[Hentai Tales 2019] Sessioni Notturne

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    Ho letto gli altri racconti e sinceramente non sapevo che inventarmi per stare al passo, non avendo avuto idee abbastanza originali o articolate. Alla fine ho deciso di partecipare per dedicare un racconto al mio ragazzo, usando i nostri PG (fa molto adolescente in love, me ne rendo conto; non giudicatemi xD). Ne approfitto per presentarlo ufficialmente al resto della combriccola del Gdr, a proposito. u.u/
    Spero che pur essendo semplice piaccia a lui (Joja) e che possa piacere anche a eventuali lettori. Buon proseguimento. <3
    P.s. Per i più precisi: faccio un ampio utilizzo della punteggiatura prima della congiunzione "e" per dare una certa intonazione al testo. Non vigliatemene. >w</
    Per il resto non avendo Word ho contato i caratteri dei post precedenti (attraverso siti appositi xD) per poter prendere misura della lunghezza, spero di non aver sbagliato.
    CITAZIONE
    Nome utente: .Bakemono
    Personaggio scelto: Gwen RoySnis
    Titolo dell'opera: Sessioni Notturne

    3:50 del mattimo; Thanathos Hospital

    L'odore di disinfettante permeava nell'aria dell'ospedale. Essendo notte fonda, i corridoi lucidati erano ormai deserti mentre le luci al neon risultavano accese solo in parte, metà di esse lasciata spenta per risparmiare energia. L'atmosfera era quasi spettrale; le porte delle camere chiuse, per lasciar riposare i pazienti, gli infermieri appisolati nelle loro postazioni di guardia. Nel corridoio C-27, reparto chirurgia, la porta dello studio della dottoressa Gwen Roy era sigillata dal pannello di controllo interno, e dalla sottile fessura in basso si poteva intravedere una fioca luce, segno inequivocabile della presenza di qualcuno. Non era raro che la dottoressa si trattenesse fino alle prime luci dell'alba per lavorare al quadro clinico di qualche paziente problematico, ma a giudicare dai rumori che provenivano dall'interno, quella notte in particolare le motivazioni del suo rimanere sveglia erano tutt'altro che nobili o degne del suo inestinguibile stacanovismo...

    «Come si chiede?»

    La voce profonda e cavernosa vibrò nel petto di Snis. La schiena virile del mutaforma era posata su una poltrona di pelle blu, il capo chino, le grandi spalle che si muovevano mettendo in evidenza ogni singolo muscolo e nervo, mentre indice e medio della mano destra penetravano il sesso della sua amante. Lentamente. Ancora, e ancora. Le dita della mancina era strette intorno alla gola della donna, attraverso essa la sorreggeva, costringendola a tenere il mento alto per poter ammirare la sua espressione, mentre di tanto in tanto il suo sguardo rapito passava in rassegna lo spettacolo che si trovava davanti. L'aveva fatta stendere di pancia sulle sue cosce; era così minuta rispetto al suo corpo massiccio che sembrava essere nata per vivere esattamente lì, intorno a lui, sopra di lui. I lunghi capelli rossi erano l'unica coperta su quel corpo femminile completamente nudo, dalla pelle bianca e le lentiggini tipiche, con qualche neo sparso che ornava il profilo di quello stesso splendido sedere, che di tanto in tanto Snis si fermava a carezzare.
    Gwen non ricordava neppure come e quando fossero iniziati quei loro incontri all'insegna del sesso e delle perversioni più spinte. Settimane, forse mesi... certamente abbastanza per imparare a memoria il tocco di quelle mani e diventarne dipendente. Quel giorno, l'uomo l'aveva stesa sulle ginocchia con la pretesa di masturbarla da dietro, ed ella non era riuscita a sottrarsi al suo volere. Si divertiva a torturarla, ormai da dozzine di minuti, aveva perso il conto. Si sentiva così bagnata che gli umori gocciolavano in rivoli tra le sue cosce, ornandone l'interno perfetto, mentre quelle abili dita si muovevano dentro di lei. Avanti, indietro; avanti, indietro; toccando punti così sensibili del suo corpo che doveva mordersi il labbro per trattenere i mugolii, fallendo miseramente.
    «Per favore...» riuscì a dire infine, dopo un ennesimo sussulto. La sua voce era roca e tremolante, non poteva essere altrimenti.
    «"Per favore", cosa?»
    Quella di Snis era invece apparentemente impassibile, cupa, mentre si sfilava lentamente da lei... per poi sprofondarci dentro nuovamente, più in fondo ancora, appena ella abbassava un minimo la guardia.
    «GH! T-ti prego... Prendimi!»
    Infilò le dita più in fondo, poi le sfilò di colpo e con quella stessa mano, le dita pregne di umori, menò alcuni schiaffi sulle sue natiche perfette, prima l'una poi l'altra, lasciando che lo schiocco la facesse bagnare ancora di più, inducendola a urletti soffocati che le facevano poco onore. La pelle candida di quel culo sodo divenne rossa in un istante, mentre sul viso di lui si dipinse un perverso ghigno.
    «Devi essere più esplicita, ragazza. Non ti capisco...»
    E la penetrò ancora. Più forte. Più in fondo; così in fondo da toccare un punto talmente sensibile che sussultò sulle sue cosce virili, inarcandosi e spalancando le labbra per gridare disperata. Iniziò a dimenarsi, agitando i fianchi verso le dita che si facevano sempre più sfuggenti... Non poteva rinunciarci! Non poteva!
    «Scopami! ADESSO! Ti supplico!»
    Aveva vinto lui, ancora. Ma del resto, lei non lo aveva già imparato? Snis otteneva sempre ciò che voleva... Dopotutto, un mutaforma ultracentenario, era come un dio in confronto a lei. La cosa che più la spaventava, era che, ormai, non avrebbe saputo dire se fosse lei a bramare il suo tocco, o lui a costringerla a farlo.
    «Così ragioniamo...»
    E finalmente la accontentò. La rigirò con quella stessa presa al collo, facendola sedere sulle sue ginocchia, stavolta per bene però: i glutei che accolsero senza alcuna remora il suo fallo pulsante, stringendolo in un abbraccio che non poteva definirsi altro, se non un assaggio di Paradiso. Si mosse contro di lei per alcun istanti, lasciando scivolare l'asta in mezzo a quelle morbide colline di carne come in una sorta di spagnola alternativa. E lì, dopo averle fatto sentire quanto fosse bollente e bramoso di possederla, la sollevò per le ginocchia, da sotto, in quella stessa posa fino a portarla sopra al suo glande, la vulva grondante allineata col suo cazzo. Fece scorrere le labbra fradice contro l'asta per due, tre, diverse volte, dopodiché si fermò, trattenendola a pochi centimetri da essa ma impedendole di toccarla ancora, privandole di quel calore, cosa che la fece mugolare e gemere lamentosa, quasi quanto una ragazzina intenta a fare capricci. Gwen era così impaziente che prese a muovere il bacino e cercò di afferrare l'asta per portarsela alle labbra, cosa che lui le impedì di fare, tirandola ancora più su. Le sue braccia fremevano per lo sforzo di tenerla dritta, sospesa, ma ella era così leggera che sollevarla gli richiedeva piuttosto una concentrazione senza eguali che uno sforzo fisico; doveva sforzarsi per non perdersi con lo sguardo nella carne morbida delle cosce, che straripava leggermente tra gli spazi delle sue dita, donandogli uno spettacolo ancora più eccitante e facendogli venir voglia di porre fine al gioco subito. La tenne sospesa così per diverso tempo, abbastanza da far sì che gli umori che stava perdendo in quantità quasi eccessive, gocciolassero, scivolando lungo il perineo della donna fino al suo ano, lubrificandolo quanto bastava per non farle troppo male. Appena vide quella prima, consistente goccia, posarsi sulla corolla di carne, vi ci strusciò la punta del membro per spargerla a dovere, dopodiché bastò che il glande baciasse il suo anfratto, già schiuso dai precedenti allenamenti, e in un'unica spinta affondò dentro di lei scivolando per ogni centimetro del suo cazzo enorme, finché quello stesso culo che lo stava inghiottendo, non sbatté contro le sue palle. L'aveva illusa che stavolta l'avrebbe posseduta davvero, finalmente nell'anfratto giusto, ma la imbrogliò all'ultimo, come suo solito. Iniziò a fotterla così, senza pietà o ulteriori convenevoli, strappandole un grido soffocato e facendole inarcare la schiena finché la sua nuca non gli si posò sulla spalla. La sollevava e abbassava a piacere, usandola quasi come un allenamento per i bicipiti, che si gonfiavano ad ogni affondo, e ben presto anche lui perse un po' di quel suo cipiglio insensibile. Inspirando forte e perdendosi nei suoi capelli, iniziò a ruggire.
    «Sei. Fottutamente. Deliziosa!»
    Scandì ogni parola con un affondo, mentre lei iniziava letteralmente a gocciolare e schizzare umori sul pavimento, cercando invano di reggersi a lui con i palmi sulle sue cosce, mettendo così in risalto i seni, che non facevano altro che sussultare. Sempre più rossa, sempre più sudata, non ci volle molto prima che lo supplicasse ancora una volta, per poter sfogare quel piacere in orgasmo sentito.
    «F-fah fammi venir-gh-eh
    «Dovrai venire da qui, Dottoressa... Da questo tuo splendido, stretto, e delizioso culo...»
    Ci volle un po' perché assecondasse anche quell'ennesima, insensata richiesta... ma in qualche modo lo fece. E lui vinse ancora una volta.

    Un'ora dopo...

    Gwen era a terra, la guancia sul pavimento, i pugni lievemente schiusi persi in mezzo alla massa rossa che erano i suoi capelli rovesciate e sparsi sulle mattonelle traslucide. Ansimava e sentiva ogni singolo muscolo contorcersi per lo sforzo appena compiuto, mentre il suo fisico tremava tutto. Davanti a Snis, lo spettacolo di quelle splendide natiche a cuore, sode e piene, ancora sollevate ed esposte per lui, l'anfratto appena abusato pulsante e spalancato, con un grosso grumo di seme che colava da esso fino alla vulva fradicia, reduce da un palese orgasmo. Il piede ferino dell'uomo artigliò un gluteo della donna e lo spostò con poca premura, Gwen cadde sul fianco senza più forze, le braccia piegate e distese davanti al viso madido di sudore, gli occhi languidi e velati di lacrime di piacere. Durante il loro amplesso, Snis aveva assunto la forma della Furia: un drago maestoso dalle squame nere, le cui dimensioni risultavano contenute e le proporzioni "umanizzate", per permettergli di stare ancora perfettamente composto, sebbene la sua seduta fosse ora la sua enorme e spessa coda di drago, mentre la poltrona di pelle giaceva in un angolo, distrutta.
    «Sembri stanca... Sarà meglio rimandare la prossima sessione. Il corpo umano è così debole, dopotutto...»
    La bocca schiusa di Gwen, dal quale era quasi possibile veder fuoriuscire piccoli sbuffi di vapore, si tese in un sorriso... Un sorriso nascosto, ma pregno di così tanta malizia che sembrò traspirare da ogni suo poro. Tremante, debole e con movimenti tutt'altro che fluidi, Gwen si fece forza per potersi sollevare, mettendosi a fatica a quattro zampe e voltandosi alla fine verso di lui, ancora seduto scomposto su quel trono di squame. Si aggrappò alle sue gambe, cadendovi quasi sopra pesantemente, reggendosi a quelle cosce muscolose e immense come all'unica cosa in grado di tenerla al mondo. Quando sollevò lo sguardo verso di lui, mentre le mani si ancoravano al suo cazzo granitico e mostruoso, i suoi occhi erano pregni di una voglia così intensa e sporca che fece arrossire persino un guerriero come lui, spingendolo a sgranare gli occhi ferini mentre distrattamente le portava un pollice alle labbra schiuse.
    «Ancora. Ne voglio... Ancorah.»
    Con un sorriso sorpreso, mostrando file di denti mostruosi, a quel punto Snis non poté che cingerle la nuca con una mano e accompagnare quella bellissima, perversa donna umana verso il suo cazzo, ringhiando roco mentre ubbidiente lo accoglieva lentamente tra le labbra, facendolo scivolare fino in gola con non poca fatica. Senza quasi rendersene conto, iniziò a carezzarle la guancia con l'artiglio del pollice mentre lei glielo succhiava. Per un attimo si chiese se fosse lui ad averla sedotta e corrotta abbastanza da farla diventare tanto perversa, o se fosse lei, invece, ad averlo catturato e imprigionato per bene nella sua tela di innocenza contrapposta a lussuria. Ad ogni modo, non poté fare altro che perdersi ancora una volta in quelle labbra deliziose. Dopotutto, sarebbe stato davvero scortese non accontentarla...

    Edited by .Bakemono - 5/12/2019, 12:49
     
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