Sangue e Argento

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  1. Hina-Poppezinga
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    Aveva avuto vari amanti in vita sua, e grazie alla sua esperienza, riusciva a distinguere il tipo di "passione" che ci metteva il suo amante. Non c'era solo devozione e passione, nonostante avesse una lingua umana, riusciva a farla godere e la pressione che esercitava contro le sue carni era indubbiamente anche rabbia. Oh sì, quella deliziosa rabbia donata dalla confusione, dai suoi sensi che lottavano per tornare lucido, ed era proprio quel sentimento che condiva quei momenti rendendoli irresistibili. I versi del cacciatore che venivano soffocati dalle sue carni la divertivano e la eccitavano. Pensare che se non avesse preparato la trappola, a quell'ora sarebbe sanguinante in fin di vita da qualche parte lì nei dintorni, rendeva quella conquista molto più dolce. Non le era servito combatterci per capire quanto fosse pericoloso. Quando prima aveva toccato le sue armi, aveva capito che erano speciali, se poi ci aggiungeva il suo sangue che le aveva impedito di leggergli l'anima, era la prova che stava praticamente stuprando il suo predatore naturale. Non riusciva a crederci che Apocrypha le avesse fatto un dono così prezioso. Era andata a caccia di un suo simile ed invece aveva trovato qualcosa di molto più pericoloso. I ruoli si erano ribaltati, voleva devastarlo, imprimergli nel cervello tutte le sue forme, i suoi odori, voleva lasciargli un segno indelebile. Così che quando avrebbe fatto sesso con qualcun'altra non sarebbe riuscito a non pensarla. L'eromanzia le stava dando un enorme aiuto, infatti in un momento di tregua il cacciatore chiese più piacere, cedendo totalmente alla lussuria. Un brivido bollente percorse il corpo della vampira, emozionata da quella resa, si impegnò nel affondare con la lingua dentro di lui, andando a premere appositamente sulla prostata per rendere quella stimolazione molto più intensa. Percepiva il calore del su membro aumentare fra i suoi seni, le pulsazioni di un imminente orgasmo, era così duro che per un attimo rimpianse di non averlo dentro di lei. Voleva sentirlo sciogliersi fra le sue braccia, così una mano andò ad afferrargli i testicoli, l'unica parte che non stava stimolando. Lo massaggiò con perizia, continuando a muoversi con tutto il corpo, così da sfregare quell'erezione oscena fra i suoi seni. Accelerò il ritmo seguendo il suo piacere, sentendosi sempre più bollente fra le cosce. La mente si annebbiò del tutto, riusciva solo a percepire i loro corpi uniti, il piacere che invadeva entrambi inesorabile. Hilda gemeva, facendo vibrare la sua voce lungo tutta la lingua, e quando lo sentì piagnucolare che non riusciva più a resistere, si sentì riempire di gioia e continuò ancora perdendosi sempre di più nel piacere. Infine riuscì a sentirlo il primo fiotto di sperma che le imbratto i seni, che lubrificava le loro carni, ed Hilda si lasciò andare a sua volta ad un intenso orgasmo che la portò a irrigidire le cosce, e la lingua che si premette contro l'uretra, rendendo i getti di sperma più abbondanti e violenti, riproducendo un suono osceno per via dei seni che si schiacciavano contro la sua cappella. Edmond avrebbe assaporato i suoi succhi dolcissimi come il miele, che grazie alla malia del vampiro avrebbe percepito buonissimo, impareggiabile. Lo tenne stretto a sé fino a quando non smise di eiaculare, e solo dopo l'ultima goccia lo accompagnò di nuovo sdraiato e comodo, liberando il suo volto dalla pressione dei suoi glutei. Gattonò verso i suoi piedi così da liberarlo del tutto, e si accomodò fra le gambe del cacciatore, rivolgendosi verso di lui. Gli sorrideva maliziosa, per niente stanca: sentirsi chiamare padrona l'aveva riaccesa di entusiasmo. Quelle due parole che aveva pronunciato suonavano così dolci detti proprio da lui. Gli diede modo di riprendere fiato, mentre lei abbassava lo sguardo verso i suoi seni imbrattati dal seme del cacciatore che la rendeva oltremodo oscena. Ne raccolse un poco con le dita e se lo portò alla bocca ciucciando golosa il nettare, curiosissima si scoprire se anche lo sperma come il sangue aveva un sapore diverso. Ovviamente lo fece nel modo più teatrale possibile, mostrandosi sensualissima, mugugnando come se avesse appena saggiato un dolce prelibato.
    Sei stato bravo, ti meriteresti un premio, ma ...
    Portò un dito sull'erezione floscia dell'uomo, picchiettandolo lateralmente per farlo muovere sul ventre come un vermicello della terra.

    ...vedo che sei stanco.
    Ridacchiò ancora, giocosa, melliflua e sensuale, guardandolo con ancora degli occhi pieni di fame: non era sazia, ne voleva ancora.

    Ma non preoccuparti, ho ciò che fa per noi, io al contrario mi sento in piena forma.
    Gli fece un occhiolino di intesa, come se fossero amanti di vecchia data. Raccolse altro sperma con le dita e li portò fra le proprie cosce, massaggiando la clitoride per imprimerci energia, facendo affluire molto più sangue in quella parte. Edmond avrebbe notato che la clitoride che aveva tormentato fino a poco fa crebbe sempre di più, fino a diventare un vero e proprio membro maschile, attrezzato perfino con un paio di testicoli. Man mano che esso cresceva, Hilda lo masturbava rendendolo durissimo e gonfio di desiderio. Aveva delle dimensioni discrete, non aveva proprio niente da invidiare a quello di Edmond ed era umido di umori. Si avvicinò a lui e posò di peso la sua erezione contro il sesso del cacciatore. Ancheggiò per strusciare tutta la lunghezza contro quella di lui, guardandolo negli occhi, per godersi ogni sua reazione. A quel punto Edmond avrebbe notato che il suo corpo iniziava a rispondere al suo volere. Molto debolmente e con fatica. Non aveva ancora le forze per opporsi, ma non avrebbe ciondolato più come un corpo morto, ma allo stesso tempo anche lui avrebbe sentito ancora gli influssi eromantici, anche se aveva già eiaculato anche lui non si sarebbe sentito sazio. Intanto Hilda continuò a strusciarsi, fino a sentire i propri testicoli premersi contro quelli del cacciatore, poi si ritirava, disegnando una scia immaginaria lungo tutta la mazza e poi sui testicoli, finendo il tragitto proprio con la punta contro l'ano ancora pulsante e umido dell'uomo. Gli allargò le cosce così che potesse sentire meglio la carne di Hilda che gli punzecchiava quel punto, premendo molto dolcemente, così da stuzzicare senza però dare nessuna soddisfazione. Il cazzo di Hilda era bollente, durissimo e ricolmo di energia, praticamente una tentazione irresistibile.

    Lo vuoi il premio della padrona? La sua voce era sensuale, i suoi occhi erano decisi, la sua bocca socchiusa con i canini che brillavano nella penombra, sbucando dalle sue labbra carnose e rosee. Hilda era una bellissima donna, sembrava che fosse stata scolpita da un dio per incarnare la lussuria.
     
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