Ashtar sbuffa roteando gli occhi alla voce di quell'altro, provava una certa empatia verso quel guerriero che approfittava del fatto che lui stesse parlando per scavare ignorandone la voce. La voce di Ashtar nonostante il momento di tensione rimaneva invece calda, pacata, prendendosi tutto il tempo di formulare la sua frase. <infatti mi chiedo se non sia uno spreco, sinceramente fino ad ora non mi hai fatto una buona impressione. I miei erano solo consigli, forti o meno i problemi vanno prima di tutto evitati, solo se capitano nonostante tutto risolti.> Rimaneva quindi ad osservare la scena, quel colosso che scavava non sembrava amare più di tanto i comandi del piccoletto, ed anzi si dimostrava perfino reticente a compiere quanto gli è dovuto, Asthar sospira e digrigna leggermente i denti assottigliando lo sguardo verso il piccoletto per poi volgere il suo sguardo verso il guerriero che sembrava dover per forza affrontare. <non so cosa ti succeda, ma credimi... odio vederti obbligato al rispondere a quei comandi.> Ad una prima analisi sembrava un colosso forte fisicamente, contrastarne la forza dovrebbe essere l'ultima cosa che Ashtar si dovrebbe trovar a fare, le placche simile al metallo parevano indicare invece una grossa resistenza per quel che si poteva definire particolarmente efficace in corpo a corpo. Il suo saluto arrivò notando che nonostante tutto mantenesse una certa coscienza e poteva decidere almeno il modo con cui eseguire l'ordine, forse perché non specificato diversamente ed opponeva comunque una resistenza. Al momento il controllore del sangue non poteva farsi troppe domande su chi fosse l'essere che stava dietro quei due, qualcuno in grado di comandare entrambi con una sorta di dominio assoluto sul guerriero. Quando il guerriero si volse verso di lui infilò il bastone nella cintura, sicuramente un opzione migliore dell'utilizzarlo per fargli il solletico, sempre che non lo soffrisse, ma era un rischio che non voleva correre. Osservò il guerriero utilizzare il proprio potere, e di certo il fatto che ne avesse uno con quelle caratteristiche fisiche si poteva dimostrare un problema in modo maggiore rispetto a quanto pronosticato, sapeva di non essere abituato ai lunghi combattimenti, e strategicamente avrebbe dovuto porre in qualche modo un rimedio a quello stato delle cose, ma ci stava già lavorando da tempo, il sigillo sulla spalla destra infatti era un chiaro segno di un semplice rimedio per questa sua pecca, come il guerriero aveva modificato il suo braccio Ashtar reagì con un movimento che sembrava quasi unico, posizionando le braccia orizzontalmente sembrava quasi intenzionato a prendere in pieno il colpo che il guerriero voleva infliggergli, la realtà era però un'altra. I segni chiari lungo le sue mani erano in realtà le porte del sangue, fulcro del suo potere; Quella sulla sua mano destra si apri completamente mentre l'avambraccio si rigonfiava, quella sulla sinistra invece si aprì facendone fuoriuscire una lingua lunga una ventina di centimetri, poco prima di entrare entro la portata del fendente del suo avversario, Ashtar sforzo la sua energia facendo fuoriuscire un getto di sangue verso il guerriero, lo stesso liquido scarlatto forse non sarebbe stato abbastanza forte da fermarlo, ma quasi sicuramente abbastanza per togliergli la visuale il tanto che bastava. Dal braccio sinistro quasi in contemporanea partirono rapidamente un intreccio di fasci melmosi, diretti verso il muretto li vicino. Il movimento laterale verso lo stesso sarebbe stato quindi molto più rapido, dato che il braccio avrebbe trascinato Ashtar, puntando a portando rapidamente sopra il muro stesso. Una volta sopra si sarebbe quindi chinato portando la mano a contatto con la superficie del muretto, pronto a scattare nuovamente. Il lungo braccio che usciva dalla sua mano sinistra permaneva con la base ben salda alla mano stessa. <siete realmente sicuri di quello che state facendo? siete così forti da non valutare nuove leve? ve lo ho detto, voglio quella lanterna, ed in un modo o nell'altro io ottengo sempre quello che voglio> Parlava ad entrambi, ma in realtà era al piccoletto che si stava rivolgendo, vedere il guerriero comandato oltre la sua volontà, oltre i suoi desideri e dover tenere a freno quello che sentiva e provava, non potendolo sfogare appieno gli dava un certo fastidio, lo allontanava fin troppo dalla perfezione che considerava essere.