[Lavoro] Sulla sponda sbagliata

Amministrazione parziale - Leben Meyer

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    Sì, lo so, ruolare da soli è triste... ma a volte è d'obbligo. XD
    Questo post serve più a me che al resto del mondo e mi scuso con chi dovrà valutare se verrà fuori eccessivamente lungo. Vi capirò se non lo leggerete tutto.

    Due mesi fa


    Le giornate lavorative di Leben scorrevano tutte più o meno con lo stesso schema, sebbene con scene sempre più fantasiose. Dal momento che la pagavano per non fare praticamente nulla, se non far sparire qualche criminale ogni tanto o (in teoria) evitare di andare in giro a mietere vittime innocenti, faceva più o meno tutto ciò che le passava per la testa. Quel giorno in particolare, aveva deciso di improvvisarsi supplente di Educazione Motoria e insegnare alla 3^C (Classe elusivamente femminile) il metodo migliore per sviluppare una muscolatura tonica ma sopratutto davvero utile. Le ragazze erano state convocate nei piani inferiori, ignare che lì si trovasse l'appartamento personale della preside ma consce di incontrarla. Erano dunque arrivare da lei speranzose, eccitate all'idea di essere tra i primi a vederla di persona, il tutto senza sapere che, con ogni probabilità, alla fine della lezione nessuna di loro avrebbe ricordato un bel niente.
    Il metodo che aveva scelto era innovativo e "piacevole". L'esercizio di quel momento richiedeva che le ragazze facessero dieci sollevamenti sulle braccia, reggendosi a delle aste sospese. Un gioco da ragazzi, in teoria, ma in quella versione dell'esercizio Leben aveva personalizzato le postazioni aggiungendo un macchinario al di sotto di ogni alunna, la cui cima era composta da due vibratori decisamente vistosi puntati direttamente ai loro anfratti ampiamente lubrificati. Ad alcune aveva risparmiato il primo dildo per preservare imeni visibili, ma a nessuna erano stati risparmiatati i posteriori, che poggiavano su un vibratore estremamente grosso e ricoperto di protuberanze, sorretto in verticale da un motore con un piccolo display touchscreen dove si potevano scegliere i vari programmi di vibrazione. C'erano infinite possibilità tra velocità, metodo di movimento e forma/grandezza delle protuberanze. Ogni volta che una ragazza andava giù, il dildo la penetrava andandole in contro, e la bravura stava nel risalire il prima possibile evitando soprattutto che le braccia cedessero. Fare una pausa significava rimanere letteralmente impalate, e in quel caso il vibratore si azionava impostato su una sequenza casuale di vibrazioni e intensità diverse, che si alternavano tra loro. Inutile dire che le più graciline cedettero per prime, ma Leben era stata magnanima aggiungendo delle imbracature ad ogni ragazza, che avrebbero dovuto impedire di far arrivare i falli troppo in fondo, facendole morire per impalamento. [+] Per ironia della zombie, ogni vibratore era stato lubrificato con metodi antiquati usati per l'appunto nei tempi antichi in cui la pratica era utilizzata come pena di morte: grasso animale, miele od olio.
    La preside le osservava in posa da una postazione degna di una regina: un trono creato dalle nanomacchine di Vi e modellato per sembrare antico ed elaborato. Nonostante la postazione anacronistica (così come il suo abbigliamento elegante) aveva un fischietto al collo su cui soffiava gridando subito dopo "squalificata" quando una poverina cadeva, iniziando la vera agonia.
    Aveva appena annunciato la quarta vittima quando il suo cellulare multiuso squillò, costringendola a interrompere momentaneamente gli esercizi (ma senza liberare nessuna) per allontanarsi e rispondere. I lamenti e i macchinari facevano troppo chiasso.
    Una volta fuori dalla stanza, fu piuttosto sorpresa nel leggere sullo schermo il nome del mittente: Mistral. La sua rubrica era formata interamente da nomignoli tra i più disparati, buffi per la maggiore, ma quello era uno dei pochi legato ad avvenimenti specifici e piuttosto seri; perlomeno per esseri dotati di sensibilità. Dispiaciuta di essere uscita e aver dunque evitato alla donna dall'altro capo tutti quei suoni soavi (Sarebbe stato divertente farglieli sentire), rispose comunque con un sorriso a trentadue denti, curiosa più che mai.
    Mistral, che piacere! A cosa devo l'onore? Pensavo che avessi deciso di evitarmi. Dopotutto sei qui da giorni e non ti eri ancora ...
    [...]
    Parlare? Certamente.
    [...]
    Il mio ufficio? Molto bene... Ma posso concederti solo un'ora.
    [...]
    Tra dieci minuti, perfetto.
    Riattaccò con il sorriso ancora più largo di prima. Rientrò "in classe" (una stanza asettica in prossimità del suo appartamento) con quella stessa espressione gioviale, battendo le mani per attirare l'attenzione delle ragazze... o perlomeno delle poche rimaste coscienti e non troppo perse in sensazioni estreme.
    Molto bene care ragazze, mi duole annunciarvi che devo assentarmi per un'oretta a causa di forze maggiori. Vi prego di non disperare e fare proprio come se fossi ancora alla mia postazione, proseguendo con i vostri esercizi.
    Rise di gusto per i lamenti strozzati che seguirono. Era così divertente insegnare! Avrebbe dovuto farlo più spesso.
    Meglio che vada, ho un appuntamento importante che aspetta! A dopo.
    Prima di uscire dalla stanza, si bloccò sulla soglia per un ultimo appunto che risuonò come campane a morte.
    Vi, prenditi cura di loro in mia assenza.
    Certo, direttrice. Sarà estremamente istruttivo.
    Sorriso. Nuovi lamenti.

    ----

    Quando Mistral entrò nel suo ufficio, Leben era seduta comodamente sulla propria poltrona, vestita di tutto punto come al solito. Indossava il suo abito preferito, aveva il boa di piume adagiato nell'incavo dei gomiti e teneva le mani intrecciate davanti al viso fissando l'entrata come una statua. Dava l'idea di essere rimasta immobile in quella posizione ad attendere la sua ospite per parecchio tempo. Quando gli occhi grigi e freddi di quest'ultima si posarono sul suo viso, le sorrise. La ragazza ebbe un attimo di titubanza. Vederla dopo tanto tempo non doveva essere semplice per lei. Di fatto era l'unica a conoscere tutto sul suo corpo cybrido, ora che lo scienziato che l'aveva creata era morto.
    Prego, accomodati.
    Le sorrise, facendole cenno di sedersi su una delle poltroncine degli ospiti, ma lei rimase in piedi, rigida davanti alla scrivania e con la sua solita espressione imperscrutabile, incrinata tuttavia da rabbia mal nascosta. Era evidente non si fosse ancora ripresa dagli eventi con Thresh.
    Ho avuto modo di conoscere... Thresh. Pronunciò il suo nome quasi volesse sputarci sopra, ma un fremito la tradì. Sono state dette tante cose ma poco e niente su Sakata e i motivi per cui mi ha trasformata in questo. Fece un cenno con la mano per indicare il suo corpo. Tu eri lì. Vorrei me ne parlassi.
    Alzò un sopracciglio, sorpresa dall'impeto e dall'assenza di presentazioni. La sua permanenza a scuola doveva aver modificato i suoi modi. Il che era immensamente interessante. Quell'aria glaciale poteva risultare noiosa, dopo un po'. Leben si alzò per girare intorno alla scrivania e raggiungerla, quasi sfidandola a indietreggiare. Mistral non si mosse.
    Oh, ma certo, Sousuke... Beh, posso dirti che aveva un odore delizioso. Era anche abbastanza attraente, sai? Mi piaceva molto. E aveva uno sguardo così... Finse di rabbrividire. Mistral strinse gli occhi.
    Perché mi avete salvata? Perché non mi hai semplicemente lasciata lì a crepare? Se mi avete riportato in vita per questa merda forse avreste dovuto lasciarmi dov'ero.
    Wow, calmati tesoro. Thresh deve averti ridotto proprio male, eh?
    La osservò a lungo. Aveva perso parecchio dell'auto controllo che si era imposta in precedenza. Era visibilmente furiosa, sudata persino. Gli occhi brillavano di istinti omicida che alla zombie davano i brividi. L'aveva osservata a lungo in quei giorni. Allenarsi allo stremo delle forze nella palestra, in mezzo al cortile. Mai una parola con nessuno all'interno della scuola, e aveva idea che anche le rare volte in cui si allontanava da essa tenesse ben pochi contatti con il prossimo. Thresh non le aveva chiarito quali piani avesse in serbo per lei, ma era chiaro che fosse interessato a portarla dalla loro parte. Leben dal canto suo... pensava fosse molto più divertente stare a guardarla mentre faceva di tutto per non finirci, dalla loro parte. Decise di stuzzicarla un po'.
    In realtà non avevo chissà quali grandi piani. Quando ti ho vista in quel cassonetto, mezza morta, mutilata... boccheggiare come qualcuno che proprio non vuole morire nonostante tutto... bé, ho pensato sarebbe stato divertente portarti da lui. Era un amico, se così si può definire. Mi ha ridato sensazioni che la morte mi aveva sottratto e ha reso la mia esistenza estremamente più interessante. Ero solo uno zombie in cerca di carne, ora invece... posso dedicarmi anche ad altro.
    Si avvicinò ancora, posando il petto contro quello di Mistral. Grazie ai tacchi alti che portava poteva raggiungerla facilmente e guardarla in faccia. Era comunque più minuta, ma i loro occhi si incontrarono: gli uni estremamente divertiti, gli altri pieni d'odio. Leben le carezzò la guancia; Mistral le afferrò il polso, scostandolo.
    Ridacchiò a labbra chiuse.
    Si può dire che tu sia stata... il mio mazzo di rose rosse, la scatola di cioccolatini, il CD con brani musicali melensi. Poetico, non trovi?
    La sentì quasi ringhiare, mentre la spingeva indietro con forza. Le natiche della zombie sbatterono contro la scrivania e vi si aggrappò divertita, chinando la testa d'un lato.
    È tutto qui? le chiese Mistral a denti stretti.
    Cosa ti aspettavi che dicessi? Salvarti sembrava divertente. E avevo la possibilità di scegliere.
    ... Divertente? Scegliere?
    Sì. Divertente il modo in cui volevano ucciderti. Divertente il battito del tuo cuore che rimbombava nonostante il corpo straziato. Eri stata gettata via come spazzatura, ma desideravi disperatamente continuare a esistere. E io potevo scegliere se cibarmi degli avanzi che quella gente aveva lasciato, o salvarti. Salvarti perché gli zombie non salvano le persone. Salvarti per vedere il modo in cui lo spirito umano è capace di rialzarsi. Salvarti per fare un regalo a un amico... e per mille altri motivi, tutti abbastanza utili per passare il tempo.
    Dovevo immaginarlo. Non te ne fotteva proprio nulla della mia vita giusto? E nemmeno a quello "scienziato" psicopatico. Ero solo un esperimento, una cavia. Anche quella stronza che mi avete impiantato era per questo? Un gioco? Ne ho abbastanza dei passatempi di voi fottuti mostri!
    Ci fu una colluttazione. Mistral le saltò addosso ed ella non fece assolutamente niente per fermarla. Si scontrarono, si sbatterono contro mura e mobili, distruggendo parte degli arredi. Alla fine fu Leben a costringerla di schiena contro la scrivania, tenendola perversamente per i seni anziché limitarsi alla maglia che portava.
    Mi spiace. So quanto quello che sto per dirti sia un concetto difficile da afferrare per voi umani. Il fatto è che non capite... non riuscite proprio a capire. Io e te siamo diversi. Una volta ci sono passata. Ricordo vagamente come fosse la me umana, ma so per certo che avessi qualcosa a cui tenere. Una famiglia, degli affetti, motivi per vivere l'insulsa vita che il Creatore mi aveva donato senza lamentarmi. Ma ora non appartengo più al vostro mondo. Ho fatto un salto di qualità enorme. Ora trascendo il concetto di vita. Posso vivere in eterno... e l'eternità ha miriadi di possibilità da offrire. Possibilità che semplicemente mi rifiuto di sprecare. Per questo faccio quello che faccio. Non ho nessun interesse per te o per il resto del mondo. Ma ne ho parecchio per me stessa. E amo nutrirmi della carne, amo vedere la gente disperarsi inutilmente o arrabbiarsi, perché mi diverte. Ma al contempo non godo della morte, no. Godo molto di più nell'osservare e giocare con il prossimo. Nel guardare voi umani e studiare le miriadi di sfaccettature di cui siete dotati. E continuo a farlo per non sprecare la mia esistenza. Perché l'eternità è un periodo molto lungo, e si ha bisogno di continui stimoli per non desiderare di buttarla via. Per non annoiarsi. Perché annoiarsi... significherebbe morire. Tutti vogliamo continuare a esistere, è solo il modo di farlo a cambiare. Quindi: non dirmi che sono spregevole, non dirmi che sono un "mostro". Perché il mio istinto di sopravvivenza è veritiero quanto il tuo. E l'unica cosa che ci distingue è il fatto che io, a differenza tua, non mento a me stessa. Conosco quell'istinto e non lo rinnego, non faccio finta che non esista. Non lo nascondo per avere la coscienza pulita. Una coscienza che non serve a niente.
    Si può esistere senza calpestare l'esistenza altrui. Le tue sono solo stronzate da bestia affamata di cervella. Guardati, cazzo! Tu e quel bastardo... Non siete meglio di quei pupazzi da cinema privi di alcuna coscienza, che vanno in giro a grugnire frasi senza senso.
    Cosa vuoi che ti dica? Se la pensi così combattimi... uccidi colei che ti ha salvato, uccidi colui che può aprirti gli occhi sulla verità. Disprezza chi ti ha strappato dalle braccia della morte trasformandoti in qualcosa di migliore, calpestandone la memoria. E fatto questo... continua a ripeterti che si può continuare ad esistere senza calpestare la vita altrui. Continua a fare una distinzione tra gli esseri che popolano questo mondo e ripeti che l'ipocrisia non ti appartiene.
    Umpf. Cerchi risposte? Cerchi vendetta? E siamo forse noi fautori della tua distruzione o ti sfugge qualcosa, ingenua Mistral? Non è da me che avrai le tue risposte. Ma se ti fa piacere... torna pure a trovarmi quando avrete finito. Forse potrei convincerti che in fondo, la mia esistenza... non è meno meritevole della tua.

    Le cavò gli occhi, danneggiandone pesantemente uno, e con una presa militare capovolse la situazione finché non fu Leben stessa a finire contro la scrivania. Di nuovo. La situazione cominciava a farsi eccitante, almeno dal punto di vista della non morta.
    Il tuo è solo un discorso da codardi, da egoisti... Da bestie.
    Vedi Mistral, è proprio questo il punto. Quelli come me, quelli che chiami "bestie"... Semplicemente sappiamo che per stare in cima bisogna vivere a spese degli altri. Riusciamo a vedere oltre le storielle che voi umani vi raccontate per dormire bene la notte: tutti siamo egoisti, nessuno escluso. La natura stessa ce lo impone. Si chiama spirito di sopravvivenza e se scavassi a fondo lo troveresti anche in te.
    Le prese le mani e se le appiccicò sui seni, avvicinando il viso sorridente al suo, quasi cercasse di baciarla. Si scambiarono i respiri.
    Dunque fai un patto con me, vuoi? Cerca la risposta nella battaglia che ti sei imposta. Nella vendetta a cui tieni tanto. Mentre ti affanni, studia ciò che definisci "giusto" e chiediti se è davvero qualcosa per cui valga la pena sforzarsi tanto. Quando saprai rispondere, potrai decidere di restare dalla parte dei bugiardi o smettere di mentire e venire dalla nostra... Mi troverai sulla sponda ad accoglierti.
    Mistral strinse forte la presa sulla sua carne quasi potesse danneggiarla, strapparle i seni e farle male, ma ottenne solo un profondo gemito. Si chinò, fronte contro fronte, e praticamente le sibilò in faccia. Leben sentì dei meccanismi muoversi e sorrise, intuendo cosa stesse accadendo.
    Sai, non c'è niente che mi farebbe sentire meglio in questo momento che tranciarti di netto questa testa piena di cazzate e farla a pezzi. Sarebbe un degno modo di levarsi dai piedi.
    A quel punto Leben le prese le guance e le impedì di proseguire, ignorando le lame che le premevano contro il corpo.
    So ogni cosa sul tuo conto Mistral, sul tuo corpo. So che saresti capace di decapitarmi molto facilmente; forse prima che possa reagire riusciresti persino a farmi fuori una volta per tutte... ma sai cosa succederebbe? Nulla. Thresh si vendicherebbe, probabilmente troverebbe il modo di raccogliere la mia anima e rimettere a posto il mio corpo. Tu, invece, finiresti distrutta in brevissimo tempo. Con una vendetta in sospeso, e le anime della tua famiglia dannate per l'eternità. Sono entrata nel tuo cervello insieme a Sousuke, Mistral. Ero lì, e so. Conosco ogni tuo pensiero o desiderio più recondito, anche quelli che ti sono ancora sconosciuti. Perché sei venuta qui da me? Pensavi di trovare un'alleata? Di poter sfogare la tua rabbia contro qualcuno solo perché la nostra energia è simile, e non sembro spaventosa quanto Thresh? Sarai anche una mercenaria addestrata da quando era infante da un papino amorevole, ma ora ti stai comportando come una ragazzina ingenua. Fai un favore a te stessa e cerca di capire una cosa: il tuo nemico più grande in questo momento... sei solo tu.
    E quello fu più o meno la loro prima, vera conversazione. Leben la scostò facilmente, e Mistral non fece nulla per fermarla, completamente immobile. Le lasciò l'ufficio e tutto il tempo per elaborare ciò che le aveva detto. Tornò allegramente alle sue adorate allieve, ma non riuscì a godersi appieno le loro espressioni deformate, o i loro corpicini tremanti. Alcune ce l'avevano fatta, altre erano già svenute, ma ognuna di loro non le sembrava più un passatempo così divertente. Mistral era molto promettente, ma rischiava di annullarsi da sola se avesse continuato a lasciarsi corrodere dalle emozioni, che si sforzasse di nasconderle o meno. La zombie non poteva accettare di osservare l'ultima creazione di un vecchio amico rovinarsi per qualcosa di tanto inutile. Fu quello il momento in cui decise che avrebbe aiutato Thresh dall'ombra nell'impresa di aprirle la mente. E magari chissà, un giorno sarebbero state davvero entrambe sulla stessa sponda.
     
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