My lady - Storia di una cameriera e della sua giovane padrona

Sottomissione - Lesbo

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  1. Elle2012
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    Eccomi qui, come promesso, con una delle storie che, almeno dal mio sondaggio, sembra essere tra la tipologia delle più richieste.
    Per ora pubblicherò solo il primo capitolo ma conto, entro la settimana prossima, di inserire la versione completa ... confesso che a differenza della precedente qui non c'è un vero e proprio intreccio alla base, ho seguito un po' il mio istinto e quindi, alla fine, sarà una raccolta delle esperienze della nostra bella protagonista a Casa De Medici. La storia è ambientata ai giorni nostri, anche se all'interno di una famiglia di stampo nobiliare e aristocratico.
    Sono ansiosa di leggere i vostri commenti!

    Elle2012






    Capitolo I – Il mio arrivo a Casa De Medici


    Il mio ingresso presso l’imponente villa in stile vittoriano in cui da oggi in avanti lavorerò non è esattamente dei migliori.
    Troppo impegnata a guardarmi attorno a occhi sgranati, e a chiedermi come possa fare Tom, il maggiordomo, a respirare con quell’orribile completo nero addosso, non mi rendo nemmeno conto del gradino presente all’ingresso e precipito malamente sul pavimento in marmo dell’atrio.
    Un’entrata di tutto rispetto che, francamente, temo potessi fare solo io in un’occasione del genere. Eppure, per qualche strano motivo, tra tutte le figlie della mia famiglia, da sempre educate a servire le migliori casate nobiliari del paese, l’unica e sola erede della Famiglia De Medici ha scelto proprio ME affinché le facessi da cameriera personale.
    Non Anna, con quell’aspetto da baciata del destino in grado di far cadere ai suoi piedi chiunque, non Elena, con i suoi risultati perfetti nell’istituto per maggiordomi e inservienti, né tantomeno Arianna, la più professionale ed esperta di noi quattro.
    Me.
    L’impacciata, goffa e perennemente timida Giada. Non possiedo nessuna delle qualità delle mie sorelle. Non sono bellissima, diciamo nella media, e il mio unico vanto sono due profondi occhi color lapislazzuli, unica eredità della nostra ormai deceduta madre. Non ho mai avuto voti eccezionalmente alti, e non perché non mi impegnassi. Né possedevo quella professionalità tanto ricercata in questo ambiente.
    Sospiro appena, facendo per rialzarmi quando una voce delicata ma autoritaria non mi pietrifica sul posto: “Se davvero desideri vivere qui, sappi che quando qualcuno sporca questi pavimenti poi li deve anche ripulire.”, fece.
    Alzo lo sguardo, sgranando sorpresa gli occhi quando mi trovo a osservare quella che sembra in tutto e per tutto un angelo sceso in terra.
    Alessandra De Medici è, decisamente, la creatura più bella su cui abbia mai posato lo sguardo. Boccoli dorati le cadono morbidamente sulle spalle, mettendo in mostra il suo fisico magro ma dai tratti delicati e perfettamente armonici, mentre gli occhi sono due gemme verdi serie e impassibili. La carnagione sembra fatta di ceramica, mentre indossa degli eleganti pantaloni in piega color beige, con un dolcevita bianco e dei monili in oro e diamanti e decorarle il collo e i polsi.
    “Va pure, Tom. Mi occupo io della nostra ospite.”, afferma, concedendo un lieve cenno del capo al maggiordomo che si affretta quindi a compiere un inchino impettito e scomparire nel cortile.
    Mi affretto ad alzarmi, rossa in viso mentre cerco di dire: “M-mi dispiace, non era mia intenzione cadere e …”
    “Ti ho forse concesso di parlare?”, mi blocco, mentre lei scende tranquillamente dalla scalinata frontale che da accesso ai piani superiori. Mi osserva, prima di raggiungermi in silenzio e alzarmi il capo, squadrandomi come se stesse valutando una merce particolare: “Non so cosa ti abbiano insegnato in accademia, ma qui ai servitori non è concesso di dire nulla a meno che non sia stato loro espressamente richiesto. Chiaro?”
    Annuisco con forza, senza sapere esattamente come comportarmi. È una situazione così nuova che non ho la minima idea di cosa dire e ho il terrore che, qualsiasi cosa faccia, possa finire col peggiorare ulteriormente quel primo incontro già abbastanza imbarazzante.
    “Devi dire <si, signorina>.”, osserva, guardandomi con disprezzo.
    Subito mi affretto a rispondere, rossa in volto: “S-si, signorina.”
    Sorride lievemente, prima di dire: “Ci dovremo lavorare, balbettare in questo modo, per una cameriera di Casa De Medici, non si addice per nulla.”, osserva, prima di iniziare a girarmi attorno. Mi mordicchio il labbro, tesa, mentre mi squadra in silenzio. Quando il suo sguardo si sofferma decisamente troppo sul mio fondoschiena, non posso fare a meno di schiarirmi nervosamente la voce: “E-ehm …”
    “C’è qualche problema?”, chiede, alzando lo sguardo divertita.
    Io mi affretto a scuotere il capo: “N-no, signorina … è solo che …”, la sua mano mi afferra possessiva il sedere, facendomi sussultare nervosa. “E’ solo che ... ? Non sai che protestare alla tua padrona è maleducazione?”, la sua voce mi raggiunge l’orecchio in un sussurro, mentre la mano non smette di massaggiarmi il fondoschiena.
    Sento la mente svuotarsi, mentre il mio cervello si azzera di colpo, impedendomi di muovere anche solo un muscolo e lasciandomi completamente impotente di fronte a lei.
    “M-mi spiace … non lo farò più.”, cerco di giustificarmi, mentre le lacrime iniziano a premere per uscire.
    Alessandra sorride leggermente, prima di stringermi con forza il gluteo e dire: “Bene, ma ora meriti una punizione. Lascia qui i bagagli … è l’ora del the.”, afferma, guidandomi quindi a passo deciso attraverso i corridoi della villa.
    Io la seguo a capo chino, senza più osservare i tappeti rossi e oro, le colonne in marmo o le piante esotiche poste a decorare le pareti che ci corrono al fianco. Mi introduce all’interno di una grazioso e soleggiato salotto, prima di accomodarsi in una delle poltrone e farmi cenno di servirle da bere.
    Mi affretto a ubbidire, versando il the in una delle tazze quando improvvisamente alza la gamba, insinuandomi il piede sotto la gonna e spingendo autoritaria la punta contro le mie mutandine.
    Colta alla sprovvista, sussulto, versando il the sul pavimento in marmo e guadagnandomi in tutta risposta una sua occhiata di rimprovero. Prendo uno strofinaccio, cercando di sistemare alla bell’e meglio il disastro appena compiuto quando lei mi afferra il polso. Nei suoi occhi vedo uno scintillio divertito, mentre afferma: “No … hai fatto questo macello da sola. Quindi se vuoi pulire dovrai usare la tua lingua.”
    Avvampo, incerta su cosa fare e osservandola paralizzata. Con la mia lingua? Veramente? Possibile che facesse sul serio?
    Lei alza un sopracciglio, prima di dire con un sorriso: “Suvvia, vuoi davvero questo lavoro, oppure no?”
    Ripenso alla mia famiglia. Non posso deluderli, la nostra è una tradizione che mandiamo avanti da secoli e se mi facessi cacciare probabilmente infangherei quella nomea perfetta. Inoltre, poi nessuno avrebbe più voluto prendermi come domestica di famiglia.
    Deglutisco, iniziando ad abbassarmi e leccando silenziosamente il the. Per fortuna, i pavimenti lucidi della stanza diminuiscono almeno in parte il senso di disgusto, mentre lei si abbassa e inizia nuovamente a insinuare la punta della scarpa sotto la gonna e tra le mie gambe.
    Mi fermo, mentre lei sorride: “Tutto bene? Non mi sembra di averti detto di fermarti.”
    Sento la punta premere attraverso le mutandine, e la pressione aumenta improvvisamente quando mi vede tentennare. Sento il volto in fiamme, mentre quel corpo estraneo si struscia contro di me provocandomi brividi bollenti attraverso le membra caldissime e un rivolo umido inizia a colarmi tra le gambe.
    Chiudo gli occhi, pregando con tutta me stessa che quella situazione termini il prima possibile, quando la sento chinarsi sulla mia schiena, una mano che si insinua sotto la gonna e tocca silenziosamente le mie mutandine ormai umide. Il suo fiato incontra il mio collo, mentre sussurra: “E questo cosa sarebbe? Non sarai mica quel genere di pervertita a cui piace farsi maltrattare dagli altri …”
    Io scuoto il capo, con forza, mentre le lacrime iniziano a imperlarmi gli occhi e il senso di umiliazione mi invade.
    Vorrei negare, negare con tutta me stessa ma … come potrei? Sento le mutandine umide contro il palmo della giovane, che continua ad accarezzarmi languida mentre cerco di ignorare il calore che mi invade il corpo.
    Lei sorride, divertita: “Sappi che, d’ora in avanti, se desideri veramente servirmi dovrai imparare a convivere con questo genere di cose. Ti tratterò esattamente come merita una serva, sarai la mia schiava. Capito?”
    “S-si …”, balbetto, rossa.
    Uno schiaffo deciso mi colpisce il sedere, mentre lei chiede: “Si cosa?”
    “S-si, padrona.”, mi affretto a correggermi, mentre le sogghigna appena. “Brava. Come premio, ora ti darò ciò che desideri.”
    Prima che possa rendermene conto mi costringe a voltarmi, mettendomi di schiena e alzandomi la gonna. Si piazza quindi tra le mie gambe, sorridendo appena e spingendo un dito contro le mie mutandine, nel punto esatto in cui sono più umide: “Qui sembri davvero accaldata. Che ne dici se ti aiuto?”
    Deglutisco appena, arrossendo di botto prima di dire: “V-voi non … volete sul serio … io …”
    Mi sorride, divertita, avvicinando il suo volto al mio. L’odore di vaniglia emanato dal suo corpo mi avvolge, impedendomi di muovermi mentre sussurra, divertita: “Suvvia. Hai fatto la brava, quindi meriti un premio.”, le sue labbra sfiorano le mie, in un soffio, mentre prosegue, “E’ meglio che ti abitui. Qui è così che funziona. Se ti comporti bene, mi assicurerò che ogni tua necessità venga soddisfatta al meglio. Se invece fai la cattiva …”, gemo appena, sentendo la sua mano torcermi aggressivamente un capezzolo, “… riceverai la giusta punizione.”
    “S-si, padrona.”, affermo appena, mentre lei sorride soddisfatta, calandosi tra le mie gambe.
    Un grido roco mi esce di bocca, quando sento la sua lingua umida lambire la mia vagina attraverso il sottile strato di stoffa di quelle mutandine ormai umide. Lei ridacchia appena, scostandole e iniziando a leccare languidamente il clitoride, che subito inizia a irrigidirsi e arrossarsi mentre fitte di piacere mi percorrono il corpo.
    Sento la mente svuotarsi, mentre il ventre mi va in fiamme e i miei fianchi si muovono quasi d’istinto contro la bocca di lei. Tremo, disperata, mentre questa miriade di sensazioni mi travolge come un fiume in piena e lei mi infila un dito dentro, senza tuttavia smettere di leccare il mio clitoride.
    Gemo appena, annaspando in cerca di aria, mentre continua a muoversi e le sue mani incontrano il più punto più profondo e sensibile.
    “Qui?”, chiede appena, toccandomi in profondità e costringendomi a gridare di piacere.
    Io annuisco, incapace di spiccare parola mentre lei sorride e mi mordicchia divertita il clitoride. Ormai sono al limite, sento che sto per perdere la testa e il fatto che ora mi stia penetrando con due dita non mi aiuta affatto. È solo questione di tempo prima che …
    “A-ahhh!”, grido, perdendo il controllo.
    Un getto di un liquido e trasparente e denso mi esce da dentro, schizzando malamente sul volto di lei che si ritrae di scatto, osservandomi prima sorpresa e poi furiosa.
    Crollo a terra, annaspando nel tentativo di riprendere fiato e ignorando completamente lo sguardo di fuoco che mi lancia. Osserva disgustata i liquidi che senza nemmeno volerlo le ho praticamente squirtato sul volto, quindi si protende su di me. Ed è quando mi trovo di fronte la sua espressione furiosa che mi rendo improvvisamente conto del fatto che, probabilmente, ora è arrabbiata.
    Mi prende per i capelli, costringendomi ad alzare il capo e osservarla mentre cerco di scusarmi e lei, furiosa, ringhia: “Si può sapere come osi? Sporcare in questo modo la tua padrona … forse mi sbagliavo. Non meriti affatto di essere premiata.”, osserva, strizzandomi un capezzolo e facendomi gemere di dolore.
    Sbuffa appena, prendendo un collare e mettendomelo al collo, prima di ordinarmi: “Visto che a quanto pare non sei adatta a fare la serva, penso proprio che per punizione oggi sarai la mia cagnolina. Spogliati, è ora di cena.”
    Sgrano gli occhi, incapace di credere a quelle parole mentre lei sorride soddisfatta sopra di me.
     
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    Gli eventi a mio parere si sono svolti un po' troppo velocemente. :zizi:
    Comunque mi ha divertito e il finale di questo primo capitolo promette bene. Leggerò volentieri i prossimi.
    Grazie. :oml:
     
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    Molto carino. :ahse: Non ho capito se ha un seguito o no, nel caso seguirò volentieri gli sviluppi.
     
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    Capitolo due....subito XD :patt:
     
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  5. Elle2012
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    Eccomi con il secondo capitolo, sto scrivendo anche il terzo, che conto di concludere in serata e posso già anticipare che saranno quattro o cinque in totale.
    Detto questo, spero che il nuovo capitolo sia di vostro gradimento e per qualsiasi osservazione sarò ben felice di rispondere alle vostre domande!

    Elle2012






    Capitolo II – Con i panni di una cagnolina


    Mentre Alessandra mi costringe, nuda, a percorrere i corridoi a gattoni per arrivare nella sala da pranzo, non posso fare altro se non abbassare il capo, arrossendo disperata mentre cameriere e maggiordomi mi sfrecciano accanto impassibili.
    Evidentemente, da come non sembrano affatto sorpresi di fronte al mio pietoso spettacolo, deve essere chiaro che non è la prima volta che la loro signorina si diletta in passatempi del genere.
    Eppure, questo non mi facilita minimamente le cose. Anzi … sentire i loro sguardi su di me mi fa sentire solo più indifesa e umiliata, mentre lei mi costringe a precederla e ogni tanto mi incita ad andare più veloce colpendomi con la punta del piede la vagina ormai umida e fradicia di umori.
    Raggiungiamo la sala da pranzo, un ampio salone fornito di una tavolata rettangolare già perfettamente imbandita, su cui lei si accomoda a capotavola. Mi fa cenno di accomodarmi sotto il tavolo, sorridendo appena e concedendomi un grattino dietro l’orecchio: “Ecco … questo è il posto che più si addice a una maialina spruzza-liquidi come te. Rimani qui e fai la brava … se mi annoio, ti chiederò di farmi godere, ma fino ad allora stai ferma e buona, ok?”
    Quando faccio per rispondere, lei mi posa un dito sulle labbra, sorridendo: “Ora sei una cagnolina, quindi per farmi capire che hai compreso devi abbaiare, chiaro Giada?”
    Arrossisco di botto, incapace di dire alcunché. Abbaiare? Lei sorride, strizzandomi il sedere con aria minacciosa, prima di ridire: “Chiaro?”, non posso fare altro che abbaiare, in risposta.
    Lei pare soddisfatta, perché subito torna tranquilla.
    Arrivano le prime portate, assieme a una ciotola in argento che mi posa di fronte. E’ piena di latte e non posso fare a meno di osservarla, interrogativa: veramente vuole che mi metta qui a bere come un cane? Lei sorride: “Questa è la tua cena, su … bevi.”
    Deglutisco, annuendo appena e abbassandomi per leccare timidamente il liquido, mentre lei annuisce soddisfatta e inizia a mangiare il suo antipasto. Mentre proseguo, cercando di raccogliere più latte possibile con la lingua, improvvisamente lei si sfila la scarpa e mi porge il piede.
    Non so cosa voglia che faccia con esattezza, ma quando me lo spinge contro la bocca non posso fare altro se non iniziare a leccarlo voluttuosamente. La pelle di lei è morbida, sa di vaniglia, mentre mi spinge contro e mi costringe a leccarne ogni centimetro, senza tuttavia smettere di mangiare.
    Improvvisamente, sento una scossa di desiderio bollente attraversarmi le membra.
    Non so per quale motivo con esattezza, ma mi sento il corpo in fiamme, come se avessi un incontenibile bisogno di fare sesso. Sento delle fitte orribili percorrermi la vagina mentre cerco di trovare un po’ di soddisfazione stringendo le gambe.
    Quando, poi, ritira il piede nelle ballerine, sento il desiderio raggiungere un picco assurdo.
    Alessandra sorride, osservandomi da sopra il tavolo e accarezzandomi divertita una guancia: “Ohhh, a quanto pare la mia pozione speciale inizia a fare effetto, vero?”
    Mi immobilizzo, osservando di riflesso la ciotola.
    Possibile che ci avesse messo qualcosa?
    La guardo, disperata, mentre il corpo cerca attenzioni e i capezzoli schizzano su come vulcani sul punto di esplodere. Sento di essere sul punto di perdere la testa, e il fatto che lei sia li a ridersela senza fare nulla non mi aiuta per niente.
    “Che c’è?”, mi fa, con un sorriso, “Non vuoi toccarti?”
    Io gemo appena, allargando le gambe e iniziando a penetrarmi disperatamente, quando lei mi blocca. “Ehhh, no. Non vorrai mica fare le tue cosacce dove nessuno ti può vedere, vero?”, chiede, divertita, prima di farmi cenno di salire sul tavolo.
    “Forza, mi piace osservare un bello spettacolo mentre ceno.”, osserva. Io la guardo, tesa, mentre osservo perplessa la schiera di camerieri e inservienti che non smette di fare avanti e indietro per la stanza.
    Tuttavia, non posso oppormi e alla fine non ho altra scelta se non salire sul tavolo, mettendomi di fronte a lei in ginocchio e con le gambe larghe. Lei continua a sorseggiare la propria zuppa, senza tuttavia smettere di osservarmi interessata mentre inizio a smanettarmi disperatamente la figa umida e completamente aperta.
    Sento il corpo in fiamme, e gli occhi di lei su di me non possono non causarmi fitte di piacere, al punto che senza nemmeno rendermene conto mi ritrovo a gemere come una dannata. Muovo il bacino avanti e indietro, ormai incurante dei presenti e concentrata solamente sulla miriade di sensazioni che mi percorrono il corpo come un uragano. Il bisogno di venire mi avvolge, impendendomi di pensare lucidamente e portandomi al limite.
    Quando sento di esserci quasi, lei si sporge, impedendomi di proseguire mentre io gemo frustrata.
    Alessandra sorride: “Sei in punizione, ricordi? Quindi, a meno che tu non ammetta qui, di fronte a tutti, di essere una gran pervertita e di volere qualcosa di ENORME che soddisfi le tue stupide voglie, allora non ti permetterò di venire. Capito, Giada?”
    “Ma io …”
    Mi schiaffeggia una natica, ripentendo: “Vuoi venire, no? Ebbene, questo è l’unico modo che ti permetterà di farlo. Scommetto che sei così su di giri che non ti accorgerai nemmeno dell’imbarazzo.”
    Scuoto il capo, con forza.
    Tutto, ma questo no. Non con tutte quelle persone a guardarmi, non di fronte a lei, non in questo modo.
    Tuttavia, sento di essere al limite. Mi sento tremendamente vuota e il fatto che mi abbia fermata sul più bello mi sta facendo letteralmente impazzire. Lei sorride, chiedendo: “Quindi, hai qualcosa da dire?”
    Non posso.
    “I-io … sono una pervertita.”, affermo, in un soffio.
    Lei mi sfiora appena la vagina, senza tuttavia penetrarmi. Sento la mente sciogliersi, mentre alza un sopracciglio: “Scusa? Non ho sentito bene. Suvvia, mettici più enfasi.”
    A quel punto non posso più trattenermi.
    “I-io … sono una pervetita!!!”, grido, il volto in fiamme mentre gli inservienti mi osservano freddamente, “Sono un’inutile porcellina che ha una voglia disperata di venire. Ti prego padrona, dammi qualcosa. Voglio sentirmi piena!”
    Lei sghignazza, prima di fare un cenno e uno dei maggiordomi. Questo le porge un vassoio, e per poco non cado dal tavolo nel vedere il dildo enorme che vi è posato sopra. Grosso, gonfio, saranno trentacinque centimetri buoni e nel vederlo non posso fare a meno di bagnarmi ancora di più. Alessandra sorride, seguendo il mio sguardo: “Ti piace il tuo nuovo giocattolino?”
    Annuisco, incapace di dire altro.
    Quindi lei lo prende, infilandomelo dentro in un colpo secco e azionando la vibrazione automatica.
    Grido, mentre il piacere mi colpisce l’utero e mi costringe a muovere i fianchi, riprendendo il ritmo da poco interrotto.
    Lei sorride appena, iniziando a muovere con decisione quella cosa a dir poco enorme al mio interno. La punta, grossa e umida dei miei umori, colpisce ripetutamente la bocca del mio utero, mandandomi fitte di piacere incontenibile attraverso le membra e impedendomi di pensare lucidamente: il mondo mi sembra ormai distante, ovattato, specialmente quando l’altra sua mano va a toccarmi il clitoride.
    Ormai nuovamente al limite, non posso più trattenermi e vengo,urlando come non ho mai fatto prima. Un fiotto trasparente esce nuovamente dal mio corpo, mentre fitte di piacere mi attraversano facendomi crollare sul tavolo a gambe orribilmente larghe e aperte.
    Questa volta lei sembra preparata, perché mi posiziona un bicchiere tra le gambe e lascia che i miei liquidi lo riempiono. Spegne quindi la vibrazione del dildo, lasciandomi intontita e tremante, il corpo ancora incapace di riprendersi da quell’esperienza mai provata prima.
    Alessandra sorride, avvicinandosi silenziosa al mio fianco e facendo cenno ai presenti di sparecchiare il tavolo e lasciarci sole, quindi si sporge verso di me, sfiorandomi assorta il ventre piatto mentre chiede, divertita: “Allora, porcellina … come ti senti adesso?”
    Cerco di riprendermi, ma ho ancora il fiato corto e non riesco nemmeno a parlare, mentre lei mi porge silenziosamente il calice in cristallo in cui ha raccolto i miei umori: “Bevi.”, ordina, autoritaria. Io la osservo, scioccata e perplessa, quindi lei ridacchia appena, torcendomi nuovamente un capezzolo a costringendomi a guardarla direttamente negli occhi: “Non vuoi essere punita, vero?”
    Io deglutisco appena, prendendo il calice mentre lei mi spinge a berne il contenuto in un sorso. È il mio sapore quello che sento contro il palato, un sapore dolce e salato al tempo stesso, dalla consistenza densa e viscida. Mi cade bollente nella gola, sporcandomi il labbro e colando sul collo, mentre lei scuote il capo: “Piccola cagnolina, non sai proprio bere senza sbrodolarti, eh?”, quindi mi prende di nuovo per il collare, precedendomi in silenzio e dicendo, con un sorriso, “Forza, è ora della passeggiata.”

    Ormai, dopo lo spettacolo umiliante che mi aveva costretta a dare nella sala da pranzo, avevo pensato che non sarei mai potuto cadere più in basso di così.
    Invece ora, mentre mi trascina decisa attraverso il magnifico giardino della tenuta, non posso fare a meno di ricredermi. Anche se non ci troviamo in un luogo pubblico, essere costretta a gattonare nuda così, all’aperto, mi fa sentire se possibile ancora più debole, umiliata e sottomessa.
    Abbasso il capo, mentre mi guida attraverso le alte siepi intagliate a mo’ di creature esotiche, i roseti traboccanti di boccioli colorati e gli alti alberi di limone in fiore. Quindi si dirige verso un grazioso gazebo in legno bianco, dalla forma ottagonale e con stralci di rampicanti che ne risalgono le assi, mentre fiori gialli, rosa e arancioni ne decorano i rami. È una bellissima struttura, al cui interno spiccano tre divanetti, bianchi anch’essi, attorno a un tavolino da the su cui spicca un forziere bianco.
    “Bene … ora, che ne dici di terminare la tua trasformazione in cagnolina?”, mi chiede, sorridendo appena prima di legare il collare alla gamba del tavolino a dire, “Ora a cuccia.”
    Non posso fare altro che obbedire, lo sguardo che saetta nervoso per il giardino, nel terrore che qualcuno possa vedere lo stato pietoso in cui sono finita.
    Alessandra sorride, aprendo il forziere ed estraendo, per prima cosa, un cerchietto con delle orecchie da cane sulla cima. Ridacchia, facendomelo indossare, per poi indietreggiare appena e osservarmi pensierosa: “Mmmhhh, manca ancora qualcosa.”
    Io non posso fare altro che rimanere immobile, osservandola dal basso verso l’alto mentre lei schiocca le dita, ordinandomi: “Trovato! Mettiti a gattoni, voglio vedere per bene il bel culetto che ti ritrovi.”, io sospiro appena, assecondandola e chiudendo gli occhi mentre alzo il mio fondoschiena verso di lei.
    Sono così imbarazzata e tesa che non mi rendo nemmeno conto di ciò che era sta estraendo dallo scrigno, ossia un plug-in anale con attaccata una coda da cane. Lungo una decina di centimetri, è comunque troppo grosso per il mio fondoschiena ancora vergine e anche se sento qualcosa di umido e denso colarmi sul buco non posso trattenere un urlo sorpreso quando sento quel corpo estraneo entrarmi dentro.
    “A-ahhh!”, mi lascio sfuggire, mentre uno schiaffo autoritario mi raggiunge la natica.
    Sento quel corpo estraneo stringersi tra i miei muscoli anali, facendosi strada al mio interno mentre lei osserva, severa: “Sei un cagnolino, ora. Ricordi? E i cani guaiscono.”
    Gemo appena, cercando disperatamente di accontentarla con un lieve “Bau” in risposta. Lei sembra soddisfatta, perché si accomoda su una poltrona e mi consente di salire al suo fianco. “Brava cucciola … ora, visto che sei già venuta due volte di oggi, che ne dici di soddisfare la tua padrona?”, chiede.
    Divento bordò, mentre lei si toglie rapidamente i pantaloni in piega e gli slip, allargando le gambe e spingendo il mio viso contro la sua fessura. Sgrano appena gli occhi, notando come sia già incredibilmente umida, quasi fradicia: rossa e aperta, sembra quasi pulsare mentre lei mi spinge a procedere.
    Tentenno per un istante, incerta.
    Non ho mai avuto un’esperienza simile con un’altra donna prima di oggi, e quindi non so esattamente come muovermi. Quando tuttavia lei tira irritata il collare non posso fare altro che immergere la lingua al suo interno, facendole sfuggire un gemito lieve ma soddisfatto.
    “Ahhh, così cucciolina. Prenditi cura della tua padrona.”, sussurra, accarezzandomi dietro l’orecchio mentre continuo a leccarla.
    Ha un sapore diverso da quello dei maschi con cui sono uscita, è più delicato e femminile, ma non per questo meno piacevole. Il suo clitoride è abbastanza grosso, specialmente tenendo conto che non è ancora teso, e quando lo prendo in bocca, succhiando, lei sospira appagata. “Brava … li, piccola.”, sussurra, mentre sento quel piccolo pezzo di cerne tendersi e arrossarsi.
    Incoraggiata da quello spettacolo, e con la mia vagina che inizia a inumidirsi a mia volta, non posso fare a meno di penetrarla leggermente con un dito. Il suo interno è bollente e sembra quasi pulsare, mentre lei muove i fianchi sulla mia bocca.
    Mi stringe i capelli possessiva, facendomi quasi male, mentre lentamente i gemiti si fanno più intensi: “Cielo … ahhh, brava. Così … succhia piccola, succhia bene e la tua padrona ti darà un bel premio!”, geme, mentre aggiungo un dito, e poi un altro ancora.
    È uno spettacolo magnifico, unico. Non mi sarei mai immaginata che un angelo simile, quasi fosse caduto dal cielo, potesse godere così tanto per le mie attenzioni e questo mi fa sentire quasi come una dea in terra.
    Alessandra è bellissima, unica e … mia. In questo momento, coi capelli che le avvolgono il capo e gli occhi languidi di lussuria, mi rendo conto di volerla troppo e senza preavviso mi sporgo su di lei. Guaisco appena, premendo la mia fessura umida contro quella di lei che sgrana appena gli occhi, prima di scoppiare a ridere: “Cielo, Giada. Non pensavo ti saresti sciolta così in fretta. Va bene … considerati onorata, puoi strusciarti contro la tua preziosa padrona. Solo per oggi però.”
    Ormai intontita, mi muovo disperatamente contro di lei.
    Sento i nostri clitoridi unirsi, il suo è gonfio e grosso, e mi stimola in un modo tale che non posso resistere a lungo.
    Veniamo nello stesso istante, le nostre grida appagate che riempiono il giardino mentre, infine, crollo tra il suo seno sodo e abbondante col corpo ancora caldo e tremante.
     
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    Peccato che non hai un pg per il gdr altrimenti con le nostre pg faremmo cose simili XD. Grandioso racconto , grazie :fior:
     
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    CITAZIONE (Bj met clock @ 10/6/2018, 20:26) 
    Peccato che non hai un pg per il gdr altrimenti con le nostre pg faremmo cose simili XD. Grandioso racconto , grazie :fior:

    Ehhh, ci sto pensando in effetti.
    E' che leggendo il regolamento mi sembra, anche se forse sbagliato, un po' complicato.
    Comunque spero di concluderla il più presto possibile così da iniziare a inserire anche gli altri progetti che ho in mente ;)
     
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    Bello, complimenti.
     
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    Puoi sempre farti un pg base, solo per le giocate hard, anche perché il regolamento é complicato per quel che riguarda i combattenti, per i semplici giocatori devi solo scrivere la storia il background aspetto fisico e cose normali. Poi potrai mettere la casa in cio vive il tuo pg (sempre se vuoi fare una casa XD).
    Mi piacerebbe avere l'occasione di giocare con la sorella dotata o ritrovarmi ad una cena con la cagnetta e la sua padrona XD il mio pg avrebbe la sua padrona e se si eccita, il mio pg diviene una futa dominante ben attrezzata XD. Dai, spero di leggere e darti una mano con le tue schede pg
     
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  10. Elle2012
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    CITAZIONE (Bj met clock @ 10/6/2018, 20:41) 
    Puoi sempre farti un pg base, solo per le giocate hard, anche perché il regolamento é complicato per quel che riguarda i combattenti, per i semplici giocatori devi solo scrivere la storia il background aspetto fisico e cose normali. Poi potrai mettere la casa in cio vive il tuo pg (sempre se vuoi fare una casa XD).
    Mi piacerebbe avere l'occasione di giocare con la sorella dotata o ritrovarmi ad una cena con la cagnetta e la sua padrona XD il mio pg avrebbe la sua padrona e se si eccita, il mio pg diviene una futa dominante ben attrezzata XD. Dai, spero di leggere e darti una mano con le tue schede pg

    Allora facciamo così ...
    Io ora cerco di finire il terzo capitolo, poi magari mi creo una scheda pg (non è un problema, nel senso che ho giocato in vari gdr).
    Poi magari potremmo fare qualche bella role.
     
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    Ti rispondo cosi--> :gokumg:

    Sia per il terzo capitolo che per la scheda.
    Hai qualche idea per il soggetto pg?
     
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  12. Elle2012
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    CITAZIONE (Bj met clock @ 10/6/2018, 20:55) 
    Ti rispondo cosi--> :gokumg:

    Sia per il terzo capitolo che per la scheda.
    Hai qualche idea per il soggetto pg?

    Guarda, io ho una qualità.
    Ossia che sono aperta a tutto ... in base a come mi gira posso interpretare qualsiasi genere di pg.
    Quindi fai prima tu a dirmi che pg avresti in mente e come vorresti giocartelo ;)
     
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  13. Elle2012
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    Ecco anche il terzo capitolo!
    Ho inserito qualche altro personaggio ... spero che possa essere di vostro gradimento.

    Elle2012






    Capitolo III – L’harem in punizione


    Alessandra rientra silenziosamente nella villa, tenendomi sempre per il collare e osservandomi divertita mentre la seguo a capo chino.
    Subito dopo averla fatta venire, mi ha costretta a camminare per parecchio attraverso il giardino, sculacciandomi ogni volta che mi fermavo per la stanchezza e costringendomi a leccarla quando il caldo minacciava di far emergere le sue voglie.
    Tuttavia, il momento più imbarazzante era giunto quando alla fine, inevitabilmente, avevo sentito il fortissimo impulso di fare pipì. Senza sapere cosa fare, e consapevole che parlando avrei solo scatenato le sue ire, avevo cercato inutilmente di trattenermi, stringendo le gambe fino a quando lei non si era resa conto del mio bisogno. E poi mi aveva ordinato di alzare la gamba, facendola contro un albero e affermando che, in quanto cagnolina, era proprio così che avrei dovuto liberarmi.
    Io, alla fine, ormai al limite, non avevo potuto fare altro se non assecondarla. Con le lacrime agli occhi avevo alzato la gamba, di fronte allo sguardo divertito di lei, svuotandomi completamente la vescica contro un albero li vicino.
    Con ancora il corpo gocciolante di pipì, mi aveva quindi condotta nuovamente verso la villa.
    Ormai, dopotutto, iniziava a essere tardi ed era ora di andare a letto.

    La scena che mi si presenta di fronte quando faccio il mio ingresso nell’ampia stanza da letto della mia padrona mi fa letteralmente impietrire sulla soglia.
    Alessandra sorride, alle mie spalle, accarezzandomi dolcemente il capo e seguendo il mio sguardo.
    Legate al letto, coi polsi saldamente bloccati sopra la testa e la bocca imbavagliata, vi sono due bellissima giovani che non devono nemmeno essere troppo più grandi di me.
    La prima sembra essere la più grande e possiede una bellissima chioma color fiamma che la ricade in morbidi boccoli sulle spalle. Respira in modo affannato, le gambe larghe mentre due vibratori decisamente grossi continuano a stimolarle entrambi i buchi.
    La seconda invece deve essere più giovane e ha i capelli tinti di una graziosa sfumatura azzurro cielo mentre un tatuaggio a forma di farfalla le decora l’inguine. Gli occhi sono socchiusi, mentre i capezzoli sono intrappolati da alcuni pinze.
    Sento il piede di Alessandra spingere sul mio fondoschiena, spingendomi a entrare nella stanza mentre chiude la porta.
    Mi guida sopra al letto, avvicinandosi all’azzurra e sorridendo divertita, prima di strizzarle con decisione il clitoride. Un gemito roco esce dalle labbra della giovane, causandomi una scarica di adrenalina che mi percorre tutta la spina dorsale fino al bassoventre.
    “Ecco qui le tue compagne.”, fa Alessandra, osservando con un sorriso le due che, disperate, cercano di liberarsi dalla morsa ferrea delle corde, “Stamattina mi hanno fatta veramente arrabbiare, così questa è la loro punizione. La rossa si chiama Sara mentre questa piccolina è Ginevra.”, spiega, accarezzandole il capo.
    Deglutisco con forza, cercando di non guardare le loro vagine ormai umide e abbassando lo sguardo.
    Alessandra scoppia a ridere, prima di portarsi alle mie spalle e costringermi ad alzare il mento. I miei occhi incontrano i loro, umidi e coperti di lacrime, mentre lei mi sussurra: “Queste piccole porcelline hanno disobbedito al mio ordine di astinenza, quindi ora meritano una punizione. Ovviamente … questo non è abbastanza.”, osserva divertita la loro espressione supplice, prima di alzarsi e porgermi un frustino.
    Lo prendo, impallidendo di botto mentre lei incrocia le braccia: “Bene … che ne dici di insegnare loro un po’ di educazione?”
    Mi blocco, incapace di credere alle mie orecchie. Seriamente vuole che usi quell’attrezzo con loro?
    Le guardo, incontrando i loro occhi disperati, prima di dire in un sussurro: “Ma io … n-non …”, un ceffone mi colpisce il fondoschiena, facendomi gemere di dolore mentre mi spiego in due. Sento il suo peso contro il mio sedere, mentre si spinge contro di me schiacciandomi sul materasso e mettendomi in una posizione di naturale svantaggio. “Vuoi forse fare la loro stessa fine?”
    Scuoto il capo con forza, quando sento uno schiaffo colpirmi direttamente il clitoride. Grido, mentre lei dice: “Rispondi!”
    “No, padrona!”, grido, disperata.
    Lei sembra soddisfatta, perché annuisce facendomi cenno di procedere. Si avvicina alla rossa, togliendole il bavaglio e liberando le sue fessure dai vibratori.
    Quella geme disperata, sussurrando: “P-padrona … l-la prego, n-non lo f-faremo più.”, lei sorride in risposta.
    Mi avvicino mentre la padrona costringe la rossa a voltarsi, mettendo in mostra il fondoschiena scoperto. Alessandra mi guarda: “Forza … procedi.”, io deglutisco in risposta.
    Osservo combattuta la rossa, che trema impotente.
    Infine lo faccio. Alzo il frustino e, in un movimento fluido, lo calo sul sedere della giovane che sussulta gemendo appena con le lacrime agli occhi mentre la mia padrona sorride.
    Alessandra ride, divertita: “Ohhh, Giada … non sapevo ti piacessero queste cose! Bene … che ne dici di punire ora questo culetto cattivo?”, la vedo alzarsi e quando torna mi immobilizzo.
    Tiene in mano degli slip a cui attaccato vi è un grosso fallo finto, simile a quello di un cavallo.
    La guardo incredula, mentre balbetto: “C-cosa … n-non vorrete che …”, Alessandra sorride, facendomi indossare quella cosa e puntandone la cappella contro il fondoschiena della rossa che si irrigidisce. “Ohhh, si … voglio proprio che tu glielo metta dentro.”, afferma.
    Io scuoto il capo.
    Tutto, ma questo no.
    Questo coso deve essere grosso di e no una quarantina di centimetri, non oso nemmeno immaginare cosa succederebbe se lo mettessi dentro … mi blocco, sentendo qualcosa pungermi il collo.
    Quando mi volto, vedo una siringa porgere dalla mia pelle e improvvisamente un’ondata di eccitazione irrefrenabile mi travolge.
    Sento la testa girare, la vista si appanna mentre fatica a ragionare. Sento solo un bisogno irrefrenabile di farlo, e prima che me ne renda conto sto infilando quel coso enorme dentro Sara.
    Un grido mi raggiunge in lontananza mentre la mia padrona mi penetra da dietro col manico del frustino.
    Non riesco a trattenermi.
    “A-ahhh!”, grido, iniziando a muovere i fianchi in maniera sconnessa e brutale. Sento Sara piangere e supplicare, ma non posso fermarmi. Continuo a muovere i fianchi ansimando, senza fermarmi per un secondo e sospirando di piacere mentre sento il frustino penetrarmi da dietro.
    “Mmmhhh … ah, così … ancora. Ne voglio ancora.”, non riesco nemmeno a riconoscermi, mentre schiaffeggio con forza il fondoschiena della rossa e continuo a muovermi.
    Alessandra sorride, sporgendosi sulla mia spalla e sussurrando: “Visto? Non è male no?”
    Annuisco, senza riuscire a dire altro.
    Sento il corpo in fiamme, le membra continuano a tremare mentre non smetto di muovermi fino a quando l’orgasmo non mi travolge il corpo facendomi gridare di piacere.
    Sento la rossa gemere, mentre un fiotto liquido le esce dalla vagina andando a sporcare il letto.
    Infine, sfinita, mi accascio contro la spalla di Allessandra.
    Quando quella cosa enorme esce dal corpo della rossa, vedo il suo ano ancora aperto pulsare. Riesco quasi a vederne l’interno e non mi sorprende, visto quello che le ho appena fatto.
    “Brava cucciola … ora riposati. A Ginevra ci penso io.”, mormora Alessandra, spingendomi contro il seno di Sara.
    Sono così distrutta che non riesco nemmeno a oppormi e crollo tra quella quinta abbondante, cercando di nascondere il volto contro di lei mentre la mia padrona si alza.
    Ora è Ginevra a sgranare gli occhi, cercando di divincolarsi disperatamente mentre Alessandra le gira attorno con sguardo famelico. Sembra un fiera pronta a balzare addosso alla propria preda, bellissima e letale al tempo stesso.
    Le toglie il bavaglio, mentre quella trema incapace di spiccare parola. Io e Sara osserviamo la scena impotenti eppure, mentre spingo il mio corpo contro il suo in cerca di un minimo di calore e conforto, non posso fare a meno di notare come la sua fessura sia bagnata.
    Proprio come la mia.
    Che ci piaccia o meno, ormai siamo completamente succubi del fascino della nostra padrona e non riusciamo a distogliere lo sguardo.
    Stringo le gambe, cercando di reprimere il desiderio.
    Alessandra sorride, togliendo le pinze dai capezzoli dell’azzurra e accarezzandole teneramente l’interno coscia.
    “Sei stata molto cattiva stamattina. Ti avevo detto di non farlo, ma hai deciso di disobbedirmi … sapete che potete accoppiarvi solo quando lo dico io eppure avete deciso di fare di testa vostra.”, mormora, percorrendole il ventre con un dito.
    “E ora dovrò punirti.”, sospira, prima di alzarsi e prendere una telecamera portatile e accenderla. La appoggia su un mobile, puntando direttamente sull’azzurra che la guarda perplessa e spaventata. “Ricordi quando venisti qui a lavorare? Quando ti portai in macchina a fare un giro mostrasti per la prima volta la tua perversione.”
    Ginevra impallidisce di botto, mentre io guardo la scena perplessa. Non capisco di cosa stia parlando, ma quando Alessandra prende un grosso clistere colmo di un denso liquido bianco capisco subito cosa abbia intenzione di fare.
    “P-padrona … p-per favore …”
    “Suvvia … sono sicura che questo bel filmino farà molto successo su internet.”, gli occhi di Alessandra scintillano diabolici.
    Infine, come nulla fosse, inserisce la punta del clistere nel fondoschiena dell’azzurra. Un gemito roco le esce dalle labbra, mentre il liquido inizia a entrarle dentro e la spinge a mettersi col sedere all’aria, in perfetta mostra di fronte a noi.
    Sento una scarica di adrenalina percorrermi le parti intime e senza rendermene conto mi stringo maggiormente alla rossa che, si riflesso e ormai libera dalle corde, mi avvolge le braccia attorno alla vita.
    Alessandra intanto se la prende con calma.
    Il liquido entra silenziosamente nel corpo di Ginevra, il cui ventre inizia a sembrare gonfio mentre immerge il volto nei cuscini cercando di soffocare i singhiozzi.
    Poi, tutto finisce.
    La padrona estrae il clistere.
    Osserviamo incredule il corpo di lei.
    Sembra davvero sofferente, la pelle è imperlata di sudore mentre si sforza di tenerlo dentro, eppure da come il suo buco sta pulsando è chiaro come sia al limite.
    Alessandra sorride, prendendo la telecamera e puntandola contro di lei. Quindi, senza alcun preavviso, le schiaffeggia il sedere.
    Deglutisco, mentre in un’esplosione di liquido bianco l’azzurra perde il controllo sul proprio sfintere facendolo fuori uscire in un gemito strozzato. Infossa il viso nel cuscino, soffocando i singhiozzi e l’umiliazione mentre termina di svuotarsi in una serie di schizzi.
    La risata di Alessandra è il solo altro suono che si sente nella stanza, mentre continua a riprendere l’umiliazione della ragazza.
    Dopo qualche istante, apparentemente soddisfatta, abbassa la telecamera e la spegne.
    “Bene, direi che per oggi abbiamo finito. A nanna adesso.”, la guardo incredula, quindi spegne le luci.
     
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