Frozen Jogurt

x Hebi

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    Di norma, dopo un incidente del genere, si finisce in ospedale o da qualche guaritore di fiducia. Ma il fatto che sia Shagaru che Chandra erano in perfetta forma grazie alle loro abilità rendeva superflua la cosa. Un umano si sarebbe preoccupato di possibili ripercussioni o danni psicologici, ma loro erano draghi... le cose erano più semplici. Ci fu poco tempo per parlare visto che durante il casino e la successiva fuga dal night club, durante la quali molti salutarono Chandra fischiando e facendo il tifo per lei, Shagaru non disse molto visto che sembrava preoccupato per la sua amica ferita. Non andarono in ospedale, piuttosto raggiunsero una grossa palestra poco illuminata dentro la quale si stavano allenando dei giovani draghi vestiti come dei teppistelli. Nessuno fece domande, si limitarono ad accogliere Shagaru e portarlo nelle stanze degli uffici di quella palestra, dove lo aspettava un grosso drago bianco vestito di tutto punto. Shagaru invitò Chandra ad aspettarlo sulla soglia dell'ufficio, mentre lui portava la ragazza verso il drago bianco. Iniziarono a parlare a bassa voce, durante la loro breve conversazione il drago bianco alzò un paio di volte lo sguardo verso Chandra, sorpreso, quasi preoccupato, poi con uno schiocco di dita fece arrivare due dei suoi ragazzi che prelevarono la donna ferita e lasciarono i tre draghi soli. Shagaru rimase fermo, mentre il drago bianco si avvicinò a Chandra, la superava in stazza tanto quanto Shagaru e considerate le dimensioni della sua testa, era anche più grosso del Magala probabilmente.
    Vieni con me ragazzina.
    Il suo tono di voce glaciale, possente e profondo lasciò ben poco spazio alle repliche per Chandra, il suo istinto le suggerì addirittura di abbassare il capo, come se avesse davanti qualcosa di incredibilmente pericoloso. Shagaru le fece cenno di sì con il capo, come se volesse invitarla a fidarsi, lasciando che seguisse il suo misterioso alleato dentro una stanza che per quanto ampia, stava decisamente stretta a due draghi. Era un piccolo ufficio pieno di scartoffie, reliquie e molti tipi di ampolle, c'era una scrivania e qualche posto a sedere. Almeno le poltroncine erano grandi abbastanza da ospitare comodamente un drago, con tanto di incavo per la coda. Quando furono entrambi seduti, il drago bianco la fissò per alcuni istanti, poi decise di rompere il ghiaccio in maniera fin troppo letterale.
    Il mio nome è Solkhan, e lascia che te lo dica con parole gentili: quelle come te mi fanno piuttosto schifo.
    Presto Chandra avrebbe scoperto che portare Solkhan ad un punto del genere era piuttosto insolito.
     
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    Di tutte le cose che si aspettava sarebbero successe quella sera, la visione mistica di ricordi antichi e di promesse dimenticate non era assolutamente la prima cosa a cui aveva pensato. Eppure era successo, e si era svegliata con un intenso mal di testa ed una profonda confusione, che sembra riflessa in Shagaru, visto che nonostante avesse capito cos'era successo, non aveva idea del perchè fosse successo. Tutto quello che Chandra sapeva era che si era svegliata tra le braccia di Shagaru, nella sua forma umanoide anche se si ricordava chiaramente di essere diventata un drago, completamente nuda ed assolutamente ignara di cosa cazzo fosse successo. In pochi istanti, presa dall'imbarazzo, aveva fatto crescere degli aculei sul suo petto e sulla sua vita per coprirsi ed aveva seguito Shagaru, paonazza in volto mentre chissà quanta gente la fischiava e le diceva di tornare per un altro spettacolo. Shagaru sembrò non farci caso, impegnato com'era a portare Angel, e pur sapendo che era ridotta veramente male e che meritava ogni cura ed attenzione, Chandra non potè fare a meno di essere gelosa di come il drago la stava portando, mantenendo una certa distanza dai due ma seguendoli attentamente. Per qualche strano motivo non sembravano starsi dirigendo ad un ospedale, però: stavano andando in una... Palestra? Come avrebbero fatto a guarire Angel in una palestra? Chandra iniziava a preoccuparsi, forse Shagaru era andato nel panico vedendo quanto sangue aveva perso la ragazza.
    Sh-shagaru, aspetta! Posso... Posso darle una mano con un Atolli, fermerà il sangue, almeno credo... è davvero un brutto taglio... Ma cosa vuoi fare qui?
    Non rispose, ed anzi entrò nella palestra dove alcuni draghi si stavano allenando. Doveva essere un posto in cui era conosciuto, chiaramente, poichè lo fecero entrare immediatamente in un ufficio dove un drago alto tanto quanto lui, se non più grosso, lo accolse tranquillamente, iniziando a parlare con lui mentre Chandra rimaneva sulla soglia, sull'orlo di un attacco di nervi. Non voleva rimanere da sola, non in quel momento in cui era così devastantemente confusa da tutto ciò che era successo, con migliaia e migliaia di domande che le vorticavano nel cervello insieme a quei ricordi che sapeva non aver mai vissuto, eppure erano così limpidi nella sua testa che le sembrava di essere appena stata a quella fonte e di aver appena sentito qualcuno pronunciare chiaramente quella parola...
    Theryannan...
    La ripetè, cercando di capire cosa potesse significare. Era certa di non averla mai sentita prima d'ora, eppure... Le ricordava qualcosa. Il problema era che non era per niente sicura di cosa.
    Quei pensieri furono finalmente interrotti quando vide Shagaru tornare indietro assieme al drago bianco, e sorrise speranzosa, facendo un passo verso di lui mentre portavano via Angel.
    è tutto ok? Shagaru, che è successo?
    Non si avvicinò. Non fece un passo verso di lei, silenzioso, mentre invece l'enorme drago bianco avanzava a passi pesanti e si fermò davanti a lei, imponendole di seguirla. Improvvisamente, tutto d'un tratto, si rese conto che quella gigantesca creatura (anche nella sua forma umanoide) generava una pressione tale che il suo collo stava facendo una fatica immensa a non spezzarsi sotto a quel peso, mentre iniziava a sudare freddo ed i suoi occhi si sbarravano, abbassando il capo. Lo rialzò a fatica per guardare Shagaru, che annuì come a dire di fidarsi di lui. Le bastò quello, e seguì il drago bianco verso il troppo, troppo piccolo ufficio in cui la portò invitandola a sedersi su una poltrona incredibilmente comoda. Non appena vi si appoggiò, la ragazza si rese conto di quanto davvero fosse stremata, poichè il suo corpo smise in un colpo solo di essere in estrema tensione e tutti i suoi muscoli si rilassarono, quasi togliendole il fiato. Rimase ferma per qualche istante, osservando il suo interlocutore, e stava per chiedere cosa stesse succedendo quando parlò lui, paralizzandola sul posto con quello che disse.
    ...Cosa?
    Immediatamente sentì i capelli sulla sua nuca rizzarsi, mille campanelli d'allarme suonare rumorosamente nel suo cervello: quello non era un drago con cui scherzare, e ciò che le aveva detto non era assolutamente positivo. Il suo istinto le diceva di stare zitta, farsi il più piccola possibile ed evitare di adirare quella creatura o ci sarebbero stati guai, e guai grossi. Sfortunatamente, in quel momento Chandra era esausta, confusa, ed aveva un martellante mal di testa che le impediva di pensare in maniera logica per più di cinque secondi, ed era stata una serata di regale merda. Il suo corpo tremò per un istante, metà per paura e metà per una nuova, incredibile rabbia che stava montando dentro di lei e che non sapeva come trattenere, costringendola ad afferrare il bordo della scrivania e stringere con tutte le sue forze per sfogarla almeno un po', per sentirsi sollevata almeno per un istante. Quella sera i problemi continuavano ad accumularsi, ed appena se ne risolveva uno ne comparivano altri due, come una cazzo di idra. Inspirò profondamente, facendo come Shagaru le aveva detto, e trattenendosi, per cercare di non peggiorare la situazione. Non aveva idea di cosa stesse succedendo, e la primissima cosa che le disse quel completo sconosciuto non appena furono soli era che lei gli faceva schifo. Come cazzo avrebbe dovuto reagire in quel momento?
    Ok senti Solkhan, io non so cosa cazzo stia succedendo, chi tu credi che io sia o cosa io abbia fatto, ma non so neanche chi sei e sto già venendo giudicata per qualcosa che non so neanche? è stata una serata DAVVERO pessima, non ho idea di cosa Shagaru ti abbia detto ma sono stanca, STANCA di tutti questi cazzo di problemi! Qualcuno vuole spiegarmi cosa è successo?! Perchè ho questo orrendo mal di testa, perchè mi rimbomba nel cervello la parola Theryannan, quale cazzo di percorso di redenzione dovrei aver iniziato e quale tributo di sangue ho fatto?! E soprattutto che CAZZO ci fa questa cosa sul mio petto?!
    Mentre parlava sentiva la rabbia montare, a tratti alzò la voce, sapeva che non era assolutamente una buona idea ma non era letteralmente in grado di controllarsi e sentì il proprio corpo rispondere alle sue emozioni, a tratti il suo fisico sembrava ingigantirsi solo per un istante e ricoprirsi di scaglie, ma soprattutto ogni volta che pronunciava una parola con un tono particolarmente alto la scaglia che si trovava al centro del suo sterno, proprio dove iniziava la dolce curva dei suoi seni, sfolgorava, brillava con un'intensità semplicemente incredibile. Concluse la domanda conficcando le dita nella scrivania, ansimando pesantemente mentre la sua forma tornava completamente umana e la scaglia perdeva molto del suo brillore, calmandosi anche se stava ancora sudando violentemente, sia per paura di Solkhan sia per lo sforzo richiestole per controllarsi.
    No-non so cosa sia successo, nè perchè Shagaru mi abbia mandata qui da te nè perchè avere questa cosa sul petto sia così assurdo ed ho mille domande in testa a cui non sembra esserci risposta. Io... Ho paura.
     
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    Shagaru sembrava sul punto di intervenire mentre Chandra sfuriava, ma Solkhan gli fece cenno di desistere lasciando che invece la ragazza si sfogasse. Ma intervenne subito mentre la sentiva lamentarsi come una principessina alla quale avevano tolto il pupazzetto di corte.
    Credere? Perché, non sei un tiranno? Oppure Shagaru dice cazzate?
    Si voltò verso Shagaru, rimasto sull'uscio della porta, indicando Chandra con fare ironico senza però perdere quell'aria maledettamente seria che rendeva ogni sua sillaba minacciosa come un ruggito lento e profondo.
    Mi piace come parla la ragazzina, sembra come se questa fosse la sua prima serata di merda da chissà quando, i turisti li riconosci subito quando sei a New Vegas, Ah!
    Solo a quel punto si voltò verso di lei, zittendola del tutto dando un forte pugno sulla scrivania, che puntualmente si incrinò pur essendo fatta di un materiale roccioso che sembrava decisamente molto resistente. Lo sguardo del drago bianco divenne mortalmente serio, come se non lo fosse già abbastanza fino a quel momento, ma Chandra poteva capire che quel tipo non era abituato a trattare, soprattutto con quelli capaci di piagnucolare. Il tentativo della ragazza era stato visto come un modo di frignare dal drago bianco, non di certo farsi rispettare. Dopo averla zittita e averla fissata per un pò, Solhakn afferrò dalla scrivania un grosso sigaro, nelle mani di un essere umano doveva sembrare una bottiglia ma tra le dita di quell'essere era piccolo come un sigaro normale. Lo accese e lo infilò nel suo grosso mascellone per prenderne un'ampia boccata, a quel punto Shagaru intervenne senza aspettare il permesso.
    E' diversa, non farle questo, non se lo merita.
    Ti intenerisce il cuore, Magala? Hai paura che io strapazzi troppo il suo cuoricino? O che lei dia la colpa a te per quello che le dirò? Stai tranquillo... non l'avresti portata qui se non avessi pensato che era importante...
    Si zittì anche Shagaru e dopo un'altra lunga boccata, Solkhan lasciò il sigaro tra le dita tornando una volta per tutte su Chandra.
    Dimmi quello che sa anche Shagaru... dimmi chi sei, da quale nido vieni, e chi ti ha messo al mondo.
    Se non altro non aveva premuto troppo sulla frase di apertura, forse quello era un modo per rompere il ghiaccio, e Solkhan sembrava abile nel farlo. Tant'è che se l'avesse vista titubare, avrebbe allungato il grosso artiglio bianco verso di lei, offrendole un tiro di quel sigaro che emanava un aroma particolarmente buono e calmante.
     
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    Per qualche assurda ragione Chandra si era dimenticata, solo per qualche minuto, quale davvero fosse la reputazione del suo stormo, tant'è che quando Solkhan, senza incrinare minimamente la sua espressione, la appellò come Tiranno, la ragazza sentì la sua sfuriata morirle in gola, azzittendosi completamente. Aveva ragione lui. Non aveva alcun diritto di difendersi dal disgusto del drago, poichè quello che faceva il suo stormo... Era uccidere i propri simili. Un clan di assassini non può essere rispettato, ma solo temuto o denigrato. In quel momento, quando sentì la sua rabbia svanire, tutto il terrore che Solkhan le provocava le si riversò addosso con violenza, costringendola stavolta davvero a farsi il più piccola possibile sulla sua sedia, tenendo i pugni chiusi sulle gambe e guardando verso il pavimento. Non solo aveva fatto una pessima figura lei, ma aveva ridicolizzato anche Shagaru, e tutto solo perchè, di nuovo, non era stata in grado di controllarsi. Per buona misura, però, il drago bianco decise di farle capire una volta per tutte chi era al comando della baracca, sferrando un poderoso pugno alla scrivania ed incrinandola senza alcuna difficoltà, fissandola dritta negli occhi con una serietà tale da farle perdere il respiro. In quello sguardo era intrisa ogni briciola di disgusto che provava per lei, per il suo stormo e per ciò che facevano, e riusciva a vederlo. Riusciva a capire di non essere la benvenuta... E che non aveva di certo migliorato la propria situazione la sua sfuriata. Lo osservò afferrare un enorme sigaro dal cassetto della scrivania, per poi accenderselo ed inspirare profondamente, ed a quel punto Shagaru parlò, cercando di difenderla, e la sua voce le sbloccò le vie respiratorie, permettendole di sciogliere di nuovo la tensione dei muscoli solo per un momento. Questo non bastò a fermare Solkhan, che anzi appellò Shagaru per fargli intendere che sapeva benissimo cosa stava facendo, e di non immischiarsi. Se quel tipo era in grado di silenziare Shagaru era davvero, davvero un pezzo grosso, e Chandra era fin troppo fortunata ad essere riuscita ad infuriarsi a quel modo ed essere ancora intera. Titubante, parlò, esitando ad ogni parola.
    Non... Non incolperei mai Shagaru... Per i miei errori-
    Solkhan parlò, dopo un'altra boccata, interrompendo qualunque scusa stesse dicendo ed andando dritto al punto: voleva farle dire chi fosse, da dove venisse, e chi la avesse fatta nascere. La tensione di Chandra salì così tanto che era quasi possibile sentire il chiaro rumore di vetri infranti, Solkhan le aveva posto una domanda molto più diretta di quella di Shagaru il giorno prima, e lei doveva rispondere. Non aveva alcuna via di fuga, non poteva mentire poichè entrambi sapevano bene chi era e quale fosse il suo stormo di origine, ma il drago bianco voleva che fosse lei a dirlo, a puntarsi il dito addosso da sola. Deglutì pesantemente e quando vide Solkhan offrirle quell'enorme sigaro scosse la testa, anche se chiaramente aveva iniziato a tremare. L'odore del fumo era piacevole, rilassante, ma non poteva calmare i suoi muscoli in quel momento o sarebbe rimasta semplicemente paralizzata. Doveva parlare, e doveva parlare subito.
    Io... Io sono Chandra Jiiva. Vengo dallo stormo dei Tiranni. M-mia madre è Luna Jiiva. E... Mio padre...
    Strinse con forza le mani, abbassando di nuovo lo sguardo. Essere un Tiranno era già un'accusante abbastanza grave, ma suo padre...
    ...Mio padre è Gla-Gladiolus Sarkhan.
    Impossibile che non conoscessero quel nome, e di nuovo, come la sera prima, Chandra esitò visibilmente prima di pronunciarlo, tentennando. Era come se si aspettasse di ricevere un colpo solo per aver pronunciato quel nome, tanto la terrorizzava. Sapeva che suo padre era conosciuto, ed era molto, molto pericoloso, tanto che lei stessa, pur avendo visto quanto Shagaru fosse forte e pur ancora tremando di paura davanti a Solkhan... Era enormemente più spaventata dal suo nome.
    M-ma io non sono come mio pa-padre! Io... Io non voglio avere niente a che fare con lui! T-te lo giuro!
    Era chiaro che fosse disperata, voleva distaccare la sua immagine da quella del drago rosso di cui si parlava a voce bassa negli altri stormi, il mostro che nemmeno il leader dei Tiranni era in grado di tenere a bada. Non voleva essere associata a lui in nessuna maniera... Ma il suo era il legame più forte che esistesse, e non poteva fare nulla se non ammettere di essere sangue del suo sangue, scuotendo la testa, tremando come una foglia, ma senza alcuna difesa contro quell'accusa tremenda. Tutto ciò che aveva era la sua parola, debole, inaffidabile. Eppure Shagaru le aveva creduto. Che si fosse messo nei guai per aver lasciato gironzolare un Tiranno a New Vegas, magari nel territorio di qualcuno importante come Solkhan? Che lo avesse visto come una sfida o, peggio, un atto di tradimento da parte sua?
    Ti prego... Credimi. Non sono come lui.
     
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    Per colpa del fiato gelido di Solkhan, perfino il suo silenzio finiva con lo spegnere le braci che alimentavano il sigaro, pertanto fu costretto a riaccenderlo dopo che Chandra finì le presentazioni. Sembrava che la sua faccia fosse indistruttibile, non perché apparisse placida ma proprio perché mostrava una rabbia che tuttavia riusciva a controllare molto bene. Diede un'altra lunga boccata al sigaro, chiudendo gli occhi e mugugnando in maniera profonda.
    Chi cazzo mi hai portato in casa Shagaru...
    Più che un giudizio, un pensiero ad alta voce, ma che non riuscì a distrarlo dal motivo per cui si trovavano lì.
    Non ho mai visto un Tiranno salvare un drago, men che meno qualcuno che non fosse della loro razza, quindi il fatto che tu abbia protetto uno dei miei è sufficientemente insolito per appendere qualche striscione, ma non aspettarti ulteriori grazie. Questo è solo per Angel. Senza di te, probabilmente questa serata sarebbe stata anche molto più che merda.
    Non sembrava esattamente un grazie molto sincero, ma se non altro il tono si era leggermente abbassato rispetto all'inizio. Fece per dare un'altra boccata al sigaro ma si era raffreddato di nuovo, quindi Solkhan si assicurò di accenderlo per bene mentre riprendeva il discorso.
    Quello che non capisco però, è come mai Shagaru dice che hai un pegno sul cuore, a metà tra un dono e una promessa, e che tu non hai fatto. Ci sono solo due possibilità... o ti hanno stesa con un sedativo per Kaiju e ti hanno fatto fare una promessa molto strana, oppure tuo padre te l'ha fatta ereditare, e non so quale delle due possibilità sia la più bislacca... voglio sapere cosa sai tu di tuo padre, tutto. Dato che mal che vada, potresti sapere qualcosa che non sappiamo nemmeno noi.
    Tornò a fumare, Shagaru allora diede un forte pugno sullo stipite della porta, lateralmente, attirando l'attenzione di Solkhan con un ringhio.
    Non l'ho portata qui perché venga interrogata, Solkhan!
    Magala, un'altra parola e ti metto fuori con i cani.
    L'ennesimo ringhio nervoso di Shagaru, poi il suo silenzio.
     
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    Quando tentennò, aspettandosi una reazione decisamente più aggressiva di quella che ottenne, Chandra aprì un occhio solo, strizzando ancora l'altro, per guardare di sfuggita Solkhan. Neanche Shagaru aveva fatto nulla quando gliene aveva parlato, e la cosa la metteva... Quasi a disagio. Solkhan, perlomeno, non nascondeva (o non era in grado di nascondere) una rabbia che per quanto sotto controllo era più che evidente, e faceva raggelare il sangue nelle vene alla ragazza. Il suo commento confermò che c'era anche della preoccupazione nella sua voce, per via del guaio che rappresentava il Tiranno in questione, ma non si lasciò distrarre dai suoi pensieri e si rivolse immediatamente a lei.
    O-oh. Ho... Ho solo fatto quello che ritenevo giusto. Shagaru... Ha detto di proteggerla... Ed era ridotta male. Avrei voluto aiutarla prima, davvero! Ma c'erano dei... Tizi, uomini macchina, che... Ho dovuto pestarli un po' e poi l'avrei aiutata ma-
    Solkhan non era interessato al come o al perchè avesse protetto Angel, ma al fatto che l'aveva protetta. Punto. E tanto gli bastava, per questo era in grado di tenersi sotto controllo di fronte ad un Tiranno, proprio perchè era così assurdamente inusuale che una come lei proteggesse qualcun altro. Era solo per Angel che le era permesso di sedere li. Anche se, ora che si trovavano li e che Shagaru gli aveva fornito un altro succoso dettaglio, Solkhan aveva tutta l'intenzione di scavare più a fondo, come le fece intuire dal fatto che anche lui, come Shagaru, sembrava sapere cosa fosse quella scaglia dorata che ancora sfavillava sul suo petto. Quando menzionò il pegno sul cuore Chandra non potè fare a meno di portare una mano proprio sulla scaglia, che reagì al tocco brillando delicatamente. Era... Strano. Non l'aveva mai vista prima, era un cambio evidente sul suo petto, eppure la sentiva parte di se stessa, come se fosse sempre stata li, e non le dava alcun fastidio, anzi: si sentiva piena di vigore, la scaglia emanava un tepore piacevole e, se si concentrava su di essa, anche rilassante. Eppure era certa di non averla mai vista in vita sua.
    Ereditata...? Da... Da mio padre?
    L'opzione del sedativo era da escludere, Chandra non aveva conosciuto praticamente nessuno da quando era arrivata a New Vegas a parte Shagaru e nonostante si fosse ubriacata spesso non aveva mai alzato il gomito così tanto da non essere in grado di difendersi, e chiunque si cercasse di avvicinare ad un drago con la sbornia sapeva bene che le cose non sarebbero andate bene. L'unica opzione, quindi, era che Gladiolus le avesse... Passato quella scaglia. Ma aveva senso?
    Ma... Questa scaglia... L'ho vista su Shagaru... Ieri sera. Vuoi dire che... Mio padre e voi siete in qualche modo collegati?
    Era proprio a questo che Solkhan voleva arrivare, e le chiese senza mezze misure di dire tutto ciò che sapeva su suo padre, senza omettere nulla: avevano bisogno di ogni minima informazione per capire cosa stesse succedendo, perchè come aveva detto Shagaru non era mai successo che qualcuno ereditasse la scaglia, e dovevano arrivare al fondo di quella faccenda. Il drago nero, però, non era decisamente d'accordo con il terzo grado di Solkhan, rendendolo più che chiaro ed attirandosi un ultimatum dal drago bianco. Chandra si voltò verso di lui, portando un braccio teso ed una mano a palmo aperto davanti a se, scuotendo delicatamente la testa.
    Shagaru, no! Va... Va bene. Ve lo devo. Io non dovrei... Non dovrei neanche essere qui, in fondo. Posso dirvi solo ciò che mi ha detto lui o il nonno, però... E le storie che lo stormo ha su di lui.
    Voltandosi di nuovo verso Solkhan la ragazza chiuse gli occhi per un attimo e prese un respiro profondo, portando un pugno chiuso sulla scaglia dorata, come a confortarsi, poi li riaprì, lentamente.
    Mio padre non faceva parte dei Tiranni, in origine. Era di uno stormo diverso, i Sarkhan Vol.
    I Sarkhan Vol erano uno stormo ormai dimenticato, scomparso decenni e decenni prima in seguito ad un incidente con il loro leader, ma ai tempi erano conosciuti per essere uno stormo sregolato e privo di una vera e propria coesione, tenuti a malapena insieme appunto dal loro capo, ma proni a far scattare faide e battaglie in qualunque momento per via dello scarsissimo autocontrollo di ogni membro. Nessuno aveva pianto la loro scomparsa, quando lo stormo crollò su se stesso.
    Il loro leader... è stato l'ultima taglia di mio nonno. Ha smesso di "cacciare" dopo di lui. Fu molto tempo fa, il nonno non "caccia" da tanto ormai, mia madre era ancora un cucciolo. Quando... Uccise il loro leader, i Sarkhan persero la loro colonna portante. Iniziarono battaglie interne e, piano piano, lo stormò collassò. Scomparve come tanti problemi a cui mio nonno aveva messo una pezza. Non era uno stormo grande in ogni caso, forse poco più di un centinaio di draghi, ma abbastanza da poter essere dannoso, quindi fu un sollievo sia per lui che per tutti i Tiranni non doverci avere più a che fare, ma... Molti dei Sarkhan avevano visto chi aveva ucciso il loro leader. Col tempo i superstiti cercarono vendetta. Chi in uno scontro frontale, chi cercando di assassinare l'assassino. Ovviamente nessuno andò in porto.
    Fece una pausa, respirando. Voleva solo che fosse chiaro da dove veniva suo padre, per definire una volta per tutte che lui non era un Tiranno. Era... Qualcosa di peggio.
    Anni dopo l'ultimo assalto mio padre si presentò da noi. Non chiese di affrontare il nonno, ma solo di poter dimostrare la sua forza per entrare nello stormo. I Tiranni... Tendono a far entrare solo chi ritengono abbastanza valente da dare una generazione successiva migliore. Per questo siamo così pochi... Siamo selettivi.
    Il nonno ha detto che era diverso dagli altri Sarkhan. Non mi ha parlato di nessuna scaglia dorata, ma non sembrava nemmeno sentire le ferite, la stanchezza, nulla. Era inarrestabile. Gladio... Ha fatto a pezzi una delle squadre migliori di mio padre. Non so i dettagli... So solo che non ne rimase nemmeno la cenere. Poi chiese di entrare nello stormo. Il nonno mi ha detto che non ha mai temuto che volesse vendicarsi, non glielo vedeva negli occhi. Voleva solo dimostrare di essere forte. E lo era. Lo è.

    Non era facile parlarne, anche se ovviamente non era presente quando successe. Sapeva che anche nello stormo si parlava a bassa voce di lui, perchè l'unico drago in grado di sovrastarlo era Nero, e non era difficile incorrere nell'ira di Gladio. Il suo odioso temperamento aggressivo era tutto del papà.
    è a quel punto che mia madre ha chiesto di prenderlo come compagno. Lei non aveva... Non aveva la Corona. "Il marchio". Quindi puntava alla generazione dopo, ed il nonno ha acconsentito... Solo perchè lo ha chiesto lei. Di solito non è permesso a draghi esterni di accoppiarsi con chi ha la Corona, ma mio padre sembrava essere un'eccezione. Si sono uniti e della covata sono rimasta solo io. Non so molto altro su di lui... Non sono mai stata in rapporti abbastanza buoni con lui da chiederglielo. So che tutto quello che voleva da me era essere il nuovo leader. Che avrebbe fatto di tutto per la Corona.
    Lasciò passare qualche secondo in silenzio, osservando Solkhan senza dire una parola, per fargli capire che quello era tutto ciò che sapeva.
    Non... Non credo di sapere altro. Se hai domande più specifiche, forse...
    Voltandosi verso Shagaru, Chandra sarebbe risultata chiaramente a disagio ai suoi occhi. Non le piaceva parlare del padre. Ovviamente non li aveva tartassati con la storia della sua vita e del perchè non piacesse a suo padre e viceversa, ma parlare di lui le ricordava quegli anni ben poco gradevoli. Non riusciva a rimanere ferma, giochicchiando con le mani e facendo frustare nervosamente l'aria alla coda che faceva capolino dall'incavo della sedia, senza sapere cosa aggiungere. Agitata, fece una richiesta piuttosto ridicola, ma che non riuscì a trattenere. Era decisamente provata dalla situazione e doveva tranquillizzarsi in qualche modo, che non fosse quell'enorme sigaro che Solkhan accendeva e poi spegneva col fiato costantemente.
    Posso... Shagaru può... Avvicinarsi?
     
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    I Draghi rimasero ad ascoltare ciò che Chandra aveva da dire per tutto il tempo, in religioso silenzio. L'unico suono che ogni tanto le faceva da sottofondo era quello dell'accendino che Solkhan usava per ridare vitalità al sigaro e le ampie boccate che la sua gigantesca mascella prendeva a pieni polmoni. Difficile leggere le loro emozioni mentre parlava, entrambi erano abituati a non mostrarne nelle situazioni serie, ma Shagaru fremeva dalla voglia di raggiungerla e quando fu lei stessa a chiederlo il Magala non aspettò il permesso di Solkhan, e il drago bianco non ebbe nulla da ridire. Shagaru le portò una mano sulla spalla per farle sentire che c'era e per darle un pò di contatto fisico, quello di cui aveva bisogno per prendere coraggio, ma si rivolse comunque a Solkhan con l'aria più seria che riusciva a mostrare.
    Stai pensando quello che penso io?
    Il drago bianco mugugnò come se avesse voluto annuire, ma prima di tirare le somme doveva fare un ultima domanda importantissima.
    Ora dov'è, Chandra? Dov'è tuo padre?
    Solkhan sembrava essere giunto ad una conclusione piuttosto chiara, ma doveva sapere anche l'ultimo dei dettagli prima di iniziare a tirare le somme. Shagaru la incoraggiò a rispondere, sapeva che non aveva motivo per mentire o esitare ora che aveva fatto un quadro completo della situazione, ma voleva comunque starle vicino in un momento tanto decisivo.
     
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    Vederli impassibili la metteva profondamente a disagio. Non sembrava che una singola emozione attraversasse il volto di nessuno dei due, come se stessero assorbendo passivamente tutto quello che diceva senza registrarlo chiaramente, eppure sapeva benissimo che quell'espressione dura nascondeva un milione di pensieri che si arrovellavano nel cervello di Solkhan. Di per se non aveva detto molto se non lo stormo di origine di suo padre ed il suo chiaro intento a diventare una colonna portante dei Tiranni, ma a quanto pareva doveva aver fatto scattare qualcosa in testa ad entrambi i draghi poichè Shagaru si avvicinò immediatamente, poggiando una mano sulla spalla di Chandra e chiedendo a Solkhan se stava pensando ciò che pensava lui. Non appena ci fu contatto fisico Chandra divenne visibilmente più tranquilla, sempre senza rilassarsi poichè sarebbe collassata se avesse perso la tensione nel suo corpo ma il suo sguardo si fece più deciso, e portò una mano su quella di Shagaru per qualche istante, respirando profondamente, per poi tornare a guardare il drago bianco, che con una specie di ringhio annuì alla domanda, rivolgendosi poi a lei. Non aveva idea del perchè fare una domanda tanto strana, in fondo suo padre non poteva essere da nessun'altra parte se non allo stormo, no? Si separava da sua madre solo per portare a termine una taglia...
    Dovrebbe essere... Quando il nonno mi ha fatta fuggire lui stava completando un lavoro, quindi era lontano dallo stormo ed il nonno disse che lo sarebbe stato ancora per qualche giorno... Siamo stanziati vicino ad un vulcano dell'Impero Romano, sull'isola Panarea... Ma è stato più di un mese fa. Dovrebbe essere tornato allo stormo adesso e-
    Si immobilizzò, realizzando improvvisamente cosa aveva detto. Non capì come avesse fatto a scordarsi cosa succedeva ogni singola volta che il padre tornava da una caccia e scopriva che Chandra non aveva seguito le istruzione lasciatele. C'era una punizione. A quella punizione si opponeva Nero, ed i due draghi si affrontavano, come mille e mille volte in passato. Ma adesso... Adesso Chandra sapeva bene che il nonno non era più vigoroso come un tempo, ed ogni volta che si erano scontrati ne era uscito con ferite sempre peggiori... E se quella volta...?
    I-io devo... Io devo tornare li! M-mio padre... Sarà furioso! Come ho fatto a non- a non pensarci?! Se il nonno si fa di nuovo male per colpa mia i-io...
    La discesa nel panico della ragazza fu rapida e catastrofica, afferrò di nuovo la mano di Shagaru e si voltò verso di lui con il terrore negli occhi. Voleva credere che Nero fosse ancora il drago più forte del mondo, che non potesse essere battuto da nessuno, ma era chiaro dal suo sguardo che la sua preoccupazione non riguardasse il fatto che si facesse solo male. Era un terrore radicato, profondo, di qualcuno che aveva già visto di persona cosa Gladio fosse in grado di fare. Che sapeva quanto, anche se fosse davvero tornata indietro, non sarebbe stata in grado di cambiare nulla... Eppure il panico la faceva vaneggiare. Fino al giorno prima non aveva la minima intenzione di tornare indietro, anche il drago nero sapeva perfettamente che non era minimamente pronta, eppure...
    Co-cosa facciamo? Mio padre... Potrebbe...
    Non riuscì a dirlo ad alta voce, ma era chiaro cosa temeva: "Mio padre potrebbe venirmi a cercare". Con tutte le conseguenze che si sarebbe portato appresso.
     
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    Il crescente tono di allarme della ragazza venne accompagnato da dei versi simili a sospiri gutturali e preoccupati dei due draghi. Solkhan e Shagaru si scambiarono un paio di sguardi come se dovessero prendere una decisione importante, poi finalmente l'avvocato si decise a parlare.
    Dobbiamo andare, non possiamo sapere che sta succedendo, non darlo per scontato.
    Io ho già capito tutto invece ma se non vuoi che io sia brutale con la tua ragazzina forse è il caso che le tappi le orecchie.
    Per un attimo, solo per un attimo, Shagaru valutò seriamente quella possibilità, ma bastò un cenno di Solkhan per farlo desistere. Il drago bianco si alzò e scansò lo sguardo da Chandra per potersi dedicare ad altri interessi: osservava diversi appunti appesi sul muro, molti scritti in altre lingue diverse dall'americano e il dragonico.
    I giuramenti che i draghi imprimono sulle scaglie del loro cuore non si spezzano facilmente ragazzina, e di solito quando un drago non riesce ad adempiere al suo dovere, il giuramento passa ai suoi eredi. Il fato sembra averti giocato un brutto tiro...
    A quel punto prese la parola Shagaru, spostandosi di lato rispetto a Chandra cercando il suo sguardo, voleva essere lui a dirle qualcosa di così importante, cercando anche di tenerla sotto controllo.
    Se tuo padre ha stretto un patto con i Theryannan, e ora quella scaglia è su di te, c'è la possibilità che tuo padre sia morto ora Chandra.
    Ci fu del tempo, poco tempo in realtà per permettere a Chandra di assimilare la cosa. Ben conscio che rischiava di vedere scenate, Solkhan decise di prendere le redini della situazione e dare istruzioni.
    Mettiti in viaggio con lei, andate a scoprire cos'è successo. Io farò il mio giro di chiamate per scoprire se ci sono stati strani patti in strane circostanze. Ci terremo informati.
    Se non lo avesse detto Solkhan, sicuramente Shagaru stesso si sarebbe offerto di seguire Chandra verso il suo viaggio, perché un'esperienza del genere non poteva gestirla da sola. Senza contare che c'erano ancora troppe incognite in tutta quella storia, aveva bisogno di una guida.
     
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    Il fatto che nessuno stesse reagendo al suo stato emotivo la metteva ancora più a disagio, afferrò la mano di Shagaru con entrambe le sue, molto più piccole e delicate, portandosela davanti e guardandoli confusa. Si scambiarono un'occhiata che sembrava comprimere un'intera conversazione in essa, e finalmente il drago nero prese la situazione in mano annunciando che non c'era tempo da perdere. Solkhan rispose quasi con sufficienza, lui aveva già capito tutto a quanto pareva, ma Chandra non aveva la minima idea di cosa stesse succedendo ed dal modo in cui ne parlavano non era niente di buono, sicuramente non per lei. Addirittura Solkhan propose di non farle sentire cosa avrebbe detto, proposta che Shagaru soppesò per un singolo istante e non appena lo fece Chandra si staccò da lui, portandosi le mani vicino al capo, come ad impedire che provasse anche soltanto a tapparle le orecchie.
    Cosa sta succedendo?! Non voglio essere tenuta all'oscuro!
    Solkhan si spostò con calma, dando loro le spalle prima di iniziare a parlare. Quella scaglia era li per un motivo, era un patto indissolubile che era stato fatto tra i Theryannan e suo padre. Un patto di cui lei non sapeva assolutamente niente, ma che evidentemente Gladio non aveva portato a compimento... Ed il compito era passato a lei. La cosa la prese immediatamente in contropiede: persino lei sapeva che un giuramento fatto sul cuore di un drago non è semplicemente come dare la propria parola ma un vincolo indissolubile al quale si prende parte, quindi se lui aveva fallito e la scaglia era comparsa direttamente sul suo corpo...
    Cosa stai dicendo...? Non girateci attorno!
    Il panico l'aveva resa decisamente nevrotica, tanto che alzò la voce quando vide che Solkhan stava temporeggiando, e fu richiamata alla calma solo da Shagaru che si portò davanti a lei, chinandosi e guardandola dritta negli occhi mentre pronunciava quelle parole.
    Io... Cosa?
    Non carburò subito cosa le venne detto, anzi ci vollero diversi secondi prima che il suo cervello elaborasse la frase di Shagaru, ed improvvisamente tutto si fece tremendamente ovattato attorno a lei. I suoni, le voci, tutto divenne soffice e distante mentre un fischio insistente le tempestava il cervello, ed il tempo rallentava solo per un secondo, che sembrò durare ore intere.
    Mio padre... Morto? Chi... Cosa... Cosa può aver ucciso quel...
    "Quel mostro"? Non ebbe la forza di dirlo, ma una cosa era certa: non era facile abbattere un Tiranno, tantomento il macellaio di uno degli stormi più pericolosi al mondo. Se davvero Gladio era stato ucciso... Chi era stato in grado di compiere una tale, terrificante impresa? Chandra non ne aveva idea, il semplice pensarci le provocava mal di testa ed iniziò a tremare visibilmente, tenuta sotto controllo solo da Shagaru mentre Solkhan, sbrigativo, dava loro degli ordini indiscutibili. Non c'era tempo da perdere, dovevano raccogliere informazioni su quello che stava succedendo poichè non era mai successo prima d'ora, e trovare risposte era imperativo. Ovviamente non era così stupido nè crudele da mandarla da sola, ordinando al drago nero di accompagnarla in quel viaggio, e dallo sguardo di Shagaru Chandra seppe che se anche non gli fosse stato ordinato lui era già pronto ad offrirsi, a seguirla in capo al mondo, proprio come aveva detto la sera prima: se non ci fosse riuscita da sola, lui era li per aiutarla. Ed in quel momento aveva bisogno di tutto l'aiuto possibile, era chiaro come il sole che non era pronta a rifarsi viva al suo stormo, ma non avevano scelta. Chandra tentennò per diversi secondi, ma quando smise di tremare si alzò in piedi affiancandosi a Shagaru e voltandosi verso Solkhan, ancora scossa ovviamente, ma conscia di cosa andava fatto.
    Io... Va bene. Dobbiamo andare fino all'Impero Romano... E devo scoprire che patto ha fatto con voi. Se lui non è stato all'altezza... Che cosa ha promesso...?
    Nessuna di quelle domande aveva una risposta, ed era proprio quello che dovevano fare. Uscire da li e trovarle. Non c'era tempo per riposarsi, nè per un'introduzione a questo patto di cui ora era la sola reggente. I Theryannan avrebbero dovuto aspettare. Ora dovevano... Tornare a Panarea. Tornare a casa.

    Edited by White T. Hebi - 21/5/2020, 19:40
     
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    Shagaru non aggiunse nulla, limitandosi ad annuire col capo. Non voleva confondere la ragazza e per il momento sapeva di non avere nessun modo per poterla tranquillizzare, sarebbe stato paziente. Prima di andare, Solkhan si voltò di nuovo verso i suoi, non prima di aver preso dalla sua pila di documenti un paio di biglietti che sembravano decisamente insoliti rispetto al solito: invece di essere compilati da una macchina obliteratrice, sembravano compilati a mano con scritte in dragonico rosse. Shagaru sembrò capire subito di che si trattavano e alzò lo sguardo confuso verso Solkhan, non aspettandosi una simile gentilezza.
    Non per te, ma per Angel. Cercate di capire che cazzo sta succedendo.
    Detto questo non servirono altre motivazioni per partire, Solkhan serrò le fauci intorno a quello che restava del suo sigaro e per quanto fosse severo in volto, pareva voler incoraggiare Chandra a trovare le sue risposte. Shagaru invitò Chandra a prendere velocemente solo ciò che fosse assolutamente indispensabile, dopodiché arrivarono velocemente al porto di New Vegas prendendo una strada secondaria dove c'erano molte creature diverse dagli umani che lavoravano lì. Uno degli aerei, di quelli più piccoli ma spaziosi all'interno, sembrava fermo da diverso tempo come se fosse in attesa di un comando. L'unico umano presente in quel mucchio di creature massicce attendeva di fianco all'entrata pazientemente e quando Shagaru gli mostrò i biglietti lui non fece domande, limitandosi a chiedere la destinazione. Lui e il copilota entrarono senza controlli, mentre gli altri facevano i preparativi per iniziare il viaggio. Anche per due draghi possenti attraversare il mondo rischiava di diventare faticoso, quindi un viaggio per poter raggiungere l'Impero Romano e magari distrarsi avrebbe aiutato. Shagaru e Chandra avrebbero scoperto che l'interno di quel posto era tutto per loro, si trattava di un jet privato di altissimo lusso che pur non essendo a misura di drago era comunque confortevole per via delle ampie poltrone e degli spazi aperti. C'era addirittura una arte separata con un letto grande per il riposo, tutto l'indispensabile per un viaggio di puro relax. Ma i due draghi avevano decisamente poco spazio per il relax. Dopo essersi seduto su una delle più ampie poltrone, Shagaru prese un lungo respiro e aspettò che Chandra fosse seduta per poterle parlare.
    Stai bene? Non tenerti tutto dentro, un aereo non è un buon posto per far esplodere in maniera violenta la rabbia...
     
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    Il gesto di Solkhan la sorprese, anche perchè Shagaru stesso sembrò preso alla sprovvista. Era chiaro che stesse facilitando loro il viaggio, e probabilmente quei biglietti avrebbero reso molto più facile raggiungere Roma, pertanto annuì, ringraziandolo silenziosamente. Senza dire altro uscirono dalla palestra, e la fredda aria notturna di New Vegas la colpì come uno schiaffo in pieno volto, ridandole un minimo di lucidità visto che tremava ancora in maniera piuttosto delicata ma ben visibile. Le ci volle un secondo per acclimatarsi, ma non appena vide Shagaru qualche passo più avanti scosse la testa e lo seguì, probabilmente per andare a recuperare il minimo indispensabile da casa sua visto che stavano per traversare l'oceano. Non portò quasi nulla con se, però: riempì la valigetta più piccola con alcuni ricambi di vestiti e nulla più. Fu mentre piegava una delle magliette che iniziò seriamente a considerare cosa era appena successo, cosa quella sera le aveva portato, e si sentì paralizzata sul posto. Era... Vero? Era tutto vero? Non se lo stava immaginando?
    Mio padre...
    Forse stava perdendo un po' troppo tempo, poichè quando Shagaru la richiamò sussultò sul posto e finì di infilare frettolosamente tutto nella valigetta, uscendo di casa e seguendolo all'aeroporto. Lei era arrivata via mare, quindi aveva impiegato parecchio tempo in più di quanto un aereo avrebbe mai fatto, e fortunatamente sembrava proprio che l'aiuto di Solkhan fosse di concedere loro un piccolo jet privato, ad uso esclusivo del suo gruppo apparentemente. Era chiaro che fosse un drago molto potente, e non solo in quanto a forza fisica... E questo preoccupava ancora di più Chandra, poichè se una creatura della sua importanza era tanto preoccupata dagli eventi, qualcosa di grosso stava per succedere, e non sembrava nulla di buono. Si sbrigò a seguire il drago nero dentro al jet, scoprendo che non era solo tutto per loro, ma anche dotato di una qualità di vita incredibilmente alta: ogni centimetro dell'interno del jet sembrava trasudare ricchezza, e di certo avrebbe messo chiunque a suo agio... Tranne Chandra. Non sarebbe bastato un mondo intero di cuscini, musica calmante, bolle di sapone e tranquillità a farle rilassare un muscolo in quel momento. Nè lei nè Shagaru avevano parlato molto da quando erano usciti dalla palestra, ed aveva avuto modo di rimanere... Fin troppo sola con i suoi pensieri. Aveva rimuginato su cosa poteva star succedendo, e non si sentiva per nulla bene al riguardo, era al limite della nausea. Tanti cari saluti alla facciata da ragazza forte ed indipendente che voleva mettere su una volta arrivata a New Vegas... Era una massa nevrotica da diverse ore, fin da quando era entrata nel night club. Quasi non si accorse di tutti i dettagli che rendevano il jet un vero e proprio paradiso privato, sedendosi sulla poltrona davanti a Shagaru senza neanche fare caso alla sua comodità: in qualunque altro momento ci sarebbe sprofondata dentro, espirando profondamente e rilassandosi completamente, ma in quel momento era seduta sul bordo della poltroncina, lasciando che la sua coda circondasse la propria vita per evitare di farla agitare inutilmente e magari graffiare il tessuto. Fosse stato per lei, non avrebbe detto una parola, perchè aveva il terrore di collassare sul posto, ma la voce di Shagaru la tranquillizzò, chiedendole di parlarle, di non internalizzare il tutto, non quando esplodere in uno scoppio di rabbia avrebbe potuto essere così tremendamente rischioso. La ragazza scosse la testa, e dalla sua espressione Shagaru se ne sarebbe reso perfettamente conto: niente sul suo viso lasciava intendere che volesse sfogarsi in maniera violenta. Non aveva la minima intenzione nè desiderio di reagire così aggressivamente a ciò che era successo quella sera, ma chiaramente aveva accumulato molto, molto stress. Semplicemente sapeva che prendere a pugni qualcosa, stavolta, non avrebbe risolto niente.
    Io... Non so cosa pensare. Ho così tante domande... E tante, tante sono così stupide che non so neanche se fartele, nè se sapresti cosa dire... Mio padre... I Theryannan... Quello che state facendo... Niente ha senso.
    Cercò di respirare più tranquillamente e di controllare il tremito delle sue mani, stringendole con forza sulle proprie cosce, con un'espressione a metà tra l'affranta e l'esausta. Era stata una notte lunga e semplicemente oppressiva per lei, eppure la tensione del suo corpo le impediva di avere sonno. Era affaticata, ma non sentiva minimamente il desiderio di dormire, come se avesse ricevuto una scarica di adrenalina.
    Solkhan fa- fa parte di questo gruppo, vero? Quello di cui avevi parlato ieri. La famiglia di draghi che si aiutano tra di loro... I Theryannan? Non sembrano malvagi... Solkhan non lo sembra affatto. Sembra solo severo... Anche tu lo eri all'inizio.
    Iniziò a giochicchiare con le dita, facendo toccare tra se gli indici mentre evitava lo sguardo di Shagaru. Voleva fare una domanda spiacevole, ma non poteva evitarla.
    Io... Mio padre... Non è una brava persona. Lo so. Quindi se ha fatto un patto con voi... Chi lo ha accettato? Che promessa ha fatto...? Se uno come lui è entrato in contatto con voi e non è stato rifiutato... Siete davvero tutti... Buoni?
    Aveva tanto da chiedere, da dire, da discutere, e sapeva che niente sarebbe stato piacevole da chiedere. L'unica cosa che le permetteva di mettere assieme il coraggio necessario a chiederlo era l'aria di tranquillità che Shagaru le metteva addosso. Era così assurdo... Lo conosceva a malapena da tre giorni, eppure la sua presenza era così familiare, così rilassante da metterla a suo agio persino in un momento del genere, nonostante non fosse sufficiente a tranquillizzarla del tutto. Soprattutto ora che erano da soli, che nient'altro si stava mettendo in mezzo, nè mafiosi nè cyborg nè altri draghi. Aveva bisogno di passare un po' di tempo da sola con lui... Per chiarirsi e per snebbiare i pensieri.
     
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    Shagaru capì subito lo stato di agitazione in cui Chandra si trovava, capì che doveva fare qualcosa per lei, che fosse anche solo parlare, quindi decise di prendere l'iniziativa e ascoltarla, fungendo da confessionale e trovando il modo e il tempo per rispondere a tutti i suoi dubbi.
    Hai ragione, Solkhan non è malvagio, ha semplicemente vissuto molte esperienze e in un posto come New Vegas non sono tutte positive.
    Ma il vero protagonista dei suoi pensieri non era Solkhan, era suo padre e nel rendersene conto Shagaru non poté fare a meno di concedersi qualche lungo sospiro mentre trovava il modo per mettersi comodo sulla sua poltrona e cercava di rilassare i pensieri. Era impossibile in quei casi non pensare alla sua di famiglia, quella che aveva lasciato alle sue spalle tanti anni fa il cui ricordo spesso lo tormentava ancora. La vita familiare di un drago quasi mai è semplice, Chandra non faceva eccezione.
    Chandra io dubito fortemente che tra i Theryannan ci siano solo draghi buoni, come sono assolutamente certo che ci siano anche draghi di grande valore di cui mi fido. Non possiamo sapere cosa è successo davvero, ma possiamo scegliere di fare la differenza. La scaglia è passata a te, se tuo padre aveva scelto di stringere un patto per i suoi interessi personali, tu invece puoi cambiare il corso degli eventi e sfruttare il suo giuramento per fare invece qualcosa di buono.
    Fece una breve pausa, durante la quale guardò fuori dal finestrino vicino a lui, pensieroso, osservando i cieli che un tempo i draghi solcavano senza timore di essere osservati e cacciati.
    Per lungo tempo i draghi sono stati tormentati dalla nomea di bestie violente e troppo facilmente abbiamo fatto in modo che chi ci additasse in questo modo non avesse torto. Spetta a noi fare la differenza Chandra, solo a noi, dobbiamo trovare la forza per farcela, ed è per questo che stiamo insieme. Perché la forza non viene solo dal proprio potere o da una scaglia brillante nel petto, ma dal branco che si unisce quando ce n'è bisogno. E' per questo che li chiamiamo stormi.
    La differenza che poteva fare un gruppo di draghi determinati non era diverso da una calamità naturale, nel male perlopiù ma anche nel bene, diceva Shagaru.
     
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    La voce di Shagaru risuonava nel silenzio religioso che Chandra gli stava concedendo, volendo ascoltare al suo meglio ciò che il drago avrebbe risposto davanti al dubbio che la stava divorando viva. E, come aveva sempre fatto, fu sincero. Non addolcì nessuna pillola e disse le cose come stavano: non tutti i Theryannan potevano essere buoni, ma di sicuro c'erano persone fidate, a cui avrebbe affidato la sua vita. Era questo che cercava Chandra, non una conferma assoluta ad ogni sua richiesta, ma la verità, ed era qualcosa che Shagaru era particolarmente abile nel dare, giudice imparziale anche di fronte ai dubbi della ragazza. Voleva si tranquillizzarla, ma non con le menzogne. Proprio per questo non si limitò a dirle come stavano le cose, ma a darle una speranza, a dirle che qualunque promessa avesse fatto suo padre era ora passata a lei, e solo lei poteva decidere cosa farne di questo patto. E tra le sue scelte... C'era fare qualcosa di buono. Solo lei poteva decidere cosa fare una volta che avessero scoperto i termini del patto, e se davvero voleva migliorare la situazione, lasciare il mondo un posto migliore rispetto a come l'aveva trovato e dare ai draghi la possibilità di distaccarsi dallo stereotipo, doveva agire con decisione. Lo sguardo di Shagaru, che si voltò, guardando all'esterno, aveva un che di melanconico, e Chandra capì immediatamente a cosa stava pensando, perchè quella sensazione le era profondamente familiare. Pensare alla propria famiglia, soprattutto nel caso del dragone nero, non doveva essere assolutamente piacevole. Come dimenticarsi cosa le aveva detto due giorni prima? Il nido dei Magala... Non era un posto da chiamare casa. Per questo se n'era andato: per distaccarsi da loro, esattamente come aveva fatto lei. Per fare la differenza, e dimostrare che i Magala non erano tutti... Come il resto del mondo se li immaginava. Combattere un istinto primordiale, aggressivo e violento valeva mille volte di più di non provare mai quella sensazione, di essere completamente libero dal fardello di essere un drago come un Tiranno o un Magala. Pensare attivamente, in ogni momento della propria vita, di essere migliori... è ben più che essere semplicemente "buoni". è scegliere di esserlo. E scegliere di essere tale porta scelte, sforzi, e conseguenze. E per rendere il viaggio meno arduo c'era un solo modo: farlo assieme. Persino creature potenti come i draghi trovavano ancora più forza nell'unità di un gruppo, per questo nemmeno i più potenti esemplari della loro razza erano lupi solitari.
    io... Voglio fare la differenza.
    Con delicatezza, in un tono quasi impossibile da sentire, Chandra diede finalmente voce al suo pensiero. Shagaru aveva ragione, spettava a loro cambiare l'immagine che i draghi per così tanto tempo avevano accettato. Se davvero volevano perdere quella croce, quella maledizione, di certo non potevano aspettare che gli altri cambiassero idea da sè.
    Non voglio dovermi vergognare di essere un drago... Di essere un Tiranno. Voglio poter gonfiare il petto quando dico da quale stormo provengo. Voglio... Cambiare.
    Alzò lo sguardo, finalmente, ma non era uno sguardo deciso quello che posò su Shagaru. Era ancora fin troppo affranta, come se avesse un segreto chiuso nel petto e faticasse a tirarlo fuori.
    Ma non so... Non so se sono all'altezza. Se sono davvero buona, o se voglio solo credere di esserlo.
    Quando tu hai detto che mio padre potrebbe essere morto... Una parte di me, una piccola parte di me era felice.

    Era chiaro motivo di vergogna per lei ammetterlo, anche se sembrava più che plausibile: visto il marchio che Gladio aveva lasciato su di lei, che male c'era?
    Mi sono sentita disgustata da me stessa per aver provato sollievo. Per aver pensato che forse, forse mi ero finalmente liberata di lui... E senza dover fare nulla al riguardo. Io... Non voglio essere felice per la sua morte. È mio padre... È famiglia. Anche dopo tutto quello che ha fatto. E pensare che, in fondo, io potrei...
    Si strinse una mano al petto, sulla scaglia che ancora splendeva, per quanto debolmente, mettendo l'altra mano sulla gamba di Shagaru, facendo la stessa cosa.
    Voglio essere meglio di così. Voglio essere come te. Fare tutto ciò che è in mio potere per cambiare come siamo visti. Ma quando succedono cose come questa ripenso a quanto poco sono in controllo di me stessa. Quando mi arrabbio, e tutto diventa rosso, prima che io mi perda ho sempre paura... Paura di svegliarmi ed aver fatto qualcosa da cui non posso tornare indietro. Anche davanti a Solkhan ho quasi perso il controllo. Come posso cambiare il mondo... Se non posso cambiare neanche me stessa?
    Per Chandra cadere preda dell'ira era molto più che perdere il controllo per qualche istante: era un terrore costante, al quale non poteva sottrarsi, non finchè non si fosse sfogata. Fino a quel momento si era trattenuta solo grazie a Shagaru, e se davvero voleva fare la differenza avrebbe dovuto trovare un modo per avere una presa salda sulle proprie emozioni. Lasciò che la mano posata sulla gamba di Shagaru salisse, arrivando alla sua mano e stringendola con forza.
    Ti... Ti avevo inquadrato male, appena ti ho visto. Credevo fossi solo freddo, distaccato, geloso che un altro drago fosse entrato nel tuo territorio. Eppure mi hai fatto cambiare idea quasi subito. Mi hai dato una possibilità, anche se avevo fatto di tutto per non meritarmela. Tu stai davvero facendo qualcosa per cambiare... L'ho visto. C'è chi è terrorizzato dal tuo aspetto a New Vegas, ma nessuno nell'ufficio ha paura di te.
    Per Chandra era davvero incredibile: Shagaru doveva aver lavorato duramente per ottenere quel tipo di posizione e di relazioni con gli altri, eppure c'era ancora così tanta gente che riteneva persino draghi come lui solo delle bestie pronte a lasciarsi andare all'ira in un singolo istante. Tutto questo non lo intaccava, però, ed era proprio per quel motivo che Chandra ammirava così tanto la sua fermezza d'animo.
    E nonostante questo... Non mi hai privata di un'occasione. Sei così strano... Come se contasse solo andare avanti. Come se non importasse quanto la strada si fa dura, l'importante è arrivare alla fine. E per fare la differenza sei pronto a tutto... Mi hai trovata per strada qualche giorno fa, eppure ora sei... Sei...
    Di nuovo, la sua mano si alzò, portandosi al lato del viso di Shagaru, come a chiedergli di voltarsi verso di lei. Era arrossita delicatamente, ancora tormentata da quei pensieri, ma ora concentrata sul viso del drago, ed una scintilla nei suoi occhi avrebbe reso chiaro quanto ciò le desse forza.
    ...Sei qui.
    Alla fine, tutto ricadeva su quella sua scelta. Se anche Solkhan non glielo avesse ordinato, Shagaru sarebbe stato in quell'aereo, con lei. La avrebbe seguita. E questo la rendeva così inspiegabilmente felice da non sapere cosa fare con quella sensazione.
     
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    Per quanto positivo potesse essere il pensiero di un drago abituato alla violenza, Shagaru non sarebbe mai stato capace di condannare qualcuno se avesse gioito della morte di una creatura malvagia. La giustizia umana mal si sposa con quella più naturale e despotica dei draghi, abituati a seguire l'istinto e il richiamo di ciò che è naturale piuttosto che rispondere a leggi scritte millenni prima. Se una creatura che non ha fatto nient'altro che danni scompare, difficilmente qualcuno l'avrebbe pianta e per questo Chandra non avrebbe sentito alcun giudizio negativo su di lei da parte del Magala. Si voltò verso di lei, senza privarsi al calore della sua mano, e nel sentirsi toccare il Magala reagì portando la propria zampa su quella di Chandra, quasi coprendola con la sua mole ma con delicatezza. La risposta del drago non fu meno seria, ma con una calma nel cuore che mischiava perfettamente una goccia di amarezza, ma un buon sapore di speranza.
    Cambiare il mondo e te stessa non sono cose che puoi fare da un giorno all'altro, Chandra. Serve tempo, e il tempo spazza via ogni cosa, guerre e amicizie. Ma ci sono cose che possono essere coltivate, rinnovandole possono superare il tempo e dare un esempio a chi verrà. Ciò che mi spinge ad andare avanti è la speranza che un giorno ci sarà tu al posto mio a mostrare la strada a qualcun altro, nella speranza di insegnargli qualcosa.
    Shagaru aveva chiaro il suo obbiettivo. Era difficile, doloroso, fatto di sacrifici. Sapeva che poteva fallire, ma il fallimento più grande sarebbe stato non provarci affatto, abbandonarsi alla sua natura e smettere di fare ciò che poteva per il cambiamento. Non era così che voleva sprecare la sua vita, e con una schiena possente come la sua aveva deciso di sostenere quanti più fardelli fosse in grado di trainare con sé. La mano del drago nero passò infine sul capo di Chandra, accarezzandola in maniera più affettuosa e concedendosi un leggero sorriso mostruoso.
    Cerca di distrarti per ora, guarda il lato positivo... siamo su un aereo che difficilmente rivedrai di nuovo, la paga da stagista avvocato non ti permetterà di viaggiare in prima classe.
    Purtroppo, lui lo sapeva fin troppo bene, ma valeva la pena ironizzarci su.
     
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