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Amaterasu Sakuya+1
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Il fuoco non purifica, annerisce.
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Dopo la sua piccola visita a Londra in vista dei preparativi per accogliere nuove apprendiste direttamente alla Oxford, Mercury era stata rimandata a Roma per poter essere utile ad Artemis e la Principessa, probabilmente impegnate con altri preparativi e molto distratte dal reale scopo per cui si trovavano nella città eterna: cacciare degli importanti cimeli appartenenti all'Oscurità di Umbra che potevano riportare loro un immenso potere. Essendo lei un'abile osservatrice affidavano spesso alle sue cure un simile compito, cosa che non la entusiasmava mai minimamente ma che aveva un effetto terapeutico al suo carattere altezzoso e che amava essere adulato, quindi bilanciando a dovere quei sentimenti si prestava volentieri ad una simile ricerca. Anche perché la maggior parte delle volte indagare e ottenere simili cimeli significava limitarsi ad osservare ed aspettare, senza dover necessariamente interagire con nessuno. Cosa che odiava categoricamente. Purtroppo, quella non era la sua giornata fortunata. In piedi in mezzo a quel giardino circondata da statue e persone, Mercury si sentiva totalmente pietrificata, rigida come uno stoccafisso, con i pugni chiusi e la testa immobile, con solo gli occhi scuri che si muovevano a destra e manca con fare circospetto. Non passava inosservata, era vestita al suo solito con quegli abiti vistosi che lasciavano poco spazio all'immaginazione delle sue forme e l'ampio cappello che celava il suo sguardo distaccato, lasciando i lunghi capelli scendere dietro la sua schiena. perché si trovava ad una mostra di statue? Semplice: in passato era prassi comune nascondere all'interno di statue o opere d'arte dei cimeli che ne aumentassero non solo il valore ma anche il fascino, in modo che le persone potessero essere più spinte ad acquistarli o semplicemente che fosse un regalo di gradimento per Re e sovrani. Da canto suo, Mercury aveva una sua personalissima interpretazione dell'arte: doveva essere mutevole, ordinata ma imperfetta, capace di migliorarsi in eterno. Come la magia: una fiamma che a alimentata nella giusta dose e che può diventare sempre più luminosa senza mai trovare un vero limite, restando mutevole, magari anche distruttiva perché no, in fondo nulla al mondo è destinato a durare in eterno, quindi perché privarsi di uno spettacolo notevole? Quindi dal suo punto di vista, una forma d'arte come la pittura o la scultura era semplicemente imperfetta, utile per immortalare qualcuno magari e mostrargli riconoscimento, ma niente di davvero meritevole quanto un incantesimo ben studiato, capace di creare qualsiasi cosa col suo innesco. Qualsiasi cosa e niente allo stesso tempo.
Non ci troverò proprio un bel niente qui...
Roma l'aveva delusa fino a quel momento, sapeva di star portando avanti una ricerca difficile e molto noiosa, ma a quanto pare tutti i cimeli più belli, antichi e potenti erano già stati razziati da chi aveva competenza nel settore, e a streghe come lei non restavano che le briciole. Doveva rassegnarsi: non avrebbe mai trovato il cimelio giusto per risvegliare un oscurità più profonda nel suo cuore, sarebbe sempre rimasta dietro a Midna che nonostante le sue umili origini l'aveva superata in quanto strega. I molti studi di Mercury non avevano portato a nulla, non perché priva di talento ma semplicemente perché forse... priva di una vera scintilla. Rassegnata ma incapace di esternare un sentimento del genere con un semplice sbuffo, Mercury socchiuse gli occhi, abbassando il capo e il cappello sugli occhi, visibilmente delusa da sé stessa, per poi afferrare al volo con le sue affusolate ed abili mani una coppa di champagne molto costoso, che sfuggì del tutto allo sguardo del cameriere. Un simile servizio in occasioni così mondane non mancava mai, e quella poteva essere una buona soluzione per seppellire i suoi pensieri negativi, in assenza di Zelda e la sua miracolosa cioccolata..
