In affari...

xBolshak

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    Villa Musamasa nella campagna romana era uno splendido esempio del lusso a cui i danarosi potevano aspirare. Marmi pregiati, opere rinomate, rese tali dall'antichità o dal semplice valore in denaro, andavano di pari passo con mobili di lusso e preziosa argenteria, come una moderna fiera della ricchezza. Il precedente proprietario aveva aggiunto il proprio tocco al posto, quasi seppellendo i marmi europei sotto un velo di lusso orientale, con tutti i suoi paramenti di carta, pareti di legno pregiato e armi in teche di vetro. L'attuale proprietario aveva rimediato in parte a quello sbilanciamento di stile, ma non per il proprio gusto personale.
    Fubuki amava presentarsi con uno stile eclettico. Dal punto di vista intellettuale, la storia la interessava, ma quello era secondario. Molto più pragmaticamente, il suo interesse a entrare in rapporti di affari con partner internazionali andava meglio d'accordo con un'immagine a sua volta più internazionale. Un desiderio di inquinare l'eredità di suo padre con i suoi desideri poteva aver giocato un ruolo.
    Non aveva importanza. Il passato era secondario. Il presente era ciò che contava. E oggi villa Musamasa, per tutti i suoi armi e ricchezze, era resa ancora più brillante dalla presenza di una piccola folla di personaggi riccamente vestiti. Il party, doverosamente protetto da una piccola armata di bodyguard, (compresi cecchini sul tetto e un elicottero), era per sviluppare rapporti con nuovi investitori, partners e soci in affari. Fubuki trovava il termine divertente. Sviluppare giocava per entrambi i versi, come per andare verso una piacevole partnership in affari e allo stesso modo per odiarsi e tentare di rovinarsi a vicenda. La ragazza non poteva che apprezzare l'ironia.
    In linea con la cosa, fin dal primo momento in cui aveva fatto il suo ingresso nella grande sala riservata per il party, tra gli applausi educati del pubblico, dietro il sorriso calmo e distaccato aveva tenuto uno sguardo attento. Ironia a parte, quella piccola folla di donne e uomini riccamente vestiti erano i futuri partners della sua azienda. Il suo sguardo non aveva mancato di tenere da conto che tipo di attenzione le veniva data. Fascino e sesso erano un potente stimolante per gli affari dopotutto.
    Lo aveva notato in fretta. C'era un certo fascino oscuro che gli aleggiava intorno, facendolo risaltare anche in quell'ambiente da creme de la creme. Fubuki sapeva chi fosse, certo. Avevano già discusso la loro partnership tramite intermediari. Ma quello non era del tutto esatto. Lei sapeva quel poco che lui aveva voluto farle sapere. L'affare era buono e vero. Perchè insistere?
    Ma la curiosità era rimasta e adesso era rinnovata.
    Lotor sarebbe stato accostato da un uomo nella giacca e cravatta del servizio di sicurezza e offerto un cortese invito da parte dell'ospite.
    Avrebbe trovato Fubuki seduta su una comoda poltrona, attorniata da un gruppetto di sicofanti e cacciatori di favori. La ragazza indossava un vestito nero lungo che luccicava col movimento, come fosse tempestato di diamanti. Una pelliccia dello stesso colore le adornava le spalle. Teneva le gambe accavallate, il lembo del vestito che copriva la pelle liscia e rosea in un effetto vedo-non vedo. E, tanto per barare, il suo potere andava a un ritmo costante, ma attenuato, come un sentore di profumo orientale. Nel complesso, era splendida.
    Seduta mollemente, Fubuki degnò Lotor di un sorriso distaccato.
    "Signor Lotor," disse. La sua voce era lenta e profonda, quasi assaporasse ogni parola prima di pronunciarla. "Spero che si stia godendo il party."
    Il suo sguardo era quello di una persona rilassata, ma in realtà dentro era vigile e attento.
     
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    Le giovani ereditiere ansiose di sperperare il patrimonio di famiglia erano senza ombra di dubbio il tipo ideale per Lotor. Se non addirittura la sua preda diletta. Il giovane aveva passato molte notti a corteggiare ed irretire ogni genere di principessina vogliosa di dimostrarsi superiore agli altri prosciugandole di ogni cosa: denaro, energie e soprattutto ubbidienza. Mai aveva trovato una degna avversaria in quella categoria, nemmeno tra le più spocchiose e frigide. Che fosse questa la volta buona per un risultato diverso? Forse, perché l'ultima affascinante ereditiera della sua lista aveva sempre evitato con molta cura ogni contatto con lui, costringendo ogni genere di interazione e venire relegata da intermediari di intermediari, tanto da fargli pensare che la suddetta principessa non esistesse affatto. Lotor si era spinto tanto oltre solo perché guidato dall'intuito di Rakhna che assai di rado si lascia ingannare dalle frivolezze degli esseri umani. Si era unito a quel party nella speranza di farsi notare e magari conoscere qualche personalità influente, per questo era vestito elegante con un completo scuro, una camicia candidissima e una cravatta nera dai motivi bianchi che ricordava forme geometriche eleganti e precise. Sorseggiava distrattamente il suo drink, qualcosa di molto alcolico ma in dosi contenute, lasciando ce Rakhna osservasse la scena dall'alto, invisibile agli occhi dei comuni mortali. Non poteva fare a meno di pensare di essersi ritrovato nel posto sbagliato per una volta, temendo che quella sfarzosa serata fosse una gran perdita di tempo, anche perché quell'abitazione tanto pomposa non era proprio nel suo stile. Ad un tratto però, venne affiancato da un lacchè di quelli grossi e nerboruti, che lo invitò con poco garbo a farsi avanti. Che la principessina avesse deciso di degnarlo della sua presenza? Allora esisteva davvero, non era un modo per rimpolpare le fila degli invitati. Non disse nulla, annuì e basta decidendo di seguirlo dopo essersi sistemato la cravatta ma senza abbandonare il suo drink. Quando si ritrovò davanti la padrona di casa, il suo primo pensiero non fu affatto elegante e lo sguardo che le concesse era chiaramente un sorriso finto, difficile da scoprire a meno che non si fosse ritrovato davanti una tipa molto più sveglia di quanto si aspettasse. La sua corte imbarazzante di ruffiani e libidinosi lo lasciava pressoché disgustato, mentre lei appariva come una regina su un nido di piume e fili d'oro, senza problemi né guai, decorata da una bellezza certamente invidiabile, ma una posizione che Lotor non apprezzava affatto. Al posto suo sarebbe impazzito, poco ma sicuro. Nel vedere l'aria disgustata di Lotor, Rakhna si concesse un sibilante e sinistro ridere tipico di una serpe maledetta che si diverte alle spalle del suo compagno ben conscia di essere invisibile e impercettibile.
    Signorina Musamasa... è un onore poterla conoscere personalmente, finalmente... anche se di solito non apprezzo parlare di affari con un folto seguito...
    Guardò lestamente i presenti, un pò come se volesse cacciarli. In realtà era un modo per metterla alla prova e vedere cosa ritenesse più importanti: i suoi inutili servitori, tenuti stretti e gelosamente, oppure un socio in affari potenzialmente utile che richiedeva semplicemente la freddezza di saper rimettere i cani al proprio posto. Se doveva avere a che fare con lei, voleva un approccio diretto e senza curiosi, provava un desiderio di rimanere solo con quella donna insperato, e solo dopo un sibilo più acuto di Rakhna si rese conto che i suoi pensieri si erano sciolti davanti a lei come se qualcosa lo avesse distratto. Magia? Possibile... ma quanto potente?
     
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    Le parole di Lotor vennero accolte dal gruppo con mormorii oltraggiati. Che insolente! Arrivava e pretendeva di monopolizzare la padrona di casa cosi? Ma chi si credeva di essere questo nuovo arrivato? E che maleducazione! Non aveva nemmeno risposto al commento dell'ereditiera!
    Fubuki sorrise educatamente. Quel parlare cosi diretto l'aveva piacevolmente sorpresa. Per quanto poco diplomatico fosse, era quasi rinfrescante tra tutte le false moine e cortesia!
    Rivolse un piccolo sorriso di scusa ai presenti. Gli affari, sapete come sono. Quando chiamavano, c'era poco da fare. Le sue mani erano legate.
    Uno dopo l'altro, il gruppetto si disperse, ciascuno dei membri che non mancavano di far sapere con i loro sguardi ed atteggiamenti a Lotor quanto poco avesse apprezzato il suo intervento.
    Alla fine rimasero solo loro due. Con un gesto grazioso, Fubuki lo invitò a sedersi sulla poltrona che stava vicino alla sua.
    Che si fosse seduto oppure no, Fubuki lo osservava, nascondendo dietro lo sguardo divertito di una ricca ereditiera che ammira il suo nuovo intrattenimento una attenzione affilata. Quel uomo stuzzicava il suo interesse.
    "La inviterei a bere qualcosa, ma vedo che si è già premunito." Gli suoi occhi si accesero di divertimento. "O perlomeno lo farei se non avessi visto che lei è un uomo a cui piace andare velocemente al sodo."
    Lo osservava con attenzione, una guancia che riposava con delicatezza sulla sua mano rosea.
    Lo aveva visto sorridere, ma quanto c'era di vero dietro la maschera dettata dalla convenienza? Di sicuro non aveva esitato ad imporsi. Fubuki decise che Lotor era un uomo che non amava i sicofanti. Si appuntò il dettaglio per eventuali conferme o respinte; o usi.
    "Non posso dire di condividere. Gli affari possono essere una tale noia. Per questo, a differenza di mio padre, lascio che i miei intermediari se ne occupino. " Fece un piccolo sospiro, scuotendo la testa. Gli rivolse un sorriso placido. Il suo potere pompava a un livello medio-basso, una corrente nascosta sotto la superficie del mare. "La prego, mi ricordi precisamente che tipo di business sta conducendo con la mia azienda. Perdoni la mia sbadataggine. E' che ogni giorno ho a che fare con cosi tante carte che qualcuna finisce sempre per sfuggirmi." Scrollò lievemente le spalle, sottolineando l'inevitabilità della cosa.
    Lo stuzzicava come lui aveva stuzzicato lei, giocando la parte della principessina viziata e ignorante. Rinfrescante oppure no, non le era piacevole ricevere quel tipo di intrusioni.
     
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    Sentire quei ruffiani e vecchi indignati dal suo modo di fare gli concesse una grande soddisfazione, ritrovò il suo proverbiale sorriso beffardo lanciando verso di loro occhiate tutt'altro che amichevoli. Lotor non aveva mai fatto nulla per nascondere la sua sete di superiorità e quelle capre malformi non esercitavano su di lui nessun tipo di timore né riverenza, erano solo un ostacolo e vedere la padrona di casa assecondarlo non fece altro che rendere la sua soddisfazione ancora più completa. Non disse nulla, ma i suoi sguardi verso di loro erano chiari ed ironici saluti, inviti a non farsi più rivedere finché il giovane non avrebbe completato la sua opera. Quando furono soli, Lotor accolse l'invito e trovò posto vicino a lei, aprì il bottone della giacca e accavallò le gambe assumendo un'aria piuttosto rilassata, non si sforzò di essere troppo formale, dopotutto era uno dei motivi per cui aveva chiesto di restare da solo con lei. Fubuki, proprio come lui, sembrava interessata ad andare subito al sodo, probabilmente anche per capire se valeva la pena perdere tempo con uno tanto borioso e pieno di sé. Lotor non aveva problemi a trovare modi per rendersi interessante, ma dopo aver percepito quella strana influenza non poteva fare a meno di distrarsi, ritrovandosi a fissare quella ragazza come guarderebbe invece una delle sue amanti dilette. Ma Lotor non era così superficiale da cedere semplicemente ad un bel faccino o ad un corpo mazzafiato, per lui il carattere era fondamentale nel fascino di una donna, quindi perché se ne sentiva così attratto in quel momento? C'era qualcosa sotto, ma lui poteva contare su un'invisibile alleato dimensionale che avrebbe osservato la situazione per lui, risultando pressoché immune al potere di Fubuki, almeno in quell'intensità.
    Gli intermediari tendono a cercare l'interesse personale, cosa che spesso porta risultati dato che il loro impegno è anche il loro guadagno, ma si finisce sempre di peccare in passione, per questo avevo bisogno di dare un volto alla donna con cui ho deciso di avere a che fare.
    In situazioni del genere temeva sempre di cedere ai gimmick di suo padre, cosa che non sopportava, ma lui era stato il suo più grande insegnante nell'arte della negoziazione, su questo non c'erano dubbi. Decise di sorseggiare il suo drink concedendosi una pausa, un modo per sentenziare quel suo pensiero come se fosse un dogma, ma riprese ben presto a parlare perché non voleva perdere tempo a sua volta.
    Se vogliamo parafrasare il mio ruolo in questa storia, per il momento, si è trattato di ungere gli ingranaggi giusti. Conoscenze, amicizie, informazioni, tutto per permettere a questa industria di trovare gli agganci necessari per fare le sue mosse. Non dubito che qualcuno dei suddetti intermediari si sia preso il merito di qualcuna delle mie imprese... la mancanza di passione porta anche all'accidia.
    L'ennesimo commento spietato nei confronti di chi non sa fare le cose per sé, forse implicitamente era anche una frecciatina verso Fubuki, chissà come l'avrebbe presa?
    Se sono qui, però, è perché mi sono ritrovato a fare... come dire... "carriera nel mio settore", sono certo di poter espandere la mia rete di conoscenze e garantire un buon supporto alle industrie di famiglia. Ma con le responsabilità arrivano anche nuove prospettive, e non ho più intenzione di limitarmi ad una catena di intermediari per poter concludere i miei affari. Voglio che la cosa diventi diretta, anzi la parola giusta è... intima. Visto che potremmo anche iniziare a navigare in acque più pericolose, e devo sapere di chi mi posso fidare. E lei signorina Musamasa sembra proprio una di cui non dovrei fidarmi affatto...
    Un'altra frecciatina, seguita da un sorso abbastanza lento e lungo da fargli svuotare del tutto il bicchiere sotto lo sguardo della ragazza. Quel giorno avrebbe deciso se era il caso di tagliare del tutto i ponti con lei, oppure se dare il via ad una interessante amicizia.
     
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    Che uomo arrogante! Che bullo!
    Si era accomodato come fosse a casa sua, aveva cominciato a dispensare perle di saggezze come fossero pillole e perdipiù a pretendere e ad esigere. E che modo diretto di parlare! Brutale!
    Fubuki era deliziata. Era come vedere un orso farsi strada in una cristalleria. Lo ascoltò con attenzione, ma quando lui ebbe finito non potè più trattenersi.
    "Magnifico!" Disse, sorridendo radiosa. "Signor Carnovash, lei è ufficialmente la persona meno delicata con cui abbia mai avuto l'onore di avere a che fare." Era cosi completamente divertita che dovette fare attenzione a che una lacrimuccia non le sfuggisse e le rovinasse il trucco.
    "D'accordo, mi dichiaro sconfitta." Disse, ancora cercando di calmare l'ilarità. Gli rivolse un piccolo sorriso di scusa. "Il suo modo di fare spezza ogni maschera. Non la prenderò in giro oltre." Ovviamente sapeva chi fosse lui, e sapeva anche che tutta quell'arroganza non era senza fondamento, o perlomeno lo sospettava. L'uomo portava risorse troppo unusuali alle loro operazioni congiunte per essere considerato insignificante.
    Fubuki si sporse delicatamente verso di lui, il mento sottile appoggiato su una mano. Il suo sguardo era quasi affettuoso.
    "Sarò chiara: lei è un bullo fatto e finito, ma trovo questo suo modo di fare affascinante, e suppongo che non sia privo di fondamento. E questo lo rende ancora più intrigante." Impresse una punta di ironia, mirando a lasciarlo nel dubbio se lo stesse prendendo in giro oppure no.
    "Come ho detto: mi arrendo. Lei è il depositario del potere qui. Lo ha detto abbastanza chiaramente. Io sono alla sua mercè, la sua povera vittima." C'era suggestività in quel'ultima parola, una vibrazione di delicate coperte di seta. "L'ho forse delusa? La prego, sono a sua disposizione. Mi dica cosa vorrebbe che le dessi. Mi dica come posso rendermi... accettabile." Lasciò la parola in sospeso per un attimo, per poi aggiungere con un sorriso delicato: "Per i nostri affari ovviamente."
    I suoi occhi si ridussero a due fessure, lo sguardo di una gatta dispettosa.
    "Come posso guadagnarmi la sua fiducia?"
     
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    Era abituato a fare colpo sulle donne molto facilmente, ma Fubuki sembrava sul punto di commuoversi e questo lo trovò esageratamente teatrale. Se non altro, dava l'idea di voler giungere subito al sodo evitando qualsivoglia inutile cerimonia, e quella Lotor poteva considerarla a tutti gli effetti una vittoria. Nel sentirsi definire "bullo", appellativo che mai gli avevano affibbiato neanche quando era un ragazzino, Lotor non poté trattenere una risatina sorpresa. Fubuki però era riuscita ad inquadrarlo per bene, questo era chiaro, cosa avesse in mente... questo era tutto un altro paio di maniche. Si dichiarò sconfitta ma le sue parole non erano di certo quelle di una donna arrendevole, anzi sembrava pronta a ribaltare la situazione da un momento all'altro. Lotor doveva pesare al meglio le sue parole, così da assicurarsi il massimo risultato sperato. Doveva giocare d'anticipo, e sapeva perfettamente come fare.
    Io? Oh no... io non voglio niente... per ora.
    Cercò nei paraggi qualche bottiglia degna di questo nome, e la usò per riempire il suo bicchiere, tipico atteggiamento di chi ha ottenuto il vantaggio sperato e ora fa un pò come se fosse "a casa sua". Non fece una lunga pausa, riprendendo ben presto a parlare mentre completava l'operazione.
    Io sono qui per... "seminare". Ho il talento e gli agganci per poter coltivare le mie amicizie. E mi assicurerò che il raccolto sia rigoglioso perché sono uno che quando fa qualcosa la fa al massimo delle sue possibilità, ed estirperò rami secchi, erbacce e piante troppo vecchie per dare frutto nel procedimento... ma quando arriverà il momento del raccolto, mi aspetto frutti succosi.
    Il paragone era piuttosto chiaro: Lotor cercava alleati da favorire con le sue mosse, voleva renderli influenti e potenti assicurandosi così una copertura sulle spalle per qualsiasi evento futuro, facendo in modo che al potere salissero solo persone che stavano dalla sua parte. Poi, quando ne avrebbe avuto bisogno, quelle persone dovevano assecondare la sua volontà, come se dipendessero da lui. E una di quelle persone era Fubuki.
    Ovviamente per fare ciò serve MOLTA fiducia, signorina Musamasa, non posso affidarmi a qualcuno di cui non riesco a fidarmi perché ambiguo oppure dal volto finto. Per questo sono stato così crudele nel mio giudizio su di lei. Ma non sono neanche uno a cui piacciono le prove impossibili... la fedeltà può dimostrarsi in molte forme, anche dai piccoli gesti per me. Una dimostrazione delle proprie abilità, che di norma restano nascoste... è un buon inizio.
    A quel punto si concesse un lungo sorso del bicchiere appena riempito, senza distogliere lo sguardo da lei. Lotor sapeva molto bene cosa significasse per qualcuno rivelare un potere che altrimenti doveva restare celato per mantenere un certo vantaggio. Il suo intuito gli suggeriva che da quel punto di vista erano molto simili. Custodire il segreto di qualcuno è il modo migliore per instaurare una lunga e duratura alleanza, senza contare che Lotor moriva dalla voglia di scoprire quale abilità segreta nascondesse la giovane di fronte a sé.
     
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    Il suo interlocutore parlava bene, ma c'era un problema col suo discorso.
    "Lei chiede molto." Fubuki aveva un'aria di dolce allegria. Pensava che quel piccolo party le avrebbe riservato qualche intrattenimento piacevole, ma quella situazione aveva superato le sue aspettative. Molto piacevole.
    "Infatti, temo che chieda troppo." Un'espressione adorabile di scusa le si dipinse sul viso.
    Con un gesto chiamò un domestico che, veloce e silenzioso, venne a offrirle un drink da un vassoio. Fubuki lo prese, per poi congedare l'uomo con un cenno.
    "Diciamo le cose come stanno." Fubuki osservava il liquido trasparente nel suo bicchiere con un sorriso. "Lei mi offre una vaga promessa di cui non posso essere certa. Infatti, temo di non poter essere certa nemmeno al suo riguardo." Sollevò un pochino il bicchiere verso di lui, come per brindare alla sua salute. "A proposito, bel lavoro nel tenere nascoste informazioni sul suo conto." Un altro sorriso colpevole. Si, aveva scavato un po' sul suo conto. Colpevole e beccata. Ma non è che avesse trovato molto perciò la cosa non era cosi grave, giusto?
    "In cambio, lei chiede fedeltà? Ah, che parolona. Non esageriamo adesso."
    Lo guardò, i suoi occhi appena al di sopra del margine del bicchiere. Lì, un lampo di acciaio si mischiava a quei toni cosi scherzosi e apparentemente rilassati. Per quanto potesse sembrare tranquilla, Fubuki non stava scherzando lì. Ogni parola che lui le dava era soppesata e meditata.
    "Questa è una partnership, signor Carnovash. Dare e ricevere. Mi piace pensare che parole come fedeltà non siano necessarie. Fermiamoci piuttosto su fiducia. E, beh, la fiducia deve essere dimostrata da entrambe le parti perchè la cosa funzioni." Il suo sorriso si fece,giusto per un attimo, freddo. "Io investo quanto lei dopotutto."
    Rimase per un attimo in silenzio, lasciando che le sue parole venissero assorbite. Poi, la sua espressione si addolcì.
    "Le proporrei di cominciare dal basso, che ne dice? Conosciamoci. Mi parli un po' di lei. Sono sicura che i risultati potrebbero essere intriganti." Quel'ultima parola venne colorata di suggestività, come le fusa di un gatto.
     
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    Un sopracciglio di sufficienza si aggrottò sulla fronte del ragazzo, che sembrava stupito da una risposta tanto banale. "Troppo" esiste nel vocabolo di un conquistatore? Forse quella donna sognava in un "grande" decisamente minuto rispetto al ragazzo che aveva davanti. Realizzò che forse stava giocando con lui, arrivando a provocarlo con i gesti e con i fatti, confessandogli che aveva indagato su di lui anche se con scarsi risultati. Un sorriso beffardo si allargò sul suo volto, ben consapevole che su di lui non c'era niente se non la storia che aveva raccontato a tutti di sé e qualche nota poco chiara sul suo passato di studente. I suoi segreti restavano tra Rakhna e ogni macchia di sangue che aveva sparso per mantenerli. Dire che Fubuki stava avanzando con le scarpe di piombo non rendeva l'idea, ma forse quella era solo una tattica per mettere alla prova Lotor, pertanto il ragazzo decise di cogliere la provocazione e rimandarla al mittente.
    Pensavo fosse chiaro che a questo mondo non ci si può fidare di nessuno. Più che di fiducia si tratta di scommettere... io avrei scommesso su di lei, e lei avrebbe scommesso su di me. Ma immagino che non tutti siano tagliati per un gioco tanto rischioso... quindi sì, perché no... conosciamoci.
    Voleva sottovalutarla, farla apparire come una dallo scarso coraggio ma ancor peggio come una che non aveva l'intuito per gli affari, dato che per come l'aveva messa quella scommessa sembrava decisamente un gioco più che sicuro. Certo, c'è a chi piace, il rischio, ma quando si tratta di giocarsi ogni cosa è sempre bene avere qualche riserva. Sorseggiò un pochino il suo bicchiere, decidendo come diceva lei, di iniziare dal basso a parlare.
    Sono stato accettato alla Oxford per completare i miei studi di archeologia e affini, sembra che io sia uno studente promettente. Ho avuto modo di misurarmi con molte delle realtà di queste scuole super competitive, le storie sulla Sapienza sono famose in tutto il mondo, ma ciò che accomuna tutti è sempre la presenza di qualcuno pronto a combattere. Sono addestrati per questo, gli studenti dico... diventare più forti. La caccia al potere e lo spirito competitivo ci viene instillato fin da subito ma in pochi hanno le certezze di poter proseguire. Non mi fraintenda, alcuni sono davvero talentuosi, forse anche più di me, solo che non riescono a brillare. Mi domando cosa sarebbero capaci di fare con un sostegno solido alle loro spalle... come se avessero un'assicurazione, per così dire.
    Voleva dare l'idea che stesse pensando ad alta voce, ma nessuna delle sue parole era pronunciata a caso in quella conversazione. Nemmeno una.
     
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    Fubuki ricevette quelle provocazioni con una piccola risata.
    "Rischio e temerarietà sono cose diverse, non trova?"
    Sorseggiò con grazia dal bicchiere, gli occhi socchiusi mentre lo ascoltava.
    "Lei mi provoca, mi sfida." Gli lanciò un'occhiata divertita, di chi vede con chiarezza il gioco dell'avversario e gioca a sua volta. "Di sicuro non ha di me una cosi bassa impressione da credere che mi lancerò in questa impresa solo per dimostrarle di starsi sbagliando sul mio conto." Lo stuzzicava, prendendolo in giro. "Un uomo col suo orgoglio potrebbe farlo, si; riguardo me stessa, mi piace pensare di essere guidata da motivi più logici." Provocazione per provocazione. Che Lotor facesse quello che voleva di quelle parole.
    "Lei mi parla di cose di cui sono a conoscenza, Signor Lotor. Dopotutto, tutto in affari è un rischio calcolato. Ma accetti un consiglio, se mi permette, vaghe promesse di potere o," fece una risatina. "Insinuazioni alla mancanza di intraprendenza non sono sempre i mezzi giusti per convincere."
    Gli gettò un'occhiata a metà tra il rimprovero e il dispettoso. "Sarò io a decidere se ne vale la pena, se ne ricordi."
    Lotor avrebbe potuto capire una volta per tutte che non aveva a che fare con una ragazzina che poteva manipolare facilmente. Fubuki era scaltra, attenta e, più importante, non lasciava le sue emozioni interferire col suo giudizio. Provocazioni di quel tipo la facevano solo sorridere. Di sicuro la ragazza sarebbe apparsa a Lotor come arrogante e patrocinante, e non avrebbe sbagliato. Fubuki era precisamente cosi.
    Sorrise, come se avesse appena avuto una buona idea.
    "Infatti, mi è appena soggiunta una buona idea. Perchè invece di me che le offro la mia fedeltà e fiducia, non facciamo il contrario?" I suoi occhi si accesero di malizia suggestiva mentre lo osservava da capo a piedi, non nascondendo l'apprezzamento per il suo aspetto. "Sono sicura che lei sarebbe ancora più affascinante in quella parte. Magari con un bel collare..."
    Rise piano, lasciandolo nell'incertezza se stesse scherzando oppure no.
    "Risponde alla sua concezione di intimo?" Gli lanciò un'occhiata di sfida mista a soddisfazione.
     
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    Lotor non si lasciava impressionare dalla retorica di Fubuki che sembrava quasi volersi giustificare per quelle precauzioni prese. Certo lui era il primo a giocare con tutte le informazioni necessarie correndo quanti meno rischi possibile, ma questo non rendeva la sua interlocutrice meritevole di lode. Lei dopotutto non aspirava di certo a conquistare il mondo come faceva invece Lotor. Per quel genere di piani servono accortezze extra, ma soprattutto rischi da prendere facendosi poche domande.
    Non farei provocazioni se non pensassi che servono a qualcosa. Ma di solito chi cerca un modo per giustificarsi tende a darmi in ogni caso le risposte che cerco...
    Fu lapidario, per farle capire che vedeva debolezza nell'esitazione, in ogni sua forma, anche la più giustificata possibile. Ma non volle interromperla troppo, lasciandola continuare senza farla sentire troppo oppressa delle sue risposte, era certo che non ne sarebbe rimasto deluso. Soprattutto quando disse che doveva essere lei a capire se ne valeva la pena, in quel caso il giovane alzò la mano libera con finto fare arrendevole, zittendosi da solo con il calice in bocca, domandandosi se quella sera ne sarebbe uscito davvero qualcosa di fruttuoso. Divenne ben presto più diretta, decisa a farsi valere, ribaltare del tutto i termini di quella negoziazione e imporre subito la sua dominazione. Non usò mezze parole, immaginandoselo già con un collare intorno al collo. Dapprima sorpreso, Lotor si rese conto solo a quel punto che forse l'aveva sopravvalutata, e che semplicemente aveva cercato fin dall'inizio di mettergli i piedi in testa portandosi in vantaggio come una vera e propria dominatrice. Il ragazzo non riuscì a fare a meno di concedersi una risatina malcelata sotto i baffi.
    Oh, capisco... fare affari con un uomo distinto che sa quello che vuole è rischioso, ma portarsi uno sconosciuto tra le proprie gambe solo perché guaisce e scodinzola affettuosamente è una buona idea... se non altro posso ammettere che è intrigante, non mi dispiace un ruolo del genere sa? Ma se pensa che l'umiliazione sia un buon modo per ribaltare i ruoli si sbaglia di grosso.
    Sapeva per certo che non stava scherzando, lo sapeva con certezza perché fino a quel momento Fubuki gli aveva concesso uno dei suoi migliori premi che il giovane non avrebbe mai dimenticato: non aveva mentito per un solo istante. Era sempre stata cristallina, forse sibillina certo, ma non gli aveva mai detto cazzate né lo aveva assecondato con leggerezza. La giovane Musamasa cercava cagnolini fedeli a cui affidarsi per crescere, e Lotor sembrava destinato ad essere uno dei tanti. Cosa che per lui non andava affatto bene. Afferrò la sua cravatta, sciogliendola leggermente in modo che si slegasse dal colletto sotto la quale era nascosta ma non la tolse dai suoi vestiti, lasciandola piuttosto intorno al collo come se fosse una medaglia. Non mollò neanche la presa dalla mano, come se volesse mostrarla alla ragazza.
    Ma in cambio della mia fiducia, e soprattutto della mia fedeltà... io non posso accontentarmi di essere uno dei tanti collari appesi sopra alla mangiatoia. Io voglio una ciotola di lusso, e un posto di fianco al letto della padrona dove pisciare in testa a tutti gli altri cani che mi guardano dal basso nella speranza un giorno di prendere il mio posto. Anche se si tratta di sottostare a delle regole, io voglio la supremazia.
    Non poteva negarlo, Fubuki stava premendo i suoi punti deboli e per quanto il suo potere fosse ancora sconosciuto e flebile, il fascino di quella ragazza era innegabile. Lotor doveva concederglielo, e lui dopotutto era un tipo che apprezzava partire dal basso perché rendeva la salita molto più appagante: sapere quanto sia duro ogni singolo scalino prima della vetta aiuta a schiacciarci sopra le facce degli avversari sconfitti. Allungò la mano che teneva la cravatta verso di lei, come a volerla invitare a farsi avanti. Voleva vederlo strisciare? Non sarebbe successo. Poteva avere il suo collare, ma doveva venirselo a prendere. Non ci sarebbero state negoziazioni a tal proposito, tanto per farle capire che non lo aveva sottomesso neanche lontanamente.
     
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    Ed eccolo qua, venire al dunque con una spregiudicatezza e una brutalità tutta maschile.
    Fubuki rise, deliziata. Quel uomo aveva davvero la delicatezza di un orso. Era cosi diverso, cosi completamente diverso dalla folla infinita di sicofanti e galoppini che la attorniavano, cosi brutale nell'esternare i suoi desideri e cosa era disposto a fare per farli avverare.
    "Signor Carnivash!" lo rimproverò con un sorriso. "Ma dove ha imparato a parlare cosi? Lei è davvero un uomo senza vergogna." Si schermì, facendo per un attimo la parte della donna offesa nella sua pudicizia, ma i suoi occhi, semivelati dalle lunghe ciglia, dicevano un'altra storia. "Il posto tra le gambe va guadagnato..."
    Osservò i suoi gesti, come gli offrì la sua cravatta, come fosse un collare che la aspettasse. Ma Fubuki non si mosse per venirlo a prendere come lui voleva. Rimase dov'era, guardandolo con un sorriso calmo, quasi dolce.
    "Lei deve essere uno degli uomini più spregiudicati che abbia mai incontrato." Disse. il suo sguardo calmo puntato sul suo drink, che faceva rivoltare delicatamente nel suo bicchiere. La ragazza sembrava stesse parlando tra sè, ma in realtà la presenza di Lotor era un punto rosso nelle sue percezioni. "Lei è pronto ad offrirsi in cambio di un posto d'onore, in cambio della possibilità di aumentare il suo potere. E ritiene che farlo in modo cosi diretto, con tutte le carte sul tavolo, le permetterà di mantenere il controllo. No, non il controllo. Di ottenere la supremazia." Scosse la testa. "Che uomo arrogante. Mi domando se andrà davvero come prevede... se invece non finirà per amare il collare che dice di poter controllare..."
    Lo guardò, e stavolta c'era una certa freddezza nel suo sorriso.
    "Vuoi che venga a prenderlo? Non credo, no." Il passaggio al tu fu cosi improvviso da essere quasi brutale. "Non ti ho detto che sono indifesa? Un fiore che deve essere protetto? Come posso fidarmi ad avvicinarmi a un uomo senza vergogna come te? Il primo dei miei cuccioli sa queste cose, e non mi farebbe alzare."
    Indicò con un dito il pavimento di fronte a sè. "Alzati, mettila qui, di fronte a me. E inginocchiati mentre lo fai."
    "Non esiterai spero. Non sei pronto a tutto per la tua occasione per il potere? L'esitazione è debolezza, giusto?"
    Per tutto il suo aspetto angelico, Fubuki era davvero un diavolo sotto mentite spoglie.
     
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    Piegò il capo di lato di fronte a quella falsa indignazione, come a volerla provocare. I convenevoli erano finiti da un pezzo, perché continuare quella farsa quando l'obbiettivo di entrambi era tanto palese? Fubuki gli rigirò le sue stesse parole contro, una mossa che Lotor si aspettava e che infatti non lo colpì più di tanto. la lasciò parlare mentre faceva ciondolare il suo "collare" davanti a lei, ascoltando quel rifiuto con una sufficienza disarmante. Lo aveva capito oramai, la principessina, che Lotor era un'arrogante patentato... perché nasconderlo?
    Andiamo... non sono così ingenuo da cadere in un ricatto morale del genere. Anzi, non sono avvezzo a cedere a nessun genere di ricatto morale.
    Temeva di vederlo esitare? Tutto il contrario. Lotor la fissò intensamente, poi sollevò il bicchiere verso l'alto, come a voler brindare, per poi bere tutto in un sorso ciò che ne restava, consumando il dono e l'ospitalità che quel luogo gli aveva offerto, un modo per dire che aveva preso tutto ciò che gli serviva. Dopodiché si alzò dalla poltrona, fece per dirigersi verso Fubuki ma i suoi movimenti non erano quelli tipici di una persona pronta ad eseguire gli ordini, anzi tutto il contrario.
    Ho sempre pensato che "arroganza" fosse una parola decisamente troppo abusata. E' arrogante sfoggiare con coscienza le proprie capacità? No, l'arroganza è di chi ha bisogno di un muro di false certezze per nascondersi, un muro fatto di luoghi sicuri, pasti caldi, sentieri distanti dalla plebaglia. Posti che piacciono molto a chi ha tanto da perdere e poco da guadagnare, che non rischiano perché sanno che potrebbero ritrovarsi con niente. Quello che sono io non è Arroganza. Io sono determinato, c'è una bella differenza.
    Quando fu davanti a lei, leggermente piegato a lei, quasi come se volesse offrirle la cravatta, si fece indietro piuttosto. non così tanto, non voleva ancora sottrarsi alla possibilità di affidarsi a lei, ma Fubuki avrebbe dovuto staccare il suo grazioso sedere da quella poltrona se voleva raggiungerlo, anche perché visto da vicino e completamente eretto Lotor era decisamente alto, slanciato e massiccio. Tirargli il collo richiedeva un impegno, anche se minimo, e quella era la perfetta metafora del loro rapporto: lei doveva fare poco, eppure si ostinava a non volerlo fare come se gli spettasse di diritto. Lui invece doveva fare il grosso della strada quindi chiedeva la parte che gli spettava, ma non avrebbe mai accettato una sottomissione totale, neanche se era solo per farla contenta. Non si conquista il mondo leccando le suole delle scarpe.
    Vede signorina Musamasa, la differenza tra di noi in questa specifica situazione è questa... io posso andarmene senza offrirle nessuna fedeltà, e troverò a qualcun altro a cui rivolgermi, anche se starle così vicino mi fa pensare che me ne pentirò amaramente per il resto della mia vita...
    Quelle parole le scandì col fare febbricitante di qualcuno che non sta facendo nulla per nascondere la sua attrazione verso una persona, un cenno di debolezza certo, ma anche di onestà intellettuale. Quello non sarebbe mai stato capace di negarlo, andava contro ogni fibra del suo corpo, ma non aveva ancora finito.
    Mentre per lei, se io me ne vado senza offrirle nessuna fedeltà... non cambierà niente. Si terrà i suoi soldi, le sue occasioni, forse troverà addirittura un modo per farli fruttare un pò, ma rimarrà comodamente adagiata sulla sua poltrona, al sicuro... senza rischi, senza brividi... senza qualcuno talmente "Arrogante" da offrirle la possibilità di cambiare il mondo. E ad essere onesto, non riesco ad immaginare un destino peggiore...
    L'assenza di cambiamento, nel bene e nel male, era qualcosa che Lotor non riusciva proprio a sopportare. ma se era ciò che avrebbe trascinato Fubuki verso l'esitazione... così sia.
     
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    Lo osservò farsi avanti con un sorriso soddisfatto, non temendo affatto la differenza in stazza. Quando aveva fatto il suo affondo, aveva sperato solo per metà di ricevere la reazione che voleva, cioè un Lotor che si piegava ai suoi desideri. Sentire che non era cosi le fece apparire un piccolo broncio sul viso. Ah, ma che uomo testardo!
    "Arrogante." Sillabò, guardandolo nello stesso modo con cui una padroncina poteva osservare un cagnolino disubbidiente, con riprovazione, ma mischiata con affetto.
    Si alzò con grazia. Lui era più alto di lei, ma a lei non importava. Gli era vicino, guardandolo dal basso verso l'alto con un sorriso pieno di dolcezza.
    "Perchè vorresti essere il primo dei miei cuccioli, ma sei ribelle e autoritario." Gli era cosi vicino che il suo respiro gli avrebbe accarezzato il viso. "Perchè vuoi conquistare il mondo e pensi di avere le capacità per farlo. Perchè pensi di avere tutta la verità del mondo in mano. Perchè pensi che tutti quelli che non amano quello che tu ami siano da guardare dall'alto in basso."
    Le sue dita affusolate danzarono sulla cravatta che lui gli porgeva. Fubuki si alzò sulle punte delle dita per sussurrargli all'orecchio: "E trovo che ti renda semplicemente adorabile." Come due animali a sangue freddo che si incontrano. Verso di lui, Fubuki provava un misto quasi perverso di ammirazione, simpatia, rispetto, antipatia e pietà.
    "Esattamente. Non cambierebbe niente. Non sei cosi importante come pensi, Lotor." Tirò fuori la lingua in un'espressione adorabile e dispettosa allo stesso modo. "Forse ti vedrò cadere lungo la tua strada che dici di voler percorrere, o forse ti vedrò arrivare in cima. Sono indecisa sul quale dei due sarebbe il più piacevole."
    Le sue dita toccarono quelle di Lotor, un tocco delicato attraverso cui il suo potere diede una scarica di potere, una scossa elettrica di pura attrazione che passò da lei a lui come un fulmine sotto pelle. Era curiosa di vedere la sua reazione. Intelligente com'era, non escludeva che avrebbe compreso.
    "E, si, lo rimpiangeresti per tutta la vita." Il suo sorriso era dispettoso. "Io non credo, ma hai colto la mia curiosità, questo almeno devo riconoscertelo."
    Stringendo con delicatezza la cravatta, la spinse indietro, rimettendola nello stato ben fatto da cui Loto l'aveva tirata fuori per trasformarla in un guinzaglio improvvisato.
    "Cerchiamo di essere dei buoni soci, d'accordo?" Gli sorrise dolcemente, dandogli un piccolo buffetto su una guancia. Con quel gesto voleva che Lotor capisse una cosa lui poteva volere che lei facesse qualcosa, in quel caso prendere il guinzaglio, ma lei avrebbe fatto sempre e comunque quello che voleva e alle sue condizioni, in quel caso, rimettendo la cravatta al suo posto.
     
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    A quel punto dovette ammetterlo: il suo modo di fare altrettanto arrogante stava incrinando un pochino quel sorrisetto beffardo sul volto di Lotor, ma non per questo rendeva la cosa meno interessante. No anzi, tutto il contrario. Se l'avesse vista supplicare e strisciagli contro per poter afferrare la cravatta di sicuro non sarebbe stato così appagante, ne avrebbe reso al sua conquista soddisfacente. Lotor non amava le vittorie facili, amava quelle calcolate, o quelle sudate. Una cosa però Fubuki non aveva capito: non aveva davanti un tipo qualsiasi, come se le orecchie a punta e la pelle viola non bastassero a renderlo peculiare, significava senz'altro che Lotor aveva fatto un buon lavoro a nascondere i suoi smisurati talenti, o più semplicemente quella donna non aveva idea di come l?imperatore Caius, il presidente Wesker o il Principe Orca avessero ottenuto il rispetto dei loro sudditi e il potere per raggiungere il vertice di uno stato. La forza di quella donna era proprio la sua ingenuità, che cosa affascinante. Ma proprio mentre parlava, ecco quella scossa, di nuovo. Stavolta più forte, intensa, immensamente piacevole, mai provata prima d'ora. Non era semplice attrazione, era un istinto animale, basso e irragionevole ma incredibilmente perfido... mostruoso quasi. Era quello il suo potere dunque... bella, ricca e furba, ma anche dotata. Era ovvio a quel punto che Lotor doveva farla sua, per necessità... e per mero vizio. Tutto ciò che è unico e prezioso deve appartenere a lui, ecco il vero volto di Lotor Carnovash. Rimase in silenzio finché Fubuki non rimise la cravatta al suo posto, poi chiuse gli occhi e si concesse un sorriso dannato.
    Sarà un piacere collaborare con te...
    Sembrava che la conversazione fosse finita lì, che per il momento il loro spietato scambio potesse considerarsi concluso, ma così non era. Lotor riaprì lentamente gli occhi, e senza perdere il suo malizioso sorriso, decise di darle esattamente quello che voleva. Qualcuno doveva pur farlo il primo passo, no?
    Quindi... qual è il tuo primo ordine? Sempre che la mia nuova socia non sia così impreparata...
    Di nuovo la stilettata di sfida, ma stavolta aveva un che di complice, un pò come se volesse provocarla, mascherando il fatto che quella scossa di piacere aveva reso la sua verga marmorea. Nella folla di una platea si sarebbe vergognato come un ladro di quel bozzo che spuntava vistoso nei suoi pantaloni, ma in quel momento non aveva motivo per nascondere le sue doti che di sicuro superavano di gran lunga molti altri uomini.
     
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    Niente era deciso, Fubuki lo vedeva nell'atteggiamento di Lotor. L'uomo sembrava tutto tranne che sottomesso. Infatti, era sicura che probabilmente dietro quelle parole, e quel sorriso cosi dannatamente piacevole da guardare, stesse pensando a come l'avrebbe fatta sua. Beh, era un gioco che potevano fare in due. Fubuki non aveva fretta. Pochi uomini potevano resisterle a lungo. Col tempo, anche Lotor sarebbe caduto ai suoi piedi.
    Il sorriso complice che gli rivolse, lasciando le sue dita soffermarsi per un attimo vicino al suo collo, gli avrebbe detto quello, e che lei indovinava i suoi pensieri più reconditi. O perlomeno, che gli diceva di conoscerli.
    Ne sono sicura...
    Il suo sguardo guizzò verso il basso, dove il corpo di Lotor era fin troppo esplicito nel dirle l'effetto che il suo potere aveva su di lui. Un lampo malizioso gli illuminò gli occhi, e lei sorrise dispettosa.
    "Ah, cosi d'improvviso? Devo pensarci..."
    Si sedette, ponendosi in un atteggiamento di tranquilla meditazione. Stava quasi praticamente gongolando mentre lo lasciava bollire nel suo brodo. Uomini e la loro eccitazione violenta. Chissà Lotor quanto era bravo nel sostenerla?
    Fubuki prese il suo bicchiere, sorseggiando con eleganza, sempre con quel aspetto pensieroso e con quel sorrisetto irritante. Lo lasciava lì, insoddisfatto, mirando a tenerlo nel desiderio, a farlo bollire in esso come un prigioniero in una gabbia di fuoco. Forse Lotor avrebbe retto la cosa senza problemi, ma uno non poteva sapere senza provare, no?
    Era facile che Lotor poteva protestare, ma in quel caso lo avrebbe ignorato. Aveva chiesto un ordine, no? Il primo non poteva essere qualcosa di improvviso. C'era bisogno di un minimo di riflessione!
    In realtà, da una parte stava pensandoci sul serio. Quale sarebbe potuto essere qualcosa di divertente da chiedergli?
    Guardò il suo bicchiere. Mh, sta già finendo. Forse sarebbe bene prenderne un altro... Gli lanciò un'occhiata maliziosa. Farlo camminare per tutta la sala con la sua vergogna visibile a tutti sembrava qualcosa di parecchio interessante. Di sicuro gli avrebbe fatto bene, con tutta quell'arroganza che si ritrovava...
     
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