Sangue e Argento

x Exo

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  1. Exogenesis
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    Ogni secondo in quel luogo insieme a lei metteva sempre più a fuoco il modo di pensare che la vampira gli aveva forzatamente inculcato nella testa. Le sue vecchie e spiacevoli esperienze lo avevano visto in parte resistere alla malia del morso di quelle creature al punto da riuscire a combattere attraverso l'impulso di arrendersi al suo "padrone" ma con Hilda si stava rivelando molto diverso. Era difficile delinearne i motivi ma quella donna era riuscita a far germogliare tra le sue sinapsi non solo il concetto di sottomissione ma anche l'incrollabile convinzione che lei fosse l'alfa assoluta, in ogni ambito gli potesse venire in mente e quello era un modo di pensare complicato da contrastare soprattutto in presenza della sua stessa, maledettamente bella, aguzzina. Era stata forse l'aggressività con cui l'aveva morso? Che lui sapesse l'intensità del morso non aveva mai influito sulla forza della malia quindi doveva essere qualcos'altro, qualcosa che rendeva Hilda una vampira unica nel suo genere. E di certo lo era, unica. Quel corpo era provvisto di curve pericolose tanto quanto lei, curve che avrebbe voluto mordere e leccare solamente per essere morso e punito ancora e ancora e ancora... strizzò gli occhi cercando di recuperare la lucidità invano perché anche se era riuscito ad accantonare quei pensieri, essi ancora sussurravano in un angolo della sua testa ricordandogli che lui era solo il cuscino dove la sua signora si sarebbe seduta per rilassarsi. Un pensiero bizzarro ma che fece pulsare di nuovo la sua erezione, perversamente contenta di una tale possibilità e soprattutto incredibilmente soddisfatta dal modo in cui Hilda la guardava e osservava il Cacciatore per intero. Il suo buonsenso gli gridava di agire, di saltare via da quel divano, prendere le sue pistole ed eliminare quella creatura il prima possibile ma come un novello Pinocchio che ignora i consigli del Grillo Parlante, Edmond iniziava a faticare a non ritenerla semplicemente la sua padrona, rimanendo quindi, docilmente, sdraiato su quel divano ancora indebolito da quell'attacco improvviso ed eccitato dall'eromanzia che gli scorreva in corpo.
    A-Aspet-UFF! Un pizzico di ribellione fece capolino quando la donna cominciò a concretizzare i suoi pensieri di poco prima. Non gli fu difficile anticipare le sue intenzioni di usarlo come un divanetto dalle sue movenze ma ciò che riuscì a fare nel tentativo di fermarla fu solo biascicare debolmente un timido e spaventato "Aspetta" che venne crudelmente troncato dalla pesantezza e la morbidezza del corpo di Hilda contro il suo bacino e più precisamente contro la sua esplosiva erezione che si ritrovò intrappolata e premuta in un tripudio di cosce e genitali femminili di cui quasi riusciva a delineare la forma soltanto attraverso il contatto col suo membro. Al momento dello "schiacciamento" l'intera muscolatura del Cacciatore si tese in risposta all'impatto per poi rilassarsi immediamente come a volersi abituare alla presenza della propria signora su di essa e nella testa dell'uomo iniziò a nascere un lieve senso di rabbia verso se stesso per aver anche solo pensato che Hilda potesse essere "pesante" su di lui e non che invece fosse il suo cazzo a non essere stato pronto ad accoglierla e farla stare il più comoda possibile. Si morse l'interno delle labbra inferiori per trattenere l'impulso di scusarsi con lei mentre le gambe tremavano martoriate dal piacere e dal dolore dei suoi gioielli schiacciati dal peso di un corpo intero. Ci pensò Hilda, però, a rompere il ghiaccio con un commento sulla sua "gente".
    Estinti m-mia signora? I C-Cacciatori sono ovunque...
    Si sentì in assoluto dovere di risponderle nonostante la vampira non sembrasse particolarmente interessata alle sue parole che di nuovo fluirono fuori forzatamente come se il Cacciatore avesse intenzione di proferire parole molto diverse nei confronti della donna. Lo sforzo era maggiore quando la definiva "sua signora" ma una dominatrice naturale come lei avrebbe potuto notare come la resistenza di Edmond si stesse facendo, anche se ancora molto presente, sempre più debole parola dopo parola al punto che quando Hilda allungò le mani sulle sue pistole per sfilarle e farle cadere a terra, il Cacciatore non sentì lo stesso spasmo muscolare che suggeriva una voglia latente di intervenire per fermarla. Non aveva bisogno di quelle pistole, soprattutto se mettevano in pericolo la sua bellissima signora.
    C-conosco Mario... è un m-mio informatore a R-Roma... mi ha indicato l-lei ma non credo fosse t-totalmente convinto che f-fosse la colpevole... a-aspetti!
    Cercò di risponderle ancora ma l'ultima parola guizzò fuori con un tono più acuto del normale e ora che Hilda poteva guardarlo meglio in volto avrebbe potuto ammirare i suoi tratti incredibilmente delicati, più simili a quelli di una preziosa bambola di porcellana decorati da occhi brillanti come perle dorate dalle pupille ferine e minacciose. Un volto sicuramente inquietante e bello allo stesso tempo ma che in quel momento era sporcato da un rossore intenso dovuto ai movimenti dei fianchi della donna che lo fecero nuovamente tendere rigido come una tavola da surf mentre strizzava gli occhi in preda alla disperazione di un piacere troppo intenso da gestire. Sentiva l'impulso di ringraziarla per quelle sensazioni così intense ma era ancora abbastanza lucido da risparmiarsi commenti troppo umilianti.
    S-Sono di Londra e sono qui per ammazzare q-quel vampiro...
    I suoi occhi dorati divennero affilati come rasoi a quelle parole come se in quella dichiarazione il Cacciatore stesse tentando di includere anche lei ma il dolce tocco della vampira sulla sua pelle era sufficiente a provocare intensi brividi su di essa. Hilda, però, gli aveva posto la domanda giusta, la domanda adatta a risvegliare, anche se per un breve attimo, l'uomo nascosto sotto la malia che lei gli aveva gettato addosso. L'uomo che era stato attaccato, morso, rapito, privato delle sue armi e ora tormentato da una creatura della notte fin troppo arrogante e piena di se.
    E dopo di lui sarai tu a morire brutta p-puttana...
    Vomitò quell'ultima frase con tutta la rabbia che il suo corpo riusciva a produrre, piegando il viso in una smorfia furiosa per poi fare i conti, immediatamente, con un improvviso e profondissimo senso di colpa che mutò la sua espressione in una molto più mansueta e quasi... in colpa. L'intensità del contraccolpo della malia era stata proporzionale all'intensità con cui era riuscito a ribellarsi da essa anche se solo per un breve istante. Il pensiero che fosse "pesante" su di lui lo aveva fatto sentire una brutta persona ma non era bastato a piegarlo a lei e neanche il piacere dei suoi fianchi sul suo membro era stato sufficiente ad umiliarlo con un ringraziamento. Ma insultarla... insultarla fu tutta un'altra cosa e le sue labbra si mossero quasi inconsciamente subito dopo la minaccia.
    M-mi scusi mia signora... n-non volevo... Quelle parole gli vennero strappate dalla gola dalla mano di un'ombra piegata su di lui. Si sentì soffocare quando il braccio gli finì in gola e fu doloroso quando afferrò quella frase così umiliante e la tirò fuori a forza ma scusarsi con lei... lo fece sentire immensamente soddisfatto con se stesso.

     
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