La donna, il sogno, il grande incubo

x Poison

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    Il volto di Alice sarebbe letteralmente avvampato, gli occhi sarebbero diventati più grandi, le pupille avrebbero fatto su e giù seguendo la traiettoria fluttuante di quel kinder bueno, iniziando a sudare copiosamente quando lo vide tuffarsi nella tazzina, diffondendo ancora quell' aroma buonissimo. Il suo volto sembrava esprimere tanti sentimenti contrastanti, sembrava un bambino osservare i più grandi compiere qualche marachella vietata, averne paura e volerla immediatamente replicare. Con mano tremante avrebbe preso anche lei una barretta di cioccolato, dirigendola con fare incerto verso la sua tazzona di latte.
    N-non è vietato dalla legge ? P-posso farlo ? Oh gioia è così sbagliato...peccaminoso, esagerato...ma-ma dev' essere dolcissimo AAHaaaahhhh♥!
    Si sarebbe lasciata andare ad un sospiro esagerato, quasi simile ad un urletto liberatorio, quando finalmente decise di immergere la barretta nel latte. Lo fece con troppa irruenza e distogliendo lo sguardo, come se solo guardare compiersi un tale peccato di gola fosse un eresia, parte del latte sarebbe strabordato dalla tazza, schizzando sulla tovaglia ed in buona parte sul giornale, rendendolo inservibile. Ma la ragazza non sembrò neppure accorgersene, era totalmente concentrata sul suo atto proibito, per cui senza altre remore avrebbe dato un deciso morso alla barretta inzuppata, facendolo seguire da un lungo sorso di latte così macchiato.
    Ma è buonissimoooooo !♥
    Il latte le aveva lasciato una sottile striscia bianca ai lati della bocca, ma Alice non sembrava darci peso ed anzi sorrideva felice di questa sua nuova, semplice conquista, del nuovo tabù goloso che aveva infranto. Sentiva ancora un pochino di senso di colpa, ma non troppo, la sua giornata era iniziata male, ma sembrava proseguire meglio, era decisamente nello stato d' animo giusto per fare nuove amicizie. Quell' uomo sembrava saperne una più del diavolo, non per niente si era presentato come insegnante, doveva essere molto intelligente. Almeno per quanto riguardava il cioccolato.
    Oh io mi chiamo Alice, piacere signor Faust ! Anche io trovo questo hotel un po' strano, ma sembra che si mangi bene ! Ah...grazie per i complimenti. In tanti mi dicono che sono bella, ma secondo me mi prendono in giro perché sono tonta, goffa ed ingombrante. Ah ah ah in effetti cosa ci può essere di carino in me ah ah ah.
    Però i complimenti di Faust ed il suo sguardo sembravano sinceri, e quando Alice si sentiva lusingata iniziava a ridacchiare nervosamente, facendo ballonzolare i seni in maniera vistosa, a malapena contenuta dai vestiti.
     
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    Il professore ammirò con entusiasmo lo spettacolo di Alice che cedeva alla golosità, sorridendole complice come se stesse aspettando di ricevere il suo feedback da quell'esperienza culinaria. Non gli dispiacque nemmeno metterla in imbarazzo visto che in quelle occasioni ridacchiava così forte che i suoi seni rimbalzavano vistosamente. Non vedeva l'ora di affondarci la faccia in mezzo... e anche altro.
    Perché ti butti a terra così, cara Alice? Sono sicuro che anche tu hai dei talenti da mostrare, la tua bellezza è semplicemente la ciliegina sulla torta. Ma io sono di parte, in fondo, sai ho un debole per le ragazze in forma come te. Anzi se devo essere sincero, ti confesso che appena ti ho vista ho pensato che una divinità volesse benedirmi per aver accettato di stare in questo strano Hotel. Devo dire che se è davvero questo il compromesso, allora sono stato proprio fortunato.
    Concluse quella gigantesca leccata di culo trovando il fondo della sua tazza, per poi afferrare un fazzoletto usa e getta lasciato sul tavolo per avvicinarsi con una mano alla sua faccia. Non si fece avanti subito, rimanendo a metà strada per farle capire cosa voleva fare, sollevando il fazzoletto in prossimità delle sue labbra per poterle ripulire dal latte. Ma non andò fino in fondo, non fino a che non sarebbe stata Alice a concedergli il permesso. Il suo tocco sarebbe stato delicato e paziente, carezzò le sue labbra con molta attenzione, senza fingere di non essersi soffermato sopra di esse con lo sguardo e con le dita. C'era solo un sottile velo di carta a separarli, eppure quella sensazione bastava ad accendere brividi di desiderio nel corpo del non morto.
    Sai, non mi sono detto fortunato solo perché ti trovo affascinante... ma anche per il motivo per cui mi trovo qui a Kurayami. Vedi, sto portando avanti uno studio anatomico personale e non ti nascondo che qui a Kurayami è molto difficile trovare un corpo quanto più naturale possibile... non fraintendermi, non ho niente contro le modifiche e anzi, quelle vanno anche bene, ma non devono essere troppo invasive per la mia ricerca.
    Mentre parlava, prese la caraffa del latte ed iniziò a riempire di nuovo la sua tazzina. Ma non lo fece per continuare la colazione, bensì per spiegare cosa stava cercando. Riempì la tazza poco più sopra della metà, dopodiché iniziò a infilarci in piccoli pezzi vari tipi di barrette al cioccolato, riempiendo ulteriormente la tazzina e facendo sollevare il livello del latte.
    Anche quando decidi di perfezionare il tuo corpo, il tuo spirito, la tua energia, serve il giusto equilibrio... bisogna lasciare che tutti gli ingredienti si amalgamino alla perfezione, e evadano al posto giusto...
    Utilizzò un tono di voce basso, profondo, seducente, quasi ipnotico. Voleva chiaramente attirare la sua attenzione, e la sua curiosità. Si ritrovò a mescolare quello che aveva creato con un cucchiaino, e inizialmente il latte prese a tingersi di rosso in maniera uniforme. Poi però Thresh gettò altro cioccolato dentro, troppo per quella piccola tazza, facendo schizzare via sia latte che cioccolatini mezzi inzuppati.
    Ma qui a Kurayami sono tutti frettolosi... ottengono potere ma rovinano l'opera, perdendo potenziale. A me serve qualcosa di equilibrato e tu, mia cara Alice... hai l'odore di un corpo deliziosamente bilanciato...
    Concluse soffermando lo sguardo su di lei: quelli erano gli occhi di qualcuno che aveva una proposta da farle.
     
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    Ad Alice piaceva molto, moltissimo venire compatita e coccolata, avrebbe potuto crogiolarsi per ore nei complimenti di Faust. Forse l' insegnante era un po' troppo esagerato e teatrale, ma Alice non era abbastanza maliziosa da capirne la sottile differenza, nonostante la timidezza e la conseguente cautela, sembrava facilmente corruttibile da lusinghe o tentazioni. Come i pancakes che inforchettava a tre a tre, dopo averli ricoperti di una cospicua cascata di sciroppo ai frutti di bosco, in un ulteriore tripudio di dolcezza. Si trovava talmente a suo agio con quell' uomo appena conosciuto, che lo avrebbe lasciato avvicinare senza problemi quando intuì che voleva offrirle un fazzoletto, probabilmente aveva la faccia sporca e ciò la fece avvampare ancora di più. Sarebbe rimasta per qualche istante indecisa sul da farsi, se fingersi indifferente per il suo aspetto vergognoso, prendere il fazzoletto dalle sue mani e fare da sola, dimostrando che sapeva benissimo com' era ridotta, oppure la terza opzione, lasciargli fare quel gesto con la stessa naturalezza con cui lo facevano le sue sorelle. Era sempre un disastro. Mentre i suoi occhi saettavano nervosamente quà e là, improvvisamente notarono una meraviglia estremamente vicina, da cui furono incantati. Incredibilmente, sarebbe stata Alice a protendersi in avanti con naturalezza, lasciando che quel fazzoletto le toccasse la bocca, che le dita di Faust sfiorassero le sue labbra attraverso il tessuto sottile in maniera decisamente più consistente di quanto si sarebbe aspettato l' insegnante. Poteva sentire la loro morbidezza, persino il loro calore. Le avrebbe perfino sentite muoversi e contrarsi, perché Alice stava tentando di dirgli qualcosa.
    S-sono splendidi ! Posso...posso toccarli ?
    Mentre diceva quelle parole, il braccio di Alice si era automaticamente teso, sembrava voler stringere con la mano una guancia di Faust, ma in realtà si sarebbe diretta leggermente oltre, arrivando a sfiorare con la punta delle dita una delle treccie dei suoi capelli. Senza attendere un assenso alla sua richiesta, le dita lunghe ed affusolate della ragazza avrebbero iniziato a carezzare i suoi capelli, mentre gli occhi sembravano persi in un ricordo da sogno. Non riusciva a ricordare dove aveva già visto una chioma così lucente, di un colore così puro. Doveva appartenere ad una persona importante per lei, eppure se ne era dimenticata. Quella specie di sortilegio, sembrò distrarre Alice per diversi secondi, prima che la ragazza si rendesse conto che quello che stava effettivamente facendo, si sarebbe potuto rivelare sgarbato. A quel punto si sarebbe ritirata di scatto, cercando di nascondere il suo viso arrossato dietro la pila di pancakes sempre più bassa.
    Mi-mi scusi, l' ho fatto senza pensarci. Ha-ha detto che sta portando avanti uno studio.
    Alice non poteva fare altro che fingersi interessata per scusarsi del suo sgarbo, anche se capiva poco più di una parola su tre del discorso del signore. Si sforzava di annuire come se stesse capendo tutto, ma la sua attenzione sarebbe stata ancora una volta distratta dai pezzi di cioccolato. La ragazza sembrava farsi sempre più ansiosa man mano che le barrette venivano buttate dentro, si chiedeva se Faust volesse insegnarle ad infrangere un altro tabù, voleva quasi fermarlo, ma fu prima incuriosita dal colore rossastro che aveva assunto il liquido, e poi venne presa dal panico quando l' insegnante avrebbe gettato un pezzo di troppo, facendo strabordare il tutto.
    Noooooo! Non si spreca il cibo !
    Avrebbe preso ogni singolo pezzo di cioccolato caduto sul tavolo, infilandoselo in bocca e masticandolo rapidamente, in modo da non buttare via neppure una singola barretta. Forse Faust aveva trovato un essere perfettamente bilanciato sul lato fisico, ma totalmente scombinato da quello emotivo, e goloso al punto da poter rivaleggiare con lui.
    S-senta mi pare di aver capito che mi vuole fare una proposta di lavoro. A-a me sta bene aiutarla ma...non posso farlo gratis !
    Alice era ben conscia che non aveva i soldi per continuare a lungo la vita in motel, inoltre sinora non aveva fatto altro che causare problemi alla sua Socia, era ora che contribuisse anche lei ad aiutarla. Ormai aveva deciso, e per sottolineare la sua fermezza avrebbe incrociato le braccia sotto i seni, senza rendersi conto che avrebbe messo in evidenza più quelli che la sua decisione. Quelli e la sua bocca nuovamente sporca, stavolta di cioccolato.
     
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    La strana reazione di Alice ai suoi capelli lo costrinse ad affilare lo sguardo: non per andare sull'attenti, ma per prestare maggiore attenzione ai dettagli. Una poco attenta come lei non si sarebbe resa conto del sottile cambio di registro negli occhi del non morto, che semplicemente si stava lasciando scrutare per lasciarle prendere confidenza con lui. Dentro di sé, però, si stava ponendo qualche domanda: fino a che punto i ricordi di Barghest e Alice restavano distanti? Doveva indagare, e prestarci molta attenzione. Ci teneva alla buona riuscita dei suoi giochi, ed errori di frivolezza e disattenzione erano gravi per un perfezionista come lui. Le sorrise in ogni caso, lasciandole intendere che non era affatto a disagio e che anzi, poteva ammirare la sua chioma quanto voleva.
    Non ci crederai, ma ho dovuto costruire una macchina apposita per farli venire così bene tutti i giorni...
    Commentò amichevole, ridacchiando come se volesse buttarci un pò di ironia e sciogliere quel ghiaccio imbarazzante che si era creato con un gesto tanto spontaneo. Non serviva allontanarsi a quel punto, erano già entrati sufficientemente in confidenza. Dallo sguardo della bionda, Thresh capì immediatamente che non aveva seguito del tutto il suo discorso e forse era meglio così, l'unica cosa importante era che avesse chiaro il nocciolo della questione, e quello non le sfuggì di certo. Dopo averla vista divorare tutto il cioccolato altrimenti sprecato, Faust allargò un ghigno malizioso verso di lei, tornando a fissare il seno messo in evidenza dalle braccia della ragazza.
    Devi perdonarmi... ti confesso che avere alle spalle un'istituzione come la Sapienza ti abitua davvero male... ho a disposizione un sacco di risorse e per me sono quasi scontate. Sono stato indelicato.
    Decise a quel punto di ricomporsi, tornando seduto sulla sedia in maniera quasi composta. Provò ad accavallare le gambe e quel semplice gesto mise in evidenza quanto quei tavoli non erano fatti per persone come loro, sembravano quasi due giganti che provavano a giocare alla colazione con delle bambine vestite da principessa.
    Posso metterti sotto contratto: avrai un compenso cospicuo e in caso un giorno decidessi di iscriverti alla Sapienza per proseguire un percorso di studio, questa esperienza ti verrà riconosciuta come credito formativo. Ti metterò sotto stipendio garantito per tenerti reperibile in caso mi servisse il tuo aiuto o la tua presenza, e ti pagherò anche ad ogni sessione come bonus. Sarà una paga di tutto rispetto te lo garantisco. E se sarai abbastanza brava, ti insegnerò anche come fare trecce perfette come le mie.
    Concluse, lanciandole un occhiolino tanto complice quanto malizioso. Con una prospettiva del genere, dire che avevano svoltato lei e la sua socia era poco. Non sembrava neanche un lavoro particolarmente impegnativo, quindi perfetto anche per lei. Doveva solo mettersi a disposizione di quell'affascinante professore che più che un'assistente sembrava intenzionato a trovarsi una buona amica con cui condividere esperienze interessanti. Dall'aspetto si capiva che faceva una vita agiata, e che per lui i soldi non erano un problema, quindi avrebbe potuto aiutarle in ogni modo possibile.
     
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    Alice non era di certo la persona più acuta per carpire sottili mutamenti d' espressione, men che meno era in grado di leggere l' atmosfera. Se Faust non si fosse tradito in maniera più che evidente poteva considerarsi al sicuro, Alice sembrava uno di quei cuccioli di labrador distratti facilmente da farfalle, fili d' erba, un biscotto, non era in grado di concentrarsi con precisione, aveva già difficoltà a comprendere discorsi troppo complessi e ricchi di parole forbite. Alcune erano troppo famose perché persino lei le potesse ignorare, in particolare i suoi occhi si sarebbero istantaneamente illuminati, distraendosi finalmente dai capelli per fissarlo in volto con espressione ammirata, quando Faust rivelò di provenire dalla Sapienza.
    E' la superuniversità per gente molto intelligente ? La conosco ! Anch' io mi sono iscritta ad un università, ma mi ha accettato solo una di terza categoria.
    Lo avrebbe detto arrossendo leggermente, quasi scusandosi come se il fatto la imbarazzasse di fronte ad un uomo colto, un inventore di macchine acconciatrici come Faust che insegnava nella migliore università del mondo. Al confronto, sembrava già un miracolo che avesse passato le medie, altro che laurearsi se non l' avesse aiutata la sua Socia. Era rassegnata ad essere un peso morto, ma ecco che aveva fatto la conoscenza di una persona importante, e da come la fissava, doveva starle parecchio simpatica. Una coincidenza incredibile, era davvero stata baciata dalla fortuna. La sua convinzione crebbe quando Faust iniziò ad usare parole molto interessanti come "risorse", "credito" e "stipendio", unite ad altre parole arcane come "cospicuo" ma che riconosceva come aggettivi buoni, significava sicuramente tanti soldi. Gli occhi di Alice erano talmente presi da sembrare due stelline.
    Io...Accetto ☆_☆ Un occasione così non capita tutti i giorni ! La ringrazio !
    Avrebbe persino battuto i palmi delle mani davanti a sè per la gioia, chinando leggermente il capo in avanti come a proferire un ringraziamento. Uno attento ai dettagli come Faust, oltre a notare quel seno ballonzolare ancora più forte di prima, avrebbe certamente capito che Alice abbassava la testa principalmente per nascondere la tensione ed il rossore del suo volto, sembrava voler accavallare le gambe ma il tavolo basso glielo impediva, per cui teneva le cosce parallele, sfregandole nervosamente tra loro. Era in cerca del coraggio per fare una richiesta all' insegnante.
    S-senta. Po-posso iniziare subito ?
    Non era da lei esporsi così tanto, tirare la corda. Per i suoi standard era un atto di coraggio inaspettato. Eppure era vero, negli occhi di Alice c' era un briciolo di determinazione, voleva iniziare a lavorare e guadagnare dei soldi da subito, voleva fare una sorpresa alla sua Socia, e se avesse temporeggiato troppo sarebbe stata scoperta prima o poi, non era in grado di tenere dei segreti troppo a lungo. La sua era stata una decisione avventata, presa di getto, sembrava confidare totalmente nel Signor Faust. Il suo problema principale, era che non rifletteva mai sulle conseguenze delle sue azioni. A furia di tenere lo sguardo basso, avrebbe finalmente fatto caso che avanzava pretese di lavoro in vestaglia ed a piedi scalzi, e non aveva altro. Oh gioia, ma dove voleva andare ?
    Uuuuuhhhh...Ecco. C'é un problema...non ho niente da mettermi...al momento.
    Per sottolineare quell' ultima scusa, avrebbe afferrato i lembi della vestaglia come se fossero la gonna di un vestito, sollevandoli oltre il tavolo per mostrarli a Faust con incredibile innocenza, il viso rosso come un peperone per la vergogna, come se avesse fatto la figura della poveraccia per colpa di quell' ammissione.
     
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    L'ingenuità di Alice era davvero uno spettacolo delizioso per il malefico professore, che non smise mai però di metterla a suo agio, sorridendole amichevolmente e accettando le sue riverenze con umili movimenti del capo, ridacchiava per stemperare la tensione e la invitava a non buttarsi troppo giù per farle capire di essere in un ambiente amichevole e spensierato.
    Ti prego mia cara, io adoro quando i miei collaboratori diventano miei amici, quindi dimentichiamoci pure delle cerimonie e della gratitudine prematura, in fondo stiamo stabilendo un contratto non stiamo mica facendo beneficenza! Ci divertiremo assieme, te lo assicuro...
    Fu veramente impossibile per una serpe come lui non metterci una nota viscida al termine di quella lasciva frase, ma venne ampiamente diluita col suo sorriso onesto e da amicone, quindi di sicuro una distratta come Alice non avrebbe pensato male, anzi forse le sarebbe sembrato uno di quegli impulsi irrefrenabili tipici di chi è impaziente di darsi da fare. E anche lei era lo stesso, viso che gli chiese di iniziare subito senza perdere troppo tempo.
    Oh? Sono contento di vederti così impaziente...
    Disse, allargando di nuovo il suo sorriso soddisfatto mentre Alice metteva in mostra i difetti della sua preparazione artistica, per usare un eufemismo. L'uomo non le rispose subito, si preoccupò piuttosto di mettersi subito in piedi, afferrando gli occhiali e portandoseli sull'ultimo bottone della camicia, tenendoli lì sul petto mentre abbandonava la posizione del tavolo avvicinandosi a lei. Non le disse nulla, né fu impaziente. Si portò al fianco della ragazza allungando una mano verso di lei, invitandola a prenderla ma senza forzarla, così che fosse lei ad accogliere il suo invito ed alzarsi da sola. Diede dunque prova di essere paziente, galante e che soprattutto non prestava molta attenzione a piccolezze così ingenue, che potevano far parte della dolcezza di Alice e della sua personalità.
    Mia cara Alice... tu sei perfetta così. Non hai nulla di cui vergognarti. Vieni con me, non avrai bisogno di altro se non la tua volontà...
    Detto questo l'avrebbe invitata ad accettare il suo invito con l'ennesimo, dolce e sincero sorriso, così che una volta che fosse in piedi avrebbe potuto guidarla verso la sua stanza.
    Se per te va bene, utilizzeremo questo Hotel come punto di partenza, anzi magari per stavolta ci terremo proprio qui per i nostri piccoli... "esperimenti", così capirai di che cosa si tratta. Non temere, farò di tutto per metterti a tuo agio, sarà divertente. Abbiamo solo bisogno di una stanza per evitare che qualche curioso possa disturbarci. Possiamo andare da te, o puoi venire da me... oh, ti prego, non fare pensieri strani, non ho nessuna intenzione di approfittare di una bella ragazza come te. Ti sedurrò se me ne darai la possibilità, non posso di certo mentire al mio cuore, ma sono comunque un professionista sai? Cerco di fare il mio lavoro...
    Si concesse qualche frivola chiacchiera dimostrando di non preoccuparsi delle etichette, ma soprattutto di non avere nulla da nascondere. Aveva già messo in chiaro di apprezzare moltissimo la ragazza che lo accompagnava, e la sua dolcezza lo aveva chiaramente conquistato. Sarebbe stato interessante per Alice scoprire che in realtà, la scelta che gli aveva proposto Faust, era ad un solo corridoio di distanza, visto che le loro stanze erano messe una davanti all'altra. Quando Faust lo avrebbe notato, si sarebbe voltato verso di lei, con un falso rossore sul volto, fissandola dritta negli occhi.
    Oh... perdonami se sembro in imbarazzo ma... sono uno che crede molto nel destino, sai?
     
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    Faust le donava quasi un senso di conforto, sembrava perfettamente in grado di gestire il suo carattere e la sua scarsa autostima, come se la conoscesse da sempre. Il suo sorriso annacquava ogni malizia, eppure quando disse quelle parole "ci divertiremo insieme" Alice avrebbe sentito un brivido da pelle d' oca percorrerle il corpo. Era paura ? No, probabilmente era solo l' eccitazione dovuta al fatto che Faust avesse accettato la sua proposta. Il respiro le sarebbe rimasto in gola quando l' insegnante si sarebbe alzato improvvisamente in piedi, rivelando tutta la sua imponenza pari solo alla sua affabilità. Non faceva altro che mostrarsi calmo, gentile e la riempiva di complimenti. Alice avrebbe letteralmente danzato nel palmo delle sue mani.
    Gr..Grazie Signor Faust ! Io non merito tanta considerazione.
    In cuor suo si sentiva ancora una barbona, ma Alice non poteva lasciare che i vecchi tentennamenti influenzassero la sua nuova decisione. Poteva lavorare subito con Faust, avere un contratto stabile e ben pagato, e non doveva muoversi dal motel. Nel frattempo, con lei che lavorava per mantenerle, la sua Socia sarebbe stata libera di cercare una nuova casa, magari in una zona e con un contratto d' affitto migliori. Era un piano perfetto, incredibile che l' avesse partorito lei tutta da sola, avrebbe persino stretto i pugni per la soddisfazione piegando la forchetta che aveva in mano, senza farci caso. Persa nel suo trionfo, aveva preso senza problemi la mano di Faust, quasi senza essersi resa conto che si era alzata a sua volta lasciando la colazione e le posate, perché stava docilmente seguendo l' insegnante ovunque l' avesse voluta portare.
    Oh su-suvvia Signor Faust, lo so che non si approfitterà di una come me. Un uomo a-affascinante e colto come lei avrà di sicuro qualcuno che l' aspetta a casa.
    Voleva dimostrare al suo futuro distinto datore di lavoro, che anche lei era in grado di fare dei complimenti e di parlare in modo frivolo. Aveva sentito che piccolezze del genere facevano guadagnare degli aumenti. Ma non doveva sentirsi troppo avida, doveva continuare a mantenere un profilo umile e disponibile. Offrire la sua stanza sarebbe stato il minimo, ma all' improvviso si sarebbe ricordata dei segni di lotta e delle macchie di sangue lasciate dalla sua Socia.
    Se-se la sua stanza è già attrezzata per gli esperimenti...forse è meglio usare quella...oh! E' questa stanza quì ?
    L' iniziale imbarazzo di Alice, sarebbe stato soppiantato dalla sorpresa che la stanza di Faust era quella di fronte alla sua. Ricordava di quel pezzo scritto sul suo Diario, la sua Socia le aveva raccontato dei personaggi del motel.
    Mi scusi, ma lei Signor Faust è l' Uomo con il sacco nero ?
    Sarebbe stato semplice persino per Alice ricollegarlo alla descrizione della sua Socia. Solo che in lei non c'era un briciolo di preoccupazione, paura o altro nel dichiararlo. Solo semplice curiosità. Non era altro che un uomo grosso quanto lei, vestito di nero e bagnato dalla pioggia secondo la descrizione della sua Socia. Nulla di losco ai suoi occhi.
     
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    Era davvero affascinante ammirare quanto ingenua e spontanea fosse Alice in confronto a Barghest, nonostante convivessero in maniera tanto stretta nessuna delle due aveva preso il sopravvento rimanendo come due entità distinte... forse per paura di incrociarsi? Una considerazione molto, molto interessante per uno come Thresh. Che la manifestò unicamente con i suoi enigmatici sorrisi, stringendo amichevolmente le dita di Alice come se la stesse portando a spasso verso una candida avventura. Dato che glielo stava indirettamente chiedendo, il professore colse subito l'occasione per rendersi interessante agli occhi di una ragazza che forse stava cercando a sua volta qualcosa del genere.
    Gli unici che mi aspettano al ritorno sono i miei ragazzi... sono sposato con la mia missione, da un pò di tempo a questa parte. Non che li disprezzi, anzi adoro il futuro raggiante che mi mostrano ogni giorno a lezione, ma anche un uomo come me ha bisogno di scaldare il suo cuore con una persona speciale...
    Una persona speciale con cui condividere di più, oltre che ad un semplice esperimento o un lavoretto per guadagnare soldi. L'invito era molto poco velato, ma non lo rese diretto, così che Alice iniziasse a cuocere nel suo brodo. Quando arrivarono tra le due camere, Alice sembrò ricordare che la sua stanza non era esattamente presentabile e si disse interessata a quella del professore, un'altra preziosa occasione di Thresh per rendersi più affascinante e interessante agli occhi della bionda, ma prima che potesse spiegarle cosa si sarebbe ritrovata davanti, l'uomo venne interrotto da una domanda inattesa, tanto che anche lui si fermò con uno sguardo confuso, meditando su ciò che Alice gli aveva appena detto. Quell'attimo di smarrimento durò davvero poco, perché Thresh riprese rapidamente il suo sorriso divertito, mentre sfilava dalla giacca la sua chiave.
    L'uomo col... sacco nero? Wow, nessuno mi aveva mai chiamato in questo modo... ma ammetto che ha il suo fascino, no?
    Ridacchiò con quel vocione profondo e seducente, scuotendo lentamente il capo mentre infilava la chiave nella serratura. Quando lo fece, una strana sensazione si sarebbe impossessata di Alice, come se quella chiave si fosse infilata dentro il suo ventre. Una sensazione invasiva ma anche estremamente piacevole, un tocco deciso e profondo, ma che sapeva esattamente come stuzzicarla. Una carezza lasciva, ma di quelle che forse, nel profondo, una ragazza desiderava davvero. E poi si trattava solo di una sensazione. La stava facendo entrare nel suo mondo e, al tempo stesso, lui stava entrando in lei. Aprì la porta senza elaborare oltre la sua domanda, facendo qualche passo all'interno per farle poi spazio e lasciare che fosse lei ad entrare per prima nel piccolo spazio. la stanza di Thresh non era molto più grande della sua, ma era organizzata meglio poiché costituita da un unica grande stanza, e una sola porta che dava sul bagno anch'esso discretamente grande. La stanza aveva le stesse caratteristiche di quella di Alice, ma era caratterizzata da una grande finestra dalla quale entrava molta luce. Le pareti erano decorate in maniera ordinata da spugne per rendere insonorizzato l'ambiente. Da un lato c'era un grosso letto ordinato circondato da valige e scatole piene di strumenti, dall'altro invece c'era una zona leggermente rialzata, come un piccolo palco, sulla quale erano posizionati diversi strumenti metallici molto strani, sembravano dei catalizzatori o qualcosa del genere, per una come Alice era impossibile identificarli ma poteva comprendere le decorazioni a dir poco artistiche: metallo nero, all'apparenza molto resistente, tutto decorato con teschi d'argento, sicuramente molto inquietanti ma d'altro canto vistosi e per certi versi pacchiani. Quasi nessuno di quei teschi ricordava con chiarezza una testa umana, ma sembravano appartenere piuttosto ad altre creature. Davanti a tutti quei strumenti incomprensibili però, puntato proprio verso il centro del "palco", ce n'era ultimo impossibile da confondere: un microfono che pendeva dal soffitto, di quelli che utilizzavano i presentatori d'altri tempi una volta saliti sul ring che avrebbe ospitato la battaglia tra due pugili professionisti.
    Forse hai pensato che la prima cosa ad avermi attirato di te fosse il tuo corpo... ma non è così. Ti ho sentita canticchiare come una bambina... hai una voce molto dolce ma anche... estremamente melodica. Non inizieremo da qualcosa di difficile o stressante, ma con qualcosa di molto semplice, spontaneo... che spero sarà in grado di far uscire fuori ciò che nasconde la tua anima... ovviamente non devi preoccuparti né vergognarti: la stanza è insonorizzata e se sbaglierai qualche nota prometto di non ridere né di prenderti in giro.
    Concluse, punzecchiandola mentre ridacchiava divertito e chiudeva la porta alle loro spalle.
     
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    Faust le rispondeva sempre in maniera sibillina, non sembrava mai confermare nè negare, e tanto bastava per raggirare l' ingenua Alice. Anche un commediante meno raffinato ci sarebbe riuscito, ma con la sua abilità l' insegnante si stava anche guadagnando la fiducia di quella ragazza solitamente schiva. Agli occhi di Alice appariva sempre più affascinante, intelligente e persino dotato di un lato tenero, sembrava decisamente compiaciuto quando parlava dei suoi "ragazzi", doveva essere uno che ci teneva parecchio ai suoi studenti. Questo la rassicurò molto su quanto fosse professionale e sposato col suo lavoro, anche se lasciava vagamente intendere che come tutti gli uomini, necessitava anche di altro. Per quanto potesse ritenerlo assurdo, sembrava persino interessato ad una come lei. Alice avrebbe deglutito rumorosamente, da un lato quell' interesse la rendeva confusa, dall' altro ne era decisamente lusingata, sinora aveva attirato l' attenzione solo di studentelli arrapati e di veri e propri bastardi, non pensava di poter fare colpo su un uomo di quel calibro. Voleva dire qualcosa, qualsiasi cosa per cercare di stemperare quell' istante di imbarazzo, ma ogni parola le sarebbe morta in gola quando Faust avrebbe infilato la chiave nella porta della sua stanza. Alice avrebbe improvvisamente avvertito una sensazione stranissima, come una carezza che la sfiorava nell' intimo, partendo dalle sue gambe per arrivarle sino al ventre, causandole un piccolo brivido. Cosa diamine era stato ? La sua confusione sarebbe aumentata, sembrava davvero che qualcosa l' avesse sfiorata, violandola contro la sua volontà eppure non causandole un dispiacere, anzi quel tocco l' avrebbe fatta fremere in senso buono. Qualche scherzo della sua mente ? Un associazione visiva tra la chiave che entra ed il suo alveo che veniva violato da Faust ? Perché stava pensando a certe cose ? Non stava viaggiando un po' troppo in fretta con le fantasie ?
    Avrebbe benedetto il fatto che Faust fosse un uomo galante e la lasciasse entrare per prima, almeno avrebbe potuto nascondere la sua espressione imbarazzatissima e cercare di ricomporsi, prima di apparire come una cagnetta in calore.
    La stanza dell' insegnante era più che sufficiente a distrarla, era molto simile alla sua ma con un arredamento decisamente "diverso". Alice si era aspettata qualcosa di simile ad un laboratorio, ma quello sembrava quasi uno studio di registrazione. Probabilmente si sbagliava, era troppo ignorante per poter metter becco sugli strumenti scientifici, ed infatti nella stanza c' erano un sacco di attrezzi strani, finemente decorati certo, ma di cui ignorava totalmente la funzione. Eppure quello che aveva davanti agli occhi sembrava proprio un palco con microfono, ma probabilmente stava fraintendendo anche quello.
    Inaspettatamente le parole di Faust avrebbero dato conferma a quelli che aveva considerato come pensieri stupidi. Lo shock fu talmente forte che avrebbe persino interrotto il suo scribacchiare sul Diario. Alice infatti, aveva estratto il libro una volta varcata la soglia, un gesto automatico che la sua Socia le aveva inculcato ogniqualvolta varcava un ambiente sconosciuto. "Devo sempre sapere dove sei e con chi sei" le aveva scritto, tantissime volte finché non lo imparasse a memoria e replicasse il gesto quasi senza pensare.

    Co-come ? Lei vuole che io canti ?
    La ragazza avrebbe chiuso il Diario in fretta e furia, riponendolo in una tasca della vestaglia, per poter sventolare entrambe le mani davanti a Faust in segno di evidente diniego. Il suo viso era contratto in una smorfia imbarazzatissima e rosso come un peperone. Chiaramente, quella richiesta improvvisa dell' uomo l' aveva messa in totale difficoltà, non era così che si era immaginata di aiutarlo.
    No no no no. Io non sono brava a cantare, non lo faccio mai in pubblico. P-prima ero convinta di essere da sola. E-e poi conosco solo canzoncine da bambini e filastrocche !
     
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    La parte difficile, quella che rappresentava una sfida, non era affascinarla con i suoi modi gentili, il suo fare sagace e il suo aspetto attraente, ciò che davvero rappresentava una sfida per Thresh era assicurarsi che Alice si sentisse a suo agio con lui, che abbandonasse ogni preconcetto, ogni timore, ogni traccia di sfiducia e che lo trattasse come un vecchio amico, o forse anche di più. Qualcuno con cui ci si poteva confidare, una persona degna di fiducia, abbastanza da non temerlo mai neanche nelle situazioni più strane. Per questo doveva metterla in una condizione non di difficoltà, ma estremamente a suo agio, così tanto da riuscire a fare breccia non solo nel suo cuore, ma anche nella sua anima. Il rifiuto non arrivò inatteso e il professore si concesse una leggera risatina divertita, un pò come se Alice si stesse comportando più come una bambina timida che non come una ragazza che si stava imponendo dei limiti.
    Beh, ma così è anche meglio...
    Disse, mentre si chiudeva la porta alle spalle e passava di fianco ad Alice, avvicinandosi alla sua attrezzatura. Senza fretta, tolse prima gli occhiali e poi anche la giacca, mettendosi più comodo, avvicinandosi agli strumenti che circondavano il microfono per assicurarsi che fosse tutto collegato a dovere.
    Le canzoni per bambini e le filastrocche non sono come elaborate canzoni che si preoccupano delle rime, della metrica o dei posti in classifica. Sono suoni che vengono dal cuore, e dalla mente in maniera spontanea, restano impressi perché si appellano alla parte più profonda di sé, quella che memorizza informazioni semplicemente perché hanno un buon suono, o perché fanno parte della propria essenza.
    Dopo aver regolato il microfono in modo che fosse all'altezza giusta, Thresh si voltò di nuovo verso di lei, sorridendole amichevole ma stavolta non con la proverbiale calma con cui l'aveva accompagnata fin lì: c'era una scintilla più viva nei suoi occhi, una curiosità infantile, quasi ingenua, ma spontanea. Sembrava molto più energico adesso e senza quell'aria elegante, mentre si tirava su le maniche per mettersi al lavoro, sembrava seriamente coinvolto da quell'esperimento, non perché doveva farlo per lavoro ma perché adorava portare avanti simili progetti, e finalmente aveva trovato qualcuno con cui condividere tale passione.
    Alice, io non sono un talent scout, non voglio farti recitare un pezzo che scalerà le classifiche... io voglio che canti per te. Quasi sempre, anzi sicuramente la maggior parte delle volte, cantare è per sé stessi, per mandare un messaggio alla propria anima, anche solo per dirle che va tutto bene, e che vale la pena godersi il momento. Non cantare come se dovessi compiacere un pubblico, anzi non cantare nemmeno per te: canta per te stessa, per il tuo cuore, come se volessi comunicare con cosa c'è dentro di te, e condividi con essa tutte le sue emozioni...
    Ovviamente Thresh stava parlando di Barghest, ma Alice non poteva sapere che lui la conosceva già così bene, nel profondo. Dal suo punto di vista sarebbe stato solo un accorato incoraggiamento per parlare alla sua anima, ma anche una tipa poco sveglia come lei avrebbe capito che il discorso del professore poteva darle un modo per ringraziare e alimentare la sua socia anche al di fuori di quel freddo taccuino che si portavano dietro per non rimanere mai indietro rispetto all'altra. A quel punto le fece un cenno per indicarle il piccolo palco davanti al microfono, invitandola a farsi avanti.
    Non farti pregare, sono bravo a farlo. Fallo per te stessa e nessun altro, io mi reputerò semplicemente un fortunato spettatore.
    Sapeva come essere romantico, ed era certo che quello fosse il modo più diretto per arrivare al suo cuore: metterla a nudo non fisicamente, ma spogliarla di tutte quelle imbarazzate difese e costringerla a mostrargli quella Alice più spontanea, quella che stava davvero cercando di sedurre. In quel modo, inoltre, le avrebbe insegnato anche una maniera per tenere a bada Barghest, così che quel mastino non sarebbe mai uscito in un momento sconveniente solo perché l'istinto le suggeriva che doveva tenere Alice al sicuro. Da un lato convinceva la dolce biondina a coccolare la sua socia, ma dall'altro inconsciamente le stava dando uno strumento per tenerla a bada. Ogni cosa a suo tempo, però, prima di tutto doveva toccare quelle corde intime ed infantili che l'avrebbero portata ad infatuarsi di quell'affascinante professore, le cui possenti braccia non la cingevano per impedirle di volare, ma la invitavano a spiccare il volo.
     
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    Alice avrebbe deglutito rumorosamente quando Faust si sarebbe chiuso la porta alle spalle, un gesto automatico di preoccupazione che l' insegnante si sarebbe subito preoccupato di disinnescare. Normalmente avrebbe pensato ad uno scherzo, ma i modi professionali di Faust erano davvero genuini e confermavano quanto seriamente stava prendendo la faccenda. Non sembrava preoccupato dalle sue scarse abilità canore nè dal suo repertorio limitato, sembrava davvero convinto di cavare qualcosa di buono da lei. Scientificamente certo. Alice non si era nemmeno resa conto di essere la cavia dell' esperimento, pensava di essere diventata un assistente del Professore e che quella fosse una specie di prova d' ingresso. La sua voce la stava quasi ipnotizzando, era facile convincersi della bontà delle sue parole, sembrava quasi conoscerla da sempre. Come la sua Socia. L' idea che le avrebbe fatto balenare nella mente non era male, avrebbe potuto dedicare una canzone alla sua compagna, magari quella del treno. A lei piacevano i treni, di sicuro sarebbero piaciuti anche a Barghest.
    Con qualche istante di esitazione, Alice sarebbe salita sul palco e si sarebbe posizionata davanti al microfono, letteralmente. Infatti dava le spalle a Faust e con le mani tirava e tormentava i lembi della vestaglia in chiaro segno di nervosismo. Quello era il massimo del coraggio che era riuscita a raccogliere, poteva cantare ma non guardare il suo pubblico.

    Vieni più vicino e guarda
    Guarda tra gli alberi
    Trova la ragazza
    Finché puoi
    Vieni più vicino e guarda
    Guarda nel buio
    Basta che segui i tuoi occhi
    Basta che segui i tuoi occhi

    Sento la sua voce
    che chiama il mio nome
    Il suono è profondo
    nell’oscurità
    Sento la sua voce
    e comincio a correre
    tra gli alberi
    tra gli alberi

    Negli alberi

    Improvvisamente mi fermo
    Ma so che è troppo tardi
    Mi sono perso nella foresta
    completamente solo
    La ragazza non è mai stata lì
    È sempre così
    Sto correndo verso il nulla
    Ancora e ancora, ancora e ancora



    La voce di Alice sarebbe fluita più adulta e decisa, eppure incredibilmente dolce ed intonata. La ragazza avrebbe concluso la performance totalmente imperlata di sudore, come se quell' esibizione le fosse costata una fatica tremenda. Quello non era il suo modo di cantare, il suo lessico, forse neanche la sua voce. Che le era successo ?
    S-scusi Signor Faust non so che mi è preso. N-nemmeno conosco le parole di questa canzone.
    Alice si sarebbe voltata verso di lui con aria stravolta ed occhi che luccicavano innocenza, quasi avesse fatto qualcosa di sbagliato.
     
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    Non le disse nulla sul modo in cui prese posto, non si aspettava di certo un approccio professionale, e tanto meno lo desiderava: quello che interessava a Thresh era l'anima di quella ragazza, e il modo in cui riusciva a toccare la parte più profonda del suo cuore. E poi, dandogli le spalle, Alice non si sarebbe domandata come mai il professore non indossava strumentazione utile, ma si limitava a sollevare entrambe le mani all'altezza del suo petto per poter richiamare la sinistra lanterna che da sempre accompagnava i suoi viaggi. Appena lo fece, il suo oscuro strumento di comunicazione iniziò immediatamente ad estendere la sua influenza: una sottilissima nebbia verde simile ad una lenta fiamma o un fumo colorato si riversò a terra, andando a coprire quasi tutta la stanza influenzando gli strumenti che circondavano Alice. Anche se assurdi, impossibili da comprendere ed inquietanti, davano l'idea di aver preso improvvisamente vita. A prima occhiata non era neanche uno show così spaventoso: mera coreografia con fumo scenico e luci della ribalta per Alice, che abbandonando quella natura frivola e ingenua intonò una melodia che rubò completamente tutta l'attenzione del non morto, lasciandolo sorpreso. Lo sguardo di Thresh appariva genuinamente sconvolto, ma non al punto da risultare preoccupato o stranito. Era come se qualcuno gli avesse dato una bella notizia, una notizia assolutamente inattesa. A differenza di Alice, il suo era lo sguardo di chi aveva riconosciuto quella canzone, e temeva che non l'avrebbe risentita molto preso. Non le mere parole, ma il modo in cui la cantò, con cui scelse l'intonazione delle parole, quali marcare, quali sfumare, quali facevano vibrare la sua anima e il suo cuore. Un risvolto davvero inatteso. Tanto che, quando Alice si voltò, ciò che vide non fu un oscuro sacerdote che invocava i poteri del suo sinistro oggetto occulto, ma piuttosto un fan che sollevava un accendino verso di lei, forse grosso come accendino, ma pur sempre all'apparenza qualcosa di assolutamente innocente e spontaneo. Solo dopo alcuni secondi di silenzio Thresh scosse il capo e le rispose, rendendosi conto che era rimasto imbambolato.
    No... no non scusarti, non ho questa faccia perché hai fatto qualcosa di sbagliato. Mi sono solo tornati in mente dei ricordi che pensavo di aver seppellito lontano... nel tempo.
    Detto questo si ricompose, e con un gesto delicato della mano sinistra sostò la lanterna via dal suo petto facendola levitare lentamente verso uno dei mobili vicini. L'influenza non svanì ma Alice non avrebbe sentito disagio, solo un legame più forte con i suoi sentimenti, come se la canzone servisse appunto alla lanterna per provare un'ancora emotiva e lasciare che così si aprisse al suo nuovo amico. Thresh non sapeva ricorrere solo alla paura e al piacere quando portava avanti i suoi progetti.
    Forse ti sorprenderà sapere che non è raro cantare una canzone che non conosci... anche solo mugugnando o improvvisando le parole. Perché è una melodia che ti viene da dentro, che associ a qualcosa di profondo. Non serve capire, basta che sia spontaneo. E tu sei molto spontanea Alice. Ti ringrazio, è stata una prova sublime.
    E conscio che quelle parole gentili avrebbero scacciato la sua incertezza, le sorrise e le fece addirittura un leggero inchino col capo come un gesto di puro ringraziamento. Nel frattempo, gli strumenti intorno a loro avevano assunto una strana lucentezza, come se fossero pronti ad animarsi da un momento all'altro. Dopo il leggero inchino, Thresh si portò le mani sulla camicia, iniziando a sbottonarla così da scoprire il suo petto. Aveva un corpo davvero muscoloso, scolpito e per quanto fosse pallido era facile associarlo ad una di quelle statue greche che dovevano rappresentare la perfezione del divino. A spezzare tale tela magistrale, però, c'erano grosse e vistose cicatrici che decoravano tutto il suo corpo, segni di danni incalcolabili e torture inimmaginabili subite nel tempo. Ciò che voleva mostrare il professore però non era né la sua mascolinità né la sua esperienza nel campo di battaglia, ma qualcosa di molto più profondo. In caso Alice non avesse compreso, le avrebbe afferrato delicatamente una mano per invitarla a toccargli il petto. Lo avrebbe sentito pulsare, molto lentamente, come se non fosse qualcosa di naturale ma di estremamente sentito.
    Io sono un non morto, il mio cuore di solito non batte. Hai acceso qualcosa in me Alice... vorrei comprenderlo meglio, assieme a te... se lo vorrai.
    Il suo tono di voce era diventato più profondo, lo sguardo la fissava seducente, come se volesse invitarla a sentire di più, ad esplorare il suo corpo. A sciogliersi con lui, perché se lo avevano già fatto con lo spirito, non restava che farlo nella carne.
     
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    L' espressione di Thresh era tutto un programma, contribuì a rendere Alice ancora più confusa. Era stupito ? Era arrabbiato ? Era contento ? Non riusciva a decifrare il suo volto, continuava a pensare di aver sbagliato qualcosa finché il professore non aprì bocca per chiarire. Il suo tono sembrava sinceramente sconvolto, ma non in senso negativo, sembrava quasi che la canzone di Alice avesse fatto riemergere qualcosa in lui, come se avesse ricordato qualcosa di assolutamente piacevole e nostalgico. Ciò non l' aiutava a capire da dove avesse tirato fuori quella melodia e quelle parole, era quasi certa che se ci avesse riprovato non si sarebbe ricordata neanche uno dei versi, anzi già le stavano sfuggendo dalla mente. Continuando ad ascoltarlo però, il professore stava riuscendo a rassicurarla, spiegandole che il fenomeno appena accaduto non era poi tanto raro, specialmente per una persona "spontanea" come lei. Non sapeva bene cosa intendesse con quell' aggettivo, ma le sembrava lo avesse detto in senso positivo. Probabilmente aveva ragione lui, non doveva pensarci troppo, anzi probabilmente quella reazione era stata indotta dall' esperimento del professore. Era forse un nuovo metodo di apprendimento ? Sarebbe stato perfetto per una lenta a capire come lei. Inoltre le sue parole di ringraziamento l' avrebbero mandata in brodo di giuggiole.
    G-grazie a lei professore ! Sono contenta di averla aiutata ! Oh non deve addirittura inchinarsi....KYAAAAAAAAAAAHH !
    Tutta la recente sicurezza di Alice, sarebbe esplosa in un urletto acuto ed imbarazzatissimo quando Thresh avrebbe iniziato a sbottonarsi la camicia. La ragazza non era immune al fascino del professore, lo riteneva un bell' uomo ed il suo fisico imponente non la faceva sentire a disagio, anzi stuzzicava le sue fantasie. Ma vederselo mostrare così all' improvviso l' avrebbe momentaneamente mandata nel panico più totale, facendole spontaneamente coprire gli occhi con le mani, cercando al contempo di nascondere il volto arrossato. Le dita erano più che aperte, permettendole comunque di sbirciare e non perdersi lo spettacolo di quel torso muscoloso e ben definito, ma al contempo sinuoso ed elegante. Era tonta ed impedita, ma mica scema. Tutta la sua attenzione era catalizzata dal corpo del professore, nemmeno si accorse che l' atmosfera della stanza era stata cambiata da quella specie di Lanterna, avrebbe potuto prendere fuoco per quanto le interessasse.
    Co-co-co-cosa fa ?! Si c-copra.
    Le sue proteste sarebbero state debolissime ed appena sussurrate, la sua resistenza sarebbe stata minima anche quando Thresh le avrebbe preso una mano, guidandola verso quel petto marmoreo. Sentirne la consistenza sotto le dita avrebbe acceso qualcosa dentro Alice, rendendo il suo respiro molto più rapido ed affannato, la cintura della sua vestaglia si faceva più lasca ad ogni fiato, minacciando di aprirsi all' improvviso da un momento all' altro. Ma non era su quello che si sarebbe concentrata la ragazza, bensì sulle sensazioni che le dava la sua mano, Thresh le avrebbe rivelato di essere un non morto, eppure il suo corpo non era freddo al tocco, anzi. Ed il cuore batteva, lentamente, debolmente, eppure batteva. Di contro, Thresh poteva percepire il battito incredibilmente accellerato di Alice, eppure la ragazza non si sottrasse al contatto, non cercò di sfuggirgli. Le sue dita percorrevano la pelle del professore, come seguendo il percorso delle cicatrici, non con disgusto e nemmeno pietà, sembrava piuttosto un sincero dispiacere.
    Poverino...ti ha fatto tanto male ?
    Sarebbe stata la sua spontanea domanda, mentre la curiosità prendeva momentaneamente il sopravvento sull' imbarazzo.
     
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    Alice non si tirò indietro, e lui si lasciò toccare, esplorare, senza remore e senza fretta, concentrandosi sulle dita della ragazza più che sui suoi occhi, come se volesse ripercorrere quei ricordi assieme a lei. Solo echi lontani di un passato oscuro, imperscrutabili, ma chiari come quei segni vistosi sul corpo.
    Sì... ma il dolore è un buon maestro, e un compagno di viaggio prezioso, quando impari a conoscerlo...
    Le rispose con un tono basso, tutt'altro che esitante ma non imperativo. Più che coinvolgerla stava cercando di farla avvicinare a piccoli passi, senza fretta. Quel battito non era naturale, aveva chiaramente qualcosa di strano, ma dopo quello che avevano sperimentato assieme non poteva essere visto come qualcosa di negativo. Era un pò come se Alice avesse rimesso in moto un vecchio meccanismo, uno di quegli orologi a cucù dall'aria inquietante ma dalla natura nostalgica che accendono il bisogno di averne ancora, di rivivere quei ricordi mezzi falsi e mezzi dimenticati che la propria anima assapora. Solo a quel punto alzò lo sguardo verso di lei, portando la propria mano su quella di Alice così che potessero unirsi sul suo petto, e fece un lentissimo passo avanti per abbassare la distanza tra i loro corpi. Per lei non doveva essere all'ordine del giorno trovare qualcuno abbastanza massiccio e slanciato da farle alzare lo sguardo al cielo, e forse per una volta si sarebbe sentita come una tenera fanciulla stretta tra le braccia di un uomo forte che voleva solo farla sentire al sicuro.
    Lo senti? Batte al ritmo della tua melodia, come se stesse rispondendo alla tua voce. Penso che dentro di te ci sia qualcosa di prezioso... di importante... non di quelli che cerca Caius per conquistare il mondo, o che creano artificialmente a Kurayami per dimostrare di essere i più forti. No... parlo di qualcosa di molto più importante, capace di toccare l'anima e non il corpo. Sono stato molto fortunato a trovarti Alice... la tua voce... credo di volerne ancora.
    Mentre parlava, la mano che teneva quella di Alice al suo petto premeva con forza così che non perdesse mai di vista il suo battito, mentre la mancina invece si avvicinava a lei, impaziente ma lento. le dita tremavano non per timore o incertezza, ma solo perché non voleva spaventarla o metterla a disagio. Ora che erano in contatto, però, l'influenza della lanterna era diventata semplicemente travolgente, era come se nel corpo di Alice avessero iniettato abbondanti dosi di afrodisiaco e lei non se ne fosse accorta. Thresh era un abile seduttore ma non si sarebbe fatto problemi a giocare sporco con lei. Voleva darle assuefazione, rendersi irresistibile, e quando sarebbero stati lontani lei avrebbe sentito la sua mancanza, in barba a qualsiasi cosa potesse pensare la sua socia. Il calore di quel corpo che avrebbe dovuto essere freddo entrò in contatto con lei, facendola sentire completamente presa dalla morsa del sensuale non morto, impaziente di abbracciarla. La mano che fino ad un momento prima la carezzava appena ora se ne stava sulla sua spalla, e più la spingeva verso di sé, più faceva scivolare verso il basso quel poco di vestaglia che aveva ancora addosso. Se fosse servito, la sua lanterna avrebbe perfino bruciato la cinta che ancora disperatamente lo teneva assieme, così che non ci fossero più ostacoli. Voleva un sussulto, un grido, ma anche solo un gemito sarebbe andato benissimo: appena Alice gli avrebbe fatto sentire di nuovo la sua voce, il non morto avrebbe alzato il volto al cielo mentre le palpebre si chiudevano altrettanto lentamente, come se una singola nota di quelle corde potesse mandarlo in estasi.
    Sì... è quello che voglio... è quello che ho così a lungo cercato... ed è dentro di te... lascia che lo assapori... insieme...
    Dopo aver pronunciato quelle enigmatiche parole, profonde come il sibilo gutturale di un mostro nascosto nella sua caverna, Thresh sarebbe tornato a fissarla, pronto a chiudere le distanze tra il oro volti per poterla finalmente baciare. Le fiamme della lanterna a quel punto sarebbero state intense come una pira incandescente, e se Alice non si fosse opposta avrebbe trovato l'apice del piacere su quelle labbra: un bacio rovente, passionale, colmo di desiderio, una danza di carne e saliva oscena ma talmente pura e sentita da risultare impossibile da condannare. Thresh era diventato impaziente ma come biasimarlo in quelle condizioni? Non vedeva l'ora di iniziare la sua personale missione, e farla a modo suo...
     
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    Alice non conosceva i poteri della Lanterna, per lei era come se l' aria si fosse saturata di incensi e profumi così intensi che quasi poteva sentirne il tocco sulla pelle, quasi sentirli sfiorarle l' intimo con invisibili dita, da dentro, come se avessero iniziato a penetrare e conquistare il suo corpo ognivolta che ne introduceva un po' con il semplice respiro. Gli strani battiti del cuore di Faust dettavano persino il ritmo ai suoi polmoni, al suo bisogno d' aria sempre più copioso nel vano tentativo di raffreddare il sangue bollente che le affluiva alla testa. Caldo come il corpo del non morto, la cui pelle marmorea si faceva sempre più accogliente al tocco delle sue dita, sentiva i muscoli guizzare sotto l' epidermide sottile, forti, reattivi ed incredibilmente virili, eppure allo stesso tempo dolci e tristi. Anche se era rossa come un peperone, incapace di pronunciare più di un balbettio incoerente e totalmente succube dei movimenti del professore, Alice provava un orgoglio inconscio per quello che stava accadendo in quegli istanti. Una Fae come lei, anche se in gran parte umana, traeva piacere dallo sbocciare della vita, e quasi sembrava che fosse lei a far rinascere e rifiorire il corpo del professore. Le sue lusinghe le trapassavano il cervello, sembravano quasi dirette più alla sua Socia che a lei come se Faust avesse colto quel che nascondeva dentro, ma non era affatto gelosa per questo ed anzi, ammirava l' intelligenza dell' insegnante per aver capito che ogni suo "dono" era solo luce riflessa dalla sua gemma interiore. Avrebbe quasi voluto far incontrare Barghest con il professore, ma non era in grado di cambiare a comando come la sua Socia, inoltre era lei a venire attualmente travolta da tutta quella passione, anche se il suo bersaglio era probabilmente un altro se ne sarebbe comunque goduta una piccola parte.
    Ah!!♥
    Arrivata al limite, Alice avrebbe emesso un breve ma dolcissimo gemito, la sua vestaglia sarebbe caduta a terra con naturalezza come se quello fosse il suo vero posto, non a coprire le grazie di Alice. Neanche si rese conto di essere stata lei a lasciarlo accadere, normalmente avrebbe avuto paura di un uomo così imponente, così vicino, eppure più ne respirava l' odore e più ne percepiva il calore, meno si sentiva in grado di poterne farne a meno, di trattenere i suoi istinti. Ormai era coperta solo dalla camicia e dall' intimo, ma era talmente sudata che tutto sarebbe diventato incredibilmente trasparente e poco protettivo, nulla avrebbe impedito a Faust di cogliere le sue forme, la sua voluttuà, la morbida abbondanza delle sue curve ed in contrasto la leggera durezza dei suoi capezzoli sempre più tesi, sensibili e visibili. Normalmente se ne sarebbe vergognata, avrebbe cercato di coprirlo, nasconderlo, non poteva trarre vanto dal dono frutto delle fatiche di qualcun' altro, eppure stavolta voleva comportarsi in maniera egoistica. Faust la voleva chiaramente baciare e lei glielo avrebbe lasciato fare.
    S-si anch'io lo voglio...
    E così le loro bocche sarebbero entrate in contatto, forse inizialmente un po' impacciato e timoroso da parte sua, ma pian piano le sue labbra avrebbero fatto strada ed accolto sempre più quelle del professore, invitandole con il suo sapore di miele.
     
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