Una passeggiata nel parco

x Ellaria

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  1. EllariaSand
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    Cleo pensato
    Cleo parlato
    Narrazione


    Era la prima volta che rivelava a qualcuno il proprio passato.
    Sebbene ormai vivesse li da alcuni anni, infatti, la giovane ibrida non aveva ancora avuto modo di crearsi una giro di amicizie sufficientemente vasto o stretto da permetterle di aprirsi in quel modo. Effettivamente, pensandoci bene, non ne aveva quasi, di amici ... i suoi unici compagni stabili erano i cani e i lupi del suo branco, che grazie alla propria abilità poteva evocare a piacimento e che la seguivano pressoché ovunque considerandola in tutto e per tutto come il loro alpha.
    Eppure, nonostante si fossero appena conosciuti quel giovane le ispirava fiducia. Certo, aveva visto l'oscurità che aveva dentro, e in parte il suo istinto le suggeriva che vi era ancora molto da scoprire, ma d'altro canto lei non aveva mai cercato un padrone per la sua morale: il padrone che desiderava lei era prima di tutto un uomo forte e fermo nelle proprie convinzioni, capace di comprenderla meglio di molti altri. E sotto questo aspetto il Kinoshita aveva superato ogni possibile prova.
    Infatti, nel sentirne le parole, Cleo si limitò a sorridere appena, strusciando il muso contro il suo senza tuttavia rispondere alla domanda.
    Fu quando lo sentì prenderla per la vita, e voltarla come se nulla fosse, che la piccola si lasciò sfuggire un mugolio sorpreso, subito sostituito da un gemito a malapena trattenuto nel sentire le sue dita tornare a stimolarle la femminilità ormai calda e pulsante di desiderio, oltre che decisamente fradicia. Sospirò appena, per poi sgranare gli occhi nel sentire le sue parole successive. Voltò appena il capo, le iridi ridotte a due grandi e tenere gemme color cioccolato mentre chiedeva, quasi incerta: "Tu vorresti ... cioè ... ti andrebbe veramente di farmi diventare la tua cucciola?", chiese, quasi che tutto il tempo trascorso alla ricerca di un nuovo padrone avesse reso quell'improvvisa richiesta quasi difficile da credere.
    Un gemito acuto le uscì dalle labbra, sentendo la mano di lui stuzzicarle il capezzolo per poi stringerle il clitoride fino a farle vedere le stelle dal piacere e finendo con lo stringere ancora più saldamente le manine contro quella verga enorme, quasi ne bastasse la consistenza bollente sotto la pelle per farsi forza. Ormai al limite, e col fiato bollente di lui contro il proprio collo, la cagnolina non poté che capitolare, deglutendo con forza prima di alzare silenziosamente la coda in una chiaro invito a procedere prima di dire, adorante: "Si ... lo voglio, lo voglio, lo voglio. E ti prometto che sarò la cucciola più fedele che tu possa chiedere e ... ti prego, ora ... fammi tua."
    Le parole le uscirono in un soffio, calde come mai le era capitato prima, mentre il bisogno di riceverlo dentro le incendiava le vene e si piegava in avanti ansiosa di averlo.
     
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