Incontro virtuale

x Hina

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  1. Hina-Poppezinga
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    Sheba chiedeva le stesse cose poiché non aveva proprio capito cosa volesse fare Aura a livello pratico. Diceva che voleva portare l'umanità ad un livello superiore ma come voleva farlo? Costruendo altri cyborg come lei? A quel punto non era più qualcosa di umano in effetti, quindi forse era un'ipotesti sbagliata. Voleva ingravidare quante più donne possibili per far nascere guerrieri dotati di poteri sovranaturali? Voleva creare dei "cloni" di guerrieri? Le strade erano davvero tante e Aura non aveva proprio detto nulla in proposito. Ecco perché risultava dubbiosa verso quel progetto. Accedendo al laboratorio e guardandosi attorno il metodo che voleva usare non fu molto chiaro, la stanza non riuscì a darle molti indizi su cui lavorare. Il lettino che vide poi al centro della stanza le mise addosso un certo disagio: le riportava alla mente i primi periodi in cui era uscita dal coma, e le sue lunghissime giornate che sembravano infinite all'ospedale. Aura fu subito sbrigativa e diretta, chiedendole senza tanti giri di parole di mettersi sul lettino e di guadagnare anche la sua fiducia. Sheba la guardò parecchio scettica e perplessa: perché mai avrebbe dovuto guadagnarsi la sua fiducia se era stata lei a chiamarla e chiederle un aiuto? Aura non aveva ancora offerto niente in cambio, quindi per cosa avrebbe dovuto guadagnarsi la sua fiducia? Quell'atteggiamento frettoloso ed evasivo le puzzava un pochino di qualcosa di non detto, qualcosa che magari poteva farle pentire di aver accettato così facilmente di seguirla. Non sapeva ancora cosa, ma non pensava che fosse per forza qualcosa di malvagio, magari solo qualcosa di molto imbarazzante. In ogni caso Sheba pensò che se voleva fugare qualche dubbio doveva chiedere, anche se poteva risultare un tantino invadente.
    Non mi hai ancora detto come intendi fare per realizzare il tuo piano... sai ho sentito storie molto brutte sui laboratori della umbrella, che più o meno parlavano di progresso per gli umani allo stesso modo. Quindi perdonami se insisto ma ho bisogno di capire come intendi a livello pratico portare avanti il tuo progetto. Cloni, cyborg... gravidanze indesiderate... cercò di farle capire che il suo dubbio era legittimo e che al contrario di lei che aveva capacità di calcolo accelerate, Sheba aveva bisogno di tempo per assimilare al meglio le informazioni che le stava dando e che a quanto pare non la stavano soddisfacendo per niente. Cercò di osservare i vari macchinari che vedeva in stanza per poterci capire qualcosa, sfruttando anche l'IA per poterle far fare ricerche in proposito.
    Sono strumenti di raccolta dati, hanno base tecnologica simile a quelle ospedaliere, fanno analisi varie come quello del sangue, urine, pressione, risonanza magnetica e altro di simile. la rassicurò Ariel. La voce dell'IA al momento poteva sentirla unicamente Sheba nel suo cervello, ma anche se era stata rassicurata per quanto riguardava i macchinari, non se la sentiva di mettersi sotto i ferri poiché comunque avrebbe rivelato parecchie cose su di sé ad una potenziale sconosciuta. Prima che potesse però rivelare la sua riluttanza a fare le analisi, Aura le spiegò senza problemi cosa le servisse. Per un momento le sembrò di stare davanti ad un medico che le spiegava che tipo di analisi volesse farle così da rassicurare il paziente e non fargli venire strani momenti di panico. Sembrò anche volerla mettere a suo agio, dicendole che le serviva che togliesse i vestiti. Si offrì di denudarsi a sua volta per non farla sentire a disagio, e lo fece senza manco sentire la sua risposta. Sheba vedendola praticamente nuda così di punto in bianco arrossì vistosamente, sentendo il sangue salirle al cervello così veloce che per un momento ebbe la sensazione che le orecchie le stessero fumando per il calore accumulato. Sheba apprezzava molto anche il corpo femminile, quindi non riuscì a fare a meno di guardare le sue forme perfette ed attraenti. Per un momento illuminata dai macchinari le sembrò quasi una visione di fantasia immersa in una luce divina che mostrava la sua bellezza. Le spaccature sulla sua pelle non furono motivo di disturbo agli occhi di Sheba, anzi tutto l'inverso, visto che aveva una certa fissazione con la tecnologia, su di lei erano elementi di bellezza aggiuntivi. Iniziò ad agitare la mano davanti a lei diventando paonazza e distogliendo lo sguardo per guardare un punto vuoto per terra.
    N-non serve! Davvero, non serve che ti spogli tutta! fece con la voce un pizzico più stridula per la vergogna. A quel punto il pensiero di rifiutare la fece sentire in colpa, e si avvicinò al lettino dando le spalle ad Aura per non incrociare di nuovo lo sguardo su di lei. Iniziò a spogliarsi con calma, aprendo la giacca.
    Devo avvisarti che le mie analisi saranno strane, io in passato ho avuto un gravissimo incidente, i miei dati neurologici saranno sballati. Perché... ecco io accidenti come faccio a spiegarlo in modo semplice? non sapendo come fare per spiegarlo in modo semplice, e sopratutto in modo diretto, pensò che la soluzione più chiara fosse mostrarle Ariel. Così proiettò tramite la sua energia la presenza del suo IA proprio accanto a lei. L'IA apparve dapprima nella sua forma basilare, poi assunse un aspetto molto più simile a Sheba, sembrando quasi un cyborg con le sue sembianze.
    Ti presento Ariel, io e lei condividiamo il corpo. Ariel è una sofisticatissima IA che è stata impiantata nel mio cervello. Detto in pochissime parole, lei usa il mio cervello come piattaforma su cui svilupparsi, mentre il mio corpo sfrutta i suoi imput per funzionare. Io in teoria dovrei essere in coma irreversibile, ma grazie ad Ariel sono in salute. mentre spiegava continuò a spogliarsi e rimase solo con le mutandine, il reggiseno e la maschera. Diede per scontato che non servisse denudarsi completamente come invece aveva fatto Aura. Per il momento non aveva intenzione di togliersi la maschera, o per lo meno non subito. Doveva rispettare il concetto dei Watchmen oltre al fatto che aveva bisogno di capire meglio la situazione.
     
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