Il cancello d'oro

x Insetto stecco

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    Neo Venezia, di buon mattino, ha sempre la giusta vitalità per ispirare sia i fedeli in pellegrinaggio, sia i devoti che lasciano le mura della città Vaticana per iniziare i loro compiti o semplicemente partire in missione. Il cancello principale d'entrata era circondato da una muraglia estremamente elegante e ben rifinita, la cancellata in oro era infatti accompagnata da del marmo bianco scandito da decorazioni in ossidiana. Era un cancello imponente attraverso la quale potevano passare tranquillamente venti persone una di fianco all'altra e altrettante una sopra all'altra. La cancellata poteva aprirsi in diversi modi, c'erano aperture più piccole e altre più grandi in funzione di cosa doveva passare. Le entrate per i turisti e i visitatori erano dislocate in altri punti delle mura, confinanti con le chiese, i musei e altri punti più interessanti da visitare. Il cancello principale invece affacciava su un immenso giardino estremamente ben curato che fungeva da anticamera per il palazzo principale. Veronica aveva preso l'abitudine di passeggiare spesso su questo giardino per potersene prendere cura, almeno una volta al giorno più o meno. Le piaceva assicurarsi che le piante crescessero rigogliose e che i fiori continuassero a liberare un dolce e pacifico aroma in tutta la parte circostante all'entrata della città Vaticana. La cosa noiosa era che per alimentare il giardino non serviva impegnarsi troppo, visto il suo potere le bastava semplicemente passeggiarci intorno per alimentarne la vitalità, ma forse in fondo era un bene visto che come botanica non era esattamente il massimo, per non dire che era una totale imbranata. Per le guardie davanti al cancello principale quello era un grande onore, perché non solo sorvegliavano l'entrata e il giardino, ma anche la papessa che stava da diverso tempo esponendosi sempre di più, cercando di diventare un personaggio pubblico amato da tutti per la sua spontaneità. Le guardie erano delle suore pesantemente corazzate, armate di lance e di armature simili a quelle medievali, ma di fattura ultramoderna, i cui unici punti privi di corazza erano il seno e il ventre, coperti però da un lungo drappo bianco con una croce rossa ricamata sopra. Impugnavano delle grosse lance con quello che sembrava un fucile attaccato alla sommità dell'arma, ed erano quattro in tutto, più che sufficienti per respingere i furbi, i ladri e soprattutto scoraggiare gli incursori.
    Ancora nessuna traccia di Domino ragazze?
    Chiese Veronica affacciandosi attraverso il grosso cancello, ricevendo solo risposte negative. Stava aspettando il rientro della sua guardia del corpo, uscita oramai da diverse ore per fare delle commissioni in sua vece. Da qualche giorno era piuttosto occupata, dopo aver portato a Neo Venezia quelle donne misteriosamente stravolte da un potere sconosciuto, aveva iniziato ad indagare per conto suo sulla faccenda, Veronica ne era certa: sapeva riconoscere perfettamente oramai quando la sua fidata guardia cerca di "proteggerla" tenendola fuori dalle faccende più spinose. Credeva forse che non avesse capito cosa poteva essere successo a quelle donne? Visibilmente stravolte, forse torturate e violentate... Veronica non era più una bambina e voleva rendersi utile! Il fare iper protettivo di Domino le dava spesso sui nervi ma cercava di non arrabbiarsi inutilmente, perché in fondo sapeva che lo faceva solo per il suo bene. Sbuffò rumorosamente, cercando di non pensarci, tornando a guardare il giardino e ad assaporarne l'aroma. Chissà quale sorpresa le avrebbe serbato quel giorno?
     
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    C'erano notte uniche, meravigliose, in cui il mondo sembra poter esser stretto nel palmo di una mano, in cui non si sente né dolore né stanchezza. Notti luminose e dolcissime, in cui si ha l'impressione di camminare a un metro da terra... e poi, purtroppo, arriva la mattina successiva. E spesso, per chi non è granché abituato ad aver un umore lieto, il nuovo giorno viene accolto come in un dopo sbornia: l'ebrezza dell'entusiasmo è svanita, ma la nausea della disillusione e l'irritazione feroce, crudele come un cane incattivito dalla rabbia, che non sa contro chi rivolgersi sono ben presenti, come un grumo spigoloso in fondo alla gola, che ferisce a ogni respiro o deglutizione.
    L'Adam che andò allo specchio, quella mattina, era un giovane uomo dal volto cinereo, con occhiaie profonde e dagli occhi spietatamente feriti. Quella notte non era riuscito a prendere sonno se non quasi all'alba, dopo aver rimuginato per ore su quanto fosse accaduto quell'incredibile notte: aveva evitato che una carrozza probabilmente senza conducente venisse presa d'assalto da tre poverette a cui probabilmente era stato fatto il lavaggio del cervello, ne aveva sconfitto due senza ammazzarle e poi era stato salvato da una sconosciuta... la domanda era perché? Perché esporsi così, per semplice curiosità? Davvero era così avventato e sciocco? O forse era dovuto a quel ragazzino, a quel buffone in calzamaglia? Possibile che tutte quelle futili chiacchiere sul bene, sull'aiutare il prossimo avessero fatto presa in lui, come un seme che inizia a germogliare? Beh, se così era doveva premunirsi di disinfestante perché tutta quella storia non era che gramigna malvagia e dannosa!
    Conosceva bene gli umani e tutti gli altri e non aveva alcuna intenzione di averci niente a che fare: lui era di un'altra pasta, una creatura dello spirito, precipitata in quel mondo corrotto e meschino per la follia di un vecchio rincretinito, che non era riuscito neanche a proteggere suo figlio e voleva mutare le condanne del Fato. No, il destino dell'umanità e delle altre razze senzienti non lo impensieriva più di quello dei vermi o dei moscerini. Come, se poi, non lo si conoscesse già: periodi di pace che si sostituivano a periodi guerra, in un circolo vizioso caratterizzato dalla sempre consueta meschinità, dalle continue bassezze proprie delle creature di carne, talvolta interrotto da qualche piccolo, fugace lampo di bellezza e nobiltà assolutamente inutile se non per mostrare quanto quell'eterna notte fosse assai più oscura rispetto a quelle fioche luci.
    Sapeva tutto questo da quando era stato chiamato in quel mondo, no? E allora perché, perché era stato così felice, così maledettamente soddisfatto quando quella sconosciuta se n'era andata? Con quella felicità aveva tradito se stesso e ciò in cui credeva!
    Si fece una tazza di caffè nero e amaro come il suo cuore, mentre sfogliava l'agenda per vedere gli impegni della giornata, quando il suo sguardo si posò sulla tessera datagli da quella insolita guerriera: glia aveva detto che, se non sarebbe venuto lui lo avrebbe cercato lei... che cercasse pure! Le tiranidi con quattro braccia non passano inosservate, ma un rispettabile professore di storia che si baloccava di alchimia sì! Non l'avrebbe mai trovato, anzi gli venne in mente che quel pezzetto di plastica potesse contenere qualche cimice e sarebbe stato una buona idea disfarsene il prima possibile. Dopotutto che mai gli poteva raccontare degno del suo interesse? Terribili intrighi, nefandezze rivoltanti? La storia dell'umanità ne era piena: vista una, viste tutte! No, doveva gettarlo da qualche parte e dimenticarsi tutta quella storia, era la scelta più saggia.

    ****



    Il viaggio in treno era stato inaspettatamente veloce e con fin troppe poche fermate, almeno per i gusti di chi era indeciso se scendere o meno a ogni stazione, che accarezzava ogni momento l'idea di tornarsene a casa e che pure, però, non si decideva mai a fare quanto aveva deciso. Alla fine raggiunse Neo Venezia in una dorata tarda mattinata, in cui il mondo sembrava voler prendersi gioco del suo malumore spruzzando raggi dorati ovunque e spandendo il cinguettare degli uccellini per i quattro venti.
    Più la realtà intorno a lui si faceva luminosa, più la bile che gli saturava il sangue si faceva nera e densa: che diamine ci faceva lì? Davvero era così debole? Eppure, alla fin fine, che aveva fatto di male? Si sarebbe tolto lo sfizio di sapere che diamine fosse accaduto la notte precedente, avrebbe passeggiato per i musei e le chiese della Serenissima, magri godendosi un giro in gondola e poi via, a casa, alla solita, confortevole e savia vita di sempre.
    Ammirò con gioia un po' spenta la bellezza sublime di quelle mura candide dai fregi in nera ossidiana, sempre sensibile al bello in tutte le sue forme, mentre si dirigeva con passo lento a una delle entrate del Vaticano. Quasi si stupì nel notare che era di fronte all'entrata principale e pensò che sarebbe dovuto ritornare suoi suoi passi, verso alle più modeste entrate per i visitatori... ma il giardino che poteva intravedere tra le grandi sbarre dorate, quelle suore in armatura e col volto severo da guardiane inflessibili, fece scattare qualcosa in lui: dopotutto un'entrata vale l'altra e lui non aveva tempo da perdere, no?
    Buongiorno.
    Il tono della sua voce, cinereo come il suo colorito, dava da intendere che no, non c'era nulla di buono in quella maledettissima giornata. Indossava un doppio petto nero, dei pantaloni e delle scarpe del medesimo colore, abbinate a camicia bianca, elegante e inappuntabile come sempre.
    Ieri ho incontrato una certa Domino, mi ha consegnato questo - mostrò alle quattro donne la piccola tessera, avvicinandosi a passi lenti per non metterle in allarme - dicendomi di raggiungerla in Vaticano. Spero di non avere ricevuto informazioni errate.
    Soggiunse, ormai a pochi passi di distanza dalle guardie, pur senza guardarle direttamente: il suo sguardo era rivolto a quel giardino che intravedeva appena. In quel piccolo lembo di Eden, infatti, sentiva qualcosa che lo chiamava. Un'intuizione? No, più una... speranza. Di cosa, doveva scoprirlo.
     
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    La figura che si avvicinò lentamente al grande cancello non attirò subito l'attenzione delle guardie, pensarono subito che potesse trattarsi di un semplice passante che ammirava curioso la maestosità di quelle mura. Quando però Adam fu vicino, le custodi sollevarono frettolosamente le lance verso di lui, era davvero inusuale che qualcuno si presentasse lì senza un invito e senza essere annunciato, cosa che le fece balzare sull'attenti in maniera fin troppo impulsiva. La cosa attirò subito l'attenzione della papessa che rimase in silenzio sulle sbarre del cancello, sentendo cosa aveva da dire quel misterioso ospite. Appena pronunciò il nome di Domino, tra la confusione di tutte le altre, Veronica allargò un sorrisetto un pò forzato, a metà tra il divertito e in parte anche tra l'amareggiato, la sua guardia del corpo amava prendere iniziative senza dire niente a nessuno e finiva col sollevare un sacco di confusione inutile. Dannata.
    Tipico di Domino... ragazze quella è una delle sue tessere, non ci sono dubbi, abbassate le armi.
    Al comando della Papessa le guardie abbassarono subito le armi rimettendosi sull'attenti. Fu la piccoletta a farsi avanti, posizionandosi verso una delle entrate più piccole della cancellata, a misura d'uomo e anche un pò di più visto che non era strano ospitare nel vaticano anche creature molto grandi. con un fare umile e gioviale, Veronica si presentò senza troppe formule o cerimonie.
    Perdona l'indegna ospitalità, ma non ti stavamo aspettando. Rimedieremo subito. Per favore: avvicina la tessera al lettore del cancello, o dovrai aspettare che aprano dal centro di controllo. Io mi chiamo Veronica, anche tu stai cercando Domino non è così? Ha la brutta abitudine di sparire spesso...
    Dopo aver indicato il lettore con la mano destra, Veronica sfoggiò un sorrisetto davvero innocente e caloroso, quella ragazzina non era capace di pensare maliziosamente né era alimentata da qualsiasi tipo di cattiveria. Il suo animo era puro e buono, chiunque al solo guardarla avrebbe avuto quell'impressione, perfino Adam che aveva così tanta difficoltà a comprendere i sentimenti umani avrebbe potuto quantomeno intuire che non c'era niente di corrotto in lei. Pura come un raggio di sole. Se avesse seguito le istruzioni della bambina, Adam avrebbe visto il cancello spalancarsi e Veronica stessa si scansò per permettergli di entrare nel giardino. Un aroma fresco e molto dolce avrebbe circondato i sensi di Adam, quasi come a volerlo invitare ad entrare e riposarsi un pò. Quello era il sentimento che la città del vaticano e i portatori di luce volevano ispirare a tutti coloro che si avvicinavano.
     
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    Quando si vide puntare le armi contro, l'umore di Adam sprofondò ben oltre l'ipogeo della tristezza, raggiungendo abissi di pura misantropia e sconforto, mentre lugubri pensieri affollavano la sua mente come corvi un campo di battaglia: quella Domino lo aveva di certo buggerato! Gli aveva raccontato sicuramente un sacco di fandonie e gli sarebbe andata di lusso se non fosse stato persino arrestato. Alzò le mani istintivamente, tenendo ancora la tessera stretta tra le dita, cercando di presentare una spiegazione chiara e plausibile affinché le suore, almeno, non lo trattassero come un terrorista sanguinario ma, almeno, come un semplice sospettato; fu in quel momento che una vocetta graziosa e musicale lo raggiunse, chiedendo alle guardie di abbassare le arm e dimostrando, così, di conoscere Domino.
    Forse era stato un po' troppo pronto a diffidare della sua insolita salvatrice, anzi era ormai chiaro che la "cowgirl" avesse detto il vero e ciò, benché non migliorò di molto il suo umore, lo rese più incline a proseguire in quella strana ma curiosa faccenda. Piuttosto, cercò con lo sguardo di individuare la piccina a cui apparteneva quella vocetta che gli aveva evitato un bel po' di seccature, ma a causa delle sbarre del cancello intravedeva appena la figura della piccola. Vide, però, che si avvicinava a una delle entrate più piccole della cancellata e decise di dirigersi anche lui lì, una volta aver salutato prudentemente con un cenno del capo le suore di guardia, dopotutto aveva iniziato a intuire che le donne guerriere erano dannatamente pericolose e tutto voleva fuorché indispettirne qualcuna. Adesso che si era avvicinato, poteva vedere meglio la piccola che cinguettò il suo nome e, sopo essersi scusata per l'ospitalità non proprio calorosa che le avevano rivolto, lo invitò ad avvicinare la tessera al lettore del cancello, affinché potesse accedere al grazioso giardino che aveva già avuto modo di intravedere.
    La piccina, in più, gli rivolse delle domande riguardanti Domino che, a quanto pare conosceva molto bene, a cui Adam non rispose subito perché decisamente sovrappensiero: quel Veronica non gli era nuovo... ma perché? Ad Adam, infatti, piaceva sentirsi informato su quanto accadeva nel mondo, anche se tali informazioni spesso gli causavano un travaso di bile ma, a causa del suo pessimo rapporto con la tecnologia, utilizzava pochissimo internet e computer in genere, dunque della Papessa aveva sempre letto la trascrizione dei suoi discorsi o qualche breve descrizione fisica, nulla che potesse aiutarlo ad associare quella figuretta delicata e piacevolmente infantile alla massima guida religiosa del mondo.
    Inoltre, anche se era perfettamente consapevole che nel vaticano vivesse Lucia II, non gli era mai passata neppure per la testa la possibilità anche soltanto di vederla, pensiamo di parlarci, dunque decise che la piccina dovesse essere una novizia particolarmente importante, magari di nobili natali e molto amica di quella Domino che, forse, era un ufficiale o qualcosa del genere.
    Oh, sì, lo faccio subito.
    Si riscosse da quei pensieri presentando al tessera al lettore e, finalmente, entrando all'interno delle mura vaticane: il giardino interno era semplicemente meraviglioso, pieno di fiori odorosi e immerso nel cinguettare degli uccellini. L' "uccellino", però, più melodioso e carino di quel grande giardino gli stava di fronte: la piccoletta, infatti, che con tanta gentilezza si era rivolta a lui era una bimba davvero graziosa ma, soprattutto, sprizzante innocente e bontà da tutti i pori.
    Adam, purtroppo, non sapeva affatto come rapportarsi con i bambini, più che altro perché non riusciva in alcun modo a disprezzarli: con gli adulti ciò gli riusciva assolutamente naturale, poiché sapeva che i migliori di essi erano un terribile coacervo di ipocrisia e meschinità, ma con i più piccoli tale consapevolezza veniva meno. Vedeva la loro purezza e, assolutamente consapevole di non possederla, si trovava quasi a invidiarli, mentre non sapeva in che modo approcciarli e che considerazione avere di loro. Con la piccola Veronica, tale confusione si acuì ulteriormente perché gli fu immediatamente lampante che la piccina fosse una di quelle rare nature capaci di illuminare la giornata a qualcuno con la semplice presenza, un concentrato di gentilezza e allegria che persino gli invidiosi più meschino non avrebbero potuto fare a meno di ammirare e amare...
    Tranquilla, Veronica, le sorelle hanno fatto soltanto il loro dovere: è giusto che siano prudenti. Piuttosto, io mio chiamo Adam e sono felice di conoscerti. Sì, sto cercando proprio lei e... in effetti ho notato questa sua tendenza, ieri non abbiamo fatto in tempo a conoscerci che è subito scomparsa!
    Si ritrovò a dire con voce insolitamente allegra e ben disposta, regalando pure un lieve sorriso alla bambina che, in effetti, sarebbe parso terribilmente tirato ma era quanto di meglio potesse permettersi in quel momento.
    E' davvero un bellissimo giardino... ti piace molto stare qui?
    Le chiese con ancora più inusuale accondiscendenza a fare conversazione, dato che solitamente l'ex homunculus trovava già fin troppo cortese rivolgere il buongiorno a qualcuno ma, dannazione, l'idea che un possibile silenzio, magari anche imbarazzato, potesse scendere tra di loro lo metteva insolitamente a disagio, dunque provò a fare del suo meglio per rendersi simpatico agli occhi della piccina.
    Sono contento che tu non ti chiami Eva, piccoletta, l'ultima volta che lei e un Adamo si sono trovati in un giardino simile sono capitati un bel po' di guai...
    Disse come colto da un'intuizione, un'eureka che di certo non poteva tenere per sé. Il sorriso, poi, che si generò sulle sue labbra fu ben più corposo del precedente, dato che trovava assolutamente divertente quella di certo inaspettata (E con ragione) battutina, certo che la bimba avrebbe trovato assolutamente irresistibile un adulto che scherzasse con lei e che, soprattutto, mostrasse un così fine senso dell'umorismo.
    Purtroppo Adam, da brava creatura artificiale, aveva difficoltà a prevedere le reazioni emotive alle sue azioni, non tanto perché non sapeva immaginarle ma perché, al contrario, le immaginava fin troppo bene... tutte sbagliate, però! C'era da sperare, inoltre, che le suore di guardia non avessero sentito quel fin troppo amichevole "piccoletta", sennò poteva anche aspettarlo un brutto quarto d'ora.
     
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    Una volta lasciato entrare l'ospite, Veronica si portò al suo fianco stringendo le mani dietro la schiena in una posa poco solenne, accompagnandolo verso una breve passeggiata dentro quei candidi giardini. Si presentò come Adam e la piccoletta rimase col sorriso stampato sul volto per tutto il tempo, arrivando a lasciarsi strappare un innocente risatina appena l'uomo parlò del suo incontro con Domino. Quella maledetta sapeva sempre come mettere in difficoltà gli altri, Veronica avrebbe tanto voluto scusarsi a nome suo ma temeva che se la conoscenza con Adam si fosse approfondita gli avrebbe solo mentito, quindi tanto valeva evitare di dargli false speranze.
    Lasciare poche spiegazioni è proprio da lei, spero che non ti abbia causato guai venire qui, spero che questa piccola passeggiata ripagherà il lungo viaggio che hai fatto.
    Veronica amava qualsiasi cosa che le permettesse di esprimere la sua curiosità e la sua libertà, sognava spesso di scappare di nascosto tornando solamente a tarda notte lì tra le mura del vaticano solamente per vivere un'avventura. Non che tra quelle vecchie stanze non ce ne fossero abbastanza, bastava pensare a Selfaril e il suo brusco risveglio, tuttavia le sarebbe piaciuto conoscere altri volti oltre quelli che vedeva chiusa tra quelle mura. Incontrare nuova gente da aiutare, con cui stringere amicizia e con cui condividere quel meraviglioso giardino.
    Questo giardino venne ordinato dalla vecchia papessa come un'anticamera piacevole per tutti coloro che venivano a fare visita al Vaticano. Desiderava che l'accoglienza fosse degna di questo nome e che tutti venissero trattati come ospiti, sia vecchi nemici che nuovi alleati, messaggeri di pace e pentiti. Il vero cancello è questo giardino, un luogo pensato per ispirare speranza.
    Concluse quella breve spiegazione rivolgendo lo sguardo verso di lui e allargando un sorriso angelico. Si aspettava di ricevere una risposta altrettanto genuina ma il suo ospite se ne uscì con un'affermazione che le fece gelare il sangue. Aveva forse paragonato la piccola Veronica ad una moderna Eva? Stava forse suggerendo una sorta di rievocazione del giardino dell'eden? La cosa, pur lasciando immutato quel sorriso angelico, fece arrossire in maniera vistosa il volto di Veronica, rendendolo paonazzo. Il lato destro della bocca iniziò a tremare e quasi istintivamente un piede si mosse all'indietro come se volesse allontanarsi, ma rimase ferma. Pur comprendendo perfettamente il significato di quelle parole, Veronica non era solita pensare in maniera tanto maliziosa quindi scelse, balbettando di chiudere una spiegazione esaustiva.
    C-come... scusa? Vuoi metterti nei guai... proprio qui...?
    Non era così, ovviamente, eppure un brivido sulla schiena le passò veloce come una serpe. Era pur sempre umana e rimaneva una piccola bambina in compagnia di un grosso adulto, tutta sola. Prima che la situazione potesse diventare ulteriormente ambigua e preoccupante, Adam avrebbe sentito un pesantissimo e nero fodero posarsi sulla sua spalla sinistra. Il fodero era così pesante da sbilanciarlo da un lato, e quell'arma emanava un'energia oscura così potente da far gelare il sangue. Una voce familiare si sollevò da chi impugnava quell'arma.
    Come dici vecchio pervertito mai visto prima? Vuoi giocare al giardino dell'eden con la piccola Eva? Allora non ti dispiace se io faccio la parte dell'Ira Divina vero?
    Il rientro di Domino era stato imprevisto ma silenzioso, appena la inquadrò, veronica strinse i pugni all'altezza del petto, piegandosi in avanti per tirare fuori tutta l'aria che aveva nei polmoni, rimproverandola.
    Domino no! Questa persona ti conosce, si è trattato solo di un malinteso!
    A me invece questo tipo non dice nulla, sbaglio o sei diventata un pò troppo ingenua? Di questo passo il tuo ruolo di Papessa durerà davvero poco sai???
    Quello era decisamente l'inizio di un grosso equivoco, seguito da un'enorme litigio e con un finale poco incoraggiante, e che Adam doveva assolutamente impedire.
     
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    Quella giornata era iniziata malissimo, con un Adam aggrappato al suo malumore come una cozza al suo scoglio, con una tale quantità di negatività addosso che non si sarebbe minimamente stupito se, su Neo Venezia, sarebbe scoppiato un tifone monsonico da lì a pochi minuti. Invece, da quando era entrato in quel giardino fiabesco in compagnia di quella dolce bimba, ogni traccia della sua tristezza, della sua sempre perenne irritazione, era scomparsa, lasciando posto alla sua naturale inclinazione ad apprezzare il bello e a lasciarsi trascinare da esso.
    Si unì, dunque, a quella pacifica passeggiata insieme alla sua piccola "padrona di casa", guardandosi intorno con un misto di ammirazione e curiosità: il giardino era stato progettato e realizzato con abilità sopraffina ma, soprattutto, era tenuto con amore e davvero aveva l'impressione di trovarsi nell'ultimo lembo di Eden rimasto. Il che contribuiva a dare un'aura di irrealtà anche alla piccina, la cui dolcezza e l'ingenua gentilezza la rendevano simile a una ninfa dei boschi, non ancora toccata dal peccato e pronta a dispensare vita e dolcezza ad ogni filo d'erba di quel meraviglioso giardino.
    Una creatura che gli era diametralmente opposta, in tal senso, e che guardava a metà tra l'ammirato e il principio di una forte invidia... ma, per fortuna, in quel momento si sentiva troppo in pace con se stesso e il mondo per poter fare caso alla sua meschinità, quindi si lasciò guidare in quel piccolo dedalo di fontane, passaggi ombrosi e aiuole fiorite che la sua graziosa "cicerone" gli stava permettendo di visitare. Trovò, poi, semplicemente deliziosa la sua risatina a quel commento su Domino che, a quanto sembrava, doveva essere davvero uno spirito libero, tanto abile nel suo lavoro quanto refrattaria alle regole.
    Nessun guaio, anzi non appena la vedrò dovrò ringraziarla per la splendida occasione che mi ha regalato: non visito giardini simili ogni giorno, Veronica.
    Ammise, rivolgendole uno di quei suoi sorrisi appena accennati e che pure, però, esprimevano simpatia e persino gratitudine... ma con moderazione, ovviamente, un tipo come Adam non amava molto scoprire di non riuscire a disprezzare qualcuno, era come ammettere una sconfitta e lui era troppo orgoglioso per essere anche sincero con se stesso.
    La piccina, poi, gli spiegò che quel giardino era stato ordinato dalla precedente Papessa che, come suo costume, lo aveva pensato in funzione di un progetto più grande del semplice allietare lei, la sua corte e gli immancabili visitatori: da come, infatti, ne parlava un'ammirata Veronica, sembrava essere l'espressione più pura di quel Vaticano accogliente, generoso e incline al perdono che Lucia I aveva cercato di realizzare. A quel faro di speranza che aveva provato ad accendere in uno dei momenti più bui dell'umanità. E, in effetti, quell'intento sembrava essere sottinteso e ricordato da ogni foglia, ramo e petalo.
    Stava per esprimere a parole tali considerazioni ma poi, quel suo orgoglioso pudore lo fermò, preferendo una battuta e un complimento indiretto al giardino che avrebbe paragonato a quello dell'Eden, piuttosto che a uno spiraglio così intimo sui suoi pensieri e, dunque, sulla sua anima. La reazione della piccina, però, a quella sua simpaticissima(!) battuta fu assolutamente inaspettata: la bimba, infatti, arrossì tutta, divenne balbettante e persino un ex homunculus come lui riuscì a percepire il suo disagio. Eppure non aveva detto nulla di male, cosa aveva potuto scatenare una simile reazione?
    Adam rifletté per qualche attimo, quando lo raggiunse un'ovvia intuizione: la piccina si era vergognata perché Adamo ed Eva, è risaputo, andavano in giro nudi o, al più, con indosso una foglia di fico! La piccina doveva essere appena entrata nella pubertà o comunque in procinto di entrarci e l'immagine di due adulti poco vestiti l'aveva, ovviamente, imbarazzata. Che piccoletta tenera e pudica: adesso capiva perché le anziane signore adoravano pizzicare le guanciotte dei bambini!
    Così, fiero come un investigatore che aveva appena risolto un difficile caso, pensò bene di tranquillizzare la piccolina, dando a vedere di non aver capito (!!!) l'origine del suo imbarazzo per non farla vergognare ulteriormente.
    E come potrei, piccoletta? Non ti chiami Eva e, anche se così fosse, l'unico modo che avremmo per metterci nei guai prevede la presenza di un melo... e non ne vedo. Anche se, come saprai, la storia della mela è una traduzione un po' libera: devi sapere che in latino, il termine "malum" designa sia il...
    Bisogna sapere che Adam apparteneva alla schiera dei cosiddetti "homunculus sapienti", creature artificiali inabili al lavoro ma dalle conoscenze a dir poco sconfinate e, dunque, della sua precedente esistenza come organismo artificiale gli era rimasta parte dell'originaria sapienza... e una bella dose di pedanteria. Dunque, la piccola Veronica, stava per ricevere una delle lezioni più lunghe e noiose della sua vita se, per sua fortuna, non fosse intervenuta Domino a salvarla.
    La tiranide, infatti, percepì un peso inaudito sulla sua spalla sinistra e, se non fosse stato per la sua prontezza di riflessi, sarebbe di certo caduto. Riconobbe immediatamente la spada, il fodero e la voce che li accompagnarono, mentre un brivido intenso gli correva lungo la schiena al semplice contatto con quell'arma sicuramente malvagia. Per un attimo non riuscì a comprendere l'accusa mossagli dalla "cowgirl", poi la consapevolezza lo raggiunse e, molto semplicemente, il suo orgoglio si gonfiò come un pesce palla: come poteva credere che una battuta innocente sottintendesse una simile nefandezza? Certo, la reazione imbarazzata di Veronica poteva dare quell'impressione, ma soltanto un ignorante in materia di bambini poteva mettere in relazione le due cose! E lui, per fortuna, non era ignorante su niente. Alzò il mento di abbastanza gradi da dare l'impressione che stesse guardando in cielo, mentre assumeva la sua consueta espressione sprezzante, aggiungendovi stavolta una dose semplicemente insostenibile di dignitosissima fierezza: era, insomma, dannatamente offeso.
    E' certamente un malinteso, Domino, perché lei mi conosce di certo, io sono... COSA?! Tu sei la Papessa???!!!
    Quell'espressione ricolma di sdegno si trasformò nello stupore più grande, mentre i suoi occhi azzurri si sgranavano e, finalmente, tutto era chiaro: lei era Veronica D'Este, ecco perché gli suonava familiare quel nome! Per tutto quel tempo aveva parlato con Lucia II e l'aveva chiamata "piccoletta"!!! Ora, Adam non è tipo da preoccuparsi (troppo) dell'opinione altrui, ma è sufficientemente orgoglioso per voler fare una bella figura, soprattutto in situazioni formali e l'idea di aver trattato da bimbetta Lucia II era a dir poco inaccettabile. La situazione fu così eccezionale che dei capillari sul suo volto ricordarono d'esistere e distribuirono l'apporto di sangue minimo per rendere le sue gote di un colorito umano, da viventi, che di fronte al pallore del resto del suo corpo potevano mostrare, a un occhio attento, un inconcepibile (per lui) imbarazzo.
    Pensò alle parole più adatte per scusarsi con il simbolo non solo della Cristianità, ma del bene tutto, ma la pressione di quello spadone maledetto gli ricordò che c'erano altre priorità, ben più urgenti da sbrigare.
    Sono io, Domino, il tizio della carrozza, l' "insetto stecco", ho soltanto assunto una forma umana!
    Spiegò, mentre cercava di darsi un contegno e riprendere la consueta espressione distaccata e lievemente ironica di sempre.
    Sai com'è, vista l'occasione ho preso il primo umano che passava, l'ho svuotato e l'ho indossato: come mi sta? Temo che sia un po' stretto di spalle...
    Pensò che il modo migliore per stemperare l'imbarazzo (suo) fosse quello di una battuta, dopotutto Domino aveva già mostrato di apprezzare il suo umorismo, no? Certo, il modo in cui si voltò verso di lei e le sorrise un po' sornione, come a dire "chissà, forse l'ho fatto davvero" era davvero ambiguo, ma avrebbe probabilmente permesso a Domino di capire che era davvero la tiranide della notte precedente.
    Ovviamente sto scherzando.
    Aggiunse prudentemente, poiché Domino era di certo una tipa sveglia e dotata di spirito, ma dinnanzi alla Papessa diventava comprensibilmente protettiva, meglio dunque evitare altri equivoci. Quanto all'argomento Papessa, la sua mente lo aveva messo prudentemente da parte, nella speranza che, dopo, sarebbe riuscito a gestire la figuraccia peggiore di un'altrimenti impeccabile esistenza.
     
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    Difficile immaginare cosa fosse peggio: se la lezione di un homunculus dalla parlantina sciolta o l'assalto di un pedofilo poco raffinato. Per la fortuna di veronica, quello non era il giorno in cui avrebbe assimilato un'informazione del genere. D'altro canto Domino non era di certo una persona ragionevole, quello spettacolo si sarebbe verificato a prescindere in qualsiasi situazione che comprendeva Veronica in compagnia di qualsivoglia uomo che non sia stato già conosciuto e adeguatamente minacciato da Domino. Il requisito minimo non era dunque "essere una persona fidata" ma bensì "sapere a cosa si va incontro". Anche perché nessuna persona era valida se davanti c'era Domino a fare da guardiana. L'uomo sembrò difendersi cercando di dire che in realtà si conoscevano benissimo, ma venne distratto dalla rivelazione che Veronica assumeva il ruolo di Papessa, come se vivesse sotto un sasso, non leggesse i notiziari, non guardasse le effigi, le cartoline, i bolli, le action figure che vendevano su Vaticano.net. E si, anche internet in effetti. Forse un erudito, ma decisamente un pessimo osservatore. Poi finalmente diede un indizio più convincente che giustificasse la sua presenza lì, e appena pronunciò l'affettuoso soprannome che Domino gli aveva affidato, la guardiana abbassò subito l'arma, pensando bene al modo peculiare con cui usava rivolgersi agli altri.
    Ooooh... insetto stecco... non ti riconoscevo senza le quattro braccia e tutto quel... tipo... Grrrr sono grosso e cattivo e mi piace toccare le donne nei loro posti speciali...
    Commentò vagamente maliziosa e maligna mimando il tipico movimento delle braccia associato a gorilla e primati. Nel mentre Veronica arrossiva vistosamente, in parte in imbarazzo, in parte ulteriormente confusa per tutta la situazione.
    Insetto stecco...? Posti speciali...? Svuotare umani e indossarli...?! Vi prego se state facendo battute ditelo! Mi impressiono facilmente io!
    La povera veronica aveva pi piccoli pugni pallidi stretti sul petto mentre la sua voce corta e quell'espressione paonazza la facevano sembrare una bambolina pronta a frignare da un momento all'altro. Domino ridacchiò divertita dalla scena, piazzandosi la spada dietro la schiena e nascondendo in parte lo sguardo col suo cappello. Aveva capito subito lo scherzo di Adam, ma perché rompere l'inganno così presto.
    Tranquilla sta scherzando, non usa le persone come se fossero calzamaglie. E di sicuro non è qui per toccare le ragazze nei loro posti speciali. Vero... Insetto Stecco?
    L'ultima parte della frase la rivolse verso Adam sfoggiando uno sguardo pieno di intenti omicidi, con gli occhi accesi da una fiamma che sembrava poterlo fulminare da un momento all'altro, mentre il suo sorriso era risultava di un falso disarmante che neanche un bambino sarebbe stato capace di fraintendere. Inizialmente un pò confusa, Veronica si tranquillizzò gradualmente fino ad abbassare lo sguardo gonfiando le morbide guanciotte, indispettita da quel modo di fare così irrispettoso nei suoi confronti.
    Uffa perché vi prendete gioco di me? Il suo camuffamento era convincente, come facevo a sapere che era una tiranide?! Mi dispiace Adam, non volevo apostrofarlo in maniera così negativa, prometto di non chiamarti mai con quel soprannome dispregiativo.
    Fece un piccolo inchino, non scusandosi solo per la situazione ma anche per il fraintendimento, era chiaro a quel punto che si trovavano tutti lì per una ragione molto precisa e soprattutto molto seria, quindi dovevano darci un taglio con gli scherzi e con i doppi sensi. Veronica si schiarì la voce e cercò di assumere un tono vagamente più serio, forse in quel momento se Adam fosse riuscito a vedere oltre le sue dolcissime guanciotte rosse avrebbe visto davvero una papessa forte e sicura di sé.
    Quindi tu sei la persona che ha salvato la nostra carrozza da quel misterioso attacco. Devo ringraziarti per il tuo aiuto e soprattutto per non aver fatto del male alle donne che lo hanno assalito. A quanto pare non erano perfettamente coscienti e... purtroppo non lo sono ancora.
    Domino si voltò verso di lui, riprendendo il discorso altrettanto pacata e seria, cercando di fargli capire la serietà della situazione.
    Abbiamo cercato in ogni modo di farle rinsavire, fisicamente stanno bene ma la loro mente è come se fosse stata distrutta e rimessa assieme come meglio veniva, dando come unica priorità dolore e piacere come concetti da portare a braccetto nelle gabbie che avevano intorno alla testa. Alla luce di ciò la prima idea che balza alla mente è Vidocq e le sue lanterne malvagie, ma non possiamo escludere nessuna possibilità visto che non abbiamo alcuna pista. Dobbiamo capire cosa volevano da noi, chi è stato a fare una cosa del genere ma soprattutto capire se lo farà ancora, perché dobbiamo impedirlo. Adam, saresti disposto ad aiutarci in questa ricerca? Tu sei il primo ad essere entrato in contatto con loro, le hai osservate in maniera più profonda e la tua natura di tiranide ti rende molto più istintivo di noi. Il tuo aiuto potrebbe essere prezioso se non decisivo...
    Entrambe le ragazze lo fissavano in attesa di una risposta. Per veronica, quella era una delle prime indagini che affrontava personalmente in quanto Papessa, inoltre se la pista di Vidocq risultava reale allora si trattava di un occasione d'oro per aiutare i loro alleati dell'Impero Romano. Inoltre Viocq era un nemico temibile e semplicemente spaventoso, se avevano l'occasione per combatterlo allora dovevano coglierla senza esitazioni. Domino d'altro canto, pur condividendo in parte quei pensieri non riusciva a fare a meno di pensare che, senza l'aiuto di Adam, sicuramente Veronica avrebbe insistito per farle da spalla visto il suo potere e questo Domino non poteva permetterlo in nessuna maniera.
     
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    Fu un sollievo, per Adam, vedere che Domino metteva via le armi perché lo aveva riconosciuto, anche se la descrizione che fece di lui non fu propriamente piacevole. L'ex homunuculus, infatti, inarcò un sopracciglio con l'aria più scettica e sprezzante di questo mondo, con l'espressione di chi si era mangiato un limone intero a morsi: possibile, infatti, che lo vedeva come un troglodita senza cervello? Era indeciso se ritenere particolarmente offensiva l'affermazione di Domino o se assai più sgradevole del previsto la sua forma da tiranide, quando il fin troppo malizioso riferimento alle fasi conclusive del suo combattimento risvegliò nuovamente i capillari delle sue gote, costringendoli a un inusitato straordinario e donandogli un colorito finalmente umano o quasi.
    Non che Adam fosse un tipo particolarmente pudico, ma... parlare di certe cose davanti alla Papessa! La Papessa con cui aveva fatto al figuraccia peggiore della sua vita, tra l'altro: era semplicemente inaccettabile e fu l'unico motivo per cui non si ritrovò a commentare in modo tagliente, a parte il fatto che aveva anche lui un istinto di sopravvivenza che gli diceva che Domino non era tipa da contraddire.
    Fortunatamente non era l'unico in imbarazzo in quel giardino, dato che la dolcissima Veronica balbettò tutto il suo disagio nel sentirli fare quei discorsi così assurdi e, semplicemente, Adam la guardò con gli occhi azzurri sgranati mentre si disperava tutta rossa e con i teneri pugnetti stretti al petto. Era la cosa più carina che avesse mai visto in vita sua e benché non si ritesse affatto un cuore tenero, si ritrovò a maledirsi per non aver mai cercato una foto o un video su di lei, prima. Sì, perché Adam non viveva propriamente sotto a un sasso, ma la torre d'avorio che si era costruito era ugualmente impermeabile al mondo esterno e, comunque, la prospettiva da cui poteva osservarlo era tutt'altro che lusinghiera; se avesse scoperto che, infatti, si facevano action figure del simbolo vivente del Bene, i suoi anatemi contro la degenerazione dell'umanità nell'epoca corrente sarebbero stati senza fine... e, allo stesso tempo, sarebbe stato dilaniato dal desiderio di acquistarne una dato, dato che la Papessa era davvero la tenerezza fattasi carne!
    Non riuscì, però, a bearsi ulteriormente dell'imbarazzo della piccina, perché Domino gli rivolse un tale sguardo omicida, mentre poneva l'enfasi sul NON toccare le ragazze nei loro posti speciali, che Adam si ritrovò imbambolato come un criceto di fronte allo sguardo ipnotico di un pitone, prima che si riprendesse fingendo di schiarirsi la voce.
    Assolutamente no... non vedo come una simile possibilità possa essere presa in considerazione...
    Fu quanto di meglio riuscì a dire, prima che Veronica, per l'ennesima volta, lo togliesse d'impiccio con la sua assolutamente adorabile dolcezza e mostrando le guanciotte gonfie più carine mai viste nell'intero Globo Terracqueo. Sopraffatto tra timore e tenerezza, l'ex homunculus si ritrovò a rispondere con un'indecisione che non faceva assolutamente onore al suo eloquio.
    Potete chiamarmi come più desiderate Papessa... non preoccupatevi.
    Rispose a quell'inchino assolutamente inaspettato accennandone uno lui, prima di recuperare totalmente il controllo di sé e scusarsi come si doveva per la sua gaffe precedente.
    Permettetemi, invece, di scusarmi con voi: non vi ho riconosciuta perché non amo molto le moderne tecnologie e non mi tengo adeguatamente informato su quanto accade nel mondo, spero di non avervi offesa con la mia ignoranza.
    Riuscì, finalmente, a scusarsi in un modo che poteva perlomeno ridimensionare la sua figuraccia e, allo stesso tempo, mostrare alla dolce Veronica che era qualcuno di affidabile che sapeva come comportarsi con una così alta carica sia religiosa che politica assieme. Tra l'altro era la seconda volta, nell'arco di quarantotto ore che si scusava con qualcuno... l'indomani sarebbe certamente nevicato!
    Non poté fare a meno di chiedersi se la sua volontà di piacere a quella dolce ragazzina fosse dovuta al suo orgoglio che non poteva non infiammarsi all'idea di ricevere un plauso da qualcuno di così importante, da un tale simbolo o perché davvero al ritenesse degna di ammirazione. Era una domanda decisamente inopportuna e fastidiosa, non avrebbe avuto alcuna difficoltà a metterla da parte se, però, gli eventi non avessero preso una piega inaspettata.
    Veronica, infatti, assunse un'espressione seria, matura persino nonché dolcemente in contrasto con le sue guanciotte ancora rosse e iniziò un discorso da adulta, da vera Papessa. Non disse molto, ma da come parlò e dallo sguardo che gli rivolse, la tiranide comprese che non era una semplice bimba dolce e graziosa, ma qualcuno profondamente consapevole dell'importanza del ruolo che ricopriva. Anche Domino lo sorprese con una pacata serietà che stentava a riconoscere nella guerriera impavida e tagliente (Non solo con la spada) che aveva conosciuto la notte precedente, ma ciò che lo stupì di più fu la proposta che ricevette un attimo dopo: è vero, non sapeva cosa aspettarsi da quell'incontro ma, nel suo continuo rimuginarci, aveva stabilito che l'eventualità più probabile sarebbe consistita in un amichevole interrogatorio e qualche parziale informazione, quanto bastava per placare la sua famelica (ma prudente) curiosità e farlo ritornare tranquillo, senza altri scossoni alla sua vita di tutti i giorni, senza mettere alla prova le sue convinzioni o le sue abitudini.
    Si era ancora una volta sbagliato e sia pure per un singolo attimo, fece trasparire tutta la sua insicurezza nello sguardo teso che fuggì da quello di Domino e Veronica. Un attimo, poi la sua postura ritornò rigida, composta e i suoi occhi più gelidi del ghiaccio in cui sembravano incastonati.
    I vostri ringraziamenti mi onorano, Papessa, così la tua proposta, Domino. Ma temo che abbiate preso entrambe un abbaglio: io non sono un combattente professionista né, a dire il vero, "amatoriale". Ieri notte ho agito seguendo un impulso puramente istintivo che sarebbe potuto costarmi molto caro, se non fosse stato proprio per Domino. Quanto alla mia istintività da tiranide... non è una forma che assumo con piacere e credo di esserne disabituato: non penso che sarebbe saggio affidarsi a un istinto, a conti fatti, così acerbo e non ancora messo alla prova.
    La sua voce era pacata, priva di inflessioni emotive e il suo volto pareva impassibile non meno di quello della sua forma mostruosa, eppure le due donne avrebbero potuto notare la rigidità innaturale della sua postura, il modo in cui incrociava le braccia tutt'altro che tranquillo: Adam aveva provato a rinchiudersi nella sua comoda corazza di razionalità e pragmatismo, ma gli eventi di quella notte e di quella mattina erano troppo grandi per permettergli di frapporre il distacco necessario tra lui e quelle donne.
    Tra l'altro avete nominato un certo Vidocq che, se la memoria non mi inganna, è un assassino fanatico ricercato a Roma: come può uno squilibrato come lui disporre dei mezzi per far impazzire tre poverette e donare loro poteri che prima non avevano? E poi non comprendo l'utilità che potrebbe ricavare dallo sfidare non solo la nazione più vasta al mondo, ma anche il Vaticano. Credete che c'entri lui per l'ossessione sadomasochistica instillata nelle tre vittime?
    Chiese, sforzandosi di ricordarei qualcosa su quello che, fino a pochi istanti prima, non era che un nome su un giornale letto parecchio tempo prima: non si era mai interessato ai fatti di cronaca nera, dopotutto gli umani non facevano che ammazzarsi dai tempi di Caino e Abele, come dovevano sapere anche le sue interlocutrici... ma, per quanto volesse evitare ogni coinvolgimento con tutta quella storia, se ne sentiva anche incuriosito e, soprattutto, attratto. Ciò non avrebbe cambiato minimamente le carte in tavola, ovviamente, poiché i problemi di quelle due e dell'umanità tutta non erano certo affar suo.
    O si stava ancora una volta sbagliando?
     
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    La risposta di Adam riuscì a sgonfiare velocemente l'entusiasmo della Papessa che sperava già di contribuire in maniera attiva a quella storia, mentre senza il loro prezioso alleato non avevano molte piste da seguire. Domino era arrivata al momento giusto ma non conosceva tutta la dinamica dei fatti né sapeva esattamente come quelle donne si rapportassero al combattimento visto che l'unica cosa che aveva visto era una grossa montagna di sangue e un chitarrista di intimità femminili all'opera. Veronica abbassò quindi lo sguardo, per metà abbattuta e per metà dispiaciuta di aver avanzato una simile risposta. Dalle parole di Adam capì che gli aveva chiesto qualcosa di inaccettabile per lui, insopportabile a livello fisico e psicologico, e probabilmente anche molto pericolosa visto che non si riteneva un guerriero o sufficientemente abile per difendersi. Domino volle prendere parola in un primo momento, rispondendogli a tono mantenendo un'aria seria ma sprezzante, afferrando l'impugnatura della spada con la mano destra.
    Non devi preoccuparti del combattimento, sono io la guardia del corpo, l'aiuto di cui abbiamo bisogno è diverso...
    Tuttavia, mentre cercava di convincere Adam a cambiare idea, Veronica sollevò una di quelle piccole mani verso Domino, invitandola a desistere. Il loro compito principale era proteggere il prossimo, se Adam aveva davvero paura per la sua vita allora non potevano di certo insistere per farlo desistere, sarebbe stato crudele e soprattutto oltremodo pericoloso. Parlargli di Vidocq era stata una pessima idea, nessuno ignorava la pericolosità dietro un simile nome ma non potevano di certo tenergli nascosti i loro pensieri se volevano collaborare come si deve. Adam sapeva perfettamente a cosa andava incontro e aveva tutto il diritto di farsi indietro, specialmente se non conviveva serenamente con la sua forma mostruosa. Veronica si sentì quindi piuttosto in colpa e con lo sguardo chino, cercò di formulare le dovute scuse.
    Devi perdonarmi Adam, mi sono lasciata cogliere dall'entusiasmo. La prospettiva di poter prendere una via più semplice mi ha abbagliata. Chiaramente la tua priorità sarebbe restare al sicuro, avremmo dovuto trattarti immediatamente come un testimone da proteggere che non come una risorsa da utilizzate, ti chiedo di perdonarmi... le mie priorità sono state discutibili...
    Domino sembrava sul punto di correggerla e per un attimo ebbe la tentazione di fulminare con lo sguardo Adam, non soltanto perché aveva fatto in modo di mortificare Veronica ma anche perché le stava abbandonando in un certo senso scappando dal problema. Il fato lo aveva coinvolto in un piano più grande, delle persone potevano essere salvate se collaborava, iniziando dalle donne che lo avevano affrontato e arrivando fino a tutte le potenziali vittime di qualsiasi maniaco ci fosse dietro. Eppure quel ragazzo dava molta più importanza ai suoi personali interessi, di sicuro non molto affine con lo spirito del loro patto. Tuttavia, la spadaccina abbassò ben presto la mano che stringeva la spada e stavolta non servì Veronica per sedarla. Lei stessa sapeva dare precedenza a delle cose piuttosto che altre e in un certo senso dunque non erano così diversi. Quindi non lo giudicò, né chiaramente riuscì a tessere le sue lodi. Veronica trovò comunque il modo per riprendere il sorriso, cancellando ogni parola detta fino a quel momento per poter rimettere le mani dietro la schiena e dedicarsi a qualcosa di più piacevole.
    Non temere, risolveremo questo problema e non avrai motivo di preoccuparti oltre. Non lasciamo però che questo inconveniente rovini la giornata: Adam sei ancora nostro ospite, permettimi di guidarti all'interno di questo magnifico posto, sono certa che se hai apprezzato i giardini apprezzerai anche l'architettura del Vaticano.
    Dimenticandosi del tutto del problema originale e sfoggiando la più genuina ospitalità possibile, veronica gli fece cenno con le braccia, aprendo lo strada, così da invitarlo ad entrare nell'immensa struttura di edifici che componeva la nuova città del Vaticano. Domino non avrebbe detto nulla, restando alle sue spalle come copri fila, cercando di comprendere cosa lo avesse spinto ad arrivare fin lì. Semplice curiosità? Era la stessa ragione per cui si era battuto con quelle donne? Non poteva ancora escludere l'ipotesi che fosse tutta una farsa, un piano per avvicinarsi alla Papessa e a Neo Venezia, quindi decise di rimanere in silenzio e limitarsi a fare il suo lavoro: proteggere.
     
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    Il tono sprezzante di Domino lo colpì ben più dolorosamente di quanto si aspettasse, la guerriera sapeva di certo come ferire gli altri, tanto con la spada che con la lingua. In quelle poche parole percepiva facilmente il peso di un giudizio inappellabile, il giudizio di chi poteva permettersi di dividere il mondo in codardi e coraggiosi, in degni e indegni. Ma lui non era un codardo, non lo era prima né lo sarebbe mai stato dopo! Non teneva in nessuna considerazione la vita di quel corpo che gli faceva da prigione, anche se non poteva evitare di preoccuparsi istintivamente della sua incolumità: no, se non voleva rischiare per loro non era certo per paura, ma per consapevolezza dell'assurdità di tutto quel progetto! Anche se fossero riusciti a fermare quel Vidocq, cosa sarebbe cambiato davvero? Niente, assolutamente niente! Altri malvagi avrebbero preso il suo posto e l'umanità avrebbe continuato a condurre quell'esistenza meschina e indolente che la contraddistingueva, protetta dai sensi di colpa e dall'insoddisfazione da quell'indifferenza bestiale che si poteva leggere negli occhi di tanti, di troppi.
    Il distacco con cui cercava di proteggersi divenne rabbia e desiderio di ferire chi aveva osato accusarlo di codardia, di sputargli in faccia tutto quel veleno che gli gonfiava il cuore. Non fece neppure in tempo a schiudere le labbra, però, che Veronica fermò la sua guardiana e si scusò con lui, sinceramente dispiaciuta per essersi mostrata "egoista", per aver anteposto la sua volontà a quella di qualcun'altro. Adam, improvvisamente, si sentì disarmato del suo disprezzo, del suo odio e come una tigre privata delle zanne e degli artigli, si trovò a guardare quella fragile bambina totalmente smarrito, quasi spaventato, neanche si fosse trasformata in qualche orrendo mostro.
    Si riebbe in fretta, ma una breccia era stata inferta alle sue difese e la sua voce non suonò più pacata e atona come prima, ma mossa da un'inquietudine quasi palpitante, come se si stesse riprendendo da uno spavento improvviso.
    Non c'è nulla di cui scusarvi, Papessa, non sono certo le sue intenzioni a essere discutibili...
    Si ritrovò a rispondere quasi istintivamente, quasi sibillino: di chi erano le intenzioni "discutibili"? Quelle di Vidocq... o le sue? Scacciò tale domanda increspando lievemente le labbra esangui, mentre il ghiaccio dei suoi occhi s'intorbidiva e il suo sguardo andava verso l'acciottolato del giardino, quasi attratto da una forza invisibile. Non era bravo a gestire le sue emozioni, né era capace di porvi un freno come facevano altri, per lui erano belve esotiche e sconosciute a cui aveva tentato inutilmente di abituarsi: quella realtà, quel mondo, quel corpo non era fatto per lui e la sensazione di essere alieno anche a se stesso si faceva spesso insostenibile. Riusciva, però, ad avere un buon controllo sulla sua esteriorità, quindi le due probabilmente non avrebbero notato il suo turbamento o, quantomeno, lo avrebbero potuto minimizzare o fraintendere. Notò che Domino abbassò la mano dal manico dello spadone e fu colpito dal modo in cui la giovane Papessa ritrovò il sorriso, invitandolo a visitare con loro le meraviglie del vaticano: una proposta che, in altra situazione, lo avrebbe riempito di gioia e che, invece, adesso lo riempiva di amarezza; voleva soltanto tornare a casa a riparare la breccia, leccarsi le ferite e convincersi di avere ragione.
    E' un onore che non merito, Papessa: la bellezza e l'incanto del Vaticano sono leggenda.
    Si ritrovò, invece, ad accettare la proposta e a guardarla quasi sovrappensiero mentre lo precedeva di qualche passo, pura ed entusiasta come all'inizio del loro incontro. Come ci riusciva? Come poteva essere così leggera, come se fosse senza peccato? Eppure... eppure il seme del peccato doveva già essere stato piantato nel suo animo, sennò perché i bambini diventavano gli adulti che disprezzava, crescendo? Sennò perché anche loro potevano essere crudeli, invidiosi e meschini come i loro genitori? Si ricordò di quello stupido ragazzino londinese che credeva di poter salvare il mondo o, perlomeno, se stesso... quello stupido che sorrideva nonostante i dubbi e il dolore... lui e Veronica erano inaspettatamente simili. Ed era per questo che li odiava! Perché mentivano agli altri e se stessi, perché diffondevano un speranza falsa e pericolosa! Perché li invidiava con tutte le sue forze.
    Ho letto la trascrizione del discorso che avete tenuto in biblioteca, sapete Papessa? Mi ha molto colpito...
    Ammise senza neppure volerlo, come se le parole gli fluissero via dalle labbra come acqua tra le mani; perché se ne stava uscendo con quel discorso? Non avrebbe portato a nulla, era soltanto fiato sprecato: doveva fare il giro, ringraziarle e tornarsene alla sua vita di sempre, per sempre. Il sorriso, però, di quel ragazzino, di quel "All Might", si sovrappose con quello che gli aveva rivolto pochi attimi prima la Papessa e non poté tacere oltre quelle parole che la sua anima gridava da troppo, troppo tempo.
    "Un cammino di luce da intraprendere assieme", avete usato queste parole, se non erro. Un'immagine indiscutibilmente bella, evocativa direi. Tuttavia... è un'immagine falsa. Voi credete che esista una coorte della luce, vero? Che ognuno illumini la notte dell'altro, che tutti possano riaccendere la speranza e la bontà dentro il loro cuore? Sarebbe bello, sì.
    Si era fermato nel bel mezzo del cammino e il tono, dapprima pacato e lieve, come se stesse pensando ad alta voce, poi i suoi occhi si posarono sulla piccola, duri come schegge di metallo, assetate di sangue come le lame di un pugnale.
    Ma non è così. Ognuno si porta con sé la sua di luce, Veronica, e niente può illuminare il cammino dell'altro. Poi questa fiamma si spegne e le tenebre rimangono mute ed eterne.
    Lo sussurrò come se si trattasse di una condanna o di una maledizione, mentre la furia dei suoi occhi s'incrinava in una disperazione dura, inflessibile, che veniva abbracciata perché almeno non prometteva false illusioni.
    Capite? Capisci? Si possono fermare tutti i Vidocq di questo mondo, ma non si può fermare la notte delle anime, il crepuscolo dei cuori. E' una lotta insensata e inutilmente dolorosa.
    Alla fine lo aveva fatto di nuovo. Si era nuovamente aperto con degli sconosciuti soltanto perché si erano dimostrati ciò che non sapeva, che non poteva essere. Perché lo aveva fatto? Non portava a nulla quella strada, così come non aveva portato a nulla l'incontro con quel ragazzo, con quel suo stupido sorriso. Stava vivendo anche lui il suo personale crepuscolo e sarebbe stato meglio lasciar spegnere quella fioca, patetica luce senza strepiti o tragedie: almeno, dopo, sarebbe stato libero. Da cosa? Non lo voleva sapere.
     
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    Il rifiuto di Adam si rivelò inaspettato, nessuna delle due lo accolse con gioia. Nonostante il suo caratterino Domino sapeva apprezzare la compagnia di un'anima affine o anche solo di un compagno, quindi quei brevi momento di tranquillità prima della missione potevano far bene a tutti, specialmente a Veronica. Sperava sempre che quella pace la trasformasse in una persona più coscienziosa e la allontanasse dai pericoli che lei si dimostrava sempre pronta ad affrontare. Tuttavia Adam non aveva la minima intenzione di unirsi a loro, inizialmente pensarono che si trattasse di un rifiuto formale o una semplice incombenza, ma la realtà era ben diversa. Appena capirono cosa stava cercando di dire il ragazzo, sia Veronica che Domino cambiarono la loro espressione. Rispettivamente divennero una timorosa e l'altra più scura, Domino non coglieva mai con entusiasmo un rifiuto seguito da argomentazioni che andavano contro la sua papessa, non che ne fosse del tutto distante, anzi forse era sbagliato dire che la pensava diversamente da Adam, ma dirlo in quel modo era tutto un altro discorso. Tuttavia, solo perché l'erba marcia ricresce di continuo, non era un buon motivo per lasciarla sconfinare fin dove voleva senza curarsene. Lo sguardo di Domino si sollevò, quasi in tono di sfida, alzò il mento andando a scontrarsi di netto con l'espressione di Adam che invece sembrava quasi vergognarsi di esprimere un simile concetto, non perché non avesse fiducia in quelle parole ma perché sentiva che non sarebbero state condivise. E aveva ragione, ovvio che aveva ragione, per questo Domino gli rispose a tono.
    Ah? E' così allora, insetto stecco? Visto il modo in cui ti poni pensavo fossi un tipo ordinato. Quindi secondo te dovremmo semplicemente lasciar correre? Lasciare il male impunito semplicemente perché sappiamo già che ne arriverà altro? Non curi una malattia solo perché potresti prenderne un altra? Questo mondo per te può marcire, non è così? Finché hai donne folli da strimpellare per strada come se fossero chitarre va tutto bene, ma quando non ci saranno più chissenefrega giusto?
    Man mano che Domino parlava, il disprezzo nelle sue parole cresceva. Per lei non era accettabile una simile prospettiva. Il male andava punito, perché insito nel cuore degli esseri umani. Era vero, Adam non stava dicendo cose sbagliate: dopo Vidocq ne sarebbe arrivato un altro, e un altro ancora, in un circolo infinito. ma eliminarne uno non significa farne crescere due, eliminarne uno serve per impedire che diventino troppi, che non diventino un esempio impunito da seguire.
    Nascono altri Vidocq solo perché codardi come te lo permettono. La giustizia va temuta, ecco qual è la differenza.
    Domino, basta ti prego.
    La voce tremolante ma risoluta di Veronica sedò del tutto la rabbia di Domino, spostando su di sé l'attenzione della guerriera, sorpresa da quell'iniziativa coraggiosa improvvisa. Sembrava che Veronica avesse percepito la rabbia di Domino che cresceva, e anche Adam avrebbe probabilmente sentito la spada della donna risuonare assieme a quelle parole aspre, come se la sete di giustizia potesse trasformarsi in pura furia. Invece tutto scomparve di colpo appena Veronica si fece avanti. I suoi occhi erano leggermente lucidi per via delle parole dure espresse da Adam, e dalla risposta ancora più spietata di Domino. Tuttavia, non esitò a dire la sua, cercando di mantenere comunque un tono pacato, serio quanto quello che aveva sfoggiato poco prima. Portò la mano sul cuore e parlò, tenendo le dita aperte.
    E' vero. Gli esseri umani nascono col seme del male nel loro cuore. Anzi, non solo loro, qualsiasi essere vivente è incline alla distruzione, all'egoismo, alla sofferenza. Basta poco per far crescere l'albero oscuro che alberga nei nostri cuori e il mondo che ci circonda non fa che alimentarne i frutti corrotti. E' inevitabile. Per ogni mostro che distruggiamo, ne nascerà uno nuovo, questo cerchio non si può interrompere, non con la mera violenza almeno. Ma non è questo che siamo. Non più.
    Il piccolo pugnetto di Veronica si strinse di colpo sul cuore, alzando la voce per rendere il suo discorso più ispirato, perdendo qualche goccia cristallina dagli occhi ma senza piangere, sfoggiando uno sguardo risoluto e coraggioso.
    Noi non siamo più gli inquisitori, i Crociati, gli esorcisti della chiesa! Noi siamo i Portatori di Luce. Noi non spezziamo le tenebre noi condividiamo la speranza che abbiamo nel cuore negli arti. Noi non vogliamo sradicare quell'albero nero coscienti che ne cresceranno di peggiori, noi vogliamo sanarlo in modo che i suoi frutti diventino rigogliosi e possano essere condivisi con gli altri. Il nostro obbiettivo non è distruggere Vidocq... il nostro obbiettivo è aiutare chi potrebbe finire sua vittima. Questo mondo è malato, ma non è ancora marcito del tutto. Noi non lo distruggeremo, ma lo cureremo.
    Detto questo Veronica si zittì, assaporando il momento solenne rendendosi conto ben presto che la sua uscita avrebbe generato un silenzioso imbarazzo, cosa che di sicuro l'avrebbe fatta arrossire di colpo, portandola ad abbassare lo sguardo paonazzo e giochicchiare con gli indici toccandoli come se fossero cavi scoperti della corrente.
    O almeno... ci proviamo no?
    Domino si sciolse del tutto, sfoggiando un sorriso divertito e sereno, sistemandosi il cappello e assumendo un'aria più amichevole. Si voltò verso Adam, cercando di fargli capire le sue ragioni. Adesso poteva vedere la domino cosciente e generosa, non quella furiosa e aggressiva.
    Capisci ora? E' per lei. Forse noi siamo mostri che stanno distruggendo il mondo, ma lei è pura e non è l'unica. ne nasceranno altri puri come lei, e quando calpesteranno queste lande marce io mi assicurerò di aver fatto pulizia come si deve. Il futuro, ecco per cosa vale la pena combattere. Non per chi chiede aiuto ora, non per quei bastardi che credono di poter fare quello che vogliono. Il futuro Adam.
     
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    Si credeva pronto a sostenere il disprezzo di Domino, poiché aveva intuito che la guerriera non sarebbe stata né dolce né comprensiva, ma così non fu: quelle parole dure, gonfie di rabbia lo colpirono in pieno volto, come uno schiaffo. L'accusa che gli rivolse, la stessa che si era più volte sussurrato nelle notti più scure della sua anima, bruciò come sale su delle ferite e si chiese se lei non avesse ragione, se davvero nel suo animo non albergasse quella codardia che aveva sempre disprezzato negli altri. Ma su una cosa sbagliava, però, Domino: lui non temeva tanto i Vidocq, i grandi malvagi che si abbandonano totalmente all'oscurità, ma aveva il vero terrore degli altri, di quella legione di persone comuni che abbracciavano una malvagità grigia, meschina, senza alcuno sprazzo di originalità, senza alcun abisso di crudeltà in cui lanciarsi. Una malvagità nata non dall'aver detto sì al male bensì, semplicemente, di non avergli detto di no.
    Per lui, creatura dello spirito nata dal metallo e dal sangue, che fin dal primo momento in cui aveva aperto gli occhi su quel mondo aveva saputo cosa fosse il bene e il male, quell'indefinitezza, quello sfumare di luce e ombra nell'animo dei più non lo comprendeva e lo temeva, poiché aveva capito che nessun vivente poteva dirsi al sicuro da quella confusione, da quella commistione continua tra vizio e virtù, tra crudeltà e bontà. Ma lui quel compromesso non lo voleva, non lo desiderava: o la luce o le tenebre, ma mai sarebbe diventato un grigio ipocrita incapace sia di perseguire il bene che di infliggere attivamente il male! E proprio per questo le parole di Domino bruciavano così tanto dolorosamente, perché sapeva di aver fallito, che il muro eretto con il suo disprezzo non aveva fermato il dilagare della sua mediocrità e, se stava facendo quel discorso a quelle due donne coraggiose, era proprio perché non era diverso da tutti gli altri, da tutti i codardi che pur di non mettere a rischio i loro privilegi, decidono di stare fermi a guardare e di applaudire il vincitore.
    Tale consapevolezza gli fece male e riempì anche i suoi occhi di una furia ardente, più disperata rispetto a quella di Domino, ma proprio per questo più pericolosa. Stava già per risponderle a tono, quando la piccola Veronica prese parola e parlò. Il suo discorso, conoscendo l'animo e la personalità della Papessa, non fu sorprendente ma gli toccò il cuore con una delicatezza sorprendente. Il suo volto, solitamente freddo e rigido, si ammorbidì in un'espressione stupita, quasi puerile nel mostrare uno stupore mai provato prima. Si stupì come quando conobbe All Might, quando scoprì il perché di quell'eterno sorriso, perché comprese che anche Veronica non era rimasta pura perché non aveva mai conosciuto il male, ma proprio perché l'aveva visto e forse provato sulla sua pelle, perché la sua luce era più forte di qualsivoglia tenebra. Lei non voleva bruciare il mondo per vederlo rinascere migliore, né voleva cauterizzare le ferite infette dell'umanità con il fuoco dell'odio, lei voleva donare a tutti la possibilità di sperare di nuovo in futuro migliore. La guardò colmo di ammirazione stringersi quel pugnetto al cuore e continuare a parlare malgrado i lacrimoni si affacciassero già dai suoi occhi e si sentì colmo di tenerezza per quella dolce, savia bimba quando si mostrò imbarazzata per le parole coraggiose che aveva appena pronunciato. Anche Domino condivise le sue sensazioni e la guerriera che gli parlò in quel momento non era il giudice inflessibile e furioso di prima, da lei non proveniva più quell'aura famelica che lo aveva spaventato, ma c'era soltanto una giovane donna coraggiosa e comprensiva, con un ideale che voleva seguire a ogni costo.
    Veronica... hai il raro dono di accendere la speranza anche in coloro che l'hanno persa da tempo. A Londra, qualche tempo fa, conobbi un ragazzino con un ridicolo costume da supereroe che riusciva a fare lo stesso, al punto che mi convinse a salvare una donna in pericolo.
    Cominciò a parlare senza quasi accorgersene, ormai incapace di trattenere quel fiume di parole che troppo a lungo gli aveva annegato l'anima, desideroso di aprirsi totalmente a loro anche se ne era terribilmente spaventato.
    Ripenso spesso a lei, sapete? Mi chiedo se sia tornata a casa, da coloro che ama e gli abbia chiesto perdono per i suoi sbagli e li abbia perdonati per i loro. Mi chiedo come viva, se cerchi di essere una persona migliore, più giusta, più buona o se, semplicemente, stia cercando di vivere meglio, più intensamente. Perché se qualcuno ti salva la vita, se qualcuno mette a rischio la sua esistenza per la tua... tu non puoi rimanere lo stesso di sempre, tu hai il dovere di diventare migliore, perché se non lo fai il dono che ti è stato fatto perde di significato, di senso.
    La voce virile eppure, in qualche modo, lievemente musicale di Adam aveva parlato pacatamente, quasi con delicato pudore fino a quel momento, ma verso la fine iniziò a incrinarsi, a mostrare un granello di tutta l'inquietudine, di tutta la paura che lo affliggeva.
    Non so come si chiami, non so se la incontrerò mai e avrei paura di un simile incontro. Avrei paura perché non vorrei vedere quel mio dono sprecato e sminuito da un'esistenza meschina, ma sarei ancora più terrorizzato dal vederlo rispettato. Perché se lei ha un dovere nei miei confronti, io ne ho uno nei suoi. Non puoi salvare la vita di qualcuno e continuare a vivere come hai sempre fatto, perché quel dono significa qualcosa soltanto se anche tu ti dimostri giusto, degno del gesto che hai compiuto. E io non lo sono: il solo peso di quella vita sulle mie spalle mi tormenta e mi sfibra. Vi ammiro, entrambe, perché voi sostenete tutto il peso del mondo e lo fate con un sorriso...
    E rivolse loro proprio un sorriso ma appena accennato e gonfio di amarezza. Loro, Al Might, avevano la forza, il coraggio sufficiente per essere giusti, per portare tutto il peso di quell'umanità terrorizzata e spesso impotente, ma lui? Lui già cadeva col peso della sua.
    Hai parlato di futuro, Domino, ma che futuro può essere quello in cui noi non ci saremo? Io questa luce che illumina il mondo vorrei vederla adesso, perché la mia fede nel bene non è salda come la vostra e mentre la notte cala su tutti noi non riesco a pensare all'alba che verrà, ma soltanto che adesso siamo prigionieri delle tenebre.
    Seguì qualche attimo di lungo silenzio, in cui sembrò cercare parole che gli sfuggivano prima che potesse prenderle, ma in realtà stava raccogliendo il coraggio necessario per fare una scelta, per muovere un primo passo verso una direzione, verso un estremo che lo avrebbe fatto uscire da quella mediocrità.
    Per questo, vorrei... vorrei offrirvi il mio aiuto. Sono stanco di vivere nella disperazione, nella paura e... forse, la vostra luce potrà spezzare la mia oscurità.
    Concluse, alzando il capo con decisione e guardandole entrambe negli occhi, con lo sguardo limpido e gentile di chi ha preso una decisione a lungo rinviata e adesso è pronto a prendersi tutte le responsabilità, tutte le conseguenze della sua scelta e del suo temporeggiare.
    So di essere di un insetto stecco volubile, ma ho altre qualità: la discrezione e la mimetizzazione, per esempio. Se mi concentro molto, infatti, posso sembrare una tiranide con quattro braccia... o un chitarrista molto amato dal gentil sesso.
    Il sorriso che rivolse loro era quello pieno del consueto compiacimento per una sua battuta, ma in esso brillava anche una scintilla ben visibile di gratitudine... e di speranza. Sarebbe riuscita a divampare luminosa o si sarebbe spenta al primo soffio di vento? Chi lo può sapere ma, forse, quel giorno Veronica e Domino avevano piantato un seme destinato a dare buoni frutti.
     
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    Adam non era tormentato dalla codardia, ma dal peso delle sue scelte. Sembrava che avesse imparato da poco a compierne di sua spontanea iniziativa, non era abituato, banalmente poteva essere paragonato ad un bambino che ha da poco iniziato a cucinare e non sa ancora dosare a dovere il sale, sentendo sulle sue spalle il gravoso peso di un pasto da condividere con gli altri, troppo insipido o forse troppo saporito, tutta colpa della sua inesperienza. Quando lo realizzò, Domi aprì gli occhi in maniera piuttosto sorpresa. Lo aveva immaginato un fifone, quando in realtà era semplicemente... immaturo. Timoroso forse addirittura. Sembrava un bambino troppo cresciuto ai suoi occhi ora, aveva smesso di colpo di considerarlo un adulto ma quello non era necessariamente un male. Veronica fece lo stesso, ma si ritrovò con un sorriso sul volto, sollevata dal fatto che Adam non fosse un cuore marcio da sanare, ma semplicemente un albero non ancora sbocciato che potevano coltivare assieme. Riusciva a comprendere il significato dietro il gesto di salvare qualcuno, la responsabilità che ciò rappresentava, questo era molto positivo, importante e rincuorante, visto che era un buon punto da dove iniziare. Adam non era disposto a salvare qualcuno senza assumersene le responsabilità, un pensiero nobile e ancor più nobile era il fatto che tale responsabilità lo preoccupasse. Non sentire il peso di qualcosa era un problema, problema che Domino non aveva ancora compreso davvero e che faceva impensierire molto Veronica.
    Tutti abbiamo quel dovere Adam, perché tutti abbiamo bisogno di essere salvati. E va bene così, perché qualcuno disposto a farlo ci sarà sempre.
    L'insetto stecco sembrava deciso a fare la sua parte, non era rimasto indifferente di fronte alle loro parole ma sembrava essere preoccupato da quella sua mancanza di fede, o così l'aveva definita, che gli impediva di vedere come positivo un progetto lungimirante. Tipico di chi ha bisogno di conferme pragmatiche: cercare disperatamente il risultato finale il più velocemente possibile. La loro non era un'equazione esatta, ma ancora una volta Domino fu pacata e cercò di parlare sfoggiando un sorriso risoluto.
    Adam... pensi forse che sia semplice fede? Il fatto di credere in qualcosa che potrebbe esserci in un futuro lontano? Forse quella luce non la vedremo mai nemmeno tra un milione di anni, ma questo non è un buon motivo per lasciar spegnere quella fiamma. E combattere per essa è qualcosa che puoi fare ora, vedere come la alimenti con il tuo sangue e il tuo sudore è una cosa che puoi fare ora. Non hai bisogno di fede per vedere il male distrutto ai tuoi piedi, davanti al tuo ideale. Questa non è fede, è volontà.
    Sembrava che le loro parole fossero riuscite a toccarle in qualche modo, forse Adam aveva molto da imparare sul loro stile di vita ma indubbiamente dava l'idea di essere un allievo promettente. Entrambe sfoggiarono un ampio sorriso appena il ragazzo si fece avanti, volenteroso e pieno di nuovo coraggio, Veronica ridacchiò perfino, portando le mani dietro la schiena ciondolando cercando di trattenere l'entusiasmo mentre Adam elencava le sue doti.
    Ihihihi... è un buon inizio, no?
    Domino annuì col capo, senza aggiungere altro, per poi fare strada verso l'entrata del Vaticano. Veronica la seguì immediatamente, ben disposta ad accettare la proposta di Adam e fare di lui un prezioso membro della squadra. Tuttavia, dovevano prima chiarire le sue intenzioni.
    Adam... nessuno si aspetta che tu vada fino in fondo senza qualcosa su cui contare. Se ci dimostrassi la devozione verso questa strada che ti abbiamo mostrato, potrei renderti partecipe del patto dei Portatori di Luce. E' molto importante, non indispensabile se vuoi aiutarci, ma ti darebbe molte più garanzie. Potresti proteggerti dai malvagi e curare le persone che ne hanno bisogno. Non che io voglia mettere in dubbio le tue doti di mimetizzazione o di... "chitarrista", ma immagino che potendo scegliere preferiresti poter sanare le ferite di una persona in pericolo piuttosto che aggravarle, no?
    Cercò anche lei di prendere con ironia la cosa, anche se forse il senso di "chitarrista" le stava un pò sfuggendo di mano...
     
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    "Perché tutti abbiamo bisogno di essere salvati", forse non era un concetto nuovo o non particolarmente originale, ma Adam sentì di averlo compreso davvero soltanto quando fu pronunciato dalle labbra della piccola Papessa, al punto che sbarrò per un attimo gli occhi che ormai avevano perso del tutto quella durezza gelida che li rendeva opachi, ed erano ritornati di un tenue ma limpido azzurro, e curvò le labbra in un breve sorriso soddisfatto e anche un po' divertito, come chi trova proprio davanti al suo naso un oggetto a lungo cercato. E, in effetti, fin da quando era venuto al mondo si chiedeva perché, al fondo della sua anima, sentisse quella segreta sofferenza, quel dolore lieve eppure bruciante che non lo lasciava mai e, come un tarlo nel legno, affondava sempre più in profondità dentro di lui. Per lungo tempo si convinse che era l'insofferenza del suo spirito chiamato ad abitare una prigione di carne che non gli apparteneva, che gli era aliena; poi sia corse che questo dolore era condiviso da tanti altri e che molti, troppi si lasciavano sopraffare e alla fine cadevano. Lui, però, era troppo orgoglioso per cadere e aveva guardato con orrore al momento in cui non sarebbe più riuscito ad andare avanti, tanto che prese a scappare dai pericoli, dalle scelte, dagli altri. Almeno finché la sua strada non incrociò quella di All Might e della Papessa che, tanto con le parole quanto con le azioni, gli dimostrarono che si iniziava a vivere davvero soltanto quando si cadeva e si accettava la mano tesa dell'altro, quell'aiuto inaspettato eppure tanto a lungo desiderato. Perché i propri dolori, le proprie sconfitte erano l'unico ponte possibile tra sé e gli altri, l'impalcatura di ogni legame, di ogni affetto. O, forse, non intendevano dire proprio questo, ma la mente di Adam aveva labirinti in cui anche il suo cuore, spesso, vi si smarriva... ma, chissà, forse Veronica e Domino sarebbero riuscite a trovarlo pure tra quei dedali. In ogni caso, per la prima volta da quando aveva memoria, aveva smesso di sentirsi in difetto, sbagliato: gli era stata data una chiave per comprendere ciò che, fino a un attimo prima, gli appariva incomprensibile. Gli avevano restituito se stesso, in qualche modo, e fu grato a entrambe per le loro comprensione, per la loro "fede".
    Che forse, però, avrebbe dovuto chiamare in altro modo come gli spiegò Domino: era strano, ma in tutto quel tempo non aveva mai pensato a quanto libero arbitrio gli fosse toccato in sorte, quanto la sua volontà fosse davvero sua e non influenzata dalla sua precedente natura sintetica o dagli incantesimi, dai desideri di chi gli aveva dato un corpo e la vita. Non se l'era mai chiesto, malgrado la sua inclinazione a filosofeggiare e a misurare i limiti propri e altrui, ma comprese che non vi aveva fatto buon uso, che si era lasciato sopraffare da tutte le scelte che, continuamente, gli venivano poste innanzi e che non riusciva a gestire come voleva. Fu positivo, per lui, vedere qualcuno che quando prendeva una decisione non si girava indietro a guardare quella vasta terra di possibilità ormai irraggiungibili che tanto facilmente prendono il nome di rimpianti, ma continuava ostinatamente a percorrere la via che aveva scelto.
    Si accorse con una punta di dispettoso stupore che rischiava sul serio di finire per ammirarle sinceramente entrambe, fin quasi all'idealizzazione ma il modo di fare teneramente infantile di Veronica lo riscosse e gli permise di dare un aspetto più terreno a quelle che, se non stava attento, rischiava di vedere come dei veri e propri angeli. In effetti la risatina della Papessa poteva ben essere assimilata a un coro angelico... o ai gorgheggi di un uccellino felice, in ogni caso prese a seguirle mentre lo guidavano all'interno del Vaticano, preparandosi a quella visita con ben altra disposizione di spirito rispetto a prima.
    Mi onorate, Papessa e spero di non deludervi se vi rispondo che al momento non mi sento pronto a un simile passo: se, come avete detto, la strada che mi avete mostrato è quella che mi troverò a percorrere, sarò più che lieto di diventare un membro del vostro Patto.
    Rispose dopo averci pensato qualche attimo, comprendendo che una volta fatta quella scelta, non avrebbe più potuto tornare indietro. L'irrevocabilità di tale decisione, per un attimo, gli diede una vertigine e comprese che non era affatto pronto a un passo del genere: le avrebbe aiutate, però, al meglio delle sue possibilità riguardo la storia delle tre donne e, nel caso ciò l'avrebbe convinto di aver finalmente trovato il Faro da seguire, non avrebbe esitato a diventare anch'egli un Portatore di Luce.
    E, in realtà, la mia mimetizzazione non è poi gran cosa: rischio soltanto di subire le attenzioni indesiderate dei disinfestatori. Quanto alla chitarra... certi "concerti" è meglio non farli in pubblico...
    Incredibile a dirsi, ma anche un orgoglioso come Adam sapeva fare dell'autoironia, soprattutto quand'era di buonumore, il problema però era lo stesso delle consuete battute: lui e l'umorismo erano due rette parallele che non si incontravano mai. Fortunatamente(?), però, lui era del tutto ignaro di ciò e comparve il solito sorriso sornione e soddisfatto che esprimeva tutta la sua soddisfazione per la "vis comica" di cui faceva ampio sfoggio appena possibile... sparì in un lampo, però, nell'essersi accorto della malizia che aveva usato senza neppure volere verso la fine: si sentì letteralmente gelare il sangue nelle vene e rivolse il suo sguardo verso Domino, nella speranza che la donna non avesse sentito nulla.
    Allora, ditemi Papessa, visto che vi siete presa l'onere e l'onore di farmi da cicerone, cosa intendete mostrarmi adesso?
    Chiese direttamente alla piccina, con tono gaio, anche se con una lieve fretta: quella che gli dava la necessità di cambiare discorso prima che una Domino arrabbiata potesse terrorizzarlo a morte. Beh, per essere l'inizio di una probabilmente lunga collaborazione non era andata così male: Domino non lo aveva ancora picchiato. Almeno per il momento.
     
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    Un'altra risposta poco entusiasmante, era davvero difficile riuscire a cogliere un momento in cui Adam sfogava qualcosa di paragonabile alla sua umanità, dava come l'idea di essere interessato a qualcosa di specifico ma non a tutto quello che lo circondava. Un comportamento abbastanza singolare, che non accendeva sospetti o terribili presagi nel cuore di Veronica, mentre d'altro canto era più che sufficiente per mettere all'erta Domino. La guerriera pensò in un primo momento che avrebbe dovuto metterlo alla prova, poi però ripensò al modo in cui si erano conosciuti: aveva già avuto un assaggio delle sue capacità belliche e non serviva un altro spietato giudizio. Lui sarebbe indubbiamente stato n buon aiutante ma le battaglie serie sarebbero rimaste nelle mani di Domino. L'unico sollievo che la ragazza col cappello poteva concedersi era la consapevolezza che a quel punto Veronica sarebbe stata costretta ad ascoltarla, restandosene in disparte come supporto logistico evitando di mettersi nei guai. La piccoletta non perse l'entusiasmo e decise di accompagnare Adam in un piccolo tour delle aree pubbliche del Vaticano, partendo dalle imponenti mura che proteggevano i cittadini di quel peculiare paradiso terrestre, arrivando anche ai musei che rappresentavano un'esperienza suggestiva, passando per alcuni corridoi importanti piuttosto popolati non solo di vita ma anche di singolarità difficili da vedere. I vestiti che portavano gli impiegati di quel luogo rispecchiavano il classico tenore di vita sacro che contraddistingueva quei luoghi, misto al progresso e alle necessità che comporta il dover lavorare a stretto contatto con forze difficili da controllare.
    A questo punto temo si sia fatto tardi... forse abbiamo abusato fin troppo della tua pazienza Adam.
    Concluse Veronica, oramai giunti praticamente al punto di partenza. Era stata una giornata interessante per Adam, poco ma sicuro, anche se le ragazze non gli avevano mostrato neanche il più banale dei segreti di quel luogo era sicuramente un buon inizio Fortunatamente non avevano incrociato Selfaril oppure rischiavano di dare vita all'ennesima scenata poco incoraggiante. Magari avrebbero rimandato conoscenze più particolari alla prossima occasione. Domino si fece avanti, posizionandosi tra l'insetto stecco e Veronica, sfoggiando uno sguardo un pò più serio.
    Da qui proseguo io, vostra santità. Lo accompagnerò fuori assicurandomi che non ci siano incidenti.
    La formula solenne di Domino non sembrava molto rassicurante ma Veronica sapeva che in quelle situazioni non doveva assolutamente contraddirla. quindi annuì col capo tenendo le mani giunte in preghiera all'altezza del petto, rivolgendo un ultimo saluto ad Adam sfoggiando un sorriso frettoloso.
    Grazie, Adam. Ci vediamo presto...
    Fatto questo, Domino avrebbe compiuto un cenno col capo indicando ad Adam l'uscita, precedendolo ma restando a pochi passi da lui così da non perderlo di vista a livello sensoriale. Domino sembrava particolarmente calma in quel momento, eppure la grossa spada alle sue spalle dava l'idea di fissare direttamente Adam e mugugnare qualcosa di rozzo e grottesco, sembrava quasi un animale in gabbia che sbavava di fronte ad una possibile preda, uno spettacolo terrificante perfino per un homunculus.
    Non lo fai solo perché una ragazzina ti ha sorriso vero? Tu ci credi davvero in qualcosa... Adam? Sai io sono dell'idea che perfino nel male ci sia qualcosa di positivo... ovvero la presa di posizione. Questo è molto importante. I malvagi che hanno la capacità di scegliere di loro spontanea iniziativa e darsi un obbiettivo concreto hanno in qualche modo il mio rispetto. Quelli che invece si lasciano semplicemente influenzare dagli eventi invece... non li sopporto proprio. Tu chi sei Adam? Uno che prende una posizione... o uno che si fa piegare dal vento?
    Non si voltò mai nemmeno per un istante, né per rimproverarlo, né per cambiare tono. La sua domanda era in qualche modo sia enigmatica sia cristallina allo stesso tempo. Aveva conosciuto l'Adam combattente e soprattutto l'Adam con la battuta triste in canna. Ora però doveva conoscere l'uomo che sarebbe stato al suo fianco in quella missione, e che all'occorrenza avrebbe protetto anche Veronica.
     
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