Posts written by Poisonwind

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    Una singola lacrima sarebbe sfuggita dall' occhio rosso di Barghest, un occhio che non aveva mai pianto in vita sua. Non era dovuta a dispiacere o paura, era una goccia di pura rabbia, di frustrazione versata per le verità che le stava sbattendo in faccia quell' essere. Nemo aveva ragione, faceva schifo a mentire, eppure continuava a farlo. Faust, Carnovash, Thresh, qualunque fosse il suo nome, per lei non significava nulla, non l' aveva mai sentito prima, ma di una cosa era certa : da quella notte, non se lo sarebbe mai dimenticato. Avrebbe voluto chiedergli come faceva a sapere così tante cose sul suo conto, come se l' avesse spiata sin dalla nascita, ma sapeva che non le avrebbe dato alcuna risposta. Si sarebbe limitata ad ascoltarlo, sopportando a malapena la sua voce graffiante, fastidiosa, venendo costatemente manipolata da quelle catene che sembravano un estensione dei suoi intenti più neri. Le sue parole la ferivano nell' animo, un tipo di dolore molto superiore a quello che poteva provare nella carne. Forse perché aveva avuto ragione su tutta la linea. Lei non era più un Cavaliere, non aveva più voluto esserlo. Aveva deciso di trasformarsi nel mastino guardiano di Alice, difendere la sua purezza in maniera stupida, irrazionale, ma alla fine non era diventata che un inutile pezzo di carne maleodorante, che invece che far fuggire i nemici, li attirava. La stessa presenza di quell' essere, sembrava un evidente conferma delle sue parole. Se fosse stata davvero se stessa, non si sarebbe mai cacciata in quella situazione, non avrebbe mai trascinato Alice a fondo con se. Si trovava in una posizione caotica, paradossale e senza via d' uscita. Nel suo stato attuale non poteva difendere nessuno, ed Alice sarebbe per sempre stata una bambolina in balia degli eventi e del suo stupido egoismo. Sarebbe diventata lei la debole da schiacciare. Si era illusa che rinunciando al titolo che le aveva dato la sua matrigna, sarebbe potuta sfuggire a quel destino, ma ancora una volta si era sbagliata clamorosamente. Scosse la testa, più e più volte.
    Dimmi che cosa devo fare.
    La sua voce suonava rassegnata, come se anch' essa fosse stata avvolta da catene. I suoi occhi però sembravano esprimere sentimenti diametralmente opposti, mentre sosteneva coraggiosamente il suo sguardo. Uno sembrava guardarlo con aria di supplica, ma l' altro bruciava di un odio intenso, come se si stesse imprimendo a fuoco nella retina l' immagine di Thresh.
    Ma tieni fuori Alice da tutto questo. Lei non deve...non dovrà mai sapere nulla !
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    Nemmeno la sua furia più profonda sarebbe riuscita a scalfirlo, nemmeno far riemergere la sua parte più bestiale. Quelle catene avevano tenuto, non era abbastanza forte neanche per contenere se stessa, figurarsi spezzare il giogo altrui. Tornare a sentirsi come una belva feroce le diede quasi gioia per un attimo, ma conosceva le conseguenze di quel gesto. Avrebbe visto chiaramente Alice, come in uno dei loro sogni, provare a sfuggirle, ma venire atterrata, ridotta a brani e completamente divorata. Da se stessa. Era quanto di più orribile si sarebbe potuta immaginare, peggiore di qualunque tortura. Quell' uomo era riuscita a fare peggio che terrorizzarla, era riuscito a farla vergognare di se stessa. Aveva messo a nudo quel che era veramente, una sanguinaria, una che provava piacere nello schiacciare i più deboli, spazzarli via e dominare su quel che restava. La sopravvivenza del più forte. Ma non era lei la più forte in quel momento.
    Smettila ! SMETTILA !
    Il suo grido sembrava più volerlo implorare che minacciare, eppure la sua paura aveva la forza che le mancava, quella di calmare la belva, e farla tornare indietro alla pietosa bugia che raccontava agli altri come Kulvia ed ad Alice. Quella del Cavaliere in scintillante armatura, senza macchia e senza paura. Una menzogna che raccontava persino a se stessa, al punto di crederci veramente e difenderla con le unghie ed i denti, nel timore che il suo castello di carte potesse crollare.
    Non toccare Alice. Non toccare la mia Zanna. Chi cazzo sei ?! Che cosa vuoi da me ?!
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    Ed ecco spiegato perché Thresh gira con la divisa delle SS. E' il filtro bara di Hina.
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    Barghest stava imparando molte cose in poco tempo sul terrore, la prima era che non c'è via di fuga dalla paura, è un qualcosa che ti porti dentro, ti segue nei tuoi reconditi più intimi, e ti salta addosso quando meno te l' aspetti, proprio come quelle che sembravano catene. Avevano un qualcosa di vivo, non solo le davano un senso di prigionia, ma di rancore, come se fossero i servi condannati al giudizio da quella figura, costretti a cercare, trovare ed incatenare nel buio, nuove vittime per il suo piacere perverso. Come numerose mani, l' avrebbero afferrata, costretta ad alzarsi e piegarsi nella scomoda posizione della vittima sacrificale, quasi sperassero che offrire un nuovo obbiettivo al loro carceriere, avrebbe alleviato un poco la loro pena.
    Si ritrovò faccia a faccia con lui e non poteva fare altro che fissarlo, temeva che se avesse chiuso gli occhi anche solo per un istante, nuovi ganci e catene le avrebbero strappato via le palpebre. Giocava con lei, col suo potere, con la sua armatura, come se l' avesse potuta spezzare da un istante all' altro usando solo il mignolo. Ma non era quello che voleva, mirava ad altro. Qualche pensiero riuscì a farsi strada nella sua mente, attraverso la foschia delle numerose urla. L' altra ? Come sapeva di Alice ? Era stata spiata sino a quel momento ? Era finita in trappola dal momento che aveva messo piede in quel motel ? La vicinanza di quella mostruosa Lanterna spazzò via ogni sua pensiero, assieme ad ogni sua residua resistenza. Sentì un dolore tremendo, come se stesse venendo squarciata in due, ma non era una sensazione che proveniva dalle sue membra, il dolore sembrava provenirle proprio da dentro, dalla sua anima. Era incredibile quel che le stava succedendo, poteva vedere chiaramente la sua armatura spaccarsi, aprirsi, senza alcun bisogno che quell' essere muovesse un dito, ed il suo cuore uscire dall' incavo, quasi si stesse offrendo spontaneamente a lui.
    Il suo cuore, e quello di Alice.

    NO !
    Come il coraggio tende a risplendere nell' ora più buia, così sarebbero riemerse le parole, seguite da un letterale sputo in faccia a quell' essere orribile. Avrebbe voluto che tutta la sua bile e la sua saliva risultassero disgustosi, offensivi, ma in realtà erano dolci e profumavano dell' essenza stessa della natura.
    Non Alice, lei lasciala stare ! E' me che vuoi, prendi me !
    Non sapeva come uscire da quella situazione, ma il desiderio di proteggere Alice era riuscito a prevalere su tutto, facendole ritrovare le parole, il coraggio, l' odio. Eppure, ancora una volta si sarebbe sbagliata. Quell' essere non puntava a lei, non puntava alla sua compagna, ma a qualcosa di diverso e più profondo, quel che non avrebbe mai immaginato. Lui sapeva.
    Ma come ?
    Non c' era alcuna spiegazione razionale a quella domanda. Nessuno spionaggio, nessuna reazione profonda. Neanche Alice sapeva della Zanna, era qualcosa che teneva totalmente nascosto, sepolto, dimenticato, e sperava morto per sempre. Per qualche istante si sentì come paralizzata, impotente di fronte a quella parte di sè messa a nudo, neanche il suo corpo tremava più mentre quell' essere sfiorava la Zanna piantata nel suo cuore.
    GROWL !
    Sarebbe accaduto tutto in un attimo. I muscoli di Barghest sembravano essersi immediatamente gonfiati oltre il limite, le catene sarebbero state tese allo spasimo, emettendo lamenti metallici come se stessero per spezzarsi da un momento all' altro. Tutta la figura di Barghest avrebbe cercato di protendersi verso quell' uomo, entrambi i suoi occhi luminosi come carboni ardenti, feroci, pervasi di una furia indistinta verso la vita stessa. Nella bocca spalancata in un ringhio profondo, enorme, ferale, i denti sarebbero diventati enormi, appuntiti, ed avrebbero cercato di azzannare quell' essere alla gola.
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    7mognx
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    Quando finalmente iniziava a sentirsi al sicuro, quando finalmente poteva rilassarsi un pochino, il mondo le sarebbe crollato sotto i piedi, assieme ad ogni sua certezza. Per esempio la certezza che quel posto fosse solo un po' strano e non un antro infernale vomitato dal suo passato, eppure stavolta era pure peggio. Pensava di aver già visto abbastanza cose orribili, di averne fatto il pieno per un paio di esistenze, ma la vita riesce sempre a sorprenderti nel peggiore dei modi. Quel buio non era normale, quel pavimento non era normale, tutto sembrava essere diventato privo di senso, riplasmato, in maniera contorta, differente, crudele.
    Ma cosa ?
    Ogni domanda sembrava morirle in gola, mentre tutti i suoi sensi gridavano all' unisono la parola "pericolo". Aveva affrontato tanti campi di battaglia, era stata immersa nel sangue sino alle caviglie, eppure aveva sempre avuto la sicurezza di farlo con uno scopo a guidarla, un altra certezza che ora stava scemando rapidamente. Sembrava un luogo preposto alla strage fine a se stessa, alla pura crudeltà, all' agonia ed alla sofferenza, come un labirinto progettato senza alcuna via d' uscita ed un filo d' Arianna che ti avrebbe unicamente guidato verso altro dolore. Poi lo vide.
    Sembrava uno spettro vomitato dai peggiori incubi, così alto e grosso da far sentire persino lei inerme e debole, la pelle che brillava ad una fluorescenza che non era dovuta alla luce, sembrava anzi riflettere l' oscurità. Avrebbe voluto urlargli contro, chiederli chi era, ma dalla bocca non le sarebbe uscito alcun fiato, come se temesse che quell' uomo potesse rubarglielo. Era armato e lei no, ma non era tanto il falcetto a preoccuparla, quanto quello che stringeva nell' altra mano : una Lanterna che sembrava emanare dei vapori mefitici, emessi da quelle che solo all' apparenza sembravano fiamme. Guardandola troppo a lungo ebbe la sensazione che ci sarebbe potuta cadere dentro. Si sarebbe fatta indietro istintivamente, ma le sue gambe non sembravano risponderle come sempre. Provava una sensazione mai percepita prima percorrerle la spina dorsale, inizialmente non riusciva a capirla, non sembrava frutto del suo cervello, ma qualcosa insito nelle sue membra e nel suo istinto : Paura. Non per Nemo, non per Alice, ma per se stessa, per Barghest. Non voleva combattere, non voleva difendersi, voleva solo fuggire.
    Il suo corpo l' avrebbe tradita, provando a voltarsi sarebbe inevitabilmente caduta sul pavimento bagnato, ma avrebbe comunque provato ad allontanarsi da quella figura, muovendosi a gattoni, come un neonato ancora troppo debole per camminare. Nel sorriso di quell' essere c' era gioia, ma nella maniera più sbagliata possibile. Un altra certezza spazzata via, pensava che non avrebbe mai potuto provare terrore in vita sua.
    La sua fuga avrebbe avuto vita breve, le sarebbe sembrato di urtare contro una parete o qualcosa di simile, non sapeva dire se reale o no. Aveva perso ogni senso dell' orientamento, non sapeva più dove si trovava il letto, il bagno o la porta d' uscita da quella stanza. Sapeva solo dove si trovava Lui. Si sarebbe ritrovata seduta in terra, incapace di arretrare o avanzare, poteva solo guardarlo avvicinarsi, mentre le urla di quella Lanterna si facevano sempre più forti, le entravano nella testa e sembravano volerla invitare ad unirsi al coro. Non riusciva a concentrarsi su altro, anche se provava a richiamare i suoi poteri, le schegge dell' armatura sembravano non volersi mai unire tra loro, rimanendo perlappunto briciole, come se farlo si fosse rivelato inutile, come se non fosse altro che una protezione di cartapesta di fronte a quello che stava per affrontare.
    "Muoviti muoviti muoviti muoviti muoviti muoviti muoviti muoviti muoviti muoviti muoviti muoviti muoviti !" Poteva solo implorare mentalmente il suo corpo di risponderle e reagire, il suo respiro era troppo rapido ed affannato dall' iperventilazione per produrre qualunque suono diverso da un urlo.
  7. .
    Il corpo di Amerika, era di quanto più accogliente potesse sperare Rengoku per la sua prima volta. Sentiva il suo seme caldo, abbondante, riempirla di piacevolezza, il suo corpo sembrava abbeverarsene come in una fonte, trattenendone ogni goccia dentro e sopra di sè, come se non ne volesse perdere alcuna stilla. Mentre veniva, continuava a pomparla, prolungando il suo orgasmo, facendoglielo godere ancora più a lungo. Ad ogni spasmo il suo corpo produceva rumori disgustosi, ma per lei erano come il migliore dei canti, una canzone a cui si univa volentieri con i gemiti sottili della sua voce, complice, tentatrice. Anche il suo volto era contorto in un espressione oscena, peccaminosa ed ingorda, le labbra più gonfie che sembravano mordere l' aria in cerca di qualcosa. Vi avrebbe avvicinato l' elsa della spada, iniziando a succhiarla avidamente come se fosse la verga di Rengoku, ricolma di un desiderio che sembrava impossibile da saziare.
    MMMmmmmmmhhh♥! Sei ancora con me Rengoku ? Guarda che disastro che hai fatto ♥!
    Il suo tono sarebbe stato stuzzicante persino per un asceta, figurarsi il suo corpo. Il suo alveo era completamente fradicio dei suoi succhi e dello sperma del ragazzo, la lingerie e le calze totalmente infradiciate da quel che colava dai suoi buchini. Il fiore della sua intimità era completamente aperto, sembrava emettere delle piccole contrazioni, il clitoride campeggiava orgogliosamente gonfio ed arrossato.
    Io ti sento ancora duro, la tua fiamma non mi sembra per niente spenta. Non vuoi assaggiare anche quest' altra mia bocca ?
    Sembrava più una richiesta che una domanda, perché tra una parola e l' altra continuava ad avvolgere e leccare con la lingua l' elsa di Alastor, stuzzicando le più sordide fantasie del ragazzo.
  8. .
    Alice avrebbe annuito convinta, estremamente contenta di averlo così facilmente convinto a non lasciarla sola. In lui non avvertiva pericolo, anzi iniziava a starle simpatico con quei modi gentili e cortesi. Con ogni probabilità anche Barghest pensava la stessa cosa di lui e come già detto, gli amici della sua Socia erano anche amici suoi. Decise comunque di chiederglielo, ricominciando a scribacchiare sul Diario, notando solo ora quanto Nemo ne sembrasse incuriosito. Forse c' era un modo per ricambiare la sua gentilezza a parte il cibo ed un posto per dormire.
    Io e Barghest non ci possiamo incontrare, quindi usiamo questo Diario. Mi piace molto poter parlare con lei, è un sacco intelligente sai ?
    Gli occhi di Alice, brillavano sempre di sincera ammirazione quando parlava della sua Socia. Nel mentre avrebbe voltato il Diario, mostrando a Nemo il contenuto delle pagine. Sembrava a tutti gli effetti un normale Diario, solo che era scritto a due mani. La grafia di Barghest era elegante, netta, decisa, così come i suoi resoconti degli ultimi avvenimenti. Sembrava una che non amava menare il can per l' aia, andava spesso dritta al punto senza fronzoli. Alice invece scriveva decisamente in maniera pessima, divagava, aggiungeva parecchie impressioni personali e spesso scriveva le prime cose che le passavano per la testa. Le ultime righe spiegavano con larghi giri di parole l' incontro e l' accordo che Alice aveva preso con Nemo, oltre ad alcuni commenti su quanto gli avrebbe fatto bene stare di più all' aria aperta e mangiare di più.
    Il letto era abbastanza grande per accoglierli entrambi, senza che stessero troppo vicini, il lato occupato da Alice sarebbe sprofondato decisamente più di quello di Nemo, dato il suo peso massiccio, ma il ragazzo non aveva mentito, era decisamente un materasso comodo. Non sembrava farsi troppi problemi a dividerlo con lui ora che non lo considerava una minaccia, era una ragazza decisamente priva di malizia, e probabilmente molti sfruttavano la sua ingenuità per aprofittarsi di lei. Poi toccava sempre a Barghest rompere le eventuali ossa, e questo in parte giustificava la sua natura, diffidente e scontrosa. Si sentiva stanca, ma non riusciva mai a prendere sonno troppo in fretta, non c' era la tv e trovava maleducato isolarsi al telefono in presenza di un ospite, decise quindi di raccontare qualcosa di sè, a luci spente per sentirsi di più a suo agio.

    Mia madre mi ha chiamato Alice, perché sperava che visitassi un sacco di posti fantastici e mi facessi tantissimi amici. Purtroppo, come nella fiaba, i miei amici erano tutti immaginari, ed i posti che ho visto...non erano belli come speravo. Un velo di tristezza la copriva sempre, quando ripensava a quell' inferno in terra che era stato per lei il Regno dei Fae. Cercò di non pensarci, non voleva rovinare l' umore anche a Nemo. Le cose però sono cambiate da quando sono arrivata quì. Ho iniziato a visitare posti bellissimi come le gelaterie, ho iniziato a farmi qualche amico vero, tutto grazie alla mia Socia.
    Alice era loquace quanto una montagna, nel senso che quando iniziava a franare era molto difficile arrestarla. Avrebbe continuato a parlare e parlare, dei suoi hobby, di quel che le piaceva e la terrorizzava, discorsi talmente ameni, noiosi e privi d' importanza che non facevano altro che conciliare il sonno. Probabilmente Nemo si sarebbe presto addormentato, e lo stesso stava succedendo a lei. Le palpebre erano sempre più pesanti, ed il buio ed il silenzio di quel motel avrebbero immediatamente fatto il resto.


    Come in precedenza, il cambio sarebbe stato praticamente immediato. Un attimo prima era Alice, il secondo dopo l' occhio rosso di Barghest avrebbe ripreso a fiammeggiare nel buio.
    Ma cos...
    I suoi sensi attenti avrebbero subito riconosciuto la figura di Nemo nell' oscurità, steso nel letto di fianco a lei. La prima tentazione sarebbe stata di dargli una spinta e buttarlo giù, ma si rese conto che stava indossando la sua felpa. Aveva incontrato Alice ? Cosa era successo fra loro ? Avrebbe immediatamente consultato il Diario, un gesto abituale quando era in cerca di risposte. Non aveva bisogno di accendere la luce, le parole scritte su quelle pagine sembravano brillare di un bagliore tenue, non sufficiente a rischiarare il buio, ma abbastanza da permetterne la lettura. Non sembrava un effetto legato all' inchiosto usato o ad una penna particolare, era una capacità del Diario stesso.
    Bah, che scema.
    Avrebbe borbottato tra se e se. Non aveva il cuore per infrangere una promessa di Alice, e dopotutto anche lei aveva stretto un accordo con quel ragazzo ed il massaggio era stato fenomenale. Decise di lasciarlo stare e farlo dormire in pace. Sarebbe quindi scesa dal letto, cercando di farlo il più silenziosamente possibile, con l' intenzione di andare in bagno a darsi una rinfrescata.
  9. .
    Anche se avesse avuto qualche osservazione da fare sul suo aspetto, Alice era troppo timida per esternarla e rischiare di offendere il ragazzo. Guardò comunque con una certa curiosità le braccia pallide del ragazzo ed il contrasto scuro delle sue vene, il poverino aveva decisamente bisogno di un po' di sole. Probabilmente non usciva mai da dentro il motel, non sapeva se per scelta o perché non se lo potesse permettere. Avrebbe voluto chiederglielo, ma non voleva toccare i tasti sbagliati o sottolineare quanto fosse povero, dopotutto anche lei stava li dentro gratis, ed aveva appena accettato un dono del ragazzo. Sempre avvolta dalle coperte si sarebbe seduta sul lato opposto del letto, dandogli momentaneamente le spalle.
    Ne-Nemo giusto ? Anche il tuo è facile e mi ricorda una storia. Avrebbe detto mentre armeggiava con la sua giacchetta sotto le lenzuola. Proabilmente si riferiva a qualche favoletta per bambini, non era molto brava a leggere. Nemo comunque aveva ragione, la giacchetta le calzava a pennello sulle spalle e sulle braccia, decisamente meno sul seno, infatti ebbe non poche difficoltà e ci mise svariati tentativi a tirare su la zip, rinunciando definitivamente a chiuderla sino al colletto e lasciando scoperta una piccola scollatura, non era vergognosa come prima e poteva accettarla senza imbarazzo.
    Barghest dice che abbiamo una società e che le scelte di una, influiscano sull' altra credo. Siamo soci al 50 % qualunque cosa voglia dire. Con la matematica faccio schifo...
    Si sarebbe interrotta, improvvisamente allarmata. Passi frettolosi e pesanti di piedi nudi sulla moquette, e Nemo si sarebbe improvvisamente visto afferrare per il braccio da Alice, non con forza, non in maniera minacciosa. Bastava uno sguardo al suo volto per capire che era spaventata.
    N-no ! Non voglio stare da sola quì ! Questo posto non mi piace.
    Ad un attento osservatore come lui, non sarebbe sfuggito che la ragazza aveva la pelle d' oca, non sapeva dire il perché ma quel motel le dava una sensazione negativa, il suo istinto di sopravvivenza non era granché ma a volte le dava segnali che era meglio ascoltare.
    Puoi...puoi fare un accordo anche con me. Se mi fai compagnia io in cambio, ecco...so fare i pancakes ! Solo quelli però, il resto lo brucio.
    E probabilmente ne stava mangiando troppi ultimamente. Le sembrava quasi di vedere le truppe cammellate della sua adipe, schierarsi sui suoi fianchi e le sue cosce, pronte alla reconquista.
    'Mo ce ripigliamm' tutt' chell che è 'o nuost'. Si, ultimamente era ingrassata.
  10. .
    Premi per Alice

    La donna, il sogno, il grande incubo (role 1 tiro)

    La donna, il sogno, il grande incubo (role 1 tiro)


    Lancio dado: 57
    • 1d100
      57
    • Inviato il
      21/5/2023, 22:16
      Poisonwind
    Lancio dado: 63
    • 1d100
      63
    • Inviato il
      21/5/2023, 22:16
      Poisonwind
  11. .
    Un-un massaggio ?
    Alice ci mise qualche istante per assorbire le parole del ragazzo, più un altro paio per comprenderne il significato, il tutto mentre se ne stava totalmente avvolta dalla testa ai piedi nelle coperte come se fossero una barriera inviolabile, lasciando un singolo occhio azzurro a sbirciare terrorizzato. Era tremendamente diversa dalla sua Socia, mentre Barghest pareva un mastino che diventava molto feroce quando si entrava nel suo territorio, Alice era come se fosse stata maltrattata da cucciola, diventando schiva e diffidente verso ogni contatto sconosciuto. Ci voleva un po' per guadagnarsi la sua fiducia, ma perlomeno Nemo non avrebbe rischiato nel farlo. Forse. Dopotutto c' era un altro cuscino. Sembrò agitarsi sotto le lenzuola, si poteva avvertire chiaramente il suono di pagine sfogliate velocemente sino ad arrivare alla situazione attuale. Parte del racconto del ragazzo coincideva con quello scritto sul Diario, anche se il resoconto si interrompeva a poco prima del loro incontro, dato che Barghest non aveva avuto ancora il tempo di aggiornarlo. Un piede nudo sarebbe sfuggito dalle coperte, lo avrebbe usato quasi come una mano per recuperare la penna caduta su un punto del materasso e portarla a sè nella protezione del lenzuolo, dopodichè avrebbe iniziato a scribacchiare anche lei qualcosa sulle pagine.
    Non...non sei il gigante con il sacco nero ? Uuuh forse no, sembri piccolino.
    Iniziava a sentirsi più rassicurata, anche se probabilmente non avrebbe concesso a Nemo di avvicinarsi troppo. Sembrava averle detto la verità comunque, sentiva il suo corpo più leggero e meno dolorante, in perfetta forma dopo tanti giorni. Non aveva più torcicollo e sentiva nuovamente le spalle a posto, perfettamente allineate. In più quel ragazzo si era appuntato il nome della sua Socia sul braccio, e quello le fece sorgere qualche domanda. Era forse uno smemorato ?
    Gli amici della mia Socia sono i miei amici. Io mi chiamo Alice. E' corto, più facile da ricordare.
    Finalmente sarebbe tornata a scoprire il viso, anche se col lenzuolo che la circondava continuava a sembrare una pellegrina dispersa in un viaggio senza meta, che cerca di proteggersi dalle intemperie. Avrebbe comunque lanciato la penna ai piedi di Nemo, un piccolo gesto di ingenua cortesia, nel caso il ragazzo si fosse voluto appuntare anche il suo.
    Non...non avresti qualcosa per coprirmi ?
  12. .
    Un umana ?! Che carina! Che carina!Che carina!Che carina!Che carina!Che carina!Che carina!Che carina!Che carina!Che carina!
    La piccola Fae continuava a svolazzarle intorno, rapida come un colibrì, toccandola in vari punti del corpo,sfiorandole i lunghi capelli biondi come una folata di brezza leggera, appena percettibile quanto la sua voce. Sembrava un sussurro proveniente da molte direzioni o da nessuna, come il ronzio delle ali di un colibrì perlappunto, o uno sciame di moscerini.
    L' ho vista prima io. E' mia. Mia, mia, solo mia !
    Un altra fae sarebbe apparsa, sembrava vagamente più distinta e meno selvaggia della precedente, elegante come la fiammella di una candela che danza nel vento senza spegnersi. Poi apparve una terza, una quarta, una decima, una centesima Fae. Erano tante, troppe. Così minuscole, eppure una presenza soverchiante. Avrebbero iniziato a toccarla ovunque, commentando con interesse il suo corpo molto più sviluppato di una preadolescente, desiderandolo, contendendolo, sino al punto da litigarselo con animosità. Non poteva fare altro che assistere, inerme , impotente.
    SPLORCH!
    Un rumore disgustoso ed osceno di ali strappate via, brutalmente, senza alcuna traccia di pietà. Uno schizzo di sangue semitrasparente sul volto, simile a linfa. Sangue così simile al suo.
    No!No!Noooooo! Non voglio morire ! Non voglio morire ! Non voglio ricominciare di nuovo !
    Aveva paura. Tanta, troppa paura. Non avrebbe mai potuto affrontare tutto questo. Non da sola.
    Ho bisogno di te. Devi diventare la più forte. La più forte di tutti.
    Ora si trovava davanti al trono, indecisa se inginocchiarsi o rimanere in piedi con la testa bassa, a tormentarsi le mani. Non capiva quella richiesta. Non sapeva ancora che non lo era affatto, si trattava di un ordine, e gli ordini di sua madre erano assoluti. Ma quella non era sua madre. La sua vera madre era morta da tempo e per lei non ci sarebbe stato ritorno.
    Io diventerò la più forte di tutti. Per Alice.

    A volte, quando "dormiva", ossia lasciava a Barghest il controllo, le capitava di sognare. Era un vero e proprio delirio onirico distaccato dal tempo, come ogni sogno che si rispetti, quasi un paradosso. Ricordava quella situazione, solo che l' aveva affrontata in modo diverso. O forse no ? Aveva avuto successo o aveva fallito ? A volte nei sogni moriva, eppure successivamente era sempre lì, più viva che mai. Perché ? Spesso i suoi sogni si mischiavano con i ricordi della sua Socia. Poteva vedere se stessa reagire, interagire, sbagliare. Eppure non poteva mai intervenire, come se qualunque fosse stata la sua scelta, il suo destino fosse già stabilito ed indirizzato in binari inderagliabili.
    Il tocco di Nemo era stato abile, sapiente, ma decisamente troppo rilassante, Barghest avrebbe riposato gli occhi per qualche secondo di troppo, stanca, stressata dalla sua situazione in bilico, come se non vedesse l' ora di concedersi un po' di pace. Ancora una volta era stata imprudente, aveva commesso un altro errore, anche se sapeva che stavolta non ci sarebbe stata alcuna possibilità di "correggerli" e riprovare.
    Finito il massaggio, la ragazza avrebbe emesso un lunghissimo sbadiglio, stiracchiandosi senza pudore, come faceva nella sua vecchia casa. Solo che si trovava in una stanza sconosciuta, in un letto che non era il suo ed in compagnia di un ragazzo che non aveva mai visto prima seduto vicino a lei. Due enormi occhi da bambina avrebbero squadrato Nemo da capo a piedi, uno di un azzurro puro come il cielo terso, mentre quello rosso, che sino a poco prima sembrava brillare di una fiamma fiera, ora appariva completamente spento e sopito. Abbassando lo sguardo, si sarebbe presto resa conto di essere seminuda, era in effetti scalza ed indossava solo jeans e reggiseno.

    KYAAAAAAAAAAAAAHHHHHHH!
    Alice sarebbe immediatamente arrossita come un peperone, manifestando imbarazzo con un isteria impensabile sino a poco prima. Si sarebbe immediatamente fatta indietro, tirando le lenzuola con una forza ed una foga sufficiente a sbalzare via il ragazzo, nel tentativo di usarle per coprirsi. Non l' avrebbe fatto con l' intento di fargli del male, sembrava non rendersi conto della sua stessa potenza.
    C-chi sei ? C-cosa mi stavi f-facendo ? Guarda che ho un cuscino e non ho paura di usarlo !
    In effetti, era stata abbastanza pronta da afferrare il primo oggetto capitatole tra le mani, per quanto soffice potesse essere, e l' avrebbe tirato senza alcuna pietà verso il bersaglio. Mancandolo.
  13. .
    Premi per Amerika
    La donna, il sogno, il grande incubo 2 3 (role normale 3 risposte 3 tiri)

    15 secondi 2 (role normale 2 risposte 2 tiri)








    Lancio dado: 40
    • 1d100
      40
    • Inviato il
      19/5/2023, 18:14
      Poisonwind
    Lancio dado: 90
    • 1d100
      90
    • Inviato il
      19/5/2023, 18:14
      Poisonwind
    Lancio dado: 95
    • 1d100
      95
    • Inviato il
      19/5/2023, 18:14
      Poisonwind
    Lancio dado: 17
    • 1d100
      17
    • Inviato il
      19/5/2023, 18:14
      Poisonwind
    Lancio dado: 70
    • 1d100
      70
    • Inviato il
      19/5/2023, 18:14
      Poisonwind
  14. .
    Il tocco del ragazzo l' avrebbe sorpresa, era incredibilmente più bravo di quanto si aspettasse. Mani esperte sembravano carezzarle la pelle, percorrerne i solchi con la giuste dose di forza per scioglierne la tensione, senza mai rivelarsi doloroso o fastidioso, anzi generando subito una sensazione di totale relax. Come diamine ci riusciva ? Era davvero un esperto o era tutto frutto della pratica ? Forse non era affatto una bugia che in passato, avesse già offerto massaggi in cambio di ospitalità.
    Non intendevo offenderti. Mi chiedevo perché il tuo corpo fosse così diverso dal mio. Sembra che ti sia successo qualcosa di brutto.
    Si sarebbe immediatamente morsa la lingua per l' infelice scelta di parole, se non voleva che si indagasse troppo nei dettagli nel suo passato, non aveva alcun diritto per chiedere ad uno appena conosciuto di rivelarle il suo, anche se la stava servendo meglio che in una Spa.
    No cioè...non intendevo che fossi brutto, ecco...oh diamine !
    Avrebbe affondato ancora di più il volto tra le braccia e le coperte, per nascondere la sua espressione vagamente imbarazzata. Perché diamine si stava preoccupando così tanto di non offendere un semplice servo ? Provava forse pena per lui ?
    Fa pure. Avrebbe concesso senza rivolgergli uno sguardo, quasi per scusarsi dei suoi modi bruschi. Le piaceva il suo modo di fare professionale, nel suo tocco e nel suo odore non avvertiva alcuna traccia di lussuria, agiva in maniera precisa, quasi clinica, mentre a lei piaceva mettere in mostra il suo corpo splendido. Slacciarle il reggiseno avrebbe allentato la tensione sul suo petto e le sue spalle, facendola rilassare ulteriormente, al punto che avrebbe quasi socchiuso gli occhi. Doveva stare attenta a non addormentarsi, non voleva far risvegliare Alice in una situazione del genere.
    Sai Nemo, conosco solo due generi di persone così abili nel maneggiare un corpo. Chi sa lenire il dolore...e chi ama infliggerlo.
  15. .
    Mi spiace Thrasir, fosse stato un combattimento normale non avrei avuto alcun problema ad aspettarti, ma con un operazione non posso tirarla troppo in lungo. Ho provato ad avvertirti per mp, l' hai letto, non mi hai risposto, pazienza. Chiedo la conclusione dell' operazione. Alla prossima occasione, senza nessun rancore.
4257 replies since 23/1/2010
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