Smoke in the water

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  1. kirìto²
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    Nanami Kuriyama

    Dio solo sapeva quanto freddo ci fosse in quella maledetta città. Dall'ultima volta in cui l'avevo visitata, parliamo di circa settant'anni or sono, le temperature si erano abbassate notevolmente. "Per fortuna che in valigia ho roba più pesante..." Pensai, stringendo la sciarpa bordeaux attorno al collo. Indossavo gli indumenti di tutti i giorni, la cosa più sbagliata che potessi fare viste le rigide temperature di Londra. Scambio culturale, ecco perchè mi ritrovavo lontana di casa. Quando mi avevano offerto un viaggio totalmente pagato in una delle capitali più belle e romantiche del mondo beh, non ero riuscita a rifiutare. Ma mai e poi mai mi sarei aspettata di ritrovare un freddo del genere. Il viaggio per Londra era durato circa dodici ore, un'eternità. Ero intontita e visibilmente esausta. Tutto ciò che avrei desiderato era un bel bagno caldo e un comodo letto sul quale dormire, e invece no. Gli ordini del preside erano stati chiari, la prima cosa da fare era raggiungere Oxford, la prestigiosa università della Britannia. A dir la verità avrei anche potuto ignorare gli ordini del mio superiore e dirigermi subito in albergo, ma sorgeva un problema. Non avevamo una prenotazione. Dalle informazioni che mi avevano fornito l'accademia che avremmo visitato aveva dei dormitori tutti suoi nei quali avremmo trascorso tutta la notte. "Perfetto, sarò circondata da mocciosi per tutto il tempo!" Dopo un'intera ora di viaggio in autobus dall'aeroporto eravamo finalmente giunti alla rinomata accademia. Avevo trascorso un breve, per così dire, periodo della mia vita nei territori britannici e avevo imparato la lingue in quattro e quattr'otto. Dopo anni d'inutilizzo mi stupì di riuscire a parlarla ancora con facilità anche se, sinceramente, ero un po arrugginita e faticavo nella pronuncia di alcune parole. Il preside dell'accademia c'invitò calorosamente ad effettuare un rapido giro dell'istituto per poi dirigerci nei dormitori per darci una rinfrescata. "FINALMENTE!" Pensai, gioiosa, facendo finta di non notare le lunghe occhiate che il vecchio preside lanciava al mio decoltè. Per gli alunni di Oxford eravamo una novità. Da quello che mi disse il preside questa era la prima volta che i due paesi accettassero una cosa del genere. In tutto, proveniente da Kurayami, eravamo in dieci, quattro ragazze, cinque ragazzi e la sottoscritta. Ovviamente noi e il nostro aspetto non passammo inosservati. Al nostro passaggio tutti gli studenti, ma proprio tutti, si voltavano per squadrarci da capo a piedi, non serve nemmeno che dica su chi soffermava sopratutto il pubblico maschile ovviamente. L'abbigliamento era quello che saltava di più all'occhio. Le divise della Oxford erano imbottite di pelle e pelliccia per tenere al caldo gli studenti. Le nostre, viste le temperature di Kurayami, erano nettamente più leggere. Per mia fortuna la visita guidata fu breve e veloce e, in poco tempo, ci scaricarono dinanzi l'ingresso dell'ampissimo dormitorio, buttandoci letteralmente in mano le chiavi delle nostre stanze. Radunai l'intero gruppo per un breve annuncio. - Bene ragazzi, ricordatevi le buone maniere, quindi cercate di non combinare casini. Avete qualche ora di tempo per rilassarvi nelle vostre camere, mi raccomando, cercate di non uscire. Per le sette e mezza vi voglio davanti la mia stanza, la 37, puliti e vestiti, il preside ci ha invitati a cena con l'élite della Oxford. - Tutto qui, semplice e diretta, come al solito. Entrai nel primo ampio corridoio del dormitorio, decisa a trovare subito la mia stanza per farmi un bel bagno caldo.
     
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    Lucien sbadigliò rumorosamente. Allungò gli arti, dando l'impressione di voler raggiungere il soffitto. Aveva bisogno di muoversi. Il suo corpo bramava il movimento e l'acqua più di ogni altra cosa e per quanto si sforzasse ogni giorno, non era mai abbastanza. Ne voleva di più. Cercò di tornare presente nel mondo, aguzzando la vista. Non sopportava i raggi solari né la luce intensa. Per questo viveva in una città piovosa e fredda come Londra. Le possibilità che ci fosse il sole ogni giorno erano veramente basse.
    Maledisse il suo amico un altra volta. Lo aveva incastrato ben bene e lui non aveva saputo come rifiutarsi. Certo, con tutto quello che gli faceva, doveva al compagno almeno altri 3 o 4 di quei favori, ma stavolta si era approfittato di lui. La Oxford school lo attendeva per una barbosa cena d'élite. Questo significava dover indossare dei pantaloni. Li cercò nell'armadio. Quasi svenne al pensiero che quella sera avrebbe dovuto indossare sia la camicia che la cravatta. "Stupidi umani! Loro e le loro assurde regole e mode sul vestiario!" Brontolò nella propria testa. Odiava quelle stupide convenzioni terrestri. E in quel momento odiava ancora di più il suo amico. Si erano conosciuti anni prima ed erano andati subito d'accordo: avevano lo stesso modo di vedere il mondo. Avevano passato alcune serate divertenti insieme. Era l'unico umano che riteneva suo amico. In quel momento non lo pensava veramente, ma erano davvero uniti.
    Prese anche la giacca e arrotolò tutti gli indumenti dentro ad un sacco impermeabile altrimenti sarebbero stati rovinati dalla salsedine. Non aveva intenzione di muoversi a piedi, così avrebbe nuotato, fino a risalire il Tamigi e dopo avrebbe proseguito fino al raggiungimento della scuola. Un mucchio di stupidi mocciosi pidocchiosi, ingrati arroganti e spocchiosi. Lucien moriva davvero dalla voglia di cenare con tutta quella gente. Attraversò l'apertura segreta e in un attimo, zaino in spalla, su nel mare. Si lasciò pervadere dalla brezza marina e assunse in breve la sua vera forma. Iniziò a nuotare continuando a maledire il suo amico.
    "Ehi Lucien, vecchio mio! Temevo non saresti più venuto. Mi fa piacere vederti in forma!" Era vestito come un pinguino, ma era sicuro che avrebbe fatto la sua figura dentro al suo completo scuro. Magari prima della fine della serata sarebbe riuscito a far strage di cuori. I due si salutarono con affetto e pian piano si diressero verso la stanza adibita per l'occasione continuando a parlare del più e del meno. Finalmente riuscì un minimo a rilassarsi, anche se si sentiva come una sardina in salamoia. Per l'ennesima volta, maledisse la razza degli umani e i loro vestiti. Entrarono nel grande salone, dove un discreto numero di snob stavano già abbuffandosi con l'aperitivo. Lucien prese un calice e brindò con il suo amico, sperando ardentemente che quella serata finisse il prima possibile...
     
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  3. kirìto²
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    La camera era...lussuosa. Alla Gekkukan roba del genere non l'avevo mai vista. Il dormitorio era nettamente più piccolo e, diciamolo, malandato. Ad essere sinceri quella camera era messa meglio della mia stessa casa. Il sontuoso letto a baldacchino giganteggiava in mezzo alla stanza. La vasca da bagno in marmo color panna era il massimo, invitante e così accogliente. Fu a quella che puntai immediatamente. Scaraventai la valigia e tutti i vestiti che avevo addosso nella stanza e mi fiondai nella vasca. Dopo pochi minuti l'acqua calda scivolava sul mio corpo mentre mi facevo cullare dal detergente alla vaniglia. Rimasi ore ed ora nella vasca, rilassandomi e pulendomi della polvere accumulata durante il viaggio. Sarei rimasta tutto il giorno lì dentro, ma quella "cerimonia d'arrivo" mi aspettava. Nuda e fradicia mi buttai sul letto, bagnando le lenzuola e il pavimento. - Vediamo cosa posso mettere... - Una cerimonia di alto livello, sinceramente, non era nei miei programmi. Gli abiti che avevo portato con me erano per la maggior parte leggeri e, ovviamente, non adatti alle temperature. Optai quindi per gli abiti più pesanti che avevo. Assomigliava molto alla divisa che indossavo per andare a scuola tutti giorni, ma era nettamente più pesante ed elegante. Un caldo rivestimento di pelliccia ricopriva la giacca e la gonna, leggermente più lunga del solito, era utilissima in caso di vento. Ovviamente indossai le calze più pesanti che avevo e un foulard che annodai attorno al collo. Passai il resto del tempo a sistemare i capelli nel solito chignon alto e truccandomi giusto un minimo attorno agli occhi. Niente occhiali quella sera. Le sette e mezza arrivarono presto. Mi mossi il più velocemente possibile dirigendomi al punto d'incontro. I ragazzi arrivarono giusto qualche secondo dopo di me. Feci loro una piccola ramanzina, fingendo che fossero in ritardo, e ripetendogli di nuovo di comportarsi bene. La stanza nella quale si sarebbe tenuta la cerimonia era stata addobbata in maniera perfetta. Ovunque mi girassi non potevo fare a meno di pensare a quanto denaro avessero speso per realizzare tutto ciò. "Troppo lusso..." Pensai, rendendomi conto che i miei abiti non erano del livello del posto. Dopo una nostra veloce presentazione da parte del preside al resto degli invitati iniziò il ricevimento. Quelle "feste" erano una noia assurda. Solitamente si passava la maggior parte del tempo a parlare di affari o, nel nostro caso, del livello d'istruzione dei ragazzi, i quali nel frattempo cercavano si socializzare con i compagni di oltre manica. Appena ebbi l'opportunità mi fiondai verso il tavolo delle bevande. Mi sporsi in mezzo a due uomini vestiti in maniera a dir poco elegante, afferrando un calice di quello che sarebbe dovuto esse champagne. - Chiedo scusa. - Mormorai, facendo finta d'importarmi dei due.
     
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    Lucien venne presentato ad un numero sufficiente di umani da bastargli per il resto della vita. Odiava stringere le loro mani calde e sudaticce. Odiava stamparsi sulla faccia quei sorrisi falsi. Odiava tutto quello sfarzo e quello sfoggio inutile di denaro. Ancora una volta si maledisse per non essere riuscito a bidonare l'amico. Lui invece era a proprio agio, completamente inserito in quella società di pulciosi, elegante nel suo completo inamidato. Ad un tratto fecero la loro comparsa un nutrito gruppo di studenti, in mezzo ai quali svettava per il suo portamento una donna bionda dalle curve dirompenti. Probabilmente era lo scambio culturale di cui avevano accennato alcuni insegnanti poco prima. Le su idee ebbero conferma grazie alle parole del preside. Si disinteressò in un attimo dei nuovi venuti. Con il suo amico decisero di concedersi un secondo aperitivo: entrambi reggevano bene l'alcool e lo champagne servito era di un'ottima annata. Anche il cibo era piuttosto gradevole. Lui aveva imparato a mangiare di tutto nella sua vita sulla terraferma, proprio per non avere mai problemi di alimentazione in mezzo agli umani.
    Girovagò con lo sguardo nella stanza, in cerca di quegli occhi ambrati che aveva intravisto poco prima. Quella sì che era una donna con tutte le cose al posto giusto. La vide lontana impegnata in sicure chiacchere frivole. I suoi studenti cercavano in qualche modo di confrontarsi con i loro coetanei, tutti piccoli lord in attesa di succedere al lavoro del padre. Feccia, per la maggior parte. Se fossero spariti dalla faccia della terra, in pochi avrebbero pianto la loro scomparsa. Il suo amico cercava inutilmente di alleviare il suo disappunto, ma con invisibili risultati. Poi vennero interrotti dalla bella bionda, che si frappose a loro per agguantare un calice di bollicine. Lucien ne percepì l'odore inebriante e per un attimo rimase imbambolato sulla sua figura formosa prima di riuscire a trovare nuovamente l'uso della parola: "Prego, si figuri." Disse educato, lasciandole modo di avvicinarsi al tavolo. Osservò i suoi vestiti e gli parve che fosse troppo bardata per una cena al chiuso. Forse era lui che non riusciva ancora a regolarsi bene con le temperature: anche adesso aveva caldo. Oppure semplicemente era il semplice tedio dei vestiti a dargli fastidio.
    Ben presto vennero fatti accomodare a tavola, richiamati tutti da un trillo di un campanellino d'argento piuttosto insistente. Il fato gli venne incontro. Alla sua destra sedeva il suo amico e la bella insegnante davanti. Avrebbero avuto più occasione magari per poter conversare. C'era qualcosa in lei che lo attirava in maniera innaturale. Nel caso si fosse sbagliato, avrebbe comunque potuto godersi la vista di quello splendido davanzale per tutta la noiosissima cena. Sicuramente non avrebbe cenato con tutti quegli abiti addosso!
     
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  5. kirìto²
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    Sorseggiai lo champagne, davvero ottimo, osservando i due uomini. Fin troppo eleganti per i miei gusti, dovetti ammettere. Uno di essi, quello dai capelli blu, era nettamente fuori luogo. La taglia dello smoking era perfetta, ma lo rendeva goffo e decisamente poco elegante. Decisi d'ignorarli, riprendendo il giro di saluti. Passeggiavo da un gruppo all'altro di persone, presentandomi e sorseggiando champagne da sinistra a destre fino a quando non fu allestita la tavola. "Ecco che incominciamo, speriamo che ci sia qualcosa di buono..." I posti erano pre-assegnati, quindi non avevo molta scelta. Mi accomodai tra due vecchi babucchi, decisamente ricchi fino al midollo. Niente d'interessante in poche parole. Entrambi cercarono subito di attaccare bottone ma, in men che non si dica, feci capire loro con estrema gentilezza che non ero interessata alle loro luride avance. Osservai il menù posto sul tavolo. L'intero pasto era basato su frutti di mare e roba simile. "Perfetto! Credo proprio che fino a fine serata mi mangerò uno di questi due vecchi bastardi!" Nel mentre decidevo su quale dei due fosse il più saporito difronte a me si sedette l'uomo dello champagne. Quello che assomigliava ad un pinguino dalla testa azzurra. "Beh, forse la serata può diventare interessante." Sperai, speranzosa che l'uomo fosse di buona compagnia. - Sai, con quei capelli non passi molto inosservato. - La buttai lì, con una semplice battuta. Attirai subito il suo sguardo. A dir la verità i suoi occhi erano già fissi su di me, ma almeno ora mi guardavo in faccia e non alla scollatura della camicia. Nel frattempo, sperando che mi rispondesse, arrivarono i primi piatti. "Un piccolo sforzo, assaggiamo solamente..." Pensai, impugnando la forchetta e stuzzicando quel groviglio di frutti di mare.
     
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    Di tutto quello che gli umani erano in grado di cucinare, di tutte le pietanze che aveva assaggiato a giro per la terraferma, proprio i suoi simili dovevano andare a cucinare! Maledisse gli stupidi bipedi. Maledisse silenziosamente il suo amico. Maledisse nuovamente se stesso per esserci andato. Frutti di mare. Osservando il menù, notò che tutta la cena era incentrata su quell'alimento. Un incubo per lui. Un trauma. Peggio, un colpo al cuore. Provò a farsi forza, cercando di consolarsi dicendo che avrebbe mangiato solo i contorni. Si mise a pregare dentro di sé, augurandosi che il primo non fosse un risotto, ma dei semplici spaghetti: avrebbe potuto mangiare almeno un po' di pasta, ignorando l'odore del mare. Che terribile serata. Il suo amico cercò di rassicurarlo, dicendogli che avrebbe chiesto un cambio del menù solo per lui, che gli avrebbero preparato un altro piatto. Lucien disse che non era il caso. In questo modo avrebbe avuto una scusa perfetta per dileguarsi in qualsiasi momento. Una voce gioviale lo distrasse per un attimo dal suo odio verso il mondo intero. La bella insegnante di fronte a lui si era evidentemente scocciata delle attenzioni dei due vecchi ai suoi fianchi. Che stesse cercando in lui uno scoglio per non naufragare? Non era capitata nella serata più appropriata: in quel momento avrebbe fatto tutto tranne aiutare un umano. "Non si offenda, ma neanche lei passa molto inosservata" pungolò lui, cercando di vedere come avrebbe reagito anche osservando il suo viso. Quegli occhi erano davvero insoliti e magnetici. Mai ne aveva visti di un giallo come l'oro appena lucidato. Li fissò per un secondo di troppo, per niente imbarazzato. E proprio in quel momento arrivarono i primi piatti e la donna sembrò non essere molto attratta da quella pietanza. Sembrava che, come lui, non sapeva da che parte rifarsi per mangiare. Che anche lei fosse una leviatana? Forse lo aveva riconosciuto subito e adesso cercava di comunicare silenziosamente con lui, in modo da mettere le carte in chiaro? Lucien ora la guardava con più attenzione e febbrile. Sarebbe stato meraviglioso incontrare una sirena lì, in quella serata senza senso. Eppure guardando il colore dei suoi occhi capiva che non poteva essere così. Ma doveva tentare. Doveva cercare di capire. "Đą đøýę ÿĬęŋį, ƒąȵƈȋʋȴȴɐ?" Sussurrò lui, usando la lingua madre delle profondità marine. Stava rischiando molto in quel momento. Doveva sapere. Doveva capire. In fondo la speranza è l'ultima a morire.
     
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  7. kirìto²
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    Niente da fare. Quella "cosa" che avevo nel piatto era immangiabile, almeno per me. Non mi stupì però che il resto degli invitati riuscisse a mangiare giù quella roba con tanta facilità. Tutti tranne uno, il mio interlocutore. Sorrisi alla sua risposta, sapendo perfettamente dove andasse a puntare. - Roba da poco. - Ridacchiai, allungando il braccio verso il calice e smuovendo "involontariamente" il seno. "Chissà, forse la serata non può essere così male." Pensai, osservando il ragazzo pinguino che bisticciava con l'amico riguardo un qualcosa che non riuscivo a capire. Quando si degnò di rivolgermi nuovamente la parola, beh, non capì molto di quello che disse. Sorseggiai lo champagne rimasto nel bicchiere. Aveva parlato con voce fin troppo bassa e in un linguaggio a me non conosciuto. "Qualcosa non va in questa persona." Già, era troppo strano. Il piatto degli antipasti non lo toccò minimamente, anzi, sembrava essere a dir poco schifato da ciò che stava al suo interno. "Che non sia umano?" Ormai non mi sarei stupita se non lo fosse stato. Il numero di creature oscure o non umane aumentava giorno dopo giorno. "Posso provare, posso lanciargli un segnale..." Se fosse riuscito ad intercettarlo allora potevo avere una minima conferma. Sbadigliai senza coprire la bocca con la mano. In quel modo mettevo in evidenza la mia arcata dentaria. Richiusi subito la bocca. - Chiedo scusa, il viaggio è stato lungo. - La buttai così, almeno avevo una scusa se le mie ipotesi erano infondate. - Non ricordo il suo nome, signor pinguino. - Sorrisi, sorridendo e guardandolo intensamente in quegli occhi color mare. Le creature non umane sapevano perfettamente dell'esistenza di diverse specie. Se faceva parte di una di quelle categorie avrebbe capito subito, altrimenti, avevo trovato la mia nuova cena.
     
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  8. †_†yun yun †_†
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    Si era sbagliato. Non che nutrisse chissà quali o quante speranze, ma una parte in fondo al suo cuore ci aveva sperato per un attimo. Abbassò lo sguardo semi-sconsolato. Un buco nell'acqua. L'ennesimo. Erano rimasti davvero in pochi della sua razza e non aveva mai avuto la fortuna di incrociali sulla terraferma. Forse non erano riusciti ad integrarsi nell'ambiente come lui. Sospirò. In quel momento la donna davanti a lui sbadigliò in modo eclatante e, come se fosse maleducata non si coprì la mano con la bocca. Lucien stava per risponderle per le rime, intimandola a sfoggiare un minimo di buone maniere per quelle circostanze. Ma si trattenne. Aveva notato in un secondo momento qualcosa di insolito. I denti. Non erano umani, né tanto meno leviatani come lui. Poi lei si scusò per il comportamento, come se avesse avuto paura di aver rivelato troppo. Un modo per depistare la gente intorno a loro? O un modo per mettere in guardia lui? La guardava intensamente, cercando di cogliere altri suoi eventuali segnali. "Non credo abbiamo avuto occasione di presentarci. Sono Lucien Yostor, insegnante di nuoto." Le disse fissandola negli occhi. L'avrebbe guardata ancora più in profondità, cercando di cogliere ogni sfumatura sul suo viso furbesco. Si chiese se non fosse un pazzo. Stava per lanciarsi di sotto, senza sapere come sarebbe stato l'atterraggio. Non gli importava la gente intorno: adesso tutta la sua attenzione era rivolta alla bella insegnante di fronte a sé. "Per gli amici sono Bluephin." Disse sorridendo, a voce bassa, ma in modo che solo lei potesse sentirla. Poi alzando leggermente il tono di voce, la mise in guardi: "Darmi del pinguino è come e chiamassi lei vegetariana." Si era spinto troppo in là con le parole? Lucien non aveva mai avuto tanti peli sulla lingua. A dire la verità nemmeno in senso fisico li aveva. Ora spettava tutto a lei. Lui aveva messo le carte in tavola. Forse avrebbero potuto parlarne in un'altra sede... Giusto per non creare troppo trambusto a tavola.
     
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  9. kirìto²
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    Ok, probabilmente mi ero sbagliata del tutto. Non ebbe la minima reazione, ergo era un semplice umano. Già, vegetariana." per qualche secondo mi andò lo champagne di traverso. No, forse non mi sbagliavo. Probabilmente aveva notato i denti e aveva capito. Ridacchiai come una scolaretta ingenua. - Hai indovinato delfino blu, ma se non sei un pinguino cosa saresti? - Sorrisi maliziosamente, facendo scorrere lentamente il dito sull'orlo del calice. Se voleva capire ci sarebbe potuto riuscire tranquillamente. Non era scemo, o almeno sperava. I camerieri interruppero il nostro discorso. Prelevarono ogni singolo piatto dal tavolo per poi sostituirli con altri contenenti altre pietanze. Pasta ai frutti di mare. Qualcosa con della carne, no!? Il cibo umano era disgustoso e quelle "cose" erano il peggio. Tutto ciò che desideravo in quel momento era una bella bistecca al sangue per, come dire, placare la mia sete. "Se fino a domani non riesco a nutrirmi sono guai." Prima di partire mi ero rifocillata per bene. Avevo passato quasi tutte le notti della settimana precedente nei boschi a caccia di animali. - Duole dirtelo, ma così già troppe cose di me che il nome mi sembra un po troppo. - Altro messaggio, altra frecciatina. Oramai speravo sempre più che non fosse un semplice e comunissimo umano.
     
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  10. †_†yun yun †_†
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    Anche la seconda portata era base di pesce. Lucien stava per perdere la pazienza. Se non fosse stato per la bella bionda davanti a sé, se ne sarebbe andato immediatamente. Eppure quella donna lo intrigava. Anche se non sembrava particolarmente perspicace. Diavolo, le aveva rivelato praticamente tutto di sé! Certo, tra le righe, ma era dovuto al fatto che erano circondati da decine di altre figure che non dovevano scoprire la sua natura. CI teneva alla propria libertà. "Provi a capirlo da sola, signorina. Io più di questo, qui, non posso dirle." Rispose in maniera quasi educata. Il suo amico aveva notato il loro scambio di battute, ma non si intromise nella loro conversazione. Conosceva la vera natura di Lucien, ma entrambi si fidavano l'un con l'altro. Non avrebbe fatto domande indiscrete. Anzi in qualche modo provò ad aiutarli, distraendo con chiacchere futili i commensali intorno a loro.
    La donna non dava segno di voler cedere, cercando di eludere le sue domande: cavolo, almeno il nome che le costava dirlo? Il sireno si ombrò, osservandola intensamente, mentre uno sbuffo gli scompigliava il ciuffo blu sul viso. Lui aveva già capito chi si trovava di fonte, possibile che lei non ci fosse riuscita? Possibile che non potesse fidarsi di lui? Alzò gli occhi al cielo, respirando rumorosamente. Beh, se non era lei a volersi fare avanti, avrebbe gettato lui un'esca. Scusandosi con il proprio amico si alzò, come se volesse raggiungere la toilette. Mentre scansava la sedia rivolse un ultimo sguardo all'insegnante, sussurrandole tra le labbra di seguirla. Avrebbe poi svoltato l'angolo dopo la porta oltre la sala pacchiana. In fondo al corridoio intravide una porta a vetri che dava su un enorme terrazzo. Lucien la raggiunse, spalancando le porte-finestre. Si appoggiò al balcone, un piede appoggiato verticalmente e i gomiti sopra la balaustra. E avrebbe aspettato. Chissà se la donna aveva abbastanza coraggio da abbandonare i suoi studenti e la cena in loro onore. Sghignazzò tra i denti. "Un vampiro eh... Non ne ho mai visti prima." Pensò, analizzando la situazione. Chissà che tipo di sete provava in quel momento...
     
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  11. kirìto²
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    Seguimi. Se non ero uscita di testa aveva detto proprio quella parola. Aspettai qualche secondo prima che il pinguino si allontanasse per alzarmi dal tavolo. L'amico del ragazzo con i capelli blu mi guardò con aria sospetta. "Tranquillo, non voglio mica ucciderlo..." Lo guardai con aria maliziosa per poi voltarmi su me stessa. Mi ci era voluto un po per capire cos'era in realtà. Un leviatano. Era da così tanto che non ne vedevo uno che pensavo si fossero estinti, per ciò ci avevo messo un po a capirlo. Tutto ciò che dovevo fare era raggiungere il ragazzo dai capelli azzurri. La mia fuga dalla cena fu però interrotta da tintinnio di bicchieri. Il preside della Oxford mi aveva notata e pensò che volessi fare un brindisi. "Ma porca puttana, tutte a me devono succedere!?" Fui letteralmente costretta a parlare a tutti i commensali, dichiarando come fossero stati tutti gentili ed accoglienti nei nostri confronti. Afferrai due calici e li feci riempire di champagne. Non brindai con tutti loro. Abbandonai la sala per immettermi in un lungo corridoio che finiva su un balcone. Ad attendermi c'era lui, il pinguino. Non feci in tempo ad uscire dal balcone che fui colpita in pieno dal freddo gelido della Britannia. - Non ho idea di come faccia un pesce a resistere a tutto questo freddo. - Annunciai, mettendomi di fianco a lui guardandolo faccia a faccia, porgendogli il calice mezzo pieno.
     
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  12. †_†yun yun †_†
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    La notte era bellissima. Raramente su Londra non c'erano nuvole, ma quella sera le stelle brillavano lucenti come diamanti. Lucien si permise qualche secondo in più per ammirarle. La bella insegnante si stava facendo desiderare. Oppure era tonta. Ma ragionandoci meglio, forse qualche ospite le aveva fatto delle domande mentre si alzava, oppure qualcuno dei suoi preziosi alunni la stava supplicando con qualche magagna. Sentì provenire dalla sala la sua voce limpida sopra le altre e alla fine dedusse che era stata costretta a fare un brindisi. Ah, gli umani. Se solo avessero saputo la sua identità non sarebbero rimasti lì ad ascoltarla placidi e tranquilli. Dopo poco ci fu un coro di applausi. Si tolse la cravatta e si allentò i primi due bottoni. Adesso si che andava meglio. E in quel momento apparve dalle enormi finestre la professoressa, con due calici in mano. Le bastò fare un solo passo sul terrazzo per sentire freddo. Non era nella sua natura comportarsi in maniera galante con uno non della sua specie, ma decise che poteva fare un'eccezione, tanto più che così accontentava anche se stesso. Si tolse la giacca e gliela porse. In cambio lei gli passò uno dei due bicchieri. "Una persona colta come lei, professoressa, dovrebbe sapere che nelle profondità marine le temperature sono molto più basse di quelle terrestri." Disse ridacchiando. Ed era la pura verità. Anche ora, che indossava solo una camicia, aveva caldo. La sua pelle fremeva, cercando un po' di frescura. Ma ormai a causa dell'inquinamento anche quelle zone erano diventate sempre più calde. Con la sua affermazione aveva gettato la maschera, qualora la donna avesse avuto altri dubbi. Adesso forse avrebbe potuto anche dirle il nome, giusto per non doverla chiamare con sciocchi palliativi. Mentre la invitava ad un brindisi di presentazione, le chiese: "Come mai non hai mangiato la roba a tavola. Io per non essere un cannibale, ma sono anche troppo scontato. A te cos'è che manca?" Era stato troppo invadente? Si era forse spinto troppo in là con la sua curiosità? Forse, ma il gioco valeva il rischio. E lui, dopo una serata così odiosamente pacchiana, aveva tutte le intenzioni di stravolgerla...
     
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11 replies since 15/1/2015, 15:48   135 views
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