Un gelato per riparare il mondo

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  1. Gisnni
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    Avrebbe dovuto sentirsi soddisfatto di aver in qualche modo risposto a tutto il gioco poco sportivo di Cia, ma qualcosa nel sorriso soddisfatto della ragazza gli diceva che il punto che era stato segnato forse non era del tutto a suo favore.
    Toushiro scosse la testa, cercando di mettere da parte tutti quei pensieri. Stava solo parlando in un parco con una ragazza appena conosciuta e lei era solo una ragazza con un draghetto che andava a passeggio. Forse si stava divertendo a metterlo in difficoltà, ma doveva proprio cercare di rilassarsi e non farsi tutti quei giri di testa.
    Mentre camminavano verso la gelateria, Toushiro si impose di camminarle precisamente a fianco e di tenere lo sguardo rigorosamente inchiodato al selciato. Lo faceva sembrare un condannato a morte scortato verso il patibolo, ma era sempre meglio che rischiare un aneurisma da stress.
    Drizzò le orecchie quando lei rispose alla sua domanda, la sua banalissima domanda.
    Ah... fece, sentendola discorrere di case incendiate con la stessa tranquillità con cui uno avrebbe annunciato che le pareti del suo salotto erano blu mare. Quando poi Cia parlò di tenere Axew con sè per sempre, non potè trattenere un sorriso. L'affetto che la ragazza nutriva per il draghetto era evidente e non potè sentirsene un po' intenerito.
    Ma restavano gli incendi a scombussolarlo.
    Sei.. sei sicura di non essere sul serio una maga? chiese. E' solo che... si affrettò a dire per spiegarsi mi sembra cosi strano che qualcuno possa tenere cosi volentieri un animaletto che potrebbe bruciarti la casa se non lo porti a spasso abbastanza spesso. Sono un po'... travolto dall'idea, lo ammetto.
    E lo era sul serio. Gli bastava pensare alle implicazioni di dormire con accanto un animaletto del genere per immaginarsi la sua casa piena di secchi di sabbia, coperte ed estintori. Non sapeva sinceramente se ammirare quella dedizione o essere impressionato dalla temerarietà.
    E' fantastico, davvero concluse un po' imbarazzato, non sapendo trovare altre parole.
    Poi lei gli fece una domanda che temeva, ma la pose in modo cosi innocente che sentì di non potersi esimere dal risponderle in modo almeno un po' esauriente.
    Io... iniziò, distogliendo lo sguardo e arrossendo un po' per quell'allusione a un'amica. Diciamo che... avevo bisogno di stare da solo per un po'; suona da clichè, lo so. Ma... è proprio cosi.
    Aleggiò col pensiero per un po' su ricordi poco piacevoli. Però... disse dopo qualche istante. Non credo che sia stata la scelta più giusta. Ho... ho paura che stare da solo mi avrebbe solo fatto stare peggio... avrei pensato su cose che cerco di dimenticare e, beh, non ne sarei uscito meglio di come ne sono entrato. Poi, rossissimo, stropicciandosi le dita nervosamente: g-grazie per la compagnia. Suona s-strano da qualcuno che hai appena c-conosciuto, ma grazie.
    Aveva appena finito di parlare che si rese conto di aver tirato fuori più di quanto fosse educato fare.
    N-non che abbia dei g-gran problemi. Non è n-niente di che si schermì impacciatamente. L'ultima cosa che voleva era addossare i suoi problemi su qualcun altro, per giunta se quel qualcuno era una persona gentile.
     
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79 replies since 21/4/2016, 23:10   596 views
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