Colpo di sole

x Yerah

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    『Fly to the end of the Earth! Lapithai Caeneus!』

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    La mia schiena...
    Con un sospiro lamentoso e piegandosi all'indietro, sostenendosi i fianchi con le braccia, Chandra mise piede sul suolo americano, scendendo dal ponticello che era stato abbassato dalla nave. Era convinta che il viaggio per mare sarebbe stato ben più divertente di un aereo, in fondo sapeva già volare e quella sensazione è molto più piacevole se senti il vento sulle tue scaglie, piuttosto che sedendoti su un microscopico sedile in un uccello di ferro. Dio quanto si sbagliava. I primi venti minuti furono effettivamente piacevoli, osservare il mare sconfinato partendo dal porto romano le aveva decisamente lasciato l'amaro in bocca ma la aveva eccitata in egual modo, come solo una creatura giovane e curiosa può essere: il senso d'avventura riesce sempre a catturare una persona inesperta del mondo e lei non era un'eccezione, ma dopo quel breve periodo di estasi, quando allo scoccare della prima mezz'ora si rese conto che li, sulla linea dell'orizzonte, oltre al mare non c'era proprio un bel niente, quasi tutta la magia scomparve all'istante. Era chiusa in una bagnarola fin troppo piccola per rispettare le sue esigenze per tre giorni, con gente che non conosceva e che probabilmente, in tutta onestà, le stava sul cazzo in ogni caso. Fortunatamente nessuno aveva avuto la geniale idea di infastidirla finchè si trovava li: certo un colosso come lei faceva una bella scena, ma non era la prima donna drago a farsi vedere sulla faccia della terra quindi le occhiate erano più dirette alle sue titaniche dimensioni che alle sue corna ed alla sua coda a mazza ferrata. Forse anche i suoi vestiti non erano esattamente discreti, ma lei non ci faceva particolarmente caso. Il suo giacchetto smanicato di pelle nera arrivava fino a circa metà del ventre, lasciando scoperto l'ombelico, e rimaneva ben aperto a mostrare un top rosso scuro ancora più corto. Se si fosse tolta il giacchetto sarebbero state ben evidenti le spalline di un reggiseno sempre nero, poichè il top aveva un collo abbastanza largo da lasciare ben scoperte gran parte delle spalle, ma raramente si era tolta qualcosa di dosso durante il viaggio, nonostante il caldo decisamente fin troppo aggressivo. Un paio di pantaloni aderenti, sempre neri e sempre in pelle, erano ben piazzati sulle sue gambe, a vita piuttosto bassa per permettere alla coda di muoversi liberamente ma aiutati a rimanere in piedi non solo dall'esplosività dei fianchi di Chandra ma anche da una stupenda cintura borchiata nera, con una fibbia abbinata dai colori aggressivi e decisi. Ai piedi portava stivali di cuoio duro con un minimo di tacco, niente di esagerato ma comunque qualcosa che rendesse più comodo camminare, e su polsi, bicipiti e collo si trovavano sempre dei bracciali ed un girocollo di pelle coperti di borchie, come sempre i suoi preferiti. Quei vestiti erano decisamente comodi per camminare e muoversi, ma quando era salita sulla nave Chandra aveva dimenticato che si sarebbe mossa ed avrebbe camminato ben poco, e che le sarebbe stato molto più utile qualcosa che evitasse di attirare il calore su di lei, che già di base possedeva una temperatura decisamente elevata. Il risultato era non solo la spossatezza ed il torpore derivati da un lungo viaggio noioso, ma anche rigoli di sudore che rovinavano in maniera assolutamente molesta il suo top e la sua immagine in generale, lasciando ben intravedere il reggiseno mentre la donna arrancava semi esausta verso l'angolo d'ombra più vicino, con la lingua a penzoloni e la schiena ingobbita, tenendo le braccia sciolte a malapena trascinando le valige e lasciando strisciare la coda per terra, debolmente, che stava pigramente lasciando dei solchi sul terreno, segno che degli aculei crescevano ininterrottamente dalla stessa.
    Che cazzo di schifo questo posto... Sono appena arrivata e già voglio andarmene.
    Fortunatamente per lei l'angolo d'ombra più vicino era proprio una panchina di fronte a quello che sembrava un bar, disposto li esattamente per rinfrescare i viaggiatori stanchi appena approdati da poco soprattutto in un clima estivo e torrido come quello della giornata. Meno fortunatamente, non appena Chandra riuscì a raggiungere la panchina vi si lasciò crollare sopra incurante di qualunque cosa avesse con se e di chiunque ci fosse nei suoi dintorni, stendendosi (e strabordando dalla panchina di diverse decine di centimetri, ci tengo ad aggiungere) e tenendo una gamba piegata sul bordo di ferro, lasciando un braccio penzolante fuori dalla panchina e posandosi l'altro sul ventre, ansimando esausta.
    Che palle. Non potevo andarmene d'inverno? O venire a nuoto. O non andarmene affatto.
    Rimuginando così per qualche minuto, la ragazza lasciava che la sua coda frustasse pigramente l'aria, mentre osservava l'insegna del bar al suo fianco, combattuta tra il rimanere li, all'ombra, immobile a far nulla come una qualunque lucertola a sangue freddo, o decidersi a comunicare con altre persone (bleah!) e finalmente bere qualcosa che le facesse passare quel violento colpo di calore che la stava quasi per far addormentare.
    ... Ho bisogno di un drink.

    Edited by White T. Hebi - 7/4/2019, 21:15
     
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    La vita per la piccola Nyaruru stava sorridendo, visti gli ultimi sviluppi: aveva ritrovato il suo paparino, che si era dimostrato anche estremamente affettuoso! Ciononostante lei rimaneva un drago, e uno parecchio inselvatichito, e andare in giro durante la mattinata era un rituale da cui non poteva esimersi. Era arrivata in città da un po ormai, e conosceva la zona piene di vita che era il porto illuminato dalla luce mattutina. Quel giorno era parecchio caldo, cosa assolutamente positiva per una lucertola, peccato che lei fosse un drago con una temperatura interna notevole. Come al suo solito, Nyaruru aborriva ogni tipo di comune vestiario, relegando a un mantello nero un po stracciato il compito di coprire le sue procaci grazie. Nonostante questa poca copertura, Nyaruru aveva comunque caldo. Ma era preparata per queste evenienze! Nel suo fido mantellino, unico indumento portato da casa, aveva una piccola tasca interna dove teneva sempre delle monetine,che in questo caso le sarebbero state utilissime per rinfrescarsi. Impugnata la monetina provvidenziale nella mano destra, si diresse verso il primo bar sotto il tiro dei suoi occhi: ed eccolo lì, un luogo di ristoro incassato nell'isolato, con un piccolo bancone che dava all'esterno per chi non voleva entrare, e delle sedie con dei tavolini, sotto un tendone provvisto di nebulizzatori. Nyaruru si avvicinò, prendendo con cnoncuranza una sedia, che le sarebbe servita per essere all'altezza giusta per ordinare: senza sarebbe arrivata si e no a metà dell'altezza del bancone. La draghetta si arrampicò sulla seduta, dal bancone si vedeva una testolina draconica che spuntava da sotto, e un braccio che prontamente posò la monetina. Vorrei un succo alla pera, grazie!
    Il commesso stappò una bottiglietta e la versò un in bicchiere di vetro rosa, vista la presunta graziosità della cliente, che porse alla piccola. Grazie signore! Tutta soddisfatta scese dalla sedia senza rimetterla a posto, e si diresse ad un tavolino più esterno. Nel mentre il suo occhio si fermò su una donna dall'altro lato della strada. Inconsciamente la piccola digrignò un poco i denti...c'era qualcosa in quella tipa che non le piaceva minimamente. Questo sentimento si esprimeva anche dalla coda, che all'improvviso aveva cominciato a muoversi velocemente. Era impossibile non notare questo mutamento d'animo, anche per la donna in questione.
     
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    Rimanere troppo divisi su una decisione spesso porta a non prenderne nessuna, ma in questo caso particolare il semplice non saper cosa fare di Chandra si trasformò molto rapidamente in un pisolino fatto nel bel mezzo del porto americano, lunga distesa sulla panchina (in realtà non abbastanza lunga da poter ospitare per intero le gambe della donna, una delle quali essendo distesa penzolava di venti centimetri buoni, mentre l'altra era rialzata quel tanto che bastava per farla rimanere nei limiti della panchina), russando rumorosamente a bocca aperta, con un braccio appoggiato al ventre e l'altro lasciato a toccare terra ed una enorme bolla alla narice, che si espandeva e riduceva a ritmo con i suoi respiri. Il caldo le aveva decisamente giocato un brutto scherzo e la stanchezza del lungo viaggio, il mal di mare e la debolezza derivata dalla fame la avevano praticamente forzata ad uno svenimento camuffato da colossale dormita all'ombra di quel bar, così confortevole e così invitante...
    Mnnn... Noooo... Non posso mangiare più di così...
    Probabilmente il sogno che stava facendo doveva piacerle parecchio, perchè nonostante ciò che diceva sul suo viso era dipinto un sorriso sornione e dall'angolo destro della sua bocca spalancata colava un rigolo di bava non indifferente, mentre la sua coda ondeggiava ritmicamente, avendola infilata in uno dei buchi della panchina che separavano le assi di legno, lasciando diversi segni sul terreno sotto di se per colpa degli aculei. Probabilmente quello splendido sogno sarebbe durato ancora parecchio, soprattutto perchè era a malapena iniziato. La donna si era addormentata da quindici minuti scarsi, quando improvvisamente un brivido freddo le percorse la schiena, come una scarica improvvisa di elettricità che la forzò a svegliarsi di colpo, alzando il busto velocemente, reggendosi per lo schienale della panchina mentre sbarrava gli occhi, ansimando leggermente. Per un istante, un singolo attimo, aveva sentito qualcosa di intenso, brutale e quasi spaventoso, un paio di fiamme brucianti che la tenevano sotto tiro, come se in qualunque momento potessero colpirla, divorarla in un istante.
    Cos...? No! Stavo sognando così bene...
    Una volta realizzato, guardando attorno a se, che non c'era alcun pericolo, Chandra si afferrò la testa con le mani ed iniziò a lamentarsi molto rumorosamente di essere stata svegliata senza ragione dal suo splendido pisolino, mugugnando e ringhiando contro chiunque si avvicinasse, furiosa. Sentiva ancora una vaga, strana sensazione, come se fosse osservata, ma era ovvio: tutti stavano fissando la matta che agitava le braccia seduta sulla panchina, quindi perchè aveva ancora quella sensazione?
    Ah, fanculo... Non riuscirò mai a riaddormentarmi dopo questa sfuriata.
    Con ben poca voglia, Chandra si sforzò di alzarsi, prendendosi tutto il tempo che le servì, incastrandosi per errore nella panchina con la coda e dovendola strappare via da essa, lasciando chiari graffi e danni su di essa, per poi afferrare le sue valige ed iniziare ad avviarsi pigramente verso l'entrata del bar, per poi notare che un bancone dava all'esterno e dirigersi li, trascinandosi dietro il trolley su cui erano impilate le altre due valige. Sedendosi su uno sgabello decisamente troppo smilzo per reggere il suo peso, visto il modo in cui iniziò a cigolare pericolosamente, Chandra non vi prestò troppa attenzione, sentendo ancora quella sensazione che le stava facendo prudere la nuca, e decise di ignorarla distraendosi con un drink.
    Un White Russian. Molta panna.
    Si limitò ad appoggiare i gomiti al bancone, dandovi le spalle, attendendo che il barista le portasse il drink, ma non riusciva a smettere di pensare che qualcosa di strano stesse succedendo, perchè continuava a grattarsi la nuca, quasi infastidita, come se avesse le pulci, fino a che, osservando attorno a se , non notò una piccola figura, su uno dei tavolini sotto alle tende dotate di nebulizzatori, una manna dal cielo praticamente. Doveva esserle pure passata di fianco... E non l'aveva notata? Strano, perchè in quel momento la piccola stava fissando proprio lei e... Aspetta. Aveva... Una coda? Si, quella era decisamente una coda, che frustava impazientemente l'aria. Chiaro segnale che non le stava simpatica. Un sorrisetto smorfioso si dipinse sul viso della gigantessa, che, una volta ottenuto il proprio drink dal barista lasciò una banconota sul bancone e si diresse proprio verso il tavolino della figura, appoggiando il bicchiere forse con troppo impeto su di esso, sedendosi al lato opposto, tenendo un pugno chiuso sulla coscia mentre guardava dritta negli occhi la creatura. Una volta arrivata li notò anche la strana carnagione della piccola, e soprattutto le possenti corna che decoravano il suo capo, riconoscendola immediatamente come un altro drago.
    Che c'è piccolina? Sono così attraente da non riuscire a staccarmi gli occhi di dosso?
    Concluse quella frase sfacciata prendendo un lungo sorso del suo drink, e quando aveva detto al barista di metterci molta panna non scherzava: quando posò di nuovo il bicchiere sul tavolo aveva dei bellissimi baffi biancastri sul labbro superiore, che leccò impazientemente con una lunga lingua quasi biforcuta, sorridendo per tutto il tempo.
     
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2 replies since 2/4/2019, 08:12   77 views
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