L'ultima possibilità

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  1. samurai_girl
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    L'ultima possibilità

    Mi chiamo Michela e ho 21 anni. Come tutti i ragazzi della mia età ho tanti sogni e progetti, ma pochi soldi per realizzarli. Sono stata educata sapendo che se voglio ottenere qualcosa devo guadagnarmelo, quindi dopo qualche lavoretto saltuario e mal pagato, ho iniziato a spedire curricula e a fare ogni tipo di colloquio di lavoro. Qui sono iniziate le delusioni: le mie domande non ricevevano risposte e le mie speranze di avere un lavoro che mi garantisse uno stipendio scesero quasi a zero. L’unico occasione mi fu offerta da una ditta che vendeva prodotti finanziari. L’accordo era questo: avevo 30 giorni di prova in cui dovevo, tramite il “porta a porta”, chiudere almeno 20 contratti con nuovi clienti. Se ci fossi riuscita sarei stata pagata discretamente e avrei ottenuto un nuovo contratto della durata di un anno, se fallivo non sarei stata assunta e avrei ricevuto una misera quota fissa di pochi euro.
    Non avendo altre prospettive accettai.
    Come spesso accade in questi casi i primi contratti che riuscii a far firmare furono siglati dai miei genitori, dai nonni e dal mio ragazzo. Erano tutti consapevoli che i prodotti che vedevo erano quasi una truffa, ma volevano aiutarmi a superare l’ostacolo di questi fatidici 30 giorni. Dopo questi facili successi iniziali le cose si fecero molto più dure: giravo per 12 ore al giorno suonando i campanelli di mezza città, vestita col mio nuovo completo grigio (giacca corta e pantaloni aderenti), scarpe eleganti (ma tremendamente scomode), camicetta bianca e foulard colorato per darmi un tocco di brio. I capelli castani lunghi e mossi, la frangia e gli occhiali dalla montatura spessa mi facevano assomigliare un po’ all’attrice della serie “New Girl”, Zooey Deschanel, e non mi dispiaceva, avevo l’aria da secchiona ma anche da brava ragazza un po’ ingenua, incapace di rifilare una “sola” ai clienti. Nonostante tutto il mio impegno i risultati tardavano però ad arrivare, ricevevo parecchie porte sbattute in faccia se non addirittura insulti e improperi. Riuscivo a stento a presentarmi e piano piano il mio sorriso iniziò ad uscire con sempre maggior difficoltà. Un giorno, circa a metà del mio periodo di prova, suonai alla porta di un uomo tra i 40 e i 50 anni, elegante e di bell’aspetto. Il signore, che abitava in una casa che mostrava il suo benessere economico, mi invitò ad entrare, pareva interessato! Io mi sedetti al tavolo in vetro del salotto e inizia a illustrare gli incredibili vantaggi dei prodotti che offrivo, lui non diceva una parola, mi guardava attentamente ma non sembrava che mi stesse davvero ascoltando. Alla fine del mio discorsetto gli misi sotto al naso il contratto da firmare e la penna. Lui non la sfiorò nemmeno e iniziò a farmi complimenti sul mio bel modo di esprimermi e sulla mia eleganza. Lo lasciai fare, a me interessava solo la sua firma. I suoi discorsi si fecero sempre più ambigui e allusivi, finendo per dichiarare che avrebbe firmato solo se io mi fossi dimostrata particolarmente “gentile” con lui. Senza pensarci due volte mi alzai, presi in fretta le mie cose e senza troppe cerimonie dissi che non capivo cosa intendesse dire e, scusandomi, me ne andai. L’esperienza mi aveva scossa un po’, mi era capitato di ricevere proposte allusive dai ragazzi, ma mai da dei perfetti sconosciuti e in un contesto come quello.
    Il mio disagio e il mio imbarazzo per quell’episodio sfumarono nelle ore successive, passate a suonare i campanelli di tutta la via. Crebbe però la frustrazione per quel numero ancora enorme di contratti non firmati che mi pesavano nella borsa come macigni.

    Nei giorni successivi le cose non andarono meglio e, alla soglia dalla scadenza del mese di prova, avevo ancora 8 contratti in bianco. Nel mio ultimo giorno di tentativi mi ritrovai a passare di nuovo per la via elegante dove abitava il tizio che mi aveva sconvolta con le sue allusioni, decisi di riprovare a suonare alla sua porta, forse avrei trovato la moglie, o forse magari mi ero addirittura sbagliata, fraintendendo le sue parole ed esagerandone il significato.
    Fu nuovamente lui ad aprire e quando mi vide un largo sorriso di soddisfazione gli si dipinse sul volto. Mi fece di nuovo entrare ed accomodare al tavolo di vetro. Mentre ripetevo il mio discorsetto come la volta scorsa lui si sedette sul divano, si capiva che non mi stava ascoltando mentre i suoi occhi mi fissavano come quelli di un lupo che ammira l’agnello che sta per divorare. Cercai di incrociare il suo sguardo il meno possibile (anche se era contrario alle tecniche di vendita che ci avevano insegnato) e lo alzai dal tavolo solla alla fine per sollecitare una sua risposta.
    “La volta scorsa sei scappata via…ti ho spaventata?” disse con tono fintamente dolce e premuroso.
    “N-no Signore, ma…ma mi sembrava che lei non fosse interessato ai prodotti che offrivo…”
    “Sono interessato, sono interessato eccome…ad acquistare la merda che vendi!”
    Mi irrigidii e sentii il sudore che mi scendeva sulle tempie, stavo di nuovo per alzarmi e andare via quando lui disse:
    “Quanti contratti ti mancano per avere successo nel periodo di prova?”
    La domanda mi fece trasalire, sapeva in che situazione mi trovavo? Non pensavo fosse esperto di questi tipi di lavoro. Mentire non aveva senso, ero tornata li per fargli firmare un contratto, non per scappare di nuovo.
    “Otto!”
    “E quando scade il termine?”
    “Domani.”
    “Mmmmh…sei nei guai allora!”
    Non risposi, i miei occhi tornarono a fissare la superficie trasparente del tavolo.
    “Te li firmo io, tutti e otto!”
    Alzai lo sguardo, mi sentii avvampare…
    “Però…però questa volta non farò giri di parole: te li firmo tutti e otto se tu scopi con me, adesso!”
    Fu come essere colpita da un pugno in pieno volto, non c’erano stati fraintendimenti o esagerazioni, lui voleva arrivare li fin da subito e io ero tornata a dargli una seconda possibilità…però la sua offerta mi avrebbe…mi avrebbe permesso di superare l’ostacolo dei 30 giorni, quello per cui io, i miei genitori, i miei nonni e il mio ragazzo avevamo fatto tanti sforzi. Ma perché pensavo questo? La sua ipotesi non era nemmeno da prendere in considerazione…io…io…ho una dignità, e sono fidanzata, amo il mio ragazzo. Però tra un’ora potrei essere a casa, con tutti i contratti firmati in borsa…No! No! Non era possibile…io…mezz’ora, un incubo di mezz’ora, da nascondere, da dimenticare, che mi avrebbe dato in cambio tutto quello che avevo desiderato nell’ultimo mese. I miei parenti sarebbero stati raggianti, il mio ragazzo fiero e io avrei ottenuto il lavoro, dovevo solo chiudere gli occhi e il cuore per 30 minuti e poi dimenticare tutto.
    Non avevo mai sentito quella voce dentro di me, una voce disperata, pronta a tutto, capace di passare sopra a qualsiasi cosa pur di ottenere il suo scopo. Non pensavo che dentro di me ci fosse qualcosa di simile e non volevo cedere, tentai un ultima resistenza.
    Mi alzai in piedi e feci un passo verso la porta.
    “N-no…io non sono così, non faccio queste cose…sono pure fidanzata!” Dissi queste cose a lui ma in realtà le dicevo a me stessa.
    “Come vuoi, sta a te: se vuoi otto contratti firmati sai cosa devi fare, se no quella è la porta e buona fortuna!”
    Si alzò in piedi e senza aspettare la mia risposta iniziò a sbottonarsi la patta dei pantaloni.
    A quel punto sarei dovuta fuggire subito, non lo feci e ogni secondo che passava dava forza quella voce disperata dentro di me mentre tutte le altre voci si fecevano silenziose. Lui non disse più nulla, si limitò a tirare fuori il suo pene già indurito e a guardarmi. Mi avvicinai, pareva impossibile che fossi riuscita a muovere quel primo passo ma l’avevo fatto, l’avevo fatto davvero, il secondo e il terzo furono più facili.
    Mi inginocchiai davanti a lui, aprii la bocca e iniziai ad avvolgere il suo pene con le labbra. I miei movimenti erano rigidi, bruschi e sicuramente poco seducenti. A occhi chiusi cercai di non pensare a nulla ma l’immagine del mio ragazzo mi tormentava. Lui diceva che ero brava a fare i pompini e io mi arrabbiavo arrossendo, in effetti però avevo imparato qualche trucchetto per farlo impazzire. Senza nemmeno accorgermene avevo iniziato a giocare con la lingua e con i denti, il tipo mi accarezzava la testa e dopo un iniziale silenzio ora mormorava qualche parola di incoraggiamento.
    “Sei brava allora…lo sapevo che sotto sotto eri davvero una zoccoletta!”
    A quelle parole mi fermai e lui ne approfittò per uscire dalla mia bocca e risedersi sul divano abbassandosi i pantaloni.
    “Non penserai di aver finito vero? Questo valeva al massimo un contratto…e se non sbaglio tu ne hai otto da firmare…togliti i pantaloni, la giacca e quel ridicolo foulard!”.
    Ubbidii, lui mi fece avvicinare, mi abbassò gli slip e, afferrandomi le natiche mi fece sedere a cavalcioni sopra di lui. Ora la punta del suo pene sfiorava la mia vagina.
    “Sei bagnata! Cazzo se sei bagnata!”
    Era vero, il mio stupore era pari al suo per quella cosa incredibile di cui non mi ero nemmeno accorta. Oltre allo stupore però io provavo vergogna, lui invece era divertito ed eccitato. Senza preavvisi mi strinse a se e iniziò a penetrarmi.
    Io restavo ferma, seduta a cavalcioni su di lui che sotto di me spingeva con forza avanti e indietro. Io avrei voluto rimanere ferma ma i suoi colpi mi facevano saltare sue giù, gli occhiali mi rimbalzavano sul naso scivolando fino alle narici. Con un colpo secco delle mani fece saltare i bottoni della camicetta e mi abbassò il reggiseno. La mia terza abbondante sobbalzava al ritmo delle sue spinte, i miei seni sbattevano l’uno contro l’altro in un movimento rotatorio.
    Non saprei dire quando ho iniziato a gemere, ad un tratto mi accorsi che ogni sua spinta mi causava un fremito, un fremito di piacere.
    “Stai godendo eh maialina…che vacca che sei!”
    Non ascoltavo più le sue parole, poteva dirmi di tutto ormai, non sarebbe mai stato grave come quello che io avrei detto a me stessa finita quella giornata…ma in quel momento non ci pensavo…stavo godendo, inutile nasconderlo, tanto valeva continuare a godere.
    I miei gemiti salirono d’intensità fino a diventare delle vere e proprie grida, non ebbi nemmeno il tempo di accorgermene che venni travolta da un orgasmo come raramente avevo provato.
    Lui rideva, mi fece alzare e mi tolse di dosso gli ultimi vestiti, io lo lasciai fare, ero una bambola senza volontà. Mi fece piegare a faccia in giù sul tavolo, vedevo il pavimento in trasparenza sotto di me mentre il mio seno si schiacciava sulla superficie fredda del vetro. Lui mi strofinò il cazzo su e giù tra le natiche mentre me le schiaffeggiava leggermente. Poi mi penetrò di nuovo. Entrava in profondità dentro di me, dove nessun’altro, nemmeno il mio ragazzo, era mai arrivato. Il mio fiato faceva appannare il vetro del tavolo mentre il mio corpo, strusciandoci sopra, produceva un rumore viscido e quasi osceno. Venni di nuovo urlando e lui venne subito dopo dentro di me. Tirò fuori il suo cazzo e prese la pena appoggiata vicino alla mia faccia. Firmò i contratti, tutti e otto. Li firmò così, mezzo nudo con il pene che gocciolava sperma sul pavimento. Li firmò tutti e otto mentre io giacevo ancora sdraiata sul suo tavolo sentendo il calore che aveva schizzato dentro di me che colava fuori e mi scendeva sulle cosce in lenti rivoli.
    Mezz’ora dopo ero a casa, ce l’avevo fatta dissi a tutti, avrei ottenuto il lavoro!
     
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    In cauda venenum

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    Scrivi molto bene. Grazie, bel racconto!
     
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  3. samurai_girl
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    Grazie, il tuo giudizio mi lusinga sempre molto!
     
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    Molto carino. :ahse:
     
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    I'm a h-ero.

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    Piaciuto molto anche a me. Complimenti e grazie per la condivisione °w°
     
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  6. samurai_girl
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    Grazie a tutti, siete i miei lettori preferiti
     
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    Peccato non averlo letto prima!! Racconto molto bello, scritto egregiamente ed estremamente coinvolgente! Complimenti bravissima :pon:
     
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  8. samurai_girl
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    CITAZIONE (Asintoto @ 31/5/2019, 22:49) 
    Peccato non averlo letto prima!! Racconto molto bello, scritto egregiamente ed estremamente coinvolgente! Complimenti bravissima :pon:

    Grazie per il commento. Forse questo è uno dei racconti che mi ha colpita di più mentre lo scrivevo. La tematica vuole suscitare emozioni contrastanti come quelle della protagonista.
    Spero di esserci riuscita.
     
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    Sem

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    Dove stanno gli zulù...

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    Ups, noto ora che ho letto e non ho lasciato un commento.
    Monello Sem! Non si fa :nosa:
    Come al solito, racconto veramente bello, scritto (ma che lo dico a fare?) veramente bene e con un'ottima trama. Bravissima! :fior:
     
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  10. samurai_girl
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    Grazie, troppo gentile :cuor:
     
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    Vive la mort, vive la guerre, vive le sacré mercenaire

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    Questo me l'ero perso.
    Gradito , anche se tocca un argomento non indifferente.

    Graziee
     
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  12. samurai_girl
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    Vero, infatti è stato il più duro da scrivere, ho provato sensazioni molto contrastanri.
    Grazie per il commento.
     
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    AVATAR_DEFAULT

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    Bellissimo racconto scritto davvero bene!! ne leggerei a bizzeffe :)
     
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  14. ilfulvo
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    Bel ritmo...ho notato il crescendo nella descrizione dell'atto sessuale...molto consono ai tempi reali di un rapporto fisico...sai ben rendere a parole quello che accade nella mente e nel corpo...però vorrei darti un consiglio...per essere graffianti...per distinguerti in un percorso molto battuto devi affondare un pò di più su quello che senti....usando anche dei termini tuoi...che ti rendano riconoscibile tra milioni...la scorrevolezza occorre...ma non si deve aver fretta di concludere..anche se in questo caso l'antefatto lo prevedeva...comunque BUENA SUERTE...mi sei piaciuta
     
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  15. samurai_girl
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    Grazie del commento, dei complimenti e dei consigli.
    Ma cosa intendi quando dici "usare termini tuoi"? Non è facile (almeno per me) trovate termini originali per descrivere il sesso visto che voglio evitate i termini troppo volgari nelle parti narrate.
     
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15 replies since 14/4/2018, 16:50   1122 views
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