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    L' auto di lusso scivolava elegantemente nel traffico mattutino, agile nonostante le dimensioni ragguardevoli. Amerika sedeva comodamente nei sedili posteriori, come se fosse un passeggero di riguardo. Fissava con aria annoiata aldilà dei vetri oscurati, sbirciando di tanto in tanto in avanti, cercando di capire se fossero vicini alla destinazione. Nonostante l' aria distratta, non era affatto stravaccata o eccessivamente rilassata : era seduta ben dritta, la schiena tesa e le gambe strette, le mani posate sul grembo ed un aria impeccabile. Portava un vestito grigio nero piuttosto elaborato, ricco di nastri e merletti, con una gonna che si allungava sin quasi le caviglie, piccole scarpe scure dotate di un tacco leggero e comodo, ed un cappellino elegante simile ad un basco, anch' esso delle tonalità della notte. Il contrasto con la sua pelle bianchissima, simile ad avorio, era consistente come quello di un negativo fotografico, gli occhi ed i capelli argento e platino completavano la sua aria eterea, quasi spettrale. Se il busto prominente, non si fosse delicatamente alzato e abbassato al ritmo del suo respiro, si sarebbe persino potuto dubitare che fosse viva. Al suo fianco, in totale contrasto con la sua figura delicata, vi era un grosso spadone dall' aria frastagliata e brutale, su cui di tanto in tanto faceva scorrere le dita, come a trarre conforto dalla sua semplice presenza. Se lei era la notte, l' arma sembrava forgiata nel rosso e nero del crepuscolo, squarciato da una nuvola di puro vuoto nel suo centro, simile ad un sorriso mefistofelico.
    Sei nervosa ?
    La domanda improvvisa del suo chauffeur, avrebbe interrotto la stasi silenziosa che regnava nel veicolo. Poteva sembrare un impudenza, ma quella che l' accompagnava e guidava il veicolo non era una semplice autista. Era sua Madre o per meglio dire, matrigna. Condividevano il pallore, sia della carne che dei capelli, ma la sua matrigna appariva decisamente più pratica e meno infiocchettata nell' aspetto. I lunghissimi capelli argentati erano raccolti in una coda, il lungo corpo affusolato era vestito in quel che sembrava un abbigliamento serio, lavorativo, tipico di una dirigente d' azienda. Giacca e gonna scura che arrivava al ginocchio, un paio di collant a molti carati ad avvolgerle le gambe, una camicia dal colletto bianco senza nemmeno un bottone slacciato, nonostante l' evidente pressione che esercitava sui seni, lasciando intravedere appena il rilievo del reggipetto, scarpe con il tacco lungo e sottile.
    Non particolarmente. Curiosa piuttosto. Questa scuola può davvero farmi avvicinare...a lui ?
    Nella voce di Amerika si poteva percepire un briciolo di emozione ed aspettativa, anche se ben celata dal tono basso e calmo della voce, simile ad un sussurro.
    Chissà... avrebbe risposto sua madre, cogliendo l' ansia nascosta nella figliastra. Non devi essere frettolosa, ma muoverti con pazienza e determinazione. Le leggende su Akira si sprecano, ma raramente mi sbaglio. Concluse, rivolgendole un sorriso attraverso lo specchietto retrovisore. Amerika avrebbe replicato con un cenno di assenso, forse un po' troppo freddo per un rapporto madre-figlia. Ma quella era la loro realtà, non condividevano nè parentela, nè amore, solo una convergenza di interessi.
    Nel frattempo era arrivata a destinazione, la Justice Gakuen. Con un rapido saluto, si sarebbe congedata dalla sua matrigna per avviarsi verso la sua nuova casa, l' Istituzione che si era ripromessa di forgiare i nuovi eroi. Non che le interessassero particolarmente i nobili ideali, ciò che contava realmente per lei, era il potere che si trovava in cima a quella montagna da scalare. Non fu particolarmente impressionata dalla struttura imponente, dopo ciò che aveva visto nella sua breve vita poche cose riuscivano a sorprenderla. Senza guardarsi troppo attorno, si sarebbe limitata ad andare verso quello che sembrava l' edificio principale, confortata dalla presenza della Sua Spada, stretta nella mano destra. Quello era un luogo in cui si forgiavano combattenti, nessuno avrebbe avuto da ridire su una goth che girava per il campus con uno spadone enorme. Inoltre era decisamente presto, le lezioni non erano iniziate e la maggior parte degli studenti non era ancora arrivata, si potevano intravedere solo sparuti gruppi di inservienti e professori sparsi quà e là. Anche l' atrio d' ingresso era ancora avvolto dal silenzio del primo mattino, il suono dei suoi passi risuonava con un eco.

    Ehi, avete visto quella là ?
    Che carina ! Sembra nuova. Ho già voglia di spezzarla.
    Figa quella spada. Me la prendo io.
    Anche se Amerika ne era all' oscuro, aveva già attirato l' attenzione di una piccola gang. Si trattava di 3 studentesse, piuttosto procaci e succinte nel vestiario. Abbronzate e truccate con eccesso, sembravano delle ganguro o comunque delle comuni delinquenti. Senza farsi vedere, avrebbero iniziato a seguire la ragazza con intenti tutt' altro che pacifici. Ciò che Amerika non sapeva, ma che avrebbe presto imparato, era che quella scuola non era affatto come un qualsiasi istituto con delle rigide regole comportamentali. La prevaricazione non solo era tollerata, era incentivata e l' avrebbe scoperto a sue spese. Aveva ancora un po' di tempo prima del suo colloquio introduttivo, sentiva la gola secca ed il bisogno di rinfrescarsi, ma non riuscì ad individuare nessun bagno, solo una piccola fontanella da corridoio in stile college americano. Era attivata da una fotocellula, per cui non doveva azionare nulla, solo chinarsi in avanti per poter bere, occupando le mani per reggere la spada e scostarsi i capelli dal volto in modo che non si bagnassero.
    Ehi ciao !
    Sentì il saluto alle sue spalle mentre si abbassava, ma prima che potesse voltarsi, si sarebbe sentita afferrare per il collo e spingere la testa verso il basso, verso il blocco verticale della fontana.
    Coff,blurp,coff!
    La sua faccia si sarebbe immediatamente schiacciata contro di esso, l' acqua corrente che le entrava nelle narici e nella bocca, soffocandola e privandola della necessaria forza di reazione. Era stata colta di sopresa ed assalita, dopo neanche un minuto aver messo piede li dentro. Forte.
    Noi siamo il comitato di benvenuto. Erano più di uno, voci femminili, risate cristalline. La seconda la teneva per le spalle, impedendole di rizzarsi, mentre la terza aveva iniziato a frugarle sotto la gonna, palpeggiandola tra le gambe sino a raggiungere il pizzo della biancheria intima, costituita da calze semitrasparenti alte sino alle cosce, rette da una guepiere elaborata con cinghie e sormontata da un perizoma, il tutto tinto di un violetto piuttosto scuro. Afferrate le mutandine, l'assalitrice avrebbe iniziato a tirarle verso l' alto, eseguendo un perfetto sparticulo da bulletta, facendo affondare il tessuto sottile nelle sue carni. "Wedgie", così chiamavano su internet quella pratica solitamente riservata ai maschi. Probabilmente per loro risultava umiliante e dolorosa, ma per lei fu uno stimolo inaspettato che l' avrebbe istantaneamente fatta bagnare, avrebbe persino emesso un mugolio di piacere, non avesse avuto la gola piena d' acqua.
    Aiutatemi a tenerla ferma, intanto che faccio il video.
    Cosa sei, europea ? Non lo sai come funziona quì ? Beh te lo spiego, comandiamo noi. E questa bella spada me la prendo io.
    Amerika poteva accettare la sottomissione. Poteva accettare la loro autorità e prepotenza. Poteva accettare l' umiliazione. Ma ciò che non avrebbe mai tollerato, era che qualcuno toccasse la sua spada in una parte diversa del filo della lama. Quando si accorse del tentativo di sottrarle l' arma, avrebbe reagito come una fiera in gabbia, tendendo il suo corpo per rizzarsi con tutte le sue forze. Il rubinetto della fontana avrebbe ceduto, rompendosi ed innaffiando d' acqua tutti i presenti, le sue aguzzine sarebbero state respinte indietro dalla potenza inaspettata di quell' essere diafano. Una di esse, si sarebbe ritrovata la divisa impigliata tra i bottoni ed i merletti di Amerika, e quando fu respita indietro, si sarebbe strappata completamente, lasciandola seminuda, mentre le altre si sarebbero ritrovate bagnate e trasparenti. Tutte tranne Amerika ovviamente, che aveva solo il trucco rovinato dall' immersione improvvisa e tossiva acqua cercando di riprendere fiato. La sua rabbia sembrava essere scemata con la stessa velocità con cui era montata, istantaneamente.
    Ma che cazzo fai ?!
    Salve comitato di benvenuto...coff...coff...Io mi chiamo Amerika Folkenfanel. Devo avvisarvi che porto molta, moltissima sfortuna.
     
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    Anche se aveva scontato la sua pena nell'edificio di detenzione, Rengoku era ancora obbligato a portare avanti dei lavoretti "socialmente utili" per poter ristabilire la sua posizione scolastica: proprio come le attività extra conferivano crediti utili per i voti, i giorni in detenzione li abbassavano e li trasformavano in debiti, che era meglio non tenere nella somma del bilancio alla fine dell'anno. In realtà però, obbligare gli studenti a indossare vestiti da giardiniere anche durante le ore di lezione non era che l'ennesimo, ottimo modo per attirare gli scherni e i dispetti dei rivali più accaniti. Nulla di nuovo, in realtà, alla Justice Gakuen, e per certi versi anche stimolante. Ciò che non sopportava Rengoku però, era quanto fossero pesanti e poco traspiranti quegli abiti. Praticamente un tutone a pezzo unico che con una lampo chiudeva il corpo dal pube fino al collo, gli arti completamente coperti, stivali e guanti da giardino, tutto condito da un color giallo vomito reso ancora più fastidioso dalle macchie di verde e l'odore di insetticida addosso. Di norma anche solo con un pò di caldo, per via della sua pelle, Rengoku sudava molto più del necessario, ma con quella sauna portatile addosso diventava davvero insopportabile. L'unica consolazione era un cerchietto viola che gli teneva i capelli tirati all'indietro, ma quando la fronte si era oramai completamente imperlata di sudore non poteva fare altro che cercare una delle poche fontanelle distribuite per la scuola a caccia di sollievo nella speranza di dissetarsi. Anche le fontane erano contate così da stimolare la rivalità, quindi una risorsa molto più che preziosa.
    Si può sapere che cazzo state combinando?
    Nonostante il tono che gli uscì mentre interrogava quel gruppetto di ragazze fu maledettamente atono e quasi calmo, nei suoi occhi socchiusi si intravedeva chiaramente una rabbia e un disappunto palpabili. Si era fermato proprio davanti allo scenario appena consumato, con l'acqua della fontanella che schizzava in ogni dove e gli arrivava ai stivali sporchi di erba tagliata. Sulla spalla, come un moderno spadaccino, teneva un paio di grosse cesoie macchiate di verde e dal modo in cui la mano destra ne stringeva una delle due impugnature sembrava pronto ad iniziare uno di quei film slasher di serie B con protagonisti personaggi pittoreschi e poco ispirati. Non un ringhio, non un suono di troppo, solo uno sguardo scavato e irritato, unito ad un istinto omicida che si poteva tagliare col coltello. La fama di Rengoku si era allargata parecchio negli ultimi tempi e tutti sapevano che quel ragazzo era un assassino a sangue freddo, il fatto di essere zuppe e davanti ad un simile personaggio armato di grosse cesoie sarebbe bastato a mettere tutte in fuga. Tutte tranne una, probabilmente, verso la quale si sarebbe rivolto l'ultimo sguardo del giovane.
    Se ti sposti la aggiusto.
     
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    La presentazione di Amerika, non avrebbe particolarmente impressionato o calmato la gang, anzi si sarebbero decisamente più incazzate di prima. Una l' aveva praticamente spogliata, le altre bagnate come pulcini, non erano circostanze solitamente popolari per fare nuove amicizie.
    Ma guarda te questa stronza...Quanti secondi hai ripreso ?
    Solo 3. Non bastano nemmeno per qualificarci, altro che vincere il primo premio !
    Allora dobbiamo invertarci qualcos' altro. Dai, bloccate questa emo del...
    Le ragazze sembravano nervose oltre che arrabbiate, come se ci fosse un motivo più profondo per il loro comportamento. O forse semplicemente, l' avevano presa sul personale. Amerika percepiva una minaccia quasi palpabile, incredibilmente violenta ed omicida. Ciononostante, la sua espressione tranquilla non sarebbe mutata di una virgola. Probabilmente perché, quell'aura minacciosa non proveniva dal trio.
    CITAZIONE
    Si può sapere che cazzo state combinando?

    Un altra figura sarebbe apparsa, voce calma, modi burberi, senza divisa ma in abiti da lavoro. Solo un ragazzo all' apparenza, sporco e sudato dai suoi compiti. Le pupille di Amerika si sarebbero leggermente dilatate alla sua vista, illuminandosi di un bagliore di interesse che non aveva riservato alla stereotipata gang. Non tanto per la sua imponenza, piuttosto per il suo volto, segnato da strane cicatrici che non lo deturpavano ai suoi occhi, piuttosto raccontavano una storia di esperienze al limite estremamente interessanti. Amerika lo trovava adorabile. Quell' aura imponente sembrava provenire da lui, ed anche le altre presenti se ne sarebbero accorte.
    Merda ! E' quel malato di Rengoku !
    Andiamocene. Tanto ti becchiamo di nuovo, stupida stramboide !
    Come dei cattivi di serie b, le ragazze sarebbero state rapide sia ad apparire che a scomparire, sparendo in una rapida corsa verso direzioni diverse. Il timore verso quel ragazzo sembrava superiore a qualsiasi motivazione le avesse spinte ad attaccarla. Amerika avrebbe approfittato di quella tregua per estrarre un fazzoletto, usandolo per asciugarsi la faccia e ripulirla dal trucco colato. Non capiva il motivo di tanto disgusto, in quella scuola sembrava non esserci rispetto per nuove leve e lavoranti.
    Le chiedo scusa signor inserviente. Dopo essersi nuovamente resa presentabile, Amerika avrebbe tenuto lo spadone con entrambe le mani sulla guardia, dritto davanti a se con la punta appoggiata sul terreno, nel mentre avrebbe abbassato e rialzato la testa in segno di rispetto per il suo lavoro. Nella sua mente, chi era senza divisa non era uno studente, ed il vestiario di Rengoku le dava altri suggerimenti, probabilmente era un tuttofare o un bidello, scocciato per i danni causati e che ora doveva riparare.
    Mi sposto subito. Sa, il giallo è un colore che attira l' attenzione ed esprime cautela, ma alcune sua tonalità trasmettono accoglienza e calore. L'ho letto su internet.
    Quella strana enunciazione di fatti curiosi, ma di scarsa importanza, era il massimo delle capacità conversative che poteva esprimere Amerika, almeno con uno sconosciuto. Sperò di non apparire troppo cringe ai suoi occhi. Nel mentre avrebbe iniziato ad allontanarsi dalla fontana zampillante, senza però accorgersi che la banda elastica delle sue mutandine si era allentata, a causa della tensione precedente, e le stesse sarebbero calate all' altezza delle caviglie mentre camminava. Questo impedimento, unito al pavimento bagnato, l' avrebbero inevitabilmente portata a scivolare in avanti e cadere lunga distesa come un sacco di patate. La mano destra non avrebbe fatto nulla per proteggerla, continuando a stringere la spada. Con la sinistra invece, si sarebbe istintivamente afferrata al primo appiglio disponibile. Sfortuna volle, che si trattò della zip del ragazzo, totalmente inadatta per arrestare la caduta, poichè si sarebbe semplicemente aperta, spaccando in due parti la tuta di Rengoku. Amerika avrebbe picchiato la faccia al pavimento, finendo leggermente stordita dalla botta che avrebbe causato un vistoso livido violaceo sulla sua fronte.
    Ouch ! No, non si preoccupi, ci sono abituata.
    Non sembrava particolarmente turbata dalla brutta figura o dal dolore, come se per lei fosse qualcosa di assolutamente normale e quotidiano. Senza ulteriori lamentele si sarebbe subito alzata sulle ginocchia, ritrovandosi praticamente a 4 zampe con la faccia direttamente rivolta verso il pube di Rengoku.
    Il rosa è un colore che esprime sentimenti gentili, soavi e profondi...ma anche grossi, decisamente grossi...
     
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    La paura nei suoi confronti era una buona arma da sfruttare in situazioni come queste: Rengoku non ci andava matto, anzi non apprezzava di certo che il suo aspetto e la sua fama lo tenessero così alla larga dagli altri, ma se non altro funzionava se si trattava di scacciare come mosche fastidiose i personaggi più molesti, quindi non si sarebbe lamentato. Non disse nulla, rimanendo a fissare quel gruppetto a caccia di guai mentre svaniva nei corridoi della scuola, tornando solo in un secondo momento sulla nuova arrivata intenta a darsi una ripulita.
    Non sono un'inserviente, sono ai lavori socialmente utili.
    Disse lapidario, senza provare a difendersi troppo, semplicemente mise le cose in chiaro sbuffando rumorosamente, non è che fosse molto motivato da quel genere di attività. Non aggiunse altro per il momento, lasciando alla ragazza le sue considerazioni un pò troppo... generiche, forse non era granché nell'approcciarsi agli altri ma Rengoku probabilmente non era la persona giusta per poter esprimere un simile giudizio, quindi si limitò a fissarla con quello sguardo spento e poco entusiasta, aspettando che si scansasse da lì. Immerso nei pensieri su come sistemare la fontana, Rengoku si rese conto solamente troppo tardi che le mutandine di quella ragazza si stavano trasformando comicamente in una trappola per le sue gambe. Quando sgranò gli occhi realizzando cosa stava per succedere era già troppo tardi e non riuscì ad avvertirla per tempo. Pensò che forse lasciando perdere quella spada sarebbe riuscita ad attutire la caduta ma non fu assolutamente quello che successe: pur di non lasciare l'arma, la nuova arrivata si appigliò maldestramente alla tuta di Rengoku finendo per cadere rovinosamente con la faccia a terra. Dato che era un pezzo unico, e col caldo che faceva Rengoku ebbe la saggia idea di non indossare niente sotto, la presa di Amerika finì praticamente per spogliarlo, strappando la parte finale del tutone così da impedirgli di tornare su con la cerniera, bloccandolo e condannandolo ad andare in giro con il petto, il ventre e soprattutto i genitali all'aria. Di solito non sarebbe andato particolarmente fiero di mettere in mostra quei genitali decisamente grotteschi e dall'aspetto spaventoso, ma lo sguardo di Rengoku era perso da altre considerazioni. Non c'era spazio per l'imbarazzo provocato dal fatto che c'era una ragazza in ginocchio davanti al suo membro e ai suoi testicoli, no: lo sguardo di Rengoku era fisso sulla sua spada, immerso in pensieri decisamente poco prioritari. Non l'aveva lasciata andare neanche di fronte ad uno scivolone conclamato... perché? Lui non aveva mai visto un rapporto tanto morboso tra una persona e la sua spada, aveva sentito di armi diaboliche e patti oscuri ma non ne era mai stato testimone, questo bastò ad attirare la sua attenzione. Quindi Amerika non si ritrovò davanti un paio di sfere rosa accompagnata da una delicata proboscide, né un ammasso di vene e marmo che aveva perso il controllo al più delicato tocco della ghotic lolita, ma se cercava qualcosa di unico il membro di Rengoku aveva subito il suo stesso sventurato destino in passato, quindi anche se placido appariva massiccio e quasi rigonfio, un pò come se ci fossero più strati di pelle sopra ad esso. Quando realizzò il tutto però, Rengoku si portò le mani all'altezza della cerniera realizzando solo a quel punto che non sarebbe tornata su, iniziando a sudare freddo all'idea che qualcuno potesse vederli in quella situazione. Non voleva tornare in detenzione prima ancora di aver scontato la sua pena. Così pensò in fretta e con la scusa di aiutarla a rialzarsi, allungò una mano verso quella di Amerika, stando ben attento a non puntare a quella armata di spada, così da tirarla a sé e mettersela sostanzialmente addosso, come una copertura. Sembravano fossero abbracciati, e se non fosse stato per la gonna della ragazza le loro parti intime sarebbero state a direttissimo contatto.
    Potresti aver subito un danno cerebrale... meglio che ti porti in infermeria... andiamo vieni con me.
    In assenza di resistenza, il ragazzo avrebbe cercato di trascinarla con sé verso un luogo più appartato dove potersi dare una sistemata senza dare nell'occhio, scordandosi che lì vicino c'era ancora una fontana rotta che li avrebbe fatti scivolare via per una lunga serie di scale, facendoli finire dentro un vecchio magazzino isolato dove probabilmente sarebbero tornati uno sopra all'altro in posizioni ancora più imbarazzanti. Stavolta però, la differenza sarebbe stata che l'intimità di Rengoku non sarebbe rimasta placida, ma turgida a causa di quel contatto diretto inatteso.
     
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    Amerika non considerava quella botta così forte da costituire un pericolo per la sua salute, tuttavia presentarsi alla dirigenza della scuola con un grosso bernoccolo violaceo, non sarebbe stato un buon biglietto da visita. Avrebbe accettato di buon grado un po' di assistenza medica, per cui si sarebbe fatta aiutare dal ragazzo sia a rialzarsi, sia a farsi curare. Rengoku l' avevano chiamato quelle ragazze, probabilmente la sua prima impressione era sbagliata, si trattava effettivamente di uno studente suo coetaneo, anche se era difficile stabilirne con precisione l' età.
    Mi spiace per la tua tuta, è colpa della mia sfortuna. Te ne ricomprerò una uguale, anzi ancora più macchiata di verde e intrisa di veleno.
    Amerika sembrava più preoccupata dei danni materiali, che di quelli emotivi. Non aveva provato alcun imbarazzo nel vederlo nudo, anzi constatando che il suo aspetto particolare non si limitava alla faccia. Le sue non sembravano semplici ferite rattoppate malissimo, piuttosto un qualche genere di rituale diabolico, qualcosa di cui era decisamente più esperta rispetto alla cromoterapia.
    Lo trovava interessante e persino attraente, quindi avrebbe preso senza problemi la sua mano, badando bene però a tenere una certa distanza tra lui e la sua spada. Le sue gambe erano ancora malferme, per cui si sarebbe praticamente appoggiata a lui senza provare remore o disgusto, sentendo chiaramente i rilievi della pelle a tratti liscia, a tratti ruvida, oltre la strana sensazione che davano quelle che sembravano graffette. Le loro intimità erano separate solo dal sottile strato di stoffa della gonna, avrebbe voluto ritirarsi su le mutandine, ma al momento aveva entrambe le mani occupate.

    Grazie. Non volevo distrarti dal tuo lavoro, nè causare guai. Sono appena arrivataaaaaaaaaaaaaaaah !
    Il secondo scivolone riuscì a coglierla di sorpresa, portandola ad abbracciarsi istintivamente al ragazzo. Fu molto più rocambolesco del primo, dato che rotolarono giù dalle scale sino a finire in una stanzetta oscura e polverosa. Fortunatamente, il corpo duro dello studente l' avrebbe protetta dalla maggior parte degli urti, l' unico danno che avrebbe subito era una sensazione di leggero capogiro. Riaprendo gli occhi si rese conto che si trovavano in una posizione persino più imbarazzante di prima. Lei era distesa con la schiena a terra, le braccia e le gambe spalancate che la lasciavano completamente indifesa, mentre Rengoku le era letteralmente finito sopra. Aveva definitivamente perso le mutandine nella caduta, forse il ragazzo non se ne era accorto, ma comunque sembrava aver reagito a quel contatto corporeo, e le sue parti basse stavano lì a dimostrarlo. Sentiva chiaramente il turgore di quello strano pene premerle sul pube, nella caduta era finito avvolto nella sua gonna, sollevandola sino a scoprire i reggicalze violetti della sua guepiere, e lasciando solo pochi millimetri a malapena sufficenti a coprire la sua intimità.
    Anche i loro volti si trovavano a distanza di bacio, le labbra che praticamente si sfioravano ed erano a distanza di un tocco di lingua.

    Ehm...ti chiami Rengoku, vero ? Io sono Amerika e lui è mio marit...ehm il mio compagno di avventure, Alastor. Piacere.
    Con un cenno del volto avrebbe indicato il suo spadone, ancora ben stretto nella mano destra della ragazza. Un grosso occhio cremisi si era aperto tra l' impugnatura e la lama, che fissava Rengoku con quella che sembrava un espressione indispettita e carica di gelosia.
     
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    Non era tanto la posizione a infastidirlo, anzi era piuttosto comoda, ad essere sinceri: certo se avesse dovuto rimanere lì a non fare niente si sarebbe stancato, quella sembrava una posizione buona per un movimento limitato, ripetitivo e di forza crescente, ma nell'immediato futuro Rengoku non aveva in mente niente del genere, anzi la sua volontà di non tornare in detenzione lo spingeva al lato opposto di una scala che lo vedeva come molestatore di ragazze nuove. Come colpo di grazia alla sua forza di volontà maschile arrivò lo sguardo di quella spada che... era viva, oltre ogni ragionevole dubbio. A scuoterlo non fu quella realizzazione, dopotutto non era certamente la prima spada magica che vedeva in vita sua, più che altro lo lasciava perplesso la naturalezza con cui Amerika ne parlava, un pò come se fosse la cosa più naturale del mondo andarsene in giro col proprio promesso sposo sotto forma di spadone rituale.
    Piacere mio...
    Commentò a voce bassa, sospirando e chiudendo gli occhi mentre le mani iniziavano a spingere per rimettersi in piedi, conscio che il pavimento lo avrebbe aiutato a rialzarsi e... oh? Perché il pavimento era morbido? No, in effetti le sue mani non erano a terra, piuttosto si trovavano all'interno di quel mosaico di merletti e nastrini eleganti che decoravano il petto della ragazza e fungevano da scarsissima protezione per i suoi seni, visto che nella caduta si erano inzuppati ed erano diventati molto meno consistenti. Rengoku smise subito di fare forza e nella fretta di mollare la presa, cosa che avvenne a malincuore, crollò di fianco a lei, evitando di darle un'altra testata ma coprendola col suo corpo, entrando in netto contatto con la ragazza. Il petto del giovane era allenato, scolpito e definito, e data la tensione della situazione risultava ancora più rigido del necessario. Perché quell'incauta conoscenza si era trasformata in uno scenario così comico?
    Sarò sincero con te, Amerika...
    Cercava di restare serio ma la sua voce era flessa da una nota di demoralizzazione, piccola ma evidente.
    Sono un tantino in difficoltà perché ho un debole per te a quanto vedo, ma ho sinceramente paura che la tua spada mi decapiterà appena proverò ad alzarmi. Quindi se decidessi di rotolare a terra potresti alzarti tu?
    Non che fosse un grande miglioramento per lui in caso Alastor avesse deciso di tagliargli la testa, ma forse Amerika poteva intercedere per lui in quel caso. Se si fosse dimostrata d'accordo, Rengoku si sarebbe limitato a cingerle i fianchi con le mani, aiutandola a cambiare completamente posizione, ribaltando i loro ruoli nella speranza che la situazione non peggiorasse ulteriormente.
     
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    Mmmmmhhhh♥
    Forse non se ne era subito reso conto, ma Rengoku stava allegramente premendo e stringendo tra le mani i seni di Amerika. Anni di sesso demoniaco l' avevano resa oltremodo sensibile, per cui il rilievo dei capezzoli che si indurivano sarebbe stato più che chiaro attraverso il tessuto zuppo del suo vestito, insinuandosi tra le dita spalancate del ragazzo. L' occhio della spada avrebbe iniziato a saettare qua e là nervosamente, e la lama stessa avrebbe iniziato a vibrare leggermente, come se stesse fremendo di rabbia.
    Oh non ti preoccupare. Alastor non uccide quasi mai al primo colpo, preferisce affettare i suoi nemici un pezzo alla volta, lentamente.
    Il tono stranamente calmo e rassicurante di Amerika, era in deciso contrasto con le parole che uscivano dalla sua bocca.
    Dopotutto era...E' un demone. Adora tormentare la gente senza motivo o con la minima scusa. Nulla di troppo importante, gli piace fare il possessivo, ma il nostro è un rapporto più che aperto a nuove esperienze. Dopotutto, sappiamo entrambi che saremo comunque fedeli l' uno all' altra persino oltre la morte. Toccami pure, si limiterà a fingersi offeso e geloso.
    Ah giusto, mi stai già toccando.

    Rengoku le si era completamente accasciato addosso dopo aver realizzato quello che si trovava tra le mani. A differenza sua, non sembrava troppo esperto in quel genere di esperienze, appariva timoroso ed impacciato e forse anche un po' impaurito. Per aiutarlo a rilassarsi, Amerika avrebbbe assecondato le sue richieste ed i suoi movimenti, lasciandosi cingere per i fianchi in modo che il ragazzo potesse ribaltare la loro posizione. La ragazza non era ancora abbastanza ferma sulle sue gambe da potersi reggere in piedi, per cui si sarebbe semplicemente ritrovata a sedere sopra il ragazzo disteso, il bacino premuto contro i suoi adominali ed i soffici peli pubici, vagamente umidi, che solleticavano la sua pelle. Da quella posizione non lo poteva vedere, ma il pene eretto del ragazzo sollevava la sua gonna sul retro, scoprendole il sedere nudo e sfiorando il solco tra le natiche. Le speranze di Rengoku stavano finendo giù per lo scarico come l' acqua della fontana. Quel che non sapeva, era che il peggio era a malapena iniziato.
    Mi fa piacere che provi qualcosa per me. Prima di arrivare quì mi sono parecchio informata su internet ed ho letto la chat degli studenti. Nelle pagine dalla 4700 alla 4730 è piuttosto popolare il furry porno gay, quindi credevo fosse questa l' inclinazione dei membri della Gakuen. Mi sbagliavo. Forse.
    Mentre Amerika cercava di rendersi interessante con gli argomenti più sbagliati, un movimento sulla porta dello stanzino avrebbe attirato l' attenzione di entrambi.
    Beccati ! 15 secondi pieni !
    Si trattava di una delle bullette precedenti, non si era data del tutto per vinta ed aveva solo finto di fuggire, nascondendosi per poterli seguire e filmare il tutto. Sembravano avere un ossessione morbosa per i video, al punto di rischiare le ire di Rengoku. Non era del tutto matta comunque, poiché come raggiunse il suo obbiettivo, si sarebbe nuovamente data alla fuga, per davvero questa volta. Amerika non avrebbe fatto nulla per impedirlo, limitandosi ad osservarla con sguardo neutro, rimanendo placidamente seduta sopra Rengoku, impedendo passivamente anche a lui di inseguirla. Dopo pochi secondi, il suo cellulare avrebbe emesso il suono di una notifica ricevuta, che avrebbe aperto e guardato con noncuranza.
    "Il mostro Rengoku sottomette la nuova studentessa straniera." Oh, ha già pubblicato il video online. Che tristezza, sembra il titolo di una romcom di serie c. Finirà fuori classifica con roba del genere.
    L' attenzione e lo sguardo di Amerika si sarebbero tornati a rivolgere verso il ragazzo, come se nulla di particolarmente importante fosse accaduto.
    Piuttosto, posso chiederti come mai eri ai lavori forzati, Rengoku ?
     
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    Prevedibilmente per chi era esperto, e quindi con un risultato che Rengoku non poteva immaginarsi, il cambio di posizione non aiutò affatto anzi se possibile peggiorò la situazione dato che le grazie di Amerika erano sempre di più al vento, mentre il suo membro le sfiorava la pelle candida da così vicino che sembrava quasi potesse affilarsi in quella situazione. Non tanto quanto la gelosa spada della ragazza, che nonostante le parole di riguardo di America non sembrava affatto intenzionata a farla passare liscia al povero Rengoku, il che bastava per metterlo in soggezione. Se non altro aveva smesso di palpeggiarla, che era un bene non solo per la levatura morale di Rengoku stesso ma anche perché i versi della ragazza in risposta ai suoi stimoli lo mettevano sinceramente in difficoltà.
    Furry porno gay suona un tantino offensivo...
    Avrebbe voluto argomentare, spiegare magari che non era così esperto da avere gusti tanto raffinati né si era interessato troppo a quell'argomento riguardo la scuola quindi lo coglieva del tutto impreparato, ma prima che potesse cimentarsi in giri di parole inusuali per lui, qualcosa interruppe l'intrigante conversazione rigettandoli nella crudele realtà della scuola. Una delle ragazze di prima li aveva filmati ma lo sguardo di Amerika non fu l'unico a risultare indifferente: Anche Rengoku la guardò con un sopracciglio sollevato come se volesse chiederle se davvero voleva andare fino in fondo, e quando suonò il telefono della ragazza sopra di lui capì che i problemi quel giorno rischiavano soltanto di aumentare. Sbuffò crollando col capo a terra, ascoltando i commenti di Amerika pensando alle scritte che avrebbe trovato nella sua camera dopo quell'evento. Non che gli importasse troppo, anzi forse sarebbe stato più divertente, era noioso trovare sempre le stesse monotone scritte.
    Ho ucciso una persona che se lo meritava, e credo lo farò ancora se ne avrò l'occasione.
    Non lo disse a cuor leggero, quel tono scocciato derivava dalla situazione, non dal motivo per cui era finito in detenzione. Anzi, dopo aver ciondolato un pò con gli occhi in giro per la stanza, si soffermò su Amerika che per qualche ragione non aveva sfruttato la posizione per potersi rialzare, forse lo trovava comodo? Per lui non era affatto così, e se non fosse stato per il calore che emanava la sua intimità a contatto con la pelle spessa del ragazzo, di sicuro Rengoku avrebbe avuto da ridire. Ma l'odore di quella carne e la sua morbidezza davano davvero assuefazione e più stava in quella posizione, più l'immagine di persone strappate in due dalla sua ira si trasformavano in ben altre cose strappate in due da... non diventare volgare adesso.
    Potresti spostarti un pò? Respiro male...
    Avrebbe dovuto usare il verbo "alzarti", così da non lasciare spazio a fraintendimenti, perché usando semplicemente "spostati" Amerika avrebbe potuto capire che doveva farsi semplicemente un pò indietro, e se questo fosse successo la verga del ragazzo sarebbe sparita tra le sue natiche, portando un discreto rossore sulle sue gote martoriate e un turgore più intenso sulla sua virilità visibilmente in difficoltà.
     
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    La confessione di Rengoku, sembrò accendere una scintilla di curiosità nell' espressione neutra di Amerika. E così quel ragazzo era un assassino, e non aveva alcun problema ad ammetterlo. Che non provasse rimorsi non la sorprendeva più di tanto, ma ciò che la incuriosiva era se avesse provato piacere a farlo. Probabilmente era per quello che veniva chiamato "mostro". Ad Amerika non balenò neppure lontanamente l' idea che fosse in spregio al suo aspetto fisico, aveva visto cose ben più orripilanti. Senza cambiare posizione, aveva assunto un aria vagamente pensierosa, socchiudendo gli occhi e portandosi un dito alle labbra mentre rifletteva sulle parole del ragazzo, un gesto molto più sensuale e meno innocente di quel che credeva.
    Quindi...la Gakuen punisce chi uccide, anche se per una giusta causa ? Ti ringrazio per questa informazione, dovrò tenerla a mente. Oh scusami, ti sto schiacciando la pancia, mi sposto subito.
    Com' era prevedibile, Amerika avrebbe preso alla lettera la richiesta e si sarebbe semplicemente spostata un po' indietro, strusciando sul suo bacino senza abbandonare la posizione seduta sopra di lui. Effettivamente, trovava il corpo di Rengoku piuttosto comodo e la sua pelle spessa piacevole al tatto, forse solo un po' pungente nei punti in cui era cucito dalle graffette. Ma quello non era l' unico stimolo che stava provando. Facendosi indietro, avrebbe chiaramente avvertito il pene eretto del ragazzo, teso e duro come un tronco d' albero. La verga si era parzialmente insinuata nello spacco tra le sue natiche a forma di pesca, divaricandole leggermente e trasmettendole una sensazione di calore crescente. Nel frattempo, l' espressione di Amerika si sarebbe fatta improvvisamente seria.
    Sentì un po', ora che stiamo entrando in confidenza puoi dirmelo. Hai parlato di punire chi se lo merita. Per caso vuoi diventare Akira per poter esercitare la tua Giustizia ?
    Amerika era nuova di quella città, non aveva conoscenze dirette, per lei tutto ciò che riguardava Akira assumeva i contorni della leggenda. Per quello, voleva capire cosa spingesse dei ragazzi così giovani a lottare e competere tra loro, e poter colmare il vuoto e la posizione che aveva lasciato vacante.
    Secondariamente, stai bussando al mio ingresso posteriore perché sono una donna sposata ? Molto educato da parte tua.
    Nel tono di Amerika non c' era la minima traccia di sarcasmo, solo uno strano modo di interpretare con ordine le priorità. Alastor invece sembrava avere ben chiari in mente i propri obbiettivi. Lo spadone aveva iniziato ad emettere spasmi e contrazioni muscolari, apparentemente involontari. Ma Rengoku poteva intuire come non fosse affatto così, e che l' arma aveva una gran voglia di saltargli alla gola.
     
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    Avrebbe voluto spiegarle che la Gakuen non funzionava esattamente come diceva lei, ma prima di ogni altra cosa nemmeno lui sapeva esattamente come funzionava, e secondo come c'era da aspettarselo Amerika fraintese completamente ciò che Rengoku le aveva chiesto, mozzandogli il fiato mentre strusciava le sue grazie sul suo corpo allenato e atterrito, schiacciando quelle morbide natiche contro la sua verga e strappandogli un sospiro che dovette necessariamente nascondere con un movimento del braccio destro vicino alla bocca. Dissimulò bene, perfino i suoi occhi non sembravano colpiti, ma chiunque avrebbe potuto notare come aveva smesso di respirare e aveva cercato di distogliere lo sguardo dalla gothic lolita per evitare ulteriore imbarazzo. Quindi rimase in silenzio in un primo momento, distraendosi grazie alla spada che sembrava volerlo uccidere lì sul posto nella speranza di non lasciarsi sfuggire qualche contrazione dei muscoli pelvici, osando forse un pò troppo visto il loro incontro frugale, in quanto quella verga non accennava a volersi tranquillizzare e anzi, stando adesso a diretto contatto con le grazie della ragazza era praticamente pronto ad iniziare, tanto che qualche sottile gocciolina trasparente stava scivolando dalla punta del giovane ricoprendogli parte della sua lunghezza con del succo dall'odore intenso. Era pur sempre un novellino, inutile nasconderlo. Tornò su di lei solo nell'ascoltare le domande di Amerika: riguardavano lui e se non altro lo aiutarono a concentrarsi. La prima in particolare lo pungeva nel profondo ed era pronto a dire la sua, ma ancora una volta fu costretto ad esitare quando la ragazza gli fece notare quanto insolito fosse l'approccio che stavano adattando. Era pronto a rispondere anche lì per giustificarsi ma un pensiero gli attraversò la mente all'improvviso, confondendolo e costringendolo a piegare la testa di lato.
    ...sposata?
    Commentò, molto meno atono del solito, era chiaro che per lui fosse una cosa davvero incredibile. No, forse aveva semplicemente interpretato male? Dopotutto non sembrava giapponese, magari la sua cultura prevedeva riti e terminologie diverse rispetto a quelle a cui lui era abituato? O più semplicemente la sua cultura erotica basata sui furry porno gay le avevano insegnato che il sesso anale non era considerato tradimento. Forse quella era l'opzione più sensata. Rengoku chiuse gli occhi e nella speranza di non pensare a dove si stava letteralmente infilando il suo affare, allargò le braccia, sbuffando e incrociando di nuovo lo sguardo con lei appena riprese a parlare. Stavolta non era più distaccato, anzi il discorso era decisamente più sentito. C'era emozione e grinta nella sua voglia di combattere.
    Sono sicuro che a questo mondo ci sono fiori delicati che vanno protetti e rispettati, che profumano e non hanno nessuno scopo se non aiutare gli altri a rischio di consumare la loro esistenza... ma ci sono anche erbacce che farebbero di tutto pur di non marcire, anche trascinare all'inferno tutto il giardino se necessario. E io quelle erbacce voglio strapparle via a mani nude. Per farlo ho bisogno di potere e autorità, e diventare Akira è il metodo più semplice e diretto per farlo. Quindi sì: fare giustizia è il mio motivo per diventare Akira.
    Un pò anticlimax forse, ma in quell'istante la sua verga si concesse una pulsazione vigorosa, vittoriosa addirittura, un modo che il suo corpo trovò per dimostrare che non c'era traccia di esitazione, né di menzogna nelle sue parole. Non lo aveva detto con lo scopo di impressionarla, ma perché le pensava veramente. C'era qualcosa nel suo sguardo, una fiamma vendicativa intensa che ardeva molto più della vergogna che poteva coinvolgerlo al momento.
     
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    Amerika avrebbe inclinato leggermente la testa di lato, lanciando al ragazzo uno sguardo obliquo ed interrogativo, come se stesse cercando di capire se stesse dicendo realmente la verità. Non stava considerando l' imbarazzo, il fatto che sfuggisse ad un contatto diretto di sguardi poteva significare che non avesse vuotato del tutto il sacco, forse era troppo presto per essere considerata degna di piena fiducia. Non aveva tutti i torti, dopotutto si erano appena conosciuti, eppure il suo corpo non sembrava farsi problemi a prendere confidenza col suo sedere. Doveva essere lei a fare il primo passo.
    Si. Alastor era...è mio marito.
    Annunciò, come se fosse la cosa più normale del mondo. Rengoku non poteva sapere che in passato, la spada era stata un demone a tutti gli effetti, un essere diabolico che l' aveva sverginata, torturata, seviziata in ogni modo immaginabile, ed infine amata, rendendola di fatto la donna che aveva di fronte adesso. Non sentiva il bisogno di nasconderlo, ed era troppo noioso mentire per farlo. Non avrebbe dato altre spiegazioni, se non di fronte a domande precise, per cui tornò rapidamente a concentrarsi su Rengoku e le sue motivazioni.
    Sai, somigli alla mia matrigna, anche lei aveva ideali simili ai tuoi. In parte li condivido, ma li trovo utopici. Per esperienza personale, non ho mai visto fiori mantenersi puri e profumati per sempre. Alla fine tutti diventano erbacce, chi prima, chi dopo. Io stessa, potrei diventare un fiore maligno da estirpare. Certo, se dovesse succedere, preferirei che a farlo fosse un ragazzo carino come te, Senpai.
    In quella fiera di doppi sensi, ad Amerika non sarebbe sfuggita la sensazione sempre più calda ed umida trasmessa dalla verga del ragazzo, le faceva piacere, per qualche secondo la sua inazione le aveva fatto dubitare che fosse di suo gusto. Rengoku avrebbe gradito un assaggio di quel fiore, prima che perdesse il suo profumo ?
    Se vuoi entrare, a me sta bene. Ma così ti verrà un po' troppo difficile, c'è bisogno di un piccolo aiuto.
    A conferma delle sue parole, Amerika si sarebbe distaccata dal bacino del ragazzo, lasciandolo finalmente libero di respirare normalmente, ma non si sarebbe allontanata troppo, semplicemente si sarebbe seduta sui talloni mentre la gonna lunga del vestito calava sino alla pancia di Rengoku, occultando quello che stava succedendo li sotto. Con la mano libera, avrebbe afferrato il pene eretto del ragazzo, stringendolo tra le dita come se stesse tirando il collo ad una gallina, iniziando a muoverla dal basso verso l' alto, approfittando della lubrificazione naturale per cercare di smuovere quegli spessi strati di pelle e scoprire quel che c' era al di sotto. In contemporanea, avrebbe indirizzato l' asta verso il piccolo pertugio del suo ano, sfiorandolo con la cappella gonfia in modo da stimolarlo, ed iniziare a lubrificarsi lei stessa.
    Con un po' di lozione sarebbe meglio, ma dovrebbe bastare il mio peso per farti entrare. Oh, ma così sembrerebbe che sia io a violentarti...è una cosa che fa guadagnare crediti, Senpai ?
    Alastor stava letteralmente fumando di rabbia, ma non c' era nulla che potesse fare per impedire alla sua perversa sposa di divertirsi un po'.
     
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    Rengoku non era decisamente un tipo che si faceva gli affari degli altri ma forse qualche domanda in più sul fatto che quella ragazza era stata sposata con una spada o un demone dentro di essa meritava un minimo di approfondimento. D'altro canto però, la sua esperienza d'infanzia non poteva di certo considerarsi meno strana e non gli piaceva raccontare fatti del genere alla gente, quindi prese la posizione che nessuno dei due avrebbe scavato oltre nel passato dell'altro, e sarebbe andato bene così. Gli disse che il suo pensiero non le dispiaceva ma che forse era un tantino ingenuo. Rengoku non pensava fosse sbagliata quella risposta, anzi ci aveva pensato molte, molte volte, e quelle parole lo fecero tornare a quei pensieri immediatamente, anche per questo non le rispose subito. Sapeva che molto probabilmente nel tentativo di ripulire il male dal mondo, lui si sarebbe sporcato della stessa lordura. SI sentiva sporco già in quel momento, quanto poteva peggiorare col tempo? No, era ovvio che la sua non fosse la soluzione migliore, e probabilmente inarrivabile. Ma valeva la pena provarci, anche perché non c'era altro modo dal suo punto di vista per poter ottenere un risultato, quindi avrebbe combattuto fino alla fine e... cazzo stava per essere stuprato. Non si rese conto immediatamente cosa stesse facendo Amerika, ma quando la vide piegata su di lui, con la verga tra le mani che lo masturbava e lo portava verso il suo piccolo buchino posteriore, il ragazzo smise di respirare. La sua verga s'inturgidì e prese a pulsare così forte tra le dita di Amerika che probabilmente nessuna scusa sarebbe valsa qualcosa in un singolo contesto. E anche lui, effettivamente, non aveva la minima volontà di sottrarsi a lei. Dire che non l'aveva desiderata sarebbe una menzogna e per quanto fosse inesperto, Rengoku non era di certo stupido né immune al fascino di una ragazza, specie una che si era avvicinata così tanto a lui. Tuttavia, non avrebbe accettato di essere semplicemente vittima degli eventi. Mentre la ragazza lo lubrificava, masturbandolo come se sapesse perfettamente cosa stava facendo, lui allungò la mano verso il volto di Amerika, afferrandola per il mento e le guance. Una presa non troppo forte, ma possessiva, tanto delicata quanto decisa, in modo che non distogliesse lo sguardo da lui e si avvicinasse il più possibile a quel ragazzo.
    Se ti trasformerai in un fiore maligno sarò io stesso a strapparti, lo prometto. Tu promettimi che farai lo stesso con me.
    Detto questo, tenendola ferma con la mano, avrebbe cercato di avvicinarla al proprio volto, mentre col bacino invece avrebbe spinto verso l'alto. Non sapeva cosa stava facendo, era la prima volta per lui, ma tra quelle parole e il desiderio che si era acceso, non si stava più preoccupando di pensare lucidamente, e faceva e diceva esattamente ciò che l'istinto gli suggeriva di fare. Avrebbe cercato di penetrarla senza distogliere lo sguardo da lei, e mentre lo faceva la bocca si sarebbe aperta quel tanto che bastava per gemere silenziosamente di piacere, e cercare il primo bacio da scambiare con una ragazza.
     
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    "Oh senpai, finalmente !" avrebbe pensato Amerika. Il sesso con gli sconosciuti non rientrava nei suoi piani per la giornata, ma era ineducato non assaggiare un piatto quando te lo servono davanti. Lasciò che Rengoku la prendesse per il volto, attraendola a sè, lasciando che la natura facesse il suo corso naturale. Mentre il ragazzo si protendeva in avanti, Amerika si sarebbe lasciata cadere su di lui, percependo chiaramente la cappella vincere la resistenza del suo buchino e farsi strada a forza, sempre più dentro, sempre più a fondo dentro quel pertugio strettissimo. Lasciò la gravità fare il resto, in maniera forse un po' troppo dolorosa per una persona normale, ma lei era più che allenata per quello, l' intera asta del ragazzo sarebbe scomparsa dentro di lei come per magia.
    Mmmmmmm♥
    L' affondo sarebbe riuscito a farle finalmente perdere quell' impassibile espressione da poker, gli occhi le si sarebbero leggermente ribaltati verso l' alto, mentre dalle labbra le sarebbe sfuggito un gridolino di piacere. Anche il suo viso sarebbe divenuto più colorato, non era morta come sembrava, era più che viva e la sua carne sempre più bollente stava lì a dimostrare che nelle vene le scorreva sangue e non ghiaccio.
    Va bene Senpai. Ci copriremo le spalle l' uno con l' altra. E' una promessa. Ma adesso...
    Rengoku sembrava scoprire un mondo nuovo, strano per un ragazzo della sua età, ma non era affatto un problema, doveva solo guidarlo. Avrebbe iniziato a muovere il bacino, molto lentamente, in modo che il ragazzo avesse iniziato ad assecondarla e seguirla in maniera naturale, poi sempre un pochino più veloce man mano che i suoi muscoli si rilassavano. Piccole fitte involontarie avrebbero iniziato a stimolarle il corpo, i capezzoli le pizzicavano ed iniziavano ad inturgidirsi, diventando più evidenti attraverso il tessuto sottile del suo reggiseno e della sua camicetta. Anche il suo fiore avrebbe iniziato a reagire ed aprirsi, le piccole labbra si stavano spalancando, lasciando colare qualche goccia lattiginosa tra le sue gambe sin in mezzo alle natiche, dove venivano raccolte dall' asta di Rengoku ed usate come lubrificante per inziare a scorrere ancora meglio dentro di lei.
    ...puoi essere anche più rude, se vuoi. A me piace.
    Le era piaciuto quando il ragazzo l' aveva afferrata per il mento e tirata a se, ma poteva fare di meglio. La sua bocca semispalancata era un occasione da non perdere, ed immediatamente Amerika vi avrebbe piantato le labbra sopra, facendogli sentire quanto erano morbide e carnose. Non era certo il genere di bacio che si dava alla mamma, era molto più umido e perverso ed Amerika lo sapeva fare decisamente bene, succhiandogli leggermente le labbra in cerca della lingua, per invitarla con i movimenti a saltar fuori ed insinuarsi nella sua bocca.
    Avrebbe voluto afferrare il ragazzo per le spalle, in modo da avere una migliore presa ed invitarlo a spingerglielo dentro con più violenza, ma non sarebbe stato affatto prudente avvicinare troppo Alastor alla sua gola, quindi avrebbe lasciato che fossero gli istinti del ragazzo a dettare il ritmo.
     
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    Non si aspettò niente del genere, e mentre la sua carne spariva dentro quello stretto pertugio perse ogni goccia di sicurezza, lasciando spazio a un'espressione sorpresa e una bocca semiaperta, boccheggiante. Iniziò a respirare profondamente, forse nel vano tentativo di riprendere aria, ma ogni volta che le sue vene si riempivano anche solo di un grammo d'ossigeno finiva inevitabilmente con il muovere spasmodicamente quella verga dentro di lei. Come faceva a non sentire dolore? Rengoku si sentiva come se qualcosa lo stesse stritolando, lo strangolamento più bello della sua vita, ma era come bloccato in una morsa che gli spezzava il fiato. E le i invece di annaspare come lui, con quell'espressione a metà tra l'ebete e l'eccitato, sembrava perfettamente a suo agio, come se non aspettasse altro. A differenza sua, che pareva addirittura spaventato dalla novità, Amerika sembrava invece rinata: quello sguardo osceno e l'espressione vogliosa riuscirono ad accendere ancora di più l'eccitazione di Rengoku che prese a pulsare come un pazzo dentro quella strettissima carne. La sua mazza non era esperta ma spessa, e allargava la corolla di carne in cui si era intrufolata con una certa violenza, come se rispondesse all'istinto del potere del ragazzo che giaceva tacitamente dentro di lui: strappa con tutta la forza che hai in corpo. E di quello si trattava, no? Istinto. Non aveva mai neanche lontanamente pensato a fare sesso con qualcuno, men che meno durante quel servizio di lavori utili, figurarsi con la moglie di un demone perverso... aveva semplicemente risposto all'istinto e ora... ora ne voleva ancora. Per questo nonostante stesse boccheggiando, incerto e confuso, nei suoi occhi non si leggeva né indecisione, né paura. Solo voglia. Riusciva a stento a sentire quello che diceva la ragazza sopra di lui, si era perso in quell'espressione perversa e nei leggeri movimenti perversi del suo bacino. Ne voleva ancora e spontaneamente sollevò le mani, indeciso su come avvicinarsi a lei. Si rese conto che i capezzoli stavano rivendicando libertà, e che più si muoveva, più la carne di Amerika si scioglieva su di lui, lubrificando la sua asta rendendo le penetrazioni sempre più intense e profonde. Se voleva godere di più, doveva togliere gli ostacoli, e farla godere a sua volta. Non era il tipo da ammettere che non sapeva cosa fare, ma per sua fortuna Amerika sapeva come prendere l'iniziativa, strappandogli quello che era a tutti gli effetti il primo bacio lascivo che si concedeva con una ragazza. Di nuovo, non fu affatto abile né pronto, aspettò moltissimo prima di farsi avanti ma quando lo fece, fu come se la sua bocca non fosse mai stata veramente aperta fino a quel momento. Incrociò la lingua di America e la risucchiò verso di sé, assaporò le sue labbra e le chiuse intorno alle proprie, un bacio incerto ma che divenne gradualmente sempre più affamato, sempre più caldo. Mentre la baciava, i respiri si facevano più lenti e profondi, si regolarizzavano e li assaporava meglio, e lentamente le mani prendevano coraggio. Prima le afferrò i fianchi per accompagnarla nei movimenti, poi però prese l'iniziativa e con la stessa determinazione con cui l'aveva avvicinata a sé la prima volta, allungò le dita e concentrò energia tra gli spazi della sua carne. Una fiamma nera quasi fredda si accese su di esse, come se fosse animata da tante piccole creature che bruciavano al suo interno. America avrebbe sentito chiaramente il suo potere sfiorarla ma senza toccarla veramente, permettendogli però di dividere in due il suo vestito e strapparlo con una facilità disarmante, lasciandola praticamente nuda sopra di lui. E quando l'opera fu completa Rengoku non si accontentò, allungò le mani e le afferrò i seni, stringendoli con un vigore che non pensava di poter osare sul corpo di una persona alla quale non voleva fare del male. Eppure li strinse, forte, quasi come se volesse strapparli e avvicinarli a sé, una presa possessiva, avida, che lo aiutò a muoversi meglio col bacino. La verga si gonfiò di colpo e quello che fino ad un attimo prima era un movimento facile per Amerika divenne molto più complesso, perché quel mostruoso cazzo era decisamente più difficile da lubrificare del normale data la sua foggia, ma ad allargarsi invece non ci metteva quasi niente, e più il ragazzo si eccitava, più sembrava davvero sul punto di poterle strappare in due quel culo meraviglioso che lo aveva portato alla follia.
     
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    Dopo le titubanze iniziali, Rengoku non se la stava cavando affatto male per uno alle prime armi, doveva solo lasciare che i suoi ormoni prendessero il comando, i suoi istinti lo facessero agire, ed il corpo di Amerika lo guidasse verso le vie del piacere. Forse temeva ancora un pochino di farle male, avrebbe voluto rassicurarlo, dirgli che ne aveva già preso di più grossi, ma con ogni probabilità avrebbe completamente ucciso la sua libido ed ogni traccia di autostima faticosamente guadagnata. Era molto meglio starsene zitta e lasciare che la sua lingua agisse in altri modi, intrecciandosi a quella del ragazzo come un serpentario che emetteva rumori osceni. Era come se con quel bacio le stesse trasmettendo dei feromoni,facendogli scoprire i desideri e le perversioni represse e nascoste dentro il suo animo, facendole finalmente emergere. Non ebbe bisogno di guidare le sue mani, sapevano da sole dove dovevano andare e cosa dovevano fare.
    Fu sorpresa solamente quando percepì una strana energia provenire da quelle mani, era una sensazione strana, come se qualcosa di oscuro e carico di odio la stesse sfiorando, ma non ne fu spaventata. Dopotutto quella scuola era particolare, doveva dare per scontato che tutti i suoi studenti possedessero qualche genere di abilità, ma quello che la sorprese maggiormente era la sensazione familiare che le dava quell' energia, come se il ragazzo non si trovasse troppo distante dal suo mondo. Le piaceva quella sensazione, le piaceva sentirsi spogliata, un po' meno che nel farlo le avesse rovinato un vestito a cui teneva, ma probabilmente quello era il contrappasso della sua sfortuna per avergli rovinato la tuta, quindi decise di far buon viso a cattivo gioco.
    Il suo vestito si sarebbe aperto come un sipario, rivelando lo spettacolo del suo corpo bianchissimo che pareva levigato nel marmo, spruzzato di colore solo dalla guepiere che le avvolgeva il bacino e dal reggiseno, anch' esso diviso a metà dal potere del ragazzo e che ora penzolava abbandonato a se stesso dalle sue spalle, rivelando completamente il seno candido dai capezzoli rosa. Le mani di Rengoku si stavano facendo sempre più avide, si sarebbero strette sulle sue tette come se potessero svanire da un momento all' altro, perdute per sempre. Quel tocco si sarebbe ripercosso su tutto il suo corpo, come una scarica elettrica che l' attraversava da capo a piedi, facendolo rabbrividire di piacere e tendere ogni suo muscolo, rendendo il suo pertugio, se possibile, ancora più stretto attorno alla verga del ragazzo, dandogli quasi la sensazione che sarebbe stato impossibile tirarlo fuori una volta che avesse osato varcarne la soglia.
    La mano libera si sarebbe posta sopra quella del ragazzo, guidandone le dita verso la punta del capezzolo e facendogliela stringere, torcere, tormentando la sua stessa carne. Amerika non era affatto una ragazza come le altre, sembrava esser stata partorita dagli angoli più sordidi dei siti perversi che amava frequentare, come una fantasia malata. Più il ragazzo la pompava con forza, più provava piacere, più sentiva la sua verga ingrossarsi e pulsare, più la sua carne si sarebbe contratta in risposta, come gli echi in una caverna.

    Anf...mi piace il tuo sapore Senpai.
    Le loro bocche si sarebbero distaccate per qualche secondo, permettendo ad entrambi di riprendere fiato, ma non si sarebbe allontanata troppo, teneva la fronte appoggiata a quella del ragazzo, i grandi occhi grigi piantati nei suoi, le labbra e le lingue che si sfioravano ad ogni fiato.
    Vuoi che ti insegni una cosa nuova ?
    Senza aspettare un assenso, il bacino di Amerika avrebbe eseguito un movimento leggermente diverso da prima, una leggera rotazione attorno all' asta di Rengoku, abbastanza forte da rimescolarle le viscere e farle emettere un gridolino di piacere. Per il ragazzo sarebbe stata una sensazione nuova, pazzesca, come se il suo antro gli stesse carezzando e torcendo la verga da ogni direzione. Amerika avrebbe ripetuto quel movimento diverse volte, in maniera sempre più ampia, sempre più forte, sino ad eseguire una rotazione completa attorno a quel perno senza estrarlo neanche per un secondo, rimanendo su di lui ma stavolta dandogli le spalle, in modo che la potesse letteralmente prendere da dietro. Eseguire quella mossa con una spada in mano, forse sarebbe sembrato un po' omicida, sembrava quasi il volteggio che eseguiva uno spadaccino nel tentativo di decapitare il suo avversario, ma stavolta il buon Alastor sarebbe rimasto deluso dai risultati, rimanendo stretto nella presa di Amerika con la punta rivolta verso il pavimento. Da quella posizione, Rengoku poteva avere ancora facile accesso ai seni della ragazza, scoprire il suo collo per invitare a baciarlo o morderlo, ma soprattutto, insegnargli che quello che aveva tra le gambe non era un semplice martelletto con cui fare avanti ed indietro, poteva muoverglielo dentro, spingerlo in più direzioni ed abusare in ogni modo di quel corpo fragile solo all' apparenza.
     
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