Posts written by Poisonwind

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    Premi per Alice

    La donna, il sogno, il grande incubo (role 1 tiro)
    La donna, il sogno, il grande incubo (role 1 tiro)
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      Poisonwind
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      Poisonwind
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      Poisonwind
  2. .
    Ad Alice piaceva molto, moltissimo venire compatita e coccolata, avrebbe potuto crogiolarsi per ore nei complimenti di Faust. Forse l' insegnante era un po' troppo esagerato e teatrale, ma Alice non era abbastanza maliziosa da capirne la sottile differenza, nonostante la timidezza e la conseguente cautela, sembrava facilmente corruttibile da lusinghe o tentazioni. Come i pancakes che inforchettava a tre a tre, dopo averli ricoperti di una cospicua cascata di sciroppo ai frutti di bosco, in un ulteriore tripudio di dolcezza. Si trovava talmente a suo agio con quell' uomo appena conosciuto, che lo avrebbe lasciato avvicinare senza problemi quando intuì che voleva offrirle un fazzoletto, probabilmente aveva la faccia sporca e ciò la fece avvampare ancora di più. Sarebbe rimasta per qualche istante indecisa sul da farsi, se fingersi indifferente per il suo aspetto vergognoso, prendere il fazzoletto dalle sue mani e fare da sola, dimostrando che sapeva benissimo com' era ridotta, oppure la terza opzione, lasciargli fare quel gesto con la stessa naturalezza con cui lo facevano le sue sorelle. Era sempre un disastro. Mentre i suoi occhi saettavano nervosamente quà e là, improvvisamente notarono una meraviglia estremamente vicina, da cui furono incantati. Incredibilmente, sarebbe stata Alice a protendersi in avanti con naturalezza, lasciando che quel fazzoletto le toccasse la bocca, che le dita di Faust sfiorassero le sue labbra attraverso il tessuto sottile in maniera decisamente più consistente di quanto si sarebbe aspettato l' insegnante. Poteva sentire la loro morbidezza, persino il loro calore. Le avrebbe perfino sentite muoversi e contrarsi, perché Alice stava tentando di dirgli qualcosa.
    S-sono splendidi ! Posso...posso toccarli ?
    Mentre diceva quelle parole, il braccio di Alice si era automaticamente teso, sembrava voler stringere con la mano una guancia di Faust, ma in realtà si sarebbe diretta leggermente oltre, arrivando a sfiorare con la punta delle dita una delle treccie dei suoi capelli. Senza attendere un assenso alla sua richiesta, le dita lunghe ed affusolate della ragazza avrebbero iniziato a carezzare i suoi capelli, mentre gli occhi sembravano persi in un ricordo da sogno. Non riusciva a ricordare dove aveva già visto una chioma così lucente, di un colore così puro. Doveva appartenere ad una persona importante per lei, eppure se ne era dimenticata. Quella specie di sortilegio, sembrò distrarre Alice per diversi secondi, prima che la ragazza si rendesse conto che quello che stava effettivamente facendo, si sarebbe potuto rivelare sgarbato. A quel punto si sarebbe ritirata di scatto, cercando di nascondere il suo viso arrossato dietro la pila di pancakes sempre più bassa.
    Mi-mi scusi, l' ho fatto senza pensarci. Ha-ha detto che sta portando avanti uno studio.
    Alice non poteva fare altro che fingersi interessata per scusarsi del suo sgarbo, anche se capiva poco più di una parola su tre del discorso del signore. Si sforzava di annuire come se stesse capendo tutto, ma la sua attenzione sarebbe stata ancora una volta distratta dai pezzi di cioccolato. La ragazza sembrava farsi sempre più ansiosa man mano che le barrette venivano buttate dentro, si chiedeva se Faust volesse insegnarle ad infrangere un altro tabù, voleva quasi fermarlo, ma fu prima incuriosita dal colore rossastro che aveva assunto il liquido, e poi venne presa dal panico quando l' insegnante avrebbe gettato un pezzo di troppo, facendo strabordare il tutto.
    Noooooo! Non si spreca il cibo !
    Avrebbe preso ogni singolo pezzo di cioccolato caduto sul tavolo, infilandoselo in bocca e masticandolo rapidamente, in modo da non buttare via neppure una singola barretta. Forse Faust aveva trovato un essere perfettamente bilanciato sul lato fisico, ma totalmente scombinato da quello emotivo, e goloso al punto da poter rivaleggiare con lui.
    S-senta mi pare di aver capito che mi vuole fare una proposta di lavoro. A-a me sta bene aiutarla ma...non posso farlo gratis !
    Alice era ben conscia che non aveva i soldi per continuare a lungo la vita in motel, inoltre sinora non aveva fatto altro che causare problemi alla sua Socia, era ora che contribuisse anche lei ad aiutarla. Ormai aveva deciso, e per sottolineare la sua fermezza avrebbe incrociato le braccia sotto i seni, senza rendersi conto che avrebbe messo in evidenza più quelli che la sua decisione. Quelli e la sua bocca nuovamente sporca, stavolta di cioccolato.
  3. .
    Il volto di Alice sarebbe letteralmente avvampato, gli occhi sarebbero diventati più grandi, le pupille avrebbero fatto su e giù seguendo la traiettoria fluttuante di quel kinder bueno, iniziando a sudare copiosamente quando lo vide tuffarsi nella tazzina, diffondendo ancora quell' aroma buonissimo. Il suo volto sembrava esprimere tanti sentimenti contrastanti, sembrava un bambino osservare i più grandi compiere qualche marachella vietata, averne paura e volerla immediatamente replicare. Con mano tremante avrebbe preso anche lei una barretta di cioccolato, dirigendola con fare incerto verso la sua tazzona di latte.
    N-non è vietato dalla legge ? P-posso farlo ? Oh gioia è così sbagliato...peccaminoso, esagerato...ma-ma dev' essere dolcissimo AAHaaaahhhh♥!
    Si sarebbe lasciata andare ad un sospiro esagerato, quasi simile ad un urletto liberatorio, quando finalmente decise di immergere la barretta nel latte. Lo fece con troppa irruenza e distogliendo lo sguardo, come se solo guardare compiersi un tale peccato di gola fosse un eresia, parte del latte sarebbe strabordato dalla tazza, schizzando sulla tovaglia ed in buona parte sul giornale, rendendolo inservibile. Ma la ragazza non sembrò neppure accorgersene, era totalmente concentrata sul suo atto proibito, per cui senza altre remore avrebbe dato un deciso morso alla barretta inzuppata, facendolo seguire da un lungo sorso di latte così macchiato.
    Ma è buonissimoooooo !♥
    Il latte le aveva lasciato una sottile striscia bianca ai lati della bocca, ma Alice non sembrava darci peso ed anzi sorrideva felice di questa sua nuova, semplice conquista, del nuovo tabù goloso che aveva infranto. Sentiva ancora un pochino di senso di colpa, ma non troppo, la sua giornata era iniziata male, ma sembrava proseguire meglio, era decisamente nello stato d' animo giusto per fare nuove amicizie. Quell' uomo sembrava saperne una più del diavolo, non per niente si era presentato come insegnante, doveva essere molto intelligente. Almeno per quanto riguardava il cioccolato.
    Oh io mi chiamo Alice, piacere signor Faust ! Anche io trovo questo hotel un po' strano, ma sembra che si mangi bene ! Ah...grazie per i complimenti. In tanti mi dicono che sono bella, ma secondo me mi prendono in giro perché sono tonta, goffa ed ingombrante. Ah ah ah in effetti cosa ci può essere di carino in me ah ah ah.
    Però i complimenti di Faust ed il suo sguardo sembravano sinceri, e quando Alice si sentiva lusingata iniziava a ridacchiare nervosamente, facendo ballonzolare i seni in maniera vistosa, a malapena contenuta dai vestiti.
  4. .
    Non ci volle molto perché gli istinti di Rengoku tornassero a prendere il sopravvento, i suoi movimenti stavano tornando a farsi sicuri ed irruenti, come piaceva a lei. La sua verga stava ridiventando gonfia, possente, era sempre più difficile da contenere, ma Amerika non si dava per vinta facilmente e voleva dimostrare a Rengoku che ogni centimetro della pelle di una donna, ogni piega o pertugio, poteva essere abusato e sfruttato per donare dei piaceri inaspettati.
    Mmmmhhhhh♥
    I gemiti di Amerika dimostravano tutto il suo impegno nel far godere Rengoku, e quanto si sentisse appagata di riflesso. La sua bocca era caldissima ed accogliente quanto le sue intimità, la lingua avvolgente e sinuosa, leccava ogni goccia di succo senza farsene sfuggire nemmeno una, senza bisogno di neanche una pausa per riprendere fiato, un esperta come lei aveva imparato ad usare il naso per respirare, e non avrebbe concesso neanche un istante di tregua al suo partner. Sentì le mani del ragazzo posarsi sulla sua testa ed iniziare ad accompagnarla nei movimenti, accellerando man mano il ritmo ed il vigore delle sue spinte, non doveva temere che la ragazza si sottraesse a tutto questo, non intendeva andare da nessun altra parte. Strinse la bocca e contrasse la gola, voleva far sentire un minimo di resistenza a quella verga che le finiva sempre più giù, oltre l' ugola, ma non bastava, non era abbastanza stretta per lui, doveva ricorrere ad un piccolo aiuto. Il ragazzo avrebbe avvertito una nuova sensazione sulla pelle, un intenso calore e morbidezza avvolgergli la base dell' asta in una maniera che le semplici mani di Amerika non avrebbero mai potuto fare, inoltre avrebbe anche sentito qualcosa di turgido sfregarvi sopra ad ogni affondo, come se due bottoncini di carne più consistente fossero anch' essi stimolati, diventando sempre più grandi e vagamente appuntiti. Se avesse avuto il coraggio di abbassare lo sguardo, il ragazzo avrebbe notato che Amerika aveva sollevato entrambi i suoi seni, stringendoli ai lati della sua verga nel più morbido e caloroso degli abbracci, come a voler meglio incanalare il suo cazzo dentro la sua bocca, accarezzandolo meglio di qualsiasi dito. Ogni volta che spingeva, poteva vedere quelle tette reagire, fremere ed ingrossarsi, bagnarsi lucide di saliva ed altri fluidi, la pelle candida farsi sempre più arrossata come se stesse violando e corrompendo qualcosa di bello e perfetto. Ancora meglio di un semplice massaggio alle palle, ed in ogni caso Amerika doveva utilizzare entrambe le mani per tenere su il suo balcone, entrambe le...dov' era finita la Spada ?
    Clang ! Clang!
    Alastor non era mai troppo lontano dalla stretta di Amerika, aveva solamente...cambiato posizione. Aprofittando della distrazione spiritata di Rengoku e del suo buchino ben dilatato dagli sforzi del ragazzo, Amerika si era letteralmente infilata l' elsa di quella spada demoniaca nel culo, ed ora quella lama le spuntava dalle chiappe come la piu oscena delle code, agitandosi e sbatacchiando a terra ad ogni spinta del ragazzo, vibrando dentro la sua sposa, trasmettendole un fremito incontrollabile che risaliva la spina dorsale e sembrava unirsi al piacere proveniente dalla sua bocca. Quando Rengoku l' avesse notato, avrebbe incrociato lo sguardo con Amerika, che in cambio le avrebbe rivolto quel che sembrava un sorriso, anche se aveva la bocca piena, e l' occhiata più perversa che il ragazzo avesse mai visto in vita sua.
  5. .
    Alice sarebbe rimasta stesa sul letto sinché il suo stomaco non avesse iniziato a lamentarsi rumorosamente, così rumorosamente da farla schizzare a sedere quasi di soprassalto, ancora mezza addormentata.
    Che c'è, la guerra ?
    Le ci volle qualche momento per ricordarsi che si trovava in un motel, in una stanza sconosciuta appena rischiarata da un sole tenue che filtrava dalle finestre. Aveva smesso di piovere e la giornata si prospettava ancora uggiosa, ma non così tetra da intaccare il suo solito buonumore, gli unici tuoni erano emessi dalla sua pancia. Un altra cosa che si sarebbe ricordata con un po' di ritardo, era che aveva un compagno di stanza, ma guardandosi intorno si rese conto di essere sola. Dov' era Nemo ? Non aveva chiesto ed ottenuto ospitalità ? Forse l' aveva annoiato troppo con le sue chiacchiere ed era scappato. Mettendosi a sedere sul bordo del letto e toccando con i piedi nudi la moquette, sentì che era leggermente umida. Appariva macchiata e schizzata di vari fluidi in più punti. Anche il resto della stanza aveva qualcosa di strano e diverso da prima, era più disordinata, segni di colluttazione, al letto mancavano le lenzuola, mentre a lei mancavano i vestiti.
    Oh gioia...
    Le stava per venire un attacco di panico, ma per fortuna il suo Diario c' era, semplicemente poggiato vicino a dove prima era stesa. Aveva già una mezza idea su quel che poteva essere successo, ma doveva leggerlo raccontato dalla sua Socia per confermarla. L' ultima frase lapidaria scritta su quelle pagine, fu come un pugno nello stomaco per Alice, leggendola si contrasse leggermente, incassando le spalle, come se si stesse sgonfiando e volesse ranicchiarsi in posizione fetale. La lesse e la rilesse più volte, come se il significato potesse cambiare col tempo. Nulla.
    Uffaaaaa! Mi ascoltava ! Mi stava simpatico !
    Ormai arresa all' evidenza di aver perso un possibile amico, Alice si sarebbe avviata verso il bagno, prima di andare alla ricerca di qualcosa da mettersi. Percepiva ancora con rimpianto l' effetto benefico del massaggio di Nemo, inoltre si sentiva pulita e profumata, come se la sua Socia avesse fatto una lunghissima doccia prima di darle il cambio, doveva solo fare le sue cose e darsi una rinfrescata. Fresco non era comunque il termine giusto, se c' era una cosa che odiavano entrambe era l' acqua fredda, ad entrambe piaceva bollente ed infatti quando sarebbe ucita dal bagno, una nuvola di vapore sarebbe sfuggita fuori anch' essa. Ritrovò i suoi vestiti, sparsi per la stanza. I jeans non erano più in condizioni di essere indossati, ma la camicia ancora le andava bene, anche se forse era un po' troppo scollata e non era propriamente lunga quanto un vestito, arrivando a coprirla appena sotto il sedere, sarebbe bastato meno di un colpo d' aria a sollevarla. Fortunatamente nel bagno, aveva trovato una vestaglia per ospiti in raso, da poter indossare sopra, chiusa sul davanti con una cintura a nastro che la rendeva comoda e simile ad un kimono. Sembrava tarata per una taglia normale, in teoria avrebbe dovuto scendere sino alle caviglie ma le arrivava a malapena alle ginocchia, le maniche lasciavano buona parte dei polsi scoperti, e se stringeva troppo il nastro, il tessuto sottile avrebbe esaltato un po' troppo le sue forme, quindi lo tenne piuttosto lasco. Avrebbe potuto mettersi anche la giacca sopra, ma decise di lasciare sia quella che gli scarponi nella stanza per ora, non si abbinavano bene all' abbigliamento da finta cliente abituale snob e pretenziosa, con cui aveva deciso di esplorare il motel in cerca della colazione. Solo quando stava per varcare la porta avrebbe trovato il biglietto con l' invito al buffet, ed immediatamente i suoi occhi sarebbero brillati di gioia. Senza perdere altro tempo in considerazioni sul suo aspetto, si sarebbe immediatamente precipitata fuori dalla stanza, solo le calze ai piedi ad attutire il rumore della sua corsa. Non le ci volle molto per trovare la sala comune, le sarebbe bastato seguire il profumo di cose buonissime, e ben presto l' avrebbe trovata, illuminandosi come di fronte all' Eldorado. Aveva fatto tardi, per cui buona parte del tesoro era già stata saccheggiata, ma l' ampia scelta e l' abbondanza rimasta era più che sufficiente a soddisfarla. Colazione americana, europea, orientale, Alice era decisamente orientata verso le cose dolci, per cui avrebbe riempito il suo vassoio con bomboloni alla crema, latte, frutta ed una pila decisamente alta di pancakes. Il tutto mentre canticchiava una canzoncina.
    Era talmente concentrata sulla conquista del tesoro, da non essersi minimamente accorta che in quella sala non era da sola, finché quell' uomo le rivolse la parola. Alice sarebbe immediatamente arrossita, imbarazzata per la scenetta a cui lo aveva fatto assistere, sembrava più preoccupata di quello che del suo aspetto singolare. Anzi, nonostante le cicatrici e le strane decorazioni, appariva distinto ed elegante ai suoi occhi, in particolare avrebbe osservato i lunghi capelli bianchi dell' uomo con una certa meraviglia.

    B-buongiorno, mi scusi se ho fatto troppo rumore.
    Trovando un inaspettato coraggio, Alice si sarebbe avvicinata a lui, sino a posare il vassoio carico e sedersi con un fruscio di raso, al suo stesso tavolo. L' uomo aveva l' aria gioviale, e lei sentiva la mancanza di un amico, o semplicemente qualcuno con cui poter parlare.
    Anche io odio mangiare da sola, mi piace avere compagnia ! Cosa sta bevendo ? Sniff sniff Dal profumo sembra buonissimo ! Oh ma mi scusi, stava leggendo e l' ho interrotta.
    La valanga di parole avrebbe ricominciato a scorrere, Alice non sembrava avere pregiudizi per l' aspetto inquietante dell' uomo, anzi era decisamente più a proprio agio con persone di una certa taglia, che la facevano apparire meno goffa ed ingombrante.
  6. .
    Barghest avrebbe continuato a stringersi a Nemo per un tempo lunghissimo, abbracciandolo e baciandolo come un peluche da cui non ci si vuole separare, perché ancora ci si sente troppo piccoli. Non voleva lasciare andare quella purezza, anche se puzzava di morto, anche se penzolava inerte tra i suoi arti come una marionetta a cui hanno tagliato i fili. Assieme a Nemo, sembrava persino essere morta la sua rabbia, normalmente la sua sola presenza l' avrebbe fatta impazzire, eppure Barghest avrebbe reagito quasi con indifferenza al ritorno di Thresh, sobbalzando impercettibilmente solo quando sentì le sue mani sulle spalle. Al momento, nei suoi occhi non c'era paura, nè rabbia, ma piuttosto una tetra consapevolezza. Non avrebbe risposto alle minacce del suo aguzzino, non per arroganza, si limitava a fissarlo con un espressione indecifrabile ed annuire, come se i suoi pensieri fossero rivolti a ben altro che a scontate provocazioni. Sapeva benissimo che non poteva morire. Non voleva morire. Non come Nemo che si stava sgonfiando dentro di lei, come sgravato dal peso dell' anima che spira. Fissava Thresh come se fosse qualcosa di irreale, un incubo partorito dalla sua mente, e proprio come uno spettro o una fantasia, lo vide scomparire improvvisamente ai suoi occhi, avvolto dalla nebbia di quella lanterna. Le veniva quasi da chiedersi se non fosse altro che un prodotto della sua mente, una sorta di senso di colpa per qualcosa, o coscienza, ma tra lei ed Alice non c' era spazio nella sua testa per terze parti. Ed il cadavere sotto di lei era una prova più che lampante che quella era la realtà, brutale, fredda, ineluttabile. Non era un videogioco, non poteva ricominciare dall' ultimo salvataggio e cambiare le sue scelte.
    Mi hai fatto uccidere qualcosa di bello.
    Sarebbe riuscita a pronunciare quella frase solo dopo che Thresh era scomparso da parecchi minuti, quasi come un rantolo soffocato di chi ha trattenuto il respiro sino a quel momento. Nemo non era stato cattivo con lei, Alice ne scriveva entusiasta, e sotto sotto si era sentita lusingata delle sue attenzioni. Ecco cosa le aveva fatto uccidere. Ecco perché il suo sguardo era consapevole. Sapeva che quello era solo l' inizio, la punta dell' iceberg di quello che avrebbe dovuto affrontare. Sapeva che Thresh l' avrebbe potuta umiliare, torturare, avrebbe cercato di farla impazzire sino a spingerla al suicidio, violando lei stessa il contratto. Altrimenti, avrebbe semplicemente continuato a godersi il suo nuovo giocattolo. Una situazione di totale vittoria per lui. Per questo doveva vivere.


    Uff...quanto pesi.
    Barghest avrebbe infilato il cadavere di Nemo in un sacco fatto con le lenzuola, trascinandolo per i corridoi del Dream Motel. Il ragazzo le aveva parlato di bagni pubblici tra i vari piani, e li ce lo avrebbe scaricato. Non provava alcuna pietà per la direzione del motel, nessun rispetto per se stessa. Quando vide la sua immagine riflessa dagli specchi del bagno, non potè fare a meno di sputarci sopra. Dopo aver scaricato il suo amico, Barghest sarebbe tornata nella sua stanza, per concedersi una lunga doccia. Continuava ad insaponarsi e sfregarsi febbrilmente, cercando ossessivamente di lavare via qualcosa di invisibile che sentiva sulla pelle, inutilmente. Più stanca che soddisfatta, si sarebbe quindi sdraiata sul letto, o per meglio dire il nudo materasso, restando ad osservare il soffitto per parecchi minuti, vestita solo del suo ricambio di mutandine e reggiseno. Solo allora avrebbe iniziato a scrivere sul Diario, una menzogna semplice, Alice non aveva motivi di dubitare della sua Socia. "E' come quando eravamo bambine. Nemo ha allungato le mani, così l' ho buttato fuori a calci." Non avrebbe scritto altro, solo chiuso di scatto il Diario per poi portarselo al petto, stringendolo con forza, quasi col timore di perderlo. Lasciò la stanchezza fare il suo corso, si sentiva spossata fisicamente, ma sapeva che era il semplice frutto del suo stress mentale. Avrebbe cercato di resistere il più possibile, quasi tutta la notte, prima di cedere il controllo ad Alice. Il cambio sarebbe comunque avvenuto, solo che Alice era piuttosto pigra, e poteva rimanere in stato di dormiveglia per ore prima di svegliarsi del tutto, solitamente per andare al bagno o mangiare qualcosa.
  7. .
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      26/5/2023, 22:13
      Poisonwind
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    • Inviato il
      26/5/2023, 22:13
      Poisonwind
  8. .
    Oramai Rengoku danzava sul palmo della sua mano, tra loro c' era una certa affinità nata dalla connessione delle loro carni. Non poteva percepire i suoi pensieri, ma le pareva di intuirli, sentiva il suo desiderio in ogni tremore, sentiva il suo calore sotto quegli spessi strati di pelle ed il suo respiro andava al ritmo del canto della perversione. La sua verga possente che usciva dal suo buchino, le fece emettere un altro piccolo gemito eccitato, le dispiaque rinunciare a quella sensazione, ma sapeva che non l' avrebbe abbandonato troppo a lungo, il suo corpo, il suo volere non l' avrebbe consentito così facilmente.
    E' stata la tua prima volta ? Non devi pentirti. Non devi vergognarti. C'è chi aspetta per tutta la vita, chi prova a riservarsi per la donna che ama, chi crede che nell' attesa si nasconda il piacere. Quanto si sbagliano, quanti muoiono soli. L' occasione giusta è la prima che hai il coraggio di cogliere.
    La sua espressione ansante ed arrossata la faceva impazzire, era troppo carino mentre il suo cervello gli gridava che aveva fatto la cosa sbagliata, mentre il suo corpo gli dava segnali totalmente opposti, ed Amerika sapeva perfettamente chi disponeva di argomenti più convincenti.
    Vuoi la mia bocca ? Vuoi che faccia una cosa tanto sporca ?
    La voce della ragazza suonava persino più provocante di prima, i rumori di quelle leccate sempre più forti e consistenti, come un piccolo tormento che per fortuna del ragazzo sarebbe stato di breve durata. Amerika lo avrebbe invitato ad alzarsi in piedi con un gesto, mentre lei sarebbe rimasta inginocchiata davanti a lui, gli occhi grandi totalmente pieni dello spettacolo di quella meravigliosa verga. Dapprima l' avrebbe solo assaggiata, sfiorandola con la punta della lingua, cogliendo parte di quel liquido caldo ed assaporandolo tra le labbra. Poi avrebbe iniziato a protendersi verso la punta, offrendo una piccola resistenza con le labbra per dargli l' impressione che stesse sfondando un altra porta, varcando una nuova soglia di piacere. Con la mano ne avrebbe accarezzato la lunghezza, sino ad arrivare alle palle, iniziando a massaggiarle in maniera sempre più consistente, quasi a controllare che le avesse spremute del tutto dei loro succhi. Inutile dire che sperava di no. Prima ancora che potesse rendersene conto, le labbra sottili di Amerika erano intorno al suo cazzo, muovendosi avanti ed indietro seguendo ipiccoli movimenti della testa, emettendo dei gemiti soffocati man mano che la sua consistenza le riempiva la bocca. Non lo prendeva completamente dritto, a volte lasciava che la punta le gonfiasse la guancia dall' interno, altre sembrava volerla lasciare ma all' ultimo si fermava e faceva scorrere la lingua lungo l' anello della cappella. Man mano la sua gola sembrava dilatarsi, Rengoku poteva sentire chiaramente le pareti calde, il solletichio dell' ugola, ben presto quasi tutta la sua verga sarebbe stata risucchiata da quelle labbra, che continuavano ad avanzare ed avanzare, quasi lo stessero divorando. Chissà quando il ragazzo avrebbe capito che poteva sfondare e scoparsi la sua bocca nella stessa maniera in cui aveva trattato il suo culo. Lo sguardo di Amerika ed i movimenti invitanti della sua mano lo avrebbero incoraggiato sempre di più e francamente, non ne vedeva l' ora.
  9. .
    L' orgasmo nato da quel tormento era qualcosa di unico, Barghest si sentì totalmente riempita dal seme di Nemo, una sensazione calda, bruciante e disperata, come se il ragazzo stesse riversando dentro di lei la sua stessa vita. Non potè fare a meno di venire assieme a lui, tutto il suo corpo fu scosso da uno spasmo fortissimo, ogni sua membra tremava, si contorceva, provava dolore ed al contempo godeva. Era come se tanti piccoli ganci le stessero strappando la carne pezzo per pezzo, dandole in cambio una stilla di piacere oltre al dolore atroce, si sentiva smontata e riformata, moriva e rinasceva allo stesso tempo. Perché, perché, perché provava tanto piacere ? Cosa stava diventando ?
    Basta...bugie.
    Quando quella sensazione fortissima si esaurì, si sentiva svuotata, sviscerata e tremendamente sola. Non percepiva più la purezza di Alice in lei, l' energia che le scorreva dentro era sì potente, ma sporca, corrotta. Ansimava fortissimo, aggrappandosi ad ogni respiro come se potesse essere l' ultimo. Nemo era stato ridotto ad una poltiglia sanguinolenta, sembrava più la vittima di un pestaggio che della passione. Non c' era stato nulla di bello in quel che avevano fatto, nè gioia, nè amore. Lui stava lì, tremante ed uggiolante come un cucciolo abusato, mentre lei la sua aguzzina continuava a stare sopra, il suo membro del ragazzo ancora ben piantato dentro di lei mentre emetteva gli ultimi fiotti di vita, pulsando ad un ritmo lento, in contrasto col battito accellerato del suo cuore.
    Perché...ha scelto te. Poteva scegliere una delle innumerevoli persone che odio, poteva scegliere uno che non conoscevo, uno per cui non provavo nulla. Ma non era la mia forza ad essere messa alla prova.
    A tradimento, le erano tornate in mente le poche righe scritte da Alice sul ragazzo. Solo poche parole, eppure la sua alter ego esprimeva gioia nel parlare di lui, per la chiacchierata che avevano avuto, per le confidenze che le aveva fatto. Ecco perché.
    Una quantità di fluidi colava fuori dalla sua vagina, sperma, saliva, lacrime e sangue, ricoprendo il ventre di Nemo, unendo i loro corpi come una ragnatela di peccati capitali. Ne raccolse il più possibile con una mano, racchiudendola a coppa cercando di non lasciarselo sfuggire. Con l' altra mano avrebbe afferrato il ragazzo per quel che rimaneva dei suoi vestiti, era inerte come una bambola di pezza, terrorizzato che tutto quel dolore ricominciasse. Non sarebbe successo. Lo avrebbe tirato su, in modo che i loro bacini fossero ancora incrociati, ma i loro volti fossero alla stessa altezza. Cercava il suo sguardo, il suo volto, la sua bocca.

    E' perché sei mio amico Nemo. Mio e di Alice. Ti ha scelto perché era la cosa più meschina e dolorosa da fare. Ed io l' ho fatta. Mi sono piegata, perché sono debole e codarda. Ma questa tortura può infliggermela una volta sola.
    Senza pensare, avrebbe riversato tutto quel liquido dentro la propria bocca, ancora caldo e consistente. Era amaro come fiele, tutta la sua dolcezza di Fae sembrava ormai svanita per sempre, voleva vomitarlo o mandarlo completamente giù, eppure si sforzò di trattenerlo per qualche momento. Dopodiché si sarebbe stretta a Nemo, appoggiando le labbra alle sue in un bacio non violento, non dominante, ma finalmente dolce, mentre col suo abbraccio voleva donargli un ultima volta il contatto con la sua pelle, la morbidezza dei suoi seni, il suo calore, il tutto mentre il suo membro ancora le pulsava flebilmente dentro. Voleva piangere disperatamente, eppure non aveva più lacrime da versare, come se avesse perso anche quelle.
    Col bacio, avrebbe riversato buona parte di quel seme dentro Nemo e parte dentro di lei, come se stessero condividendo la vita stessa. Contemporaneamente la sua armatura si sarebbe indurita, iniziando a premere sempre più forte contro il petto del ragazzo. Nel mentre le sue braccia l' avrebbero stretto di più, sempre più forte, sempre più forte, sempre di più...fino a stritolarlo completamente, infrangerli le costole e spezzargli la schiena.
  10. .
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      Poisonwind
  11. .
    Le stava accadendo qualcosa, quello era certo, ma non era riuscita a capirlo finché non era troppo tardi per tirarsi indietro. Iniziava a provare piacere in quella prevaricazione, nell' infliggere dolore, nell' umiliare Nemo. Era come un veleno a cui stava diventando pian piano sempre più assuefatta, ma questo non significava che fosse meno tossico. Avrebbe voluto fermarsi, avrebbe dovuto fermarsi, ma non l' avrebbe mai fatto. Il semplice pensiero che una sola goccia di quella corruzione potesse sfiorare Alice, era terrorizzante, non sarebbe mai dovuto accadere. Doveva berselo lei quell' amaro calice, sino in fondo. La fiamma rossa del suo occhio sembrava contorcersi, somigliava quasi ad un anima urlante, in agonia, mentre uccideva ogni traccia di pietà in lei. Il suo stesso potere stava come impazzendo, parti dell' armatura lignea iniziavano a formarsi in varie parti del suo corpo, sulle coscie e sulle gambe, strappando via gli ultimi residui di pantaloni, sulle braccia, sullo stomaco, lasciando scoperte unicamente le sue zone erogene. Lo sfregare dell' armatura sul corpo di Nemo sarebbe stato un ulteriore strazio per il ragazzo, l' avrebbe graffiato in più punti, lacerato la pelle. Iniziò ad infilare una delle dita ingrandite ed appuntite dentro l' ano del ragazzo, usandola per penetrarlo con forza rigirarglielo nelle viscere. Provava piacere, un piacere malato non dovuto alle leccate senza senso del ragazzo, o alla sua verga bollente che le riempiva la bocca. La sua fica pulsava e si contraeva, come se tutto quell' odio le si stesse diffondendo nel corpo, sentiva i capezzoli farle male, inturgidirsi allo spasimo come se mani invisibili li stessero tirando con tanta forza sin quasi strapparli. Non le bastava, doveva sentirsi punita, era un essere meschino che non meritava alcun piacere. Dopo istanti che sembravano interminabili, si sarebbe finalmente staccata da lui, abbandonando quella verga sanguinolenta con un risucchio osceno, non dopo aver dato un ultimo morso alla pelle della cappella, per poi liberare anche la sua di bocca, alzandosi in piedi e torreggiando su di lui. Dalla sua fica sarebbero colate goccie di sudore, saliva e sangue di Nemo, direttamente sulla faccia del ragazzo.
    Quella lingua la usi meglio a supplicare.
    Sembrava volergli concedere un attimo di tregua, ma non era affatto così. Con un calcio della gamba corazzata sul suo fianco, l' avrebbe fatto rotolare giù dal letto, facendolo cadere faccia a terra sul pavimento di moquette. Neanche un istante dopo, gli sarebbe letteralmente saltata sopra, piovendogli con tutto il suo peso con un ginocchio sulla spina dorsale, una botta che avrebbe potuto spezzare tranquillamente la schiena o le costole ad un ragazzo meno robusto di lui, aprofittando di quel nuovo stordimento e dolore per afferrarlo per entrambi i polsi ed iniziare a tirare.
    Se non le usi, queste braccia del cazzo sono inutili. Non ti servono.
    Con il ginocchio premuto contro le sue scapole, sfruttando tutta la sua forza, avrebbe continuato a tirargli le braccia indietro, tirare, tirare, costringendole ad un movimento dolorosissimo innaturale. Avrebbe potuto sentire i legamenti della cuffia rotatoria stirarsi, strapparsi, avrebbe continuato sinché l' articolazione non fosse uscita dalla sua sede naturale, sinché non gli avrebbe lussato entrambe le spalle producendo un rumore orribile, sino a renderle due appendici inutili, penzolanti come quelle di una marionetta dai fili strappati.
    Raaaaaaahh!
    Concluse quella manovra con un urlo febbrile, delirante. Non ci stava più capendo nulla, non ricordava dove finiva la crudeltà di Thresh ed iniziava la sua, era come se fossero una cosa sola, come se avesse sempre avuto dentro tutto quel veleno. Cos' era quello, rancore ? Non si era sempre pienamente vendicata di tutti i torti che aveva subito Alice ? Non aveva sempre ripagato con violenza quando si prendevano gioco della sua ingenuità ? Non le era bastato ?
    Con un altro calcio allo stomaco avrebbe rigirato il povero Nemo, costringendolo a restare sdraiato supino, senza neanche potersi portare le mani allo stomaco per provare a lenire il dolore. Il suo cazzo era teso come un palo, rivolto verso l' alto, pronto a prenderselo dentro. Lo voleva, voleva quel che c' era dentro di lui, come una belva che ha fiutato il sangue della sua preda preferita. Lo prese con la mano, inginocchiandosi sul suo bacino e portardolo contemporaneamente verso la bocca spalancata della sua fica. Nessun altro preliminare, niente bussare all' ingresso, non era lubrificata bene manco per il cazzo. Voleva che fosse doloroso, tanto per lei, quanto per lui. Senza alcuna esitazione se lo sarebbe sbattuto dentro, sfruttando tutto il suo peso e la forza delle sue gambe per farsi penetrare completamente, totalmente, sin quasi a sbattersi persino le palle del ragazzo dentro. Faceva male, faceva male tantissimo, e più provava dolore, più avrebbe mosso il bacino su e giù con violenza, unendosi alle contrazioni naturali del ragazzo. Non ci sarebbe stato alcun amore in quel coito, solo un desiderio malato di risucchiare ogni goccia di vita e di seme da quel ragazzo, sentirsela esplodere dentro in maniera violenta e devastante.
  12. .
    Non è carino.
    Barghest non avrebbe ascoltato le suppliche del ragazzo, continuando a masturbarlo sempre più forte, sempre più violentemente. Era come se avesse alzato un muro di crudeltà per proteggere il suo cuore, soffocando con la furia ogni remora, ogni esitazione. Sentiva la presenza di Thresh, la osservava con evidente compiacimento, quasi le sembrava di sentirlo ridere. Represse un conato di vomito.
    Non è carino dire basta ad una ragazza che ti desidera. Non ti piaccio forse ? Il tuo sporco cazzo mi dice altre cose.
    Avrebbe improvvisamente lasciato la presa sulla sua testa, cambiando posizione, montandogli sopra con tutto il corpo ma stavolta dandogli spalle, ossia protendendo il sedere verso la faccia del povero ragazzo. Senza esitazioni, e continuando a stringerlo nella morsa della sua mano, avrebbe completamente preso quell' erezione in bocca, unendo lo stimolo delle sue labbra a quello delle dita serrate, facendogli sentire anche la presenza dei denti appuntiti. Sapore di liquido pre eiaculatorio, sangue ed anche un po' di urina, il tutto finiva giù per la sua gola. Poteva iniziare a sentirlo pulsare. Quel che gli stava facendo era orribile. Era violento, disgustoso. Quel ragazzo non aveva fatto nulla per meritarsi tutto questo, era solo una vittima degli eventi, un danno collaterale. Questo provava a pensare. Mentire stava diventando sempre più facile, aveva iniziato anche a farlo a se stessa. In realtà stava provando a trasformare tutta la sua disperazione in odio, era l' unico modo per Barghest per non impazzire. Su una cosa Thresh però si sbagliava, non stava immaginando di sfogare la sua rabbia su di lui, usando un intermediario. Quella che immaginava stuprata e seviziata era lei stessa. Voleva colpirsi la faccia sino a renderla una poltiglia sanguinolenta, provare un dolore immenso, umiliarsi completamente. Se lo meritava per la trappola in cui aveva cacciato Alice con la sua stupidità.
    Forza, toglimeli. Non hai sognato questo momento ?
    Con la mano libera avrebbe slacciato i bottoni dei jeans, nel mentre gli sfregava e li sbatteva il culo sulla faccia, invitandolo inequivocabilmente ad un perverso 69.
    Toglimeli sbrigati ! Sai cosa devi fare no ? Sbrigati o te lo strappo via a morsi !
    E per dare credibilità alla minaccia, gli avrebbe nuovamente preso il membro in bocca, stavolta facendole sentire ancora più chiaramente e dolorosamente il morso dei suoi denti, mentre con la mano gli stringeva le palle, quasi spremendole come frutti maturi. Per quanto cercasse di essere impenetrabile, le sue suppliche, i suoi perché, erano come stilettate al cuore, non voleva più sentirle, doveva chiudergli quella maledetta bocca e tenerla occupata.
  13. .
    La trappola di Thresh era perfetta per lei, nessun collare o guinzaglio avrebbe potuto tenerla troppo a lungo, prima o poi le avrebbe spezzate o trovato un modo per sfuggirgli. Ma non così, quel ricatto era talmente ben studiato che sarebbe stata lei stessa ad assicurarsi che la catena fosse ben stretta al suo collo. Lentamente, il mondo sembrò tornare normale, erano di nuovo nella stanza di motel dove tutto era iniziato, e Barghest sapeva che era ben lungi dalla fine. Quel malato aveva appena iniziato a divertirsi con lei. Anche il suo aspetto mostruoso sembrò ridursi, calmarsi, ma Barghest sapeva che quella era solo una facciata, si era impressa nella mente quel che si nascondeva dietro e non l' avrebbe mai dimenticato. Il falcetto sarebbe scattato, ebbe quasi la tentazione di andargli incontro e farla finita lì, subito, togliendogli il giocattolo dalle mani. Era sicura che l' avrebbe odiato, l' avrebbe maledetta e si sarebbe infuriato, ma a che prezzo ? Lui poteva tranquillamente trovarsi una nuova vittima, ma Alice non avrebbe mai avuto un altra vita. Lasciò che quella lama le sollevasse il mento, costringendolo a guardarlo. Quanto avrebbe voluto strapparsi gli occhi da sola.
    Puoi abbellirti quanto vuoi, ma la puzza di morte non ti abbandona mai.
    Eseguire i suoi ordini non premetteva provare piacere nel farlo, nè adularlo. Quello non l' avrebbe mai fatto. Fortunatamente sembrava troppo di buon umore per farsi tediare da parole ribelli o insulti, doveva esserci abituato. Probabilmente gli piaceva quando le sue vittime lo maledivano. Ebbe un solo sussulto quando nomino Alice, promettendo di prendersene cura, ma se lo lasciò morire dentro. Il patto che avevano stretto riguardava anche lui, ed era sicura che lo vincolava. Si serviva dei poteri tremendi di quella Lanterna, ma non ne era lui il creatore, non ne era lui l' origine. Era qualcosa di troppo grande per un semplice non morto, ne era certa. Per la notte sembrava soddisfatto, Barghest non vedeva l' ora di vederlo sparire, ma una voce improvvisa avrebbe attirato l' attenzione di entrambi. Nemo. Si era persino dimenticata della sua esistenza.
    Cosa ?
    La richiesta di Thresh, l' avrebbe colta totalmente di sorpresa. Per un attimo aveva creduto, aveva sperato, che quell' aguzzino volesse solo la sua forza per ammazzare qualcuno in sua voce, servirlo, alleggerirgli il lavoro. Si sbagliava totalmente. Riflettendoci a mente fredda, era più che naturale, uno con i suoi poteri non aveva alcun bisogno di un semplice servitore che sbrigasse il lavoro sporco. Lui amava il lavoro sporco. Quello che voleva da lei, era un Cavaliere corrotto, un perfetto negativo di tutto ciò che era stata sino a quel momento, un essere disgustoso quanto lui. Si sarebbe immediatamente morsa il labbro dopo aver posto quell' interrogativo, annuendo con più foga del necessario. Niente domande, niente esitazioni, ed ad Alice non sarebbe accaduto nulla.
    Sono io Nemo, sono Barghest.
    Si sarebbe sdraiata di fianco al ragazzo, avvicinandosi a lui molto più di quanto aveva fatto prima. Con una mano inizio a carezzarli il viso, scendendo dalla guancia sino al collo.
    Caro, piccolo Nemo. Senza un amico, senza una storia. Così gentile da non farsi odiare. Il perfetto signor nessuno.
    Barghest sarebbe lentamente scivolata sopra di lui, in maniera sinuosa, sensuale. Al buio non poteva vedere quanto i loro visi fossero vicini, sentiva solo il respiro di Barghest sfiorargli l' orecchio, gli occhi, la bocca.
    Per ringraziarti, ho deciso di donarti qualcosa di piacevole.
    Sembrava sul punto di abbracciarlo, baciarlo, fargli sentire il calore del suo corpo. Invece ciò che arrivò, sarebbe stato un violento pugno al plesso solare, dato con tutta la forza che Barghest aveva in corpo. Uno di quei colpi che ti torcono le viscere e ti fanno sputare via tutta l' aria che trattieni nei polmoni. Dopodichè, senza dargli neanche un istante per riprendersi, senza neanche dargli il tempo per tossire, entrambe le mani si sarebbero strette al suo collo in una morsa micidiale, i pollici premuti su quell' esile trachea, quasi al punto da spezzargliela.
    Ti piacevano le bugie, no ? Sto migliorando.
    Sarebbe rimasta così per un tempo che sembrava un infinità, tutto il suo peso ad impedirgli di sgusciare via, la sua morsa ad impedire alla bocca ed al naso di riguadagnare l' agognata aria. Poteva dimenarsi, poteva graffiarla, colpirla un infinità di volte, ma non avrebbe mai lasciato la presa. Avrebbe continuato sinchè i suoi spasmi si sarebbero fatti sempre più deboli, la luce avrebbe iniziato a spegnersi nei suoi occhi, la vita sfuggirgli via come il fiato. Solo allora avrebbe allentato la stretta, quando il ragazzo si sarebbe trovato ad un passo dalla morte.
    Sarà breve. Sarà bello per te. Altre bugie, sempre più bugie, non sapeva neanche lei come facevano a nascerle dentro con una tale facilità.
    Avrebbe preso il viso del ragazzo e l' avrebbe sbattuto con forza alla testiera del letto, tenendocelo schiacciato contro, lasciandolo in uno stato di perenne stordimento. Nel mentre con l' altra mano avrebbe iniziato a frugare il corpo del ragazzo, raggiungendo la patta dei pantaloni ed afferrandola, per aprirla con uno strappo, facendo saltare braghetta, bottoni e tessuto, in cerca del suo membro. Sapeva come il corpo umano reagiva ad un soffocamento, sapeva che l' avrebbe trovato teso allo spasimo nell' erezione più grossa della sua vita. L' avrebbe afferrato ed iniziato a masturbarlo con violenza, facendogli del male, tendendo la pelle così forte che il suo prepuzio avrebbe iniziato a lacerarsi e sanguinare.

    Puoi mordermi se vuoi. Ti aiuterà.
  14. .
    Quel maledetto non sembrava agire per semplice crudeltà, o pazzia, quel che spaventava tremendamente Barghest, era l' esatto opposto : lo trovava perfettamente lucido, metodico, come se la sua fosse un arte affinata da anni ed anni di pratica. Il dolore era il suo mestiere, e sembrava amare dannatamente il suo lavoro. Quando allentò la presa delle catene, tutto il suo corpo si sarebbe contratto, i denti serrati così forte da iniziare a sanguinare, gli occhi che sembravano volerle esplodere dalle orbite. Stava compiendo uno sforzo immane, ma non per liberarsi del tutto, bensì per trattenersi dal saltargli addosso. Lo scenario era chiaro, se l' avesse attaccato, non solo sarebbe stata sconfitta, ma avrebbe perso Alice per sempre. Pensava che solo la sua matrigna l' avrebbe potuta ricattare così bene, invece continuava a sbagliare, quel figlio di puttana sembrava conoscere ogni suo punto debole, stuzzicarlo ed infine affondarvi senza pietà.
    Il rito a cui la stava sottoponendo era quanto di più diabolico avesse mai visto, i poteri di quella Lanterna erano assurdi anche per una della sua esperienza. Osservò impotente le catene uscire dal suo corpo e da quello di Thresh, unirsi attorno al feticcio che rappresentava il suo cuore e l' anima di Alice come un orrido lucchetto. Quando quel demonio le prese la mano, un ondata di disgusto avrebbe percorso tutto il suo corpo, le veniva da vomitare per colpa di quel tocco. Avrebbe voluto sputargli ancora in faccia la sua bile, perforarsi i timpani pur di non sentire più la sua voce, ma non poteva. Doveva solo eseguire gli ordini. La mano di Barghest era livida, il palmo lacerato e sanguinante dato che si era stretta lei stessa a quelle catene per contenere il suo impeto.
    Sembrava sentire nell' anima quello che avrebbe comportato il rituale, come un sogno premonitore. "Mi dispiace Kulvia." pensava " Ho tradito la promessa prima ancora di iniziare. Non sarò mai un Cavaliere che protegge i deboli. Non riesco a proteggere nemmeno la più debole di tutti, me stessa." Come Alice, neanche il Drago avrebbe mai dovuto sapere nulla, lei poteva accettare la sua furia ed il suo disprezzo, ma non voleva che odiasse anche Alice. Posò la mano sul lucchetto, prendendo un profondo respiro, prima di procedere a chiudere Alice in quella gabbia diabolica. Quasì le sembrò vedere il suo sguardo implorarla di fermarsi, ma oramai era troppo tardi. Avrebbe preso tutto quel potere disgustoso dentro di sè, neanche una goccia avrebbe dovuto sporcare la purezza di Alice.

    Io giuro di servirti Faust "Thresh" Carnovash. Sarò il Cavaliere che cerchi o morirò nell' intento.
    E senza distogliere per un solo istante lo sguardo, dal volto beato di Alice, chiuse il lucchetto, sigillando per sempre tutti i suoi sogni di valore.
  15. .
    Premi per Alice

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    La donna, il sogno, il grande incubo. 2 3 4 5 6 (role 6 risposte 6 tiri)








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