Una passeggiata nel parco

x Ellaria

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  1. EllariaSand
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    Cleo pensato
    Cleo parlato
    Narrazione


    Cleo arricciò silenziosamente il naso, osservandolo male.
    Incrociò la braccia, tirando su il broncio più finto della storia mentre protestava, convinta: "Si ma io ne voglio tanti, tanti, tanti altri!", fece, scuotendo le braccia per dare più enfasi alla propria affermazione, ma riuscendo unicamente ad apparire come un cucciolo offeso, "Quindi vi dovrete dare da fare. Anzi ... CI dovremo dare da fare.", pronunciò quelle ultime parole guardandolo dal bacco verso l'alto, incerta per quel nuovo NOI appena pronunciato, solo l'inizio di una lunga serie di esperienze assieme ... era da tempo che non pensava al plurale, e la reazione di lui a quelle parole avrebbe potuto cambiare tutto.
    Annuì quindi alle parole di lui, piacevolmente soddisfatta all'idea di non essere la sola a voler mettere su una bella cucciolata. Fu però il suo commento sui nomi a farle arricciare il naso, sbuffando: "Guarda che io sono una cagnolina molto intelligente! Ho anche imparato a scrivere, sai? E so anche leggere, e cucinare la carne, anche al sangue ... quindi sicuramente mi ricorderò tutti i loro nomi.", annuì con forza, fermamente convinta di come il suo intelletto superiore (ma che le impediva comunque di finire un libro con più di 10 pagine e nessuna figura) le avrebbe permesso di ricordarsi nome, cognome e codice fiscale di tutti i loro preziosissimi cuccioletti.
    Era ancora tutta fiera gongolante, quando improvvisamente non lo vide avvicinare il suo muso ai suoi seni. Per un attimo inclinò il capo, incerta, quando poi lo vide iniziare a succhiarli non poté trattenere un ululato decisamente acuto e sorpreso: sentiva ancora il proprio corpo bollente, fin troppo sensibile a causa dell'orgasmo appena passato e quell'assalto inatteso la fece stringere ancora di più attorno ai membri di lui. Mugolò, infossando il proprio viso contro la pelliccia morbida e accogliente del collo di lui, mentre lo sentiva ricominciare a spingere dentro di lei, finendo inevitabilmente col far muovere il seme già contenuto nel suo corpo in un languido ondeggiare che non fece che stimolarla ancora di più. "Ahhh ... p-padrone ... sono ancora sensibi-leeehhh!", cercò di dire, rossa in viso, fino a quando non lo sentì smettere. Alzò lo sguardo su di lui, gli occhi che non riuscivano a celare un lieve cenno di dispiacere nel vedere il proprio divertimento così repentinamente interrotto, per poi annuire con forza alla sua domanda.
    "Voglio essere tutto quello di cui il mio padrone ha bisogno e poi ...", inclinò il capo, incerta, "... non capisco, cosa c'è di depravato nel fare l'amore col proprio compagno?", chiese, esternando quel pensiero per lei così semplice, e che in poche parole riuscì a far emergere l'indole profondamente genuina e disinteressata dei sentimenti che provava verso il suo nuovo padrone.
     
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