Alice in Lustland - Parte prima

Fantasy, parodia

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Videogiocatore vecchio stampo!

    Group
    Member
    Posts
    96

    Status
    OFFLINE
    Prologo

    La contea di Bokerstone, una estesa vallata verdeggiante divisa dal fiume Esse, era governata dal conte Robert Boker e dalla sua consorte.
    I due sposi, desiderosi di dare alla luce un erede maschio, rimasero delusi assai quando nacque Alice.
    La poverina, in quanto donna, avrebbe perso potere con il matrimonio dunque fin da subito il conte prese a mercanteggiare con le famiglie
    più importanti e ricche per poter combinare un matrimonio fruttuoso per entrambe le parti, una volta che la figlia avesse raggiunto l'età
    necessaria.

    Capitolo uno: Il bianco coniglio

    Il giardino del palazzo Boker, pur essendo tale termine riduttivo considerate le sue dimensioni, era ricco di luoghi dove potersi appartare in segreto; Alice
    tuttavia prediligeva un particolare angolo nascosto dalla vegetazione; ella era prossima a compiere i quattordici anni eppure sfuggiva spesso da tutte
    quelle questioni mondane che l'annoiavano a morte; essendo rilegata in quel posto, in attesa di essere obbligata a scegliere un pretendente, poteva
    solo viaggiare con la mente; si intrufolava dunque nella biblioteca e scelto un libro raggiungeva il suo nascondiglio, si sedeva con la schiena appoggiata ad un albero e si perdeva tra le pagine.
    Capitava alcune volte ad Alice di trovare degli strani racconti e leggendo di particolari effusioni tra due innamorati ella provava strane emozioni, sentiva calore sulle guance e cosa ancora più strana nelle parti intime, le quali ultime se toccate si bagnavano e le procuravano piacere.
    Fu in una di quelle occasioni che accadde l'inaspettato: Alice, liberatasi dalle mutandine di pizzo, si strusciava una mano tra le gambe leggendo avida di un cavaliere che salvata la principessa la portava nelle sue stanze per consumare il proprio amore; all'improvviso un cespuglio prese a frusciare e prima ancora che ella potesse fare una sola mossa, sbuco nella radura un coniglio davvero strano; il suo particolare colore bianco candido era di secondaria evidenza rispetto al fatto che si muoveva solo su due gambe e indossava dei vestiti, un gilet nero dal cui taschino si poteva scorgere una catenella d'oro ed un monocolo che senza logica alcuna gli rimaneva in equilibrio sull'occhio sinistro; il bianco coniglio evidentemente agitato, estrasse sfilò la catenella ed estrasse un orologio dello stesso materiale che aprì, poi sconvolse maggiormente Alice quando esclamò: - Ritardo! Sono davvero in ritardo! -.
    Solo quando riposto lo strumento si guardò disperato in giro il bianco coniglio notò la ragazzina, la quale stupefatta era rimasta nella stessa posizione, una mano a reggere il libro e l'altra nella sua intimità, visibile tra le gambe nude; esso la puntò e con uno scatto improvviso le si parò davanti poi si rivolse a lei: - Sono davvero in ritardo, davvero davvero in ritardo ma... Anche io ho i miei bisogni sai, è l'istinto, la natura che mi ha creato così, se vedo una femmina
    devo... - . Alice notò con stupore che dallo strano rigonfiamento tra le zampe inferiori del coniglio si estese una protuberanza rossastra, come una sorta di cannetta, prima che l'animale le scostasse senza tante cerimonie la mano bagnata tra le gambe e le infilasse tale estensione dentro di lei; ella non si mosse, stupefatta e allo stesso tempo incuriosita da quel comportamento, osservando il coniglio muoversi ritmicamente avanti e indietro; sentiva appena quel tubicino fino a quando l'animale si fermo tremando e lei sentì un aumento di calore nelle parti basse.
    Il bianco coniglio si staccò da lei con l'estensione che già si stava ritraendo, bagnata da uno strano fluido biancastro ancora collegato da un leggero filamento con la sua intimità; la creatura ritornò ad agitarsi, ricontrollò l'orologio e fece un piccolo balzo preoccupato prima di scattare e sparire tra i cespugli; Alice, ancora sconvolta, tastò quel liquido che le colava lieve tra le gambe e si portò una goccia alla bocca per poi assaggiarlo con la punta della lingua, scoprendo che era salato; ripresa dallo stupore si alzò, si rimise le mutandine e srotolò la lunga gonna che si era portata alla vita, poi corse nella stessa direzione presa dal coniglio.
    La ragazzina corse e corse, schivando rami e vegetazione; stava per perdere la speranza quando infine lo vide nei pressi di un altro albero alla cui base si apriva un buco nel terreno, abbastanza grande da poterci cadere dentro; ella fece per chiamarlo il quale però si tuffò proprio in quella cavità e dopo un istante di indecisione anche lei lo segui.

    Capitolo due: Lo Stregatto

    Alice cadeva nel vuoto e nell'oscurità già da un pò ma non vi era una vera sensazione di caduta; tanto per cominciare non c'era alcuno spostamento d'aria che le muovesse gli abiti e neppure che le sferzasse il viso, eppure ella sapeva di stare scendendo; all'improvviso una luce improvvisa la accecò e quando riuscì a vedere si accorse di essere seduta sul pavimento di una stanza circolare.
    Era un luogo spoglio ad eccezione di un tavolino su cui erano posate due ciotole, ognuna di esse contenente un biscotto di diverso colore, uno verde e l'altro azzurro; sulle pareti vi erano due tra le più strane porte che avesse mai visto, una troppo piccola per potervi accedere, l'altra troppo alta per poter afferrare la maniglia, entrambe dalla forma molto simile all'intimità della ragazzina, con la toppa per la serratura circolare e centrale.
    Alice senti lo stomaco brontolare e decise che per prima cosa avrebbe mangiato un biscotto; si avvicinò alle ciotole e scelse quello di colore verde, dandogli un piccolo morso; dopo aver inghiottito il boccone si sentì strana e vide che il tavolino si stava ingrandendo già sopra di lei per poi accorgersi che in verità era lei a rimpicciolirsi; chiuse gli occhi e quando li riaprì si ritrovò stabile ma all'altezza della porta più piccola; si avvicinò subito, preoccupata, provò a ruotare la maniglia rotonda per scoprire che era chiusa; Alice non si perse d'animo e prese a guardarsi attorno fino a che non notò un'oggetto somigliante ad una strana chiave, sul tavolino che fortunatamente aveva il piano in vetro; ora il problema era raggiungerla.
    La ragazzina si avvicinò ad una delle gambe del mobile e cercò di arrampicarsi, invano; tentò allora di scuoterla ma ovviamente era troppo pesante; ritornò allora alla porticina e prese a tastare la sua superfice, sperando di trovare un meccanismo segreto come quelli di cui aveva letto in certi romanzi; bastarono pochi istanti per capire l'inutilità di ciò tuttavia l'uscio iniziò a vibrare; Alice ripose la mano sopra e sfregò, notando che la vibrazione aumentava, poi dalla toppa circolare iniziò a sgorgare uno strano liquido che le ricordò esattamente quello che le bagnava la mano quando si perdeva nelle fantasie; accarezzando più volte la porta il getto si intensificò tanto che la stanza prese ad allagarsi e dopo poco tempo già la ragazzina dovette cercare di stare a galla; il livello aumentò velocemente e Alice constatò che mancava poco al bordo del tavolino; temeva di non farcela quando infine riuscì ad issarsi sul piano, riprese fiato e poi corse a prendere la chiave, infine raggiunse la seconda ciotola e seguendo l'istinto dette un morso al biscotto azzurro, ricrescendo e tornando alla sua solita forma.
    Alice non era ancora fuori pericolo, la stanza continuava ad riempirsi, lei aveva una sola chiave che come grandezza corrispondeva alla porta sommersa; si diede qualche istante per riflettere poi prese fiato e decise di immergersi per cercare di aprirla; ci vollero più tentativi ma alla fine riuscì a raggiungere l'uscio a tastando la parete, vi inserì a fatica la chiave e la fece scattare; subito la stanza prese a svuotarsi non dall'apertura appena aperta ma invece dal pavimento, come se vi passasse attraverso; la ragazzina dunque, pur con qualche preoccupazione, morse di nuovo il biscotto rimpicciolente e infine riuscì a passare per la porticina.
    Si ritrovò all'aperto, in un mondo sconosciuto e molto diverso dal suo: le piante avevano colori e forme molto bizzarre, alcune delle quali le fecero avvampare le guance perché ricordavano molto certe descrizioni dell'intimità maschile, descritta nei libri letti; mosse qualche passo ma si fermò quando una strana voce, calma, sonnecchiante e tratti inquietante la spaventò: - Guarda guarda chi è spuntato fuori - , seguita poi da una risata tirata e pigra; Alice cercò la fonte e scoprì presto che proveniva da un enorme gatto appollaiato su un ramo sopra di lei; esso, al contrario del coniglio, pareva in tutto e per tutto un vero gatto ad eccezione per il colore viola che striava il suo manto nero; gli occhi gialli semi chiusi la fissavano svogliatamente.
    La ragazzina desiderosa di allontanarsi rispose: - Mi scusi messer Gatto, sono in cerca di un certo bianco coniglio, mi saprebbe indicare la via? - ; la creatura face un lungo sbadiglio, mostrando i suoi canini appuntiti, poi si lasciò scivolare dal ramo e invece di cadere planò lentamente fino a toccare terra; - Lo conosco, lungo questo sentiero raggiungerai il banchetto - Disse pigramente il gatto
    - Il banchetto? - Chiese Alice perplessa
    - E' quello che ho detto - Ribadì l'altro con un pigro sorriso
    Alice un po' dubbiosa lo ringraziò e fece per proseguire ma il gatto la fermò.
    - Non andrei in giro così conciata - riprese con il suo tono lento
    - Così come? - Ribatte la ragazzina confusa, guardandosi l'abito che incredibilmente era già asciutto
    - Così - Rispose la creatura alzando una zampa e tendendola verso di lei, poi aggiunse con una lenta risata - Se non vuoi perdere la testa -
    - Cosa intende dire messer Gatto? Mi può aiutare? - Chiese lei mordendosi un labbro per la confusione
    - Oh beh, qualcosa posso fare, ma non fare alcuna mossa - le disse lui
    Il Gatto sfoderò un singolo artiglio, si librò in aria e prese a girarle attorno all'altezza delle gambe; Alice rimase immobile ubbidiente, sentendo il rumore di
    stoffa lacerata.
    -Ecco fatto - Disse l'animale
    La ragazzina abbassò lo sguardò e arrossì violentemente guardando con grande imbarazzo il suo abito oramai rovinato; il gatto le aveva reciso la gonna tanto che ora le si poteva vedere le mutandine al minimo movimento.
    - Co... Cosa hai fatto? - Chiese all'altro colma di vergogna, dimenticando le buone maniere
    - Cammina solo in penuria, qua nel Paese della lussuria - Rimeggiò il gatto con tutta la sua sonnolenza poi iniziò a scomparire, poco a poco, lentamente, fino a che non sparirono gli occhi felini e rimase solo il candore delle sue zanne; - Addio - furono le sue ultime parole.
    Alice, spiazzata, confusa e imbarazzata decise di riprendere il cammino, tentando invano di allungare il poco rimasto della gonna per coprire le sue nudità.
    Era finita in un mondo matto, sconosciuto che la spaventava ma in parte la attirava a se.
     
    .
  2.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Hentai Member

    Group
    HF Utenti+
    Posts
    439

    Status
    Anonymous
    decisamente bizzarro, ma interessante. La storia prosegue?
     
    .
  3.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Videogiocatore vecchio stampo!

    Group
    Member
    Posts
    96

    Status
    OFFLINE
    CITAZIONE (Licya25 @ 19/9/2021, 14:21) 
    decisamente bizzarro, ma interessante. La storia prosegue?

    Sì, ho l'intenzione di proseguire, appena ho un po' di tempo libero e tranquillità in casa.
     
    .
2 replies since 12/9/2021, 00:22   276 views
  Share  
.
Top