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Fu esattamente come sprofondare nel baratro. Forse Alexander conosceva già questa sensazione, ma nel momento in cui Tex aprì il portale egli venne risucchiato dentro di esso come se fosse un essere vivo, e lo stesse aspettando pazientemente nell'ombra, in attesa che facesse un passo falso. Qualcosa non andò decisamente secondo i piani. Adesso Alexander era di nuovo nell'abisso, l'Inferno non può essere definito in altri modi perché di solito è questa landa di sofferenza che crea nuove comode definizioni per rendere chiara un'idea. Qui invece non sai cosa significhi la vera sofferenza fino quando non ti condannano ad essa per l'eternità. E l'eternità è un sacco di tempo. Cadde così a lungo che sembrò sprofondare per giorni, poi finalmente la sua testa si schiantò contro qualcosa: freddo e duro più dell'acciaio. Non c'era il tipico vento che caratterizzava di solito quel luogo, ma Alexander non avrebbe avuto difficoltà per pura esperienza empirica, a capire dove si trovava. Disteso sopra ad una gigantesca lastra di ghiaccio che si estendeva per chissà quanto, in lontananza poteva osservare delle colossali figure che ricordavano i volti di uomini e bestie gigantesche, che soffiavano come potevano per gelare quel posto. Ma lui non era semplicemente sul Cocito, no di certo, le grosse costruzioni di ghiaccio e sangue, ossa e carne che lo circondavano potevano significare solo una cosa: era al cospetto di qualcuno. Quella non era la reggia di un re, ma sicuramente l'inferno stesso non è il regno di un sovrano legittimo. Così, circondato da ghiaccio, fiaccole e non pochi demoni, Alexander si ridestava. Era una vera e propria corte, ma di creature involontarie perché avevano tutte la stessa razza diabolica e il medesimo collare spinato intorno al collo. Le punte erano così irte e affilate che quelle creature non potevano nemmeno chinare il capo, ma sembravano felici di questo perché deridevano Alexander come come fosse arrivato il giullare a corte. E di fronte a lui, lo spettacolo più orrendo: circondato da non poche succubi e servitori, una figura completamente al buio si stagliava, enorme, davanti a lui. Fino a che non lo avrebbero illuminato, di quell'essere colossale Alexander avrebbe visto solamente due terrificanti luci rosse all'altezza di quello che doveva essere un capo. Occhi che lo fissavano. Gran parte della figura era bloccata per la vita dal ghiaccio, ma anche solo dal busto in su era veramente enorme.
Eccolo qui, il nostro caro Armaros... finalmente ti sei fatto rivedere. Sei scappato per così tanto tempo tenendoti al sicuro dalle grinfie dell'inferno e poi ti tradisci con un banale portale... mi sembra una mossa ingenua.
Le risate nella sala, furono collettive.
Edited by BOLSHAK VS DOOM - 12/3/2014, 09:42. -
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Non si aspettava quel risultato, le istruzioni erano precise: se aveva chiesto aiuto a Tex per lo spostamento dimensionale era perché non voleva essere lanciato a caso per l'abisso infernale, ma a quanto pare qualcosa era andata decisamente storta. Lo stavano aspettando. Si schiantò a terra nel peggiore dei modi, la caduta non era stata delle migliori, sicuramente il viaggio peggiore della sua vita assolutamente da non ripetere per nessuna ragione. Alexander indossava la sua tuta da combattimento della Umbrella e anche grazie ad essa riuscì a sollevarsi a causa della superficie scivolosa su cui si trovava. Si passò una mano per i capelli, la destra per la precisione, spostandoli all'indietro che durante la caduta erano finiti un pò ovunque. A quel punto si guardò attorno, ancora un pò dolorante ma non poteva mostrarsi debole di fronte ai suoi nuovi amici.
Cavolo... per un attimo ho temuto che mi avreste tirato qui per imprigionarmi, invece è una festa di bentornato! Ragazzi non dovevate, mi avete fatto prendere un grosso spavento.
Ridacchiò divertito, allargando leggermente le braccia interrompendo il colosso nel bel mezzo del suo discorso. Parlava come se lo conoscesse bene ma da quello che sapeva Alexander lì doveva esserci Satana in persona e... le ultime News parlavano di una reincarnazione nella terra. Queste informazioni avrebbero fatto gola anche a Tex. Il demone portò una mano vicino all'orecchio, voltandosi di lato per poter ascoltare meglio.
Desolato di averti interrotto ma siccome sai il mio nome non credo ci sia bisogno di presentarmi. Solo che... mi è sfuggito il tuo di nome. Potresti ripetermelo?
Era nella merda fino al collo, inutile tentare di migliorare la situazione, tanto valeva divertirsi.〘Alexander〙
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L'insolenza di Alexander allarmò tutti i presenti che, timorosi dell'ira della grossa entità, si fecero subito indietro come se si fossero preparati al peggio. Ma la creatura non si mosse.
Capisco... ti sei dimenticato dei vecchi amici da quando hai fatto strada nel mondo umano non è così?
Bhe, non è del tutto colpa sua... siamo molto diversi ora.
All'altezza di quella che doveva essere la spalla destra, si spalancò un terzo occhio rosso, insanguinato e intenso come gli altri.
Forse si aspettava di incontrare il grande capo... è diventato stupido come gli esseri umani che ha scopato fino ad ora.
Un altro occhio, alla spalla opposta, adesso ce n'erano 4 tutto e Alexander aveva udito 3 voci differenti. Non restava che illuminare la situazione. Alle spalle della creatura c'erano delle gigantesche catene che pendevano dal soffitto, catene che non erano spezzate, né usurate, erano così dall'alba dei tempi e ci sarebbero rimaste per sempre. Delle braccia erano appese a quelle catene, ma le suddette erano state lacerate all'altezza delle spalle, in modo da liberare qualsiasi cosa fosse un tempo attaccata ad esse. Della creatura si illuminò prima il busto: un demone quasi decomposto, fatto di carne orribile, scura, un vero abominio della natura ma dalle fattezze imponenti e forti, con una grossa bocca verticale al centro dello stomaco. Poi la sua mano destra si fece avanti, mostrando uno dei suoi bracci: al posto della spalla c'era un teschio nero come la pece munito di due corna e un occhio solo, nell'orbita c'era incastonato appunto l'occhio rosso che prima si era aperto. Il teschio era sprovvisto di mandibola e dal palato scendeva un braccio completamente fatto di fibre muscolari nero, attraversato da vene violacee pulsanti. Il braccio terminava con delle dita appuntite, e sul dorso della mano c'era una grossa bocca sorridente che sembrava seguire l'espressione dell'occhio.
Lascia che ti diamo un degno bentornato Armaros...
La bocca sul dorso parlò, poi si fece avanti anche l'altro braccio, appoggiandosi col palmo a terra come aveva fatto l'altro. Nessuna differenza tra le due braccia, tranne per le corna sulla spalla (che sulla sinistra invece erano 3) e tra le dita della mano mancava un dito: il mignolo. Perduto in occasione di un importante omicidio. Anche la bocca su questo dorso parlò.
Perché stavolta non andrai più via.
Finalmente le due braccia tirarono in avanti il busto ed illuminarono perfino la testa, o ciò che possiamo solo definire una "testa". All'altezza del collo c'era una gigantesca mandibola deforme che sembrava formata da diverse mandibole unite assieme, sprovvista completamente del resto del cranio: all'interno di quella bocca c'era la figura di un uomo che usciva dalla carne della struttura solo per il busto all'altezza del bacino (tant'è che si intravedeva chiaramente il suo membro pallido). La carnagione cerulea, la chioma bianca corta e un fisico imponente deformato dagli occhi rossi che portava incastrati sulle spalle e che fino a quel momento avevano fissato Alexander. Un ragazzo cieco, con gli occhi cuciti, circondato da un trono fatto di denti, ali scheletriche e non poche succubi intente a lisciare il suo divertimento. Quello non era il demonio, era il suo cadavere trafugato dalle uniche persone che potessero aspirare a prendere il controllo dell'inferno: i tre traditori.
Adesso è il nostro inferno, Armaros.. -
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Il loro temporeggiare non aiutava il demone a soddisfare i suoi dubbi. Non si presentarono ma si mostrarono a lui, e fu anche più che sufficiente. Man mano che la creatura si scopriva Alexander sgranava sempre di più lo sguardo e capiva che non c'era più traccia del signore dell'inferno, perché era stato rimpiazzato. Ecco perché Satana nel regno dei vivi si era mostrata in molte facce prima di raggiungere la sua vera forma. All'inferno era stata sigillata dentro un corpo deforme e per liberarsi aveva lasciato spirare la propria anima, lasciando lì quella prigione di carne assieme ai tre carcerati per eccellenza. Questi, una volta privati del loro supplizio, avevano preso quel corpo e lo avevano fatto loro.
Giuda... Bruto... e Cassio.
Per non sottostare alle leggi di quel corpo due dei traditori avevano sacrificato la loro forma sostituendo le braccia mozzate e a quanto pare non servono anche le gambe libere per poter dominare l'inferno. Quel corpo... doveva avere una potenza inaudita. Ma come avevano raggiunto un simile risultato? Non erano che prigionieri, semplicemente la fuga di Satana aveva concesso loro questa possibilità? Per nulla più calmo, Alexander ammiccò un sorriso, nella speranza che la sua curiosità venisse soddisfatta.
Devo chiedervelo ragazzi... questa è l'impresa più grande che io abbia mai visto. Come ci siete riusciti?
In un misto tra paura e ammirazione, Alexander stava quasi dimenticando il motivo per cui si trovava lì.〘Alexander〙ɫ Fisico: Scombussolato.
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I tre Traditori sembrarono soddisfatti della reazione di Alexander, dato che ridacchiarono tutti e tre alle sue parole e soprattutto al suo timore.
Anche tu come noi ti sei opposto all'oppressione di questo regno Armaros, quindi hai il mio rispetto. E anche se non ti lascerò andare via, soddisferò questa tua curiosità.
Non è stato facile, avevamo una sola possibilità... niente corpi, io e Bruto non avevamo neanche più la possibilità di usare la parte inferiore del corpo, Giuda invece aveva perso tutta quella superiore. Non è stato facile...
Ma qui all'inferno c'era qualcuno... che all'inizio non ci aveva notati, troppo concentrato a preoccuparsi della fuga di Satana. Troppo concentrato sul mondo umano. E' ironico che un tipo del genere venga prima ucciso e poi ingannato da due persone che portano lo stesso nome.
Gli abbiamo proposto un patto: un aiuto contro Satana in cambio del suo potere di resurrezione... ma non è saggio fare un patto con i traditori. Così ora lui non è altro che l'ennesimo dannato di questo posto, e noi abbiamo ottenuto i suoi poteri.
Potevamo scegliere... scappare e tornare alla nostra vita umana, in un mondo che non conosciamo né ci interessa più conoscere...
Oppure rimanere inchiodati qui per sempre, ma ottenere per mezzo del cadavere di Satana un potere così grande da dominare l'Inferno intero. E questo amico mio, è un posto che vale la pena dominare.
La scelta, come vedi... è stata molto facile.
Ghignarono tutti e tre all'unisono, mentre le succubi si dilettavano col corpo di Giuda posto sulla sommità di quell'essere. In pratica i tre traditori avevano ottenuto l'aiuto di una persona che Alexander non poteva conoscere se non di fama, e tramite i suoi poteri (perfettamente conservatisi all'inferno) avevano ottenuto un ruolo nell'ordine cosmico. Un risultato non male per i dannati peggiori dell'Inferno. Ma si sa, i traditori sono grandi uomini d'affari. Dunque era vero: quel corpo consentiva loro di ottenere un potere tale da controllare l'Inferno intero, e a quanto pare a loro piaceva dato che i demoni di Dite ora rispondevano ai loro ordini come fedele schiavitù.. -
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Akira il Palazzo... dunque le voci sui vecchi archivi del Palazzo della Giustizia erano vere: quell'uomo aveva un potere quasi divino e per amore dell'umanità lo aveva stupidamente barattato con i tre peggiori traditori della storia dell'uomo. Decisamente una mossa debole per un ex capo di stato. In qualche modo la loro spiegazione favorì il ritorno alla tranquillità di Alexander che a quel punto aveva soddisfatto la sua curiosità ed era pronto ad affrontare cosa lo aspettava.
Quindi avete il vostro bel quadretto, interessante davvero sono contento per voi, ma io a che vi servo di preciso? Tanta fretta di fare una rimpatriata per non farmi più andare via? Andiamo, sono un buon aggancio, immaginate quante belle ragazze posso portarvi per avere nuove succubi. A molte piace il necro erotico, sareste il loro tipo ideale. Devo soltanto passare a riprendermi una cosa... e poi tolgo il disturbo.
Ma qualcosa gli diceva che non sarebbe stato affatto così facile. In ogni caso era pronto a tutto, il suo equipaggiamento era pronto, non sapeva se poteva evocare delle armi perfino all'inferno ma se fosse stato necessario ci avrebbe provato di sicuro. Prima però doveva capire perché tanta impazienza nel rivedere un amico così tanto gradito.〘Alexander〙ɫ Fisico: Scombussolato.
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La risposta dei traditori non tardò ad arrivare.
Sappiamo molto bene perché sei qui Armaros, ed è proprio il motivo per cui non puoi andare.
Vedi la tua mammina ci da poteri. Noi li otteniamo da tutti i demoni dannati che riusciamo a imprigionare all'inferno, quindi lei fa parte della nostra collezione...
E presto ne farai parte anche tu... ma non qui, sarebbe davvero imbarazzante distruggere il nostro stesso regno, e affrontando noi moriresti inevitabilmente. La tua anima ci serve intera...
A quel punto dal Cocito gelido si crearono un gran numero di code che circondarono Alexander senza troppi complimenti ed iniziarono ad attorcigliarsi intorno a lui. Non lo stavano intrappolando ,cercavano di tenerlo fermo per non farlo uscire dalle loro spire, e intanto salivano verso l'alto ignorando le leggi dell'inferno. Se prima stava scendendo, ora era destinato a salire, andando verso un luogo infernale che perfino lui non conosceva: una nuova gestione. Le prigioni dei traditori.
Tranquillo, farai compagnia alla tua mammina per l'eternità...
Non ci sarebbe stato modo per Alexander di ribellarsi a quelle spire, il suo viaggio disperato all'inferno iniziava con quel deforme treno di carne, che presto lo avrebbe portato lontano nei ricordi. Mentre avanzava, la sua mente si impallidì, fino a fermarsi. Il suo corpo, di colpo leggero, si sarebbe adagiato nell'oscurità, illuminato da una piccola candela di fianco al letto su cui era sdraiato. L'immagine sinuosa di sua madre illuminata a stento dalla fioca luce, lo fissava come se lo stesse invitando ad alzarsi, senza dire nulla. Una rapida occhiata alle sue mani e Alexander le avrebbe viste più piccole del dovuto. Ricordi della sua infanzia.CITAZIONENon serve postare la scheda status per ora.. -
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Le notizie dei traditori non erano molto rassicuranti, Alexander non era tornato all'inferno per restare e sapere che sua madre non stava nemmeno penando in pace per l'eternità lo fece infuriare ancora di più. La consapevolezza che un fallimento non significava solo tradire la promessa fatta a sua madre ma anche ritrovarsi ad essere trasformato in una batteria vivente non lo allettava affatto, ma non poteva opporsi. I traditori gli confessarono che non potevano occuparsi direttamente di lui, inutile ribadire quanto il potere senza controllo fosse inutile, ma avevano un piano ben preciso e opporsi si sarebbe rivelato una fatica inutile. Pertanto quando le code lo avvolsero per portarlo via, Alexander lo prese come un chiaro invito ad allontanarsi da una creatura tanto potente affrontare una sfida alla sua altezza. E prima ancora di arrivare a destinazione, Alexander realizzò che la sua battaglia era già iniziata, tornando in un ricordo lucido ancor più di un sogno. Le tenebre che lo avvolgevano erano spezzate solo dalla luce di una candela e dagli occhi accesi di sua madre, che lo guardava invogliandolo a svegliarsi. Aveva già vissuto quella scena, ma non riusciva a ricordare chiaramente cosa stava succedendo. Non si oppose a sua madre, enigmatica, si destò dal letto e le prestò tutta la sua attenzione.
Madre?
Un pizzico di nostalgia lo colse.. -
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Un fugace gesto, solo una mano tra i capelli del figlio, ma nessuna espressione né parola, tanto meno sentimento alcuno. Sentiva che era un ricordo perché non poteva chiarire ogni cosa di ciò che stava succedendo. Ma sapeva che doveva seguirla, questo gli veniva spontaneo. Arachnophobia prese la candela e fece strada, attenta ad illuminare il figlio poco più che un bambino. Non un uomo maturo, ma nemmeno un lattante, diciamo che si trovava nella fase che gli umani sono soliti definire col nome di "pubertà". Lo guidò nell'oscurità della loro casa, solo ricordi di ciò che era il luogo in cui vivevano in passato il demone e sua madre, fin oa raggiungere una stanza leggermente più illuminata: una stanza molto particolare. Quattro colonne distanti 5 metri dal muro definivano un perimetro di altrettanti 5 metri, intorno alle colonne c'erano numerose spire di catene uncinate che tenevano saldamente ferma una figura femminile intrappolata al centro della stanza. Lei era legata per ogni singolo arto in numerose spire, la tenevano leggermente sollevata dal terreno con la schiena piegata in avanti e le ginocchia che le facevano assumere una posa come se l'avessero posizionata sopra a qualcosa, a novanta gradi. Le braccia invece erano distese verso l'esterno, con i polsi morbidi. La donna aveva dai capelli bianchi molto particolari, sembravano dei ricci estremamente compatti. Il suo corpo era abbondante e lei stessa era molto più grande di Alexander, soprattutto muscolosa e dotata di un'energia come non poche. Sua madre fissava quella donna con soddisfazione, mentre la prigioniera di rimando le lanciava occhiate di fuoco. Essere completamente nuda e con le sue intimità alla vista di una nemica non la faceva stare a suo agio.
Che hai in mente Arachnophobia?! Non ho paura di te, né dei tuoi dannati famigli!
La risposta della diabolica donna dai capelli scuri non tardò ad arrivare, e posizionando una mano sulla spalla del figlio lo incitò a farsi avanti.
Figlio mio... è giunto il momento che tu diventi un uomo. Questa donna sacrificherà la sua carne e la propria verginità per liberarti della tua. Lei sarà la prima di molte... perché come tua madre diventerai insaziabile.
La prigioniera sgranò gli occhi e si morse il labbro inferiore, tentò di liberarsi con uno strattone ma le spire degli uncini si serrarono, donandole solo un intenso dolore.
No! Puttanate! Uccidimi piuttosto! Non ho intenzione di farmi violentare da un lattante, specialmente se è tuo figlio! Lasciami andare e la prossima volta ti ucciderò sul serio, non farlo!
Adesso Alexander doveva avere piuttosto chiaro in mente che ricordo aveva davanti... si trattava della sua prima volta, offerta da sua madre in persona dopo aver catturato una vergine tra i suoi nemici. Un dono unico, tra i molti che sua madre gli aveva fatto.
Se ti avvicini ti ammazzo nanerottolo!
Come avrebbe agito Alexander? Era un ricordo, ma lui aveva il totale controllo, come se in un sogno ci si rendesse conto di trovarsi in esso, e si diventa capaci di qualsiasi cosa.CITAZIONEPrendi l'iniziativa con Arachnophobia se serve.. -
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Più attraversava i corridoi di quel luogo, più affioravano i ricordi e le zone d'ombra diventavano illuminati. Le pareti di pietra della piccola magione di sua madre prendevano forma, assieme ai drappi rossi e ai tappeti trafugati. Era una donna di classe, ma con poca pazienza nell'arredo. Poi finalmente arrivarono a destinazione: Alexander conosceva quella stanza per fama, ma non gli era mai stato permesso avventurarsi al suo interno poiché era il luogo dove sua madre usava portare i nemici sconfitti per tenerli prigionieri ed eventualmente torturarli. E scoprire che finalmente era giunto il suo momento provocò in Alexander uno strano misto di emozioni e inadeguatezza. Forse in cuor suo sapeva di non essere pronto, ma la curiosità era eccessivamente incontenibile. Così la vide, ancora una volta, l'avversaria di sua madre che scioccamente l'aveva sfidata rivelandole di essere ancora vergine e ora, per essere umiliata oltre che sconfitta, Arachnophòbia aveva in serbo per lei qualcosa di speciale. Alexander aveva la possibilità di rivivere quel momento a modo suo, ma non è così che sarebbe andata: le sensazioni erano troppo reali, la situazione troppo importante. Tutto sarebbe andato esattamente come la prima volta. Il ragazzo era fermo, immobile, le parole della donna lo avevano terrorizzato. Non voleva avvicinarsi ad una guerriera tanto temibile, forse sua madre era più forte ma prima di ogni altra cosa sarebbe riuscita ad ucciderlo se le avesse fatto uno sgarbo. Non era pronto.
Madre... io non credo di essere pronto...
Quanto era debole a quel tempo, non se ne capacitava nemmeno lui, eppure sapeva perfettamente che in cuor suo non avrebbe voluto cambiare niente perché proprio da quell'indecisione sarebbe nata una risolutezza come poche. La donna alle sue spalle mise la candela su di un tavolo, appoggiando entrambe le mani sulle spalle di Alexander per poi chinarsi in avanti, come se volesse sussurrargli qualcosa all'orecchio.
Sai... lei mi ha detto che la sta aspettando un demone dal grande cuore. Lei desidera donare a quell'uomo la sua verginità, ma questo ha fatto un grosso sgarbo a tua madre, che non può essere ignorato. E lei piangeva mentre veniva sconfitta perché sapeva di non aver mantenuto fede alla promessa fatta al suo amato. Non lo trovi romantico? Eppure è così... debole... Esattamente come lo sei tu. Se non ti senti forte, ti basta sapere che lei è debole tanto quanto te. E a quel punto cosa ci vuole... a diventare più forte di un debole?
Le parole di sua madre lo illuminarono, confondere la paura era così maledettamente semplice per chi la stringe sul palmo della mano come se fosse una marionetta. Con ritrovato coraggio, Alexander scurì il suo volto e allungò la mano destra verso la natica sinistra della ragazza, che a quel punto doveva capire bene che non si trattava più di un semplice ragazzino demoniaco... ma qualcuno che stava provando a sottometterla.. -
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Puttana! Bugiarda!
Queste le reazioni della prigioniera, che cercava invano di distrarre Alexander dalle parole crudeli e boriose di sua madre. A quanto pare il ragazzo non era più vittima della paura, e tentare ulteriori approcci aggressivi non avrebbe avuto molto senso.
Non devi farlo per forza... il mondo dei demoni non è destinato alla crudeltà! Tu hai il sangue di tua madre nelle vene ma puoi scegliere!
Il suo sguardo si fece momentaneamente più sentito, come se stesse cercando un barlume di speranza nel cuore di Alexander.
Puoi scegliere di agire diversamente! Possiamo cambiare questo mondo oscuro, devi solo crederci! Ma non è ubbidendo a tua madre che ci riuscirai! Devi cambiare le cose! Ti prego ascoltami!
Il suo discorso era così ispirato che non le importò di muoversi facendosi male, l'importante era riuscire a convincere Alexander che stava facendo la cosa sbagliata. Forse, redimendosi, le cose potevano cambiare.... -
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Alle parole della donna, Alexander ebbe una reazione. Si fermò, sorpreso, pensando un attimo a cosa stava facendo. L'espressione della ragazza... era chiarissima per lui. Si voltò un attimo verso sua madre, con gli occhi rossi ma cristallini, di una purezza inconfondibile.
Hai ragione Madre... diventare più forte del debole è estremamente facile...
Anche lui allargò un sorriso diabolico e soddisfatto, proprio come quello di sua madre, mentre con foga afferrava entrambi i glutei della donna, dividendoli e stringendoli al ritmo di un inesperto massaggio che però metteva bene in mostra le sue vergogne. Alexander stava per perdere la sua verginità e lo avrebbe fatto contro una nemica più debole di lui che lo aveva perfino implorato, voleva convincerlo a passare dalla sua parte perché come una debole non poteva combattere da sola. Adesso era tutto chiaro. E come ogni vincitore, Alexander desiderava la sua ricompensa.
Bravo figlio mio... lasciati guidare dalla lussuria.
Con orgoglio, Arachnophòbia guidava il suo piccolo eletto verso la perversione.. -
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Di fronte alla crudeltà di Alexander, la ragazza sgranò gli occhi e serrò i denti, colma di terrore e di disappunto. Aveva fallito su tutti i fronti, pensava che provare a fare leva sul cuore di un ragazzo innocente potesse aiutarla ma in realtà l'aveva solo fatta apparire come una debole e ora ne pagava le conseguenze di fronte alla perversione di quei due Demoni. Tentò di dimenarsi ancora ma i ganci nella sua carne le facevano troppo male e il caldo tepore delle mani eccitate del ragazzo erano un balsamo per la sua pelle nuda. I glutei venivano stimolati assieme alle sue grandi labbra, da quella posizione non poteva fare nulla e mentre i versi simili a ringhi di disappunto si trasformavano lentamente in spasmi, la ragazza cercava di mantenere un minimo di dignità.
Uccidetemi! Non posso sopportarlo!
Il pensiero di perdere la sua purezza in quel modo la disgustava, la sola prospettiva di aver perduto contro Arachnophobia la metteva in una situazione di estrema vergogna, violentata e sverginata dal suo figlio inesperto come un ultima onta senza fine. Venire ricoperta di sterco pubblicamente a confronto era una cerimonia degna di ogni onorificenza. Eppure, indipendentemente da ciò che desiderava, il suo corpo stava reagendo malignamente a quella stimolazione e Alexander non avrebbe fatto fatica a trovare degli umori davanti alla sua intimità.. -
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Quel corpo che tentava di opporsi inutilmente, alla fine inevitabilmente cedeva sotto il talentuoso tatto di un demone che veniva iniziato alla lussuria dalla sua stessa madre. Che scenario degenere e disgustoso, ma così perverso che eccitò il giovane Alexander all'inverosimile. Aveva già sperimentato l'autoerotismo ma questo era qualcosa di assolutamente diverso, molto più intenso perché la desiderava ardentemente proprio come una belva brama la propria preda. Nel preciso istante in cui vide l'intimità della donna grondare di umori, Alexander non riuscì più a resistere: afferrò i suoi pantaloni e li fece scivolare a terra, prendendo le natiche con entrambe le mani per poi baciarle, leccarle, morderle e assaporare quei gusti così differenti e perversi. Mentre si staccava da lei con un filamento di bava mista a umori che univa ancora le loro carni, il giovane demone tentò di avvicinare il suo acerbo membro dentro di lei, ma non ci riuscì: quella donna era comunque molto più grande e massiccia di lui, e sospesa in aria non ci arrivava. Il demone però non volle chiedere aiuto, e tentando di alzarsi il più possibile lisciò la sua intimità, fino a piazzare il membro in mezzo alle grandi labbra ed iniziare a stimolarsi, senza penetrarla. Si mosse e piano piano iniziava a godere intensamente, anche se lo stava facendo nella maniera sbagliata. Forse a quel punto la loro povera vittima avrebbe tirato un sospiro di sollievo, ma Arachnophòbia non era soddisfatta di quello spettacolo.
Alla tua prima volta sei già così orgoglioso figlio mio? Mi rendi fiera di te... ma le cose vanno fatte a modo.
La diabolica madre di Alexander si piazzò velocemente alle sue spalle, afferrando il membro del figlio ed iniziando a masturbarlo lentamente per poterlo eccitare ancora di più. La madre era abile e per quanto strana fosse quella sensazione il giovane demone sapeva che gli piaceva, non lo avrebbe mai negato. Arachnophòbia lo avrebbe sollevato con i suo iarti di ragno, dandogli sostegno, per poi indirizzare il suo membro nell'entrata della donna e portare i propri fianchi a contatto con quelli del figlio.
Guidami, Madre...
E come una cosa sola, spinsero assieme violando finalmente il corpo di quella prima vittima di quello che sarebbe diventato un vero e proprio vizio per Alexander... o un'arte.. -
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In un primo momento la mancanza di esperienza di Alexander consolò la prigioniera, anche se era piuttosto umiliante in ogni caso, sperava che potesse guadagnarne almeno una vittoria morale in qualche modo, ma Arachnophobia non era della stessa opinione e, aiutando il figlio, ribaltò totalmente la situazione.
Non fatelo... non voglio che succeda così... no...
In una perversa unione tra madre e figlio, i due unirono le forze per vederla soffrire ancora di più e soddisfare i piaceri della carne di entrambi. L'ultima spinta del ragazzo frantumò la sua purezza, facendole spalancare gli occhi e gridare di disperazione.
NOOOO!!!
Quel grido fu sufficiente a far riprendere Alexander, che si ritrovò adagiato a terra da quelle code. Il viaggio non era stato dei più confortevoli ma parti del suo passato stavano riaffiorando, sembravano quasi un monito. I tentacoli si ritirarono, lasciandolo da solo, ma non si trovava più in un luogo buio, era come dentro una caverna illuminata da dei particolari tipi di piante simili a grossi e altissimi funghi luminosi che traeveno energia arancione dalla terra. Dando un occhiata sul margine della rupe dove era stato lasciato, Alexander poteva capire che si trovava sulla sommità di una sorta di grossa montagna capovolta, composta di una gigantesca grotta che si estendeva verso il basso. La grotta però, come un piccolo inferno dentro l'inferno stesso, era delimitata da un cancello che arrivava fino al soffitto e quella roccia nera non sembrava facile da distruggere. C'era solo una direzione che poteva prendere: avanti e chiudere le distanze col cancello che, ovviamente, si sarebbe rivelato chiuso e inaccessibile. Era comunque una grande costruzione quel cancello, e sulla sua sommità troneggiava un grosso teschio caprino grande quanto una persona intera che sembrava ostruire il passaggio.CITAZIONEAdesso ti ritoccano gli status..
