Una passeggiata nel parco

x Ellaria

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  1. Demi
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    Ormai ne era certo, il suo istinto era totalmente convinto: quella che aveva fra le mani era tutto ciò che le sue pulsazioni e sogni ferali più animaleschi potessero desiderare. Le lappate al muso che Cleo offriva al suo padrone furono più che felicemente accolte da quest'ultimo, che sorridente gioì nel vedere quanto fosse sinceramente dispiaciuta di aver anche solo tentato di nascondergli qualcosa.
    Seiichi era un individuo decisamente complicato, non voleva sentirsi legato a nessuno perché cinicamente sapeva quanto ciò potesse poi sfociare in una debolezza, ma la parte più fredda e calcolatrice del mannaro, che lo tormentava nei suoi momenti di solitudine, lo abbandonava completamente quando si ritrovava assieme ad uno spirito affine, e Cleopatra era esattamente tutto ciò che poteva desiderare in una compagna. Bellissima, remissiva, e dotata di una dolcezza che il licantropo non aveva mai avuto il privilegio di trovare in qualcuno. Il lupo la bramava per il suo aspetto e le sue potenzialità di madre ideale, istintivamente desideroso di avere una splendida cucciolata da lei. L'uomo, invece, la voleva perché stava dimostrando per lui un amore che non aveva mai incontrato. Un sentimento che gli sembrava così genuino e spontaneo che non poteva semplicemente limitarsi ad ignorarlo ed abbandonarla come le sue altre amanti passate. L'affetto gli era sempre mancato, e ora che ne aveva avuto un assaggio non gli dispiaceva affatto.
    Sentendola guaire, la mano che le carezzava la coda non si sarebbe scoraggiata ma anzi fu motivata da quel gemito di apprezzamento, continuando a vezzeggiare l'estremità morbida e sensibile della sciacalla con ancora più energia e amore. Il fatto che fosse sensibile in tal punto ovviamente gli era risaputo, dopotutto lo stesso valeva per lui. Ciò che fomentò oltre ogni modo il mannaro però non furono i gemiti splendidi della cagnolina, bensì le sue parole. La preoccupazione che dimostrò nei suoi confronti. Gli occhi del licantropo si sfocarono per un istante, la bocca del suo muso aprendosi socchiusa, sorpresa da quelle parole. Si sentì accaldato, ancora di più, confuso dalle sensazioni che incominciarono a invadergli il corpo. Il cuore prese a battergli all'impazzata mentre la sua mente vacillava, il sudore facendosi più presente su tutto il corpo esagerato e muscoloso. Improvvisamente le sue spinte divenirono più possessive, rapide, potenti e incontenute. Dopo un piccolo guaito non diverso da quello di un cane che rivedeva il proprio padrone dopo un lungo periodo di tempo, Seiichi iniziò a prendere e possedere Cleopatra come se qualcosa si fosse impossessato di lui, arrivando con il muso al suo collo per iniziare a lapparla energicamente e con voglia più e più volte, prendendo a sfondare i suoi orifizi senza pietà alcuna deciso a far venire quella... quella... quella bellissima, splendida, unica e preziosa piccola, amata cagnolina che non avrebbe dato via per niente al mondo. Non sapeva più neppure cosa pensare, la sua mente non capiva come registrare l'ibrida, né cosa il suo istinto gli stesse cercando di comunicare. Sì, la voleva, la desiderava, ma c'era altro, altro che non riusciva ad elaborare. Non ci volle molto prima che le spinte demoniache del licantropo, accompagnate dalle strette paradisiache delle carni della cagnetta, portassero il maschio al suo climax. Ululò, alzando il muso al cielo, mentre eccitato oltre ogni modo la sua coscienza interruppe ogni pensiero coerente per concentrarsi su null'altro che riempire Cleopatra del suo seme. Pompando il suo nettare bollente dentro di lei, neppure durante l'orgasmo le sue spinte si sarebbero fermate questa volta, continuando a spingere mentre alla base dei suoi membri si gonfiava di nuovo quel bozzo canino che senza pietà si sarebbe assicurato di sfondare ripetutamente i buchi della cagnolina, bloccando il suo seme dentro di lei e al tempo stessa facendola perdere in un paradiso di piacere. Il tentacolo sul cazzo dell'ibrida neppure avrebbe risparmiato quest'ultimo, masturbandolo con veemenza e invitandola a svuotarsi senza preoccuparsi di nulla, stringendo l'asta e premendola per poi rilasciarla emulando una vera e propria stretta femminilità, al contempo muovendosi su e giù lungo di essa. Quando finalmente avrebbe terminato, Cleo sarebbe stata totalmente piena del suo amore, entrambi i suoi buchini marchiati dalla mascolinità del suo padrone come d'altronde anche lui, certamente, sarebbe stato marchiato dalla sua cagnolina. E non gli importava, non gli dispiaceva.
    "Cleo... tu..."
    Lei... cosa? Cosa voleva dirle? Non lo sapeva nemmeno lui. Per la prima volta nella sua vita, non aveva parole, il suo carisma non riusciva a manifestarsi. Tutto quello che riusciva a fare era respirare, affannato, e osservarla in tutta la sua bellezza. Cessò le sue spinte, ma non uscì da lei, né si allontanò. Con il muso le raggiunse il volto, lappandole una guancia prima di cercare di baciarla senza alcuna vergogna, infilando ancora la lunga e grossa lingua dentro di lei, questa volta per bloccarla in un unione che non sarebbe stata consumata e vissuta in pochi attimi, ma piuttosto avrebbe preferito far durare quasi un intero minuto, cercando di parlare alla sua cagnolina non più con le parole, ma piuttosto con le azioni. Le mani presero a carezzare di nuovo, con gentilezza e amore, la coda e le orecchie della sciacalla, mentre la coda stuzzicava con la punta i capezzoli del seno della giovane. Solamente alla fine di quel lungo bacio sarebbe riuscito a scongelarsi, forse.
    "... vorrei riuscire a descriverti ciò che provo per te, piccolina. Vorrei poter riuscire a trovare una parola che sia capace di inglobare tutta la felicità che mi fai provare, ma non credo che esista."
    La fissava dritta negli occhi, senza distogliere lo sguardo, più catturato dal volto così innocente e puro della sua adorata che dal suo corpo mozzafiato. Si erano appena incontrati. Lui non la conosceva neppure da mezz'ora, tutto ciò che aveva fatto era stato offrirle la possibilità di vivere con lui... e lei gli si era completamente donata, senza alcuna garanzia, ripensamento o esitazione. Quell'ibrida era davvero una sciocca, avrebbe potuto sfruttarla come semplice sollazzamento o giocattolo... ma Seiichi non era un mostro. Nonostante l'apparenza, nonostante l'atteggiamento, per quanto fosse depravato, a discapito di tutte le atrocità che aveva commesso e per le quali non provava rimorso, non sarebbe mai riuscito ad abusare della fiducia di quell'ibrida. Dentro di sé sentiva che voleva renderla ancora più perversa, trasformarla nella sua cagnolina di nome e di fatto, ma non avrebbe mai potuto ritenerla semplicemente una cagnolina. Come poteva, dopo la sincera preoccupazione che gli aveva dimostrato? Forse in tutta quella purezza, era riuscita a vedere quanto davvero fosse vuoto quell'apparente forte licantropo che la teneva stretta. Forse aveva finalmente trovato qualcuno con cui aprirsi...
    "Cagnolina, il tuo padrone è..."
    No.
    "... estremamente gioioso di aver trovato una cucciola così obbediente. Ti amo."
    Non poteva trascinare anche lei in quella magra visione della realtà. L'ignoranza era un bene prezioso che non le avrebbe strappato via. Sorridendo, avrebbe permesso che il suo cuore si riempisse dell'amore che provava per quella fedele cagnetta, oscurando gli altri pensieri. Con il muso le avrebbe raggiunto di nuovo il lato del volto, strusciandosi affettuosamente contro di lei, mentre le mani e la coda continuavano incessantemente a vezzeggiarla. Mentre la carezzava, al contempo la cingeva a sé, spingendola verso di lui in modo da sentire tutte le forme piene e invitanti di lei, accogliendola in un vero e proprio abbraccio.
    "Ho tanti giochini da farti provare, Cleo, e ancor più cose da insegnarti... vorrei riportarti subito a casa per cominciare, ma non riesco proprio a lasciarti."
    A discapito di tutto ciò che aveva attraversato la mente, infatti, quell'amore che lo contagiava non aveva affatto mollato la propria presa sul lupo. I suoi enormi e turgidi cazzi dentro di lei, Cleo non avrebbe avuto problemi ad avvertire che, nonostante tutto, il suo padrone la voleva ancora. Muovendo lentamente il bacino e gli affari giganteschi dentro i suoi buchini, le avrebbe dato modo di percepire il suo seme in lei muoversi, ancora caldo.
    "Sai che sei ancora più bella così, vero?"
    La voce gutturale del mannaro le avrebbe chiesto, mentre la mano che era sulla coda d'ella si spostava sul pancione che era divenuto il suo ventre. Non poteva negare di aver sempre trovato affascinanti, forse in modo decisamente osceno e depravato, le donne incinta. Magari era la prospettiva di diventare padre, o forse dovuto al suo istinto naturale che lo invitava a impregnare e fecondare quante più femmine possibili in modo che i suoi geni superiori continuassero il loro percorso. Qualunque fosse il motivo, vedere la sua preziosa sciacalla in quello stato lo faceva fremere dal desiderio, impazzire all'idea di ciò che poteva essere - anzi, sarebbe stato. Perché sì, se il suo potente seme non lo aveva già fatto, si sarebbe assicurato con i futuri rapporti che la cagnolina rimanesse incinta dei suoi cuccioli. Quale migliore mamma per la sua cucciolata, dopotutto? Avrebbe continuato a coccolare l'ibrida per diversi minuti, concedendole una pausa e di riprendere fiato, magari anche di pienamente elaborare ciò che era appena successo, se ancora non se ne fosse resa conto. Aveva essenzialmente appena firmato un immaginario contratto inalterabile, concedendosi pienamente a quello sconosciuto. Era davverto certa della sua scelta? D'altronde, se non lo fosse stata, sicuramente Seiichi si sarebbe preoccupato di farle capire che sì, aveva fatto la scelta giusta.

     
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