La cotta sbagliata

Per Doom

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    Era strano a dirsi, ma Lucia apprezzava davvero insegnare. O almeno, era certa che l'avrebbe fatto più di molte altre cose, se solo non avesse passato la maggior parte delle lezioni ad arrossire, nascondere erezioni traditrici e soprattutto fare pasticci con gli incantesimi. Il fatto era che, le rare volte in cui veniva chiamata per sostituire un professore, erano anche le uniche occasioni che aveva per stare lontana da "casa". Senza Leben, senza l'arredamento inquietante o gli elettrodomestici stupratori, senza tutta quella gente pseudo-sconosciuta e, soprattutto, senza il dannato Soul. Come se non le bastasse, di recente aveva anche un altro motivo per evitare quell'appartamento infernale: il professor Faust Carnovash, altrimenti detto Thresh. Le bastava vederlo di sfuggita o anche solo sentirne la voce, e il suo sesso schizzava sull'attenti nemmeno fosse la sua formula magica vivente contro l'impotenza. Era decisamente imbarazzante. E come se non bastasse, dopo un po' le gonadi facevano un male cane e poiché lei non osava toccarsi (mentalità antiquata riguardo l'autoerotismo) era costretta a tenersi il dolore o aspettare le odiose attenzioni di Leben e di Soul. Per questo avrebbe tanto voluto evitarlo come la peste, ma per un motivo o per un altro non ci riusciva. Si ritrovava a osservarlo, a studiarlo, a distogliere lo sguardo quando si incrociavano e a scappare come se non ci fosse un domani se la conversazione minacciava di andare oltre il saluto. Inoltre (che fosse dannato il suo stupido subconscio) lo sognava. Ogni notte si rivedeva con la testa infilata in quel dannato water a cercarlo con le braccia per trattenerlo e avere un bis. Il bis di uno stupro(?) senza eguali. Quello zombie le aveva fritto (per non dire altro) il cervello. Non c'era altra spiegazione per desiderare una cosa del genere. Se non una specie di strana forma della Sindrome di Stoccolma.
    Quindi ecco, come dicevamo le lezioni erano l'unico modo che aveva per "scappare" da questi atroci problemi, allontanare la mente dalla tentazione etc etc. Quel giorno era stata fortunata, aveva avuto la possibilità di prendersi una meritata pausa sostituendo un collega dal cognome impronunciabile (doveva ancora prendere dimestichezza con le varie lingue) e l'erano state assegnate ben 4 ore di lezione. Peccato che già alla seconda fosse stata sollevata dal proprio incarico, e questo perché semplicemente aveva fatto un disastro. Un disastro con i fuochi d'artificio. Letteralmente. Aveva dato fuoco a due banchi e tre sedie, facendo esplodere un calderone. E solo per grazia divina non aveva fritto uno dei suoi stessi alunni rendendolo una gelatina. Fortunatamente il pericolo era stato prontamente scongiurato e l'incidente era passato in secondo piano perché la classe aveva ottenuto due ore libere e lei non era stata licenziata per volere della preside (che sorpresa). Tutti erano stati felici e si erano dispersi... tranne lei. "Lei" si era rannicchiata nel sotto scala del magazzino a piangere come la femminuccia che era e aveva passato un'infinità di tempo a rimuginare sulla propria situazione. Alla fine, ormai priva di lacrime ma ancora disperata, aveva deciso che se voleva ritagliarsi altro spazio per sé ed evitare di impazzire del tutto, doveva prima imparare a gestire la magia come si doveva. Purtroppo, non poteva certo andare in giro a dire a qualche professore competente ma sconosciuto che in verità era un'impostora che non sapeva un piffero di magia, perché altrimenti avrebbe destato sospetti e ci sarebbe state lamentele con la preside e magari la suddetta, di rimando, l'avrebbe uccisa. Quindi, poiché si riteneva già ampiamente fortunata nel non essere stata assassinata da tempo (più precisamente dalla sua ultima avventura con lo stesso Thresh) Lucia non aveva voluto sfidare la sorte e aveva chiesto direttamente a lei come procedere. Quale sciocca era stata! Con il suo solito sorriso da brividi la preside le aveva "gentilmente" ricordato che per la sua formazione si era offerto da tempo niente meno che... proprio il professor Carnovash, sì. Cominciava a pensare che la sfortuna non fosse il suo vero problema. Forse, semplicemente, era una calamita vivente per i sadici manipolatori che amavano vederla soffrire.
    Torcendosi le mani, rossa come un peperone e -suo malgrado- già eccitata, a quel punto la poverina si era diretta in biblioteca dove l'era stato detto che avrebbe trovato il non-morto. Solo per igiene e amor proprio, prima di incamminarsi si era fatta una doccia, massaggiata con crema idratante profumata, legata i capelli in un ordinato chignon, infilata in un intimo di seta bianco con corpetto coordinato e indossato persino un vestitino con la speranza neppure troppo vaga di apparire attraente. Mentre camminava accompagnata dal ticchettio dei tacchi si accorse di quanto cambiarsi poco dopo la fine delle lezioni fosse decisamente inconsueto e potesse apparire strano. Non fece però in tempo a voltarsi e schizzare via, che la porta della biblioteca l'era già davanti. Era pieno di scaffali, su scaffali, su scaffali di libri. Difficile individuare qualcuno alla prima occhiata. Vista così sembrava deserta, dunque doveva entrare.
    Prima di superare la soglia, si tirò giù l'orlo della gonna. Le gambe le tremavano come gelatine, ma si impose di camminare.
    P-Professor Carnovash? Per rispetto del luogo "gridò" a voce bassa. È qui?
     
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    Qualcuno poteva darlo per scontato, ma in realtà l'allenamento per un non morto è importante. Non tanto per tenere il fisico allenato, è una questione mentale. Tenere il corpo abituato, fargli fare cose più complicate, così da riuscire a farlo muovere in maniera reattiva. E' questa la differenza tra un immortale e uno stupido zombie da telefilm, in fondo un uomo senza allenamento non è più agile di un morto vivente in decomposizione. Per questo dopo la proposta di Edward, Thresh aveva deciso di prendere molto sul serio la sua forma fisica, riprendendo quindi l'allenamento che aveva interrotto molto tempo fa. Quella massa muscolare non l'aveva ottenuta alla nascita, ma in prigione ebbe diverse occasioni per poter scolpire il suo fisico. Era sdraiato su una panchina a pancia in su, indossava solamente pantaloni neri, laceri e circondati da catene. I suoi tetri scarponi con le borchie e gli speroni echeggiavano insieme al ferro dei pesi che venivano sollevati. Il petto era nudo, leggermente sudato ma non quanto dovrebbe un corpo normale, un corpo vivo. I capelli erano sciolti, mentre le mani erano coperte da dei guanti neri da motociclista, senza dita e muniti di piccole borchie piatte d'argento sulle nocche. Stava sollevando qualcosa di davvero immane, pesi da allenamento speciale per combattenti, roba che perfino agli studenti serve un permesso speciale, ma lui dopotutto doveva fare questo e anche altro. Teneva le gambe divaricate, sebbene non fosse l'ideale per una postura del genere dopotutto che altro poteva fare? Con le cosce chiuse non si fanno bei pompini. La sua cerniera era aperta, e il mostro che ne usciva spariva nella bocca di una studentessa di medicina da poco finita sotto le grinfie del professore. A giudicare dallo sperma sugli occhiali, i capelli, che fuoriusciva dalla bocca e dal naso si poteva intuire che era lì sotto da un bel pezzo. Fece schioccare le labbra, per riprendere fiato, cercando di trattenere le pulsazioni del membro di Thresh con entrambe le mani, ma perfino le spinte del suo cazzo erano così forti che le mani di una persona normale non riuscivano a tenerlo.
    Mi cara, non spezzare il ritmo, è importante per la concentrazione... è tutta una questione mentale...
    La ragazza inghiottì quello che sembrava un boccone davvero troppo grande per lei, poi respirò ancora affannosamente, riaprendo un occhio mentre l'altro era tenuto chiuso dallo sperma del professore.
    L-le chiedo scusa, ma mi ha chiesto di farle anche da agenda e... beh a quest'ora non ci sono molti studenti alla biblioteca, sarebbe l'ideale per visitarla.
    Thresh si fermò di colpo, ma non si lasciò sfuggire nulla, nemmeno un sospiro che facesse capire se voleva ringraziarla o rimproverarla. La ragazza esitò, timorosa di averlo offeso in qualche modo.
    Vuoi fermarti?
    La domanda di Thresh fu un fulmine a ciel sereno che fece sgranare gli occhi alla studentessa che non rispose subito. Spalancò la bocca come per parlare, ma ciò che uscì insieme alla saliva e lo sperma fu un gemito smorzato.
    Naaah... io... ne voglio ancora...
    Solo a quel punto Thresh si fece sfuggire un ghigno soddisfatto, decidendo quindi sul da farsi.

    Si infilò la giacca nera sopra all'asciugamano che aveva intorno al collo, questo metteva la giacca in una posizione leggermente più bassa tenendo molto scoperto il petto e coprendo quasi del tutto le mani, fino alle punte delle dita. I pantaloni trattenevano a stento l'erezione del tutto insoddisfatta della performance della ragazza, mentre si allontanava verso la porta, diretto alla biblioteca.
    Hai ancora bisogno di molta pratica Astrid... ma non temere, io sono un tipo paziente...
    Detto questo si chiuse la porta alle spalle, mentre abbandonava la figura della povera studentessa letteralmente appesa per la macchina da allenamento: i suoi enormi seni erano stati passati da parte a parte dalla sbarra per il sollevamento che aveva ancora ai lati le estremità super pesanti che stava usando Thresh poco prima. Il suo petto era ricoperto di sangue e sperma, la mascella risultava slogata e stracolma di seme in eccesso. Le sue gambe erano ripiegate come se fosse una rana sopra alla panchina dove era disteso il non morto, costretta a rimanerei n quella posizione perché non poteva assolutamente alzarsi, e sotto di lei c'era un vibratore che risultava impostato alla massima velocità, perfettamente incastrato sulla panchina. L'unico modo per liberarsi era alzarsi, ma non poteva riuscirci senza strapparsi entrambe le tette. Purtroppo per lei, questa è la punizione che tocca a quelle ragazze poco "speciali" che non riescono a dare soddisfazioni al professore.
    Thresh aveva fatto sapere a qualcuno che a quell'ora non voleva essere disturbato in biblioteca, per questo aggrottò la fronte leggermente infastidito quandosi rese conto che dei passi lo accompagnavano in quel luogo silenzioso, facendogli capire che non era solo. Il suo malumore però passò quando si rese conto che si trattava di tacchi. Il suo naso iniziò a fiutare la preda, e ne riconobbe l'odore. Come uno spettro si avvicinò a lei, comparendole alle spalle come un'ombra tetra, completamente avvolto dall'oscurità.Sembrava una sagoma buia scondita solo da due fari verdi intensi al posto degli occhi, che vennero ben presto accompagnati da uno squarcio orizzontale poco sotto a a quelle luci intense. Dallo squarcio saltò fuori uno sbuffo di energia verdastra e un ghigno decisamente malefico. Solo a quel punto Lucia avrebbe potuto sentire l'odore virile di Thresh alle sue spalle, un odore di seme e carne che lei conosceva bene, e che solo il non morto diletto possedeva.

    Ho pregato per un aiuto per la mia ricerca, ma non pensavo di incontrare nientemeno che l'amore della mia vita proprio qui... è proprio vero: l'amore è un sentimento troppo potente...
    Sorrise ingordo, tentato di toccarla ma lasciò che fosse lei a voltarsi. Voleva gustarsi tutta la sua incertezza, la sua timidezza e la sua curiosità.
     
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    In un primo momento temette davvero di aver fatto un buco nell'acqua. Si sorprese di se stessa nel sentire la delusione avvolgerla come una coperta di spilli. Guardò in basso, il vestitino candido che aveva tirato fuori, il profumo della crema che si era spalmata addosso... aveva messo persino corpetto e tacchi alti come gli aveva consigliato lui. Quanto era stupida! Voler apparire piacente ai suoi occhi era già un'assurdità (anche se il suo pene non era d'accordo) ma addirittura rimanere delusa nel non trovarlo, pur sapendo di dover piuttosto tirare un sospiro di sollievo... quella era follia. Stava impazzendo per davvero. Si disse che era un segno del destino non averlo trovato, probabilmente avrebbe fatto meglio a rinunciare a quella folle idea di voler imparare a usare la magia. Non era riuscita da umana, secoli prima, cosa le faceva pensare che con la maledizione della sfortuna addosso la cosa sarebbe migliorata? Era quasi riuscita a convincersi quando una sensazione inquietante la fece rabbrividire da capo a piedi, come se qualcosa di davvero spaventoso si stesse avvicinando. Per un qualche assurdo motivo il suo sesso cominciò a tirare ancora di più costringendola a mordersi il labbro inferiore e stringere forte i pugni. Non avrebbe trovato sollievo che verso sera, se Leben o Soul o qualche altro avesse deciso che aveva voglia di torturarla un po'. In diverso caso, si sarebbe dovuta accontentare di una solitaria, triste, doccia ghiacciata...
    Sussultò, gridando sorpresa quando l'oscurità l'avvolse. Dovette appoggiarsi a uno scaffale per non cadere e rischiò di farlo crollare a terra insieme a tutti i libri, lasciandolo alla fine terribilmente barcollante, un po' come lei su quei trampoli da bambolina. Tremante, alzò gli occhi verso quella che sembrava un'espressione decisamente malefica, di chissà quale spettro ben più potente di lei. Era già pronta a fuggire via come una qualunque umana, quando un odore familiare le invase le narici. Quasi come fosse una drogata davanti alla sua dose, senza rendersene conto chiuse gli occhi e ispirò a fondo per carpire ogni sfumatura di quella fragranza, e quando alla fine rilassò le spalle, sospirando di sollievo, spalancò gli occhi aggrottando le sopracciglia. Che diavolo stava facendo? Cercò di allontanarsi ma ottenne il solo risultato di far barcollare ancora di più lo scaffale alle sue spalle.
    P-Professore? Era lui giusto? Come poteva uno zombie circondarsi di oscurità a quel modo proprio non sapeva dirselo, eppure sentiva distintamente l'odore della sua pelle... e del suo seme. Il pene sussultò sotto la gonna. Per fortuna era ampia... La sua voce fu come una sferzata sul glande bisognoso. Gemette, malferma sul posto. Avrebbe voluto dirgli che non aveva bisogno di continuare con quella storia sull'amore, sebbene le regalasse un brivido ogni volta che lo sentiva nominare. Avrebbe voluto dire che non era sciocca sebbene potesse sembrarlo, e che il fatto che fosse attratta da lui non significava che volesse in qualche modo che la trovasse speciale... o bella. Che magari non era stata catturata dal modo in cui la faceva sentire: apprezzata, desiderata, eppure in costante pericolo. E che certamente sapeva di non poter sperare in una storia "seria" con uno zombie torturatore. Non si aspettava di certo l'amore da romanzi rosa (da quando era sulla terra ne aveva divorati parecchi, per sua sfortuna), con i fiori e le cene fuori. Anche se in verità a cena fuori effettivamente l'aveva invitata, di recente... mentre si trovava con le grazie esposte in un'oscena posizione post-stupro sulla tazza di un wc della scuola. Sindrome di Stoccolma, Sindrome di Stoccolma, Sindrome di Stoccolma...
    Per fortuna, nessuno di quei pensieri venne fuori dalle sue labbra e trasparì soltanto dal rossore diffuso sulle sue guance. Effettivamente, aveva tutta l'aria di un'adolescente infatuata. Rimasta imbambolata per qualche secondo di troppo, si riscosse. L'odore del suo sperma saturava l'aria e fu questo a suggerire al suo cervello cosa dire. Sperma... sesso... eccitazione... Aveva detto ricerca? Forse aveva interrotto qualcosa.
    R-ricerca? Hem, mi dispiace, non pensavo foste occupato. Se... se preferite posso parlarvi in un'altra occasione...

    Edited by ~ Midori ~ - 21/11/2015, 22:56
     
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    Neanche un singolo spasmo di eccitazione sfuggì alla mente del professore, non una sola esitazione o brivido. Fu come leggere un libro spalancato, come se Lucia gli stesse parlando direttamente nel cervello. Vide i brividi sulla sua pelle d'ebano, il suo respiro farsi più caldo, le sue ossa iniziare a tremare. Si, vedeva i suoi pensieri rassegnati e realisti che cercavano di staccarsi dall'illusione che in fondo non le interessava sperare in un miracolo d'amore, e allo stesso tempo lo avrebbe desiderato ardentemente. Specialmente se a donarglielo fosse stato il suo professore preferito. La prese per le spalle, avvicinandola a sé, la differenza di stazza si fece immediatamente sentire, ad uno sguardo poco attento poteva sembrare un adulto che tirava a sé un bambino per consolarlo, oppure per fare qualcosa di incredibilmente perverso col suo cazzo eretto, che Lucia si ritrovò spalmato sulla schiena, che pulsava perfino oltre la stoffa dei suoi vestiti e del suo corpetto.
    Oh... capisco, sei qui perché hai bisogno di me? Come posso dire di no? Io sono un professore, aiutare i miei allievi è la cosa più importante per me, non mi negherei mai il piacere di aiutarne uno, specialmente se è la mia ragazza preferita alla quale voglio donare tutto me stesso...
    No, non l'avrebbe mai mollata da quel punto di vista, prima o poi l'avrebbe convinta di questo amore perverso e senza nessun aspetto classico, probabilmente l'avrebbe portata alla pazzia, ma che importanza aveva la sanità mentale quando c'è il piacere? La fece voltare ,allontanandola leggermente da sé per privarla della sua erezione (lo fece apposta, doveva pur affamarla). Sul volto aveva uno sguardo seducente e lussurioso, ma allo stesso tempo sincero e benevolo.
    Ti prego Lucia, dimmi come posso aiutarti, la mia ricerca può aspettare... tu invece sei una priorità.
    Sperava di non doverla convincere in maniera più passionale, gli interessava davvero capire cosa potesse servirle e magari rendere il tutto più interessante, passando subito al sesso di sicuro si sarebbero distratti.
     
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    Ritrovarsi la verga che aveva imparato a conoscere fin troppo bene sulla schiena le strappò nuovi brividi accompagnati da un sospiro di piacere. Non riusciva a controllarsi, il suo corpo parlava per lei e il cervello rimaneva indietro. Automaticamente si inarcò verso di lui. Immagini di se stessa sbattuta contro quello stesso scaffale, senza preliminari di sorta, le attraversarono la mente facendola gemere. Era cosciente che senza un minimo di lubrificazione, dotato com'era, il professore l'avrebbe aperta in due, ma non le importava. Anzi, il solo pensarci le faceva agitare i fianchi. Era certa di non poter essere più eccitata di così, ma il liquido trasparente che stillava già dalla punta del suo piccolo membro diceva tutt'altro. Lo sentiva distintamente, e non sapeva se sentirsi sollevata che lui non potesse vederlo o sollevarsi la gonna per mostrarglielo. Finché il membro fu posato su di lei dimenticò dei buoni propositi, corrotta dalla perversione, e tornò in sé solo quando si staccò e la fece voltare. Ormai di fronte a lui, si accorse di tremare più forte e si morse il labbro inferiore squadrando lo zombie con occhi imploranti. Era una sensazione decisamente strana, ma se non la toccava si sentiva quasi... in astinenza da qualcosa. Chiuse gli occhi per cercare di riordinare i pensieri. Cosa stava dicendo? Era una cosa importante... Ah, sì.
    Si schiarì la voce quasi a darsi un contegno che certo non possedeva in quel momento.
    Oggi in classe ho fatto alcuni errori e vi è stato un piccolo incidente. Pentendosi subito di averlo detto, si sorprese di aver confessato una simile vergogna con tale naturalezza. Supponeva che le voci sul suo conto girassero già. "La supplente imbranata", la chiamavano alcuni alunni. Ma dirlo così apertamente... si sentì ancora più piccola. Scarlatta in viso, abbassò lo sguardo iniziando a torcersi le mani posate sul grembo. Nonostante mi sforzi di studiare tutto il tempo libero a mia disposizione, sembra non possa fare a meno di sbagliare. Dunque, mi chiedevo se... se foste disposto ad aiutarmi a imparare a gestire meglio la magia. Mi sarebbe d'aiuto, credo, anche allenare il mio corpo... Oddio, nella sua testa non era sembrata una proposta così perversa. Da quando sono sulla terra non riesco a gestire benissimo l'energia che lo compone. Penso inoltre che come insegnante conoscere qualche incantesimo utile al combattimento, da tramandare agli alunni, sarebbe opportuno. La preside Meyer mi ha rammentato che voi vi offriste di insegnarmi, e così...
    Era probabilmente il discorso più lungo e serio che avesse fatto a qualcuno da... forse persino da sempre. Se passi la vita nell'oscenità non hai molto modo di parlare ed esprimere qualcosa che non sia "ancora" o "basta vi prego". Si stupì persino di essere riuscita man mano a sembrare quasi determinata. La fece sentire un minimo "viva", non solo un giocattolo alla mercé di chiunque. Che bella sensazione... peccato che sotto la gonna il pene continuasse a tirarle e le immagini nella sua testa fossero tutto fuorché nobili e votate all'apprendimento.
     
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    Thresh rimase ad osservarla, rimanendo in silenzio ma lambendola con lo sguardo, come se stesse cercando di scavare a fondo nel suo animo. La verità era che non ne aveva bisogno: aveva già capito i suoi sentimenti, le sue sensazioni, era come un libro aperto, ma in quel momento il professore era come un esperto d'arte in una galleria di quadri. Non stava imparando qualcosa di nuovo, semplicemente si gustava lo spettacolo.
    Ah, è indubbiamente un'ottima proposta, come potrei rifiutare?
    La risposta di Thresh fu rapida e cristallina, quasi istintiva, mai si sarebbe tirato indietro per uno studente, figurarsi per un professore che aveva davvero bisogno di una mano. Poi si trattava di Lucia, la sua preziosa amante, non le avrebbe mai detto di no nemmeno se fosse stato in collera con lei. Chiuse gli occhi quindi, facendo un lungo sospiro che gli gonfiò il collo e spostò leggermente l'asciugamano, così come la giacca nera mettendo in mostra il suo fisico leggermente sudato. L'odore mascolino ed eccitato di Thresh sarebbe partito verso Lucia come un uragano di passioni, mentre lui si avvicinava a lei frettolosamente. Sembrava che volesse saltarle addosso e forse fu così, ma il suo scopo era molto diverso. Lucia si sarebbe ritrovata schiacciata tra il professore e lo scaffale pieno di libri, con l'erezione del non morto nascosta dai pantaloni spalmata sul ventre. Faust aveva lo sguardo rivolto verso l'alto e consultava rapidamente i libri a sua disposizione, cogliendone qualcuno a proposito della natura dell'energia.
    E' una credenza comune che "entità" prive di anima o comunque con grossi problemi con essa non sappiano controllare molto bene l'energia. E' il mio e il tuo caso, vale a dire zombie e spettri, dato che la morte ha letteralmente giocato con le nostre anime. E in parte è vero, dopotutto gli spettri sono anime che hanno trasformato la loro energia in corpo, mentre gli zombie l'hanno forzatamente riattaccata alle loro membra. Potrebbe essere normale avere dei problemi, successe anche a me a suo tempo...
    Afferrò quindi i libri e li portò verso il basso, consegnandoli a Lucia mettendoglieli sul petto e aspettandosi che fosse lei a tenerseli saldamente addosso. Il professore mentre parlava avrebbe continuato a prenderne altri, e ogni volta che tornava a cercarli le faceva sentire quella mazza pulsante sul suo corpo. La pila sarebbe salita rapidamente, fino a coprirle lo sguardo e forse... forse era anche fatto apposta.
    Quindi forse dovremmo partire proprio dalla tua natura, magari inconsciamente non hai accettato del tutto la tua condizione o non ne sei consapevole. Quante volte cerchi di usare l'energia nel tuo stato di "spettro" più puro?
    Fantastico come Thresh riuscisse a restare concentrato e perfettamente pertinente al discorso mentre al contempo non pensava ad altro che a scoparsi quella piccola e deliziosa caramellina dalla pelle d'ebano fino a farla scoppiare anche peggio dell'altra volta. Quella ragazza riusciva a tirare fuori il peggio di lui, era come una droga e risultava irresistibile. Non vedeva l'ora di passare a qualcosa di più interessante, ma dato che erano in una scuola e aveva invocato il suo aiuto (che poteva rivelarsi anche prezioso per Leben) non poteva tirarsi indietro o distrarsi.
     
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    Non si accorse di star trattenendo il respiro fin quando Thresh non le rispose e le sue spalle si rilassarono di colpo così come il petto. Nonostante l'istinto e le esperienze precedenti con il non-morto le dicevano che non sarebbe stato un insegnante buono e giusto, oltre al pizzico di paura costante dettato dal suo cervello, si sentì anche... felice. Decisamente felice. Come del resto lo era il suo corpicino voglioso.
    Vi sono profondamente...
    Alzò gli occhioni vermiglio -commossi e colmi di gratitudine- verso Thresh con l'intento di ringraziarlo di cuore, giusto in tempo per bloccarsi e sgranarli. Le stava per saltare addosso? Da come si avvicinava sembrava proprio di sì. Si fece così indietro da aderire perfettamente alla libreria, tanto da sembrare un micino che si rizza in preda alla paura. Ingoiò sonoramente, aspettandosi chissà cosa (non senza smania da parte del suo corpo) ma quando le fu addosso tutto ciò che sentì fu l'enorme verga contro il pancino, mentre egli armeggiava con i libri. Guardò in alto, perdendosi nei muscoli che si flettevano mentre raccoglieva i tomi e... glieli passava uno ad uno. Inizialmente li strinse al petto ponendoli quasi a difesa del suo ventre, una barriera tra le due erezioni, una delle quali (la sua) rischiava di esplodere in un orgasmo sentito da un momento all'altro. Alla fine il peso e la pila divennero così instabili e pesanti da farla vacillare, tanto che ebbe un attimo di titubanza nel rispondere, concentrata com'era a non far cadere niente.
    I-io... non sono mai riuscita a diventare evanescente, in verità, né ho mai sentito un qualche cambiamento nella mia aura. Studiando ho letto che uno spettro può assumere diverse sembianze o addirittura trasformarsi del tutto e così apparire quasi incorporeo e avvolto da un'aura energetica, ma... non ci sono mai riuscita.
    Ora che ci pensava sarebbe stato più corretto dire che non c'aveva mai provato davvero. Spontanea com'era, le sfuggì anche quello.
    Mmh.. T-temo... di non essermi mai applicata seriamente, in tal senso.
    La sua voce suonava sotto sforzo per via del peso che era costretta a sorreggere, ma soprattutto l'eccitazione e quegli strusciamenti cominciavano a farla sentire accaldata. Prese a strusciare le cosce l'una contro'altra nel vano tentativo di darsi sollievo. Le gonadi le facevano male.
    C-cosa dovrò fare?
     
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    Lucia molto probabilmente non era nemmeno consapevole delle sueabilità, in fondo nessuno l'aveva addestrata né era stata portata a pensare che forse di potenzialità ne aveva. Era come un talento naturale inesplorato, che andava ovviamente motivato. Thresh sapeva esattamente come fare in realtà, doveva semplicemente motivarla e ci sarebbe riuscito, poco ma sicuro. Per farle cadere tutti i libri che teneva in mano, Thresh si allontanò leggermente da lei, infilandole le dita sotto la gonna con un movimento fluido e colmo di perizia, sfiorandole con rapidità ed energia le gonadi in un leggero massaggio che partì dal perineo, divise i testicoli e si fermò alla base del piccolo pene della sua amante, sfuggendo immediatamente dopo da sotto la gonna, così com'era entrato. Ecco una vera apparizione spettrale.
    Allora la teoria non ci serve a nulla amore mio, so io come motivarti...
    E mentre i libri sarebbero piovuti come neve a terra, Thresh le avrebbe dato le spalle, allontanandosi con passi lenti e decisi mentre si sfilava l'asciugamano dalle spalle, tenendolo in mano e lasciandolo volteggiare come se fosse una frusta. Anche quello lo fece con una certa maestria. Si voltò di scatto, rivelandole chela patta dei pantaloni era aperta, e quella mazza deliziosa che poco prima la stava facendo impazzire ora faceva capolino. Sembrava quasi costretta dalla stoffa, una visione imperdonabile per chi amava quello strumento di piacere, chiunque che avesse desiderato anche solo per un istante quel voglioso cazzo adesso avrebbe avuto un solo pensiero fisso: liberarlo. Thresh poi aumentò la dose mettendosi in ginocchio, come un cavaliere dalla fulgida armatura al cospetto di una dolce principessa, pronto a donarle il cuore. Parlò allargando le braccia, invitandola a correre da lui per potersi stringere a vicenda, lo fece con uno sguardo lussurioso, ma colmo di sentimento sincero.
    Corri verso di me, senza esitare un solo istante. Tra me e te c'è solo la sua esitazione, non dargliela vinta. Sono qui... ti aspetto...
    E mentre Thresh le lanciava quelle parole colme d'amore, tra lei e il suo adorato amante spuntò fuori una macchine della tortura: una vergine di ferro, un pò diversa dal solito però: invece di sembrare un sarcofago nero, era più simile ad una gabbia, quindi pur essendoci un ostacolo tra di loro, Lucia poteva comunque vedere il suo amante eccitato come non mai che la aspettava a braccia aperte. Doveva semplicemente correre, passare attraverso la macchina e finalmente stringersi all'amore della sua vita, niente di più semplice. Con lo sguardo, Thresh sembrava volerle inculare nella mente quante ricompense deliziose avrebbe guadagnato riuscendo nell'impresa. Che cosa stava aspettando?
     
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    Fu decisamente colta di sorpresa. Lo scatto che fece a quel tocco fu così brusco da bastare a farle cadere metà dei libri, e quando la carezza si concluse con un praticamente orgasmo strozzato sul nascere, la debolezza fece il resto. Tremante, con le braccia rigide lungo i fianchi, non osò neppure sfiorarsi e per poco le venne da piangere. Fissò Thresh allontanarsi e il suo sesso si mosse in preda a brevi spasmi, mentre lo fissava. Il fatto era che, nonostante l'aspetto generale inquietante, le cicatrici, la pettinatura assurda e il pallore mortale... lei lo trovava attraente. Forse i suoi gusti si erano distorti con il tempo all'inferno, o forse era solo il modo di fare, fatto stava che risultava fascinoso quanto un serpente: sai quanto sia letale, sai che ti morderà, eppure continui a fissarlo perché semplicemente non riesci a distogliere lo sguardo. L'amore era ben lungi dal toccare entrambi (Lucia ne era convinta), ma per quanto riguarda l'attrazione... era già in trappola.
    Inizialmente, il suo istinto servizievole la spinse a piegarsi per raccogliere i libri, ma lo zombie la fermò in tempo. Si rialzò, rigida, guardandolo da capo a piedi... o meglio, a erezione, perché intravista quella la gola le si seccò e non riuscì a pensare ad altro. Enorme, venosa, bisognosa di uscire da quella gabbia di tessuto e sfogarsi in orgasmi che, lei lo sapeva bene, sarebbero stati capaci di durare per ore. Si leccò appena le labbra alla ricerca disperata di un po' di salivazione, poi abbassò lo sguardo imbarazzata. Vederlo in ginocchio era davvero strano. Una scena così surreale da lasciarla senza fiato. Sapeva fosse tutto un macchinoso modo di... sedurla? Anche sperare in quello le sembrava eresia. Eppure, per tutti i santissimi numi, i suoi piedi si mossero da soli. Non si mise a correre subito (quelle scarpe e l'erezione non erano l'accoppiata ideale per fare movimento), piuttosto iniziò con passi incerti, uno dopo l'altro, e solo durante il tragitto iniziò a correre nell'unico modo possibile con indosso 10 cm di troppo: piccoli saltelli veloci, quasi volesse prendere la rincorsa. Man mano che "correva", l'espressione cambiò in determinazione e, pur chiudendo gli occhi, arrivata alla macchina ci si tuffò letteralmente contro concentrandosi con tutta se stessa verso il suo obiettivo. Ci mise davvero tutta la forza di volontà del mondo, ma tremò come una foglia tutto il tempo aspettandosi il peggio. Lei non se ne accorse nemmeno, ma Thresh avrebbe potuto vederla perfettamente trasformarsi per un attimo in un'eterea sagoma bianca, che schizzò come un fulmine attraverso l'ostacolo e prese forma dinanzi a lui. Il suo corpicino era sempre lo stesso, eccezione fatta per orecchie che, allungatesi, sembravano simili a quelle di una fata. Il chignon si era sciolto e i capelli dorati si muovevano come scossi dal vento incorniciandole il viso. Da sciolti, erano lunghissimi. L'aura che l'avvolgeva era bianca come la neve, in contrasto con la pelle bruna, e le dava un aspetto ancora più innocente al primo sguardo. C'era solo un problema: non era riuscita a tornare materiale, restando un'anima in tutto e per tutto.
    Le occorsero diversi minuti, ferma e rigida sul posto a occhi serrati, per accorgersi di non essere ferita, impalata in mille lame, o chissà che altro. Incerta, aprì piano piano un occhione rosso solo per sgranare anche l'altro subito dopo. Allarmata, si guardò le mani, voltandole da un verso e dall'altro. Concentrandosi, riusciva a vederci attraverso.
    C-cosa... come ho fatto? La sua voce era flebile sussurro.

    Edited by ~ Midori ~ - 23/11/2015, 21:13
     
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    Thresh fu paziente, molto. Esattamente come un amante che cerca di eseguire per la prima volta un rapporto anale, fu molto paziente. Lucia aveva bisogno dei suoi tempi, soprattutto aveva bisogno di fidarsi di lui pienamente, di non vederci solo uno scopamico ma se non un amante quantomeno un affidabile professore. Thresh non era il suo aguzzino infernale, né il suo preside... era il suo cavaliere, pertanto aveva bisogno di tutta la sua fiducia. E l'avrebbe trovata? Quando Lucia si sarebbe resa conto di quanto quella gabbia poteva aiutarla allora forse avrebbe anche capito quanto in realtà il professore ci tenesse a lei. Non era un mero capriccio, ma potenzialmente parte della squadra. Fidarsi stava solo a lei. I primi passi furono incerti, ma non privi dell'incoraggiamento del non morto che si limitò a ghignare divertito, facendole cenno di avvicinarsi usando solo le dita, tenendo le braccia immobili. Poi accelerò, gradualmente, diventando sempre più decisa, risoluta. Fu la paura oppure la ritrovata fiducia? Nessuna risposta, fatto sta che Lucia riuscì a cambiare forma, diventando intangibile e spettrale, attraversando la gabbia senza danni e assumendo un aspetto decisamente unico, più... delicato. Sembrava così eterea, effimera, qualcosa che può essere distrutto con un sol soffio...e che valeva fare la pena a pezzi semplicemente per sfizio, come una farfalla. Quando Lucia ci riuscì, fermatasi a pochissimi centimetri dal non morto, subito poté vedere lo sguardo soddisfatto del professore che si accese, ridendo sornione mentre batteva rumorosamente le mani, come a dissimulare un lento applauso.
    Notevole, al primo colpo! Ahahahaha! Sapevo che avevi talento ragazza mia, sei fantastica... e adesso che ti vedo in questa forma anche bellissima.
    Si leccò le labbra, ghignando malevolo e perverso mentre nei suoi occhi si accendeva quella luce tetra che Lucia aveva imparato a conoscere molto bene. La luce tetra della perversione, quella che presagiva un amplesso profondo, intenso e meravigliosamente violento. I denti del non morto si trasformarono in una mezzaluna lucente immersa in un'oscurità tentatrice. La mano di Thresh si avvicinò a Lucia, come a volerla afferrare, ma strinse il pugno all'altezza del suo petto senza riuscire a prendere nulla, mirando però dritto al cuore.
    Avrei una gran voglia di toccarti... baciarti... complimentarmi con te... ma in questo stato non posso farlo.
    La sua voce era falsissima, ma celava un sano dispiacere, temeva sul serio che ora Lucia potesse sfuggirle... quindi doveva inventarsi un modo per tentarla... e per costringerla a riallacciarsi la catena da sola. La mano che prima l'aveva provata ad afferrare si fermò davanti a lei, come se fosse davvero un cavaliere che chiedeva la mano alla nobile damigella.
    Ti ho fatto assaporare il mio mondo una volta... ora lascia che io esplori il tuo... diventiamo una cosa sola anche nello spirito, amore mio...
    La luna nell'oscurità si allargò maliziosamente, i suoi occhi erano fari maledetti che proiettavano nella mente di chiunque li guardasse un solo pensiero: "voglio farti sentire il mio cazzo dentro di te".
     
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    Quando la mano di Thresh le "toccò" il cuore, sussultò leggermente. Piuttosto che sentire il contatto, una scarica elettrica la attraversò nel punto che lui aveva sfiorato, quasi ci fosse in qualche modo una congiunzione tra i due mondi, ma così flebile da poter essere vissuta solo tramite sensazioni diverse dal consueto. Non voleva crederci, ma... era davvero tornata un fantasma, un'anima senza un corpo vero. Qualcosa che non poteva essere accarezzato, sfiorato, posseduto. Non le piaceva. Proprio per niente. Le ricordava il periodo passato all'Inferno, le torture subite laggiù... Che poi non erano troppo diverse da quelle che subiva ogni giorno sulla Terra, ma almeno lì c'era anche altro. Libri da leggere nel tempo in cui non veniva stuprata, studi da fare, persone con cui conversare seppur per sfuggevoli "buongiorno signor bla", "splendida giornata non è vero?" e tecnologia sconosciute con cui prendere dimestichezza. Decisamente, era terrorizzata e voleva tornare tangibile subito... almeno prima di sentire le parole del professore. Sotto tutta la perversione sembrava sinceramente soddisfatto di lei, e questo le strappò un timido sorriso. Per un momento, si sentì davvero fiera di se stessa. Fu bellissimo... finché lo sguardo dello zombie, la sua erezione, il suo sorriso, le ricordarono del dolore alle gonadi e del bisogno di venir brutalmente scopata il più presto possibile. Perché per quanto si illudesse, era quello che il suo corpo voleva. Nessun buon proposito o sogno romantico che tenesse. Tra le natiche, l'ano pulsava ancor più del suo piccolo membro. Fu proprio questo a convincerla, unito al sentirsi chiamare "amore mio". Era ingenuo e sciocco persino per lei, ma più la chiamava così, più si sentiva sciogliere come i fiocchi di neve a cui aveva preso ad assomigliare in quella forma eterea e spettrale. Il fatto era che, per quanto suonassero false quelle parole, anche il solo sentirle era la realizzazione di una speranza che aveva sempre considerato vana. Invece eccola lì, crogiolarsi in qualcuno che, anche se per i motivi sbagliati, la chiamava in modo tanto affettuoso. Proprio una sciocca sentimentale, già. Peccato che quando porse la mano al "prode" cavaliere, con la grazia di una vera signora, nella sua testa c'era solo il desiderio che lo zombie portasse a compimento ciò che i suoi occhi promettevano: infilare il suo enorme fallo dentro le sue grazie.
    All'inizio, quando le dita di posarono sul palmo, non successe niente, solo quella piccola scossa che aveva sentito sul petto in precedenza. Aggrottò le sopracciglia, chiedendosi come avrebbe fatto a tornare normale.
    Mi dispiace, non sono sicura che... Poi anche Thresh si sarebbe reso conto del cambiamento, mentre l'evanescenza "consumava" le sue dita lentamente, facendosi strada per la mano, risalendo lungo il braccio ed espandendosi per il resto del corpo come una macchia d'olio. ... funzioni. Sussurrò alla fine Lucia, totalmente sorpresa da se stessa. Era bastata l'intensa eccitazione sessuale? O la mera volontà?
    Una volta che il non morto fosse stato interamente dall'altra parte, si sarebbe staccata con la stessa velocità con cui si levano le mani da qualcosa che scotta. E di nuovo, le domande da allieva inesperta si fecero strada nella sua gola.
    I-io... hem, come ho fatto? N-non so davvero come...

    Edited by ~ Midori ~ - 24/11/2015, 01:48
     
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    Non servirono altre promesse, né inutili convenevoli. Lucia capì subito quale genere di premio Thresh voleva darle e per riuscirci doveva condividere con lui quel mondo spettrale. Il non morto non era la prima volta che diventava etereo, simile ad uno spettro, ma era la prima volta che lo faceva davanti a qualcuno. Normalmente la sua anima impura se ne stava nascosta dietro quei muscoli, il lacero manto nero e i suoi capelli pallidi, con gli occhi vitrei come unica finestra verso il mondo. Ma nel momento in cui Lucia si decise a "portarlo dall'altra parte" questo cambiò totalmente. Il corpo di Thresh divenne sempre più leggero fino a che non somigliò ad una massa bianca. All'apparenza del tutto simile al colore di Lucia, ma quando anche l'anima si fece notare, il pallore venne presto sostituito da un nero pece intenso, buio più di una notte senza stelle, nero come il catrame ma non lucido come un materiale prezioso, opaco e tetro. Una luce così oscura da eclissare quella del sole. L'anima di Thresh aveva la forma del suo cappotto, con il colletto leggermente più pronunciato e le braccia più lunghe. Dita e cappotto erano una cosa sola, lunghe e affusolate, mentre i suoi capelli invece erano catene oscure che volteggiavano in giro. Il suo volto oscuro era una maschera di tenebra, scandita da due terrificanti pallini di luce verde accompagnati da un'ampia fessura orizzontale che divideva la testa in due. Era molto simili al suo aspetto quando combatteva, ma sembrava più una macchia nera stilizzata, ugualmente imponente (anzi forse addirittura di più) e munito di un affare spettrale ancora più grande e violento di prima. Non aveva niente a che fare con Lucia, lei era candida e deliziosa, lui invece era spaventosamente cupo e oscuro, ma questo non gli creava problemi, anzi quella fessura verdastra sul suo volto si trasformò presto in un sorriso, lasciando che i contorni del suo corpo iniziassero a produrre fiammeggiante energia verde. L'anima che bruciava di perversione.
    Che sensazione interessante... La sua voce riecheggiava come non mai, sembrava quasi che si fosse amplificata violentemente. ...hai indubbiamente un dono molto particolare Lucia, sei riuscita dove molti avrebbero fallito. Leben sarà soddisfatta tanto quanto me, in battaglia questa abilità ci sarà utilissima, e non solo... anche per infiltrarci. Visto? E' tutta una questione di volontà... devi fidarti di me, io non avevo dubbi in tuo proposito... sei stata meravigliosa...
    Mentre parlava chiuse le distanze con lei, definitivamente, allungando le braccia verso di lei per poterla afferrare per le spalle, spingendola verso di sé per poterla fissare direttamente negli occhi. Le fece assaporare la sua perversa oscurità, facendole rivivere le disperate umiliazioni che le aveva inflitto... ma anche le deliziose sensazioni che le aveva fatto provare.
    E ora ho intenzione di premiarti a dovere...
    Detto questo non aggiunse altro, si limitò a fiondarsi su di lei per poterle strappare un bacio spettrale, stracolmo di voglia. Adesso che avevano la stessa forma Thresh non ebbe più nessun genere di problema a toccarla e soprattutto possederla,quindi le fece assaggiare la lunga lingua che avrebbe letteralmente rubato quella della ragazza, avvolgendola per poi fiondarsi verso la sua gola, violandola impetuosamente. Il suo grosso affare oscuro scivolò tra le cosce della ragazza, aprendole di prepotenza per potersi adagiare sul suo perineo, iniziando a muoversi lentamente così da massaggiarle contemporaneamente le gonadi e anche il vibrante buchino che oramai lo desiderava sempre di più. Prima di tutto però Thresh l'avrebbe fatta sfogare un pò, il piano era di farla venire sem1plicemenete massaggiandola in quel modo, e se il bacio non fosse stato sufficiente allora le dita le avrebbero anche abbassato di colpo il corpetto, scoprendo i suoi seni inesistenti per iniziare a stuzzicarle i capezzoli, stringendoli in una morsa violenta e al tempo stesso estremamente piacevole.
     
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    Ancora sorpresa da ciò che aveva fatto, Lucia rimase imbambolata a fissare la mano con cui aveva compiuto l'impresa. L'immagine delle sue dita unite a quelle del non-morto le sarebbe rimasta impressa per tantissimo tempo, lo sapeva; come del resto avrebbe ricordato per secoli, forse addirittura sempre, la versione "spettrale" del professore. Se da zombie era inquietante, in quella forma sembrava la rappresentazione del peccato più puro. Una figura così imponente e oscura, che pareva in grado di avvolgere ogni cosa e consumarla, dominandola con la sola presenza. Il corpo di Lucia reagì a quella visione in modo ancora più violento del solito. Le sembrava di non riuscire a respirare, di soffocare, seppur tecnicamente in quanto spettro non potesse. I brividi di piacere che avrebbe voluto provare a quei complimenti vennero repressi sul nascere così come la soddisfazione per se stessa. Riusciva solo a restare lì, bloccata dal terrore ma anche dal desiderio straziante. Le membra cominciarono a tremare sempre più forte quasi fosse scossa da piccole convulsioni e quella voce cavernosa sembrava peggiorare le cose. L'avvolgeva stuzzicando ogni centimetro del suo corpo, scuotendola ancora di più. Solo quando finalmente le si avvicinò e la toccò, smise improvvisamente di agitarsi. La timida erezione era ormai al suo limite, le gonadi doloranti e praticamente cianotiche. Alzò lo sguardo, schiudendo le labbra per cercare di parlare, ma non riuscì a produrre suono che non fosse il suo ansimare. Quando si chinò su di lei, per la prima volta fu ella stessa ad avventarsi e ricambiare il bacio gemendo di puro bisogno. Da "quella parte" le sensazioni sembravano amplificate, le emozioni erano forti e strazianti, le paure capaci di far impazzire. Mentre le lingue lavoravano, rivisse i loro precedenti incontri, le sensazioni provate, e non servì neppure sentire la pressione sui capezzoli perché la sua eccitazione esplodesse, schizzando e sporcando i loro addomi. Per non perdere l'equilibrio, Lucia si aggrappò a lui, le gambe come gelatina. Gridò così forte da far vibrare la gola di entrambi. Per tutta la durata dell'orgasmo non riusci a pensare a niente che non fosse il piacere. Più restavano uniti, più l'aura nera di Thresh avvolgeva anche lei quasi stesse inghiottendo e corrompendo il suo candore semplicemente toccandola. Quando lentamente riaprì gli occhi, staccandosi dal bacio per riprendere fiato, si accorse di ciò che aveva fatto, e di star muovendo ancora il bacino, "cavalcando" la sua erezione. Si bloccò di colpo, facendo per staccarsi con tale impeto che se Thresh non l'avesse trattenuta per i capezzoli sarebbe probabilmente caduta di schiena ai suoi piedi, letteralmente.
    M-mi dispiace! V-vi ho sporcato... Era inorridita, rossa, e lacrimoni di vergogna minacciarono di piovere sulle guance brune da un momento all'altro. Probabilmente si aspettava di vederlo inorridire e indietreggiare dinanzi a un simile affronto.
    N-non volevo...
    Eppure continuò a sentirsi eccitata; il piccolo sesso ancora turgido e arrossato, la corolla di carne tra le sue natiche pulsante e bisognosa. Se quella era la premessa, temeva che il professore in quel posto l'avrebbe proprio fatta impazzire.
     
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    Solo un ghigno mentre il caldo seme di Lucia gli cadeva sul corpo, Thresh sembrò quasi divorare le sue grida mentre le gole di entrambi vibravano rumorosamente, come se si nutrisse del disagio della ragazza. Ci fu solo un istante di incertezza, la sua adorata bambolina tentò di farsi da parte per la vergogna, quasi cadendo per tale motivo, ma il non morto la prese letteralmente di prepotenza per la gola, tirandola a sé per poterla baciare di nuovo, più rude ed energico, come a volerle dire "stai zitta, non c'è tempo per parlare" e lasciare spazio unicamente al piacere. Il membro del professore iniziò a scivolare su quello della ragazza, facendole sentire le sue vene bollenti e vigorose che in quella forma sembravano praticamente energia pura. Dopo l'orgasmo il membro di Lucia doveva essere sensibilissimo, e quello a cui Thresh puntava era proprio sfruttare questo fatto per farla eccitare di nuovo nella maniera più dolorosa possibile e renderla impaziente di una ricompensa. Solo a quel punto si fece da parte, costringendola però a guardarlo negli occhi tetri e bui mentre avveniva quella perversa stimolazione.
    Devi assolutamente farti perdonare, ma non temere... ne avrai occasione, proprio adesso, proprio qui... voglio che ricambi il mio amore, così che possiamo unirci ancora come abbiamo già fatto. Accettami Lucia, voglio essere tuo... devi solo dirmi quanto desideri il mio cuore... e il mio impaziente cazzo...
    Seduzione, amore e desiderio per Thresh erano la stessa identica cosa, tutto faceva parte di un unico perverso gioco alla quale ogni carta poteva essere utilizzata al semplice scopo di vincere.E lui avrebbe vinto, si, poco ma sicuro: avrebbe conquistato il suo cuore,facendole mettere anima, corpo e potere a disposizione sua e della sua adorata compagna non morta. Lucia non li avrebbe solo soddisfatti e fatti eccitare, Lucia li avrebbe serviti, ma non come una schiava... bensì come membro attivo dei loro giochi.Thresh avrebbe continuato a frantumarle la mente, fare a pezzi la sua volontà e spingerla verso il baratro fino alla fine, fino a che con la faccia piena di sperma, vomitando seme e umori, con gli occhi sgranati colmi di desiderio non gli avrebbe detto sospirando: "Ancora..."
     
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    I suoi sproloqui vennero letteralmente soffocati dalla lingua di Thresh, che nuovamente si avventò su di lei riaccendendo la sua eccitazione come una lampadina. Il sesso era arrossato e sensibilissimo dopo l'orgasmo appena sfogato, e bastò la frizione con quello dello zombie per farle emettere dei lamenti davvero soavi. Agitando i fianchi, in un attimo di illusione tentò persino di allontanare i loro bacini così da avere un po' di tregua, ma non esistevano pause per la perversione del suo aguzzino, come del resto non ne desideravano sinceramente neppure le sue membra provate. Quel piacere così marcato da sembrare dolore la fece piagnucolare, ma anche sciogliere. Si sentiva più vulnerabile in quella dimensione, e non sapeva come reagire. Temeva che se avesse smesso di baciare quelle labbra cadaveriche si sarebbe ritrovata a implorare in lacrime di venir posseduta. Si figurò a inchinarsi davanti al suo insegnante, mettersi con la guancia a terra e aprirsi le natiche per mostrargli quanta eccitazione nascondesse... ma ovviamente non avrebbe mai osato tanto, neppure sotto l'effetto di quella strana magia. O almeno così sperava.
    Quando la bocca fu libera, rimase ansimante con gli occhi socchiusi e lucidi, a fissarlo imbambolata. Le sue parole non fecero altro che farla arrossire ed eccitare di più. Ricordava a malapena tutti i ragionamenti che aveva fatto in precedenza, sul fatto che uno zombie torturatore non potesse certo amare. Una giusta convinzione, quella, peccato che proprio non riuscisse a ricordare come ci fosse arrivata, né tanto meno in quel momento avrebbe saputo esporla per rispondere a tono. Il massaggio di quell'abnorme "cazzo impaziente" contro di lei era una vera tortura, e la distraeva. Non riusciva a pensare. Non riusciva proprio a ricordare perché si fosse impuntata tanto nel non fidarsi di lui. Lei... lo voleva.
    Anche se non dovrei, i-io... vi desidero. Il vostro corpo. Il vostro cuore. Il v-vostro... splendido... c-cazzo.
    Non era la prima volta che pronunciava simili oscenità, eppure come sempre termini tanto volgari stonavano sulla sua lingua, facendola annodare. L'era persino scappato in un sussurro ciò che pensava davvero della sua verga possente. Eppure, invece che tentare di allontanarsi ancora, si appoggiò a lui e spinse il bacino, inarcando la schiena più volte in cerca di un minimo di sollievo. Aveva bisogno di essere presa, non riusciva più a ragionare. P-per favore. Il mio... il mio... Passò in rassegna il proprio vocabolario alla ricerca di una parola per dirlo che non la facesse vergognare a morte, ma non ne trovò neppure una. Cercò di nascondere il viso contro il suo petto, prima di continuare. Senza rendersene conto aveva i piccoli pugni stretti intorno ai lembi del suo cappotto, e stava sniffando letteralmente l'odore pungente della sua pelle. Il mio culetto... Prendetelo.
     
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