Una nuova vita

Giulio, un giovane universitario, si trova a condividere l'appartamento con una ragazza molto particolare

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    Capitolo 7

    “Meglio quella bianca”

    Insistette Alessia mentre sorseggiava la cioccolata calda preparata da Giulio. I due amici, nelle settimane successive, avevano continuato a vedersi sempre più spesso. Ogni scusa era buona per passare anche solo cinque minuti insieme. Erano seduti nella cucina dell’appartamento di Silvia, chiacchierando del più e del meno e gustando una golosa cioccolata calda.

    “Nah, è troppo dolce. Dopo un sorso ti stanca subito, meglio al latte.”

    Controbatté Giulio bevendo un sorso dalla tazza che stringeva tra le mani. Osservava le smorfie della sua amica, ne gustava i lineamenti gentili e apprezzava particolarmente il modo in cui raccoglieva i suoi capelli dietro le orecchie. Si sentiva a suo agio con lei e sperava che quella sensazione fosse contraccambiata. Erano diventati buoni amici, forse troppo per sperare in qualcosa di diverso. Faticava a vederla solo come un’amica, desiderava qualcosa di più da quel legame, la desiderava in un altro modo. Non voleva solo il suo corpo, un banale ed effimero piacere orgasmico, voleva condividere l’estasi del piacere più profondo. Un piacere carnale, psicologico, quasi spirituale: sentirsi legata a lei.

    Purtroppo, però, quei desideri rimaneva, come sempre, solo delle fantasie che si esaurivano la notte all’interno di un fazzolettino premuto sul suo membro. Una goccia di cioccolata si era posata sul labbro di Alessia, Giulio la fissò senza dirle nulla. Immaginava di leccarla via e far scivolare la lingua nella bocca della ragazza.

    “Il cioccolato non è mai troppo dolce! Anche adesso vorrei qualcosa di più dolce.”

    Riaffermò la ragazza, convinta del proprio punto di vista culinario.

    “Come te”

    Alessia rimase con le labbra socchiuse, stupita e immobile per la risposta di Giulio. Il ragazzo si rese conto di quanto aveva appena detto solo dopo averla vista arrossire vistosamente e distogliere lo sguardo. Uno dei suoi pensieri era sfuggito al suo controllo e si era fatto strada fino al mondo reale.

    “V-voglio dire, come il the… sì, il the è più d-dolce!”

    Imbarazzato, Giulio si prodigò, per quanto gli era possibile, di rimediare alla sua goffaggine verbale. Alessia, ancora stordita dalle parole del suo amico, continuava a sorseggiare la sua cioccolata. Le sue guance rosee si riempivano della calda bevanda, in attesa di un argomento che potesse eliminare la tensione creatasi. Entrambi continuarono, nel silenzio del pomeriggio, a bere dalle rispettive tazze, evitando che il proprio sguardo incrociasse quello dell’altro commensale. Alessia non era abituata a ricevere complimenti, Giulio non era abituato a farne. Quell’impasse venne superata solo con il coraggio, o ardore, della ragazza che, superando la sua corazza, decise di mostrare la sua debolezza Giulio.

    “Anche tu sei dolce…”

    Questa volta, le parole sibilarono dalle labbra di Alessia. Il suo sguardo era nascosto da alcune ciocche di capelli che le erano scivolate sulla fronte, che fungevano da scudo dal possibile giudizio del ragazzo. Il cuore di Giulio batteva all’impazzata, si diede un pizzicotto su un braccio per convincersi di non essere in un sogno. Non sapendo come valutare quelle parole, come un semplice apprezzamento in amicizia o la prima mossa verso il suo cuore, rimase in silenzio. A scandire il passare dei secondi vi era solo l’orologio appeso al muro, che con il suo inesorabile ticchettio rompeva il silenzio nel quale era sprofondata la coppia imbarazzata. La cioccolata nelle tazze di ambedue iniziava a raffreddarsi, a ribollire era rimasta solo la pelle dei loro corpi.

    Sul volto di Alessia iniziarono a comparire le prime lacrime, le sue guance erano rigate da una pioggia di tristezza. Ben presto alle lacrime fecero seguito un sommesso singhiozzare.

    “Scusami, scusami, scusami…”

    Ripeteva a bassa voce la ragazza sull’orlo, ormai, di una crisi di pianto. Giulio non ebbe il tempo necessario comprendere quanto si stava dipanando davanti ai suoi occhi, la ragazza si alzò di scatto e si lanciò verso la porta di ingresso continuando nella sua cantilena di scuse. Non poteva, non voleva, lasciarla andare via in quel modo. Con un balzo, Giulio seguì i movimenti della sua amica fino all’uscio. Le prese le spalle e la girò verso di sé. Alessia lo guardò dal basso, i suoi occhi erano stracolmi di lacrime e parole taciute. Il trucco colava copioso sui suoi zigomi dolcemente pronunciati, i capelli arruffati le coprivano parte del volto in maniera disordinata.

    Il singhiozzare di Alessia si calmò solo quando le labbra di Giulio si posarono sulle sue. Il sapore salato delle lacrime si mischiava a quello delle sue labbra. Giulio aveva scommesso su stesso, sul suo futuro e aveva raggiunto il suo obbiettivo. Il bacio, dapprima leggiadro, si tramutò in una dichiarazione passionale. Le loro lingue danzavano comunicandosi ciò che i rispettivi proprietari non avevano mai avuto il coraggio di dire.

    Alessia sentì le mani di Giulio cingerle prima le spalle, poi i fianchi e poi scivolare fino al suo sedere. Non appena il ragazzo riuscì ad ottenere una salda presa del posteriore della ragazza, questa si ritrasse distaccandosi dal lungo bacio che aveva descritto gli ultimi minuti. I due si fermarono a guardarsi, increduli entrambi di quanto era appena successo.
    “Perché non hai detto niente?”

    Chiese sussurrando la ragazza, mentre si asciugava con le mani il volto. Alla domanda non fece seguito nessuna risposta. Anche in quel momento, Giulio era senza parole. A fatica riusciva a credere di quanto aveva fatto, difficilmente sarebbe riuscito a dare spiegazione razionale del suo comportamento. Vedendola in attesa, però, non poteva sottrarsi dal darle qualcosa a cui pensare.

    “Io… avevo paura.”

    “Anche io!”

    Rispose a stretto giro, quasi interrompendo il ragazzo, Alessia.

    “Sei uno stupido! Dovevi dire qualcosa, dovevi dirlo prima. Stupido!”

    L’amica si avventò sul ragazzo, i suoi pugni serrati impattavano sul petto di Giulio. Inizialmente con forza poi sempre più debolmente, fino a quando non si lascio scivolare in un altro lungo bacio tra le sue braccia. Si ripeté la scena di poc’anzi, anche in questo caso Alessia si ritrasse non appena le mani di Giulio le sfiorarono il sedere.

    Giulio non capiva né cosa volesse lui né cosa volesse la ragazza. Era tutto così nuovo per lui, non sapeva se si stesse comportando bene, se stesse facendo le cose giuste. Era colpa sua se ora Alessia stava piangendo? Doveva smetterla di baciarla? Gli eventi, come sempre, si mossero più velocemente di quanto potesse immaginare. Alessia sgattaiolò tra il corpo del ragazzo e la porta, lanciandosi verso l’esterno dell’appartamento. Quando Giulio riuscì a mettere a fuoco i suoi movimenti era ormai tardi, poteva sentirla già correre nella scalinata al pian terreno.

    Pochi secondi dopo, il suo cellulare vibrò. Una notifica di Alessia apparve sul display luminoso: - Non deludermi, per favore -. Leggendo quelle parole, il cuore di Giulio si scaldò e irradiò ogni centimetro del suo corpo. La desiderava ancora lì, tra le sue braccia, nella sua bocca. Chiuse il portone dietro di sé con il peso della schiena e scivolò lentamente fino al pavimento.

    Seduto sulle fredde mattonelle, si sbottonò leggermente i jeans che stava indossando. Una macchia bagnata cappeggiava sul fronte delle sue mutande. Durante il bacio aveva percepito il suo corpo rispondere, ma non pensava di trovarsi in quello stato. Infilò la mano destra nelle mutande ed estrasse il suo membro eretto e appiccicoso. La sua eccitazione gli colava tra le dita, mentre il glande umido pulsava voglioso. Bastò un leggero tocco della sua mano per riempire le mutande di un getto continuo di piacere. Un sospiro di rassegnazione pose fine al momento. Si alzò e si diresse in bagno per sistemarsi, mentre il caldo sforzo si espandeva tra le sue cosce ad ogni passo. Non era il caso di farsi trovare da Silvia in quelle condizioni.
     
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    FINALMENTE si sono decisiiiii!!!
    Aspettiamo Silvia, il ritorno!!!
     
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    Capitolo 8

    Silvia si rigirava nel letto godendosi il tepore delle coperte, mentre il sole faceva capolino dalle persiane. Ciò che più amava dell’inverno era proprio sonnecchiare al caldo, indisturbata e isolata dal gelido mondo esterno. Un ribelle raggio di luce la destò dal suo torpore mattutino. Si sedette sul letto stiracchiandosi e sbadigliando rumorosamente. Si guardò in giro, perlustrando la penombra della sua camera, fino a quando non riuscì a individuare il suo smartphone. Adagiato sul comodino, la cover rossa in silicone fungeva da bersaglio per la sua mano ancora intorpidita.

    Passandosi una mano tra i capelli, accese il display del suo dispositivo mobile e rimase scioccata. A caratteri cubitali l’orario era proiettato con luce accecante: erano quasi le nove. Riguardò più volte lo schermo, stropicciandosi anche gli occhi per essere certa di quanto stesse leggendo. Una volta appurata la veridicità di quanto dettato dal suo nervo ottico, si catapultò fuori dalla stanza.

    Era in tremendo ritardo, in dieci minuti avrebbe dovuto essere all’interno del negozio. La sveglia era suonata o l’aveva disattivata inavvertitamente? Non riusciva a capacitarsi di come fosse potuto succedere, non le era mai capitato. Ad ampie falcate si diresse verso il bagno, stringendo tra i denti lo spazzolino.

    Entrò nel bagno e in fretta e furia iniziò a lavarsi i denti, mentre con l’altra mano iniziava a spogliarsi frettolosamente. Nel mentre, Giulio la fissava esterrefatto e spavento dall’interno del box doccia. Era completamente nudo, pronto a farsi una doccia e a iniziare una nuova giornata. Con la spugna, istintivamente, si coprì ciò che aveva di più caro tra le gambe.

    “S-Silvia…”

    La ragazza si girò, con la bocca traboccante di schiuma, verso il suo coinquilino. Non aveva notato la sua presenza quando era entrata, ma non poteva badarci più di tanto dato il ritardo accumulato. Lo guardò di sfuggita, interrompendo il suo frenetico spazzolare e sgocciolando dentifricio per tutto il lavabo.

    “Fono in ritarbo, scuaa”

    Le sue parole distorte dallo spazzolino che le premeva sulle gengive furono sufficienti per far comprendere a Giulio la situazione. Il ragazzo non era molto felice dell’intrusione improvvisa della coinquilina, si era alzato con calma quella mattina e non voleva sottostare ai suoi ritmi frenetici.

    Silvia si sciacquò la bocca più volte, facendo i suoi soliti gargarismi col collutorio, e poi si spostò verso la toilette. Ormai, rimasta solo con un paio di slip neri addosso, le fu facile estrarre il suo membro preda di una violenta erezione mattutina. Dopo averlo direzionato con delicatezza verso la porcellana, un potente getto dorato fuoriuscì con forza. Impiegò un minuto per svuotarsi del tutto, le ultime gocce le colarono sulle mani e sul piede. Non era un problema per lei visto che il suo prossimo passaggio era la doccia.

    “Fammi spazio, dai!”

    Silvia aprì l’anta del piccolo box doccia senza aspettare una risposta da parte di Giulio, il quale fu costretto a stringersi in un angolino. L’odore di Silvia era inebriante, il suo corpo nudo era a pochi centimetri da lui in tutto il suo splendore. Cercava, inutilmente, di distogliere lo sguardo, doveva esserci solo Alessia nei suoi pensieri. I suoi sforzi furono completamente inutili e ben presto il sangue iniziò ad affluire verso il suo membro che, in risposta, produsse una vistosa erezione.

    La sua coinquilina sembrava non essersene accorta, o meglio, non dargli peso. Era troppo presa dalla sua pulizia personale per discutere di certi argomenti. Silvia roteava sotto l’acqua, passando la spugna insaponata in ogni angolo del suo corpo. Nel farlo, spesso e volentieri, urtava Giulio con gomitate e, talvolta, anche con il suo membro ancora in piena erezione.

    “Scusa. Ops. Scusa”

    A ogni tocco involontario Silvia si scusava con il ragazzo, il quale era costretto a subire senza poter controbattere. Il pene di Silvia schiaffeggiava il corpo di Giulio, il box doccia era già piccolo per una persona, figurarsi per due persone in quelle condizioni. Il ragazzo poteva percepire tutta la virilità dell’intimità di Silvia, in quei fugaci contatti aveva esperienza dell’erezione dell’amica. Il membro di Silvia, non solo all’apparenza, ma anche al tatto, era marmoreo. L’inguine depilato, poi, lo faceva risaltare donandogli una maestosità unica. L’invidia lo consumava, anche lui avrebbe desiderato la medesima dimensione.

    Forse inconsciamente, Giulio era sempre tra i piedi della ragazza, la quale con fatica riusciva a terminare la sua detersione.

    “Ma non può andare più veloce…”

    Silvia alzò lo sguardo al soffione sopra la sua testa, osservandone il debole e diseguale getto d’acqua. Si allungò, in punta di piedi, verso l’alto con l’intento di sbloccare, in qualche modo, il vecchio soffione e godere di maggiore acqua. Nel farlo intrappolò il povero Giulio tra la parete del box doccia e il suo corpo.

    Giulio si trovò il viso premuto contro il seno della ragazza, un capezzolo spingeva sulla sua guancia mentre il membro eretto, invece, si strusciava sul suo ventre. Il suo piccolo pene, invece, era appoggiato sulla coscia di Silvia, che si muoveva su e giù per raggiungere il suo obbiettivo.

    “Silvia, p-per favore…”

    Giulio tentò di farsi sentire, di comunicare con l’amazzone che l’aveva spodestato dal suo piccolo angolo di tranquillità mattutino. Ogni movimento della gamba di Silvia si tramutava in una stimolazione diretta al membro di Giulio che, pulsante, godeva della pelle liscia su cui si era adagiato.

    “Ho quasi fatto!”

    Urlò, quasi scocciata, Silvia. Il suo seno si muoveva sinuosamente, i suoi muscoli in tensione delineavano alla perfezione tutte le sue curve. Era certa di poter risolvere la situazione: non avrebbe fatto tardi quella mattina. Giulio, ormai in piena estasi, cercava di combattere le sensazioni tattili a cui era sottoposto. Si sentiva sempre più sensibile, sempre più prossimo alla catastrofe. Il suo glande completamente umido strofinava contro la morbida pelle di Silvia, ammantandola di uno strato di succoso nettare.

    “S-silvia fermati. Io sto per.. sto p-“

    Prima ancora di terminare la frase, il suo membro pulsante esplose di piacere. Si avvinghiò al corpo della ragazza, afferrandone la schiena e premendo le mani nella sua carne. Un gemito di vergogna fuoriuscì dalla bocca di Giulio, mentre il suo membro pompava senza remora il nettare perlaceo sulla coscia di Silvia. Anche sotto l’acqua, la ragazza percepì il fiotto scaldarle la gamba. Abbassò lo sguardo e vide la faccia del ragazzo, estatica e imbarazzata, immersa nel suo seno.

    Si fermò, tralasciando così la manomissione del soffione della doccia, che ancora sputava acqua come se nulla fosse successo. Cercò di discostarsi dal ragazzo, liberandosi dalla sua presa. Sentiva le unghie infilarsi nella sua carne, il suo respiro affannoso scaldarle i capezzoli. Aprì con delicatezza l’anta di vetro del box e si sfilò con passo deciso, facendo un passo all’esterno. Fece scivolare due dita sulla sua coscia, raccogliendo parte del piacere di Giulio, non che necessitasse di una ulteriore conferma. Il ragazzo, mortificato, la guardava con le lacrime agli occhi, mentre con le mani sorreggeva il suo membro che, lentamente, perdeva di consistenza. Era stato un incidente, non voleva arrivare a tanto.

    “È… colpa mia. Scusami.”

    Silvia decise di addossarsi la colpa. In fondo era la semplice verità, era lei che aveva insistito nel fare la doccia insieme, era lei che lo aveva costretto in quella posizione.
    “Non ti devi preoccupare di nulla, ok? Come se non fosse successo niente.”

    Silvia continuò a rassicurarlo, ma Giulio non riusciva a fare meno di notare il suo sperma continuare a colare lungo la gamba. Silvia raccolse in fretta e furia il suo beauty case e, così come era entrata, sparì in un lampo dalla vista di Giulio che, ancora, faticava a riprendersi.

    Ancora bagnata, Silvia si sedette sul letto della sua camera. Ormai non le interessava più nulla del tempo perso, si sentiva in colpa per ciò che aveva fatto. Guardò la sua coscia ancora sporca e umida, era il risultato della sua prepotenza. Con un dito raccolse un altro po’ del seme di Giulio e lo premette tra il pollice e l’indice. Allontanandoli si formò un filo denso e cremoso che andò a depositarsi sulla sua mano. Ci giocherellò un po’, quasi creando una composizione sulla sua candida pelle. Ne raccolse un altro po’ e, questa volta, lo portò alla bocca. Gustò il sapore del suo amico a lungo, leccandosi avidamente il dito.

    “Dolce…”

    Pensò divertita, mentre la lingua percorreva i denti. Si ritrovò a raccogliere ogni singola goccia che riusciva a trovare sul suo corpo. Con il dito in bocca, l’altra mano iniziò a lavorare la sua asta vogliosa. L’orologio scandì alcuni minuti e il suo piacere raggiunse il culmine riversandosi sul pavimento. Guardò con occhi disprezzanti il risultato del suo impegno. Non pulì il disastro che aveva combinato, non tanto per il poco tempo a sua disposizione, ma per lasciare, a se stessa, una prova del suo peccato lussurioso.

    “Mai più…”

    Si ripeté tra sé e sé mentre finiva di truccarsi.
     
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    Quel "mai più" non ci piace AuroraBorealis95 😅😅😅
    Sono certo prima o poi scoperanno!!!!!
     
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    Capitolo 9

    Un balzo dopo l’altro, Silvia percorse correndo il tragitto che la separava dal negozio nel quale lavorava. Erano quasi le dieci del mattino, aveva accumulato un ritardo di quasi un’ora sulla sua tabella di marcia. Correva sui marciapiedi, in mezzo alla strada se necessario, tenendo con una mano le scarpe col tacco che avrebbe dovuto indossare di lì a poco. Col cuore in gola, riuscì a raggiungere l’entrata del negozio poco prima dello scoccare delle dieci. La saracinesca ancora abbassata stonava nel lungo viale pieno di negozi. Affannata, prese subito posto all’interno del locale, indossando le scarpe che fino a poco prima aveva trasportato. Si rinfrescò come poté nel piccolo bagno, cercando di rendersi quantomeno presentabile.

    Silvia lavorava da alcuni anni in una piccola boutique di intimo femminile. Il proprietario, ormai anziano, con il passare degli anni, le aveva dato sempre maggiori responsabilità. Ormai si occupava di ogni minimo dettaglio. Apriva e chiudeva il locale, si interfacciava con i fornitori, gestiva il magazzino, sceglieva come allestire la vetrina e chiacchierava con le clienti. Pur essendo impegnativo, non le dispiaceva come lavoro. Non c’era nessuno a dirle quello che doveva fare e, soprattutto, nessuno si sarebbe lamentato del suo ritardo. Fece giusto in tempo ad accendere le luci e a iniziare ad allestire il banco, la prima cliente della giornata stava già varcando la soglia.

    Una ragazza minuta e oltremodo timorosa entrò di soppiatto nel negozio, annunciata solo dal campanello elettronico posto all’ingresso.

    “Benvenut-“

    Silvia la fissò per qualche secondo in silenzio, una scintilla nel suo cervello la fece scattare in avanti. Non poteva sbagliarsi, l’aveva riconosciuta immediatamente.

    “Alessia!”

    L’amica di Giulio si stupì di incontrare, proprio lì, la coinquilina del suo spasimante. Stringendo tra le mani la sua ampia borsa di juta si avvicinò a piccoli passi verso la cassa.

    “Silvia, giusto?”

    Un ampio sorriso fu sufficiente per rispondere alla domanda di Alessia, in parte rincuorata dall’aver trovato un volto conosciuto in quell’angolo di mondo. Appoggiò la sua borsa sul bancone, guardandosi attorno e lasciando vagare lo sguardo tra la lingerie esposta. Non era solita acquistare in negozi così ricercati, tantomeno era abituata ad acquistare dell’intimo così particolare. Si schiarì la voce al fine di apparire a suo agio, una donna che sa cosa vuole e cosa sta cercando.

    “S-sto cercando un completo intimo”

    Pur con la breve preparazione mentale a cui si era sottoposta, le parole le uscirono spezzate e insicure. Silvia si sporse leggermente verso la ragazza, prese la borsa e l’adagiò in un angolo più lontano del bancone lasciando, così, lo spazio necessario tra le due per mostrare la merce.

    “Beh, sei nel posto giusto”

    Affermò ridendo, mentre coglieva da dietro di sé alcuni reggiseni e slip esposti. Li dispose per colore e tipologia, dopo aver valutato ad occhio la coppa della sua nuova amica. Un arcobaleno di tessuti colorava il bancone, ogni modello era stato scelto con cura da Silvia. Alessia guardò attentamente le varie proposte non troppo convinta, non si era recata lì per comprare un semplice e banale completo intimo. Voleva qualcosa che facesse sognare Giulio, qualcosa che la rendesse irresistibile.

    “Vorrei qualcosa di più…”

    Faticava a trovare la parola giusta per descrivere la sua necessità senza esporsi troppo agli occhi di Silvia. Non se la sentiva di essere troppo diretta, né voleva dare l’impressione di essere una ragazza poco seria.

    “Più…”

    “Più?”

    Silvia la incalzò, pur sapendo dove la ragazza volesse andare a parare. La giovane ragazza, per lei, era come un libro aperto. Le sue emozioni balenavano nei suoi occhi e nei movimenti delle sue sottili labbra. La osservò annaspare per trovare l’aggettivo giusto, mentre i suoi zigomi arrossivano per la vergogna. Provava una sensazione di potere, si sentiva in pieno controllo della situazione. Godeva nel guardarla in quella condizione, imbarazzata, quasi intimorita dalla sua presenza. Si sentiva più donna lei di quanto fosse Alessia.

    “Sexy.”

    Un filo di voce constatò l’ovvio, l’obiettivo per cui Alessia era arrivata fin lì. Non poteva tornarsene a casa a mani vuote, doveva trovare il completo perfetto da indossare per la sua prima volta, per la prima volta con Giulio. I due ragazzi si somigliavano più di quanto potessero pensare, Alessia, infatti, al pari della sua nuova dolce metà, era anch’essa vergine. Si vergognava della sua inesperienza e volendo mascherarla aveva deciso di affidarsi a una lingerie da urlo, un sistema per rendersi appetibile agli occhi di Giulio anche nel caso in cui avesse commesso qualche errore.

    “Potevi dirlo subito cara.”

    Silvia roteo su se stessa e, muovendosi leggiadramente tra gli espositori, raccolse l’indumento che più le parve indicato. Come un gatto con la preda, però, non era ancora pienamente soddisfatta da quella fugace interazione. Non si sentiva pienamente appagata dalla docile confessione ricevuta, desiderava continuare a giocare con lei. Continuò, quindi, a girare il coltello nella piaga, pressando nuovamente la ragazza con domande via via più personali.

    “È per un’occasione speciale?”

    “Sì…”

    “Sono certa che a Giulio piacerà molto”

    Il viso paonazzo e il conseguente silenzio di Alessia fecero capire a Silvia di essere andata a segno. Avrebbe dovuto provare una certa felicitò per il suo caro amico. Era riuscito a fare breccia nel cuore della giovane ragazza, però, per qualche motivo, si trovò a serrare i denti con sempre maggiore forza. Adorava guardare quel dolce visino incespicare nelle sue trappole. In quel momento, capì cosa Giulio trovasse di così attraente in quella ragazza.

    -Dio li fa…-

    Pensò sospirando. Erano proprio fatti l’uno per l’altra. Meditò qualche secondo su se stessa e su come apparisse agli occhi di Giulio. Si era sempre sentita superiore alle tipiche dinamiche del corteggiamento, eppure, in questa situazione, si sentiva in competizione con Alessia. Si stupì per quella sua improvvisa indole competitiva, voleva e doveva essere felice per il nuovo amore che aveva visto sbocciare. Silvia passò il body in tulle nero che aveva scelto nelle mani della sua amica. Le rifiniture in pizzo avrebbero esaltato il seno, dandole quel tocco di eleganza capace di far impazzire qualsiasi uomo. Alessia lo rigirò tra le mani, cercando di identificarne ogni singola parte. Provò a immaginare il giorno in cui l’avrebbe indossato per Giulio e un’ondata di calore la travolse rendendole difficile pensare ad altro.

    Anche Silvia si accodò a quella immagine fantasiosa, vedendo, così, Alessia e Giulio stringersi e amarsi follemente. Per un attimo si sostituì, in quella perversa fantasia, ad Alessia, indossando, quindi, quell’immaginario body sensuale, donandosi a Giulio. Non riusciva a spiegarsi il dolore che stava provando, voleva essere lei al posto di Alessia, voleva essere lei ad indossare quella lingerie, voleva essere lei tra le braccia di Giulio. Continuò a fissare la ragazza, anch’essa assorta tra i suoi pensieri. Era una sua amica, l’amore del suo caro amico, eppure, in quel preciso momento, provava fastidio solo a vederla.

    “Sarebbe meglio se tu lo provassi. Questi completi sono pensati per chi ha forme più generose, non per quelle come te.”

    Disse sottolineando l’assenza di qualsiasi prosperosità sul petto della ragazza. Silvia serrò immediatamente le labbra, pendendosi del velenoso commento che aveva appena lanciato alla ragazza. Mortificata e imbarazzata, Alessia abbassò lo sguardo. Non pensava fosse colpa sua se non aveva mai sviluppato un gran seno, aveva sempre ritenuto, però, che, in un modo o nell’altro, i ragazzi avrebbero guardato oltre alla sua misera seconda. Le parole di Silvia le fecero male, non si aspettava quell’attacco gratuito al suo aspetto. Un breve e gelido silenzio calò nel negozio.

    “O-ok…”

    Controvoglia la ragazza acconsentì alla proposta di Silvia, la quale allungò una mano e ne prese il braccio, trascinandola verso l’unico camerino del negozio. In una intima penombra, Alessia iniziò a spogliarsi. La pesante tenda bianca copriva egregiamente l’interno del camerino, dandole la possibilità così di sottrarsi per un momento al giudizio di Silvia. Ripose con ordine i suoi vestiti sul piccolo sgabello disponibile e indossò il famigerato body.

    Il tulle lasciava chiaramente intravvedere i suoi piccoli capezzoli, che si stagliavano solitari sul petto. Il tessuto abbracciava i suoi fianchi e copriva a malapena la sua intimità. All’improvviso, la tenda si scostò e comparve il viso di Silvia, che, con sguardo famelico, la fissava in silenzio. Con un braccio, Alessia, copri il suo seno, con l’altro la sua intimità.

    “No… così non va bene…”

    Silvia si fece strada nel camerino, torreggiando sulla ragazza imbarazzata. Iniziò a sistemarle la lingerie che stava indossando, tirandola leggermente da una parte e poi dall’altra. Alessia continuava, come poteva, a celare alla vista le parti scoperte del suo corpo, appellandosi al suo senso del pudore. Dallo specchio poteva vedere i movimenti delle mani di Silvia che percepiva sulla sua pelle. La sentiva cingerle i fianchi, le spalle e il petto. Si chiese se fosse davvero necessaria quella cura maniacale nell’indossare un capo d’abbigliamento che, verosimilmente, le sarebbe stato strappato in pochi secondi.

    Silvia esplorava la ragazza con il tatto, facendo scivolare le sue dita in ogni angolo di pelle scoperta. Si soffermò tra le sue cosce, guardando il fiore del suo piacere e l’oggetto del desiderio di Giulio. Un incantevole cespuglio nascondeva il fulcro della passione, riempiendo il tessuto del body.

    “Cara mia, così non va bene…”

    Fece notare candidamene Silvia, mentre scostava il tulle che copriva l’inguine di Alessia. La ragazza tentò di coprirsi con entrambe le mani, imbarazzata dal sentire la presenza di un’altra persona invaderle uno spazio così intimo. Nulla poté, però, contro la ferrea e decisa presa di Silvia, le cui mani erano già avidamente avvinghiate alle sue cosce.

    “Agli uomini piace più… pulita. Giulio non capirebbe nemmeno dove infilarlo qui…”

    Alessia, ammutolita, non poteva fare altro che assistere inerme alla scena e subire quell’angheria. Avrebbe voluto dire qualcosa, scappare, almeno coprirsi, ma la voce di Silvia sussurrata nelle sue orecchie e i suoi fluidi movimenti l’avevano ipnotizzata. Desiderava sapere, imparare dall’esperienza di Silvia a costo di sottoporsi a quel perfido giudizio. Lo stava facendo per Giulio, per potergli donare se stessa così come avrebbe desiderato.

    Le labbra di Silvia sibilavano da un orecchio all’altro della ragazza. Fece scivolare un dito tra le gambe di Alessia, accarezzandole il solco del piacere fino a soffermarsi in mezzo ai suoi glutei.

    “Pensi di concederti così tanto a Giulio?”

    Chiese maliziosamente, mentre solleticava lo sfintere di Alessia. La ragazza si sentì quasi svenire per la vergogna. Fissava Silvia riflessa nello specchio prendere possesso del suo corpo, delle sue emozioni, del suo libero arbitrio.

    Silvia continuava a godere del sopruso esercitato nei confronti della inerme ragazza caduta tra le sue grinfie.

    Silvia era, ormai, fermamente convinta che la ragazza non fosse all’altezza di Giulio. Iniziò a pensare che, probabilmente, sarebbe stata proprio lei stessa la scelta migliore per il ragazzo. In fondo l’aveva notato eccitarsi in sua presenza e, proprio quella mattina, l’aveva inondata, seppur per sbaglio, di caldo piacere.

    “Posso andare ora?”

    I suoi pensieri vennero interrotti dalla richiesta sussurrata di Alessia.

    “Scusa… Io…”

    Silvia trasalì, dando spazio ad Alessia, la quale, appena le fu possibile, si coprì con quello che aveva a portata di mano. Silvia guardò la sua immagine riflessa nello specchio, notò la sua postura quasi animalesca che avvolgeva il corpo della sua amica. Rabbrividì per quanto aveva fatto e detto poc’anzi, pentendosi per aver lasciata libera quella parte di sé. In silenzio accompagnò Alessia alla cassa e ripose il body nella sua grande borsa di juta.

    “È… un regalo.”

    Alessia accennò un breve diniego, ma l’insistenza di Silvia la portò ad accettare sommessamente. Si chiese se fosse stata colpa sua, se avesse detto qualcosa di male. Appoggiò una mano tra le sue gambe, quasi a voler controllare che la sua intimità non le fosse stata rubata da Silvia. Chinò il capo in segno di saluto e se ne andò, augurando, con gentilezza, una buona giornata.

    Silvia fissò per qualche istante la porta del negozio, in silenzio, ripensando a quanto era appena successo, premendo l’accenno di erezione contro il bancone, come a volersi punire.
     
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    Che stronza Silvia......
     
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    Capitolo 10

    Silvia si attardò più del solito quella sera, lasciando Giulio cenare in solitudine. Tentò, per quanto possibile, di recuperare il tempo perso nella pigra mattinata, terminando di riordinare il negozio e di completare gli ordini del nuovo campionario. Si appigliò a ogni scusa possibile per poter tardare il proprio rientro il più possibile, temendo il confronto con Giulio. Dopo quanto successo nella doccia e, successivamente, nel negozio con Alessia, faticava a trovare delle plausibili giustificazioni per il suo comportamento. Non voleva che il suo coinquilino la cogliesse impreparata o, peggio, potesse percepirne la debolezza del momento.

    L’accensione dei lampioni sul viale segnalava anche la partenza delle ultime corse dei bus, non poteva permettersi di rimandare oltre il confronto. Nel buio della sera, sferzata da un gelido venticello, non poté fare altro che rimuginare sulle sue azioni. Non aveva alcun tipo di scusante: aveva sottoposto Alessia, la ragazza per cui il suo amico aveva perso la testa, a una vera e propria tortura psicologica. A darle fastidio, però, fu soprattutto la sua incapacità di sentirsi in colpa per le sue azioni.

    Immaginò quanto Giulio le avrebbe rinfacciato, come avrebbe perso uno dei pochi amici che aveva per un gesto totalmente irrazionale. Girò lentamente le chiavi nella toppa del portone di casa, sperando quasi di poter trovare l’appartamento vuoto. Mosse qualche passo all’interno, in silenzio, rompendo così la tradizione di annunciarsi nata dalla necessità di intimità di Giulio. Silvia trovò il suo coinquilino ancora a tavola, intento a gustarsi un doloso dessert casalingo: un po’ di pane con un velo di crema di cioccolato.

    “Ehy”

    Salutò, rivolgendosi verso Giulio, con un tono privo di qualsiasi entusiasmo. Il ragazzo la fissò senza aprire bocca, posò sul piattino davanti a sé la leccornia che stava gustando e si alzò dalla sedia mostrando di essere in parte nudo, così come avevano concordato. Giulio si avvicinò a Silvia faticando nel mantenere il contatto visivo. La ragazza era pronta, o almeno lo sperava, alle velenose parole che sarebbero state pronunciate dal suo coinquilino. Inaspettatamente, le braccia di Giulio si curvarono attorno al corpo di Silvia, stringendosi in un abbraccio.

    “Mi… mi dispiace per questa mattina, davvero. Mi dispiace!”

    Giulio si prodigò nello scusarsi con Silvia, utilizzando il suo seno come appoggio per il suo mento. Sorpresa dalla reazione di Giulio, attendendosi tutt’altro epilogo, Silvia rimase in silenzio, immobile sull’uscio della piccola cucina. Il corpo del ragazzo era sempre più premuto sulla sua pelle, poteva sentirne il calore attraverso i vestiti. Lasciò cadere la borsa di fianco a sé e contraccambiò l’abbraccio, lasciando che il volto di Giulio sprofondasse nel suo seno. Premette le labbra leggermente sulla calda fronte del ragazzo, dandogli un bacio per tranquillizzarlo.

    “M-ma figurati! Già me ne ero dimenticata, sono cose che succedono, no?”

    “Ma ti ho…”

    “Non pensiamoci più, d’accordo?”

    Silvia tentò di rassicurare Giulio in tutti i modi, sentendosi colpevole delle inutili preoccupazioni scaturite da un suo grossolano errore. Le braccia di Giulio, poco dopo, scivolarono dal corpo della ragazza, mollando la presa che, fino a pochi secondi prima, la cingeva saldamente. Ancora poco convinto, Giulio si discostò, cercando conferma negli occhi di Silvia.

    “Cosa stavi mangiando?”

    Chiese Silvia, così da cambiare discorso e svicolare da quella conversazione che la poneva profondamente a disagio. Non aveva intenzione di approfondire il discorso, né di rivivere quanto era successo. Se c’era una persona che doveva scusarsi, quella era lei.

    “Un po’ di pane… cioccolato…”

    Rispose Giulio, tornando, a passi lenti, a sedersi al tavolo della cucina. Dopo essersi scusato con Silvia si sentiva più leggero, pur dovendo convivere con l’imbarazzo di quanto aveva combinato. Giulio rimase tutta la mattina a casa, pensando al suo improvviso e involontario momento di godimento. Era dispiaciuto per aver consumato quell’orgasmo sfruttando il corpo di Silvia e, contemporaneamente, era confuso dalla sua attrazione ingiustificata per la sua coinquilina.

    La sensazione della pelle vellutata di Silvia sul suo membro divenne il pensiero ricorrente della giornata. Al solo pensiero, una erezione si faceva strada tra le sue gambe alla ricerca di un nuovo attimo di piacere. Ci ragionò con cura, ma sia il pensiero del bacio di Alessia sia il corpo di Silvia richiamavano sangue alla sua intimità, gettandolo in una confusione ancora più profonda.

    Si sforzava nel dedicare i suoi pensieri unicamente ad Alessia, ma Silvia si intrufolava nelle sue fantasie non lasciandogli scampo alcuno. Era da poco riuscito a ottenere il suo primo bacio e già stava tradendo la fiducia della ragazza dei suoi sogni.

    Una volta sedutosi nuovamente, tornò a guardare Silvia, anch’ella in procinto di sedersi vicino a lui. La fissava in silenzio osservandone le curve, poteva ancora vedere davanti a sé le sue forme nude e bagnate dall’acqua. Scosse la testa per dissipare quella perversa immagine, addentando una parte del panino che aveva davanti a sé.

    “Oggi ho incontrato Alessia…”

    Rivelò Silvia, tastando il terreno con timore di una reazione. Giulio deglutì a fatica, temeva che Alessia avesse rivelato qualcosa sulla loro nuova relazione. Attese invano che la coinquilina terminasse la frase, ma le parole di rassicurazione tardavano ad arrivare.

    “C-ci siamo baciati!”

    Esclamò, confessando il suo segreto, sperando così di evitare una tediosa conversazione fatta di frecciatine e domande mirate.

    “Ah…”

    Un debole suono accondiscendente, più sconsolato che stupito, anticipò l’irrigidirsi della muscolatura di Silvia.

    “Sono felice per te!”

    Disse, provando a mascherare la sua rabbia. Silvia era tutt’altro che estatica per la notizia che aveva ricevuto da Giulio, provava a essere felice per il suo amico ma qualcosa che covava nel petto glielo impediva. Digrignò i denti immaginando i due lasciarsi andare in un lungo e focoso bacio. Si piegò leggermente verso Giulio, facendo scivolare i gomiti sulla tovaglia del tavolo.

    “E le è piaciuto?”

    La domanda maliziosa e impertinente fece arrossire Giulio, la cui mente vagò fino a tornare ai momenti passati con Alessia. Non poteva dirsi un esperto di dolci effusioni, d’altronde aveva solo dato il suo primo bacio. Si chiese se la sua tecnica fosse stata all’altezza delle aspettative di Alessia o se avesse, imprudentemente, comunicato la sua totale inesperienza.

    “Non avrai per caso fatto il mulinello?”

    Continuò Silvia, tartassando il dubbioso ragazzo in preda all’insicurezza sulla sua prima performance.

    “Il mulinello?”

    “Ma sì…”

    Socchiudendo la bocca, Silvia fece roteare meccanicamente la lingua mostrando al suo coinquilino quello a cui si stava riferendo. Il movimento circolare della bocca finì quasi per ipnotizzare Giulio, che, inconsciamente, mimava con la sua stessa lingua. Ripercorse mentalmente i suoi movimenti, quanto era successo con Alessia, ma non riusciva a ricordare quale tecnica, se così si poteva chiamare, avesse utilizzato.

    “No… Sì, cioè… Non lo so.”

    Imbarazzato nel mostrare la propria inesperienza, Giulio incespicò in ogni parola, finendo così col sottolineare ancora di più la mancanza di precedenti episodi romantici.

    “Non puoi non saper baciare come si deve una ragazza. Vuoi davvero fare brutta figura? Ma non ti preoccupare…”

    Silvia scivolò silenziosamente verso il ragazzo, ponendogli le labbra a un respiro dall’orecchio.

    “…posso insegnarti io se vuoi”

    Giulio, udendo quelle parole sussurrate, si girò di scatto, trovandosi faccia a faccia col ghigno malizioso di Silvia. Quei due occhi fieri e fissi sul suo volto gli fecero capire che la sua amica non stava scherzando.

    Silvia si scostò dal tavolo, trascinando col suo movimento la sedia sulla quale sedeva. Il cuore le batteva all’impazzata, si sforzò con tutta se stessa per apparire calma e sicura di sé. Unì le gambe, cingendo strette le cosce, e con qualche pacca sulle proprie ginocchia fece intendere a Giulio si essere pronta ad accoglierlo.

    “Dai! Vedrai che poi mi ringrazierai.”

    Esclamò entusiasta, invitando Giulio a unirsi alla sua particolare lezione.

    Giulio si sedette sulle gambe di Silvia, la quale, nel frattempo, lo accoglieva in un placido abbraccio, facendogli riposare parte del suo busto sul prosperoso seno. Silvia gustava con lo sguardo le labbra di Giulio, affamata delle sue carni e dei suoi piaceri. Le nude cosce di Giulio poggiavano sui pantaloni di Silvia, il ragazzo, intimorito e imbarazzato, premeva le mani tra le sue gambe cercando così di nascondere il suo membro.

    Silvia non poteva desiderare niente di meglio, in quel momento, con Giulio tra le sue braccia, finalmente poteva soddisfare la sua perpetua sete di piacere che, da qualche tempo per via della presenza del nuovo coinquilino, non riusciva a placare. Le sue labbra si facevano sempre più pronunciate e prossime a quelle di Giulio, che, nel frattempo, aveva chiuso gli occhi, anticipando il momento segretamente desiderato.

    “Segui i miei movimenti”

    Un flebile sussurro di Silvia anticipò il bacio tra i due. Giulio percepì la lingua della sua amica farsi strada nella sua bocca, famelica del suo contatto. Una danza di piacere aprì a una lezione più rilassata e sensuale. Impegnato nell’assaporare e godere dell’esperienza di Silvia, Giulio ben presto lasciò la salda presa del suo membro e fece scivolare le sue braccia attorno al corpo dell’amica. Silvia, a sua volta, lasciò che il ragazzo si avvinghiasse a lei e, di tutta risposta, fece scivolare le mani sulle sue gambe scoperte.

    I due corpi si contraevano, cercando costantemente una posizione più comoda per assecondare lo scambio passionale di fluidi ed emozioni. Giulio non aveva più controllo sul suo corpo, il calore di Silvia, le sue labbra, la sua lingua e la sua presenza lo portarono ad avere una vistosa erezione, che, talvolta, si trovava compressa tra il suo corpo e quello della ragazza, finendo così per sporcare i vestiti di ambedue. Anche Silvia non era immune al vortice di sensazione a cui ella stessa si stava sottoponendo, la sua erezione, contenuta ancora nelle mutande, premeva con forza sui glutei di Giulio, il quale, inconsciamente, la favoriva strusciandocisi sopra.

    Il rumore dei passi di danza delle loro lingue era inframmezzato dai sommessi gemiti di piacere provenienti da Giulio. Silvia aveva, ormai, abbandonato ogni velleità pudica, donando se stessa al mero piacere carnale del momento. Esplorarono i propri corpi reciprocamente, donando libero arbitrio alle loro dita. I respiri sempre più affannosi precedettero l’eruzione di piacere di Giulio, il cui membro, premuto tra i vestiti, chiese una pausa fisiologica.

    Dissoltosi l’incantesimo, Giulio si staccò a fatica dalla morsa di Silvia, prendendo così coscienza di quanto era appena avvenuto. La ragazza osservò soddisfatta prima il volto di Giulio e poi la sua esplosione di piacere sparsa sui vestiti di entrambi. Il membro le doleva per la pressione esercitata sulle mutande, il calore del seme di Giulio la faceva impazzire.
    Giulio la guardò imbarazzato, impossibilitato dallo stato in cui versava a pronunciare anche solo una parola.

    “Beh, penso che la lezione possa finire qui stasera”

    Constatò Silvia mentre faceva scivolare Giulio dalle sue gambe, celando senza riuscirsi la sua eccitazione. Si chinò verso la fronte di Giulio elargendogli un fugace bacio amichevole.

    “E… non ti preoccupare, capisco benissimo…”

    Aggiunse, indicando la propria maglietta ancora intrisa di piacere sessuale. Giulio la fissava, sforzandosi di dire qualcosa, di controbattere o almeno scusarsi per essersi lasciato andare in quel modo.

    “Grazie…”

    Fu l’unica cosa che riuscì a dire, riempiendo di orgoglio la sua coinquilina.

    “Ora non hai nulla da temere con Alessia, non ti coglierà di certo impreparato.”
     
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    Capitolo 11

    Il termine della esclusiva e focosa lezione fece rapidamente raffreddare la serata e portò i due a celare la propria presenza, silenziosamente, nelle rispettive camere da letto. Giulio, permeato ancora da una profonda confusione sentimentale, analizzava con scarso successo le proprie emozioni. Diviso tra due mondi, tra due donne, tra due epiloghi, vagliava le sue opzioni sperando così di comprendere cosa davvero desiderasse. Silvia e Alessia avevano rapito entrambe il suo cuore e la sua mente, popolando le molteplici fantasie che tesseva con ingordigia ogni notte. Se il bacio con Alessia fu inaspettato, quello con Silvia fu più che mai impossibile da prevedere. Il turbinio di emozioni lo faceva rigirare indolentemente nel letto, incapace di darsi una risposta al quesito che si portava nel cuore.

    Tornò a tastarsi il busto, dove poche ore prima aveva rilasciato il suo piacere, rimuginando sulle parole e le azioni di Silvia. Si domandò a lungo se la sua coinquilina agisse solo per amicizia o per malizia o se fosse guidata da un’emozione più profonda. Anche questo quesito cadde nel vuoto, d’altronde non sapeva nemmeno lui cosa desiderasse realmente.

    “Giulio…”

    Una voce sommessa, soffocata, raggiunse le sue orecchie. Il ragazzo si alzò leggermente dal letto, per accertarsi che quanto aveva udito fosse reale e non un’anticipazione dei suoi sogni. Rimase immobile, con l’orecchio teso, diversi minuti prima di captare nuovamente il medesimo richiamo.

    “Giulio…”

    Scese dal letto silenziosamente, approcciandosi lentamente all’uscio della sua camera. Il corridoio era illuminato solo da un sottile fascio di luce calda provenire dalla stanza di Silvia. La porta, lasciata socchiusa, non solo permetteva alla luce di fuoriuscire indisturbata, ma anche ai suoni di scappare dall’intimità delle quattro mura.

    “Giulio.”

    Convintosi di quanto stava udendo, aprì leggermente la porta in modo tale da far passare parte del suo corpo.

    “Silvia, mi stavi chiamand-“

    La domanda non trovò termine, in quanto l’attenzione di Giulio si riversò unicamente su quanto stava vedendo. La sua coinquilina era stesa, completamente nuda, sul suo letto. Le gambe divaricate e le ginocchia piegate, lasciavano spazio alla curiosità fulminea dell’ignaro spettatore. L’ano di Silvia accoglieva in parte il dildo che già Giulio aveva avuto modo di vedere, mentre l’asta del membro eretto veniva lavorata assiduamente dalle mani della ragazza.

    Non appena Silvia notò il ragazzo, cercò di coprirsi con le lenzuola sotto il proprio corpo. L’improvvisa entrata in scena di Giulio non le diede modo di celare a dovere il suo corpo, lasciando alla mercè dello sguardo del ragazzo ampie parti della sua candida pelle.

    Un silenzio tombale raggelò entrambi. Giulio fece giusto in tempo a terminare il secondo passo verso l’interno della stanza prima che gli occhi di Silvia iniziassero a gonfiarsi di lacrime.

    “Non guardarmi, per favore. Io…”

    Silvia cercava di trattenere il suo singhiozzare, mentre tentava di coprirsi meglio di quanto avesse fatto poc’anzi. Giulio, senza fiato, si avvicinò, venendo meno alla richiesta dell’amica, continuando a osservarla.

    “Silvia, non… tranquilla.”

    Giulio raggiunse, passo dopo passo, il lato del letto sul quale era riversata Silvia. Era la prima volta che la vedeva così vulnerabile, ferita dalla sua mera presenza. Si sentiva responsabile del suo dolore, di ciò che stava attraversando. Si chinò, mimando quanto appreso, e le diede un leggero bacio sulla fronte. Gli sguardi dei due si incrociarono e Giulio fece seguire a quel dolce gesto un più carnale bacio sulle labbra.

    Lentamente il corpo di Giulio si appoggiò sul ciglio del letto, mentre le lingue dei due tornavano in azione. Silvia spostò il lenzuolo che copriva le sue intimità e, poco dopo, tornò a darsi piacere. L’umido schioccare del membro di Silvia riempiva le orecchie di Giulio, il quale continuava a baciare la sua amica lanciando talvolta un’occhiata alla sua intimità.

    Si sentiva attratto dal massivo membro di Silvia, dalla sua forma, dalla sua dimensione, dal suo colore. Giulio si stese a fianco della ragazza, inframmezzando i lunghi baci con rapide visioni del suo corpo. Non ci volle molto prima che le sue mani scivolarono prima sui seni, poi sul membro di Silvia, la quale segnalava il suo apprezzamento con acuti gemiti di piacere.

    Poteva sentire il pulsare dell’umido membro di Silvia nella sua mano, ad ogni movimento del suo polso corrispondeva un gemito della controparte. Percepiva i muscoli della ragazza contrarsi in risposta ai suoi movimenti, il respiro affannoso accelerare in seguito alle sue carezze. Silvia portò Giulio sempre più a sé, finendo per abbracciarlo e ingabbiarlo in una stretta presa di piacere. Le mani della ragazza scivolarono lungo il corpo di Giulio, abbassandone i pantaloni e lasciando che la meno importante erezione potesse accarezzarle le gambe.

    I due corpi, un po’ vestiti e un po’ nudi, si strusciavano con dinamiche animalesche. Rigirandosi uno sopra l’altra, i loro membri veniva in contatto, ricalcando i perversi movimenti delle loro lingue. Un primo e caldo spruzzo di piacere investì il corpo di Silvia: Giulio fu il primo a soccombere all’eccitazione. Venne, però, prontamente seguito a ruota da Silvia, che esplose in un susseguirsi di potenti fiotti sui corpi di entrambi. I loro muscoli si contraevano forsennatamente, indomabili, inebriati di estasi sessuali.

    I due, affannati, si riversarono sul materasso, teatro della loro perversione, madidi di sudore e piacere. I crescenti gemiti lasciarono il passo a profondi e stanchi sospiri. Nessuna parola, nemmeno una singola sillaba, poteva alimentare qualsiasi tipo di discussione in quel momento. La consapevolezza di quanto aveva compiuto, del piacere in cui avevano indugiato, si fece largo nelle menti di entrambi, generando così una valanga incontenibile di emozioni, preoccupazioni e desideri.

    Giulio fissava Silvia, la quale, meccanicamente e senza trasmettere alcuna emozione, aveva già iniziato a pulire se stessa e, con dolcezza, il corpo del ragazzo. Osservava le sue sapienti e delicate mani prendersi cura dei risultati della loro attività carnale, rimanendone ipnotizzato. Le sue palpebre, lentamente, calarono relegando i suoi pensieri alle profondità del sonno.

    Il mattino seguente si risvegliò più tardi del solito, malamente avvolto nel lenzuolo del letto di Silvia. Della coinquilina non vi era traccia, era solo con i suoi pensieri e la realizzazione che quei momenti di piacere non furono un semplice sogno ma una perversa realtà.
     
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    FINALMENTE direi.....
    Non vorrei essere in Alessia poverina
     
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    Questo è quello che considero l'ultimo capitolo della storia. Ho voluto lasciare il finale aperto, così da dare la possibilità di far viaggiare la fantasie sui possibili sviluppi di questa ultima parte. È un po' più lungo degli altri capitoli, ma spezzarlo in più paragafi avrebbe, temo, interrotto bruscamente la storia.

    Ringrazio tutti coloro che si sono presi la briga di leggere il mio racconto.



    Capitolo 12 - Epilogo

    Un tacito accordo sancì la più totale segretezza, destinando all’oblio gli eventi di quella sera. Nelle giornate che si susseguirono inesorabilmente, i due focosi coinquilini non fecero più ritorno alla nottata di lussuria che si consumò tra quelle mura. Quella improvvisa perdita dei freni inibitori venne vissuta da entrambi come un, seppur piacevole, incidente di cui non era il caso di parlarne ulteriormente. L’estraneità della ragione a quella vicenda, li portò a razionalizzare il proprio comportamento con fantasiosi escamotage. Per Giulio, quel momento di debolezza fu una semplice conseguenza al vortice peccaminoso nel quale era rimasto intrappolato a causa di Alessia e del suo bacio. Quell’intimo e innocente scambio, nella mente del ragazzo, fu visto come il fulcro dell’onda di perversione che lo aveva travolto. Silvia, invece, puntava il dito verso la sua prolungata astinenza sessuale. Se avesse avuto una vita sessuale più attiva non avrebbe ceduto nella tentazione carnale raffigurata dal suo coinquilino, o almeno così riteneva.

    Indipendentemente dalla motivazione che entrambi adducevano alla danza del piacere a cui avevano partecipato, pur cercando di distaccarsene nel modo più sterile e amichevole possibile, i loro pensieri e momenti di perversa intimità erano permeati dalle visioni e ricordi di quei piacevoli momenti. I momenti solitari di godimenti che si regalavano quotidianamente, nella riservatezza e silenzio delle loro stanze, ripercorrevano, anche contro la loro volontà, le sensazioni di estasi e amore condivise.

    Giulio tentava di concentrarsi solo su Alessia, quella che riteneva essere il suo amore più sentito, evitando qualunque contatto o interazione che potesse indurre in piccanti e spiacevoli situazioni. I due colleghi, col passare dei giorni, provarono a conoscere meglio i rispettivi corpi. I lunghi baci vennero conditi da palpeggiamenti sempre più audaci, i quali, però, terminavano sempre anzitempo, lasciando l’amaro in bocca a entrambi i protagonisti delle suddette azioni. Tutti e due erano restii a compiere quel passo che avrebbe sugellato il loro amore carnale. I loro cuori, quando erano l’una nelle braccia dell’altro, battevano all’unisono, all’impazzata, al pensiero di quello che si sarebbe potuto concretizzare successivamente. Alessia, quando era a casa da sola, soventemente indossava il body che aveva comprato guardandosi allo specchio. Osservava imbarazzata il suo corpo reagire ai suoi pensieri perversi, provando a superare il timore del giudizio di Giulio. Talvolta si riversava tra le coperte, indossando la sua sensuale lingerie, donandosi dei fugaci attimi di godimento. Era giunta a un punto in cui il solo indossare quell’indumento la portava a stringere le gambe, nel tentativo di impedire alla sua intimità di riversare i suoi caldi succhi tra le cosce.

    I pomeriggi passavano, quindi, in un alternarsi di detto e non detto, desideri e paure represse, in compagnia nel piccolo e silenzio appartamento di Giulio. I libri erano riversati sullo stretto tavolo della cucina, i due amanti si scambiavano delicate carezze e dolci parole, mentre i raggi del sole si tingevano di rosso.

    Tutte le scuse più banali erano pretesto per un contatto fisico, ricercato e desiderato da entrambi.

    “No, poi non riduciamo niente anche oggi”

    Disse Alessia scostandosi controvoglia da Giulio, proteso verso di lei alla ricerca di un bacio.

    “Dai… Solo un altro…”

    Insistentemente, Giulio poneva in dubbio il diniego ricevuto percependo nella voce della sua amata il desiderio di contraccambiare le sue attenzioni. Nell’avvicinarsi mise una mano tra le cosce di lei, sfiorandone il fiore del piacere. Alessia sentì il suo basso ventre scaldarsi, tremare, in risposta a quell’inaspettato contatto. Avvertì le sue intime labbra rilassarsi e iniziare lubrificarsi, preannunciando la sua immaginazione. La ragazza si allontanò improvvisamente, rigettando, così, definitamente l’avance del povero Giulio che, perdendo l’equilibrio, si ritrovò quasi a dare una testata al tavolo.

    “Meno parlare, più studiare”

    Sancì, severamente, Alessia, incrociando le braccia per imporsi e per nascondere i suoi piccoli capezzoli sempre più turgidi.

    “Uffa, volevo solo un picc-“

    La frase fu interrotta dal rumore del portone di casa che si spalancava e dalla squillante voce di Silvia che annunciava il suo rientro dopo una faticosa giornata di lavoro.

    “Non pensavo di trovarvi entrambi qui”

    Constatò sorpresa Silvia, salutando con un cenno e un largo sorriso Alessia, la quale abbassò lo sguardo come intimorita alla vista della padrona di casa. Giulio si alzò stiracchiandosi, abbandonando così la speranza di strappare un ultimo e ulteriore bacio da Alessia, e iniziò a raccogliere le varie penne, matite e fogli sparsi sul ripiano di fronte a lui.

    “No no, non volevo disturbarvi. Se dovete studiare fate pure, vado via subito”

    Silvia si affrettò a giustificarsi con la coppia, gesticolando in segno di scuse.

    “Tranquilla, tanto abbiamo studiato abbastanza.”

    Aggiunse con tranquillità Giulio, che ormai aveva fatto sparire dentro il suo borsone la moltitudine di libri e manuali universitari.

    “I-in realtà non hai studiato per niente…”

    Con voce tremante e sommessa, Alessia si sentì in dovere di puntualizzare la pigrizia del suo ragazzo, che ben poco aveva concluso quel pomeriggio. Lo sguardo sempre basso e le spalle curve denotavano il timore che esercitava la presenza di Silvia sulla ragazza. Si pentì di aver pronunciato quelle parole, attirando così l’attenzione di entrambi su di sé. In fondo non stava raccontando una bugia e riteneva fosse giusto sottolineare la svogliatezza di Giulio, così da spronarlo a impegnarsi di più.

    “Giulio, non hai voglia di studiare?”

    Sottolineò, sghignazzando, Silvia, mentre appendeva il soprabito e la borsa vicino al portone.

    “Ma io… non è vero!”

    Sconsolato, Giulio si lasciò cadere sulla sedia della cucina sbuffando, mentre Alessia scuoteva la testa lentamente sospirando.

    “Ti fermi a cena con noi?”

    L’invitò di Silvia fulminò Alessia, che, prontamente, saltò in piedi e iniziò a raccogliere alla rinfusa le proprie cose.

    “N-no no, devo scappare.”

    “Ma il tuo bus passa tra qualche ora, almeno fino a cena puoi rimanere, no?”

    Fece notare Giulio sfiorandole la mano che con foga si muoveva dal tavolo alla borsetta. Alessia indugiò un attimo, soffermandosi a ponderare sulle sue prossime azioni. Pensò che, con Giulio presente, Silvia non avrebbe potuto essere un pericolo per lei. Giulio l’avrebbe difesa se si fosse azzardata a dire qualche parola di troppo. Silvia, nel mentre, osservava i dolci gesti riservati ad Alessia da parte del ragazzo, digrignando inconsciamente i denti.

    I tre si sedettero attorno al tavolo e il silenzio presto li avvolse, interrotto solamente da alcune sporadiche domande di Silvia riguardanti la giornata dei due che, prontamente, venivano deflesse da Alessia e risposte unicamente da Giulio.

    “Uff… Aspettate, mi è venuta un’idea”

    Silvia balzò in piedi, si diresse in camera e tornò nella cucina senza dare il tempo ai due astanti di processare quanto stava facendo. Tra le sue mani stringeva un mazzo di carte, alcune col dorso blu altre col dorso rosso.

    “Vi va di fare qualche mano di poker?”

    “In tre non penso sia molto divertente”

    Rispose Giulio, aggiungendo una risata all’ultima parola.

    “Non so giocare…”

    Alessia, quasi sussurrando, fece notare la sua inesperienza per quel tipo di gioco, lasciando in parte amareggiati Silvia e Giulio.

    “Non è difficile, ti insegno io se vuoi”

    Giulio portò le proprie mani su quelle di Alessia stringendole lievemente, un modo come un altro per farle sentire il suo supporto e la sua presenza. Silvia, d’altra parte, non si stupì dell’ignoranza della ragazza, non che si aspettasse molto da lei.

    “Se in tre è poco divertente allora possiamo renderlo… più interessante”

    Silvia sottolineò, scandendo ogni sillaba, l’ultima parola, attirando così l’attenzione dei due ragazzi.

    “E come?”

    Chiese incuriosito Giulio, il quale stringeva ancora le mani di Alessia.

    “Beh… chi rimane senza fiches paga la pizza stasera e se si finiscono le fiches si possono usare…”

    “Usare cosa?”

    Incalzò Alessia, allarmata dalla proposta che stava per esserle fatta.

    “i vestiti!”

    L’esclamazione di Silvia fu seguita da un glaciale silenzio. Alessia divenne paonazza, mentre Giulio si trovò a stringere sempre più saldamente le mani della ragazza.

    “Non… non penso che sia una buona id-“

    “Non ti vergognerai per caso? Povero Giulio…”

    Silvia impedì ad Alessia di terminare la sua rimostranza, facendola diventare ancora più rossa di quanto già non fosse. Il suo respiro era sempre più incostante e le sembrò che la pelle bruciasse. Non voleva cedere alla richiesta di Silvia, ma non voleva nemmeno offendere, in qualche modo, Giulio. Non voleva che il suo ragazzo potesse pensare che non volesse mostrarsi a lui. Alessia inspirò ed espiro quasi tremando prima di acconsentire a testare quello che, per lei, era un gioco del tutto nuovo. Giulio osservò in silenzio la battaglia verbale che si stava combattendo davanti a lui, ben sapendo che, qualsiasi cosa pensasse della questione, sarebbe risultata superflua.

    Dopo una rapida spiegazione di Giulio delle regole del poker, mentre Silvia mescolava sapientemente le carte, ognuno si sedette a un lato del tavolo. Le fiches erano rappresentate da alcuni biscotti di cioccolato presi dalla dispensa, tondi e scuri erano perfetti per i loro scopi.

    Silvia concesse alcune mani di prova, su consiglio di Giulio, per far ambientare Alessia. Solo quando inizio il gioco vero, la coinquilina mostrò le sue capacità e fortuna. Quasi la totalità delle mani veniva vinta sistematicamente da Silvia, mentre Giulio si accontentava di qualche mano particolarmente fortunata. Le fiches di Alessia, come era prevedibile, terminarono molto velocemente.

    “…e questo è l’ultimo.”

    Silvia raccolse l’ultimo biscotto posto davanti alla ragazza, portandoselo alla bocca e mangiandolo con gusto. Il suo sguardo era fisso sulla povera malcapitata che iniziava a mostrare la preoccupazione di quello che sarebbe potuto succedere. Giulio notò il disagio di Alessia e, con galanteria, smezzò i biscotti che gli erano rimasti donandoglieli.
    “Ecco, così puoi giocare ancora”

    Disse sorridendo Giulio, impilando le poche fiches rimaste mentre Alessia ringraziava imbarazzata. Silvia serrò i denti, infastidita dall’interferire del ragazzo. Era la giocatrice migliore del tavolo ed era appena stata depredata della sua vittoria. Una cena gratis o l’umiliazione di Alessia sarebbe stata comunque un premio estremamente gradito.

    “E va bene…”

    Silvia prese atto del gesto di Giulio e si ributtò nel gioco, ardendo di spirito competitivo. Uno dopo l’altro, si impadronì di tutte le gustose fiches degli altri giocatori, rendendo impossibile per questi ultimi controbattere senza sacrificare qualche loro indumento. Alessia giocherellava nervosamente con l’ultimo biscotto rimastole, lo faceva scivolare tra le dita meditando su una possibile via di fuga; Giulio, invece, raccoglieva con le mani le briciole seminate sul tavolo, sperando, inutilmente, che potessero valere almeno una fiche.

    “Mi sa che hai terminato la fortuna, che vuoi fare? Paghi?”

    Silvia si rivolse a Giulio sostenendo, con il palmo della mano e il gomito sul tavolo, il proprio viso. Le labbra disegnavano un beffardo sorriso, pregustandosi già la sua deliziosa pizza. Giulio deglutì rumorosamente, guardò prima Silvia e poi Alessia, ponderando sulla sua prossima azione. Lentamente e goffamente si levò la sobria maglietta che indossava, lasciandola cadere sul tavolo. Alessia lo fissava esterrefatta, mentre Silvia si lasciò andare in una risata liberatoria.

    “Continuiamo…”

    Disse Giulio mentre le sue gote iniziavano a colorarsi di rosso. Sentiva lo sguardo di Alessia su di lui, sul suo corpo. Il gioco continuò per poco prima che anche ad Alessia toccò la medesima decisione: arrendersi o continuare?

    Giulio era, ormai, rimasto solo con i boxer e i calzini. Aveva tentato, da gentiluomo, di indicare di nascosto alla sua ragazza quando giocare le sue carte e quando astenersi, sacrificandosi e mettendo in palio i propri vestiti. I suoi sforzi, però, non furono sufficienti e Alessia si trovò nella condizione in cui doveva decidere se rendere vani gli sforzi di Giulio o cedere alla prepotenza di Silvia, mostrandosi debole e insicura.

    “Allora?”

    Silvia la incalzava, attendendo con gusto la decisione della ragazza.

    “Possiamo anche terminare qui la partita, dai. Ci siamo divertiti, no?”

    “Non è il tuo turno, Giulio”

    Sentenziò Silvia, provando a mantenere un tono di voce calmo, trafiggendo l’orgoglio di Giulio con il suo sguardo glaciale. Nella mente di Alessia balenavano diverse idee, possibili stratagemmi per evitare la scelta. Se si fosse tirata indietro avrebbe evitato di proseguire il perverso gioco ideato da Silvia, ma al tempo stesso avrebbe potuto offendere Giulio, il quale si era quasi del tutto spogliato per lei. Pensò che evitando di mostrarsi, Giulio potesse ritenere che non fosse interessata a farsi vedere dai suoi occhi.

    Guardò Silvia un’ultima volta negli occhi, fissando i suoi zaffiri incastonati su quel beffardo sorriso, prima di iniziare a togliersi la maglietta che indossava. Sotto di essa fece la comparsa il famigerato body nero, che per molte occasioni aveva indossato sperando di indovinare, così, il giorno giusto per il suo primo amore. Alla vista della lingerie, la bocca di Giulio si spalancò leggermente per lo stupore e Silvia si fece scappare una breve risata.

    Alessia era profondamente imbarazzata e si pentì ben presto della scelta effettuata. Poteva vedere Giulio assorto nella contemplazione delle sue forme, lo percepiva scrutare la sua pelle e intrufolarsi al di sotto del sottile strato di tessuto. Una vampata di calore la investì, facendola arrossire anche nel resto del corpo. Il ragazzo, alla vista, sentì il proprio membro destarsi dal torpore e iniziare a riempire i boxer che stava indossando. Si accostò, per quanto possibile, al tavolo, al fine di nascondere la sua eccitazione.

    “All in”

    Silvia spostò al centro del tavolo tutte le fiches che aveva collezionato con maestria, consapevole di essere giunta al termine della sfida. Alessia e Giulio, nel frattempo, erano rimasti quasi del tutto nudi: la prima poteva contare solo sullo striminzito body, il secondo, invece solo sul paio di boxer.

    “A-all in”

    Rispose incerta Alessia, seguita da Giulio, ben sapendo che la disfatta avrebbe significato essere costretta a mostrarsi completamente nuda al suo ragazzo. Non era così che aveva immaginato il suo momento più intimo, non era così che voleva presentarsi a Giulio. Silvia girò lentamente le carte mostrando due assi.

    “Poker”

    Sottolineò, accennando un sorriso con l’angolo della bocca. Anche Alessia mostrò le sue carte, rivelando così la sua provvidenziale fortuna.

    “S-Scala Colore”

    Silvia sbuffò crucciata, colpita nell’orgoglio e costretta ad ammettere la sua sconfitta. Era convinta di avere in pugno la ragazza e, invece, il destino le aveva riservato solo un’amara disfatta.

    “Tutta fortuna…”

    Bofonchiò mentre spostava le ultime fiches nelle mani di Alessia, la quale poté finalmente tirare un sospiro di sollievo. Il pericolo di essere denudata si era definitivamente allontanato e, inoltre, sarebbe dovuta uscire a momenti.

    “Beh… dato che ho detto all in…”

    Silvia si alzò e, lentamente, fece scivolare a terra i suoi vestiti, lasciando che i due ragazzi potessero ammirare le sue forme. Giulio non poté fare a meno di osservare il seno sodo e prosperoso della sua coinquilina, prima di soffermarsi a lungo sulla sua dotazione nascosta tra le gambe. Alessia arrossì e distolse immediatamente lo sguardo, imbarazzata dall’assenza di pudore di Silvia e dalla sua sfrontatezza. Il membro di Giulio premeva sempre più forte contro i suoi boxer, il tessuto a contatto con la punta aveva iniziato a bagnarsi, rendendo sempre più difficile per lui celare la sua eccitazione.

    Nel guardare Giulio, così attirato dalle curve dell’avvenevole padrona di casa, Alessia venne pervasa da una certa tristezza. Si tastò il seno, ben più contenuto di quello di Silvia, e abbassò lo sguardo consapevole di non poter concorrere in questo gioco. Scrutò nuovamente Giulio, ancora soggiogato dalla visione estatica, ricordò il loro primo bacio, i loro abbracci e carezze. Un nuovo fuoco iniziò ad ardere dentro Alessia, una rinnovata forza di volontà che la spingeva a difendere il suo legame, le sue emozioni, il suo amore per Giulio. Inspirò e poi, chiudendo gli occhi, iniziò a svestirsi del body, lasciandolo cadere sulla sedia.

    Gli occhi di Silvia e Giulio erano puntati sull’esile e minuto corpo di Alessia, che, immobile con le braccia leggermente distaccate dal corpo, come un manichino senza vita, lasciò venisse scrutata fino nell’intimità più profonda. Il piccolo e curato cespuglietto sulle sue grandi labbra non servì a nascondere la lunga e densa goccia di umori che stava scivolando sulla sua coscia destra. Il suo petto e ventre era rossastro, così come il volto. Aprì lentamente gli occhi e vide i due perversi spettatori mangiarla con gli occhi. Incrociò lo sguardo di Giulio e si sentì più tranquilla, poiché, finalmente, era lei ad attirarne l’attenzione.

    Il ragazzo iniziò ad avere sempre più difficoltà a contenere la sua eccitazione, il membro premeva con forza sul tessuto dei boxer e il continuo pulsare, ingabbiato in quella posizione, gli trasmetteva dolore. I piccoli capezzoli catturarono immediatamente il suo interesse e si trovò ad immaginare di mordicchiarli con gusto.

    Alessia si gettò su Giulio, prese il suo viso tra le mani e lo baciò. Un lungo bacio passionale riportò il silenzio nella stretta cucina, con Silvia ammutolita intenta ad osservare i due sugellare il loro amore. Le mani di Alessia si spostarono sui boxer di Giulio con l’intento di rivelarne il piacevole contenuto. Il ragazzo cercò di combattere i movimenti della sua ragazza, ma la sua lingua vorace e il contatto con la nuda pelle lo fecero immediatamente desistere. A cavalcioni su Giulio, Alessia si mise in posizione per accoglierne il membro nella sua intimità. Guardò negli occhi e, poco prima di lasciare che la penetrasse, gli sussurrò in un orecchio.

    “Ti amo”

    Il membro di Giulio venne avvolto dal calore e umidità di Alessia. Il suo ritmico movimento di bacino faceva sì che la sua intimità venisse completamente esplorata per il solo godimento di Giulio.

    “Lui… è mio…”

    Tra l’ansimare e i gemiti, Alessia si rivolse momentaneamente a Silvia, la quale stava ancora osservando, tra il divertito e l’irritato, il perverso teatrino dei due ragazzi.
    La coinquilina sbuffò divertita e si sedette nuovamente, massaggiando il proprio membro ormai in piena erezione. La prima volta dei due ragazzi terminò pochi minuti dopo, con Giulio aggrapparsi ai fianchi di Alessia ed esplodere di piacere all’interno della sua intimità. Il getto di godimento e calore che le pervase il corpo generò una scossa di puro piacere che, attraversandola da capo a piedi, la fece sprofondare esausta nelle braccia dell’altrettanto stanco Giulio. Anche Silvia partecipò, seppur in maniera più solitaria, al coronamento del piacere sessuale di cui era stata partecipe. Il suo ventre venne presto cosparso col suo seme in seguito a brevi e potenti fiotti di caldo seme.

    I tre, ansimanti e sudati, rimasero qualche secondo inermi, intenti a processare le sensazioni dei loro corpi. La prima ad alzarsi fu Silvia, ancora gocciolante di sudore e piacere, la quale si avvicinò ai due ragazzi stretti una nelle braccia dell’altro.

    “Mi sa che abbiamo bisogno di una doccia…”
     
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    Niente male, complimenti.
     
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    Bellissimo racconto.... Finale inaspettato e un filino deludente.....
     
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    Credo tutti ci aspettassimo un finale col botto.... AuroraBorealis95 non ti resta che riprendere il racconto e regalarci ALMENO un altro paio di capitoli.....
     
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    Bel racconto. Avvincente. Mi aspettavo qualche cosa in più nel finale, ma credo tu possa creare un seguito a questa storia. Molto bravo! :b:
     
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    Ho appena finito di leggere tutta la storia. Bellissima, complimenti!
    Hai saputo creare qualcosa di unico ed eccitante senza esagerare e, soprattutto, prendendoti il tuo tempo. Il finale l'ho apprezzato. Lascia spazio all'immaginazione del lettore e non è scritto di fretta come spesso accade. Complimenti ancora.
     
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42 replies since 6/4/2023, 21:12   1225 views
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