La vincita da riscuotere

x Demi

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    Aveva sentito distintamente il corpo del ragazzino infrangersi contro la sua mano e ci rimase di sasso quando vide la posizione che aveva assunto durante il suo tragitto verso il terreno. Che avesse calcolato tutto e la stava fregando? Rimase un attimo in apnea curiosa e un tantino spaventata, ma i detriti che si sollevarono nel terreno ed infine le parole che gli aveva detto Daniel la fecero sorridere. Liberò il viso dalla carapace che la copriva e si lasciò andare ad una grassa risata con la testa rivolta verso l'alto. A quanto pare si era sbagliata non stava serbando nessun trucchetto, voleva solo sembrare forte anche se non riusciva a muoversi da terra. Ciò la sorprese e la divertì, la sua risata era quindi allegra e non derisoria.
    Sei davvero un tipo strano piccoletto. commentò osservando Daniel in quel letto di macerie. Si avvicinò al ragazzo inginocchiandosi vicino a lui per poi infilare una mano sotto al corpo del ragazzo con delicatezza cogliendolo e sollevandolo da terra. Vanelope era consapevole della sua forza quando si trasformava, e notando che Daniel non si era alzato di sua spontanea volontà immaginò che avesse esagerato con il colpo di prima. Non si sentì in colpa, infondo era stata una sfida regolare e chiedere scusa ad un avversario era peggio che umiliarlo. Non voleva lasciarlo lì, aveva ancora una vincita da riscuotere, oltre al fatto che probabilmente sarebbe stato attaccato dai cani randagi. Il suo corpo iniziò a diminuire di dimensioni restringendosi sempre di più e diventando meno minacciosa nel suo aspetto. Tornò all'altezza con cui Daniel l'aveva conosciuta, ma non tornò completamente umana per un problema di vestiario. Aveva conservato la maggior parte della carapace ed erano ancora visibili le sue corna e la sua coda. Non poteva di certo passeggiare nuda in quel quartiere, avrebbe attirato più delinquenti del normale. Anche se sembrava strano dirlo attirava di meno l'attenzione con il suo aspetto mostruoso che nuda. Il corpo di Daniel sarebbe rimasto fra le sue braccia, sorretto dalle gambe e dalle spalle, portato come se fosse stata una donzella in pericolo. Non sapeva quanto avesse potuto resistere cosciente, ma decise di portarselo alla Atlas Game dove Jack possedeva delle comodissime capsule di rigenerazione, così magari non avrebbe speso fior fior di quattrini all'ospedale e non doveva inseguire il ragazzino per ricevere ciò che le spettava. Le messe in gioco andavano rispettare fino in fondo o non avrebbe avuto alcun valore battersi.
    Cerca di resistere, con un potere così inquietante non puoi mica schiattarmi per così poco no? fece per poi muovere i primi passi, raccogliendo con la coda la sua busta. Sarebbero arrivati alla Atlas Game dopo circa un quarto d'ora di cammino a piedi. Arrivò dalle retrovie del locale per non farsi vedere da nessun cliente. Entrando l'ambiente sarebbe subito saltato all'occhio per il lusso degli addobbi e degli interni. Si sentiva la musica in sottofondo e il clangore delle slot machine. Vanelope tuttavia percorse un corridoio che si allontanò da quei rumori risalendo per delle rampe di scale, finendo poi in una stanza buia e piccola. Vi era un grosso macchinario che occupava la maggior parte dello spazio, in un angolo vi era un tavolo stracolmo di oggetti metallici e tecnologici di fattura complessa. L'illuminazione della stanza proveniva dal grosso macchinario e una lampada puntata sul tavolino di lavoro. Vanelope aprì il macchinario composto da una sorta di vasca con dei curiosi buchi nel fondo e una cupola di vetro che chiudeva ermeticamente la vasca. Era abbastanza basilare come forma, a Jack interessava di più l'utilità dell'oggetto che il suo aspetto esteriore. Adagiò il ragazzo dentro la vasca chiudendo poi il vetro. Se fosse stato ancora cosciente gli avrebbe fatto cenno gesticolando che sarebbe tornata poi. Il macchinario si avviò e Vanelope andò vi dalla stanza lasciandolo da solo. Il trattamento sarebbe durato qualche ora, ma quando finì Daniel si sarebbe sentito come nuovo. Vanelope sarebbe tornata poco dopo che la macchina avesse finito il suo ciclo medico. Indossava la sua divisa da lavoro. Era tornata al suo aspetto umano, sembrava totalmente a suo agio con il vestiario, e non sembrò nemmeno aver difficoltà con le sue scarpe eleganti dotati di tacco. Vanelope aprì la capsula rigenerativa e scrutò incuriosita Daniel.
    Come ti senti? chiese curiosa. Non lo aveva mai usato prima di allora e le sembrava incredibile che riuscisse a guarire anche ferite gravi dopo pochissime ore. Non lo avrebbe mai detto apertamente ma Jack era un fottutissimo genio.
     
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    Il combattimento era arrivato al termine, e Daniel si ritrovava dalla parte dello sconfitto. Non gli dispiaceva, però: aveva imparato un importante lezione quel giorno. Che i pugni dei giganti facevano molto, troppo male. Ah, e che non necessariamente chi è alto nove metri in più di te è meno agile. Anche che Vanelope poteva diventare un mostro divora città. Va bene, forse in realtà aveva imparato un sacco di cose, ma il suo cervello, a causa dell'enorme quantità di sangue che il suo corpo rigettava grazie ai danni subiti agli organi interni E alle ossa, non stava esattamente funzionando come doveva. Non si era mai ritrovato in quello stato sino ad ora, era quasi divertente: praticamente non sentiva nulla dal collo in giù. Si immaginò come una testa provvista di minuscole gambe che camminava in giro, per poi seguire a ridere come un deficiente assieme, seppur per motivi diversi, all'enorme avversaria che, vista la sua bizzarra posizione, aveva giustamente deciso di farsi una risata. Le disse che era un tipo strano. Non sapeva se prenderlo come un complimento oppure un celato, implicito insulto, ma fortunatamente in quello stato i suoi pensieri erano simili a quelli di un ubriaco, quindi si limitò ad annuire con l'unico osso rimasto parzialmente intatto del suo corpo. Vide la ragazza tornare alla 'normalità'. 'Normalità' perché essenzialmente tutto ciò che aveva realmente fatto era stato rimpicciolirsi, dato che aveva ancora l'aspetto scaglioso e mostruoso che aveva anche quando era alta quanto un edificio. Ora, stop un attimo. Normalmente qualcuno in quella situazione, sano di mente perlomeno, avrebbe tentato di gridare, spaventato, chiedere aiuto, pregare o inveire a seconda del proprio credo, invece Dan sarebbe rimasto tranquillo, senza nemmeno fiatare. Per quanto potesse sembrare atipico, la morte non era qualcosa che lo influenzava particolarmente. Piuttosto che spaventarlo, lo incuriosiva: dopotutto, il mondo che stava scoprendo si stava rivelando più che pieno di magia, misteri e stramberie più che fuori dal normale. A questo punto avrebbe potuto credere a qualsiasi cosa, persino nella vita dopo la morte, dunque perché rimanere spaventati da ciò che sarebbe potuta essere la sua ascesa a una vita migliore? In verità questo lo avrebbe pensato utilizzando il proprio senno e ragione se fosse stato in uno stato regolare, ma messo com'era non diceva né faceva nulla puramente perché era troppo impegnato a immaginarsi, come un bambino affetto da gravi problemi mentali, alla kaiju che si scontrava contro il suo sé, ma in versione testa con le gambine. Ancora non se l'era tolta dalla mente. Intorno a lui i suoni cominciavano a svanire, sostituiti da un sonoro fischio, mentre la vista si offuscava, rimpiazzata dal puro bianco, segno che probabilmente oltre alla ragione ora anche la coscienza lo stava salutando, dunque riuscì ad udire solamente metà della frase originaria della sua gigantesca avversaria, ora diventata salvatrice. L'armatura, che ricopriva il ragazzo pur non avendo le proprietà di furto energetico, rispecchiava appieno lo stato del volere del ragazzo: diventava via via sempre più trasparente, segno che il controllo che egli aveva su di essa man mano stava cedendo assieme alle sue forze. Il tragitto parve durare un'istante agli occhi di Daniel. Era svenuto e rinvenuto molteplici volte durante il cammino, guardandosi intorno per un attimo per poi crollare nuovamente, la sua ultima vista sarebbe stata la ragazza che lo salutava mentre lui era accasciato su qualcosa di fresco. Il che significava che o avevano raggiunto l'ospedale o qualcosa di simile, oppure era solamente un sogno e Vanelope era semplicemente la sua vita che aveva assunto la forma dell'ultima persona vista per dirgli addio. Sorridente chiuse gli occhi, per finalmente addormentarsi, stavolta per bene. Il suo sonno fu più che piacevole, assai ristoratore. Non per caso stava dormendo in una capsula rigenerativa. Passò un lasso di tempo indeterminato, che al diciottenne parve essere anche troppo corto data l'enorme comodità che quell'involucro offriva, ma dopo ore di completo riposo si svegliò. Nonostante il ripristino del suo fisico fosse completato, Daniel sarebbe rimasto dentro la capsula a stiracchiarsi, quasi mettersi più comodo, pensando che lì avrebbe potuto tranquillamente spenderci il resto dei suoi giorni. Poco dopo, tuttavia, lo avrebbe raggiunto una faccia conosciuta, ovvero Vanelope. Una Vanelope vestita in modo assai più provocante, di nuovo con l'invidiabile e attraente fisico che già da prima metteva in imbarazzo il ragazzo, il quale, avendola ora vista nella sua divisa, stava valutando seriamente l'idea di rimanere a vita dentro la capsula che lo aveva aiutato a rinvenire, rosso in viso come un pomodoro ben stagionato. Sospirò tentando di schiarirsi le idee, per poi aprire il contenitore di vetro che sinora lo aveva mantenuto al sicuro, per rispondere alla domanda della sua interlocutrice.
    "Beh, ora non sto più facendo il cosplay di una seppia che spruzza sangue al posto dell'inchiostro. Direi bene."
    Non era più ormai coperto dallo strato oscuro, quindi guardandosi notò che i suoi vestiti erano ridotti piuttosto male. Fortunatamente non a brandelli dunque poteva tenerli ancora addosso senza problemi, ma diversi tagli, ammaccamenti e scuciture ora li avevano 'decorati'. Uscì dalla capsula, rimettendo i piedi per terra. Guardandosi attorno poté notare che l'ambiente circostante era piuttosto... buio. L'unica luce proveniva dal macchinario vicino a lui e da una lampada che illuminava ciò che pareva essere un tavolino.
    "Dove siamo?"
    Chiese quasi d'istinto, rivolgendo il proprio sguardo di nuovo alla... formosa amica.
    "... E perché sei vestita così?"
    Aggiunse immediatamente dopo. Poteva non sembrarlo ma per lui la seconda domanda era più importante della prima.
     
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    A guardarlo sembrava proprio in forma, lo fissava per lunghi minuti curiosa e attenta. Lo vide muoversi tranquillamente e ciò la stupì ancora di più. Era guarito davvero. Non riusciva ancora a credere che Jack avesse costruito una cosa del genere, era formidabile. Gli umani erano davvero pieni di sorprese. Giusto il rossore sul volto del ragazzo le parse strano pensando che magari era dovuto proprio per la terapia e non ci diede più peso. Fece spazio al ragazzo per permettergli di uscire dalla capsula rigenerativa, ma continuava a guardarlo come se stesse vedendo un animale esotico.
    Siamo alla Atlas game.fece allargando le braccia sicura di sé e con un gran sorriso. Certo magari quella stanza non era proprio adatta per rappresentarla ma ormai aveva già fatto la scenetta. Alla successiva domanda Vanelope abbassò gli occhi sul proprio abbigliamento facendo spallucce: che c'era di strano?
    E' la mia divisa di lavoro, io la trovo comodissima. commentò mentre con un dito andava a insinuarlo dietro di lei per togliere la stoffa che si stava arricciando fra i suoi glutei, quello magari era l'unica pecca di quella divisa. Tirò fuori la stoffa facendo schioccare la stoffa sulla sua pelle. Poco dopo Vanlope si voltò andando a prendere un mucchietto di vestiti posti sul tavolo che porse al ragazzo.
    Tieni, li ho fregati dall'armadio di Jack, se gironzoli nei locali conciato a quel modo sarò costretta a buttarti fuori. porse gli abiti al ragazzo e cercò di pensare ai suoi prossimi passi. Poteva già chiedere la vincita? Che poteva chiedergli? Un semplice favore avrebbe portato alla conclusione fin troppo presto il divertimento. Se invece gli chiedeva di farle da schiavetto poteva chiedergli più cose fra cui anche il "favore" per farsi aiutare nella sua indagine. Intanto Daniel prendendo la gruccia su cui vi era un sacchetto nero come involucro, avrebbe scoperto che gli abiti che gli aveva prestato Vanelope erano eleganti, composti da giacca elegante, pantaloni, camicia e perfino una cravatta che stava attaccata alla gruccia che sosteneva il vestito. Una volta consegnato il tutto Vanelope andò verso il tavolo dove si sedette in attesa che il ragazzo si vestisse. Ovviamente avrebbe guardato, non era di certo una donna timida.
    Ok, adesso che stai bene posso già chiederti di pagare il pegno che abbiamo messo in palio. Ho deciso che dovrai farmi da schiavetto per due giorni e una notte. Farai ciò che ti chiedo e se ti lamenti o ti tiri indietro farai una penitenza, intesi? Hai qualche domanda? chiese accavallando le gambe scrutando seria il ragazzo, quasi minacciosa.
     
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  4. QuerulousDemi
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    Un sospiro di sollievo uscì dalle labbra del giovane non appena Vanelope gli disse che quella era la sua divisa da lavoro. Bizzarra, senza dubbio, ma se erano realmente alla famosa 'Atlas game' della quale ella gli aveva parlato, allora tutto aveva più senso, dunque ci aveva visto chiaro, quando aveva pensato a donne con vestiti attillati e quant'altro. Si grattò la nuca mentre teneva una mano sul fianco, continuando a guardarsi in giro, ma la sua attenzione sarebbe ricaduta di nuovo sull'enorme e prosperosa ragazza, a causa del sordo schiocco proveniente dalla stoffa della sua tuta. Si sarebbe poi voltata, prendendo ciò che parevano essere dei vestiti. Doveva indossarli, o non gli sarebbe stato permesso l'accesso ai locali. Erano davvero così rinomati, dunque? Sbuffando li avrebbe accettati ringraziando Vanelope, quasi a malincuore. Odiava vestirsi elegante, specialmente con cravatte e simili. La restrizione dei completi quasi lo soffocavano, la libertà di movimento per il ragazzo era praticamente un must. Senza troppi complimenti si sarebbe spogliato, togliendosi di dosso i vestiti ormai trasandati e malridotti, mentre con piacere notava che ogni singola ferita quali tagli e schegge presenti precedentemente sul suo corpo erano scomparsi, rivelando tuttavia agli occhi dell'amazzone anche il suo fisico in nessun modo erculeo, ma stranamente ben definito e allenato. Non si vergognava di mostrarsi, finché quello che si svestiva era lui, per il giovane non vi era nessun problema né genere di imbarazzo. Dopotutto lo stava facendo puramente per accedere alla banca/casinò. Non vi impiegò molto per vestirsi: era abituato a indossare un vestiario elegante come quello, a causa delle continue riunioni a cui doveva fare presenza assieme al padre, e sapeva ormai perfettamente come allacciarsi la cravatta. I panni fortunatamente parvero essere della sua misura, e risultavano insolitamente assai comodi. Si aspettava una qualche sorta di trappola mortale, soffocante, e invece si trovava insolitamente a proprio agio, pur essendo fin troppo appariscente per i propri gusti. Non si diede nemmeno uno sguardo per vedere come stava, percepiva ancora le cuffie sul suo collo e ciò era tutto quello che importava. Non fece in tempo a spiccicare parola che la ragazza lo precedette, avvertendolo che ora che era pronto e di nuovo in forma avrebbe potuto mantenere fede alla parola che egli le aveva dato. Avrebbe dovuto farle da servo per due dì e una notte, senza potersi tirare indietro né lamentarsi, o avrebbe dovuto un atto di penitenza. Regole stranamente molto ferree e ben stabilite, chiare e tonde.
    "Farti da servitore per due giorni e una notte senza se né ma..."
    Sospirò, arreso, mentre si grattava leivemente il capo, continuando ad osservare la sua interlocutrice.
    "Beh, la sfida l'ho persa, quindi manterrò la mia parola. Capito."
    In realtà la sfida aveva ben poca importanza in quel caso. L'avrebbe aiutata anche se avesse vinto lui, magari non da schiavetto, ma comunque assistita come meglio poteva. Sorrideva, nonostante la bizzarra situazione nella quale si era cacciato, alla fin fine era un'altra esperienza da vivere. Sicuramente molto meglio di dover rimanere rinchiusi nella prigione che lo aveva tenuto bloccato per gli anni passati. Si mise le mani in tasca, in attesa di indicazioni, o meglio, ordini da parte della temporanea padrona.
    "Cosa si fa ora?"
    Non si chiedeva come fosse stato magicamente rimesso in sesto da quel colpo che aveva ricevuto. Non si chiedeva cosa fosse la ragazza che ora momentaneamente serviva. Non si chiedeva chi fosse Jack. Non si chiedeva nemmeno che tipo di ordini la Gigantessa gli avrebbe dato. Troppe domande, troppi problemi. La vita andava presa alla leggera, affrontando ogni dilemma man mano che si presentava dinanzi a lui.
     
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    Daniel non si tirò indietro e dopo che Vanelope gli fece capire come funzionavano le cose sembrò capire e confermò che non avrebbe fatto obbiezioni. Vanelope sorrise soddisfatta scendendo dal tavolino per avvicinarsi a lui con movenze tranquille gli si affiancò portando un braccio sulle sue spalle e improvvisamente lo strinse a sé intrappolando la testa sotto il braccio, premendo accidentalmente la sua guancia contro un suo seno morbido, sembrava quasi che Vanelope stesse per fare proposte indecenti invece portò le nocche dell'altra mano sulla testa del ragazzo a scompigliargli i capelli.
    Bravo piccoletto, ci divertiremo un mondo stasera, anzi io mi divertirò un mondo. disse ridendo divertita. Lo lasciò andare poco dopo e gli fece cenno con la mano di seguirla. Lo avrebbe guidato nei vari corridoi del locale. Man mano che avanzavano si sentiva la musica divenire sempre più alta di volume, all'inizio era un lento brusio poi divenne una piacevole melodia. Anche gli ambienti dei corridoi stavano cambiando, da asettici e privi di cura divenivano via via più lussuosi. I corridoi divennero coperti da una morbida moquette e delle piccole lucine in basso illuminavano le vie per le varie zone del locale. Infine raggiunsero una porta rossa e nel momento in cui Vanelope la aprì davanti a Daniel si presentò il locale della Atlas game in tutta la sua bellezza. Era praticamente lo sperpero del denaro, tutto era finemente decorato ad arte, ma non mancavano le luci soffuse e colorate. L'ambiente principale era enorme e diviso in settori. Sulla destra vi erano le classiche Slot machine dove si andavano a sedere le signore più anziane ed annoiate. Sulla sinistra il bar dove servivano gli alcoolici e gli sportelli per riscattare delle "fiches" la moneta per il gioco. Andando avanti si poteva notare un palco su cui alcune ballerine si stavano esibendo in un allegro balletto burlesque molto apprezzato dai facoltosi signori. Non vi mancava niente, vi erano i tavolini con il palo con tanto di ballerina che ci ballava attorno e serviva da bere, infondo all'enorme ambiente vi erano varie porte con delle curiose insegne, aree dedicate a giochi molto particolari e più piccanti.
    Vanelope diede il tempo a Daniel di osservare tutto quanto fermandosi vicino la porta e facendogli spazio.

    Questa è la Atlas Game, bello vero? fece con un gran sorriso soddisfatto. Amava quel posto perché rappresentava in tutti i sensi "la pacchia". Lei amava sguazzarci, anche se ci lavorava non si faceva mai mancare ore di divertimenti in quel posto. C'erano altre ragazze vestite simili a Vanelope, il body della loro divisa non era fatto a porzioni tenuto con gli anelli come quello di Vanelope, era un pezzo unico ed elegante, sembrava quasi (ed in effetti era proprio il suo caso), il suo body era stato assemblato per adattarsi alle sue dimensioni. Avevano perfino il colore delle orecchie da coniglio diverse. Erano tutte bianche, Vanelope invece ce le aveva rosse. Mentre Daniel si guardava attorno, Vanelope tirò fuori dal suo reggiseno alcune monete di plastica colorate e le porse a Daniel.
    Tieni ti serviranno per giocare, non posso lasciarti vagare per il locale come un babbeo senza fare niente, quindi dovrai in qualche modo mimetizzarti. Forza scegli il primo gioco che vuoi fare così ti spiego con calma cosa vorrei che tu facessi per me mentre giochi. gli diede una piccola pacca sulle spalle per incoraggiarlo a scegliere.

    Edited by AdolfHINA - 12/5/2015, 20:12
     
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    Non tentò neppure di dimenarsi dalla presa di Vanelope quando questa improvvisamente lo strinse a sé intrappolandolo con un braccio, premendolo contro uno dei suoi morbidi seni. Non perché non volesse, non era diventato improvvisamente un pervertito, e il contatto con il petto dell'abbondante ragazza lo mise in imbarazzo, non tentò di dimenarsi semplicemente perché doveva tenere fede alla propria parola. Ne andava del suo orgoglio, dopotutto. Quale sorta di verme prima faceva una promessa e poi non la manteneva? Alcuni, sicuramente, ma non Dan. Subì dunque taciturno seppur lievemente rosso a causa della vergogna, mentre l'amazzone gli scompigliava i capelli con le nocche dell'altra mano, sbuffando. Disse che si sarebbero divertiti, in modo più specifico lei, per poi ridere e rilasciarlo poco dopo. Avendo riottenuto piena libertà di movimento la guardò con fare confuso, mentre con una mano il Reyes si 'rimetteva' a posto i capelli, scompigliandoli a sua volta, ma nel modo giusto. Vanelope gli fece cenno di seguirlo e ciò avrebbe fatto. Con ogni passo l'ambiente che li circondava si faceva sempre più fastoso, il suo cambiamento accompagnato da una musica orecchiabile che se inizialmente era solamente udibile di poco verso la fine del tragitto sarebbe diventata perfettamente chiara. Aperta una rossa porta che segnava l'entrata del locale, Vanelope si sarebbe fatta leggermente da parte per dare spazio a Daniel di osservare, in tutta la sua gloria, l'Atlas Game di cui tanto la ragazza gli aveva parlato. Uno spettacolo impressionante. Giochi, divertimento e ragazze dal fisico a dir poco invidiabile a fare da contorno al tutto, che con i loro vestitini e balli ravvivavano l'ambiente altrimenti puramente dedito al gioco d'azzardo. Una visione normalmente paradisiaca a molti uomini, ma non a Dan. A Dan tutto ciò lo... confondeva. Non sapeva come sentirsi, sinceramente. Il divertimento era una cosa che solamente ad alcune rare eccezioni poteva non piacere, ma presentato in quel modo, con quel fare così provocatorio, sembrava quasi una forza maligna che tentava chi vedeva tale spettacolo a prendervi parte. Sgranò gli occhi alla vista e a tali pensieri, quasi come un cucciolo a cui erano stati offerti i tanti amanti croccantini dopo un lungo digiuno, ma poi scosse la testa. Non era lì per divertirsi. Rimasto con le mani in tasca, dopo aver fatto un profondo respiro per calmarsi si sarebbe rivolto a colei che lo aveva accompagnato.
    "Sì, e posso capire ora perché così tanta gente sia attratta da questo posto."
    Il rossore che normalmente si presentava solo in casi imbarazzanti ora pareva non volersene andare dal suo viso. Ciò era causato dalla visione delle numerose 'bunny girls' le quali popolavano il locale e che, nonostante in tutti i modi il Reyes tentasse di evitare di vedere, ovunque provasse a spostare lo sguardo ve ne era almeno una in compagnia di qualche signor riccone oppure semplicemente ad offrire da bere ai passanti. La vista della loro oggettivazione non lo sfiorava neppure in quel caso, dopotutto avevano scelto loro quel mestiere, venivano pagate per farlo, era una loro scelta. Anche Vanelope faceva parte di loro, e si trovava completamente a proprio agio in quell'ambiente. L'importante è che vengano trattate bene. Fece spallucce mentre di nuovo si schiariva la mente. Quindi? Cosa dovevano fare ora? Era ciò che voleva chiedere ma la ragazza, ancora una volta, lo avrebbe anticipato, offrendogli delle monete di plastica, probabilmente fishes. Non aveva visto da dove le aveva tirate fuori e forse era meglio per lui non saperlo. Le guardò spaesato per un'istante, chiedendosi cosa dovesse farci, e la risposta fu giocarci. Giocarci?! Daniel guardò sorpreso la gigantessa. Giocare a qualcosa mentre la sua momentanea padrona gli spiegava cosa avrebbe dovuto fare per lei... doveva scegliere qualcosa di facile, giusto per distrarsi. Il suo occhi cadde su un tavolino di Texas Hold'em, poker a cinque carte. Vi erano già seduti quattro signori, ovviamente accompagnati da ragazze, che li incitavano a giocare, proprio come aveva appena fatto Vanelope con Dan. Eh, sapevano fare il loro lavoro, quindi. Pur tentando di evitare contatto con le ragazze, si sarebbe andato a mettere ad uno dei quattro posti liberi del tavolo, precisamente al lato opposto del dealer. Attorno a lui seduti i quattro giocatori. Niente occhiali da sole, nessun cappello... dovevano essere semplicemente degli spendaccioni che di poker non sapevano nulla. Un sorriso derisorio si fece largo sul viso del diciottenne. Polli. Pagò la tassa d'entrata con le proprie fishes, scommettendole dunque, per partecipare al gioco e, mentre finiva la mano precedente, nel frattempo avrebbe offerto la più completa attenzione alla sua padrona.
     
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    Daniel era un ragazzo di poche parole, inizialmente non capì se fosse perché era scorbutico o altro, ma proprio mentre se lo chiedeva e osservava la reazione di Daniel davanti all'ambiente in cui lo stava piazzando notò il rossore sulle sue guance e lo sguardo che guizzava da un lato all'altro cercando di non soffermarsi troppo sulle ragazze, anche se era palese che sarebbe rimasto lì a guardarle se non fosse stato così timido. Ghignò divertita cercando di non farlo notare al ragazzo, le faceva venire voglia di metterlo ancora più in imbarazzo, ma doveva dare tempo alle cose. Prima il dovere e poi il piacere. Stranamente il ragazzo non scelse qualcosa di isolato in cui potevano parlare tranquillamente, ma si avvicinò ad un tavolo da poker dove vi erano già altri 3 giocatori pronti a sperperare il loro denaro. Quando si sedette a quel tavolo rivide la sicurezza in Daniel. A quanto pare conosceva quel gioco a giudicare da come si era diretto subito lì. Mentre il gioco si avviava, Vanelope dovette trovare un modo per non farsi sentire dagli altri che stavano al tavolo, e giusto per "punire" la scelta fatta da Daniel posò le braccia sulle spalle del ragazzo abbracciandolo da dietro. Si chinò in avanti e avvicinò la bocca al suo orecchio sfiorandolo con le labbra, in modo che a tutti sembrasse che stesse flirtando con il ragazzo. In realtà voleva bisbigliare al suo orecchio per non far sentire niente.
    Dunque, fra un quarto d'ora arriverà una ragazzina al locale, è una abitudinaria si siede in un angolo al bar e consuma il suo cocktail alla frutta in totale silenzio e da sola, ogni tanto arriva con un taccuino su cui scrive delle cose. Quando arriva te la indicherò, anche se non è difficile sbagliarsi. Voglio che ci vai a parlare per scoprire chi è in realtà. Mentre parli con lei devi fingere di non conoscermi. Più cose scoprirai su di lei più premi ti darò, intesi? gli mordicchiò dolcemente il lobo dell'orecchio mentre attese una risposta dal ragazzo, o qualche eventuale domanda.
     
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    Rimase in silenzio ad ascoltare le parole di Vanelope, mentre la mano precedente ancora doveva terminare, dato che due giocatori rimasti nel giro avevano deciso di 'sfidarsi' e alzare le poste in palio, scommettendo ancor più fishes di prima. Fortunatamente non avevano dunque riposto la loro attenzione su Daniel, fatta eccezione per il terzo, che vedendo la ragazza dietro il Reyes abbracciarlo e chinandosi in avanti per sussurrargli all'orecchio, giustamente era rimasto catturato dal gesto apparentemente a scopo sensuale. Il diciottenne fu particolarmente provato, dato che voleva sfoggiare di nuovo il suo solito imbarazzo a causa di quel contatto, ma il suo volto, stranamente, stavolta non cambiò minimamente, rimanendo inespressivo. Stava giocando a poker, dopotutto, non poteva lasciare traspirare nemmeno la minima possibile emozione, dato che essa corrispondeva a informazione per gli avversari, e che ciò a sua volta corrispondeva a sconfitta più probabile. L'incarico del giovane era, teoricamente, piuttosto semplice: doveva incontrarsi con una ragazzina e scoprire quanto più possibile su di lei. Più avrebbe scoperto e più sarebbe stato premiato. Diverse domande sorsero nella sua mente. Cosa ci faceva una ragazzina ad un casinò? Era un abitudinaria? Perché non poteva nominare Vanelope? Quali premi? Il morso leggero che ricevette sull'orecchio lo riportò alla realtà, causando un filo di vergogna. Era per forza necessario flirtare? Sospirò, per poi risponderle, sussurrando.
    "Ragazzina, informazioni, capito."
    Avrebbe risposto come una sorta di androide mentre rapidamente osservò le due carte che gli erano appena state distribuite, per poi immediatamente coprirle di nuovo. Il fulcro dell'attenzione andava non a quelle che erano andate a lui ma piuttosto ai volti dei suoi avversari. Erano piuttosto facili da leggere. Due rimasero a lungo a guardare la propria mano, le loro pupille dilatate, mentre uno coprì rapidamente. I due che erano rimasti a fissare le proprie carte avevano evidentemente ricevuto una buona mano, mentre l'altro non era stato così fortunato. Avrebbe potuto facilmente guadagnarsi le loro fishes, se avessero continuato a giocare in quel modo, ma quella sera non era lì per divertirsi, dunque si sarebbe limitato a mantenere il 'patrimonio' offertogli dalla ragazza, senza perdere né vincere, mentre aspettava che Vanelope gli desse il segnale per entrare in azione. Non aveva fatto domande dato che le risposte di quelle che gli venivano in mente erano probabilmente anche sconosciute alla sua padrona. Non aveva senso chiederle se sapeva qualcosa su di lei, dato che stava mandando lui proprio per scoprire quel qualcosa.
     
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    Era stata una impressione sua o il calore dell'orecchio del ragazzo era aumentata? Notò la sua faccia imperturbabile, ma il rossore sulle orecchie era inconfondibile. Era dunque imbarazzato ma si controllava? Sarebbe stato interessante scoprirlo più avanti. Daniel le disse solo alcune parole ma le fece capire che aveva capito tutto quanto. Lo lasciò giocare in pace, sciogliendo le braccia dalle spalle del ragazzo e attese che finalmente arrivasse Niniel. La vide arrivare in orario come al solito. Una ragazzina dai lunghi capelli argentati tenuti fermi con due fermacapelli curiosi, questa volta avevano la forma di due teschi senza la mandibola e avevano le orbite degli occhi luminose. Indossava un semplice completino composto da camicia bianca e gonna. Si sedette al solito angolo del bar e chiamò il barista alzando la mano. Vanelope picchiettò la spalla del ragazzo e gli fece cenno con la testa verso la direzione di Niniel, poi si voltò e si allontanò dal ragazzo facendo il suo solito giro di pattuglia, andando a scambiare due paroline con i buttafuori del locale.
    Niniel aveva nuovamente il suo taccuino su cui iniziò a scrivere qualcosa con una semplice penna nera. Aveva il suo aspetto infantile da dodicenne, ma qualcosa stonava nel suo aspetto, non era gioviale come qualsiasi altra bambina, sembrava molto concentrata, e i suoi occhi sembravano coperti da un velo di tristezza. Ma chissà magari era solo per via della serietà con cui appuntava qualcosa sul quaderno. Come detto da Vanelope era completamente sola, la gente la scambiava per la figlia di qualche ballerina, o di qualche riccone che non aveva voglia di passare del tempo con la figlia lasciandola in un angolo solo per adempiere al suo dovere di "padre". L'alone di mistero che copriva quella ragazzina poteva essere spazzato via studiando il suo atteggiamento e magari facendo qualche domanda innocente. Toccava a Daniel adesso: sarebbe stato capace di interagire con una ragazzina dall'apparenza scorbutica?
     
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    La partita procedette senza particolari punti di rilievo, intoppi o altro. Dopo che averle lasciato capire di aver compreso appieno ciò che doveva fare, Vanelope aveva 'liberato' Dan dal suo abbraccio, che, in attesa del segnale dela ragazza, nel frattempo si sarebbe dedicato ancora un pò a giocherellare con i suoi avversari. Il suo divertimento tuttavia non durò a lungo: ben presto avrebbe sentito un picchiettio sulla sua spalla, ma non appena si girò anziché un minimo di avviso vide solamente l'amazzone fargli un cenno con la testa indicandogli un angolo del bar, ove pareva esservi una... ragazzina. Quindi era veramente una ragazzina?! Lui pensava che la gigantessa intendesse semplicemente una donna, chiamandola ragazzina perché in confronto a lei era piccola! Volle chiedere spiegazioni, ma non appena tentò di farlo la sua interlocutrice era già bella che partita, andatasene. Sbuffò, doveva parlare con una ragazzina? E come attaccava a parlare? Cosa le chiedeva? Mentre la sua mente sfornava questi dubbi, il dealer gli fece notare che era il suo turno. Daniel si sarebbe alzato, gettando le carte che aveva in mano sul tavolo.
    "Sit out."
    Avrebbe lasciato le fishes lì dove erano, per poi allontanarsi in direzione del suo obiettivo, e ora motivo di interesse, mentre il responsabile del bancone di gioco annuiva. Avvicinandosi poté notare con sempre più certezza che la figura della quale doveva guadagnare informazioni era sempre più particolare. Fermacapelli bizzarri accompagnati da un'enorme alone di tranquillità contrastavano molto con il suo aspetto. Solitamente le ragazzine con le quali aveva a che fare o comunque vedeva erano molto più gioconde, attive. Questa invece rimaneva ferma, in attesa del suo drink, mentre scriveva sul quaderno con una penna nera. Camminato vicino a lei con le mani in tasca, si sarebbe poi messo a sedere vicino ad ella, per poi ordinare a sua volta un cocktail alla frutta. Fece passare un breve lasso di tempo nel quale si sarebbe guardato attorno: arrivare immediatamente e salutarla l'avrebbe fatta quasi sicuramente insospettire, o perlomeno avrebbe fatto apparire lui come una sorta di pedofilo. Mentre attendeva pensò bene di analizzare la situazione e colei con la quale doveva colloquiare. C'era qualcosa che non andava. Normalmente, agli occhi di coloro non attenti o che semplicemente se ne infischiavano, la ragazzina sarebbe potuta apparire come la figlia di qualche riccone, ma i dettagli e il suo vestiario era ciò che impossibilitavano tale ipotesi: era vestita sin troppo normalmente per essere la figlia di qualche VIP o spendaccione, e il suo comportamento quieto e tranquillo suggerivano tutt'altro che una marmocchia viziata e agiata in ogni modo. Non era la figlia di qualcuno nel locale, e già era un punto a favore. Le informazioni ricavabili non sarebbero tuttavia terminate lì: non era in alcun modo una bambina 'normale'. Una ragazza di giovane età come lei solitamente non si portava appresso una penna nera per scrivere su un quaderno, e soprattutto non andava da sola in un casinò.
    "Ciao!"
    Avrebbe interrotto la sua linea di pensiero, finalmente salutando la piccoletta dopo aver posato lo sguardo su di lei. Il suo tono di voce non era stupido o goffo come quelli che di solito si usano quando si parla ai bambini, ma anzi era rimasto invariato. Sorridente come suo solito avrebbe alzato lievemente il braccio con la mano aperta in sua direzione, per cancellare qualunque dubbio avesse riguardo se fosse lei l'oggetto del suo saluto. Quell'incontro era piuttosto bizzarro, non solo per il fatto che stesse parlando ad una ragazzina in un casinò, ma perché, apparentemente, lui sembrava più vivace della ragazzina. Avrebbe atteso una reazione da parte della piccoletta prima di continuare, era piuttosto curioso riguardo come avrebbe reagito al saluto di un perfetto sconosciuto in un casinò, per quanto apparentemente giovane e stupido.
     
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    Sorry per il ritardo ma sono stati giorni di inferno.



    Niniel era concentrata sul suo taccuino, stava rivedendo gli appunti che aveva preso. Qualcosa non le tornava: non ricordava quando aveva preso quegli appunti. Era capitato delle volte che studiando qualcosa scrivesse in modo disordinato o che magari non ricordava certe piccole cose che invece con gli appunti non rischiava di scordarsi, ma di solito rileggendo le tornava alla memoria il momento della scoperta e di quando lo scrisse. Quella volta invece non ricordava affatto di aver preso quegli appunti, e cozzavano molto con ciò che ricordava lei. Perché nella sua memoria il macchinario che portava al petto diceva una cosa mente gli appunti tutt'altra? Non ne riusciva a venire a capo, e per capirci qualcosa andava sempre al bar a bere così che non veniva disturbata ne da Alexander e nemmeno da Jack. Se Daniel avesse provato a sbirciare avrebbe potuto vedere che sul quaderno non c'erano disegni di una tipica dodicenne, o frasi scritte con cuoricini e decori infantili. Sul quaderno c'erano delle formule, degli schizzi a matita di un macchinario con delle freccette che indicavano le varie parti con terminologie tecniche. Quello di certo non era un quaderno comune e il suo contenuto non poteva essere qualcosa di interessante agli occhi di una ragazzina come lei. Appuntò qualcosa sul quaderno e se ancora Daniel avesse guardato avrebbe potuto notare che la calligrafia era uguale al resto che c'era scritto sul taccuino.
    Ringraziò distrattamente il barista quando arrivò il suo cocktail alla frutta, e quando si sentì salutare ebbe un piccolo sussulto. Chiuse subito il quaderno, rimettendolo in fretta in una tasca della sua gonna. Quando si voltò tirò un sospiro di sollievo: non era Zed o qualche altro della Atlas game.

    Buonasera, so cosa si sta chiedendo... che ci fa una ragazzina smilza in un locale del genere? Può stare tranquillo non vengo sfruttata per cose illegali, mio padre sta giocando al tavolo e io aspetto che finisce. affermò sbrigativa per poi afferrare la sua bibita e prenderne un sorso. Non era la prima volta che qualcuno andava a parlarle, molti di loro pensavano le peggior cose e cercavano di capire se la costringessero a prostituirsi, altri molto più viscidi speravano che la costringessero a prostituirsi. Iniziò a pensare che doveva cercarsi un posto migliore per isolarsi da tutti.
     
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  12. QuerulousDemi
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    Il taccuino della ragazza, proprio come c'era da aspettarsi, non conteneva disegni o normalmente qualcosa che interessasse una dodicenne, bensì formule, schizzi e terminologie tecniche che ovviamente, di norma, non sarebbero mai state a portata di una giovane come lei. Osservandola rapidamente scrivere Daniel notò che la calligrafia della ragazzina combaciava con quella del taccuino, dunque la scrittura e le note erano sue. Parve sorpresa dall'arrivo del ragazzo tuttavia, tant'è che non appena sentì il saluto, sussultò, chiudendo repentinamente l'insieme di fogli di carta ponendolo in tasca. Sembrò rassicurata dal suo aspetto: si aspettava qualcun'altro? Ella gli rispose poi, in una maniera piuttosto formale ed educata, tutto meno che viziata insomma, come ci si dovrebbe invece aspettare dalla figlia tipica di un riccone che portava la sua progenie assieme a lui in un locale del genere. Ovviamente non tutti i figli o figlie dei ricchi dovevano essere necessariamente viziati, dopotutto Daniel ne era la prova vivente, ma un padre che portava la propria bambina in un casinò solitamente non era esattamente un padre modello, piuttosto uno che per tentare di accontentare la propria marmocchia mentre lui si godeva la vita, anziché spendere tempo con lei, la riempiva di soldi. E se da padre venivi in un casinò assieme alla tua bambina... Daniel si lasciò ad una piccola risata. Non era sfottente o provocatrice, ma semplicemente un sincero ghigno di puro divertimento.
    "Scusami, ma parli in modo così formale... e poi usi una scusa piuttosto banale per giustificare la tua presenza qui. Sei fin troppo educata e all'apparenza acuta per una che dovrebbe essere abituata ad avere ciò che vuole a causa del padre che la riempie di tutto ciò che desidera, non credi?"
    Anche a lui, seppur leggermente dopo della ragazza, sarebbe arrivato il drink che aveva ordinato. Sorseggiandolo, poté notare che aveva un gusto piuttosto dolce, pur non eccessivamente inebriante. Buono, insomma. La gustosa bevanda tuttavia non avrebbe distratto né minimamente influenzato i pensieri del ragazzo e l'attenzione che poneva sulla sua interlocutrice. Dopo il breve sorso, infatti, lo avrebbe momentaneamente appoggiato sul bancone, per poi sussurrarle, questa volta con un tono di voce assai più giocondo.
    "Dai, con queste cavolate ci freghi il giocatore medio di questo locale, e da quel che ho notato non sono molto svegli."
    Ammise sorridente avvicinandosi lievemente a lei per reperirle il messaggio, per poi rimettersi in una posizione normale e sorseggiare di nuovo il suo cocktail alla frutta.
    "Cosa ci fa, realmente, una ragazzina come te, palesemente più intelligente e matura della norma, in un casinò?"
    Non sembrava particolarmente aggressivo nel suo tono di voce né inquisitorio, la sua era onesta curiosità. Dopotutto, anche se non fosse stata Vanelope a chiederglielo, ora quella piccoletta lo aveva intrigato e non poco.
    "Ah!"
    Smise di pacatamente bere il proprio drink, voltandosi verso di lei, nuovamente.
    "Perdonami, ho dimenticato le buone maniere. Il mio nome è Daniel, Daniel Reyes, se accorci in Dan è più conveniente."
    Se voleva fare la sua conoscenza, dopotutto, la cosa più importante, prima di tutto, era proprio presentarsi.
     
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    Niniel sollevò un sopracciglio molto perplessa alla risposta del ragazzo e a ciò che gli aveva detto. Non credette alle sue parole, arrivando alla conclusione che fosse troppo sveglia e acuta per rendere credibile ciò che aveva detto. Oltretutto la definì "più matura" delle sue coetanee, per un solo attimo abbassò lo sguardo temendo che avesse perso il controllo su Pandora tornando al suo aspetto adulto. Se fosse tornata adulta sarebbe stato strano parlare di "padre", invece era ancora nel suo aspetto infantile. Insomma non si era bevuto la storia del paparino che si diverte mentre lei lo aspetta. Probabilmente era convintissimo che fosse una di quelle sfruttate per i pervertiti del locale e che la scusa del padre fosse ormai un copione che le facevano sempre dire per non farsi dare fastidio. In effetti che razza di padre porterebbe sua figlia in un casinò? Il più depravato ed egoista ovviamente, ma non era detto che non esistevano. Lo guardò diffidente, sentendosi stranamente sotto torchio. Perché mai doveva rispondere alle domande di un tipo spuntato dal nulla? Cercò di non guardarlo negli occhi per non mostrargli tutto il suo disappunto, fingendosi una timida ragazzina.
    Mi chiamo Niniel. Perché non mi crede? Sarà mica un poliziotto? chiese continuando a sorseggiare il suo drink. Daniel aveva usato un approccio molto diretto, mettendo Niniel sulle difensive. Non le piaceva il fatto che fosse così scoperta, doveva tornare a comportarsi da bambina e ripassare bene le sue mosse e le parole che avrebbe usato.
    Le ripeto che può stare tranquillo, non mi fanno fare cose strane in questo locale, sono una cliente. Fra qualche ora papà avrà finito il suo giro di giochi e ce ne andremo. Mi ha promesso che mi comprerà il gelato più grosso che abbia mai visto se me ne sto qui buona a bere. fece voltandosi verso Dan e sorridendo in modo sereno, cercando di recitare al meglio la sua parte di ragazzina innocente.
     
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  14. QuerulousDemi
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    Notò con la coda dell'occhio, mentre era intento a bere, la ragazzina abbassare solo per breve attimo lo sguardo per guardarsi, non appena Daniel le ebbe detto che era più matura della norma. Sorrise. Il linguaggio del corpo non tradiva mai. Quale ragazzina ad un'affermazione del genere avrebbe mai reagito come ha reagito lei, controllandosi? Solitamente, anzi, i bambini si sarebbero vantati, orgogliosi dell'essere maturi, dopotutto chi, quand'era piccolo, non voleva crescere per 'fare le cose che fanno i grandi'? Neh, quella non era una ragazzina normale. Se era realmente una ragazzina. Quella sera aveva visto una ragazza trasformarsi in una bestia alta dieci metri, ormai si aspettava di tutto dal mondo che lo circondava. Magari era una vampira? Un mutaforma? Una manipolatrice del tempo? Le possibilità erano vaste, infinite quasi. La piccoletta lo affascinava. La squadrò quasi confuso quando distolse lo sguardo da lui. Si vergognava? Oppure forse ancora aveva capito che mostrando gli occhi al ragazzo questo avrebbe potuto identificare le sue menzogne più facilmente? Fatto sta che ottenne un nome. Niniel. Un nome stranamente... carino. Non era solito identificare i nomi come carini, ma quel nome gli piaceva particolarmente, non sapeva perché. Gli chiese se era un poliziotto, confermandogli poi di nuovo che non era minacciata da nessuno, sorridente. Era proprio adorabile, ma al contempo anche palesemente bugiarda. Non voleva metterla a disagio, però. Avrebbe fatto un passo indietro.
    "Va bene, allora. Niniel. Sai, è bello come nome, suona bene. Dì un pò, cosa pensi di fare mentre aspetti tuo padre? Un'ora è mooooooooolto tempo. Lo passerai tutto quanto a bere qui e disegnare?"
    Le avrebbe chiesto, sereno. Non voleva metterla alle strette, voleva semplicemente conoscerla, e se non le piaceva che qualcuno tentasse così pesantemente di farla uscire allo scoperto, allora avrebbe evitato. Da quel che diceva lei, però, sarebbe dovuta rimanere lì per un bel pò, ed era curioso di sapere come pianificava di spendere tutto quel periodo.
     
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    Il ragazzo non rispose alla sua domanda, probabilmente era davvero un poliziotto, infondo esisteva un detto: "chi tace acconsente". Se dunque era un poliziotto sicuramente aveva temuto il peggio per lei, preoccupandosi che possa essere una prostituta lolicon. Che situazione assurda: era lì solo per rilassarsi in un angolino del bar pensando che nessuno l'avrebbe notata dato che la maggior parte delle persone erano impegnate nei loro giochi, gli unici che andavano a importunarla erano quindi gente dall'alta considerazione di giustizia o depravati interessati a qualche servizietto da parte sua. Niniel non riuscì ancora a capire a quale delle due fazioni appartenesse il ragazzo. Era piuttosto giovane magari non era esattamente un poliziotto, ma era comunque troppo giovane anche per avere certi tipi di interessi. Oppure certi tipi di interessi erano innati e si avevano da sempre? Fatto stava che con le successive domande che le pose Daniel fece capire che non l'avrebbe mollata subito. Decise quindi di continuare a giocarsela sperando che potesse sentirsi soddisfatto delle risposte che gli avrebbe dato se era un poliziotto. Se invece era un pedofilo avrebbe puntato direttamente a invitarla in qualche strana stanza e a quel punto lo avrebbe assecondato per poi punirlo a modo suo. Nel primo caso invece se fosse riuscita a convincerlo che non era in pericolo l'avrebbe lasciata in pace. Proprio in quel momento si rese conto che punire i pedofili era un'ottima idea per passare il tempo lì alla Atlas e adempiere contemporaneamente al suo dovere di membro dei Watchmen. Decise quindi di dargli altra corda per vedere dove volesse andare a parare.
    Non lo so, papà mi dice sempre di stare al bar perché così il barista può badare a me mentre lavora. Non vuole che gioco alle slot machine o ad altro perché dice che non posso farlo che sono troppo piccola. Certe volte Jake quando è libero gioca con me a carte o a dama o ad altro. quando nominò "Jake" indicò con la mano il barista che notando il suo gesto si avvicinò subito alla ragazzina dandole precedenza su alcuni clienti in attesa.
    Tutto bene Niniel? chiese premuroso e guardando torvo Daniel, come a volerlo ammonire che se avesse fatto qualcosa di strano sarebbe intervenuto.
     
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63 replies since 9/5/2015, 15:38   670 views
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