest era come uno di quei cani da guardia che ti costringe ad arrampicarti su un albero, e rimane a girare intorno al tronco per giorni, paziente e feroce, sino a prenderti per sfinimento. Una volta che ti azzannava non lasciava facilmente la presa, non c' erano distrazioni che l' avrebbero fatta desistere sinché non fosse pienamente soddisfatta. In quel caso lo era, anche se Nemo non sembrava eccessivamente spaventato, era abbastanza sicura di avergli fatto capire appieno la lezione. Il bagliore del suo occhio si sarebbe affievolito, anche se non spento del tutto, anche la sua presa si sarebbe fatta più lasca, sino a lasciarlo andare e rialzarsi.
    Questo avrebbe detto agitando il libricino davanti ai suoi occhi, come una maestrina che ti sgrida Non è solo mio, lo condivido con un altra persona. Non sarebbe corretto nei suoi confronti fartelo leggere senza permesso. Sperava che il concetto fosse chiaro, avrebbe riposto il Diario in una tasca dei jeans ed a quel punto lo sguardo le sarebbe caduto sull' ennesima camicia rovinata dalla propria irruenza. Sembrava più infastidita che preoccupata, pensò di sistemarla momentaneamente facendovi un bel nodo sotto le tette, ma prima di farlo le tornò in mente l' offerta di Nemo, iniziando a considerarla seriamente : un massaggio ? Perché no dopotutto.
    Sei più bravo ad osservare che a renderti simpatico. D' accordo, vediamo se anche le mani le sai usare bene come racconti.
    Il ragazzo non aveva tutti i torti, si sentiva il collo, le spalle e la schiena un fascio di nodi e contratture, colpa dello stress certo, ma probabilmente centrava di più il combattimento serrato che aveva avuto con Kiba ed il mattone che si era presa in testa. Avere avuto un rapporto decisamente intenso subito dopo con un enorme drago ancestrale, non era stato salutare quanto piacevole, il suo corpo non aveva avuto il tempo di guarire del tutto. Senza esitazione si sarebbe sfilata le scarpe robuste, dopodichè sarebbe venuto il turno della camicia, che sarebbe stata abbandonata sulla moquette. Rimase per un istante in jeans e reggiseno, fissando Nemo con un espressione indefinita ma tutt' altro che imbarazzata, sembrava avere meno problemi a mostrare a nudo il suo corpo, piuttosto che la sua mente. In ogni caso non si sarebbe spogliata oltre, sdraiandosi completamente prona sul letto, le braccia ripiegate sotto la fronte, facendo sfoggio della sua schiena fatta di nervi e muscoli scolpiti, eppure non meno sensuale di una normale donna. La sua pelle aveva una tonalità stupenda, bastava uno sguardo per immaginare quanto potesse essere morbida al tatto, ed in tutta quella massa muscolare vi si poteva leggere una certa armonia ed eleganza, come se fosse stata allevata alla perfezione sin dalla più tenera età.
    Forza, datti da fare.
    Lo avrebbe spronato per rompere eventuali indugi, non considerava quel gesto con mire sessuali o altro, ma con la normalità del suo mondo e del "branco" di cui aveva fatto parte : i più forti comandano, i più deboli devono servire.
    Permettimi una domanda. Che cosa è successo al tuo corpo ? Hai subito una maledizione ?
    Diede una particolare enfasi alla prima parola, come a voler dimostrare al ragazzo come si facessero le domande in maniera educata, e secondariamente, visto che stava vedendo e toccando il suo corpo, trovava naturale poter fare qualche domanda sul suo.
  3. .
    Rengoku era un allievo decisamente dotato o lei un ottima insegnante, quale delle due non importava, ciò che contava realmente erano i risultati, ed Amerika se li stava godendo appieno. Il cambio di prospettiva sembrò disorientarlo solo per qualche istante, ma come previsto, stava imparando che la tentazione non era un lusso solo per gli occhi ma soprattutto per il tatto, le sue forme erano sempre lì, anche se non poteva vederle direttamente gli bastava allungare le mani, frugarle il corpo sino a ritrovarne la voluttà e non lasciarla più andare.
    Sii...siiiiiiiiiii...bravo Senpai, quelli sono i punti giusti.
    La voce di Amerika si era fatta più ansante, sottile, quasi sussurata, era come un arma seduttiva decine di volte più pericolosa della sua spada, così morbida e dolce quanto il suo corpo, eppure pronta a pronunciare le peggiori oscenità con leggiadria, facendo ribollire il sangue. Pareva quasi arrendersi al vigore del ragazzo, le sue braccia sarebbero scivolate in avanti, Alastor compreso, che stridendo contro il pavimento avrebbe emesso un rumore simile ad un artiglio demoniaco che prova ad aggrapparsi alla nuda roccia di un precipizio, vanamente, sino a finire sempre più giù. Sembrava quasi che Amerika stesse cercando di sfuggirgli, evitare il suo contatto, ma in realtà con quel movimento avrebbe fatto sì che Rengoku le si sdraiasse completamente addosso stringendola tra le braccia, e contemporaneamente avrebbe protratto il sedere all' insù, in modo da sentire ancora meglio la spinta del suo cazzo che le sfondava il culo senza alcuna pietà e l' improvvisa penetrazione delle dita nella sua intimità.
    Mmmmmhhhh♥
    Un altro gemito, ancora una volta la sua voce lo guidava alle giuste azioni, ed a conferma ci sarebbe stata la reazione della sua fica completamente fradicia, bollente, i suoni osceni che emetteva simili ad un risucchio che pareva volergli divorare la mano. Il piccolo bottoncino della sua clitoride sarebbe diventato decisamente più consistente sotto quel tocco, impossibile da non avvertire, ed ogni volta che Rengoku lo sfiorava, le dava una sensazione violenta come una scarica elettrica attraverso il corpo, facendole contorcere ogni muscolo sino alle dita dei piedi. Baciarla da quella posizione, era forse pretendere troppo dal corpo sin troppo flessibile di Amerika, ma la ragazza avvertiva chiaramente la lingua ed i morsi del ragazzo sul suo collo, e lui poteva godersi l' espressione totalmente presa ed oscena del suo viso schiacciato contro il pavimento, una ciocca di capelli argentei stretta tra le labbra carnose, la pupilla dell' occhio che sobbalzava ad ogni affondo mostrando il bianco sempre più spesso, così lontana dall' espressione neutra che aveva in precedenza e così vicina al climax dei sensi.
    Tre!...tre dita...anf...mettici tre dita...
  4. .
    Probabilmente il pavimento sotto la moquette era costituito da un parquet di legno, si sarebbe sentito uno scricchiolio tremendo, legno torturato sotto un passo pesantissimo, praticamente un balzo. Nemo avrebbe dapprima visto un piccolo proiettile arrivargli addosso, minacciando di colpirlo alla radice del naso o in mezzo agli occhi, poco al di sotto del centro della sua fronte. Si trattava del quarto bottone della camicia di Barghest, saltato via in seguito alla brusca reazione della ragazza, che si sarebbe letteralmente avventata su di lui come un gigantesco mastino che prima ti azzanna, poi ti ringhia contro.
    Che cazzo stai facendo ?
    Se c' era un modo per far momentaneamente scordare a Barghest le fantasie sulla chiave ed ottenere la sua attenzione, era avvicinarsi troppo al suo Diario senza permesso. Nemo si sarebbe ritrovato sdraiato sul letto, schiacciato dalla mole della ragazza, entrambi i polsi stretti nella presa ferrea della sua mano enorme che lo costringeva a tenere le braccia alte sopra la testa, in una posizione scomoda, dolorosa, che l' avrebbe reso totalmente inerme. Una delle ginocchia della ragazza premeva contro i suoi testicoli, mentre le sue enormi tette, liberate da quella debole barriera della sua camicia, gli avrebbero completamente schiacciato la faccia contro il materasso, occludendogli la bocca ed il naso, minacciando di soffocarlo. C' era gente che era morta in maniere decisamente peggiori, ma probabilmente mai per un semplice libricino di poca apparente importanza. Per Barghest però, quel Diario era decisamente importante, praticamente racchiudeva la sua vita in esso, ed a differenza di Alice, non solo le dava fastidio che qualcuno ci potesse sbirciare dentro senza il suo permesso, aveva tutta la forza e la volontà per impedirlo.
    Non-toccare-le-mie-cose.
    Il punto posto alla fine di quelle cinque semplici parole, sarebbe stato pesante quanto il reggipetto nero farcito del seno della ragazza, solo gli occhi di Nemo sarebbero stati ancora liberi, anche se non avrebbero visto altro che il viso vicinissimo di Barghest ed il suo occhio rosso, che bruciava come un carbone ardente. Mentre continuava a trattenerlo, con la mano libera avrebbe ripreso sotto la sua presa sicura il libricino, non ci sarebbe stato nulla di strano se avesse usato un semplice jutsu di richiamo per metterlo al sicuro, ma la sua reazione istintiva e molto poco ragionevole, stava a dimostrare quanto fosse facile all' ira.
    Ho le mani sporche di sangue per motivi più stupidi.
    E quella, oltre ad essere poco divertente, non era decisamente una bugia.
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    Premi per Amerika
    La donna, il sogno, il grande incubo 1 (role 1 tiro)
    2 (role 1 tiro)


    Lancio dado: 10
    • 1d100
      10
    • Inviato il
      17/5/2023, 22:46
      Poisonwind
    Lancio dado: 48
    • 1d100
      48
    • Inviato il
      17/5/2023, 22:46
      Poisonwind
  6. .
    La vena tornò a pulsarle sulla tempia, quel maledetto ragazzino sembrava divertirsi a prenderla in giro, e si stava prendendo un po' troppe confidenze, come se fosse un bimbo molto più piccolo della sua reale età.
    Ehi ! Guarda che il letto è mio, tu dormirai sul paviment...
    Venne bellamente ignorata, e per qualche momento pensò di aver commesso un errore a concedergli fiducia. Ma per ora decise di lasciar perdere e dargli corda, dopotutto era sensibile ai complimenti. Parlare con lui l' avrebbe aiutata a passare il tempo, riordinare le idee e decidere le sue mosse future, non programmava di restare in quel motel troppo a lungo, anzi, forse era meglio cercare un altro posto l' indomani mattina.
    Si, diciamo che sono in viaggio. Anche se la parola più corretta sarebbe stata fuga. Ogni tanto, ma non spesso quanto vorrei. Ci sono molte persone che vorrei dimenticare, ma sia le loro facce, che le loro storie, riaffiorano sempre all' ultimo quando stanno per perdersi nell' oblio.
    Non avrebbe aggiunto altro per il momento, incuriosita dalla storia che stava raccontando. Era la prima volta che la sentiva, sembrava pura fantasia o inventata su due piedi. Fonti della vita, cubi maledetti, un luogo proibito, non riusciva a ricollegare. Eppure era strano, perché le sembrava quasi di conoscere i protagonisti di quella storia, non ne era del tutto certa ma era una sensazione importante. Qualcosa aveva distratto il ragazzo, come se gli fosse venuto in mente qualcosa da dirle o su cui riflettere. Aprofittando di quella pausa, Barghest si sarebbe resa conto di due cose che aveva trascurato. In primo luogo che non si era affatto messa comoda, anzi era rimasta in piedi all' ingresso della stanza dopo aver fatto appena due passi. Secondariamente che non si era neanche richiusa la porta alle spalle, lasciandola semiaperta, e che la chiave era ancora nelle sue mani. Con la coda dell' occhio avrebbe lanciato uno sguardo verso le altre porte del corridoio, sembravano davvero avere tutte la stessa serratura. Si quella chiave avrebbe potuto aprire tutte le stanze, ne era praticamente certa. Doveva provare, magari poteva raccontare agli altri ospiti di aver semplicemente sbagliato stanza e...perché diavolo stava cercando di inventarsi scuse per irrompere nella camera di qualcun' altro ? Scosse la testa, cercando di scacciare quelle idee che le ronzavano nel cervello come piccole Fae. A proposito, dove erano finiti i suoi spiritelli ? Era strano che sparissero così a lungo o si allontanassero troppo, forse si erano semplicemente nascosti perché era in compagnia.
    Come...come si chiamava quella Regina ?
    Avrebbe chiesto, quasi distrattamente, cercando di non pensare a quella malsana idea che le dava la chiave.
  7. .
    Una grossa vena prese a pulsare sulla tempia di Barghest, mentre la sua espressione si faceva infastidita alla reazione del ragazzo. "Che sono il tuo pagliaccio ?" Avrebbe pensato. Forse sarebbe stato meglio prenderlo direttamente a pugni prima ancora di presentarsi. Si calmò un poco quando ricambiò, raccontandogli qualcosina di sè, e si arrese definitivamente quando le fece quella richiesta imbarazzata. La tensione si sciolse definitivamente e si concesse un lungo sbuffo piuttosto teatrale e forzato, lasciando cadere le braccia ai fianchi, come se stesse per farli chissà quale concessione. Com' era magnanima lei. Si era reso conto che stava chiedendo di condividere la stanza con una ragazza appena conosciuta ?
    Va bene, va bene. Ti concedo che la gente di questo posto è parecchio strana, mentre tu mi sembri un pochino più normale degli altri.
    Non avvertiva alcun pericolo provenire da lui, e se era un bugiardo patentato lo stava nascondendo bene, il suo corpo non emanava i tipici segnali contradditori o la tensione di uno che sta mentendo.
    Però ti avverto, se le tue storie sono noiose ti butto fuori. Se provi ad allungare le mani ti butto fuori. E se...divento improvvisamente affettuosa e provo io ad allungare le mani non farci caso. Sono sonnambula.
    Le venne in mente che avrebbe dovuto avvertire Alice del suo ospite, ma il Diario era rimasto nella sua stanza. Prese la chiave dalla tasca, e per un breve istante rimase a fissarla, lanciando uno sguardo all' altra porta, uguale alla sua. Si chiese se quella chiave poteva aprire anche quella stanza, e per un attimo fu tentata di provarci. Ma forse era meglio non farlo, aveva già avuto troppi casini quella notte e non voleva farsi buttare fuori. Decise quindi di tornare nella sua camera, con il ragazzo al seguito, sperando che avesse ben compreso le sue regole.
    Io mi chiamo Barghest comunque, tu ?
  8. .
    Proposta arma personale

    Tokishikko
    Si tratta di una Desert Eagle semiautomatica, con un sistema di recupero del gas più simile a quello di un fucile che ad una pistola, ha una canna a rigatura ottagonale lunga 202 millimetri modificata per un calibro maggiore. Il caricatore è solo da 7 colpi poichè utilizza il cattivissimo calibro 50 AE, potrebbe fare un buco grande quanto un pugno in entrata e quanto una mano aperta in uscita su un bersaglio normale. E' stata personalizzata con l' incisione di un simpatico teschietto.
  9. .
    Premi per Amerika

    15 secondi (role 1 tiro)

    La donna, il sogno, il grande incubo 1 2 (role 2 risposte 2 tiri)



    Lancio dado: 2
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      2
    • Inviato il
      16/5/2023, 21:53
      Poisonwind
    Lancio dado: 92
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      92
    • Inviato il
      16/5/2023, 21:53
      Poisonwind
    Lancio dado: 39
    • 1d100
      39
    • Inviato il
      16/5/2023, 21:53
      Poisonwind
  10. .
    Forse per una volta aveva fatto la scelta giusta, scegliendo la stanza di fronte a sè. I suoni che provenivano dalle stanze di fianco alla sua erano tutt' altro che rassicuranti ed invitanti. Da quella alla sua destra sentiva un berciare continuo, fatto di rosari sgranati, colpi alle pareti dati con un oggetto e grida che sembravano bestemmie ma in realtà erano preghiere, come se li dentro fosse in corso un esorcismo. Probabilmente chi l' occupava possedeva qualche libro, ma non ci teneva affatto a leggerne il contenuto, ne ad entrare nel litigio. Quella alla sua sinistra sembrava più tranquilla, da essa proveniva un suono continuo, simile ad una teiera in surriscaldamento, ma quel che non le piaceva era il suo odore, sapeva di vecchio e di stantio, come se in realtà fosse stata abbandonata da tempo. Il suo olfatto non era più lo stesso da quando si era unita ad Alice, non riusciva più a distinguere con precisione i vari aromi o l' odore del pericolo, e di quel che non si conosce è meglio non fidarsi. Per cui si era ritrovata ad origliare in quella di fronte a sè, cercando di penetrare quella coltre di silenzio innaturale, come se a dispetto dei vari indizi, in quella stanza non ci fosse anima viva. Ma qualcosa di vivo effettivamente c' era. Percepì un singolo battito, profondo come il suono di un enorme tamburo, ma che a tutti gli effetti doveva essere di un cuore. Quello che era di difficile comprensione erano le dimensioni. Sembrava appartenere a qualcosa di enorme, gargantuesco, come una gigantesca creatura delle profondità che aspettava che le prede cadessero naturalmente nei suoi abissi, pronta a divorarle. Voleva distaccare l' orecchio, ignorare quel suono, ma non ci sarebbe riuscita, come se stesse anche lei sprofondando lentamente in quella trappola.
    Eh ?!
    La voce che l' avrebbe apostrofata sembrava provenire da molto lontano, come se si trovasse ad una distanza siderale da lei, mentre in realtà chi aveva parlato si trovava alle sue spalle. Si sarebbe voltata di scatto, tesa, maledicendosi per aver abbassato la guardia e sentendosi vagamente stordita e distorta. Le era sembrato solo un istante, ma effettivamente, per quanto tempo era rimasta lì con l' orecchio incollato alla porta ? Quanto era durato quel battito ? Minuti ? Ore ? Giorni ? Non sapeva proprio dirlo. D' istinto avrebbe attaccato qualunque cosa avesse provato a sorprenderla, i suoi bicipiti si sarebbero tesi e le vene gonfiate, ma riuscì a trattenersi quando si rese conto che si trovava davanti solo un ragazzo. Sembrava vagamente più giovane di lei nell' aspetto, alto ma dall' aria elegante e fragile, in quello le ricordava tremendamente una delle sue sorellastre, un ricordo che la spingeva a non sottovalutarlo troppo. Ciononostante, sembrava più normale della media del Dream Motel, il che contribuì un po' a rassicurarle e farla riguadagnare un minimo di arroganza. Sapeva di essere stata colta in fallo, ma non le piaceva per nulla il tono accusatorio di quel ragazzo. La sua presenza le tagliava la via per rientrare nella sua stanza, non poteva semplicemente ignorarlo e dileguarsi.
    Hai ragione.
    Da lui non proveniva l' odore o la pressione tipica degli altri Fae, quindi non si sentiva particolarmente in pericolo, anche se quel sorrisetto da stronzetto non sembrava promettere niente di buono. In risposta avrebbe incrociato le braccia davanti a sè, senza preoccuparsi che con quel gesto avrebbe teso ancor di più la camicetta bagnata e spinto in fuori i seni, quando in realtà stava cercando di apparire più imponente ed intimidirlo, piantando il suo occhio rosso nei suoi rosa spento. Voleva una bugia ? Beh lei le avrebbe offerto la verità, la sua verità, certa che sarebbe stata più inverosimile di qualunque menzogna.
    Sono un mastino spettrale, intrappolato nel corpo di una bambina troppo cresciuta. Per un po' ho fatto il Cavaliere di un Regno che non esiste, al servizio di una pazza sanguinaria, quindi ho preferito darmela a gambe quando tutto è andato naturalmente in malora. Avevo deciso di trasferirmi in questo schifo di città, ma qualcuno ai piani alti ha deciso di trasformare casa mia in un supermercato o in un megaparcheggio e mi sono ritrovata senza un tetto sopra la testa. Quindi eccomi quì, ad affittare una stanza del più strambo Motel che abbia mai visto, aggirandomi per i suoi corridoi in cerca di qualcosa da leggere o di una faccia da spaccare. Ti piace come bugia ?
    I muscoli di Barghest, avrebbero generato un suono ben distinto mentre stringeva con ancora più forza di prima le braccia, evidenziando un altra domanda sottointesa. Tu ragazzino, quali opzioni mi offri ? La faccia o la cultura ?
  11. .
    Dopo le titubanze iniziali, Rengoku non se la stava cavando affatto male per uno alle prime armi, doveva solo lasciare che i suoi ormoni prendessero il comando, i suoi istinti lo facessero agire, ed il corpo di Amerika lo guidasse verso le vie del piacere. Forse temeva ancora un pochino di farle male, avrebbe voluto rassicurarlo, dirgli che ne aveva già preso di più grossi, ma con ogni probabilità avrebbe completamente ucciso la sua libido ed ogni traccia di autostima faticosamente guadagnata. Era molto meglio starsene zitta e lasciare che la sua lingua agisse in altri modi, intrecciandosi a quella del ragazzo come un serpentario che emetteva rumori osceni. Era come se con quel bacio le stesse trasmettendo dei feromoni,facendogli scoprire i desideri e le perversioni represse e nascoste dentro il suo animo, facendole finalmente emergere. Non ebbe bisogno di guidare le sue mani, sapevano da sole dove dovevano andare e cosa dovevano fare.
    Fu sorpresa solamente quando percepì una strana energia provenire da quelle mani, era una sensazione strana, come se qualcosa di oscuro e carico di odio la stesse sfiorando, ma non ne fu spaventata. Dopotutto quella scuola era particolare, doveva dare per scontato che tutti i suoi studenti possedessero qualche genere di abilità, ma quello che la sorprese maggiormente era la sensazione familiare che le dava quell' energia, come se il ragazzo non si trovasse troppo distante dal suo mondo. Le piaceva quella sensazione, le piaceva sentirsi spogliata, un po' meno che nel farlo le avesse rovinato un vestito a cui teneva, ma probabilmente quello era il contrappasso della sua sfortuna per avergli rovinato la tuta, quindi decise di far buon viso a cattivo gioco.
    Il suo vestito si sarebbe aperto come un sipario, rivelando lo spettacolo del suo corpo bianchissimo che pareva levigato nel marmo, spruzzato di colore solo dalla guepiere che le avvolgeva il bacino e dal reggiseno, anch' esso diviso a metà dal potere del ragazzo e che ora penzolava abbandonato a se stesso dalle sue spalle, rivelando completamente il seno candido dai capezzoli rosa. Le mani di Rengoku si stavano facendo sempre più avide, si sarebbero strette sulle sue tette come se potessero svanire da un momento all' altro, perdute per sempre. Quel tocco si sarebbe ripercosso su tutto il suo corpo, come una scarica elettrica che l' attraversava da capo a piedi, facendolo rabbrividire di piacere e tendere ogni suo muscolo, rendendo il suo pertugio, se possibile, ancora più stretto attorno alla verga del ragazzo, dandogli quasi la sensazione che sarebbe stato impossibile tirarlo fuori una volta che avesse osato varcarne la soglia.
    La mano libera si sarebbe posta sopra quella del ragazzo, guidandone le dita verso la punta del capezzolo e facendogliela stringere, torcere, tormentando la sua stessa carne. Amerika non era affatto una ragazza come le altre, sembrava esser stata partorita dagli angoli più sordidi dei siti perversi che amava frequentare, come una fantasia malata. Più il ragazzo la pompava con forza, più provava piacere, più sentiva la sua verga ingrossarsi e pulsare, più la sua carne si sarebbe contratta in risposta, come gli echi in una caverna.

    Anf...mi piace il tuo sapore Senpai.
    Le loro bocche si sarebbero distaccate per qualche secondo, permettendo ad entrambi di riprendere fiato, ma non si sarebbe allontanata troppo, teneva la fronte appoggiata a quella del ragazzo, i grandi occhi grigi piantati nei suoi, le labbra e le lingue che si sfioravano ad ogni fiato.
    Vuoi che ti insegni una cosa nuova ?
    Senza aspettare un assenso, il bacino di Amerika avrebbe eseguito un movimento leggermente diverso da prima, una leggera rotazione attorno all' asta di Rengoku, abbastanza forte da rimescolarle le viscere e farle emettere un gridolino di piacere. Per il ragazzo sarebbe stata una sensazione nuova, pazzesca, come se il suo antro gli stesse carezzando e torcendo la verga da ogni direzione. Amerika avrebbe ripetuto quel movimento diverse volte, in maniera sempre più ampia, sempre più forte, sino ad eseguire una rotazione completa attorno a quel perno senza estrarlo neanche per un secondo, rimanendo su di lui ma stavolta dandogli le spalle, in modo che la potesse letteralmente prendere da dietro. Eseguire quella mossa con una spada in mano, forse sarebbe sembrato un po' omicida, sembrava quasi il volteggio che eseguiva uno spadaccino nel tentativo di decapitare il suo avversario, ma stavolta il buon Alastor sarebbe rimasto deluso dai risultati, rimanendo stretto nella presa di Amerika con la punta rivolta verso il pavimento. Da quella posizione, Rengoku poteva avere ancora facile accesso ai seni della ragazza, scoprire il suo collo per invitare a baciarlo o morderlo, ma soprattutto, insegnargli che quello che aveva tra le gambe non era un semplice martelletto con cui fare avanti ed indietro, poteva muoverglielo dentro, spingerlo in più direzioni ed abusare in ogni modo di quel corpo fragile solo all' apparenza.
  12. .
    La pioggia e le nubi scure erano un ottima rappresentazione del suo stato d' animo, fosco, nero ed arrabbiato come il cielo. Camminava senza sapere dove stava andando, mettendo semplicemente un piede di fronte all' altro, un espressione tremenda in viso che fendeva la gente e la faceva girare al largo. Le sue poche cose erano tutte racchiuse in una sacca che teneva per il laccio e lasciava penzolare con noncuranza dalla spalla. Quasi sperava che provassero a scipparla, sentiva il gran bisogno di sfogarsi, colpire rapidamente qualcuno fino a ridurlo ad una massa sanguinolenta, gridargli in faccia tutta la sua frustrazione.
    Che cazzo Alice, potevi avvisarmi prima.
    Parlava da sola, fregandosene completamente se appariva pazza. Aveva appreso dello sfratto dal suo Diario, poche pagine incoerenti di mille scuse, bagnate da gocce che sapeva non essere di pioggia, scritte in una calligrafia incerta, probabilmente rotta da una serie di singhiozzi. Le sembrava di sentire il pianto di Alice provenire da quelle pagine, ma ormai era troppo tardi per poterci fare qualcosa, poteva prendersela solo con se stessa per non essere stata abbastanza attenta. Il pensiero le sarebbe andato a Kulvia ed alla ciocca d' oro che le aveva donato, e d' istinto la mano le si sarebbe mossa verso i capelli, rassicurandosi nel sentirne la presenza tra le dita. Quell' oro era abbastanza puro e prezioso che se lo sarebbe potuto comprare quel fottuto palazzo. Ma non sarebbe stata la cosa giusta da fare, ne per lei, ne per la sua Socia. Kulvia era sparita all' improvviso così come era arrivata, probabilmente era andata ad occuparsi delle sue "faccende da Drago" e quella singola ciocca di capelli era l' unico collegamento che aveva con lei, se sperava di incontrarla di nuovo in un prossimo futuro. Per adesso doveva occuparsi del presente, ed il presente le diceva che doveva trovare un nuovo posto dove stare, lei poteva anche stare all' addiaccio ma lo stesso non valeva per Alice, non si fidava ad abbandonarla in uno di quei brutti quartieri di periferia. In più la pioggia non accennava ad arrestarsi, indossava solamente un paio di jeans strappati al ginocchio, degli scarponi di taglio militare ai piedi ed una camicia bianca che doveva tenere slacciata sino al terzo bottone, se non voleva che esplodesse per le sue forme. Sulle spalle una giacca scura e sottile, tutt' altro che impermeabile, infatti si stava infradiciando sempre di più. Un insegna luminosa avrebbe improvvisamente attirato la sua attenzione, e leggendola pensò di avere le traveggole : un motel. Conosceva quel quartiere come le sue tasche, ma non aveva mai notato, nemmeno per una volta quel palazzo, era come se fosse apparso dal nulla, piovuto anch' esso dal cielo. Forse era davvero un apparizione, un regalo del karma per compensarla di tutte le sue sfighe, in ogni caso non poteva fare troppo la sospettosa, perciç decise di varcarne le porte.
    E' permesso ?
    L' interno del motel sembrava decisamente migliore di quanto apparisse all' esterno, forse un po' datato ma comunque ben tenuto. Decisamente il contrario di chi l' accolse. Il receptionist sembrava uno morto da decenni, eppure ancora costretto a presentarsi al lavoro, invece che riposarsi sottoterra. Membra magre e nodose, dita rattrappite che parevano gli artigli di un avvoltoio. Nulla lasciava presagire gentilezza, eppure Barghest ne sarebbe stata presto smentita. L' uomo si sarebbe rivelato più accogliente e caloroso del previsto, nonostante le cataratte ingrigite dei suoi occhi, gli sarebbe bastato uno sguardo per capire che aveva di fronte una ragazza in difficoltà, con pochi soldi ed a cui era meglio non fare troppe domande.
    Grazie per la sua offerta. Non mi faccio problemi, neanche speravo di trovare una stanza libera.
    Avrebbe preso la chiave che le veniva offerta, stanza 404, facile da ricordare persino per una sbadata come Alice, ma l' aspetto di quella chiave l' avrebbe fatta tentennare per un secondo. Sembrava anonima, quasi finta, molto diversa dallo sfarzo pacchiano di cui di solito erano fatte le chiavi d' albergo. Le venne quasi da dubitare che le stanze lì avessero delle serrature effettivamente funzionanti. I suoi pensieri sarebbero stati interrotti da un nuovo arrivo nella hall, probabilmente un altro ospite, ma la sua figura era abbastanza particolare da attirare la sua attenzione. Sembrava tutt' altro che umano, e questo poteva anche essere abbastanza comune, ma c' era altro celato nel suo aspetto. Sembrava che una nuvola temporalesca avesse assunto un aspetto antropomorfo e deciso di trascorrere una nottata in città, talmente grosso che sembrava occupare l' intera stanza con la sua sola presenza, causandole un brivido lungo tutta la spina dorsale, non erano in molti a poterla mettere in soggezione con la semplice stazza e quell' essere era uno di quelli. Fu parzialmente rassicurata dalla tranquillità con cui il receptionist lo accolse, come se fosse un cliente abituale del Dream Motel. Non sapeva perché, ma si fidava di quel vecchietto innocuo e della sua capacità di giudizio. Comunque, avrebbe ringraziato mentalmente all' annuncio che l' ascensore fosse rotto, non ci teneva affatto a condividere la salita con lui, e dal suono pesante dei passi, dubitava che avrebbe potuto reggere il peso di entrambi. Fingendo di ignorarlo e di firmare il registro d' ingresso, avrebbe lasciato scorrere parecchi secondi, sperando che salisse in fretta le scale. Alle sue spalle portava un sacco enorme, sufficiente per contenere un cadavere o qualcosa di simile, probabilmente pesante anche se appariva incredibilmente leggero sulle sue spalle. Dopo che fu svanito alla sua vista, si sarebbe incamminata anche lei per i piani superiori, ringraziando mentalmente ad ogni rampa per non averlo incrociato, sino ad arrivare alla sua stanza al terzo piano.
    La camera era come il resto dell' albergo, la porta stretta tra altre due non lasciava presagire niente di buono, eppure si sarebbe rivelata decisamente più accogliente del previsto, forse l' unico appunto che avrebbe potuto fare era per la scelta dei colori, che sembravano usciti da un vecchio film noir. Avrebbe lasciato semplicemente cadere, sia la sua sacca che la giacca fradicia, sulla moquette del pavimento, sedendosi sul bordo del letto per poter finalmente tirare un sospiro di sollievo e riposare le gambe, non era dello stato d' animo giusto per essere troppo ordinata. Senza neanche alzarsi, avrebbe iniziato a frugare nel suo misero bagaglio, per vedere cosa aveva impacchettato Alice : pochi effetti personali come lo spazzolino da denti ed un pettine, un ricambio di biancheria intima e qualche altra cianfrusaglia priva di significato per lei, sfortunatamente la sua Socia non aveva preso nessuno dei suoi libri, quella testa di rapa si scordava sempre di tutto. Fortunatamente almeno il Diario se l' era ricordato. L' avrebbe tirato fuori dalla sacca e poggiato sulle gambe, iniziando a scribacchiarci intensamente, raccontando ad Alice dove si trovava e quel che aveva fatto intanto che lei "dormiva". Qualche minuscolo spiritello fatato sarebbe emerso dalle pagine, ma non era aria per loro e Barghest li avrebbe semplicemente scacciati con un gesto della mano, come se fossero dei moscerini fastidiosi. Concluso il suo racconto, si sarebbe lasciata cadere all' indietro nel letto, emettendo un lungo sospiro sconsolato. Non aveva sonno, la stanza non offriva particolari svaghi e per colpa della sua Socia non aveva niente per coltivare l' hobby della lettura. Poteva rimanere a fissare il soffitto o la moquette per ore, oppure provare a chiedere ai suoi vicini di stanza se avessero qualche libro da prestarle. A quel punto sarebbe uscita dalla sua stanza, indecisa se provare prima a destra, a sinistra o di fronte. Solo allora avrebbe notato quella scia umida sulla moquette che portava alla stanza di fronte, come se qualcuno avesse trascinato qualcosa di grosso e bagnato. Le venne un groppo in gola al pensiero del tipo di prima, ma riflettendo a mente fredda, aveva già visto cose decisamente più paurose quando era un Cavaliere per la sua matrigna. Non poteva farsi spaventare solo da una cattiva impressione. Decise di bussare, ma la sua mano si sarebbe bloccata a mezz'aria, quasi fosse titubante a disturbarlo per una sciocchezza del genere. Magari era occupato, magari era in compagnia di qualcuno. Perciò avrebbe prima rivolto un rapido sguardo verso le due direzioni del corridoio, accertandosi che non stesse sopraggiungendo qualche altro ospite, dopodichè avrebbe appoggiato l' orecchio alla porta per poter origliare all' interno, la noia e la curiosità avevano parzialmente vinto sulla sua normale prudenza.
  13. .
    Ed anche il buon vecchio Poison ricomincia a spassarsela

    3o7vdL7
  14. .
    Premi per Amerika

    15 secondi (role 1 tiro)

    Un nemico dal passato (post conclusivo role 5 tiri)






    Lancio dado: 71
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    • Inviato il
      15/5/2023, 15:16
      Poisonwind
    Lancio dado: 95
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      15/5/2023, 15:16
      Poisonwind
    Lancio dado: 76
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    • Inviato il
      15/5/2023, 15:16
      Poisonwind
    Lancio dado: 80
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    • Inviato il
      15/5/2023, 15:16
      Poisonwind
    Lancio dado: 93
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    • Inviato il
      15/5/2023, 15:16
      Poisonwind
    Lancio dado: 39
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    • Inviato il
      15/5/2023, 15:16
      Poisonwind
  15. .
    "Oh senpai, finalmente !" avrebbe pensato Amerika. Il sesso con gli sconosciuti non rientrava nei suoi piani per la giornata, ma era ineducato non assaggiare un piatto quando te lo servono davanti. Lasciò che Rengoku la prendesse per il volto, attraendola a sè, lasciando che la natura facesse il suo corso naturale. Mentre il ragazzo si protendeva in avanti, Amerika si sarebbe lasciata cadere su di lui, percependo chiaramente la cappella vincere la resistenza del suo buchino e farsi strada a forza, sempre più dentro, sempre più a fondo dentro quel pertugio strettissimo. Lasciò la gravità fare il resto, in maniera forse un po' troppo dolorosa per una persona normale, ma lei era più che allenata per quello, l' intera asta del ragazzo sarebbe scomparsa dentro di lei come per magia.
    Mmmmmmm♥
    L' affondo sarebbe riuscito a farle finalmente perdere quell' impassibile espressione da poker, gli occhi le si sarebbero leggermente ribaltati verso l' alto, mentre dalle labbra le sarebbe sfuggito un gridolino di piacere. Anche il suo viso sarebbe divenuto più colorato, non era morta come sembrava, era più che viva e la sua carne sempre più bollente stava lì a dimostrare che nelle vene le scorreva sangue e non ghiaccio.
    Va bene Senpai. Ci copriremo le spalle l' uno con l' altra. E' una promessa. Ma adesso...
    Rengoku sembrava scoprire un mondo nuovo, strano per un ragazzo della sua età, ma non era affatto un problema, doveva solo guidarlo. Avrebbe iniziato a muovere il bacino, molto lentamente, in modo che il ragazzo avesse iniziato ad assecondarla e seguirla in maniera naturale, poi sempre un pochino più veloce man mano che i suoi muscoli si rilassavano. Piccole fitte involontarie avrebbero iniziato a stimolarle il corpo, i capezzoli le pizzicavano ed iniziavano ad inturgidirsi, diventando più evidenti attraverso il tessuto sottile del suo reggiseno e della sua camicetta. Anche il suo fiore avrebbe iniziato a reagire ed aprirsi, le piccole labbra si stavano spalancando, lasciando colare qualche goccia lattiginosa tra le sue gambe sin in mezzo alle natiche, dove venivano raccolte dall' asta di Rengoku ed usate come lubrificante per inziare a scorrere ancora meglio dentro di lei.
    ...puoi essere anche più rude, se vuoi. A me piace.
    Le era piaciuto quando il ragazzo l' aveva afferrata per il mento e tirata a se, ma poteva fare di meglio. La sua bocca semispalancata era un occasione da non perdere, ed immediatamente Amerika vi avrebbe piantato le labbra sopra, facendogli sentire quanto erano morbide e carnose. Non era certo il genere di bacio che si dava alla mamma, era molto più umido e perverso ed Amerika lo sapeva fare decisamente bene, succhiandogli leggermente le labbra in cerca della lingua, per invitarla con i movimenti a saltar fuori ed insinuarsi nella sua bocca.
    Avrebbe voluto afferrare il ragazzo per le spalle, in modo da avere una migliore presa ed invitarlo a spingerglielo dentro con più violenza, ma non sarebbe stato affatto prudente avvicinare troppo Alastor alla sua gola, quindi avrebbe lasciato che fossero gli istinti del ragazzo a dettare il ritmo.
4257 replies since 23/1/2010
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