Una passeggiata nel parco

x Ellaria

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  1. Demi
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    Sentire Cleo stringersi sempre di più ad ogni spinta era per Seiichi una delle sensazioni più magnifiche mai sperimentate nella sua vita. Non era di certo la prima volta che il mannaro si faceva un giro sulla ruota dell'amore, e non era neppure la prima volta che la sua compagna fosse consenziente. No, quell'esperienza, le calde e strette carni della cagnolina erano diverse perché poteva percepire ai livelli più naturali e primordiali la sua obbedienza. Poteva sentire il legame che si era creato fra di loro. Qualcosa di indissolubile, un filo che con il tempo lui stesso si sarebbe assicurato di rafforzare, che avrebbe trasformato in una catena indistruttibile. Ad accogliere le manine che cercavano l'appoggio del suo padrone, Cleo avrebbe trovato proprio ciò che si aspettava: una pelliccia folta, degna di un lupo artico, nascosta tuttavia dallo strato di oscurità che avvolgeva la figura del mannaro. Oscurità che non appena avrebbe toccato la cagnolina, sarebbe andata ad estendersi lungo la pelle della sciacalla, raggiungendo i suoi gomiti e invadendola con una sensazione di vero e proprio calore, come se avesse appena infilato le sue mani in una fornace accesa, questa volta la cagnolina avrebbe potuto sperimentare un sentimento di appartenenza, conforto. Il buio del mannaro l'avrebbe tentata con le memorie del passato, e mentre si ritrovava persa ad ululare, gemere e guaire in preda al piacere, davanti a lei avrebbe potuto vedere la sua vecchia casa, in Egitto, poi ancora l'interno di essa, totalmente inalterato. Lei sarebbe stata nella sua forma canina, ma non vi sarebbe stato nessuno però ad attenderla, nessuno, se non un enorme lupo nero al suo fianco, che silenzioso la guardava, seguiva.
    "Cagnolina mia... non devi lasciarti influenzare dagli altri. L'unica cosa che importa è ciò che pensa il tuo padrone. E sai benissimo cosa penso io di te."
    Nella realtà, il Kinoshita l'avrebbe sollevata assieme a lui in modo che entrambi si trovassero ora in una posizione eretta, mentre continuava imperterrito a scoparla brutalmente, come se non avesse avuto un rapporto da troppo tempo e lei fosse la valvola di sfogo perfetta su cui rilasciare tutta l'energia e desiderio accumulati. Le tenebre che circondavano il suo corpo avrebbero preso a lentamente deformarsi, come se fossero instabili, mentre i suoi respiri, già affannati, divenivano più animaleschi, lentamente iniziando a trasformarsi in ringhi di goduria. La presa delle ombre sulle braccine di Cleo si sarebbe rafforzata, e con essa anche la chiarezza del sogno che lei stava vivendo. Il lupo nero al suo fianco parlava con la voce del mannaro. Si sarebbe avvicinato a lei, leccandole il muso - gesto che sarebbe accaduto anche nella realtà - per poi stendendosi vicino ad ella e battendo placidamente la zampa sulla sabbia, come a volerla invitare a fare lo stesso.
    "Tu sei mia adesso, Cleo. Coloro che ti hanno rifiutato, lo hanno fatto perché hanno paura della verità - perché tu sei troppo sincera, e non hai timore di dire le cose come stanno. Persone piccole, insignificanti, insicure. Deboli. Non sei tu a non essere brava, sono loro. Se nessuno di questi soggetti ripugnanti non ti ha presa, non dovresti esserne triste, ma felice."
    La sciacalla avrebbe potuto sentire nella vicinanza con quel lupo lo stesso calore che l'aveva avvolta non appena era andata a toccare il pelo del suo padrone. Nel frattempo, ogni singolo attimo speso in quella visione non l'allontanava di certo dalla soddisfazione che il suo fisico stava ricevendo, ma anzi, semmai la amplificava, bloccandola in quella visione beata che probabilmente lei avrebbe potuto avvicinare alla rappresentazione più vicina di perfetto paradiso. Seiichi stava soddisfando completamente tutti i propri desideri più avidi, e la corruzione che lo avvolgeva stava chiaramente nutrendosi della forza dei suoi sentimenti egoistici.
    "Sii felice, piccolina. Gioisci, perché ora che siamo insieme, nulla potrà separarci. Nulla potrà portarti via da me. Mi hai fatto un bellissimo regalo, e non ho intenzione di essere da meno."
    Quella visione avrebbe poi preso ad annebbiarsi lentamente per poi totalmente scomparire, sostituita di nuovo dal parco attorno a lei e dal suo padrone, che instancabile continuava a spingere e possederla come un vero e proprio animale, mentre il suo affare iniziava a gonfiarsi sempre di più dentro di lei, pulsando sempre più ritmicamente. La figura del mannaro iniziava a lievemente ingrossarsi mentre la mano sul volto della cucciola scendeva sull'affare d'ella, afferrandolo poi saldamente alla base, e iniziando poi a muovere sù e giù, iniziando a darle piacere, massaggiare l'asta e masturbarla anche in quella zona che alcuni avrebbero preferito non esplorare, e che anzi, sicuramente lui stesso normalmente non avrebbe considerato. Ma Cleo era speciale. Lei era la sua piccola, adorabile cagnolina.
    "L'obbedienza... la fedeltà! Questa è l'unica qualità che interessa al tuo padrone, Cleopatra! Capisci?! Fino a quando farai la brava e mi obbedirai, ogni tuo altro 'difetto' verrà eclissato!"
    La voce del licantropo era divenuta più gutturale, abissale quasi, e nonostante il suo comportamento fosse divenuto chiaramente ancora più possessivo e totalmente dominante, era chiaro che alla base c'era ancora il suo padrone, dietro quelle parole. La mano sui seni di Cleo avrebbe strizzato fortemente il suo capezzolo sinistro, tirandolo poi verso l'esterno quasi come a volerla mungere, mentre ora avvertibilmente la figura già ferale, instabile e mostruosa del mannaro dietro di lei aumentava di stazza, alzandosi di qualche centimetro, così come il resto del suo corpo, e, ovviamente, la sua verga di carne, che ovviamente non avrebbe esitato nell'allargare ancora più disumanamente, quanto possibile, la sua piccola compagna, deciso ad impossibilitarla al godere con un uomo normale - non che ve ne fosse bisogno. Alla fine apparteneva a lui, e sarebbe rimasta per sempre vicino a lui.
    "Sei pronta a ricevere i miei cuccioli dentro di te, Cleo?!"
    Ovviamente, quella non era che una domanda retorica. L'ibrida avrebbe potuto facilmente intuire, sia dalle parole del suo padrone che dalla bollente mazza dentro di lei, che Seiichi aveva tutta l'intenzione di amare ogni singola parte di lei, sotto ogni aspetto. Ai suoi occhi, nulla di lei lo disgustava, ma anzi ormai Cleo era divenuta un bocconcino che doveva consumare e godersi completamente. Perché non farlo, dopotutto? Tutto ciò che voleva lei era essere amata, e lui non era di certo un idiota a rifiutare la compagnia di una voluttuosa, lasciva e istintiva cagnolina come lei. No. L'avrebbe scopata, riempita e messa incinta, ancora e ancora. Quello non era che l'inizio di una lunga danza, e se qualcuno li avesse visti nell'atto in realtà non glie ne sarebbe fregato granché, anzi, meglio ancora che si spargesse la voce riguardo a chi appartenesse adesso quella cagnolina tanto adorabile e fottutamente irresistibile che era Cleopatra.

     
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