Un pezzo raro

x Kira

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    Aveva accettato con estremo dispiacere il distacco con Emyss, non era stata una decisione facile per Lotor che si era sempre creduto abbastanza egoista e testardo da poter tirare per le lunghe un accordo finché gli faceva comodo. Inoltre Emyss non era solo forte e fedele, ma bella come poche altre creature. Forse non sarebbe mai stato capace di amarla davvero, oppure era lei a non poter amare qualcuno come Lotor, probabilmente il fato era stato avverso alla loro unione fin dal principio, ma se non altro avevano mantenuto la reciproca parola data. Lui avrebbe ottenuto potere, lei in cambio una nuova casa. E nello scoprire che era fertile e pronta a mettere al mondo nuovi esseri, Lotor non poteva più trattenerla a sé. dopotutto si trattava di creature rare e uniche al mondo, lasciarle estinguere sarebbe stato crudele perfino per lui. Un pezzo unico nella sua collezione era inestimabile, ma neanche Lotor era disposto a far sparire una razza solo per soddisfare il suo narcisistico essere. A riprova del fatto che un sentimento sincero tra di loro ci fosse stato, Emyss non lo abbandonò da solo, lasciandogli in eredità una parte della sua anima, che Rakhna custodiva gelosamente dentro la sua gola sotto forma di uovo di pura energia. Al suo interno c'era il potere di Emyss, l'abilità di scomparire nelle pareti e nelle superfici piane per trasformarsi in una pericolosa opera d'arte. Molte notti Emyss aveva vegliato su di lui in quella forma e altrettante volte quel potere era stato vincente nei suoi combattimenti più duri. Emyss sapeva quanto uno stratega come Lotor amasse quel tipo di potere, per questo gli aveva concesso un dono così importante. Fondendo quell'uovo con una creatura, Lotor poteva donargli lo stesso potere di Emyss e creare così un nuovo servitore perfetto. La vera domanda era... a chi darlo?
    Sei deciso a custodirlo così gelosamente? Potrei portarlo io, ho paura che cedendo alla fame lo divoreresti. E a te non serve proprio la capacità di fonderti con le pareti.
    Come puoi ritenerci così indelicati? Abbiamo sempre trattato bene Emyss, anche più di te Lotor. Emyss era speciale, proprio come quest'uovo, e quest'uovo ci appartiene. Non sei tu che devi donarlo ad un nuovo alleato, siamo noi che ti concediamo di usarlo. Emyss ha scelto noi per ripopolare la sua razza, non te...
    Perfino Rakhna era diventato geloso di quella creatura, unica a dir poco. Lotor non se la sentì di ribattere visto che per una volta il tono sibillino di Rkahna era rivolto verso un sentimento sincero e non una mera provocazione nei suoi confronti. Quindi non disse nulla, fece spallucce e continuò ad avanzare per il lungo corridoio della Oxford. Oramai si era abituato a quella stanze infinite frutto di incantesimi di protezione di ogni tipo, Nariko lo aveva aiutato con una terapia d'urto valida come poche, l'unica scocciatura era la necessità di prestarsi a lunghe camminate. Ecco perché Syndra volteggiava di continuo... forse avrebbe dovuto iniziare a farlo anche lui, ma la paura di perdere i suoi polpacci muscolosi per un'inerzia era inaccettabile.
    Immagino allora che non approvi quello che stiamo facendo.
    Invero... anzi ci sorprende che in te non ci sia il desiderio di conservare quest'uovo come un cimelio, qualcosa di unico che non dovrebbe mai appartenere a nessuno e che incarni il ricordo e la passione di Emyss. Potrebbe essere il nostro più grande tesssoro. Invece hai intenzione di darlo a qualcosa che neanche conosciamo...
    Lo ammetto: ci ho pensato molto prima di decidermi ma la mia affinità con l'arte occulta dello Yogami è seconda solo al Juinjutsu, e l'efficacia di un alleato potente come Emyss è indiscussa, non posso rinunciare a un simile vantaggio in battaglia. A malincuore, ma ho preso la mia decisione.
    Rakhna conosceva bene le ricerche che Lotor aveva fatto, per questo non era entusiasta della situazione. Lo aveva visto cercare a lungo tra gli archivi della scuola, quelli pubblici almeno, dove venivano raccolte creature particolari custodite alla Oxford. Mostri di ogni genere, esperimenti, evocazioni e molto altro ancora. Tutti possibili candidati per uno Yogami, ma sostanzialmente dei cani sciolti. Sembrava quasi che Lotor stesse scegliendo una nuova bestia da sottrarre al canile e mettere al guinzaglio, cosa che non avrebbe dato giustizia ad Emyss in nessuna misura. Stavano cercando un nuovo alleato, non un mastino.
    So cosa stai pensando, ma tu adoravi Emyss anche per la sua bellezza, se non ti conoscessi bene avrei detto che ne eri infatuato. Nessuno potrà sostituirla in nessuna misura, ma dobbiamo andare avanti. E lui è il candidato perfetto. A metà tra un drago e un dinosauro, capace di recepire il linguaggio umano e svolgere problemi complessi, alcuni lo hanno perfino sentito parlare di filosofia. Può impugnare armi ed eseguire incantesimi semplici, riesci a immaginare una bestia simile che si nasconde in un mosaico alle nostre spalle? Sarà perfetto.
    Se fosse stato perfetto sarebbe già dentro il globo, ma stai andando a conoscerlo perché anche tu hai dei dubbi Lotor. Questo è solo il primo di molti incontri che non ci porteranno a nessuna conclusione, perché nessuno sarà all'altezza... forse dovresti provare a mettere al guinzaglio la tua padrona, quello sarebbe eccitante.
    Lotor si fermò di colpo, girandosi verso Rakhna e afferrandolo per il muso, costringendolo ad ammutolirsi sebbene dalle sue fauci continuasse ad uscire una risatina maligna e sibilante.
    Non mancarle di rispetto, neanche in sua assenza.
    Lo sguardo di Rakhna la diceva lunga, e non gli servì né parlare né affilarsi con l'energia per risultare tagliente: con quel semplice sguardo Rakhna gli aveva restituito tutte le chiacchiere su di lui ed Emyss, e sull'infatuazione che loro due avrebbero potuto avere verso le persone in questione. Il discorso quindi morì lì e Lotor continuò a procedere verso la destinazione ultima. Il percorso sfociò in un corridoio molto particolare, una specie di stanza allungata, o forse più simile a duna mostra, con pareti ampie, soffitti alti e grandi tappeti a ricoprire il terreno. Sui muri erano presenti grandi quadri, drappi decorativi e tappeti dipinti, tutti in stili molto diversi. Non erano rappresentati paesaggi o persone in particolare, ma piuttosto luoghi chiusi che all'apparenza potevano sembrare stanze ma che in realtà erano più simili a delle prigioni. Molti di quei drappi si estendevano in tridimensionalità nel "dipinto" rivelando molteplici "stanze" al suo interno, segno che poteva ospitare più "prigionieri": Un brivido salì sulla schiena di Lotor all'idea di essere intrappolato in un luogo del genere. Le streghe avevano davvero un modo molto strano per sistemare i prigionieri. Ma se avesse imparato a sua volta a controllare un simile incantesimo sarebbe stato in grado di divertirsi non poco. E considerato il potere di Emyss quello non poteva che essere un buon inizio. Trovato il giusto dipinto, Lotor vi posò sopra una mano per poter esercitare la giusta quantità di energia, canalizzandola al suo interno come gli aveva insegnato Nariko. Poi accompagnato dall'invisibile Rakhna lo attraversò, deciso ad incontrare il primo candidato per il globo della costrizione.
     
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    Che onta, che vergogna! Da quando la sua adorata Sybill era dipartita, le cose non avevano fatto che peggiorare e se già una povera creatura doveva subire tutto lo stress del primo lutto della sua vita, le altre Streghe non avevano fatto altro che aggiungerci nuove preoccupazioni e grattacapi! Il cadavere della sua creatrice, infatti, non aveva ancora smesso di fumare che erano piombate da lui cercando di convincerlo a diventare il servo di questa o di quella strega, sciorinandogli un sacco di sciocchezze su come una creatura come lui non poteva rimanere senza padrona, che doveva rimanere sotto controllo, che queste erano le disposizioni delle superiori... insomma, una marea di bubbole! Almach aveva risposto sdegnosamente che lui era pienamente in grado di controllarsi da sé, che non era mica un lattante a cui si doveva mettere il bavaglino e che tutte loro erano un branco d'invidiose, sempre pronte a dirne d'ogni di Sybill ma, adesso che era all'altro mondo, ecco piombare come avvoltoi sulla sua opera più grande, cioè lui!
    Ebbene, aveva appena fatto in tempo ad aggiungere qualche altra paroletta sul fatto che, a ben guardarle, non solo non avevano il talento necessario per divenire le sue padrone... ma non erano neanche sufficientemente belle, che si era ritrovato imprigionato in uno di quegli stupidi quadri prigione. Aveva protestato chiedendo di parlare con Lady Nashandra, certo che con lei avrebbe potuto intendersi (e, ovviamente, proporle di diventare lei la sua padrona: Sybill ne sarebbe stata d'accordo, n'era certo!) ma ovviamente quelle dannate delle sue carceriere si erano rifiutate, opponendo palesi sciocchezze come "la Principessa ha cose più importanti a cui pensare" come se ci potesse essere qualcosa di più importante di lui, figurarsi! Ma era evidente che fossero spaventosamente invidiose della sua bellezza (e, a ben pensarci, anche Sybill era notevolmente più bella di loro!) e della sua unicità, per questo cercavano di relegarlo in quella maledetta prigione per impedirgli di risplendere come avrebbe potuto.
    ...stolte! Come se un diamante smetta di essere brillante se messo al buio: era certo che si sarebbe presto sottratto a quelle tenebre e avrebbe permesso a tutte le Streghe realmente meritevoli (e, quantomeno, dalla quinta in su) di bearsi della sua presenza e del suo inestimabile aiuto! Per far questo, però, doveva riuscire a fuggire da quella maledetta prigione e, al contempo, afrlo in maniera così vistosa che non potessero più ignorarlo. E aveva già una grande, magnifica idea!

    Se Lotor si fosse abituato alla relativa oscurità della sala, avrebbe scoperto che era molto più grande di quanto non apparisse dal quadro e, soprattutto, apparentemente vuota. In realtà, ad aguzzare l'udito, avrebbe percepito un brusio e, se lo avesse seguito, presto avrebbe visto una fioca luce divenire sempre più grande. Ben presto la luce sarebbe divenuta abbastanza forte da riconoscere la scena che si stava svolgendo e il brusio due voci ben distinte, una melodiosa ma di difficile attribuzione a un sesso ben preciso e un'altra decisamente maschile e sgraziata, molto cavernosa. - Grognak vuole storia, vuole S T O R I A! - tuonò il vocione, che apparteneva in effetti a una sorta di dinosauro/drago antropomorfo, gigantesco e seduto a gambe incrociate come un enorme bambino. - Grognak deve prestare attenzione se vuole la sua storia! Prima ti spiego cosa devi fare e poi ti racconto la fiaba! - rispose perentoria la voce più melodiosa, che apparteneva ad Almach e che, sebbene apparisse molto più piccolo dell'altra creatura non aveva alcun timore a mostrarsi deciso. L'attenzione dei due era rivolta alla parete di fronte a loro, illuminata da un forte fascio di luce proveniente proprio dagli occhi di Almach, perfettamente in grado di fungere da fari. Gli occhi dei due, però, erano fissi sulle ombre che venivano proiettate sul muro: Almach, infatti, stava utilizzando i suoi tentacoli per ricreare quella che, a conti fatti, doveva essere l'ombra stilizzata di Grognak stesso. - Allora, questo sei t- Quello no Grognak, Grognak bocca molto più grande! - protestò la creatura, spalancando le fauci per darne una diretta dimostrazione e sbattendo con forza le mani per terra, proprio come un bambino capriccioso. - Uff, sei proprio incorreggibile! Non puoi stare calmo un secondo? Voglio spiegarti come fuggire da... ehi, chi c'è?! - Almach si voltò di colpo, verso Lotor e abbagliandolo (e con lui anche Rakhna) col fascio luminoso dei suoi occhi, ancora attivo. - Grognak deve smaciullare piccolo uomo viola? - chiese il dinosaurone indicando Lotor col dito tozzo, sicuramente in grado di riconoscere un problema quando ne vedeva uno e, soprattutto, capace di trovare la soluzione più adatta. O, perlomeno, più adatta a lui.
    Tranquillo, tranquillo, per ora non ce ne sarà bisogno. Senti, non ho dato ascolto a loro e pensano che lo farò coi loro galoppini? Torna dalle tue mediocri padrone e di' loro che Almach si rifiuta di parlare con chiunque sia di rango inferiore a Nashandra, va bene? Hai capito? Allora sciò, sciò! - disse, agitando la mano con fare superiore, mentre i tentacoli fino a poco prima contratti in forme artificiose per quella sorta di teatro delle ombre cinesi, si rilassavano e si stringevano attorno al suo corpo, come parti di un'elaboratissima acconciatura. Almach rifulgeva davvero nella penombra di quella sala e pareva davvero un diamante fiammeggiante rinchiuso in una sicura cassaforte. Lotor che cosa aveva intenzione di fare?
     
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    Se Rakhna non fosse stato invisibile, le creature che occupavano quella prigione dipinta avrebbero visto ben due sguardi perplessi e stupefatti, non uno soltanto. Lotor non si aspettava di ritrovarsi davanti uno scenario simile, anzi quando aveva realizzato che dentro una singola "prigione" potevano starci più creature aveva automaticamente dato per scontato che la più grossa e potente avrebbe fatto dell'altra il suo banchetto, se non peggio. Vedere il suo sedicente campione a terra con l'aria di un bambino che aveva bisogno di sentire la favola della buonanotte distrusse qualsiasi traccia di speranza nel cuore dell'apprendista stregone, e portò il suo oscuro passeggero a sibilare divertito sotto i baffi, ridacchiando di fronte alla sua proverbiale facilità nell'avere ragione. D'altro canto però, Lotor fu abbastanza fortunato da scorgere altro oltre quel fallimento, e prendeva la forma di una creatura peculiare, unica nel suo genere e che mai aveva visto prima, che si era elevata nei confronti di una mostruosità come il suo compagno di cella con la creatività e l'intelletto, non con la mera forza pur avendo una pressione energetica che Lotor riusciva a percepire chiaramente. Prima di avanzare però il ragazzo dovette fare i conti con il brutto carattere di quell'essere che si dimostrò subito scontroso: dalle sue parole Lotor intuì che si trattava di una creatura molto richiesta e che praticamente mai si era prestata ai comandi di qualcuno. Lotor decise quindi di farsi avanti, ricomponendosi e passandosi una mano tra i capelli per sistemare le ciocche saltate in giro per lo stupore, assumendo un'aria molto più tranquilla e disponibile.
    A dire la verità ero venuto per lui. Ho bisogno di un campione degno di questo nome e tu... non mi sembri alla sua altezza. Men che meno di quella di Lady Nashandra.
    Quando fu abbastanza vicino da non indispettire nessuno dei due, Lotor portò le braccia in posizione conserte, scambiando prima uno sguardo col bestione, per poi spostarsi verso la creatura magica dal colorito blu. Non voleva disdegnare nessuno dei due della sua attenzione, quindi fu rispettoso. Anche perché il fatto che il dinosauro dragonico non fosse a terra agonizzante poteva significare che l'altro essere stava solo temporeggiando, e che non era necessariamente una scelta migliore. Ma Rakhna aveva già visto quel sorrisetto curioso sul volto di Lotor, che inevitabilmente tradiva il suo reale interesse.
    Io invece non sono esattamente uno dei tanti galoppini, o meglio il mio obbiettivo sarebbe elevarmi a qualcosa di superiore.
    Ad accompagnare quell'ultima sentenza ci fu un movimento fluido della mano destra che lo portò a schioccare le dita, evocando nel suo palmo una lancia oscura fatta di scaglie di drago. Il potere di quella lancia era grande, e appena fu stretta nel pugno di Lotor pare quasi risvegliarsi. Se Almach aveva avuto modo anche solo per un istante di assaporare il potere di Nashandra ne avrebbe potuto percepire un frammento in quell'arma. Sbatté la punta della lancia a terra, ma non con fare imperioso o minaccioso, sembrava più una sorta di "biglietto da visita". L'altro braccio finì invece dietro la schiena di Lotor, portandolo ad assumere una posizione marziale, mentre si prestava ad osservare con maggiore attenzione Almach nella speranza di aver attirato l'attenzione.
    Forse però posso ricredermi su di te. Sembri bravo a raccontare storie... perché non mi racconti la tua?
     
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    Almach non si era dato pena di osservare con attenzione il suo interlocutore, anzi non aveva ancora finito di dire "sciò" e agitare la mano che era tornato a rivolgersi al suo compagno, deciso a sistemare quella faccenda una volta per tutte. Lotor, però, ebbe la non invidiabile capacità di farlo voltare immediatamente verso di lui dicendo, forse, una manciata scarna di parole: "non mi sembri all'altezza". Lui. LUI! L'acme della magia, magnum opus della sua creatrice, splendore del talento di Umbra... non era all'altezza di uno stupido lucertolone!
    Insomma, le parole del giovane lo colpirono con forza e anche quest'ultimo se ne sarebbe potuto accorgere, non solo perché i suoi tentacoli presero ad agitarsi come serpenti pronti a mordere e le varie costellazioni che ricoprivano la sua pelle presero letteralmente a esplodere dalla rabbia, come un'intera galassia di supernove che colorò il suo corpo di una luce rossastra, tanto bella quanto inquietante; Almach sollevò il braccio destro, puntando contro Lotor il proverbiale dito accusatore e spalancò completamente le fessure luminose che erano i suoi occhi, rendendoli perfettamente circolari e abbaglianti come i fari di un'auto per poi pronunciare con una voce grondante indignazione: - TUUUUUUUUUUUUUU! Stupido lacchè, come osi?! COME OSI?! Io non sono all'altezza di... di questo grosso bestione?! - disse indicando con la mano Grognak, come se già la sua figura fosse sufficientemente eloquente. - Grognak proprio grosso, sì! - chiosò il diretto interessato, annuendo vigorosamente: i rapporti letti da Lotor non mentivano, davvero il lucertolone comprendeva il linguaggio umano... ma lo faceva evidentemente a modo suo. - Io, ero già degno di una Principessa, quando tu non avevi ancora finito di consumarti la lingua sul tacco di una qualche megera dalla seconda scarsa! - continuò implacabile, mostrando involontariamente quanto la questione dei seni della sua futura padrona fosse decisamente importante per lui e di come, probabilmente, per le streghe fosse un vanto essere più prosperose delle proprie consorelle (o, più semplicemente, era così per Sybill). - Seconda? - chiese Grognak, mostrando un'espressione curiosa verso Almach che, a quanto pareva, era riuscito ad acquisire una certa autorevolezza nei suoi confronti. - Proprio così, Grognak, seconda: come la scelta che certe persone possono permettersi... o sono! - disse, scoccando un altro sguardo di fuoco a Lotor, ritrovando la calma e riportando le sue costellazioni a uno stato di quiete, senza esplosioni galattiche, con gli occhi che ritornavano le consuete fessure luminose e non più i fari di un tir pronto a investire qualche pedone.
    Questo stato di quiete, però, non significava che stesse per deporre le insegne dell'ira, anzi era praticamente certo che stesse per preparare una nuova, violenta requisitoria ma le parole e, soprattutto, i successivi gesti di Lotor glielo impedirono: il giovane, infatti, non solo dichiarò i suoi gloriosi propositi ma, soprattutto, tirò fuori un'arma impressionante, che trasudava della forza di un drago. Anzi, ben più di un semplice drago: sembrava che la grande Nashandra vi avesse infuso un frammento della sua energia! Almach aveva visto soltanto un paio di volte la Principessa ma era assolutamente consapevole delle sue straordinarie virtù e, soprattutto, della sua incredibile potenza magica: quella lancio, dunque, lo aveva colpito moltissimo. Ciò, però, non significava che voleva darlo a vedere e, per fortuna, le peculiarità del suo volto rendevano molto difficile accorgersi del suo stato d'animo, tranne quando si trattava di emozioni particolarmente intense. - Bravo, saresti una majorette perfetta! - sentenziò ironicamente, ma anche molto meno offeso e irato di prima, lanciandogli una lunga occhiata in cui sembrava esaminarlo e soppesarlo. - E per quanto riguarda la mia storia... prima perché non ti presenti e non mi racconti il motivo per cui se qui? Sia io che Grognak siamo curiosi. Non è vero? - si rivolse per un attimo al compagno che, con un movimento vigoroso del capo, assentì. Se Lotor, in quel momento, si fosse sentito messo sotto esame... avrebbe avuto perfettamente ragione! Ma, chissà, forse aveva tutte le abilità necessarie per superarlo a pieni voti.
     
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    Lotor alzò il mento e il sorriso nel vedere quella reazione tanto eclatante: nessuno come lui sapeva pungere l'orgoglio degli altri e quel talento valeva anche per le creature magiche. Poteva dirsi soddisfatto. Il disappunto di Almach fu tale che si ritrovò a straparlare, accusandolo di essere il lacchè di una strega che non vantava di prosperosi seni, lasciandolo piuttosto perplesso e confuso. Non aveva sbagliato sul suo effettivo ruolo ma come dare per scontato che la sua padrona fosse piatta?
    Seconda?
    Si unì alla confusione di Grognak in maniera decisamente spontanea. Era davvero... strana come accusa, che quell'essere potesse vedere il futuro o leggere nei pensieri? Aveva poteri veggenti? No anche perché Lotor non poteva di certo lamentarsi delle dimensioni dei seni delle sue partner, o delle sue avversarie, forse aveva visto nella sua sfera di cristallo il piccolo demonietto con cui si era divertito la sera in cui la formosa bionda lo aveva mandato in bianco? Davvero poco lucida come bestia in quel caso, tanto da fargli confondere un ragazzo per una donna molto piatta. Piuttosto intoccato dalla fragilità delle accuse mosse, Lotor non si sentì neanche in dovere di rispondere a tono, rimanendo perlopiù impassibile e stringendo la lancia come a volerla sottolineare. Certo forse non era considerabile un grande stregone ma quel cimelio qualcosa doveva significarla, no? O doveva presentarsi in maniera pomposa? A giudicare dalla richiesta di Almach, la risposta era sì. Sembrò volersi fingere poco impressionato da quella lancia ma Lotor non era affatto disposto a demordere, così lo assecondò schiarendosi la voce e portando anche l'altra mano dietro la schiena, tenendo così la lanciai n orizzontale sul proprio bacino mantenendo la posizione elegante e marziale.
    Il mio nome è Lotor, iniziato al potere di Umbra. A tutti gli effetti un servitore ma deciso a cambiare tale dicitura in qualcosa di più dignitoso. Il mio non è un percorso di rivoluzione quanto più di... riconoscimento del mio talento, per farla breve. Se è vero che gli uomini sono inferiori alle donne per quanto riguarda la magia, allora io sono sicuramente il migliore tra questi dato che non sono secondo a nessuno. I miei obbiettivi sono potere, conoscenza e rispetto... ma soprattutto rarità. Cose uniche. Di questa lancia non ne esistono altre al mondo, come nessuno al mondo è come me. E cerco un alleato che sappia mantenere questo standard: non faccio da balia a nessuno, alla perfezione va affiancata solo l'eccellenza. E questo è quanto.
    Visto che da quelle parti non c'era nessuna strega che potesse sentirsi offesa dalla sua boria, Lotor non fece per nulla il finto modesto e incarnò perfettamente la sua personalità senza vincoli e restrizioni. Disse chiaro e tondo come la pensava su di sé e di cosa aveva bisogno soprattutto. Detto ciò, inarcò un sopracciglio e lanciò uno sguardo verso Almach: gli aveva dato ciò che voleva, si aspettava dunque una risposta degna di quella che gli aveva dato lui.
     
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    Gli strali di Almach non sembravano aver colpito il nuovo arrivato ma, a dire la verità, era quel tipo di persona che trova più piacevole l'azione stessa di arrabbiarsi che l'effetto in sé di tale arrabbiatura, quindi che Lotor non si mostrasse troppo colpito dalle sue parole non fu affatto un problema per lui, anche perché aveva un'opinione abbastanza grande di sé da non poter credere di venir ignorato come se nulla fosse. Inoltre, la lancia di Lotor e il suo aspetto marziale avevano avuto degli effetti e ormai Almach era più incuriosito che bisognoso di rimetterlo al suo posto.
    Proprio per questo motivo aveva chiesto allo stregone di presentarsi (oltre che non avrebbe mai, mai accettato di essere lui a fare il primo passo), in modo che si potesse fare un'idea più precisa su di lui e sulle sue reali intenzioni. Lotor sembrò accettare quell'opportunità di buon grado e si presentò con dovizia di particolari, mostrando una proprietà di linguaggio che lo colpì molto positivamente (non avrebbe mai accettato di interloquire con un rozzo!) e, soprattutto, mostrandosi estremamente vicino agli ideali suoi e della sua creatrice. Mentre, infatti, il giovane parlava Almach non solo spalancava un po' di più gli occhi ma, soprattutto le costellazioni che punteggiavano il suo corpo sembravano farsi più brillanti, a testimonianza di un aumento della sua attenzione.
    ...o forse era qualcos'altro? Magari un'iniziale, precaria forma di simpatia? Lotor, infatti, espresso (sia pure in una forma un po' diversa dalla propria) quelle che erano anche le sue ambizioni, ciò che desiderava ottenere dalla sua permanenza in Umbra: ammirazione e rispetto. Proprio come il giovane davanti a lui, non voleva ribaltare l'ideologia dominante della congrega, né desiderava far venire meno la tradizionale disparità di trattamento tra maschi e femmine: la rivoluzione non gli interessava, ma che il suo talento venisse riconosciuto e apprezzato, questo sì! E, benché non amasse vedere troppo orgoglio negli altri, provò rispetto per quello di Lotor e lo sentì affine al suo. - I tuoi obiettivi sono nobili e sono gli stessi che mi guidano. - disse, infatti, con tono gentile una volta che Lotor ebbe finito la sua breve arringa, mentre muoveva qualche passo nella sua direzione. - Ho sbagliato a giudicarti, prima: sei un abile oratore e benché questo non significa che le tue parole siano veritiere... - non ebbe timore a fargli presente la sua diffidenza, gli aveva già fatto un complimento sincero e non era sua intenzione blandirlo. - ...meriti comunque una presentazione da parte mia. - concluse e i suoi occhi si fecero un po' più luminosi, letteralmente.
    Il bagliore del suo corpo, fino a poco prima lievissimo, si fece più intenso e le costellazioni sul suo corpo a vorticare furiosamente, come se moltissimi eoni si stessero avvicendando in quelle galassie fittizie. - Io mi chiamo Almach e sono la più grande creazione di Sybill, una delle più talentuose streghe che la Sorellanza abbia mai avuto. Ella, non solo era ricca di virtù ma anche della qualità che più scarseggia al momento tra le streghe: il coraggio. Il coraggio di osare, di uscire dallo sterile studio delle conoscenze passate per ampliarle, per aggiungere nuovi piani all'edificio del sapere! Con me non ha voluto creare un servitore o un mero sfoggio di abilità, bensì l'incarnazione stessa dei suoi ideali. Per troppo tempo la Sorellanza si è nascosta, per troppo tempo lo studio della magia è stata una ripetizione oscura di dogmi ormai antichi: è tempo di uscire allo scoperto, di conquistare anche il giorno che ci è stato negato! - affermò, deciso, mentre le stelle vorticavano furiosamente e splendide sulla sua pelle, finché queste non divennero che fasci luminosi che brillavano sul suo corpo, che si avvicendavano frenetici fino sulla punta dei suoi tentacoli. Era uno spettacolo affascinante e splendido, ma tutt'altro che delicato: Sybill aveva creato quel corpo perché rispecchiasse la sublime potenza dei misteri che ancora dovevano disvelare, non certo per rifare gli occhi a qualche spettatore un po' annoiato. - Purtroppo... Sybill è venuta a mancare anzitempo e il suo sogno rischia di morire con lei. Io non intendo permetterlo ma, come vedi, alcune streghe non hanno l'acume e la sensibilità necessarie per comprendere certi ideali. Pensano che qualunque cosa non possano immediatamente controllare sia un pericolo... commettendo, così, delle vere sciocchezze! - disse, interrompendo di colpo lo spettacolo di quelle luci e acquietando le sue costellazioni, mentre indicava con lo sguardo il povero Grognak, ancora intento a fissare il gioco di luci: era evidente che una creatura come quella fosse fondamentalmente innocua, purché si fosse deciso di stabilire una vera relazione, proprio come aveva fatto Almach. Ma la sua chiosa finale aveva anche un altro significato: alcune streghe mancavano delle qualità già elencate... e lui?
     
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    Fu chiaro fin da subito, appena vide quello sguardo diventare più attento e la sua pelle "brillare di più", che Lotor aveva catturato l'attenzione di quella creatura. Ma sentirglielo esprimere come un concetto chiaro, seppur con la dovuta diffidenza, fu sufficiente a far spuntare un sorrisetto compiaciuto sul volto di Lotor. Il suo fascino funzionava ancora, dopotutto: con la diffidenza delle streghe di Umbra e in particolare della preside, aveva iniziato a temere che la sua bellezza e la sua personalità fossero scemate in qualche modo. Si concesse un leggero cenno con il capo, sia per dimostrare la sua soddisfazione che per assumere un'aria più rilassata, ma non interruppe Almach proprio ora che si stava presentando, accogliendo anche le sue cerimonie col dovuto rispetto. Quell'essere sapeva sicuramente come dare spettacolo, gli piaceva parlare ed essere al centro dell'attenzione, forse non l'ideale col genere di supporto che Lotor stava cercando ma chissà, magari poteva fare buon uso anche di quello. Più che la validità strategica però, in quel momento Lotor era affascinato dall'affinità che stava trovando nelle sue parole. Almach gli era molto simile: amava stare sotto i riflettori, era pieno di sé, ma soprattutto non aveva paura di osare, voleva rischiare pur di brillare e non c'era sintesi migliore per la personalità di Lotor. Aveva pensato le stesse cose trovandosi faccia a faccia con la preside Kyosei e mai in tutta la sua vita aveva trovato qualcuno capace di interpretare così bene la sua linea di pensiero.
    Sai Almach... sono proprio d'accordo. Io stesso sono un'anomalia, qualcosa che andrebbe tenuta sotto controllo visto il suo potenziale. Riesco a comprendere le streghe di Umbra: sono timorose visto che i loro avversari sono dei tentatori, estremamente pericolosi e che in passato hanno fatto tremare questo clan fino a costringerlo a sparire nel nulla. Non posso biasimarle del tutto: immagina se il frutto dei loro sforzi venisse colto da un nemico che non riescono a contenere. Ma d'altro canto, come si può vincere un conflitto senza osare? Come si può raggiungere la conoscenza senza cercare? Mi dispiace per la tua creatrice, sono sicuro che saremmo andati molto d'accordo visti i presupposti della tua creazione.
    Detto questo anche lui si fece avanti, cercando di chiudere le distanze con Almach. Utilizzò l'incantesimo inverso dell'evocazione di munizioni e di armi per far sparire lo scettro, ritrovandosi così a mani nude, assumendo una posa molto meno marziale e più confidenziale. Cercava di parlare direttamente all'essere ora, e non allo Yogami che rappresentava.
    Almach: stare confinato in un dipinto non è il tuo posto. Unisciti a me: lascia che io ti renda il mio Yogami e ti prometto che insieme dimostreremo che la tua creatrice aveva ragione. Io sono un maschio indegno e tu un esperimento incontrollabile, nessuna strega scommetterebbe sul nostro successo e questo non fa che conferire ulteriore gloria all'impresa. Insieme possiamo dimostrare di essere più che semplici imprevisti nella storia delle streghe di Umbra e possiamo aiutarle nel loro conflitto verso l'illuminazione che per noi è già chiara al termine del nostro percorso. Non posso accontentarmi di un mero strumento di morte come alleato, ho bisogno di uno spirito affine. Senza offesa Grognak.
    volle concludere il suo discorso con le dovute scuse, dopotutto quel bestione non meritava certo disprezzo semplicemente non era ciò che Lotor stava cercando. Ciò di cui aveva bisogno era di qualcuno con le sue sesse ambizioni, perché solo così poteva spronarlo a diventare il migliore, proprio come sarebbe potuta essere Emyss. Almach era il candidato perfetto, e se accettava di unirsi a lui avrebbero condiviso i loro segreti. Una volta scoperta l'identità di Rakhna avrebbero suggellato il patto e non sarebbero più tornati indietro. Forse Almach avrebbe avuto delle riserve: dopotutto il contratto tra Yogami non aveva molta differenza da una banale prigionia, ma Lotor gli aveva promesso non una cornice in cui stare ma piuttosto una scala da risalire insieme. Verso la gloria del ricordo della sua creatrice ma soprattutto la gloria che apparteneva a loro.
     
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    Almach era nato per brillare, metaforicamente e non, ma da quando era stato rinchiuso in quel quadro aveva avuto ben poche occasioni per farlo. Certo, Grognak aveva lenito la sua solitudine e si era divertito a imbastire spettacoli per lui, non dissimili da quello visto da Lotor al momento del suo arrivo, ma... era ovvio che le ombre cinesi non fossero abbastanza per lui! Aveva bisogno di farsi ammirare, di far risplendere la sua personalità e il suo stesso corpo, quindi l'arrivo di Lotor (per quanto mal visto) era stata un'autentica benedizione e, mentre gli parlava, la creatura iniziò a sentirsi sempre più vivace ed entusiasta, come se in quei pochi attimi avesse ripreso contatto con una parte di sé che la prigionia aveva finito per reprimere.
    Inoltre, stava iniziando a rivalutare il giovane e benché sia sempre bello risplendere davanti a chiunque, se si stima i propri interlocutori è decisamente meglio! Per questo, quando notò di aver attirato la genuina attenzione di Lotor si sentì galvanizzare e gli piacque molto che quel contegno marziale, che aveva avuto fino ad allora, si sciolse in uno più amichevole e informale: al di là della labile diffidenza che ancora provava, era sempre bello sapere di aver fatto colpo. Alla fine della sua presentazione, Lotor fece scomparire l'arma che aveva richiamato e si avvicinò a lui con fare amichevole, prima di rispondergli in maniera inaspettata: non soltanto, infatti, mostrò di pensarla come lui e la sua Sybill ma, soprattutto, mostrò le sue stesse ambizioni e il suo stesso coraggio. Certo, era assolutamente sensato e razionale che le streghe non allevassero campioni che, un giorno, avrebbero potuto passare dall'altra parte ma, a suo dire, fin troppe streghe (soprattutto le più anziane) confondevano la pavidità per cautela e, soprattutto, all'insegna di quest'ultima cercavano di controllare giovani ambiziose. Inoltre, se la Sorellanza voleva qualcosa di più che sopravvivere, doveva pur alzare il tiro delle sue ambizioni!
    A Sybill piacevano tutte le persone ambiziose e oneste, soprattutto con se stesse: sono certo che ti avrebbe preso in simpatia. - assentì lievemente col capo e, benché su quel volto non ci fosse un paio di labbra capace di segnalarlo, dal suo tono appena intenerito dal ricordo era evidente che stesse sorridendo. Era ancora perso nel ricordo che arrivò, inaspettata, un'offerta capace di spiazzarla: Lotor non usò mezzi termini, fu franco e diretto come aveva dimostrato di essere e gli propose di divenire il suo yogami. Era una richiesta enorme, sia perché lui non lo conosceva e sia perché divenire lo yogami di qualcuno era, per certi versi, far diventare la propria vita una prigione. Non era una decisione da potersi prendere in qualche secondo e, soprattutto, non poteva basarsi soltanto sulle parole (per quanto belle) di qualcuno conosciuto letteralmente pochi minuti prima. Però, malgrado tutto questo, Almach sentiva che Lotor fosse sincero: era vero, entrambi erano degli outsider per gli standard di Umbra e probabilmente ben poche, tra le streghe, sarebbero state disposte a vedere in loro qualcosa di più di due utili servi... ma proprio per questo il loro trionfo sarebbe stato ammantato di gloria! Così la memoria di Sybill sarebbe stata rispettata e il suo lascito più importante, quello morale e umano, sarebbe stato raccolto da nuove, giovani accolite: gli occhi di Almach si aprirono a immaginare un futuro radioso quanto loro, se non di più, per poi tornare a essere due fessure luminose e taglienti. - Piccolo uomo viola gentile: piace a Grognak! - affermò il lucertolone, sorridendo allegro all'indirizzo dello stregone: per quanto fosse una creatura semplice, aveva intuito che tra il suo amico e lo sconosciuto si stesse decidendo qualcosa di grande importanza per entrambi e stava cercando di usare tutto il tatto necessario, quantomeno quello che possedeva. Almach ridacchiò e si concesse di spezzare la serietà del momento con una battuta: - Piaci anche a Grognak: devi andare forte nelle cene coi genitori. - quel lieve risolino si spense poco dopo, però e Almach tornò serio. - Mi offri tutto quello che ho sempre desiderato da quando Sybill è venuta a mancare... e ammetto che ciò mi alletta molto. Ridare la luce del Sole alla Sorellanza, avere la riconoscenza e la stima delle sue appartenenti, far risplendere la nostra ambizione per il mondo... bellissimo. E, a giudicare dalle arie che ti dai, sembra che tu abbia qualche possibilità di farcela davvero. Ma, una volta che sarò diventato il tuo yogami che succederà? Dopotuttoci sono tante strade per raggiungere il successo, tu quali intendi seguire? - gli chiese a bruciapelo, perché voleva conoscerlo meglio prima di gettarsi nel vuoto così. - Inoltre, potrai anche essere talentuoso ma un uomo, in Umbra, non fa niente senza una strega alle sue spalle: chi è la tua Signora? E, soprattutto, com'è? - potevano anche sognare il lauro della vittoria e gli sguardi languidi di streghe prosperose, ma senza una strega capace e disposta a credere in loro da cui dipendere i loro sogni erano destinati a finire prima ancora di iniziare. Almach aveva bisogno di risposte sincere per prendere la sua decisione e sperava che Lotor gliele avrebbe date: dopotutto, quanto aveva detto per Sybill, riguardo al fatto che le piaceva chi era onesto con se stesso... valeva anche per lui.
     
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    La battuta di Almach spezzò piuttosto bene la serietà del momento, forse anche troppo: dietro il sorriso divertito di Lotor c'era un discreto imbarazzo perché più di qualche volta aveva letteralmente rovinato delle cene con i genitori seducendo prima la figlia e poi la madre, spesso neanche volendo dato che per quanto audace Lotor non era certamente un ninfomane privo di controllo, ma a volte la bellezza è una vera maledizione. Ad ogni modo, Lotor non si aspettava di certo un sì senza i dovuti riguardi e nel vedere Almach che poneva le domande giuste in un momento simile non fece altro che confermare la scelta dell'apprendista stregone: aveva trovato la creatura giusta che non brillava solo in capacità fisiche e magiche ma anche intellettive. Non poteva chiedere di meglio, quindi ancora una volta fu diretto, sincero e chiaro. Non aveva motivo di mentirgli e di sicuro non si vergognava delle sue ambizioni, forse non poteva convincere le streghe a riconoscere il suo talento per quanto uomo, ma poteva comunque renderlo evidente in maniera innegabile.
    Il mio Yogami deve proteggermi, deve vegliare sul mio sonno e deve essere pronto a combattere al mio fianco. Ho bisogno di ubbidienza e di fedeltà, non chiedo altro, perché la mia formula del successo è molto semplice: basta superare chiunque altro. Ho i mezzi, le conoscenze e il talento per diventare invincibile, e se non hai pari neanche una principessa di Umbra può negare la tua forza. Ho giurato fedeltà a Nariko Kyosei, la preside di questa scuola: ho saggiato il suo potere e so per certo che non viene considerata una principessa solo per la loro vetusta burocrazia. Quella donna è forte e conosce la magia come nessun altro. Con la sua guida raggiungerò l'apice del mio potere e sbloccherò nuovi orizzonti da raggiungere. Quando la conoscerai ti renderai conto di quanto è perfetta Almach, te lo assicuro.
    Mentre parlava della sua padrona, Almach poteva percepire dalle parole di Lotor sincera ammirazione, non la riverenza e la sottomissione che di solito caratterizzava i servitori delle streghe di Umbra, l'orgoglio di Lotor gli impediva di spingersi tanto in basso, ma il rispetto che provava verso Nariko era unico per lui. Nessun altro aveva meritato la sua ammirazione, sembrava a tutti gli effetti spassionatamente innamorato di quella figura e di tutto ciò che rappresentava, solo che Lotor non aveva mai amato qualcuno in maniera sincera, pertanto non riusciva ad interpretare a dovere quel sentimento tanto nuovo. A quel punto il suo sguardo si fece più serio: il palmo della sua mano destra si aprì, rivolgendosi gradualmente verso l'alto.
    Infine, come obbiettivo decisivo seppur non principale, ho intenzione di impartire una severa lezione ai saggi del lumen. Trovo questa guerra ridicola oltre ogni immaginazione, e la loro violenza nei confronti delle streghe un atto paragonabile a del bullismo nella sua più alta forma. Stanno portando avanti un vero e proprio olocausto e di sicuro non sono degni del potere che potrebbero ottenere dalle streghe di Umbra. Quindi ho intenzione di debellare quel problema. Non per diventare un messia contro di loro, ma semplicemente perché mi hanno fatto incazzare come pochi altri prima.
    Agli occhi di Lotor i Saggi erano molto più che feccia: privi della lungimiranza che dovrebbe caratterizzare un vero "grande piano", si limitavano ad ammassare e massacrare le streghe come potevano, dei veri e propri nazisti del nuovo millennio che ben poco avevano da spartire con un possibile piano da supercattivo come invece poteva vantare Lotor. Certo non era poi così "supercattivo" all'idea di spartire i propri successi con le streghe ma quel ragazzo sapeva molto bene cos'era la riconoscenza e il rispetto, il suo successo non gli avrebbe impedito di rispettare chi lo avrebbe aiutato a raggiungere quei risultati. Ma la fiamma del disprezzo era oramai accesa nel suo sguardo, e scaturì fisicamente sul palmo della mano aperto come una scintilla oscura. La fiamma nera del Juinjutsu si accese con estremo controllo, dimostrando ancora una volta quanto talentuoso fosse Lotor con le arti magiche.
     
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    Lotor era strordinariamente sicuro di sé, pure troppo per qualcuno di egocentrico come Almach... eppure, malgrado ciò, la creatura si sentiva incline a una certa simpatia nei suoi confronti: gli piacevano i tipi ambiziosi e il giovane, oltre a esserlo, sembrava possedere il talento necessario per raggiungerla qualcuna di quelle ambizioni. Inoltre non sembrava uno stupido totalmente prono alla sua vanità e mostrò di apprezzare la cautela con cui la creatura trattò la sua offerta, cosa che lusingò quest'ultima, sensibile com'era all'apprezzamento altrui.
    Nella sua risposta Lotor mostrò, ancora una volta la fiducia che aveva nei suoi mezzi e, soprattutto, nella sua signora: Almach aveva sentito parlare, sia pure vagamente, della nuova preside e tutte le voci erano concordi nel descriverla come inflessibile e formidabile, una delle streghe più talentuose e dalla carriera più luminosa di sempre. Quello fu un punto molto, molto importante che mise a segno il giovane stregone: al di là del fatto che la creatura, volente o meno, avesse assimilato l'ideologia e le consuetudini della Sorellanza, avere le spalle coperte da una strega abile e lungimirante era assolutamente fondamentale per combinare qualcosa. Da soli avrebbero potuto anche essere straordinari ma qualunque strega li avrebbe guardati con diffidenza e disprezzo, invece con una signora a cui rapportarsi e presentare le glorie delle loro vittorie... beh, li avrebbero guardati solo con disprezzo. E il che, incredibilmente, non era poco.
    Inoltre (e questo per Almach fu molto interessante), notò che oltre all'ammirazione e al rispetto qualcos'altro vibrava nelle parole di Lotor, una sorta di venerazione che trovò molto, molto inaspettata in uno come lui e che, se avesse avuto le labbra, lo avrebbe portato a sorridere come chi la sa lunga: era evidente che quel giovanotto si fosse preso una gran bella sbandata! Beh, meglio così, da un lato era piacevole vedere che anche uno come Lotor avesse le sue debolezze (che poi... lo era davvero?) e, dall'altro, avrebbe trovato terribile legarsi a qualcuno di arido emotivamente parlando. Anzi, a dirla proprio tutta, non gli avrebbe dispiaciuto sentirlo parlare così anche di lui... o le altre streghe, soprattutto le altre streghe! Per qualche attimo Almach si crogiolò nel suo personale sogno di gloria (quello più "superficiale", per così dire), fatto di streghe prosperose che lo guardavano come un eroe e lo servivano e riverivano. Si riscosse appena in tempo per rispondergli in maniera adeguata e, soprattutto, mostrargli la sua approvazione: - Sembra una strega straordinaria, sarò felice di conoscerla e mostrarle gli ideali... e il talento di Sybill. - disse, mostrando un tono della voce amichevole ma deciso: lui era, infatti, il talento di Sybill ed era determinato a far sì che tutte le persone valide lo apprezzassero apprezzando lui.
    Lotor, poi, mostrò tutto il disprezzo che nutriva per i Saggi e il suo sincero desiderio di debellarli, non tanto per il plauso che riceverebbe da Umbra ma per la sua insofferenza verso la loro crudeltà e la loro barbarie: la cosa gli piacque particolarmente e annuì vigorosamente, prima che la sua attenzione venisse rapita da un gesto del giovane stregone, che aveva aperto il palmo verso l'alto. Neanche il tempo di chiedersi cosa intendesse fare che, all'improvviso, ne fece scaturire una piccola fiamma di Juinjutsu. Forse il giovane voleva fare sfoggio della sua abilità, oppure dimostrargli con quale arma intendeva distruggere i Saggi... fatto sta che generò una reazione totalmente incontrollabile in Almach: - IHHH!!! - squittì in maniera fin troppo acuta e, in un attimo, si gettò dietro la schiena di Grognak, che fissò confuso la mano di Lotor. - MA SEI PAZZO?! VUOI AMMAZZARCI TUTTI?! - urlò, da dietro lo scudo vivente cheera il suo amico, prima di arrischiare a mettere la testa fuori da quel riparo improvvisato: tutto il suo altrimenti splendente corpo era irrimediabilmente spento, ogni costellazione si era dileguata, lasciando sulla sua pelle le tenebre eterne dello spazio profondo, le uniche luci ancora visibili erano i suoi occhi, ma questi avevano ridotto la loro luminescenza al minimo. - Q-quella roba è p-pericolosa! - spiegò addirittura tremante: quella situazione era di sicuro inaspettata per entrambi, Lotor come l'avrebbe gestita?
     
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    Sembrava proprio che avessero raggiunto un punto d'incontro, nulla poteva più mettersi in mezzo alla loro alleanza, ma apparentemente Lotor fece un passo falso. Successe tutto così rapidamente e in maniera tanto inspiegabile che Lotor non fece neanche in tempo a spegnere la fiamma nera, tenendola in mano mentre fissava esterrefatto i movimenti buffi e terrorizzati di Almach. Perfino Rakhna che fino a quel momento era rimasto in silenzio a osservare si fece più in alto col collo, cercando con lo sguardo la creatura dalla pelle stellare, perplesso tanto quanto l'apprendista stregone. Se non fossero stati in pubblico i due si sarebbero scambiati uno sguardo assolutamente confuso interrogandosi reciprocamente su cosa fosse successo. Fortunatamente ci pensarono le parole allarmate di Almach a rendere più chiaro l'evento, che con quelle poche sillabe riuscì a far comprenderei l quadro generale a Lotor e al suo oscuro passeggero. Il giovane alzò le sopracciglia, meno spiazzato ma comunque molto, molto sorpreso, intensificando la fiamma nelle sue mani così da incrementare la mole energetica del Juinjutsu.
    Ma dici questo? Il Juinjutsu? Sul serio?
    Non era una novità che il Juinjutsu fosse malvisto dai più saggi e prudenti, ma da una creatura che sembrava disposta ad accettare un patto Yogami quella reazione risultava del tutto inattesa per Lotor. Essere prigioniero di un combattente per molto tempo era decisamente più spaventoso di una semplice fiamma diabolica, perché quella reazione assurda? Lotor decise id non forzare troppo la mano e la spense subito dopo, riportando la quiete nella stanza, tornando a parlare così da far valere le sue ragioni.
    Il Juinjutsu è associato al male per vetusti e superati preconcetti, e la sua pericolosità fa parte di generazioni passate che avevano scarso controllo di qualcosa di tanto instabile e pericoloso. Io sono un mago e per di più infinitamente talentuoso, utilizzo il Juinjutsu da tanto tempo e più lo studio più lo controllo bene, sono in questa scuola anche per questo, non c'è motivo di temerlo anche perché non sono di certo il primo ad utilizzarlo. Si dice che il leggendario Akira, soprannominato Il Palazzo, abbia usato il Juinjutsu per portare Kurayami al suo periodo dorato, l'età di maggior lustro e ricchezza per l'intera città, per il Giappone e tutto il regno che gli competeva!
    Lotor sapeva sicuramente come imbastire un'arringa difensiva, diede anche prova di essere dedito allo studio: tanto delle arti magiche quanto la storia del mondo che li circondava, anche dell'altro capo del mondo se necessario. Ma questo non bastò di certo a soddisfare la sua curiosità.
    Quindi mi spieghi perché lo temi così tanto?
    Doveva esserci altro, ne era certo, quell'orrore sembrava primordiale, incontrollabile, una vera e propria fobia. Forse legato a qualcosa di traumatico? Lotor voleva una risposta: non poteva affidarsi ad una creatura che poteva morire di paura in battaglia per una tecnica da lui usata.
     
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    All'intensificarsi della fiamma sul palmo dello stregone, Almach reagì con un nuovo urlo e nascondendosi totalmente dietro l'enorme mole di Grognak, sembrava il soldato di un'antica guerra che si riparava nella sua trincea alla vista di un esplosivo. Era sinceramente terrorizzato e non registrò nemmeno la reazione sorpresa, interdetta di Lotor: per lui l'unico imperativo possibile era quello di mettersi al riparo da quella fiamma mortale, che Lotor pensasse pure quello che voleva! Se ne stava lì, dunque, a tremare dietro le scaglie di Grognak (e a fargli il solletico, a giudicare dalle espressioni che faceva quest'ultimo) finché non avvertì venir meno la tecnica di Lotor, dopotutto era una creatura magica, sapeva percepire quando si smetteva di consumare dell'energia.
    Eppure, malgrado questa consapevolezza, era ancora così spaventato da azzardarsi appena a tirare fuori la testa da quel nascondiglio improvvisato, sempre tremante e totalmente "spento". Accertatosi che il pericolo fosse passato, decise di ritornare dal suo interlocutore e, sebbene la sua pelle fosse ancora nera come una notte senza stelle, una timida tonalità rosea si stava propagando nella zona del viso, quasi come un timido accenno di alba: che fosse imbarazzo? Mentre raggiungeva lo stregone, infatti, tenne il volto chino e la braccia conserte, con le mani sui gomiti come se si stesse abbracciando da solo, in un istintivo tentativo di lenire la sua paura. Non lo aiutò il fatto che Lotor decise, in quel momento, di fargli una lezioncina che lui conosceva già fin troppo bene. - Guarda che le so queste cose! - sbottò e nel modo irato, persino un po' ferito con cui lo fece, era ravvisabile qualcosa di più dell'orgoglio ferito per essere stato considerato ignorante.
    Sybill non faceva che ripetermele in continuazione! E lei adesso... adesso... - non riuscì nemmeno a terminare la frase che scoppiò in un intenso singhiozzo, mentre si copriva il volto con le mani e cercava di soffocare un pianto che, altrimenti, sarebbe stato disperato. Purtroppo lo spavento e poi i ricordi legati a Sybill e alla sua dipartita lo avevano provato abbastanza da non riuscire a tenere sotto controllo le sue emozioni, che adesso erano esplose in maniera fin troppo intensa. Si voltò, dando le spalle a Lotor, mentre cercava di trattenere i singhiozzi e con le prime lacrime che iniziavano a filtrare tra le sue dita: in una creatura particolare come lui, anche le sue lacrime risultavano assolutamente uniche, poiché parevano letteralmente luce liquida che, quando cadeva per terra, si frammentava in una miriade di frammenti luminosi.
    Era un pianto penoso, proprio perché stava cercando di reprimerlo e ciò, probabilmente, lo avrebbe portato a piangere davvero a diritto... fortunatamente la coda di Grognak, straordinariamente delicata, gli avvolse gentilmente le spalle, in una carezza gentile: - Grognak... qui. - lo rassicurò e, un po' perché avevano davvero legato e un po' perché era buffo vedere una simile macchina di morte cercare di rassicurare qualcuno, Almach si ritrovò a emettere un lieve risolino e, dopo alcuni attimi, sollevare il volto dalle sue mani: fortunatamente, a parte per qualche lacrima che gli rigava le gote, non aveva pianto poi molto. - Lo so, grazie amico mio. - passò la sua mano, ancora un po' bagnata (e luminosissima, quindi) sulla sua coda, in una carezza grata. - ...ma non ci sei soltanto tu. - disse, finalmente voltandosi verso lo stregone. - Scusami, non riesco ancora a parlare di certe cose in maniera... serena. Sybill è perita mentre cercava di perfezionare la tecnica finale del juinjutsu e io ero presente. E' un miracolo, anzi, che io sia sopravvissuto. E... benché io sappia benissimo le cose chje mi hai detto, nel vedere quella fiamma così improvvisamente non sono riuscito a trattenermi. - spiegò e benché la voce risultasse un po' incerta nei punti più emotivamente pregnanti del suo discorso, riuscì a dominarsi abbastanza bene. Non era facile accettare di aver abbassato ogni difesa, ogni schermo sui suoi sentimenti in quel modo involontario, davanti a un quasi sconosciuto ma ormai era accaduto e non poteva farci nulla. E poi, a dirla tutta, se davvero fosse diventato il suo yogami, avrebbero dovuto condividere anche di più! - Adesso, immagino che la tua proposta sia da considerarsi non più valida, vero? - gli chiese con un tono di voce pieno di amara ironia: chi mai avrebbe voluto uno yogami con la fobia del juinjutsu, senza contare che lui era proprio un utilizzatore... beh, poco male, ancora non aveva accettato e diventare uno yogami era una responsabilità davvero gravosa, forse una prigionia peggiore di quella. Però, ed era questo il pungolo che lo tormentava, era anche un'occasione per far continuare a vivere il sogno di Sybill e, forse, per ricostruire un legame simile a quello che c'era tra di loro con qualcuno di meritevole. Ma ormai, Lotor non avrebbe più voluto avere nulla a che fare con lui... forse.
     
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    Almach si fece avanti solo quando Lotor spense del tutto la fiamma del Juinjutsu, dimostrando un certo imbarazzo nei confronti di quella paura primordiale. Lotor dunque capì subito che non era qualcosa di cui aveva il totale controllo, che non affrontava pragmaticamente ma che diventava chiaramente un timore inconscio, che non sapeva bilanciare. L'apprendista stregone si fece più curioso, speranzoso di ricevere una spiegazione che desse un senso a tutta quella storia, quindi rimase in silenzio mentre metteva le braccia in posizione conserte. Bastarono poche sillabe per costringerlo a sfogare i suoi veri sentimenti, e mentre ripercorreva il ricordo doloroso della sua padrona scoppiava addirittura in un sentito pianto, lasciando stupito Lotor che non sapeva esattamente come interpretare quella rivelazione. Rakhna invece, reagì all'estremo opposto: si fece avanti, quasi come se volesse rivelarsi, mentre la coda e la lingua serpentine si agitavano in un silenzioso sonaglio che voleva esprimere il suo interesse. Almach stava provando un sentimento fortissimo al momento e la creatura dimensionale ne risultò subito attratta. Lotor non poteva ignorare quella reazione: Almach non faceva i capricci, semplicemente il Juinjutsu le aveva portato via la sua padrona, qualcuno che non era semplicemente il suo creatore ma il suo punto di riferimento, e la perdita gli faceva ancora male. Ecco perché nessuno lo aveva ancora domato. Lotor non vide una debolezza in ciò, o meglio si trattava di quel genere di punti deboli che possono trasformarsi in pregi se ben allenati, insomma se quella era davvero l'unica pecca di una simile creatura allora c'era decisamente del potenziale. Non lo diede a vedere dal suo sguardo però, e anzi sembrò mantenere un'aria decisamente severa nei suoi confronti. Dopotutto era una paura che rischiava di penalizzarlo in combattimento e questo Lotor non poteva permetterselo. D'altro canto però, non poté fare a meno di ragionare in maniera del tutto diversa, per questo esordì con un tono che pareva quasi volerlo mortificare.
    Mi dispiace, credevo di essere stato chiaro...
    Sembrava che con l'inizio di quelle parole gli avrebbe detto qualcosa come "cerco solo il meglio" e lo avrebbe quindi scacciato, ma tutto cambiò completamente tonalità appena Lotor sfoggiò quel suo tipico sorriso strafottente e pieno di sé, alzando il mento e gonfiando il petto con l'orgoglio che solo lui poteva sfoggiare con tanta sicurezza.
    Io ho intenzione di superare tutti e perfezionare le mie arti, questo vuol dire che dove la tua padrona ha fallito, io ho intenzione di riuscire. Non ho intenzione di obbligarti a stare di fianco ad una simile bomba ad orologeria, quindi la scelta sta a te: preferisci osservarmi da lontano mentre il Juinjutsu diventa un mio servitore, oppure hai intenzione di accompagnarmi in questo viaggio verso la grandezza? Se mi aiuterai, avrò controllato questo potere anche grazie a te, e forse Sybill non sarà sparita invano. Forse la tua missione adesso è aiutare il prossimo folle studente del Juinjutsu a non commettere i suoi stessi errori e portarlo alla grandezza per onorare la memoria di chi ci aveva provato prima di lei. Le possibilità sono tante, e non cogliendole le sprecherai a prescindere. La scelta è tua Almach: la sicurezza di questo quadro, o il rischio di diventare grande assieme a me.
    Lotor aveva dato la sua risposta: Almach era la scelta giusta, con tutti i suoi difetti e le problematiche che potevano nascere. Lotor era abbastanza borioso da pensare di poter controllare alla perfezione l'arte oscura del Juinjutsu, ma non era così stupido da sottovalutarne i pericoli. Chi meglio di una creatura che aveva visto un fallimento così tragico poteva dargli il giusto equilibrio? Almach non sarebbe stato un mero bestione con cui sbaragliare i suoi nemici, ma un alleato tanto in battaglia quanto nello studio, ne era certo. Ma doveva assicurarsi che la volontà di quella creatura fosse al livello del suo ego, altrimenti non sarebbero stati una coppia degna di ciò che Lotor voleva compiere.
     
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    La marea della commozione stava finalmente ritirandosi e, purtroppo, sul letto del suo animo stava riemergendo una lieve ma tenace vergogna: Almach non era qualcuno solito a dissimulare il suo stato d'animo o a nascondere ciò che provava, dopotutto era stato educato all'idea che era sacrosanto che esprimesse se stesso e le sue emozioni in ogni momento ma, allo stesso tempo, spogliarsi così di ogni schermo davanti a uno sconosciuto non era semplice e Lotor avrebbe dovuto adoperare il suo tatto per evitare di farlo sentire più a disagio di quanto non fosse già.
    Purtroppo, il giovane stregone aveva stampata in faccia un'espressione davvero severa e ciò non aiutò affatto la povera creatura che, con le gote ancora bagnate dalle lacrime, si chiuse in un silenzio che non gli apparteneva. Sembrava che Lotor non giudicasse positivamente quella debolezza e Almach non poté fare a meno di pensare che i suoi sogni di gloria fossero finiti prima ancora di iniziare, tanto che la tristezza gli punse il cuore; assieme alla tristezza, però, sentì sorgere in lui un certo, dignitoso orgoglio: era consapevole che la sua fobia lo rendesse più debole, ma era lo era altrettanto delle sue virtù e preferiva rimanere confinato in quel quadro che legarsi a qualcuno di così cieco da non vedere il suo valore per una piccola, minima imperfezione.
    Aveva ancora le gote bagnate di lacrime quando recuperò un più fiero cipiglio e quando Lotor principiò a parlare, sollevò ancora un po' più il capo, a mostrargli che lui non temeva né lui né il suo giudizio. Questa postura così fiera si rilassò solo quando fiorì, sul volto del suo interlocutore, un sorriso inaspettato e complice: prima ancora che continuasse il suo discorso, Almach aveva capito che gli si stava offrendo un'opportunità e i suoi occhi s'illuminarono letteralmente, diventando ancora più grandi mentre la sua pelle letteralmente scintillava dalla contentezza. Il discorso dello stregone fu roboante e non privo di boria, ma fu anche pieno d'ottimismo per il futuro e per lui: Lotor gli riconosceva non soltanto la possibilità di essergli utile in combattimento o nello studio, ma anche la possibilità di superare le sue paure, i suoi limiti. Così facendo lo investiva di una responsabilità e di una fiducia che, forse, non si dovrebbe dare a qualcuno conosciuto da nemmeno un'ora ma questo non rendeva che più preziosa l'opportunità che gli stava donando.
    Al termine di quel discorso tanto ispirato, Almach scoppiò a ridere: fu un riso cristallino, allegro e assolutamente melodioso, oltre che privo di dileggio nei suoi confronti; rideva perché era contento e perché Lotor aveva calcato così tanto la mano su quegli annunci roboanti da apparire appena un po' buffo, ma in ciò non rendeva le sue parole meno importanti o serie, tutt'altro. - Sei un tipo davvero strano, Lotor. Ma, se non lo fossi, probabilmente non saresti finito qui. - disse, abbassando la mano che aveva portato educatamente sulla "bocca" (o meglio, dove avrebbe dovuto esserci) mentre lo guardava con gli occhi scintillante d'interesse. - Sybill adorava conoscere persone imprevedibili, particolari, sai? Diceva che è di grande ispirazione vedere qualcuno esprimere se stesso anche se questo porta alla diversità. Diceva che la maggior parte delle persone ha paura della diversità ed è per questo che imprigiona gli altri nei pregiudizi e nelle consuetudini che chiamano "normalità". Tu non vuoi essere un normale servitore e io non sarò mai un normale yogami: direi che, con questi presupposti, non potremo che fare grandi cose insieme. - disse e benché il suo tono fosse scherzoso, credeva davvero in quello che diceva: entrambi volevano di più del ruolo che gli eventi e il loro ambiente volevano dargli e, se avessero unito i loro gloriosi propositi, avrebbero potuto raggiungere davvero dei grandiosi traguardi. - E sappi che la grandezza non è un rischio, ma il mio Destino. - gli porse una mano, come a volerlo invitare a sancire così il loro comune giuramento. - ...anzi, il nostro. - concluse e benché il suo volto non fosse che un liscio ovale senza lineamenti, a parte gli occhi, Lotor avrebbe saputo senza incertezza alcuna che, in quel momento, gli stava sorridendo.
     
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    Il suo discorso era riuscito a fare breccia nell'orgoglio di Almach, portandolo finalmente a fidarsi di lui e fare la prima mossa per sancire il loro contratto. Il sorriso di Lotor esprimeva anche soddisfazione e non si tirò indietro quando la creatura chiuse le distanze offrendogli quella stretta di mano amichevole. A quel "nostro" l'apprendista stregone annuì con fare complice, allungando a sua volta la mano per quella stretta decisa che avrebbe fornito il primo accordo non verbale tra di loro, ma che serviva in maniera assolutamente indispensabile per stabilire un legame di fiducia. Appena i loro corpi entrarono in contatto Lotor riuscì subito a percepire l'energia unica di quella creatura, tanto che i suoi circuiti magici si accesero ed iniziò ad esercitare una discreta pressione energetica. Non era opprimente, era il ruggito di un leone che vuole farsi riconoscere dal branco, non che vuole minacciare una preda. Segni luminosi comparvero sul collo e sotto gli occhi di Lotor, segno che la sua energia stava reagendo, mentre tastava quella di Almach realizzando con molta più precisione quanto quell'essere fosse effettivamente incredibile.
    Io non percorro il mio destino Almach, io lo forgio, e ti posso assicurare che non mi accontenterò di nulla di meno della grandezza.
    Detto questo i convenevoli si erano esauriti, e Lotor non aveva la minima intenzione di perdere tempo con le chiacchiere: avrebbero subito stipulato il legame da Yogami, ma lo avrebbero fatto con i dovuti preparativi. Quindi il giovane si voltò verso la seconda creatura nella stanza e con un inchino rispettoso lo salutò.
    Grazie per essere stato un compagno affidabile per Almach, Grognak... tornerò a farti visita per non privarti del tuo amico, promesso.
    Detto ciò avrebbe fatto cenno ad Almach di seguirlo col capo, mentre finalmente abbandonavano quella prigione dipinta alla ricerca di una stanza più utile. Lotor aveva bisogno di un campo che potesse conciliare le sue forze e canalizzarle, un luogo di addestramento sarebbe stato l'ideale ma da quelle parti sarebbe stato difficile trovarlo. Trovò però qualcosa di interessante: quella che la pergamena segnava come "camera delle torture". Lotor non pensò mai neanche per un secondo di fare del male ad Almach tuttavia conosceva il ruolo di certi posti, quindi rimase piuttosto deluso nel constatare che al suo interno c'era solo una grossa poltrona vistosa e un sacco di drappi dipinti ad illuminare la stanza con le candele che li circondavano. Suo padre l'aveva abituato a scenari molto più macabri, quindi quello per lui non somigliava affatto ad un posto pericoloso. Si disse che probabilmente le streghe usavano luoghi del genere come interrogatori e servivano per tenere ferme le persone catturate, o magari era destinato proprio a studenti che combinavano qualche marachella e andavano fatti confessare, ma di certo non con i metodi di un torturatore pazzi e pervertito.
    Tranquillo non ho intenzione di farti del male, mi serve un posto tranquillo dove iniziare i rituali per l'unione da Yogami e questo posto ha la giusta concentrazione di energia. Non farà male: di solito quando il contratto per Yogami è consenziente non è più fastidioso di una funzione religiosa.
    Almach avrebbe imparato subito che Lotor non era privo di bizzarrie e modi di fare tutti suoi, ma soprattutto non aveva paura di niente e si metteva in gioco immediatamente usando ciò che aveva a disposizione, senza viziarsi con strumenti unici ed esclusivi che potevano farlo sembrare uno che preferiva la forma al risultato.
     
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