Sweet cruelty

[X Hyperion]

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    Varie note galleggiavano in aria, rilassando la mente e il pensiero di chi ascoltava. Un teatro enorme ospitava diversi artisti e diverse persone influenti. Sul palco, vi era una donna dalla fluente chioma azzurra, che fluttuavano sopra la sua testa come se fosse dentro l’acqua, la donna vestiva un vestito blu scuro; fasciava perfettamente la parte superiore, mettendo in risalto il seno prosperoso, questo si stringeva in vita per poi allargarsi dolcemente fino ai piedi. Una fascia azzurra, con i lati dorati, passava dietro le spalle di Sona, e si stringeva davanti al ventre della donna con una spilla a forma di nota musicale. Da poco sotto le spalle, partivano delle maniche larghe, blu come il vestito, ma con i contorni delle maniche dorati. Davanti a lei vi era uno strumento musicale, Etwahl era il suo nome. Rimaneva alzato da terra, in modo che le dolci dita di Sona potessero accarezzare i fili posti sopra di lui. E, a ogni nota, corrispondevano a dei fili azzurrognoli che si staccavano dallo strumento, che andavano a volatilizzarsi nell’aria. Chiunque ascoltasse la sua musica, in quel momento, si sarebbe sentito rilassato, senza che nessun problema potesse interrompere la sensazione di pace.
    L’evento organizzato era molto particolare, faceva esibire gli studenti della Sapienza e delle varie scuole insieme a degli artisti normali. Il teatro era, per l'appunto, enorme. Vi era un palco enorme, con dietro delle tende rosse, davanti invece vi era un piccolo spazio che permetteva a una orchestra di suonare, infatti insieme a suona si unì il suono di un violino di quelli, più avanti vi erano delle sedie poste in modo ordinato. Ai fianchi del palco, che si estendevano per gran parte della sala, vi erano dei piccoli soppalchi, dove le persone più importanti o con i soldi potevano permettersi. Il teatro era poco lontano dalla Sapienza, rendendo quindi poco difficoltoso il raggiungimento di tale struttura.
    Sona, mentre pizzicava dolcemente le corde, aveva gli occhi chiusi, mentre un tenero sorriso le decorava il viso, come se invece di accarezzare delle corde stesse in verità accarezzando una persona a lei cara, un bambino o un cucciolo.


    Edited by White Raven - 19/11/2016, 16:58
     
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    Una cosa che non sopportava, era quando il professore lo faceva partecipare alle attività scolastiche degli inconsapevoli solo per il gusto di vederlo distratto. Avevano ben altro a cui pensare, lui in particolare aveva tanto da fare, persone da vedere... streghe da cacciare! Eppure era rilegato in quel teatro, a fare la tipica attività extracurricolare che i studenti più forti possono sfruttare per sfoggiare le loro doti di "guardiani" per riportare all'ordine il teatro in caso fosse stato necessario. Lui quindi se ne stava dietro le quinte, ma dato che non c'erano molte possibilità che succedesse qualche guaio, era più un assistente che una guardi del corpo. Come se non bastasse, l'avevano assegnato ad una ragazza che non lo aveva degnato neanche di uno sguardo, si era dedicata unicamente alla preparazione dello spettacolo ed era salita sul palcoscenico con la sua operetta già pronta, incantando il pubblico ma mettendo a dura prova la pazienza di Gil. La sua canzone sembrava ispirare pace e tranquillità negli animi di tutti, ma per il cuore in tumulto di Gil non c'era spazio per una simile assurdità, la canzone di Sona non riusciva ad attecchire nel suo animo, come bloccata da tutta la paura, la sofferenza e il terrore che alimentavano quel non morto. Il suo potere non poteva attecchire su di lui, non fin quando era esteso ad una sala intera. Forse poteva riuscirci concentrandosi solo su di lui, ma questa era un'altra storia. Gil se ne stava dietro le quinte ad aspettare che Sona finisse la sua esibizione, gli avevano detto che era davvero molto popolare tra gli studenti più giovani della sapienza, pertanto avrebbe dovuto fare in modo che non la assalissero una volta fuori dal palco. Lui lo avrebbe fatto: mai gli sarebbe venuto in mente di disubbidire ad un ordine del suo maestro, quindi anche se quella serata non lo entusiasmava, mai avrebbe portato a termine il suo compito fino alla fine. Gil quella sera indossava un paio di jeans neri, strappati sulle ginocchia e circondati da catene intorno alla vita, scarpe dello stesso colore con i lacci bianchi, sportive, mentre dalla vita in su a coprirlo c'era solo una sottile maglietta di stoffa nera a mezze maniche con sopra scritto "staff" e sul retro l'emblema della sapienza, per far capire che era uno dei ragazzi addetti all'evento. Rimase quindi inattesa, a braccia conserte dietro il palco, aspettando che Sona finisse. L'unico spettacolo che poteva godersi era la sua bellezza incontestabile, infilata in un vestito che non la valorizzava abbastanza. Se fosse stata tra le sue grinfie avrebbe avuto un vestiario più interessante che facesse davvero al caso suo, e tutto un altro modo di porsi, ma lei era una studentessa della sua stessa scuola, Thresh gli aveva insegnato l'importanza di distinguere compagni da nemici e giocattoli, quindi non si sarebbe interessato a lei in nessun modo. Tutto ciò che voleva era finire quella serata il prima possibile, poiché la sua paura stava diventando sempre più affamata. Una come Sona che aveva un simile potere, poteva percepire la sua sofferenza e il suo tumulto chiaramente, e soprattutto percepire che la canzone che aveva incantato tutti gli altri, su lui non aveva attecchito a dovere. Quanto ancora avrebbe dovuto aspettarla?
     
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    Poco, mancava veramente poco. Infatti, la musica che avrebbe intonato Sona si sarebbe dissolta, lasciando come unico suono udibile l’applauso che il pubblico le fece. Sona, soddisfatta dal suo lavoro, si sarebbe inchinata e dopo aver sorriso per l’ultima volta sarebbe scesa dal palco, ritornando dietro le quinte. Le spalle, rigide così come la schiena, si sarebbero di colpo rilassate, insieme a un sospiro fatto dalla donna che lasciava uscire fuori tutto lo stress che aveva accumulato. Sona era una che prima di uno spettacolo aveva la mente concentrata solo su quello. Quindi era inavvicinabile, da tutti. Sorridendo, la giovane donna avrebbe visto il ragazzo che le era stato assegnato, uno per proteggerla. Si sarebbe diretta verso di lui, con il suo strumento tenuto in grembo e le mani messe ai lati del seno, questo avrebbe fatto notare ancora di più come fosse prosperosa e come, il suo stesso seno, stentava a rimanere contenuto in quel vestito. Se Gil avesse avuto un occhio attento, avrebbe potuto pure notare che non portava il reggiseno. I passi della ragazza erano leggeri e non producevano nessun rumore, mentre camminava. Grazie per il lavoro che fai e che farai. Sona aveva notato che la sua musica non aveva toccato il giovane, sentiva che c’erano dei sentimenti negativi in lui, come la tristezza o la paura. Ma sapeva pure che, se la sua musica non lo aveva raggiunto, magari era uno di quelle persone speciali, come lei, ma più potente. Molto più potente. Forse, poteva parlarci senza preoccuparsi che l'allontanasse. E, questo pensiero, la rendeva felice. Il mio nome è Sona, molto piacere!La voce di Sona aveva delle tonalità che non andavano troppo sull’acuto ma nemmeno sul grave, rendendo la sua voce quasi musicale. I capelli, tenuti in due code, le scivolavano dalle spalle fino ai fianchi, snellendo ancora di più la figura della donna.
     
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    Gil rimase in disparte per tutto il tempo, non le diede peso neanche fino al gran finale. Tuttavia, nel vederla avvicinarsi, non poté evitare di incrociare il suo sguardo con le meravigliose forme di Sona. Inutile negarlo, era una bella ragazza, anzi forse tra le pi belle che avesse mai visto: una vera e propria diva inarrivabile. Il suo seno prosperoso era messo in evidenza dall'assenza di reggiseno, un dettaglio che non passava inosservato all'occhio acuto di Gil. Per quanto non fosse particolarmente accattivato dal suo vestiario, ne valorizzava comunque le forme e la postura elegante. Le concesse però solo qualche istante con lo sguardo fisso su di lei, poi gli tornò in mente che non potevano né divertirsi, né tanto meno poteva lasciarsi influenzare dal suo potere. Era solo una gran seccatura, per questo al suo ringraziamento rispose con uno sbuffo poco entusiasta, seguito da un movimento rapido della schiena che lo fece staccare dal muro, dandole quindi le spalle.
    Come ti pare, non è un grande spasso da queste parti e anche se non mi dispiacerebbe vedere un pò di movimento vedi di affrettare il passo. Il mio compito è di tenerti al sicuro e non voglio ritrovarmi in mezzo ai tuoi fan. Andiamo dritti al tuo camerino e tanti cari soluti.
    Scorbutico, il doppio ora visto che si era reso conto di quanto formosa e affascinante fosse Sona, avrebbe volentieri messo le mani su tutto ciò che aveva da offrire e farle intonare una melodia molto diversa da quella che aveva sfoggiato sul palco, ma come si ripeteva dall'inizio della serata non poteva mettersi a maltrattare una compagna di scuola, non se non aveva fatto niente per meritarselo, e soprattutto se aveva così tanto successo anche al di fuori della scuola. Un'attrazione troppo importante per ridurla ad una mera bambola di carne. Quindi se Sona non avesse risposto a tono a Gil, la ragazza sarebbe stata scortata fino a dentro il suo camerino, dove sarebbero rimasti soli e lontani dai curiosi e dagli scocciatori. Gil avrebbe tenuto alla larga chiunque, assicurandosi che Sona avesse il suo spazio e soprattutto che non avesse noie.
     
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    Sona notò lo sguardo verso le sue forme, ma non fece nessun commento in merito. Sapeva di avere un corpo prosperoso, dunque era abituata agli sguardi delle persone verso di quelle. Notò pure come fosse infastidito, forse non doveva parlargli così. Magari era una persona che odiava avere confidenze con le persone, quindi avrebbe dovuto parlargli più formalmente. Erano dubbi che si sarebbero palesati sul viso di Sona, che avrebbe piegato leggermente la testa di lato, curiosa. Quando Gil la spronò a muoversi, visto che doveva proteggerla dai suoi fan e lui non voleva trovarsi nel mezzo di loro, Sona sospirò. Va bene.Avrebbe seguito Gil, uscendo in un corridoio lungo e ben illuminato, con un tappeto rosso posto al centro. Vi erano varie porte, tra di quelle il camerino di Sona.Posso sapere il tuo nome?Gli avrebbe chiesto, educatamente, camminando sì, dietro di lui, ma posta al lato così che potesse vedere il viso del giovane. Aveva i capelli albini, un particolare che l’aveva colpita sin dall’inizio, ma pure lei aveva i capelli blu quindi non avrebbe dovuto commentare. Ovviamente, il particolare l’aveva colpito in un modo piacevole. Avrebbe notato pure come fosse più alta di lui, di forse dieci centimentri o poco meno. Lo strumento di Sona, per quanto grande, rimaneva leggero nelle mani della giovane, quasi come se stesse sostenendo un piccolo libro. Quindi per quanto occupasse spazio l’andatura di Sona era costante, dunque in poco tempo sarebbero arrivati al camerino della donna. Avrebbero superato diversi studenti che le chiedevano l’autografo, prima di arrivare a destinazione. Però prima di entrare, Sona avrebbe invitato il ragazzo a entrare all’interno, insieme a lei. Una volta li, Sona avrebbe poggiato il suo strumento su un tavolo, guardandosi poi allo specchio posto sopra di quello. Il camerino non era molto grande, aveva giusto un tavolo bianco, un attaccapanni dove vi erano diversi vestiti, e lo specchio con le lucine ai lati.Uff, mi sta stretto...avrebbe commentato piano, tirando un poco su con le dita il vestito azzurro. Lo trovava scomodo, ma lo usava per quando doveva esibirsi in musiche classiche. Si sarebbe girata verso l’attaccapanni, prendendo i vestiti che aveva indossato prima di esibirsi. Dei pantaloni in stoffa bianca, e una maglietta scollata a maniche corte.Sei triste? Gli avrebbe chiesto, cercando di guardarlo negli occhi. Rosso scuro. L’aveva detto che era particolare.

    Ho dato per scontato che avesse la maschera >-<


    Edit. 20/11/16; 13:55: Ho tolto l'accenno a un occhio solo, in quanto pensavo avesse la maschera addosso.

    Edited by White Raven - 20/11/2016, 13:55
     
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    Sona si rivelò molto più appiccicosa del previsto, il che rendeva il trattenersi decisamente difficile, ma fece uno sforzo digrignando i denti cercando di non guardarla troppo ma finendo inevitabilmente per cadere con lo sguardo sul suo volto ogni tanto. Non era entusiasta di fare conversazione ma visto che non riusciva a distogliere lo sguardo da quel corpo formoso non riuscì neanche a fare finta di non averla sentita.
    Mi chiamo Gil. Gilbert in realtà, ma Gil va bene.
    Il suo tono era scontroso e ancora molto scorbutico, se non voleva beccarsi un rimprovero dal professore doveva mantenere le distanze e non cadere in tentazione, ma Sona non gli stava rendendo le cose facili. Entrò frettolosamente nel camerino quasi ignorando il fatto che fosse stata Sona stessa ad invitarlo, principalmente perché voleva togliersi dalla folla che iniziava a stressarlo. Chiuse la porta alle sue spalle, tirando un sospiro di sollievo, osservando poi Sona che si lamentava del vestito stretto mentre cercava i suoi abiti. Stava per offrirsi di aiutarla, ma la domanda della ragazza gli fece gonfiare una vena sulla fronte, il sangue salì al cervello di colpo e pertanto rispose male, in maniera sboccata e senza controllo, forse alzando anche leggermente la voce.
    Io non sono triste, e anche se fosse figurati se è un problema tuo...
    Stava per continuare e sollevare ulteriormente la voce, poi si rese conto che in effetti tutti i suoi problemi e i dilemmi con le streghe di Umbra non erano certamente affari suoi. In ogni caso, in qualsiasi verso, Sona non doveva diventare una valvola di sfogo. Gil sbuffò rumorosamente, avvicinandosi quindi a lei con ritrovata calma, piazzandosi alle sue spalle.
    ...lascia perdere. Ti serve una mano?
    Aveva notato che il vestito andava molto stretto a Sona, forse poteva servirle un aiuto per toglierselo. Magari in quel modo avrebbe avuto il contenuto di cui aveva bisogno per darsi una calmata e raffreddare i suoi bollenti spiriti.
     
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    A quanto pare al ragazzo non piaceva la folla, e la cosa divertì un po’ Sona. Sembrava pure un bel ragazzo, forse magari le odiava per via delle sue fan? Ma quando la giovane gli chiese se fosse triste, il ragazzo ebbe una reazione abbastanza esagerata, alzando pure la voce. Però affermò il vero, anche se era triste non doveva conoscerne il motivo per forza. Una persona normale si sarebbe spaventata, avrebbe provato un po’ di paura nel vedere una persona arrabbiarsi così, ma Sona la paura l’attribuiva a poche cose. Spaventarsi perché una persona si arrabbiava? Non era da lei, in più era una donna fatta e finita. Non poteva permettersi di spaventarsi di fronte a un ragazzo che, probabilmente, è più giovane di lei.
    Hai ragione.
    Gli avrebbe solamente detto, poggiando i vestiti che aveva preso sul tavolo. Alla sua proposta di aiuto, Sona gli avrebbe sorriso annuendo. Sì, potresti abbassare la zip dietro?E dicendo questo, avrebbe spostato i capelli con le mani, tirandole su in modo da afferrare le due code e tenerle larghe, così da fargli vedere dove cominciava la zip. La zip era al centro della schiena, partiva dal limite in alto fino a superare un poco la dove il vestito si stringeva. Mettendosi così Sona avrebbe avuto la parte davanti del suo corpo rivolto verso lo specchio. E Gil, se si fosse messo dietro Sona, avrebbe potuto vedere la parte davanti di lei attraverso lo specchio. Sona, avrebbe avuto il viso rivolto verso lo specchio e il ragazzo avrebbe potuto vedere come aveva chiuso gli occhi.Gil è un bel nome.Avrebbe detto, mentre aspettava che il ragazzo l’aiutasse.
    Gil stesso, avrebbe potuto vedere e percepire, se l’avesse toccata, come la pelle della donna fosse liscia e morbida, di un leggero colore rosato. Nel mentre che abbassava la zip, pure la parte davanti sarebbe scivolata alla stessa velocità con cui l’avrebbe fatto; il seno si Sona si sarebbe eretto, rigoglioso e prosperoso. Sona non si vergognava nel mostrare il suo corpo, non era perfetto ma nemmeno orribile. Ciò che lei trovava orribile, però, spesso veniva definito stupendo. I fianchi di Sona erano larghi, morbidi e fatti per essere afferrati. Eppure secondo Sona erano troppo grossi.Non volevo intromettermi, volevo solo sapere se provavi tristezza. La mia musica non ti ha rilassato?Gli avrebbe domandato, dopo aver aperto gli occhi e girato un poco la testa, così da poterlo vedere e guardare in viso, per vedere la reazione che avrebbe avuto.
     
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    Sona sembrava non subire gli effetti della presenza terrificante di Gil quando la espandeva, forse era la risposta del suo potere basato su calma e tranquillità, oppure era molto più coraggiosa di quello che sembrava? Gil non volle ammetterlo neanche con uno sguardo, ma ai suoi occhi divenne interessante. Quantomeno valeva la pena avvicinarsi a lei per esaudire quella semplice richiesta. Gil sollevò le mani per avvicinarsi alla lampo, ma prima di farlo posò le dita sulle sue spalle, come a voler cercare il contatto fisico. Voleva scoprire se era davvero così coraggiosa come voleva far sembrare, o se quantomeno riuscisse ad imbarazzarsi. Non poteva farle del male, ma poteva metterla alla prova. Tuttavia, i suoi pensieri vennero interrotti dalla sensazione che percepì la sua pelle a contatto con la carne di Sona: morbida, della giusta consistenza e colore. Chissà quanto poteva diventare calda? Divenne affamato, era più forte di lui, così senza esitare iniziò a far scivolare la zip verso il basso, scoprendola gradualmente, più lentamente del necessario, proprio per capire se fosse tanto impavida: e ne ebbe conferma. Non si vergognava di nulla, né del suo seno prosperoso al vento, né dei suoi fianchi abbondanti. Doveva concederglielo, non era la ragazzina che si era immaginato, ma non aveva ancora niente di così impressionante per lui e anzi, quella domanda fece capire a Gil quanto poco avesse capito di lui fino a quel momento. Quando Sona si sarebbe voltata verso di lui, avrebbe trovato sul suo sguardo un malizioso e perverso sorriso.
    La musica non mi fa nessun effetto, men che meno la tua. C'è solo una cosa che riesce a saziarmi... ed è la carne.
    Lo disse avvicinandosi al suo orecchio, enfatizzando quelle parole con una certa perversione, mentre con le mani le afferrava quegli abbondanti fianchi. Non gli dispiaceva affatto che Sona non fosse scheletrica, anzi il suo corpo era anche più bello così abbondante. Le fece sentire una presa virile, risoluta, perversa, la presa di chi l'avrebbe stuprata volentieri in quel preciso istante. Le fece sentire il proprio petto sulla schiena, sebbene non fosse enorme Gil era particolarmente formato e forzuto, pertanto le avrebbe potuto dare un forte senso di protezione... come anche di pericolo.
    Ma sei fortunata, oggi sembri non essere sul menù... quello che devo fare è solamente assicurarmi che il tuo spettacolo sia un successo e che escano fuori di qui tutti felici. Nient'altro...
    Detto questo avrebbe alleggerito la presa, allontanandosi da lei di qualche centimetro. Se avesse voluto, Sona avrebbe potuto allontanarsi facilmente, ma anche l'esatto contrario. Gil non sembrava voler esercitare nessun tipo di volontà su di lei. Almeno per ora.
     
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    In verità, il suo coraggio, era solo frutto della sua ingenuità. Era sicura che Gil non l’avrebbe attaccata, dunque non aveva paura nel dargli la schiena o la libertà di vederla senza vestiti. Il sorriso malizioso che comunque le fece non sortì nessun effetto, su di lei, era solo un sorriso. Ma poi, Gil le afferrò i fianchi. Insieme a quel gesto, Sona avrebbe emesso un gemito sorpreso, mentre lasciava i capelli. Le guance avrebbero preso un colore rossastro, vedendo l’audacia del ragazzo. Se c’era una cosa che poteva imbarazzare Sona erano proprio quel genere di comportamenti, dove un uomo tentava quel genere d’approccio. Non rispose a quel che le disse, non sapeva cosa rispondere, con quella leggera paura che incominciava a farsi presente. Sona era ingenua, non stupida. Sapeva che era molto più forte di lei, dunque sapere quella cosa l’allarmò un poco. Ma, alle sue parole seguenti, rispose con un sorriso. Più tranquilla nella sua onesta ingenuità, anche se in verità, nella sua mente, quando aveva detto che l’unica cosa che riusciva a saziarlo era la carne e quando affermò che non era sul menù, iniziarono a formarsi diversi dubbi, quali… l’avrebbe mangiata? Era un cannibale? Non avrebbe mai pensato a quel che pensava Gil, ingenua com'era, non avrebbe capito mai il doppio senso.
    Oh, per fortuna. Per quanto posso ammettere che le cosce alla griglia sono ottime; le mie, ora e per sempre, non sono adatte per essere cucinate.
    L’avrebbe detto quasi seriamente, con un’espressione sollevata, cercando di allontanarsi così da togliersi completamente il vestito blu. Se glie l'avesse permesso, Gil si sarebbe potuto beare della vista del corpo semi-nudo della donna. Sotto al vestito, indossava delle mutandine di pizzo nero, per il resto era completamente nuda. Ai piedi indossava delle semplici scarpette azzurre. Sul corpo di Sona non vi sarebbe stato nessun pelo o imperfezione, dato che comunque si prendeva molto cura del suo corpo. Sai? Avevo paura che mi potessi mangiare. Sei molto forte, vero? E non sei umano. Altrimenti dubito che ti saresti proposto per mangiarmi!
     
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    Finalmente quella sua maschera di indifferenza si incrinò, e Gil riuscì a vedere oltre quel volto amichevole e sereno. Arrossì e sembrò anche più debole di prima, ma la sua ingenuità era disarmante e Gil si ritrovò a fare i conti con un uscita che non aveva assolutamente calcolato: pensava di metterla a disagio con modi di fare più risoluti e lascivi, invece lei pensò subito al cannibalismo, aiutata forse dal fatto che sapeva che Gil era uno zombie. il ragazzo scosse il capo, arreso, sospirando come se volesse controbattere, ma non trovò la forza di farlo. Se la lasciò scivolare tra le dita, e solo quando fu lontana e nuda si rese conto che non voleva davvero farlo. Perché era così indeciso quel giorno? Moriva dalla voglia di metterla a terra e farla gridare un pò, ma non poteva assolutamente farlo. Così mentre si perdeva tra le sue forme, Gil la udì parlare ancora, e disse qualcosa che forse poteva aiutarlo in questo senso. Allargò un malizioso sorriso quindi, conscio di aver trovato un buon modo per divertirsi, o quantomeno distrarsi.
    Credo che tu abbia frainteso... io si, sono ben diverso dall'essere umano, sono molto più forte e vigoroso, ma non mi nutro di altre persone, anzi con la loro carne preferisco fare di gran lunga altro. Con il tuo corpo poi... verrebbe proprio uno spettacolo interessante.
    Fu di nuovo dietro di lei, e con un movimento felino fece scattare il braccio al suo fianco, portando una mano sui vestiti che Sona aveva preparato, impedendole così di rivestirsi. Aveva una proposta diversa da farle, ed essendo così vicini la ragazza avrebbe sentito il fiato caldo di Gil direttamente sul suo collo, intonando un timbro di voce molto più profondo e malizioso.
    Sembri una ragazza simpatica però, ti sta a cuore la felicità degli altri e lo scopo di questa serata è far felice tutti. Ma ci sono solo due persone che non sono state accontentate fino ad ora... cioè io e te. Nessuno si è preoccupato di farti divertire per ora, quindi che ne pensi se ci concediamo un gioco solo noi due? Siamo abbastanza grandi per farlo, anzi il tuo corpo è il tipico di chi dalla vita non chiede altro.
    Le sue parole erano davvero maliziose, tuttavia non osò sfiorarla neanche con un dito, né la privò di una scelta. Non le sarebbe saltato addosso, voleva conquistarla in realtà, con la curiosità, col fascino e con la sua forza. Se non poteva stuprarla, poteva sicuramente intrigarla e in quello probabilmente si sarebbe divertita anche lei.
     
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    Quindi non era umano! Lo sapeva? Certo che lo sapeva, sìsì! Però se non mangiava le persone cosa ci faceva con la carne? Che cosa voleva fare al suo corpo? Domande, erano quelle che avrebbero pervaso la mente di Sona. Che, sentendo la voce di Gil vicino e vedendo la mano sui suoi vestiti -impedendole di prenderli- si sentì quasi in trappola. Poi inizio a parlare con uno strano timbro di voce, che la fece sentire strana. Il suo fiato le fece avere alcuni brividi lungo la schiena, che sarebbero andati a influenzare il suo seno, che avrebbe inturgidito i capezzoli. Non capiva i sentimenti che provava, in quel momento. Si sentiva a disagio? Aveva paura? Non capiva. Era sicura che però non era nessun dei due.
    Volente o no, avrebbe cominciato ad afferrare il senso di quelle parole, chiedendosi il perché dovrebbe essere grande per fare un gioco. Ma gli avrebbe sorriso, dolcemente, chiudendo gli occhi, dopo aver tentato di girarsi, così da aver il ragazzo di fronte a lei e non dietro.
    Io sono felice quando gli altri lo sono. Quindi se giocare ti rende felice, sarei più che disponibile a partecipare.Le mani della ragazza, da lungo i fianchi, sarebbero passate a venir raccolte davanti al ventre. Le dita intrecciate tra loro e le braccia, così come le spalle, rilassate. I gomiti sarebbero stati rivolti all’indietro, dunque non avrebbero stretto il seno.
    Che tipo di gioco vorresti fare insieme a me?
    Gli avrebbe chiesto, con un tono di voce che assumeva sfumature dolciastre e addolcenti. Ma probabilmente su Gil non avrebbe avuto effetto, se la musica prodotta da lei non funzionava dunque neppure la sua voce modulata in quel modo poteva farlo. Sona non sapeva che tipi di giochi potessero essere fatti dagli adulti, non ne conosceva nessuno. Inoltre non capiva il perché non le permettesse di vestirsi. Magari stava solo cercando un modo per convincerla a giocare insieme a lui, e impedendole di coprirsi forse sperava di convincerla. Però non serviva, bastava chiedere. Sì, era proprio convinta di quello.
     
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    Sona non disse nulla in un primo momento, ma il suo corpo parlò per lei, anzi, nello specifico i suoi capezzoli: si fecero turgidi, e il corpo iniziò a tremare, il suo volto a vacillare. Anche se la sua ingenuità la proteggeva dalla perversione di Gil, il ragazzo sapeva di aver attecchito sulla sua mente in qualche modo, e non restava quindi che continuare su quella strada. Sona cercò di voltarsi, assumendo un'aria ed un tono di voce dolce e rassicurante. Probabilmente grazie ai suoi poteri riuscì a sfiorare l'animo di Gil, ma il ragazzo non riuscì assolutamente ad apprezzare quel gesto e ancora una volta la afferrò, per le spalle stavolta, impedendole quindi di girarsi e costringendola a fissarlo solo attraverso lo specchio davanti a loro. Per spiegarle le regole del gioco, le servivano le sue spalle, e attraverso il riflesso dello specchio Sona avrebbe potuto vedere l'espressione di Gil diventare più maliziosa. Presto avrebbe capito perché doveva essere nuda.
    E' un gioco molto interessante, ma devi essere nuda altrimenti non funziona. Adesso ti spiego le regole... presta molta attenzione, perché non lo farò una seconda volta, e se perderai sarà solo colpa tua...
    La voce diventava sempre più profonda e perversa, ammaliante, come se cercasse di plagiare la mente della ragazza portandola all'imbarazzo e all'impotenza. Mentre parlava, con una mano avrebbe afferrato una lunga bandana nera che faceva capolino da uno dei costumi di scena, iniziando a piegarla davanti agli occhi di Sona per poterle dare la forma di una benda.
    Devo coprirti gli occhi, e ti farò sedere su una sedia... tu dovrai tenere le mani ancorate sui braccioli di quella sedia e non muovere la testa... se muovi la testa, se stacchi le mani o se si muove per qualche assurdo motivo la bandana, hai perso...
    A meno che la ragazza non si fosse tirata indietro proprio a quel punto, Gil avrebbe portato avanti il suo piano, continuando a parlare per metterle la bandana sugli occhi, attento a tenere i capelli fuori dal laccio, così da privarla del senso della vista. Poi avrebbe avvicinato una di quelle sedie con le ruote sotto il supporto, molto comode, morbide e riscaldate, ergonomiche e in grado di piegarsi all'indietro anche di molto, che avrebbe posizionato vicino a Sona.
    Non c'è bisogno di corde, solo di regole. Non è una tortura questa, ma un gioco. Quando tutto sarà pronto, io farò sentire su punti del tuo corpo degli oggetti particolari a mia scelta. Se riesci ad indovinarne molti, allora ti farò rivestire, ma se infrangi le regole o sbagli la risposta partirà la penitenza. Allora... vuoi giocare con me... Sona?
    L'ultimo sussurro fu più intenso degli altri, anzi quando pronunciò il nome di Sona era così vicino da poterla quasi mordere e strapparle via ogni forza, e per poco non lo fece, in realtà ciò che provò a fare fu fiaccare la sua resistenza per togliersi di colpo da dietro di lei, facendola cadere inevitabilmente sopra alla poltroncina che aveva posizionato lì appositamente, costringendola volente o nolente ad accettare le regole del gioco. ovviamente Sona poteva rifiutarsi e togliersi da lì quando voleva, Gil le aveva assicurato che non ci sarebbero state corde o catene. Ma la domanda era... voleva davvero togliersi di lì?
     
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    Gil le impedì di girarsi, al che Sona incominciò a preoccuparsi. Poteva vederlo attraverso lo specchio, certo, ma preferiva guardare le persone in faccia. Sopratutto quando facevano delle espressioni strane, come quella che fece Gil. Sona non riusciva a comprendere il ragazzo, se era buono o se si stava prendendo gioco di lei. Non ebbe modo di pensarci più attentamente, vedendo le mani di Gil afferrare una bandana e iniziare a piegarla. Vari brividi risalirono lungo la schiene della donna, che lei pensò fossero per il freddo, nel sentire la voce di Gil assumere toni profondi. Se fosse stato per Sona, gli avrebbe fatto i complimenti per la voce, in quanto -non si vergognava ad ammetterlo, era veramente bella. Assumeva dei toni che poche volte, in ragazzi di tale età, aveva visto. E ogni volta, ne rimaneva incantata. Però non avrebbe commentato, decidendo invece di rimanere in silenzio e ascoltare.
    Avrebbe assunto una espressione confusa alle spiegazioni del ragazzo, lasciando che questo le coprisse gli occhi. In verità non le piaceva che le venisse tolto la vista, ma gli aveva detto che avrebbe giocato con lui se questo lo rendeva felice. Quando finì la sua spiegazione, Sona aveva continui brividi lungo tutto il corpo. Formati pure dalla paura di quel che poteva succedere ma anche dall'eccitazione che, secondo Sona, era solo curiosità per vedere e sperimentare quel gioco.
    Quando Gil si sarebbe tolto d’improvviso, da dietro Sona, questa a causa delle gambe leggermente tremanti, sarebbe caduta indietro con un’esclamazione di sorpresa e paura.
    Che cattivo!Avrebbe esclamato, subito dopo aver ripreso fiato, mettendo un broncio quasi offeso. Avrebbe tentato di sistemarsi meglio sulla sedia, cercando i braccioli, così da tirarsi un poco su.Non ci si toglie di improvviso così…Avrebbe detto, una volta sistemata meglio. Il seno, dopo esser caduta, sarebbe rimbalzato con un suono imbarazzante, di carne contro carne. Avrebbe cercato di capire se dietro la testa vi era ancora lo schienale, così da poter appoggiare la testa li, altrimenti era sicura che avrebbe perso subito. Subito dopo aver parlato, però, avrebbe di nuovo sorriso, divertita dalla situazione bizzarra in cui era capitata.
    Che tipo di penitenze subirò nel caso perdessi?
    Avrebbe chiesto, modulando la voce in modo da sembrare di nuovo tranquilla e dolce, cosa che effettivamente lei doveva essere. Non aveva nessun motivo per preoccuparsi, non voleva farle male. Dunque voleva giocare per rendere felice Gil, non si sarebbe alzata dalla sedia. Anche perché, in quel momento, il suo corpo probabilmente non avrebbe retto nemmeno il suo peso. Se Gil si fosse avvicinato o avrebbe toccato la pelle di Sona, ora che era seduta, avrebbe potuto percepire come questa fosse più calda rispetto a qualche secondo prima. "Comunque sì, giocherò con te. Però ho un piccolo dubbio, se vinco mi lasci solo rivestire? Non ci si scambia i ruoli in giochi del genere?"
     
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    La reazione alla caduta di Sona fu decisamente appagante, Gil riuscì a trattenere ogni rumoroso ghigno, ma allargò comunque un sorriso crudele e soddisfatto, soprattutto nel constatare quanto morbidi fossero i suoi seni che avevano rimbalzato in maniera tanto avvincente. Si, quel gioco lo avrebbe intrattenuto non poco, Sona oramai non si sarebbe più tirata indietro e aveva tutta l'intenzione di farla perdere miseramente. Ma ovviamente doveva assicurarsi che anche lei si divertisse, dopotutto aveva deciso di conquistarla, non di stuprarla. E come già detto la sua arma sarebbe stata il fascino e la seduzione, non il bell'aspetto o le parole gentili. La ragazza però non perse il sorriso, quel suo modo di fare così gentile lo metteva costantemente a disagio, ma in fondo era un vantaggio per Gil, poteva ancora provare a dare l'idea di essere un ragazzo gentile in fondo, e se Sona restava affascinata anche da quel suo aspetto allora ben venga. Le sue domande avrebbero presto trovato risposta, ma Gil volle accomodarle sfruttando le sue abili e forti mani per toccare le spalle di Sona, iniziando a massaggiarle con estrema sapienza, distendendo tutta la sua attenzione e assaporando il suo calore. Sona avrebbe potuto sentire che anche Gil era molto caldo nonostante fosse uno zombie, e sapeva assolutamente come muoversi. Per una che era stata tutto il tempo sul palco in piedi, quel massaggio doveva esserei l paradiso e Gil lo sfruttò per poter ottenere tutta la sua attenzione.
    Sarò io a decidere le penitenze sul momento, dovrai scoprirle da sola, è questo il bello di questo genere di giochi. E se vincerai tu... beh, non solo ti farò fare quello che vuoi, ma ti chiamerò perfino "regina" mentre lo fai.
    Commentò, abbassando sempre di più il tono di voce. Sapeva bene quanto le ragazze si fomentassero di fronte a quella possibilità, Gil aveva intenzione di eccitare la sua immaginazione in ogni modo.
    Era però il gioco è iniziato... mi raccomando, non sbagliare. Questa è una prova: le senti no? Sono le mie dita... la prossima cosa che ti farò sentire non sarà così facile...
    Si concentrò ancora un pò sul massaggio, giusto il tempo di farla rilassare. Poi si avvicinò alla sedia sulla quale aveva lasciato la sua preziosa borsa piena di strumenti del mestiere adatti allo scopo, ma per il momento l'avrebbe tenuta lì, non c'era nessuna fretta. Il primo oggetto che avrebbe utilizzato Gil era un pennello da trucco, di quelli ampi che si usano per spargere bene il mascara. Quello non era sporco, perché nuovo, e il ragazzo iniziò a muoverlo delicatamente sulla pelle di Sona, sul suo petto, iniziando a scendere lentamente tra i suoi seni.
    Riesci a dirmi che oggetto è questo Sona? O devi toccarti punti più sensibili per fartelo capire?
    Divertito, ghignava alla prospettiva di vederla già sbagliare, ma sapeva che quella risposta poteva rivelarsi fin troppo facile, per questo si affrettò a spostarlo verso uno dei suoi seni, puntando lento e inesorabile al suo capezzolo...
     
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    Gil, massaggiando le spalle di Sona, avrebbe potuto notare come queste fossero tese, per la stanchezza. Infatti, appena avrebbe cominciato il massaggio, Sona avrebbe fatto un sospiro di piacere, abbastanza alto, insieme alla chiara rilassamento che ne sarebbe seguita grazie a Gil. Avrebbero però corrugato la fronte, alla sua proposta, per poi ridacchiare.Non sono interessata a farmi chiamare regina!In verità, con quella proposta, poteva provare a usare il suo strumento su Gil e vedere se effettivamente funzionava o no la sua musica su di lui. Avrebbe voluto vedere il suo viso rilassarsi, sorridere per felicità e non per provocare. Quindi sì, ora Sona era più che determinata a vincere.
    Annuì, quando le disse che il gioco era iniziato, per poi sorridere di nuovo dolcemente. Le piaceva che quel ragazzo, appena conosciuto, stesse giocando insieme a lei. La stava facendo rilassare e divertire, cosa che nessun uomo, nemmeno vecchio, avesse tentato di fare. Avrebbe fatto un mugolio contrariata, quando Gil si sarebbe ritirato per prendere un oggetto e iniziare a giocare.
    Dopo qualche secondo, percepì sulla sua pelle una sensazione di morbido. Una familiare ma che non sentiva spesso. La giovane donna si sarebbe presa il labbro inferiore tra i denti, pensosa, percependo dunque l’oggetto scivolarle tra i seni. Dopo qualche secondo, alla fine sarebbe riuscita a parlare seppur ogni tanto percepiva dei brividi la dove l’oggetto la toccava.
    E’ un pennello? Considerando che siamo in un camerino e la morbidezza direi che è un pennello.Avrebbe domandato, prima di esporre il motivo di tale affermazione. Intanto, la pelle di Sona, si sarebbe colorata di un leggero rosso, sostituendo il rosato della sua pelle, sul viso. Non era imbarazzata, ma sentiva caldo.
    Il corpo di Sona, ora che Gil poteva osservarlo senza impedimenti, sarebbe parso allenato seppur magro. Non aveva muscoli scolpiti, per fortuna, ma aveva quel segno degli addominali che partiva dal ventre e si dirigevano verso l’intimo della donna, dove questa senza accorgersene teneva serrate le cosce, mettendo in mostra la muscolatura di queste.
    "Non saprei dire di che tipo è, magari di quelli per il fard visto quanto è grosso."
     
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