Tradimento

Per Doom

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    Era stato tutto troppo confuso e veloce perché Lucia potesse scandire qualcosa. Aveva sentito una pressione energetica spaventosa e insopportabile schiacciare la sua testolina contro il tessuto dello zaino, come una pressione fortissima che l'aveva spinta all'indietro. I ganci nelle sue narici avevano iniziato a tirare strappandole un grido e l'aria si era fatta caldissima. Non doveva essere opera di Thresh o sicuramente avrebbe percepito il senso di soffocamento per l'ossigeno bruciato troppo velocemente e il dolore della pelle mentre andava a fuoco. Uno spettro più che morire, si sgretola. Tantissimi, infinitesimali pezzettini d'anima che una volta esplosi tendono subito a ricomporsi appena la situazione lo permette. O perlomeno così era successo a lei, per fortuna. Non sapeva come si fosse salvata da quella specie di incendio ma si era semplicemente risvegliata, probabilmente a scuola visto che la sua testa era nuovamente attaccata al corpicino, che era stato abbandonato come un sacco vuoto. L'anima era ricomposta, tornata materiale con tutto ciò che questo comportava, viste le sue condizioni. Era passato qualche tempo dalla terribile esperienza con... con... Non riusciva neppure a pensare al suo nome. Le conseguenze che quell'incontro aveva avuto su di lei erano più che evidenti. Il suo corpo aveva subito un impensabile cambiamento: il petto si era gonfiato assumendo la forma di un seno a tutti gli effetti, una seconda piena che seppur le donasse e fosse minuta, la destabilizzava spesso e volentieri, non essendo abituata per ovvie ragioni a sentirne il peso. La sua pelle bruna tendeva al violaceo e vistosi segni rosa luminescenti le decoravano parti del corpo come il pube, il pene (lievemente più gonfio del solito), le spalle, la schiena molto in basso, e così natiche e gambe. I capezzoli stillavano latte se stimolati, aveva sempre voglia di fare l'amore nonostante il trauma subito ed era tormentata da incubi terribili. Che Leben continuasse a torturarla con i suoi giochetti e Thresh l'avesse vista conciata come un maiale l'aveva "aiutata" un po', distraendola, ma ora che si trovava da sola, confusa e al buio, non poteva fare a meno di tremare e pensare all'unica creatura da cui avrebbe voluto ricevere conforto. Voleva disperatamente vedere Thresh. Era arrivata a pensare a lui nei momenti più tragici, quasi vedesse nella sua figura un salvatore piuttosto che qualcuno da temere. È strano dirlo, ma l'esperienza le aveva fatto capire che in un certo senso i suoi sentimenti per lo zombie erano già avanzati troppo. Solo per questo, se da una parte aveva desiderato cercarlo in quel tempo, essere toccata di nuovo... non era riuscita a prendere l'iniziativa. Aveva sicuramente visto tutto. Leben non poteva avergli risparmiato il video della sua vergognosa condotta. Come avrebbe potuto guardarlo in faccia ancora? Come poteva desiderare di ricevere conforto da lui dopo quello che era successo? E... come poteva sentire quei sentimenti così forti proprio ora, nonostante le raccomandazioni a se stessa?
    Temeva che tutte quelle sensazioni contrastanti fossero dovute anche allo status del suo corpo. Il pancino che una volta era stato piatto era gonfio, rassomigliante a quello di una donna incinta, e in effetti se doveva immaginare un modo di sentirsi in "dolce attesa", allora temeva proprio che i suoi sintomi corrispondessero tutti. Sensibilità eccessiva, sbalzi di umore, il tutto amplificato dal suo animo tenero. Si rannicchiò in un angolo, qualunque luogo fosse quello dove stava. Era nuda e si coprì come poteva. L'unica luce nel buio per lei risultava quella flebile emessa dai simboli che portava addosso.
    Sospirò, nascondendo il viso tra le ginocchia e aspettando chissà quale luce nell'ombra.
    Faust...
     
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    L'amore è un sentimento strano. Può portarti via tutto, ma ti condurrà sempre nella direzione giusta, ti farà seguire il suo cuore, sempre e comunque. Per questo, vagando e senza neanche rendersene conto, Lucia aveva raggiunto flebilmente la persona che stava cercando. Scambiandolo forse per uno sgabuzzino, Lucia non si era accorta di essere entrata direttamente nella stanza del professore un luogo che lui custodiva gelosamente e che non permetteva a nessuno di avvicinarsi. Lucia non avrebbe sentito il suo respiro, probabilmente distratta dal ticchettio da orologio che permeava la stanza, come se si trovasse incastonata all'interno di un complesso meccanismo. Le tenebre la facevano da padrone, ma una fioca luce verde provocata da piccole anime che sospiravano mostrò ben presto la via alla sua dolce cacciatrice di sentimenti.
    Ciò che strazia il mio cuore, amore mio, non è il ricordo di ciò che Leben mi ha mostrato, né le parole di Gil, mentre mi raccontava ciò che è successo.
    Il bagliore della lanterna illuminò un poco la zona circostante: Thresh era seduto su quello che sembrava un trono fatto di ossa metalliche nere, in continuo movimento come il congegno di un orologio. Era piegato leggermente in avanti, con i gomiti sulle cosce coperte dai pantaloni neri. Ai piedi grossi scarponi scuri, ma nulla sulle spalle. La sua nera e lacera giacca si trovava infatti sullo schienale del trono, e dalle maniche come dal resto della giacca sembravano provenire piccole braccia metalliche che stavano intrecciando meticolosamente i suoi capelli, dando loro la caratteristica forma basata su tre ciocche incrociate per donargli una capigliatura unica. Il suo volto era leggermente malinconico, ma concentrato sulla lanterna appoggiata sul tavolino di fronte a lui. Non stava ancora guardando Lucia, rannicchiata a pochi metri da lui, contro una grossa iron maden mezza smontata.
    Ciò che mi strazia è che tu abbia paura di me... del mio giudizio, pensando anche solo per un istante che io possa odiarti per quello che hai fatto... o per quello che sei diventata. Ecco mi lega la gola assai peggio delle catene che mi tolsero la vita anni fa...
    A quel punto e solo a quel punto alzò lo sguardo verso Lucia, proprio mentre il congegno alle sue spalle sigillava e trecce dei suo i caplli con dei ganci metallici, dando finalmente forma al suo look. Lo sguardo di Thresh sembrava malinconico, ma se guardava attentamente Lucia poteva vedere che tutto ciò che desiderava era semplicemente riaverla vicina, il più velocemente possibile. Avrebbe ceduto ai suoi sentimenti finalmente?
     
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    Lucia sussultò al suono della voce di Thresh e le sue tenere carni ebbero un fremito evidentissimo, automatico. La piccola chiuse le cosce per tentare di nascondere quella reazione; come se poi lui non sapesse già perfettamente che effetto aveva su di lei. Alzò lo sguardo e solo in quel momento notò la flebile aura verde, quella luce così familiare che aveva disperatamente cercato, inconsciamente o meno che fosse. Alla fine era stata condotta lì dove la parte più intima e profonda del suo corpicino voleva davvero stare... Il suo cuore. Che avevate capito?
    Lo osservò da quella posizione rannicchiata, ma molto più composta ora che sapeva di trovarsi in sua presenza. Rimase incantata dal movimento delle strane braccia metalliche intente a legargli i capelli, ma soprattutto dal suo petto, dal suo addome, dal suo... Hem, viso. Inizialmente pensò che non la guardasse per disprezzo. Forse provava fastidio alla sua vista ora che aveva ceduto (non troppo volontariamente) al controllo di un altro, o forse più probabilmente era solo la solita sciocca che pensava a simili possibilità, attribuendo sentimenti come la gelosia a uno zombie torturatore. Era così difficile decifrare cosa passasse per la sua testa... Avrebbe voluto essere diversa solo per poterci arrivare, per poterlo raggiungere. Ma più di tutto avrebbe gradito avere il coraggio di alzarsi e corrergli tra le braccia come moriva dalla voglia di fare. Invece strinse più forte le proprie ginocchia, tremando mentre attendeva il resto della frase. Il verdetto che avrebbe sancito cosa le toccasse. Forse avrebbe distrutto la sua anima una volta per tutte? O magari l'avrebbe punita semplicemente, nel modo più duro possibile? Strinse le palpebre molto forte, abbassando le lunghe ciglia bionde come un bambino che si prepara a ricevere un buffetto sulla testa, o nel suo caso un pugno. Ciò che arrivò tuttavia le fece sgranare gli occhi e sussultare ancora, ma non di spavento. Il suo cuore perse un colpo, poi cominciò a battere fortissimo. Tirò fuori la testa da quello scudo di gambe per fissare Thresh, incredula. Aveva capito male? Era diventata anche sorda adesso?
    Non... non siete arrabbiato con me?
    Si mosse quasi come se il corpo non fosse suo. Non fu lei a ordinare alle gambe di flettersi ma furono loro a farlo da sole, e prima che se ne accorgesse stava camminando molto timidamente verso di lui. Si coprì istintivamente i seni con una mano e l'avambraccio e il sesso con l'arto libero. Quando lo raggiunse fece per sciogliere le braccia e gettargliele al collo, ma tornò subito sulla propria decisione perché non era così sfrontata da toccarlo senza permesso. Si inginocchiò ai suoi piedi, e fu più una caduta che un gesto elegante vista la sua goffaggine. Ma il succo era la disperazione che mise nel gesto, evidenziata dal pianto silenzioso che esplose poco dopo. Si coprì il volto con le mani e posò la fronte contro il ginocchio del non morto. Fu l'unico contatto che si concesse nonostante fremesse per toccarlo.
    Mi dispiace tanto... Davvero tanto. Sono mortificata. I-io... i-io...
    Il singhiozzo le bloccò le parole in gola. Forse neppure lei sapeva cosa dire. Perdonatemi... Perdonatemi...
    Che tenerezza.
     
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    Thresh la lasciò avvicinare, senza dire nulla, restando seduto sulla sua posizione mentre finalmente la macchina terminava il processo, portandogli la giacca sulla schiena come a volergli coprire le spalle. Gli occhi di Thresh non si staccarono un solo istante da Lucia, come se la stesse stregando lui stesso, aspettando che si avvicinasse prima di poterli finalmente chiudere. Sorrise nel sentirla lì in ginocchio, portandole una mano sulla testa per poterla accarezzare delicatamente.
    Non importa. Non ha valore. Giurare fedeltà a qualcuno per poi tornare da me così, non ha valore. E' ciò che vedo ora davanti a me che mi importa davvero. Non c'è nulla da perdonare.
    Le dita del non morto scivolarono sotto il suo mento, passando per le guance e i suoi occhi gonfi, fino a poterla sollevare verso di sé, così che i loro sguardi potessero unirsi ancora. Avrebbe riaperto gli occhi assieme a Lucia, mostrandole quel bagliore tetro che attanagliava lo sguardo di un non morto come lui, già colmo di desiderio. Lucia forse poteva provare piacere con la carne altrui, ma solamente Thresh poteva farle sentire il desiderio, qualcosa di reciproco, non solo votato esclusivamente al piacere. Voleva farle pulsare il cuore, oltre che quelle tenere carni.
    Tuttavia, se vuoi farmi un dono in segno di riappacificazione, non nascondere il tuo corpo. Pensi forse che non ti amerei comunque anche di fronte a ciò che sei diventata? No anzi... dubiti forse che io non apprezzerei il miglioramento? Lasciati vedere, anzi no, non mostrarti e basta... esibisciti. Dimmi cosa ti è successo, dimmi cosa vorresti che io faccia. Posso farti stare meglio, devi solo chiedermelo, supplicarmi come hai fatto ora. La supplica è la forma di amore più grande verso qualcuno... allora lascia che io ascolti le tue suppliche, così da farti nuovamente via.
    Mentre le parlava, avrebbe spinto con la mano la sua testa verso l'alto, come a volerla accompagnare nel destarsi, obbligandola quasi ad alzarsi, ma sapeva bene che non l'avrebbe deluso, né gli avrebbe disubbidito. Lucia era una brava ragazza, e un amante fedele per chi le aveva davvero strappato il cuore. Avrebbe avuto il suo perdono, ma doveva agire come una vera fidanzata stavolta.
     
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    Ricevere il suo tocco la fece sospirare e spinse la sua testa in alto, verso il suo palmo. Ci si strusciò da sola, disperata. Quando la spinse ad alzare il viso, arrivò a cercare contatto anche con la guancia e le labbra, finendo per posare sopra alla sua mano un bacio di pure devozione. A quel punto non serviva a nulla sottrarsi. Non serviva a nulla trattenersi o illudersi di non essere completamente persa. Perché lo era, lo era eccome. Il suo cuore batteva già tantissimo, e senza sforzo, affinando un minimo i sensi, Thresh avrebbe potuto sentirlo distintamente. Quando le sue parole la sfiorarono di nuovo il ritmo aumentò, e quando gli occhi si incontrarono semplicemente esplose. Sembrava quasi quello di un animaletto spaventato. Non era un battito umano.
    Arrossì, ma non si sottrasse né smise di fissarlo negli occhi. Alla fine li chiuse trattenendo il fiato come se volesse godersi il momento perché, per assurdo, ricevere ancora ordini da lui le dava sollievo. Ma no, in fondo chiamarli ordini era sbagliato. Se venivano dalle sue labbra sembravano sempre inviti sensuali. Qualcosa di profondamente erotico a cui era impossibile resistere. Come aveva fatto a non notarlo in precedenza? Doveva essere stata cieca. Solo il netto contrasto tra uno stupro vero e i metodi di seduzione di Thresh le aveva fatto capire la differenza. Che sciocca. Era proprio una sciocca.
    Si alzò, fremendo in tutto il corpo, e molto lentamente levò le mani dalle proprie grazie in due carezze che risultarono molto sensuali proprio per l'atteggiamento timido. Abbassò lo sguardo, perché guardarlo negli occhi mentre esaudiva quella richiesta sarebbe stato davvero troppo per lei, tuttavia non pensò neppure un attimo di sottrarsi. Scostò anzi i capelli all'indietro per scoprire i seni. Tra una cosa e l'altra l'acconciatura si era disfatta liberando cascate di onde dorate che le stavano coprendo i capezzoli, e poiché l'era stato chiesto di esibirli rinunciò a quella sorta di coperta. Senza quella, rivoli bianchi dal profumo dolce vennero svelati allo sguardo dello zombie, facendola vergognare ancora di più. I seni non erano degni di una donna fatta e finita ma erano femminili, sodi e alti ma soprattutto visibilmente gonfi di latte. Donavano incredibilmente al suo fisico tonico e anche il "pancione" non risultava troppo sproporzionato, sebbene lei lo considerasse abnorme e orrendo. Le aveva chiesto di dirgli cosa era successo, ma sapere che in verità aveva visto tutto la rendeva se possibile ancora più in imbarazzo.
    Io... non so cosa sia successo con precisione. Ho sbagliato; come al solito. Quel particolare sembrava renderla persino furiosa con se stessa, oltre che triste e piena di vergogna. Penso ci sia... Penso che qualcosa stia crescendo dentro di me. Ogni tanto lo sento muoversi e provo dolore. Al tempo stesso però... Le mani tornarono sul suo corpo, ma non per coprirlo stavolta. Aveva chiesto di esibirsi e lei non sapeva certo come fare, ma aveva bisogno di essere toccata; un bisogno disperato. Le mani si mossero praticamente da sole: una scivolò verso un seno, in una sorta di coppa che però lasciava il capezzolo ben visibile; l'altra in basso, sul pube liscissimo e poi più giù, intrappolando il membro minuto tra indice e medio come se volesse disperatamente toccarlo ma al tempo stesso non ne avesse coraggio. Non aveva un buon rapporto con l'autoeritismo. Non l'aveva mai praticato per ovvie ragioni e aveva una mentalità un po' chiusa in proposito, tuttavia voleva mostrarsi. Voleva che Faust vedesse il suo desiderio, il modo in cui i capezzoli erano schiusi e stillavano latte, il modo in cui erano gonfi come il suo sesso e le sue gonadi. Non riesco a smettere di pensare a fare l'amore. Di sognare voi che mi prendete. Di immaginare le mie labbra sulla vostra carne... E la sua lingua su ogni centimetro del suo corpo; la bocca del non morto allo stesso tempo sul suo. E baci, e carezze, e sesso selvaggio perché non poteva certo prendersi in giro. Aveva fatto incubi atroci in quei giorni ma c'erano stati anche quelli su di lui, quelli che l'avevano fatta bagnare nel sonno e svegliare tutta sudata. Era perduta. Vi prego... lasciate che vi tocchi. E voi... voi potreste...
    Si morse il labbro inferiore, incapace di andare oltre. Allora si armò di determinazione e fece una cosa impensabile: prese con entrambe le mani la sua grande mano e cercò di sollevarla per portarsela sul seno, gemendo qualora ci fosse riuscita. Al tempo stesso si fece così vicina da mettersi praticamente a cavalcioni sulla sua gamba, ma in piedi. Anche solo da quella posizione le sue gonadi cozzarono contro il suo ginocchio, strappandole un gemito e sangue dal labbro che stava trattenendo con i denti. Le sue carni ebbero un fremito e il bacino cominciò a muoversi appena, praticamente da solo, ma in modo molto femminile come se al posto delle gonadi avesse delle labbra umide. Non riusciva proprio a sembrare mascolino, in nessunissima situazione. Sicuramente in breve tempo avrebbe finito per premere sempre maggiormente fino a toccarlo con le natiche e con l'anfratto voglioso nascosto tra esse. Da quando era successo il fattaccio la cosa peggiore era che si era fatto praticamente inviolabile. Persino Sol aveva provato ad approcciarla ma era finito per desistere perché semplicemente sembrava impossibile. Sperava che Faust potesse; voleva che lo facesse. Anche perché in diverso modo sarebbe impazzita.
     
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    Thresh rimase in silenzio per tutto il tempo, ascoltandola. Il grosso degli eventi lo conosceva già, ma voleva sentirlo raccontare da lei. Un incantesimo che si era messa da sola, probabilmente per colpa di Gil, qualcosa di curioso, mano affascinante quanto il suo corpo in quello stadio: sembrava una fucina del piacere. Non aveva più l'aria innocente di un travestito perverso, sembrava a tutti gli effetti una creatura succube del piacere, e dalle sue parole non si poteva evincere diversamente. Quei segni sulla pelle erano l'evidente segno che qualcosa in lei stava cambiando, il fatto che i suoi seni potessero perdere latte era una scoperta interessante. Chissà cosa potevano fare se Lucia avesse davvero imparato a controllare i suoi poteri? Meraviglioso. Thresh la fissava con lo sguardo tipico di una belva affamata che vuole prenderla, ma rimase al suo posto senza fare nulla, lasciando che fosse lei stessa a muoversi. La sentì vicinissima ed eccitata quando fu sulla sua gamba, quando cercò in tutti i modi di farsi toccare. Sarebbe stato davvero crudele farla aspettare ancora, per questo Thresh avrebbe allargato un sorriso perverso, avvicinandosi a lei con le labbra per baciarle il collo.
    E' normale... adesso che c'è della vita dentro di te, sai che dovrai condividerla con qualcuno... e il tuo cuore conosce benissimo l'identità di chi ti ama davvero...
    Thresh avrebbe portato una mano sulla schiena di Lucia, tirandola verso di sé in modo che potesse mettersi a cavalcioni su di lui, in ginocchio, sulla poltrona c'era sufficiente spazio. Il membro gonfio della ragazza avrebbe potuto sentire quello intrappolato nei pantaloni del non morto, già massiccio ed eccitato, come se fosse sul punto di esplodere. Thresh lo liberò sbottonando la prima parte dei pantaloni, lasciando che le loro cappelle si unissero ed iniziarono a toccarsi, mentre i loro corpi si avvicinavano sempre di più. Il non morto quindi portò l'altra mano sul seno della sua amante, iniziando a palparlo con tanta energia quanto bastava per far gocciolare su di lui qualche stilla di latte, rendendo lo zombie ancora più goloso ed affamato. Quali segreti celava quel corpo?
    Gil ti ha fatto sentire bene, non è così? Anche se poi te ne sei pentita, anche se hai pensato a me, lui ti ha fatto godere non è vero? Non devi mentirmi, dimmi pure la verità, questa non è una gara, ma voglio conoscere tutto di te, anche il tuo lato più perverso...
    Detto questo avrebbe circondato il capezzolo di Lucia con le labbra, iniziando a leccarlo avidamente per poi stringere la mammella tra i denti, strappandole altri fiotti di latte che bevve avidamente. Con la mano dietro la sua schiena l'avrebbe spinta a muoversi su di lui, in modo che quel piccolo pene gonfio potesse stimolarsi di fronte alla belva che Thresh le stava concedendo. La lingua dello zombie avrebbe iniziato a spingere sul capezzolo leggermente aperto, così da riuscire a spalancarlo e penetrarlo energicamente, aumentando così la stimolazione e poter saggiare il latte direttamente dalla fonte. Avrebbe continuato così, stimolandola, toccandola e accarezzandola mentre le concedeva lo spazio di parlare ancora.
     
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    Brividi. Le sue reazioni ai preliminari con Faust si potevano sintetizzare quasi esclusivamente con quell'unica parola. Brividi lungo la spina dorsale per un semplice bacio sul collo che arrivarono dritti al centro del suo culetto e poi sul tenero membro, facendolo sussultare un paio di volte. Poi, ancora, brividi per la sua voce contro la pelle. Brividi per le sue dita, per ogni suo tocco. Inutile chiarire che accettò l'invito di salire sulla sedia e si mise a cavalcioni senza neppure pensarci. Per sorreggersi, finalmente cedette al bisogno di gettargli le braccia al collo e gli strinse la nuca con le mani morbide. Iniziò a muovere il bacino ancor prima che la verga mastodontica che tanto aveva sognato venisse liberata dalla prigionia di tessuto e quando alla fine le cappelle si sfiorarono non poté certo nascondere un mugolio sentitissimo. Oh demoni... L'era mancata, la verga del suo uomo l'era mancata un sacco. Si sorprese lei stessa anche solo di aver pensato a lui in simili termini, e arrossì ben felice che non potesse leggere il pensiero... Almeno che lei sapesse. Era così presa e bisognosa che dimenticò la timidezza: cominciò a carezzargli i capelli, facendo scorrere le dita sulla sua nuca e sul collo, stringendolo mentre creava onde sempre più ampie con i fianchi e con il ventre, sfiorandogli la carne. Quando abbassò lo sguardo si perse a fissare le loro erezioni a contatto, nel farlo le palpebre si abbassarono e gli occhioni le tornarono lucidi, stavolta però per genuina commozione, non per tristezza. Infine le attenzioni al suo seno la fecero sussultare, inarcare all'indietro e le impedirono di muoversi ancora. Una scarica di piacere intensissima si fece strada esplodendo nelle sue grazie, strappandole un gemito più forte e gocce di liquido preseminale. Stava per chiederne ancora, di propria iniziativa, quando Thresh decise di tirare fuori quella domanda. LA domanda. Quella che Lucia aveva intimamente temuto sin da quando si era ripresa dallo shock iniziale post-Gilbert. Probabilmente Thresh non scelse il momento a caso. Voleva che fosse sincera e in una situazione simile neppure se avesse avuto la volontà di mentire avrebbe potuto farlo. Anche perché subito dopo aver parlato egli rincarò la dose con la bocca, spendendola dritta in paradiso. I suoi capezzoli in quello stato erano diventati praticamente due anfratti in più da cui trarre piacere. Cominciò a schizzare latte a fiotti, quando la lingua la penetrò, trasformandosi praticamente in una piccola fontanella. Thresh avrebbe potuto scoprire che quel nettare aveva un sapore davvero gradevole, sicuramente molto zuccheroso e ancora più soddisfacente delle merendine con cui si ingozzava di solito. Lucia d'altra parte si avvicinò sempre più all'orgasmo ma il piacere era così intenso che sembrava non potersi concretizzare senza una penetrazione più profonda, più grossa, più veloce. Sentiva il bisogno di essere aperta di più, di ricevere più centimetri della lingua calda del non morto. Anche nell'altro seno... anche nel suo culetto... Ovunque potesse riempirla. Oddio, che le succedeva?
    AH-nnh! M-mi dispiace... i-io... non riesco a pensare. S-sto impazzendo, mmmmm- Mmih... La stava facendo godere così tanto... non poteva disubbidiscigli proprio in quel momento! Si sforzò per concentrasi, abbracciando la sua testa quasi fosse un peluche da stringere per trovare coraggio ma finendo piuttosto per spingerlo senza rendersene conto ancora più contro di sé, contro la morbidezza delle sue nuove forme. Ovviamente Thresh non avrebbe avuto problemi a sottrarsi se avesse voluto, ma era comunque sorprendente quanta forza potesse impiegare quella piccola pervertita se si trattava di ottenere qualcosa che desiderava davvero. Con tutta se stessa. M-Mi è piaciuto. O meglio... A-Al mio corpo... è piaciuto. E-erano troppi... non potevo... Si morse la lingua, continuando a cercare disperatamente l'orgasmo e soffocando le oscenità che stavano per sfuggirle. Ripensare alle tre mostruosità che l'avevano violata la fece eccitare ancora di più. E se fosse stata sincera con se stessa, anche sapere che lui l'aveva vista non la lasciava solamente imbarazzata. Forse in fondo era un po' esibizionista anche lei.
     
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    Avrebbe potuto diventarne dipendente, di quel latte, fino a volerlo tutto per sé addirittura. Thresh era un goloso inguaribile, non disprezzava nulla che fosse dolce e zuccherino, ma il latte di Lucia era qualcosa di indescrivibile, buonissimo e saporito, al punto che quando se ne rese conto Thresh prese a succhiare davvero forte, come se volesse prosciugarla, facendole sentire tutto il suo desiderio. E a Lucia arrivò quel massaggio, dato che si muoveva impaziente di giunger all'orgasmo. Ma non poteva, non ancora, dovevano riconciliarsi in quel momento, serviva tempo. Thresh la strinse a sé quando Lucia cedette ai suoi desideri più irrefrenabili, sorridendo divertito, decise che valeva la pena alzare il gioco, approfittando di quel suo status fisico semplicemente ammaliante. Thresh la prese per la nuca, tirandola per i capelli per allontanarla da sé, mentre invece con la mano sul bacino la spinse verso la propria verga, in modo da schiacciare i due membri uno contro l'altro.
    Non devi vergognartene, anzi non è neanche colpa tua. E' colpa mia, è evidente. Significa che non ti ho soddisfatto abbastanza. E' normale che hai cercato qualcuno che potesse dartene di più, va benissimo... lascia che io porga rimedio ai miei errori...
    A quel punto la macchina che sovrastava il trono di Thresh fece capolino del tutto dietro lo sguardo malefico del non morto. Si trattava di una creatura metallica inquietante, simile ad un grosso ragno o un crostaceo, munita di moltissime zampe sottili. Sulla sua struttura camminavano dei piccolissimi esseri di metallo simili a dei ragnetti, e alcuni ancora più piccoli, come se fossero delle libellule prive di ali. Ruler era una macchina che amava nascondersi. Due di quelle creature più piccole e affusolate si lanciarono su Lucia, direttamente sui suoi seni, penetrandoli rapidamente quasi senza farle male, per poi "aprire" la loro forma, rivelandosi per quello che realmente erano: dei dilatatori molto particolari che avrebbero circondato i seni di Lucia, legandosi dietro alla sua schiena, per poi separarsi in direzioni diverse così da trasformare i capezzoli in due fori dilatati e perfettamente chiari. A quel punto Thresh lasciò la presa dal suo bacino, permettendo quindi alle sue mani di tornare su quei deliziosi seni, portando infine gli indici davanti ai buchi creati per poterli penetrare ed iniziare a masturbarli.
    Oggi ti farò dei doni speciali, ti accompagnerò verso un piacere unico, irresistibile. Non potrai più farne a meno, e farò in modo che tu diventi davvero la mia donna. Non come è stato fino ad ora... intendo dire che sarai mia davvero, come compagna, come amante. Capisci Lucia? Ci sarà un legame che nessuno potrà più dissolvere, un legame più forte dell'amore e della paura... quello del piacere.
    La teneva sospesa, sapeva che non sarebbe venuta per così poco, l'aveva abituata molto male, ma continuava a stuzzicarla nei capezzoli e sfregandosi col suo membro, spingendola sempre più vicina al baratro. Quanto poteva resistere prima di supplicarlo di farla venire?
     
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    Inizialmente si sentì ancora più in colpa per le parole di Thresh. Le stava dicendo in modo estremamente fine che era una sgualdrina... e aveva ragione. Ma nonostante questo non sembrava volerla giudicare. Nessuno meglio di lui poteva capire quanto fosse difficile resistere alla carne, e sempre e ancora lui conosceva i segreti di quel corpo indecente, osceno e ribelle, che cozzando spesso e volentieri con le sue stesse emozioni, la tradiva puntualmente per un po' di piacere... o dolore. Quando vide il mostro alle sue spalle sgranò gli occhi, spaventata. Nonostante tutto, non si sarebbe sottratta neppure se avesse potuto. Andò anzi incontro a quella che pensava sarebbe stata una punizione, stringendo gli occhi e porgendo il corpo. Non esitò nonostante tremasse visibilmente e il suo cuore avesse cominciato a battere ancora più forte, non più per "amore" ma per orrore. In qualche modo si sentiva al sicuro nonostante tutto. Il suo corpo sapeva che qualsiasi cosa fosse venuta sarebbe finita per essere gradita, ed ella non si oppose. Dire che non si aspettava quella penetrazione è puro eufemismo. Sussultò, sgranando gli occhi ed emettendo un lamento strozzato. Aprì le labbra per dire qualcosa ma non ce la fece perché subito gli indici del non morto le furono dentro, e gli anfratti spalancati in mezzo ai suoi capezzoli fremettero schiudendosi proprio come se fossero riproduzioni dell'anfratto tanto voglioso che stava nascosto tra i soffici guanciali che erano le sue natiche. Lucia non era certo famosa per le sue capacità di resistenza. Negli anni era diventata troppo servile per regalare una sfida di qualche tipo ad eventuali stupratori (ed erano stati parecchi) e come se ciò non bastasse la perversione che nascondeva dietro al visino dolce e al cuoricino tenero non la aiutava certo a contenersi, rendendola una preda ancora più facile. Thresh la conosceva abbastanza da sapere tutto ciò ma non per questo la sottovalutò. Decise di stuzzicarla, di rincarare la dose, tenendola in sospeso come se fosse sicuro che non sarebbe venuta precocemente come suo solito. Che sarebbe riuscita a resistere fino al limite di sopportazione per poi regalargli nuove suppliche, ovvero nuove "dichiarazioni d'amore" come le chiamava lui. Inizialmente, Lucia si sforzò per non deluderlo. Cercò di non gemere troppo forte, si morse il labbro come se ciò potesse aiutarla e sfogò la bramosia insoddisfatta con movimenti a vuoto del bacino e tentativi piuttosto fiacchi di stringere di nuovo Faust. Ma più quel massaggio ai suoi seni proseguiva, più si rendeva conto di quanto in realtà le sarebbe comunque stato impossibile venire, anche lasciandosi andare. Il piacere cresceva, era vero. Bastava a farla inarcare e contorcere, eppure la teneva sospesa. Non poteva soddisfarla pienamente perché si era abituata a lui. Alla sua verga tra le carni, ai suoi sospiri dentro i timpani e al tocco della sua mano sull'intimità minuta. Forse si stava solo illudendo, forse mascherava la profonda attrazione per lui scambiandola per amore, fatto stava che n'era convinta. Era convinta di aver capito finalmente cosa provava davvero. E stranamente, realizzare fin quanto quel non morto le fosse penetrato dentro, nel senso più profondo e romantico del termine, non fu un trauma come avrebbe pensato fin solo a qualche tempo prima. No. Fu dolce, gradito, e le riempì il petto di una sensazione di calore inteso. In risposta a quella scoperta, come a rappresentare le famose "farfalle nello stomaco", il pancino gravido si mosse, segno che qualunque creatura nascondesse, aveva scelto proprio quel momento per contorcersi. Il dolore la fece piegare in avanti strappandole un grido spezzato, ma l'espressione era di piacere, e le lacrime pure. Se quella era davvero una gravidanza, di certo non era comune. Non si sarebbe sorpresa se il suo latte fosse stato afrodisiaco, visto che persino le doglie lo erano, per lei. Spinse il petto verso Thresh, offrendoglielo di più e per una volta ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi nonostante l'imbarazzo. Tenne la bocca schiusa ad ogni pausa, con il viso che inconsciamente pendeva verso il suo come in cerca di un bacio.
    S-sì. Capiva ciò che voleva dirle e sentiva di desiderarlo. Era finito il tempo dei dubbi. Sciocca o no, ingenua o meno, l'unica certezza che aveva era di essere dipendente da lui già da tempo. Il suo "cuore", o qualunque cosa la guidasse, aveva aspettato solamente il colpo di grazia per capitolare una volta per tutte. E la causa scatenante era arrivata per mano di Gilbert, che le aveva ricordato come fosse un vero aguzzino. Thresh era il cavaliere dall'armatura scintillante, il suo principe... forse non azzurro come nelle favole, forse più nero del peccato stesso... ma ciò che contava era sapere di non potere stare senza. I-io lo desidero. Voglio essere vostra. Un barlume di sincera determinazione si accese nei suoi occhi. E voglio che siate mio. Vi prego, vi supplico...
    Mentre lo guardava si afferrò i seni, il strizzò uno ad uno come se volesse spremerli e offrirglieli ancora di più, muovendoli come se fossero due onahole che purtroppo potevano raggiungergli solo le dita in quel momento, ma comunque regalarono a lei nuovo piacere. Alla fine, al culmine della frustrazione sessuale, aprì nuovamente la bocca per concludere la sua richiesta. Ma ciò che sfuggì da quelle belle e piccole labbra non fu una mera supplica per il piacere, per un orgasmo... no. Fu una dichiarazione di cui lei stessa si sarebbe stupita a mente lucida, ma in presa alle lacrime e ai singhiozzi fu sincera e basta. S-so di non essere nulla in confronto a voi, a Leben... a tutte le donne che avete avuto e potete avere a vostro piacere. Ma io vi desidero così tanto... Provo dolore per quanto vi voglio. P-potete accettarmi?
    Col corpo supplicava di venire, ma con il resto bramava l'impossibile. Stupida, certo. Ma così devota...
     
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    Lucia era cotta al punto giusto oramai, e qualsiasi cosa ci fosse dentro il suo stomaco sembrava pronta ad uscire. Thresh doveva sbrigarsi a realizzare il tutto se voleva ottenere dei risultati, ma l'attesa lo stava premiando e lo stava facendo anche in maniera più rapida del previsto. Oramai era sua, lo desiderava non solo col corpo e on la mente, ma anche col cuore. L'aveva conquistata, e ora doveva semplicemente accontentarla. Sfilò le dita da quei buchi come se avesse accettato il suo dono, leccando avidamente le punte delle dita sporche di latte per poi offrirle a Lucia, come se stesse condividendo con lei il suo stesso dono.
    Si... ti amerò per sempre, più di ogni altra cosa al mondo... e ti farò godere come nessuno può farlo. Questo è il mio dono per te...
    A quel punto le mani sarebbero scese dalle sue labbra al suo petto, scivolando fino ai fianchi dove l'avrebbe afferrata per le gambe, saldamente, tirandola verso l'alto e verso di sé come in un gioioso abbraccio tra amanti. Lucia sarebbe stata tirata contro il corpo del non morto, assaggiando con tutta la pelle quella massa di muscoli protettivi, caldi e avvolgenti che volevano tenerla per sé, proteggerla e darle piacere. Il grosso cazzo di Thresh era perfettamente eretto sotto il suo culetto, lo bramava ardentemente e ora che Lucia l'aveva accettato non sarebbe più stato un problema penetrarla fin in fondo. Semmai il problema era che risultava eccitato già oltre ogni dire, quindi la penetrazione sarebbe stata ancora più intensa del normale. Era la giornata dei premi di Lucia quindi. Quando furono così vicini le sfiorò le labbra con le proprio, poi anche con la lingua, massaggiandole il buchino che tanto bramava con la punta della cappella, facendole sentire quanto forti fossero le pulsazioni per lei, come il perverso battito di un cuore maligno proprio sul suo punto più sensibile.
    Ti amo... da oggi sarai la mia donna... per sempre...
    Il tono di voce così caldo, cavernoso e intenso avrebbe accompagnato un bacio perverso, caldissimo e profondo, proprio mentre la sua mazza veniva spinta verso l'alto e il corpo di Lucia scendeva, penetrandola fino in fondo molto lentamente, almeno all'inizio. Quando fu quasi in tuttala sua lunghezza dentro di lei, avrebbe accelerato di colpo, impalandola del tutto con le sue dimensioni oscene, fino a che il suo stomaco non si deformò, muovendosi al ritmo delle pulsazione di quel cazzo che l'aveva riempita del tutto, e poteva andare ancora più in fondo.
    Vieni... non trattenerti, ti farò venire molte altre volte, così intensamente e in maniera tanto piacevole che non riuscirai più a smettere... quindi non trattenerti, sfogati. Questo è il mio pegno per te...
    E dopo quel monito sarebbe tornato a baciarla, lasciando che venisse addosso a lui col suo piccolo membro gonfio per poi iniziare a scoparla lentamente, tenendola per i fianchi, mentre il corpo dello zombie la avvolgeva con gli spasmi dei suoi muscoli incandescenti e duri. Avevano finalmente iniziato, e da lì in avanti la mente di Lucia poteva solo spezzarsi...
     
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    Era incredibile che una scena tanto perversa venisse condita da parole così romantiche e promesse tanto importanti. Lucia era così presa che non si fece domande, per una volta. Non sentì il bisogno di chiedere ulteriori conferme, voleva solamente essere baciata. Assaggiare il suo stesso latte poi, la mandò direttamente in estasi, strappandole un gemito come se stesse succhiando la cosa più deliziosa del mondo, facendole dimenticare il senso di vuoto ai capezzoli. Guardò Thresh con le labbra chiuse intorno alle sue falangi e attraverso gli occhioni socchiusi si vide chiaramente a cosa stesse pensando: a come fosse bello prendere la sua verga nella bocca e a quanto il sapore fosse ancora migliore di quel nettare stregato. Si staccò visibilmente a malincuore, con un sensualissimo mugolio di protesta a chiarire che ne volesse ancora. Inizialmente seguì persino le dita con la testa, poi sembrò ridestarsi al suono della sua voce. Non c'era niente da fare. Thresh era troppo abile, troppo affascinante. Aveva una voce capace di ridestare i morti e cullarli in una nuova vita. Lucia amava quel suono e amava il suo fisico, la sua pelle, la muscolatura... persino la sua temperatura corporea. Sospirò e lo cinse nuovamente, premendo i seni contro il suo petto e gemendo per il contatto. Gli anfratti spalancati dai dilatatori pulsavano come a cercare nuova massa da accogliere ma dovettero accontentarsi di bagnare anche i capezzoli di Thresh, lasciando che il latte scivolasse lungo il suo torace e quello di Lucia, finendo inevitabilmente per colare fino ai loro sessi. I fianchi dello spettro cominciarono ad agitarsi e finalmente il suo buchino saggiò il glande pulsante del suo non morto preferito. Sospirò, mugolando subito dopo e succhiando la lingua che le veniva offerta.
    D-donna? Davvero posso essere- NGH
    Egli non si era mai rivolto a lei come l'invertito che era. Non le ricordava mai cosa fosse davvero e anzi, la trattava come una donna da sempre. Si sentiva più bisognosa ed eccitata che mai nei suoi confronti; bagnata persino, quasi appartenesse davvero all'altro sesso. Invece era semplicemente il liquido bianco stillato dai suoi seni che era giunto fino al suo culetto, lubrificandola ed eccitandola ancora di più. Aveva proprietà afrodisiache, ora era certo, altrimenti non avrebbe sentito quel fuoco accedersi. E forse fu proprio per quel fuoco, quella voglia così forte da essere anormale, che l'enorme e delizioso cazzo di Thresh riuscì a entrare tra le natiche sode nonostante fosse strettissima. I muscoli erano così contratti e serrati da rendere il tutto praticamente inviolabile, ma evidentemente la verga era semplicemente troppo forte perché potessero resistere. La illuse che sarebbe entrato piano, facendole ingoiare la cappella lentamente, parte dell'asta persino... e poi la impalò senza pietà com'era solito fare sempre, quasi gli piacesse coglierla di sorpresa in quel modo. Lei gli gridò in bocca, emettendo suoni soffocati e trattenendo nuove lacrime, godendo immediatamente. Aveva smesso di piangere da quando lui aveva risposto positivamente alla sua richiesta sincera, ma era impossibile non riprendere a piagnucolare con un affare del genere profondamente incastrato tra le carni, soprattutto se infilato così a fondo da spingere in su la massa estranea che già esse accoglievano. Dalla forma che prese la sua pancia, spingendosi ancora più in fuori per via della nuova presenza, qualunque cosa nascondesse doveva trovarsi molto in alto nell'intestino, protetta dal resto delle interiora e da chissà quale assurda stregoneria. Eppure Thresh avrebbe potuto sentire che oltre essa, l'interno di Lucia era pieno di un liquido molto denso che cominciò ad avvolgergli il glande facendosi strada fino all'ano serrato e lì fermandosi, così da inglobare completamente la sua verga per poi iniziare ad emettere tantissime piccole bolle, come se stesse friggendo ma senza bruciare. Il risultato era un'intensa vibrazione, una specie di idromassaggio che andava di pari passo con ondate afrodisiaca in grado di amplificare parecchio le sensazioni, tanto che forse persino uno zombie esperto come lui ne sarebbe rimasto coinvolto. Lucia di certo lo era moltissimo, ed era già venuta qualche volta di seguito quando egli la invitò a farlo ancora. Come se anche le sue capacità fisiche fossero aumentate schizzò più del solito e il seme candido andò a mischiarsi con il latte che ormai usciva a fiotti dai suoi seni e che sembrava incapace di fermarsi senza le opportune reazioni. Forse dei tappi sarebbero stati opportuni, a quel punto. Che era più o meno quello su cui fantasticava lei, probabilmente. O forse no? Quando le sue labbra vennero liberate prese il respiro come se avesse dimenticato fino a quel momento come si facesse a respirare e sembrò pronta a protestare, a chiedere una pausa, a invocare pietù...
    Ah-Ahh... ancora. V-vi prego... ne ho bisogno. N-non riesco a fermarlo!
    A quel punto c'era da chiedersi se quella strana sostanza non cercasse il seme di Thresh per qualche ragione e così anche Lucia, fatto stava che il suo corpicino sembrava ancora più bisognoso del solito e -a quanto pareva- quella volta sarebbe stato ben più arduo sfiancarla e soddisfarla totalmente. Thresh era preparato all'impresa?
     
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    Mai Thresh si sarebbe tirato indietro di fronte ad una sfida, men che meno dopo che aveva fatto una promessa dalle così alte aspettative. Lucia era pronta a riceverlo del tutto, e anche il suo corpo a quanto pare, qualsiasi cosa lo stesse dominando in quel momento: iniziò letteralmente a bollire, rivestendo il corpo di entrambi con una sostanza decisamente piacevole e che rese tutto molto più facile. Thresh ghignò divertito, mentre con le mani spingeva sempre più in basso Lucia, come se volesse colpirlo il suo stomaco, farle male, esagerare come era al suo solito. Nel mentre spingeva anche il suo piccolo e gonfio affare contro il proprio ventre, stimolandolo sfruttando la sua muscolatura e il suo calore corporeo. A Quel punto Ruler lasciò spazio ad un'altra macchina di Thresh, qualcosa di decisamente meno "vivo", ma indubbiamente più inquietante: somigliava ad una gabbia con all'interno uno scheletro fluorescente verde, particolarmente spento nel colore. Lo scheletro era ricoperto d una membrana morbida trasparente che somigliava a carne, e al suo interno, in corrispondenza di ciò che doveva esserci un seno, un ventre e uno stomaco, c'erano delle sacche di liquido verde brillante e densissimo. Da quelle sacche, passando per gli spiragli della gabbia sagomata in modo da sembrare un sarcofago, pendevano dei grossi tubi trasparenti circondati da anelli metallici neri con delle borchie sopra. Sull'estremità di questi tubi c'erano delle forme sempre trasparenti ma che ricordavano dei grossi cazzi eccitati. Il fatto che il liquido fosse ad una certa pressione all'interno di quel complesso faceva muovere le estremità di quei tubi come se fossero dei peni pulsanti. Mentre quella macchina compariva, Thresh avrebbe continuato a fottere Lucia sempre più forte ed intensamente, portando le dita sulle sue labbra per poterla accarezzare, quasi con affetto perverso, pronto a fare le presentazioni.
    Certo che puoi... tutto è possibile nel labirinto. Ogni desiderio può essere avverato, è sufficiente la giusta dose di perversione e desiderio, il resto viene da sé. Ammira... le estremità di questa mi opera sono sagomate secondo la forma del mio cazzo... li troverai familiari...
    A quel punto i tubi verdi brillanti avrebbero saettato come tentacoli verso il petto di Lucia, penetrando entrambi i capezzoli con la loro mole immensa in quanto sagomati sul membro di Thresh, dilatandoli ancora aiutati anche dai ganci che la stavano allargando dolorosamente. Ora il ritmo di quelle estremità veniva scandito dalla penetrazione anale di Thresh, quindi avrebbero iniziato a pompare molto forte, ma a differenza dello zombie questi iniziarono a schizzare praticamente da subito. La cosa interessante era che pochissimo liquido restava nelle mammelle gonfiandole, il resto veniva assorbito dal suo corpo.
    Fidati di me... accettalo come se fosse il mio sperma... sarà il pegno da pagare per diventare la mia donna.. Gioisci... godi con me!
    Allargò un sorriso perverso e divertito, iniziando così a fotterla ancora più forte, ancora più violento, facendosi spazio dentro di lei a colpi di perversione e incrementando così anche le pulsazioni delle estremità verdi nei suoi seni. Che scenario delizioso...
     
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    Più Lucia veniva violata, più il liquido ribolliva dentro il suo retto, stimolando il membro del suo amante più di quanto non facesse già il suo anfratto stretto. In qualsiasi altra occasione sarebbe stato davvero difficile rimanere vigile con tutte quelle stimolazioni insieme, una dopo l'altra, ma quel fisico deformato dalla magia e dalla lussuria non sembrava avere problemi, anzi... ad ogni stimolazione i segni inequivocabili del godimento si facevano sempre più visibili. Thresh non la aiutava di certo a mantenere il controllo, visto che più spingeva dentro il suo culetto, più la tirava in basso verso di sé facendo sì che il pancino pieno cozzasse contro i suoi muscoli. Durante ogni affondo, si sentiva come un palloncino in procinto di esplodere. La pressione diventava insopportabile e le strappava lamenti strozzati e silenziosi nonostante non riuscisse proprio a chiudere la bocca, che piuttosto teneva spalancata perdendo imbarazzanti quantità di saliva. I loro corpi era un disastro, sporchi e lubrificati all'inverosimile per tutto quel latte e quei fluidi, eppure a nessuno dei due sembrava importare. A Lucia non sembrava neppure importare di averlo sporcato, tanto che per una volta non si stava scusando. A quel punto avrebbe quasi dovuto aspettarsi il macchinario che fece la sua comparsa, ma invece sussultò e sgranò gli occhioni, leggermente allarmata. Comunque li si guardasse quelle due mostruosità non sembravano in grado di penetrare negli stretti orifizi che i dilatatori avevano aperto sui suoi seni. Era pur sempre una seconda; gonfia certo... ma comunque una misura minuta che non poteva contenere tanta carne. Quando le toccò le labbra non poté fare a meno di leccargli le dita, eppure lo guardò con occhioni titubanti e disperati.
    Ah-aspettate! S-sono troppo grossi... Siete sicuro che entr-NNNNH?!
    Thresh non si lasciò scoraggiare dalla sua mole né ascoltò le sue parole. Continuò anzi a pompare dentro di lei con maggior vigore e la sua macchina lo imitò perfettamente. Gli occhi le si ribaltarono, la testa pure, ma nonostante ciò non riuscì proprio a smettere di stringere il non morto con passione. Strada facendo gli aveva posato le manine sui trapezi piuttosto che dietro la nuca, per tentare di sorreggersi e contribuire alle spinte, e quando i suoi seni vennero violati strinse così forte la presa da graffiarlo leggermente. La testa le cadde all'indietro mentre gridava, trasportata in una dimensione di puro e intenso godimento, seguito da un pizzico di dolore che sembrava essere il prezzo equo da pagare per sensazioni tanto forti. Venne ancora, senza ritegno, stringendo Thresh nella morsa delle sue carni, percorse da spasmi potentissimi. Quando poi arrivò il liquido si scontrò con il latte che cercava di schizzare fuori, gonfiandola ancora di più.
    Cos-NH! C-cosa mi stanno facendo? È c-caldo, b-brucia... Ahhhh!
    Ovviamente lo chiese prima che Thresh parlasse, dicendole di accettare il nettare che le stava donando; affermando che fosse il pegno da pagare per essere sua. E allora il suo corpo rispose e bevve, ubbidendo un'ennesima volta al volere di quella creatura spettacolare e strappandole sensazioni contrastanti, tra dolore e goduria. Ingorde proprio come lei, le sue carni non sprecarono che poche gocce di liquido, schizzando dai bordi stretti un po' di latte giallognolo. L'espressione di Lucia si fece sempre più sorpresa e perversa. Sentiva la pressione aumentare con le spinte per poi cessare quando il tutto veniva assorbito dal suo corpo. Era impossibile descrivere cosa stesse provando.
    L-l-l-la mia testa... N-n-n-non riesco a pensare.
    E non riusciva neppure a smettere di godere a quanto pareva, perché il suo anfratto non smise di pulsare nemmeno per un istante. Sapeva solo che non voleva fermarsi e non le importava di morire e rompersi tra le sue braccia.
    I-il vostro seme... A-ancora, p-per favore.
     
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    La reazione di Lucia fu esattamente quello che Thresh si aspettava, deliziosa e perfetta, non aveva nulla da aggiungere a quel quadretto spettacolare rappresentato dalla sua faccia. Quel corpo era totalmente deformato dal piacere, anzi più che letteralmente: la perversione le stava dando nuova forma, oramai Lucia sembrava pronta per la trasformazione e a giudicare da come il corpo stava bevendo quel nettare mostruoso che Thresh le aveva offerto senza alcuna spiegazione, i preparativi erano già a buon punto. Non restava che assaporare quel momento. Estasiato dalla visione del corpo di Lucia totalmente colmo di lussuria, Thresh si lasciò andare ad un forte e abbondante orgasmo che ebbe il compito di riempirla del suo seme. La strinse a sé energicamente, stringendola con le forti braccia e serrandola tra quei muscoli bollenti mentre il fluido verde continuava ad impregnare il suo corpo. Il cazzo di Thresh si gonfiava enormemente per permettere al suo sperma di passare e finire direttamente nel culetto di Lucia, dilatandolo ancora e ancora fino a quando non iniziò a traboccare. Il non morto iniziò a ridacchiare, perverso, mentre una luce malevola si accendeva nei suoi occhi, tetra e oscura come il suo cuore senza pietà. Era giunto il momento di passare alla prossima fase.
    Il potere più importante di una vera donna non è solo quello di dare piacere a un uomo, o donargli amore... non è solo prendersi cura di lui... la cosa più importante è mandare avanti la sua prole, in modo che le sue esperienze, il suo ricordo e la sua passione possa essere trasferita alle generazioni future...
    Per uno zombie, un discorso del genere era molto strano.Ma per quanto amasse la sua immortalità, Thresh non era mai stato contrario all'idea di creare qualche erede. E non solo uno, ma più di uno. I suoi obbiettivi gli permettevano quanta più libertà possibile, e sebbene non pensasse a qualcuno che potesse sostituirlo, l'idea di una materia grezza da plasmare a suo piacimento partendo dal corpo di una donna lo eccitava e lo entusiasmava. Non si trattava di un istinto paterno, no, sarebbe stato quasi romantico per lui. La verità era che quello zombie malato non trovava nessun limite alla perversione, anche nelle sue forme più estreme. Mentre le parlava con quel tono di voce cavernoso e profondo, Thresh afferrò Lucia per le gambe,sollevandola senza sforzo apparente dal suo grosso affare, liberandola da quella presenza che, uscendo centimetro dopo centimetro da quello stretto anfratto, permetteva allo sperma di colare copioso verso il basso. Thresh osservò quello spettacolo divertito, ma non totalmente soddisfatto.
    Tuttavia, per quanto la tua mente sia femminile e perfetta per me, il tuo corpo ti priva di questa possibilità amore mio. Ma non temere... a tutto c'è rimedio.
    I tubi verdi in eccesso afferrarono le gambe di Lucia, e mentre i suoi capezzoli venivano penetrati con ancora più decisione assorbendo ben più liquido di prima, la ragazza veniva posizionata in orizzontale davanti a Thresh, come una tavola imbandita, in modo che il suo vergognoso membro rigonfio si trovasse proprio davanti al volto del non morto. Thresh si avvicinò alle sue gambe spalancate, compiaciuto, avvicinando il volto a quel piccolo affare di carne, portando su di esso la propria lingua e assaporandone l'energia avidamente, fino a serrarlo tra i suoi denti.
    Ma non temere... laverò io via la tua essenza imperfetta... e ti porterò in un mondo che non avresti mai sperato di poter vedere... affida a me la tua CARNE.
    Spalancò la bocca e i denti, l'oscurità che usciva dal suo corpo divenne tale da fargli perdere totalmente il colorito degli occhi, trasformandoli in due fari luminosi ma oscuri allo stesso tempo. Del suo volto era possibile vedere solamente i denti, divenuti improvvisamente affilati e lunghi, simili a zanne. Si chiusero rapidamente intorno al membro di Lucia e ai suoi testicoli, serrandoli e spappolandoli lentamente, macellandoli tra le punte dei denti con una morsa decisa da morire. Il corpo di Thresh si riempì di sangue che iniziò a sgorgare copioso dal corpo di Lucia. Non fu un taglio netto, dopo aver afferrato quanta più carne possibile Thresh strappò tutto il resto, creando un danno spaventoso al corpo della ragazza oltre che ad un buco sanguinolento semplicemente terrificante. Il rumore della bocca di Thresh che masticava era inquietante quanto le vibrazioni del suo membro, eccitato da quella scena perversa Difficilmente Thresh si concedeva ad atti di cannibalismo e di rado trovava carne piacevole, ma Lucia era tenerissima ed impregnata di energia pura, fu un pasto semplicemente irresistibile e assolutamente necessario. A quel punto il fluido dentro i seni della ragazza iniziò a pompare ancora più forte, sembrava quasi che stesse effettuando una trasfusione, e prima che potesse svenire per il dolore, Thresh la afferrò per le gambe, spingendola verso il basso e portando il suo gigantesco affare di carne di fronte al buco che aveva creato con quel morso. Ora anche sporco di carne, quel volto spaventoso non era cambiato di una virgola.

    AFFIDA A ME
    LA TUA CARNE


    La bocca si spalancò di nuovo, ma per un grido di piacere gigantesco che accompagnò la penetrazione dentro quel buco innaturale e sicuramente pericoloso. Ben più "viscerale" di una penetrazione nel suo stretto culo, Lucia avrebbe assaporato cosa significava essere letteralmente divorati dall'interno con quella mazza che le avrebbe fottuto ogni singolo organo sul suo cammino, lubrificandosi di sangue e fluidi che avrebbe trovato, come se volesse spolparla dall'interno. La sensazione per Lucia sarebbe stata lancinante, perché per quanto potesse soffrire né la morte né il semplice perdere i sensi sarebbe giunto in suo favore. Ma dopo il dolore iniziale, le spinte di quel cazzo vibrante ed esagerato dentro di lei avrebbero dovuto risvegliare qualcosa. Qualcosa di perverso, primordiale, qualcosa di unico. I suoi organi non si stavano staccando nonostante la perversa forza di Thresh, anzi andavano ricongiungendosi, come se dovessero rimettersi assieme. Il liquido stava iniziando a fare effetto, e Thresh non poteva che ghignare soddisfatto. La trasformazione aveva inizio.
     
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    Inizialmente, Lucia ascoltò attentamente le parole del professore come se volesse assimilare la lezione ad ogni costo. Man mano che il suo discorso andava avanti, tuttavia, un profondo senso di inquietudine cominciò a farsi strada nella sua testa espandendosi in poco tempo nel resto del corpo. Ricevere il suo orgasmo la distrasse il tempo necessario a gridare di piacere, venire ancora una volta e sentire pressione ai seni per il latte che voleva disperatamente uscire ma invece veniva forzatamente spinto dentro. Non si aspettava di dover cambiare posizione così all'improvviso né tanto meno di dover rinunciare così presto alla verga che amava tanto. Ogni millimetro perso le strappava un lamento che poteva descriversi come un mugolio continuo, sempre più alto d'intensità, pronto ad esplodere in un pianto infantile. Più che piangere tuttavia gridò, brevemente e in modo soffocato quasi avesse ricevuto un colpo mortale. Il suo povero anfratto si ribaltò brutalmente uscendo di qualche centimetro dalla sua sede, rientrando poi durante le pulsazioni. Altro orgasmo, altro piacere malato. Ma piuttosto che impazzire, le sembrava di essere sempre più lucida e soddisfatta. Il prezioso seme dentro di lei non venne affatto sprecato come al solito, non schizzò che di poche gocce, accorpato a quella strana sostanza che anche Thresh aveva sentito, nutrendola. Probabilmente l'afrodisiaco, il desiderio e la resistenza innaturali, erano tutte conseguenze della fame della sua... "prole", come l'aveva definita Thresh. La poverina non poteva che chiedersi se non dovesse aspettarsi un qualche tipo di mostro che l'avrebbe sfondata dall'interno durante il parto; la cosa assurda era che l'idea in quel momento non la spaventava. Fu Thresh a farlo. Per un momento si era illusa che volesse leccarla, amarla e far dono al suo sesso come nessuno aveva mai fatto... Ma era una vera stupida. Stava ancora venendo quando il dolore arrivò, così secco e intenso che il resto svanì. Il senso del tatto al di fuori di quel singolo punto, l'udito, la parola... ogni pensiero che non fosse quell'unico fulcro terribile cessò. Dalla gola non uscì un suono. Gli occhi erano così sgranati che le palpebre apparirono completamente infossate e le pupille tremolanti, puntate su Thresh.
    Ci sono volte in cui le parole perdono senso. Qualsiasi termine si possa ricercare, qualsiasi accurato e intricato racconto si possa tentare di scrivere, arriverà prima o poi il momento in cui anche sforzandosi di scavare in una certa lingua, in miriadi di termini e sinonimi diversi, non si riuscirà comunque a ottenere abbastanza per parlare di una determinata sensazione. E dunque come narrare il suo orrore? Come raccontare la disperazione e il senso di profondo tradimento? Si era convinta di aver trovato l'amore dopo una vita di ricerca e quella doveva essere la sua punizione per essere stata talmente ingenua. Sciocca. Stupida. Debole. Non era nata per la felicità... era nata per il dolore. Temeva che il cuore potesse esploderle nel petto per quanto forte pompava. Non era la carne straziata a fare più male... Era il cuore. L'incredulità. "Perché mi stai facendo questo?" "Perché proprio tu?" "Perché proprio me?", tutto si traduceva in un unico: "Perché". Provò davvero a chiederlo. Provò con ogni forza a emettere quei pochi suoni che le avrebbero permesso di porre quell'unico quesito ma era diventata improvvisamente muta. C'era solo un roco lamento simile, ironicamente, a quello di uno zombie. La gola era serrata, le corde vocali non funzionavano e ingoiare lacrime su lacrime non aiutava certo a farcela. Fu il suo sguardo a parlare, a venirle incontro. Due occhioni sgranati e increduli, grondanti pianto. Quando ci fu l'affondo fu tutto così forte che si ribaltarono e le mani cominciarono a muoversi alla cieca, a tentare invano di spingere via quello strumento di tortura, di allontanarlo dalla ferita spalancata. Ad amplificare il tutto c'era la massa stregata dentro il suo intestino, che si agitava come per fuggire ai colpi della verga che una volta aveva amato. Si muoveva sotto la sua pelle come in un'orrenda scena da film dell'orrore, provocandole conati. La testa, il busto, gli arti stessi si muovevano scomposti e il capo dondolava come se Lucia stesse tentando di convincersi che fosse un incubo. "Fallo smettere. Fallo smettere." "Basta. Basta. Basta". Avrebbe preferito morire che continuare a patire quella sofferenza. Neppure diventare donna valeva quella pena. Neppure l'amore per...
    Lui lo vale.
    Doveva essere completamente pazza. Le mani si fermarono sul petto di Thresh, smettendo di tentare invano di spingerlo via. Tremanti, le dita si chiusero in due pugni proprio sopra il punto in cui lui avrebbe dovuto avere un cuore. Le serrò con tanta forza che le unghie, nel tragitto, strapparono finissimi lembi di carne. Poi chiuse forte le palpebre e i denti, pregando di perdere i sensi. Percepiva vagamente il cambiamento che stava avvenendo ma era ancora il dolore a prevalere su ogni altra sensazione... e desiderava solamente scappare da esso, come la codarda che era sempre stata. Aveva tanto da imparare...
     
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