Investigazioni improvvisate...

Per Hebi.

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    ''Procedere a piccoli passi''. Era questo che si era ripromessa di fare, ed era proprio per questo che si trovava per le strada di un quartiere malfamato di Roma, in quel momento.
    Camminava tra la folla nascosta nella sua felpa nera, la lunga chioma verde trattenuta sotto il cappuccio, le labbra succose nascoste da quella sorta di sciarpa, e degli scarponcini troppo grandi per lei ai piedi.
    Teneva la sua Betty sopra la testa nonostante ci fosse il sole (o più probabilmente, visto il suo odio per il caldo, proprio perché c'era il sole) e si guardava intorno, senza scusarsi con chi le capitava di urtare, perché puntualmente veniva incenerita con lo sguardo e tutto le faceva pensare che fosse meglio evitare di dire ''ba'', se non voleva finire nei guai.
    Non era abituata alla folla, né tanto meno ''agli originali''. Era sempre vissuta circondata da individui che di individuale non avevano nulla, macchine prive di sentimenti come rabbia o atteggiamenti come diffidenza.. Ed era per questo che in quel momento era davvero incuriosita da ogni faccia che le capitava di incrociare.
    Da quel che aveva potuto notare erano tutte davvero... losche. Nonché decisamente arrabbiate, tanto che al decimo sguardo storto stava iniziando ad abbassare la testa limitandosi a proseguire verso il suo obbiettivo: ''La Bettola''.
    Era riuscita a ottenere qualche informazione che le aveva fatto venire il dubbio che in quel locale lavorassero dei Somni, e sebbene non pensasse che potesse rivelarsi vero, la sua curiosità morbosa l'aveva spinta ad andarci.
    Nell'ipotesi migliore avrebbe potuto raccogliere informazioni sui compratori, magari sarebbe riuscita a scoprire di più sul progetto... O più probabilmente si sarebbe ritrovata con un pugno di mosche in mano. Che ci vogliamo fare, Sumie era un'ottimista.
    Camminava e camminava, ostacolata solamente dalla sua grossa coda che non faceva che strisciare a terra, urtando le persone, rischiando persino di venir pestata.
    Poteva essere una seccatura per chiunque non riuscire a nasconderla, ma lei sembrava non prestarci attenzione.
    Non poteva sapere quanto, in realtà, quella pelle squamata di un verde brillante potesse dare nell'occhio ...
     
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    Da quanto tempo era a Roma? Settimane? Mesi? E da quanto il suo piano di ottenere informazioni sui draghi non dava alcun risultato? L'unica volta in cui era arrivato a saperne qualcosa di più fu quando Eloy lo reclutò nella Falange, dicendogli che Caius era la persona più vicina ai draghi. Tutto qui. Non sapeva nient'altro. Dove si trovavano, cosa facevano, che obiettivi avevano. Niente. Si era documentato minuziosamente sulla loro storia, li conosceva alla perfezione. Spiccicava due o tre parole in draconico pure. Lingua particolare. Difficile ma fantasiosa. L'aveva studiata abbastanza da poter sostenere una conversazione molto semplice, ma non contava di usarla. Se mai fosse riuscito ad incontrare un drago, avrebbe preferito strappargli corna, coda e ali senza spiccicare una parola. Hecarim era sempre in conflitto con lui riguardo a questo particolare. Ucciderli o privarli di tutto? Jorge non voleva ucciderli, abbassarsi al loro livello sarebbe stato stupido e infantile, preferiva di gran lunga togliere loro ciò che ritenevano importante o parte integrante del loro onore. Le ali che permettevano loro di volare, di solcare i cieli e di innalzarsi sopra gli esseri umani, goffi e inadatti al volo. Le corna, più grosse e vistose erano più dimostravano l'età e la forza di un drago. E la coda, a volte potente arto aggiuntivo nella battaglia o semplice appendice da decorazione. Eppure sembravano tenerci in particolar modo.
    Ho capito la storia. Sei solo un codardo. I draghi sono la piaga di questo mondo. Distruggono città con fuoco e artigli. Sono mostri. Nemmeno un'alleanza con Roma ha impedito loro di radere al suolo Augusta, ricordi? Quegli esseri disgustosi non meritano di restare vivi. Le ali e le corna ricrescono. E loro ti cercheranno. Vorranno vendetta. E pensi che a loro basterà toglierti tutto? No. Ti uccideranno.
    Se riesco a battere un drago una volta, non vedo come non dovrei riuscirci una seconda. Smettila.
    ...Come ti pare. Quando però succederà non venire a piangere da me. Non ti aiuterò se un drago torna e tenta di ucciderti.
    Ignorò il suo partner. Quando iniziavano a discutere era uno stress continuo. Se Hecarim urlava a lui venivano fortissime emicranie, e se il centauro era agitato avvertiva pure un senso di nausea. Brutta storia. Neanche quella passeggiata per la zona povera di Roma lo stava rilassando. Sebbene la folla fosse ampia non era poi così rumorosa, e neanche esageratamente fitta. Raramente Jorge urtava qualcuno sebbene la sua persona fosse abbastanza ingombrante, bastava prestare attenzione a dove si mettevano i piedi per evitare di spedire a terra un povero cristo di passaggio. E fu proprio facendo attenzione a terra che notò qualcosa. Una grossa coda verdastra coperta di squame, che strisciava in mezzo a quella folla in modo abbastanza fluido e ordinato da non essere pestata. Hecarim si infiammò subito.
    Seguila. Ora.
    ...
    Jorge era un po' sorpreso. E se si trattava davvero di un drago? No, impossibile, i draghi sono creature immense, avrebbe svettato senza difficoltà tra quelle semplici persone. Doveva essere un ibrido. Un draconico. Si trattava comunque del primo esponente di quella razza che incontrava da quando avevano distrutto Augusta. Era nervoso, ma non poteva lasciarsi sfuggire quell'occasione. Titubante, continuò a seguire quella coda, tenendo gli occhi bassi sul terreno, non facendo più caso alle persone che mandava gambe all'aria con la sua mole. Aveva altre priorità in quel momento.
     
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    Ci vollero diversi minuti di camminata tra quella folla piena di brutte facce per trovare ciò che stava cercando, ma alla fine ce la fece.
    Non che fosse stata un'impresa individuare il locale, anzi, 'insegna era piccola ma così luminosa e ''sparaflashante'' che era praticamente impossibile non notarla da chilometri di distanza.
    Sumie si addentrò sistemandosi meglio il cappuccio in testa, così come la ''sciarpa'' sul viso e chiudendo ''Betty'' prima di varcare la soglia.
    Non voleva dare nell'occhio e questo era il motivo del suo atteggiamento ma non essendo abituata al ''mondo esterno'', non poteva sapere cosa attirasse l'attenzione e cosa no, e dunque non c'era da sorprendersi se, entrata nel piccolo locale in quel modo, almeno un paio di sguardi si fissarono su di lei.
    Cercò di ignorarli tutto, filando dritta davanti al bancone e prendendo posto su uno sgabello.
    Ad accogliere i clienti, dietro esso, invece che umani, c'erano due Sonmi. Erano due ragazze, riproduzioni umane, ed erano vestite succintamente, probabilmente per attirare la clientela.
    Dal punto di vista di Sumie, quel posto sembrava un ritrovo per delinquenti. E ogni dannatissima faccia che l'era capitato di incrociare, l'aveva fatta sentire a disagio.
    Desidera, Signorina? L'accolse cordialmente una delle due ''ragazze'', e lei alzò lo sguardo per osservarla meglio.
    Era incredibile come ogni suo simile rappresentasse una creatura bellissima. Non importava se appartenente agli umani, o a chissà quale altra razza. Si chiedeva se anche lei apparisse così agli occhi altrui, sebbene non aveva alcuna intenzione di scoprirlo levandosi il cappuccio.
    Tenendo Betty davanti a sé, posandola sul bancone, rispose con un ritardi di circa 20 secondi buoni al ''clone'' che dal canto suo praticamente non lo notò.
    Avete qualche cocktail all'anguria? Una domanda strampalata che in risposta non ricevette niente se non lo sguardo vuoto della Sonmi dinanzi a lei che le sorrise prima di rispondere. ''Attenda un secondo, controllo subito.''
    Una qualunque persona normale avrebbe come minimo alzato un sopracciglio, soprattutto perché non era certo estate e fuori faceva persino fresco, ma quella non fece assolutamente alcuna espressione se non quel sorriso sintetico. Che ci si poteva aspettare da un Sonmi del resto?
    Sumie rispose a quel sorriso con un tentativo di sorridere a sua volta che si incrinò praticamente subito... Rivedere i suoi simile e ripensare ai motivi per cui era stata creata le metteva addosso un bel po' di malinconia.
    Sospirò appena, prendendo a guardarsi intorno mentre la sonmi faceva il suo lavoro.
    Non c'era modo di individuare quale fosse il proprietario del locale in mezzo a tutta quella marmaglia... e aveva bisogno di lui se voleva scoprire qualcosa. Prese a studiare con discrezione ogni faccia del locale, soffermandosi di tanto in tanto... Aveva la strana sensazione che qualcuno la stesse osservando, e infatti appena si voltò poté notare almeno 5/6 sguardi su di lei.
    Il proprietario di un paio di occhi neri contornati da sopracciglia estremamente spesse che la stavano fissando, le rivolse un'occhiataccia più eloquente delle altre, che ben presto fu accompagnata da un vocione arrabbiato.
    Ehi tu, Mister cappuccio lì, sai che è maleducazione entrare in un luogo pubblico camuffato a quel modo? Devi essere un vero mostro per nasconderti così... Del resto quell'enorme coda n'è testimone.
    Sumie inizialmente sgranò gli occhi alzando le sopracciglia verdi, non si aspettava che qualcuno la notasse.. In fondo il mondo era pieno di mostri, e nessuno solitamente osava dir loro qualcosa, ma il fatto che quell'uomo l'avesse notata significava che stava attirando l'attenzione su di sé ben più di quanto nona avrebbe fatto se fosse stata scoperta, per cui istintivamente di alzò, con lentezza.
    Il suo interlocutore sembrò prenderla male visto che ringhiò alzandosi a sua volta, ma rimase poi sbigottito quando lei, senza una parola e con movimenti sbrigativi abbassò cappuccio e sciarpa, scoprendo così viso e corna, insieme agli occhi ferini che, accompagnati da un viso così grazioso, non facevano affatto paura... tutt'altro.
    Chiedo scusa, va meglio? Gli rivolse persino un sorriso a trentadue denti, uno dei più candidi, da vera monella, prima di voltarsi nuovamente per riprendere posto.
    ''Si.. si, scusi signorina. ''. fu la risposta che udì mentre si voltava.
    Sospirò di sollievo. Era davvero felice che il detto ''il vestito non fa il monaco'' in quel caso avesse avuto ragione, perché certo non poteva permettersi di andare via da lì senza informazioni, né tanto meno di combattere contro una folla di originali inferociti.
    Le si sarebbe ritorte contro anche le due sonmi? ... Il solo pensarci minacciò di farla deprimere ancora.
    Scusa, potrei parlare col proprietario, per favore? domandò alla sonmi, non sapendo che altro fare.
    Mi dispiace, ma al momento non c'è, signorina. Ci sono dei problemi?
    Questa si che è sfiga... Stava solo perdendo tempo! A saperlo non si sarebbe data tanto da fare per tener buono quel pelatone... Era stato davvero scortese. Non che lei sapesse niente di cosa fosse o non fosse scortese, certo.
    Si alzò, prese Betty, e senza neppure salutare fece per dirigersi all'uscita del locale, senza mancare di agguantare prima il cocktail all'anguria che l'era stato appena servito...
    Solo al ''Mi scusi, il conto...'' della sonmi, cominciò a correre...
    E chi ci pensava al conto! Non ho una lira!
    Nessun semplice umano nel locale poté fare niente, né tanto meno la sonmi si mosse... Ma...

    Edited by =^Midori_no_Neko^= - 3/9/2013, 20:26
     
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  4. White D. Hebi
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    Seguiva quella coda da qualche minuto ormai. La folla si era fatta più fitta, era praticamente impossibile capire a chi appartenesse. Scontrandosi con l'ennesima persona, per una volta dalla stazza simile alla sua, anzichè continuare a camminare imperterrito si vide costretto a terra, scuotendo la testa con forza e rialzandosi, aiutando il tizio caduto e scusandosi. Si accorse poco dopo che aveva perso di vista la coda. Nel panico, corse verso l'ultimo punto dove l'aveva vista, rendendosi conto che non era da nessuna parte. Almeno fino a che non vide il ciuffo sulla punta della coda entrare in un bar, chiudendosi la porta alle spalle. E un bar abbastanza squallido a dirla tutta. Corse verso la porta, notando l'insegna piccola ma estremamente luminosa, tanto da essere ben visibile da lontano sebbene fosse giorno. Entrò facendo suonare il campanello collegato alla porta, per poi sedersi al tavolo più vicino all'entrata, trovando davanti al bancone la coda. Ancora ci pensava. Era squamosa ma quel ciuffo di pelliccia sulla punta non lo convinceva per niente. Ordinò un semplice bicchiere d'acqua e attese i movimenti della, a quanto pareva, ragazza, data l'inconfondibile morbidezza delle forme del suo fisico. Era una giovane ragazza incappucciata, bassa ma piuttosto prosperosa sui fianchi, molto gradevole per il semplice impatto visivo. Si sedette davanti al bancone ordinando qualcosa che sfuggì all'udito di Jorge, ma la ragazza dietro al bancone la fissò per qualche secondo con uno sguardo vuoto, sorridendo, prima di rispondere. Per un solo istante quel particolare catturò la sua attenzione più della coda. Che aveva di strano quella ragazza? Era fissa da quando erano entrati nel bar, sorrideva in modo anonimo, con quello sguardo sembrava quasi una bambola. Ad un certo punto si accorse che la ragazza, guardando un po' tutti, si era soffermata su di lui. Che avesse notato che la seguiva da un po'? No, impossibile, lui stesso aveva faticato a restarle dietro in mezzo alla calca, come avrebbe potuto accorgersene lei? E infatti smise di fissarlo poco dopo, passando alla persona che più gli era vicina. L'aveva vista negli occhi giusto per un attimo, difficile delinearne il volto, e il cappuccio abbassato aiutava poco. In suo soccorso venne un completo sconosciuto che, forse per rabbia repressa o per nostalgia dei vecchi tempi dove un atto irrispettoso era punito con la crocifissione, si scaldò quando vide che la ragazza non accennava a volersi togliere il cappuccio, e in maniera piuttosto rude le disse di abbassarlo. Come se niente fosse, lei obbedì e sorrise pure, dolcemente, come una ragazzina. Appena la vide in faccia, Jorge provò due sensazioni profondamente differenti. La prima cosa che notò fu il fatto che era bella. Estremamente bella. Il suo volto era pressochè perfetto e nulla sembrava messo li a caso, le guance appena arrossate, le labbra piene, gli occhi grandi e rotondi, il naso delicato e i denti splendenti, tutto combaciava con il resto del viso da bambina, simile a quello della ragazza dietro al bancone con due particolari differenti, che lo rendevano allo stesso tempo, come già detto, simile, e diametralmente opposto. La ragazza aveva gli occhi vivi, lucenti e curiosi, del tutto differenti dallo sguardo vuoto e spento della bambola. Infine, il particolare che scatenò un sentimento contrastante in Jorge furono le sue corna. Non erano molto appariscenti, ma si notavano comunque. E di nuovo fu rabbia mista a tentennamento. Era una draconica. Ma quelle corna, come la coda, non lo convincevano. Non aveva mai visto un drago con le corna di un cerbiatto. Cosa stava succedendo?
    Ma che...
    Era sorpreso. Molto. Ma non si deconcentrò e continuò a fissare la ragazza, che, a quanto pareva (si era avvicinato di un paio di tavoli per sentirla meglio) cercava il padrone del locale. Perchè? Cosa ci faceva una draconica tanto strana a Roma, incappucciata? Hecarim premeva per saperlo. Più per ucciderla, ma quello riusciva a impedirlo. Mentre il motivo della discrezione della ragazza, ormai, interessava anche a lui. Si accorse però che, non trovando il proprietario disponibile, ella si avviò verso l'uscita, afferrando il suo cocktail senza pagare. Fu in quel momento che Jorge non potè trattenere Hecarim che lo fece alzare e sbattere una mano sul tavolo, mentre con l'altra la indicava.
    Ferma!
    Saltò oltre il tavolo e tentò di correrle dietro, e di gran carriera pure. Vedere un omone con una faccia come la sua correrti addosso, molto adirato a quanto pareva, non doveva essere il migliore degli avvenimenti giornalieri.
     
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    Sumie non si fermò, nonostante avesse sentito bene quel vocione.. Fin troppo bene.
    Tuttavia, in quanto curiosa cronica, percorso qualche metro al di fuori del locale, spintonando ben più di un passante, non poté fare a meno di voltarsi per controllare chi avesse alle calcagna... E soprattutto, quante possibilità avesse, a seconda della sua stazza, di sopravvivere.
    Vedendo l'incriminato, uomo che aveva notato distrattamente all'interno del locale proprio per la sua stazza, strabuzzò gli occhi, cominciando a correre ancora di più, guardando dinanzi a sé giusto il tempo di notare un vicolo in cui subito si infilò.
    Grazie al cielo era vuoto, sebbene largo appena un metro.
    Che diamine, se solo avesse ricordato prima che nel mondo degli originali si dovesse pagare anche per un bicchier d'acqua, allora di certo non avrebbe ordinato quel cocktail all'anguria. Correndo, ne aveva persino rovesciato metà! E quando l'aveva assaggiato, non sapeva neppure così tanto del suo frutto preferito!!
    Continuò a correre con quei pensieri in testa, ancora e ancora...
    Se solo fosse stato un vero drago, a quell'ora si sarebbe potuta alzare in volo e fuggire lontano in un sol soffio... Ma sfortunatamente aveva capacità degne di un qualunque umano, e sebbene stesse correndo a più non posso, non sapeva neppure dove stesse andando.
    Riuscì a percorrere qualcosa come 40 metri, prima di doversi irrimediabilmente fermare in preda al fiatone.
    Un vicolo cieco.. Aveva imboccato un vicolo cieco!
    Quella giornata stava andando proprio per il verso sbagliato... E ora le toccava persino morire per mano di un gigantone che neppure conosceva.
    Aveva scoperto così poco del mondo! E il suo obiettivo... Tutte quelle vite perdute...
    Chiuse gli occhi, prese un profondo respiro, e improvvisamente il suo sguardo si fece determinato e serio, quasi volesse sfondare il muro con la sola forza di esso.
    Sembrava pronta per battersi con il gigante con ogni sua forza, usare Betty se necessario, fare di tutto per sopravvivere e...
    Sono troppo giovane per moriiiireeeeeee!
    E' così che l'uomo l'avrebbe trovata se fosse riuscito a seguirla fin lì: Occhioni lucidi da cucciolo abbandonato, voce piagnucolante, e manine delicate che si sarebbero subito aggrappate ai suoi vestiti lasciando che essi sorreggessero tutto il suo peso, mentre quasi cadeva in ginocchio.
    Per favooore, ti supplico non uccideeermi! Ecco, tieni, te lo rendo... Non era nemmeno buono e - Ahehm, non che io l'abbia assaggiato eh? - E' tutto caduto per terra mentre correvo e... Dannazione, sono povera, povera capisci?! Non ho un solo soldo! Una casa! Nessuno al mondo!
    Mentre parlava aveva preso a gesticolare convulsamente, e i lacrimoni si erano fatti veri.. probabilmente per autosuggestione, o semplicemente perché trovandoselo davanti era entrata davvero nel panico, chi lo sa.
    Questi vestiti recuperati in un robot-rifiuti sono l'unica cosa che hoooo!
    Iniziò a fingere di piangere, cadendo a terra in ginocchio e coprendosi gli occhi con il braccio sinistro, mentre la destra continuava a porgere il bicchiere.
    Era un vero peccato che, al di là delle lacrime vere e del fatto che ciò che dicesse corrispondesse effettivamente a verità... Recitasse davvero da schifo.

    Edited by =^Midori_no_Neko^= - 7/9/2013, 13:25
     
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  6. White D. Hebi
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    Diamine se era veloce quella tappetta. Non sembrava questa gran combattente ma in effetti un drago è pur sempre un drago, quindi qualcosa doveva saperlo fare. E quel qualcosa era fuggire. E questo un po' lo colse di sorpresa. Cioè oddio non che si aspettasse che la ragazza si fermasse davvero, in fondo Jorge non sembrava il più gentile dei tipi quindi la ragazza aveva anche il diritto di farsela un po' addosso vedendolo correre così verso di lei. Però non si aspettava che non tentennasse. Anzi, si era già messa a correre prima, e non appena sentì il suo grido scattò ancora più velocemente. Come se non fosse abbastanza, la ragazza-bambola di prima lo afferrò per la collottola con una forza che Jorge stesso non immaginava potesse esistere, usando appena indice e pollice e mantenendo quel volto inespressivo.
    Scusi signore, ma lei sembrava conoscere la ragazza. Devo chiederle di rimborsare il cocktail che la signorina si è dimenticata di pagare.
    Per qualche secondo Jorge rimase interdetto dalla frase della bambola. Cioè quella li scappava e lui doveva pure pagarle il drink? Per un attimo sbuffò e tentò di andarsene di corsa per inseguire l'altra ragazza, ma la presa della signorina senza emozioni non sembrava voler cedere, quindi, per non perdere di vista la draconica, di malavoglia estraè il portafogli e le diede l'ammontare richiesto, con grandissimo dolore perchè ormai aveva quasi buttato tutto lo stipendio. Carico di risentimento verso la ragazzina che non pagava i propri drink, tornò all'inseguimento con rinnovata forza, riuscendo a percorrere 40 metri in neanche 5 secondi. Aveva intravisto la sua coda filarsela per un vicolo e, conoscendo ormai piuttosto bene la zona povera, sapeva dove portava, rallentando perciò leggermente il passo ma mettendoci comunque una certa furia. Raggiuntala, la vide di spalle, che fissava il muro. Teneva la testa dritta e stringeva forte i pugni, soprattutto quello che reggeva un ombrello. Jorge sentì che c'era qualcosa di estremamente sbagliato in tutto ciò. Hecarim fece salti di gioia, la draconica si era decisa a combattere, e se Jorge fosse stato troppo concentrato a difendersi non avrebbe potuto resistergli...
    Ma che diavolo?!
    Quando lei si voltò di scatto urlando e correndogli addosso, Jorge credette che lo stesse attaccando. Si diede dello stupido per non aver portato con se un'arma e si apprestò a trasformarsi, ma la draconica rivelò le sue vere intenzioni: piangergli addosso mentre gli tirava i vestiti, reggendosi ad essi. Jorge si allontanò di qualche centimetro, alzando le mani e incrinando quella linea orizzontale che era la sua bocca con un po' di stupore e fastidio. Contatto fisico indesiderato? Rumori molesti? Pianto? I dubbi di Jorge si dissiparono totalmente quando la ragazza crollò a terra piangendo. O meglio fingendo di piangere, si vedeva lontano un miglio. Hecarim si calmò abbastanza da permettere al suo ospite di osservare in relativa tranquillità la ragazzina piagnucolante per qualche secondo. Poi si abbassò, la afferrò per il cappuccio della felpa e la sollevò da terra, fino a portarla alla sua stessa altezza, cioè a 30 centimetri buoni da dove solitamente il suo campo visivo si trovava. La fissò negli occhi pieni di lacrime e simili a quelli di un cucciolo bastonato, e le diede un colpetto con l'altra mano sul polso del braccio che teneva il bicchiere, facendolo cadere. Lo sguardo di Jorge era un insieme di deluso e sollevato, ma più deluso. Abbassò leggermente le palpebre e le sopracciglia, facendo incurvare verso il basso gli angoli della bocca. Hecarim rise di gusto.
    Tu non sei un drago.
     
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    Sul viso di Sumie si dipinse un'espressione interrogativa, mentre fissava l'uomo lasciando che la sua testa cadesse letteralmente da un lato.
    Si era sentita sollevare senza il minimo sforzo da parte dell'uomo e ora era sospesa a mezz'aria. La sensazione le piaceva un sacco, si sentiva proprio come una bambina, tanto che muoveva i piedini avanti e indietro con l'aria di divertirsi un mondo e... Ma non era quello il punto.
    Il punto era: Cosa voleva dire con quella domanda? Se fosse stato un drago sarebbe stato meglio? Il fatto che non lo fosse era un bene? Se avesse detto ''no'' avrebbe avuto salva la vita? E se invece dicendo si, si sarebbe salvata le chiappe?
    Sul suo bel viso si dipinse un'espressione dubbiosa, la testa comincio a fermarsi da un lato, poi da un altro, poi lo sguardo si spostò a destra e lì rimase per circa 5 secondi, poi vagò a sinistra impiegando il medesimo tempo, poi ancora in alto, in basso... Alla fine decise che la diplomazia l'avrebbe salvata.
    Sorrise. Un sorriso a trentadue denti, reso meno apprezzabile solamente dai canini lievemente pronunciati rispetto a quelli umani. Strinse gli occhi, e per poco non si sentì persino il ''iiiih'' di quando qualcuno tira così tanto il sorriso da non accorgersi neppure di far rumore.
    Bé, dipende. Iniziò, alzando una mano per poi stringerla a pugno lasciando alzato il solo indice. Chiuse persino gli occhi per mantenere un'espressione da studioso/saputello etc. Innanzitutto: Tu cosa vorresti? Un occhione si aprì osservandolo di sbieco. Che sia un drago? Che non lo sia? Sai .. Sono molto versatile. Posso esserlo, potrei non esserlo... O forse voglio solo farti credere di non esserlo così tu penserai che lo sia, e io di rimando ti rigirerò la frittata dicendo che invece lo sono davvero, però potrei non esserlo e quindi fregarti, e allora tu uccideresti una ragazza indifesa che pur sembrano un drago è una drago dragoso per metà non dragolento eeeeeeeeeeee.... Si bloccò per riprendere fiato, aprendo gli occhioni e spalancando la bocca per prendere una grooossa boccata d'aria. Ma forse ho parlato troppo velocemente, vero?
    Grattatina dietro la nuca, sorrisone... Oh, Jorge, andiamo... Come si può prendersela con un esserino così?

    ...L'avrò scampata?

    *Nota: E' importante notare che Sumie parla estremamente veloce, fermandosi solo alle virgole. Quindi bisogna leggerla in un certo modo per ottenere l'effetto desiderato. XD
     
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  8. White D. Hebi
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    La osservò per trenta secondi buoni cercare una maniera per filarsela da quella situazione. Inclinò la testa avanti, indietro, a destra e a sinistra, restando in ogni posizione per almeno cinque secondi. Nel frattempo agitava i piedi come se cercasse di dondolarsi, e in effetti ci stava riuscendo ma probabilmente visto che Jorge la teneva per il cappuccio della felpa avrebbe solo dato inizio ad un auto soffocamento. Poi partì a manetta in un intrippantissimo discorso su come la domanda di Jorge fosse strana. Lei poteva essere un drago come non esserlo, e ce la mise davvero tutta nel dare ogni singola possibilità, che lo fosse, che non lo fosse, che lo fosse ma gli dicesse di non esserlo, che non lo fosse ma gli dicesse di esserlo, e così via, senza fermarsi a riprendere fiato, come se si fosse preparata quel discorso ore prima. Ma c'era un punto fondamentale che quella ragazza non aveva compreso.
    Tu... Parli troppo.
    Jorge le mise un dito sulla bocca per zittirla, premendo con abbastanza forza da spingere le labbra contro i denti e impedirle a tutti gli effetti di articolare una parola in più. Quindi la poggiò a terra, calmo ma un tantino deluso. Hecarim smise di ridere, in un certo senso capiva cosa stava provando Jorge e cercò di parlargli nella sua mente.
    Non è un drago. E allora? Ci rifaremo più avanti. Non è che solo perchè ha le corna e la coda è un drago.
    Me li ricordavo diversi. Molto diversi. I draghi che ricordo sono mostri giganteschi e corazzati, che sputano fiamme e distruggono edifici con una zampata. Orgogliosi del loro potere così ridicolmente alto, presuntuosi, arroganti. Questa è una ragazzina fifona che parla un sacco per cercare di commuovermi.
    Non puoi biasimarla, sei un bestio alto quasi 2 metri e a mia memoria la tua faccia non è ancora mai stata segno di simpatia. Tranne forse per Eloy.
    Incredibilmente, quello che c'era rimasto più male tra i due era proprio Jorge. Se c'era una cosa che ammirava dei draghi era quel loro orgoglio incrollabile, sempre fieri, anche se il nemico fosse stato mille volte più forte. E quella bimbetta cercava di commuoverlo.
    La mia non era una domanda.
    Un ibrido. Si, doveva essere per forza così, un ibrido di lucertola. Non c'era altra spiegazione. Jorge si rifiutava categoricamente di credere che una razza come quella dei draghi, il cui unico pregio secondo lui era il grandissimo coraggio e l'orgoglio irriducibile di cui disponevano si abbassasse a fare quello.
    Tu non sei un drago. Uno di loro non si piegherebbe mai così.
    Lo ripetè, più per convincere se stesso che lei. Quindi si voltò, riavvolgendo il mantello sulle sue spalle. Si diresse all'uscita del vicolo, amareggiato da quella scoperta. Se c'era una cosa che non aveva dimenticato erano gli occhi. Occhi ferini dorati, pieni di rabbia e potere. Ma si stava sbagliando. Non era possibile.

    Edited by Random D. Hebi - 16/9/2013, 17:22
     
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    In effetti il collo cominciava a dolore ma nell'agitazione non se n'era neppure accorta. Accorgendosene, portò le dita sottili a stringersi intorno al colletto nel tentativo di creare uno spazio tra esso e la pelle morbida del suo collo. Ci riuscì solo in parte, e l'ansia nell'attendere la reazione dell'uomo crebbe, finché non sentì le sue dita premere con forza contro le sue labbra, per zittirla.
    Sgranò gli occhi, sorpresa da quel contatto inaspettato, e con quegli stessi occhi sgranati lo fissò intensamente mentre la posava a terra, calmo, ma con un'espressione... Come definirla? Delusa? Triste? Era l'espressione che avrebbe voluto fare lei nell'aver scoperto che il padrone di quel locale non era presente. Era l'espressione che voleva fare lei se pensava che a tre settimane dalla sua fuga non aveva ancora scoperto niente, ed era al contempo l'espressione che avrebbe voluto fare lei nel pensare alle sonmi in quel locale. Un mix di pena, delusione, amarezza... Ma se da una parte sapeva bene perché lei avrebbe voluto, forse, lasciarsi andare a una simile espressione, dall'altra la sua curiosità morbosa la spinse a chiedersi perché lo facesse quell'uomo.
    Alzò lo sguardo (Si sentiva un po' come se fosse intenta a fissare la cima di una montagna dal basso.) osservandolo ferma e curiosa quando lui parlò di nuovo... Le sue parole non fecero altro che confermare la sua tesi.
    Stava per chiedergli perché fosse tanto deluso, perché glielo avesse chiesto o, più importante, perché ne fosse tanto sicuro dal momento che lei effettivamente sembrava un drago (Sebbene un drago orientale, e non certo di quelli canonici)... Ma il gigantone rispose senza che lei fiatasse e la sua espressione da curiosa passò ad accigliata.
    Che cavolo di problemi aveva? Istintivamente gonfiò il petto e alzò il mento, come volesse darsi da sola un'aspetto spavaldo, ma lui si voltò prima di poterla vedere, facendo per andarsene. La sua espressione si accigliò ancora di più, mentre i suoi occhi si stringevano.
    Ok, era vero, aveva usato quello stratagemma per levarsi dai guai ed evitare rogne... Ma ''piegarsi''? Quand'è che si sarebbe piegata? Era solo una recita. Non c'era niente di dannatamente sbagliato nel mentire se ciò poteva servire a raggiungere più facilmente i propri obiettivi, o evitare di mancarli clamorosamente. Se avesse iniziato uno scontro con un bestione dal potere e la forza ignoti, avrebbe rischiato di finire ferita inutilmente e dover rimandare le proprie ricerche all'indomani... E per cosa? Per dar corda a un tizio X di cui non conosceva neppure il nome? Tutte queste motivazioni le sembravano più che sensate, e non le piaceva per niente che quell'uomo commentasse così le sue reazioni. Ne andava... Del suo orgoglio. E se c'era un motivo per cui alle volte usciva dai gangheri, oltre il voler sfuggire dalla malinconia, era proprio quando qualcuno metteva in dubbio il suo orgoglio.
    Non sapeva perché questa parte del suo carattere si fosse sviluppata, non sapeva neppure se fosse pre-impostata o si fosse semplicemente formata nel tempo... Ma sapeva che c'era, e lo seppe ancor di più quando quella sensazione di oltraggio la spinse ad afferrare Betty e tendere ogni muscolo, mentre il suo tono di voce cambiava totalmente.
    Posso non essere un drago, posso non essere interessata al combattere con te... ma devo chiederti di rimangiarti quello che hai detto, gigantone.
    Anche voltandosi, l'uomo avrebbe potuto notare che Sumie non aveva l'aria di voler combattere, visto che reggeva in mano un semplice ombrello, ma di certo il suo sguardo era totalmente diverso da poco prima: fiero e orgoglioso, accesso da pura determinazione.
    E si, era ancora curiosa, era ancora interessata a chiedergli perché gli avesse fatto delle simili domande... Ma semplicemente non poteva assecondare quella sua curiosità se lui non ritirava una frase simile.
    Rabbia... Palesarla era di certo strano, per lei. Ma in qualche modo la faceva sentire bene, in quel momento... Forse proprio perché dacché ricordasse, chiusa in quel maledetto inferno, l'aveva sempre dovuta trattenere.

    Edited by = Midori.no.Neko = - 29/9/2013, 22:07
     
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    Jorge se ne stava giusto andando quando sentì qualcosa. Qualcosa che riconosceva, dopo tante battaglie. Rabbia. Una rabbia così opprimente da fargli chinare forzatamente il capo. Si voltò di scatto e vide la ragazza fissarlo con uno sguardo totalmente diverso da prima. Decisa, seria e furiosa. Per un attimo, un solo istante, pensò di avere di fronte un gigantesco essere corazzato che lo guardava dall'alto in basso. Non era una sensazione che si prova ogni giorno. Hecarim scalpitò nella sua testa, fremente. Jorge mantenne la calma, ma capì il perchè di quell'improvvisa reazione da parte della ragazza.
    Rimangiarmi ciò che ho detto? Perchè?
    Si avvicinò di nuovo a lei, senza toccarla, senza starle troppo vicino. Si piegò sulle ginocchia, ognuna verso l'esterno, e vi poggiò i gomiti, lasciando cadere gli avambracci verso l'interno, guardandola dritta negli occhi. Stavolta era lui ad essersi abbassato. Era già qualcosa.
    Non ho detto che sia stata una scelta sbagliata. Potrei essere estremamente più forte di te e ucciderti in pochi secondi. Evitare il combattimento è una scelta saggia. Ho solo criticato il modo in cui l'hai evitato. Ma visto che hai appena ammesso di non essere un drago non ho motivo di attaccarti. Resta comunque il fatto che ho solo detto la verità. Ti sei piegata solo perchè non conoscevi la mia forza. Hai coraggio a reagire, ma l'hai fatto solo adesso. Perchè non dirmi chiaro e tondo da subito che mi sbagliavo? Che non ti pieghi davanti a qualcuno perchè sei una fifona? Questo orgoglio, perchè l'hai tirato fuori solo ora?
    Jorge si chiedeva perchè quella ragazza fosse così volubile. Un attimo prima scherzava e tentava di avere salva la vita, e adesso era seria, fiera, impassibile, lo stava provocando apertamente (anche se era stato lui il primo a provocare) e sebbene prima fosse intimorita dalla differenza di stazza tra i due, lo fissava con orgoglio, conscia della statura dell'uomo ma senza farvi troppo caso. Jorge sorrise.
    Alla fin fine il coraggio ce l'hai, ma manchi di tempismo.
    Per un solo istante, distratto dai suoi pensieri, Jorge si dimenticò di Hecarim. Il centauro scalpitava con forza e dagli occhi dell'uomo di trasmise una forte sensazione di rabbia, mentre diventavano neri e profondi, come due pozzi infiniti.
    Ma non fare tanto la dura. Posso sempre spezzarti il collo in due secondi, drago o non drago.
    Jorge si riprese immediatamente dalla trance, distogliendo lo sguardo e chiudendo gli occhi. Si colpì con il palmo della mano la fronte, stordito per pochi attimi. Hecarim era estremamente lunatico, mentre prima era semplicemente insoddisfatto il fatto che la ragazza azzardasse tanto lo aveva acceso, anche se Jorge non era turbato dal comportamento di Sumie. Anzi ne era quasi incuriosito. Un attimo prima giocosa e fifona, quello dopo seria e fiera. Perchè?
    ...
    Si alzò, di scatto, preparandosi ad andarsene. Non voleva che la ragazza sentisse l'ultima frase, non era sua intenzione dirla, minacciare qualcuno di estremamente più debole è da codardi. Si limitò a fissarla ancora per qualche istante, stavolta ben concentrato nel tenere hecarim fuori dalla discussione. Sorrise di nuovo, ma non come Hecarim, con quel sorriso pazzo e sadico. Un sorriso semplice, come non ne faceva da anni, osservando la velocità con cui quella ragazza cambiava atteggiamento. Sembrava quasi una bambina che non sa nulla del mondo e impara ad adattarsi come le capita, per la prima volta in vita sua.
     
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    S'irrigidì vedendolo voltarsi e indietreggiò istintivamente d'un passo, portando quasi la mano destra al manico di Betty (Che impugnava con la sinistra, tenendo il manico rivolto verso Jorge e il resto dell'ombrello in obliquo, con la punta verso il basso, così da avere la spada al suo interno pronta all'evenienza). I suoi occhi si strinsero di rimando alle sue parole, seguendolo con sospetto mentre si abbassava mantenendosi tuttavia a qualche passo da lei. Lo fissò negli occhi, ascoltando ciò che aveva da dire, cercando di apparire meno tesa di quanto in realtà non fosse.
    Che cosa voleva saperne, lui? Pensava, e i suoi occhi lo dicevano fulminandolo. Che cosa poteva saperne lui di cosa provava lei, abituata a parlare con oggetti come doveva esserlo ella stessa? Abituata a fingersi atona e incolore come tutti loro per omologarsi alla massa? Abituata a non dialogare affatto? Era normale fosse confusa... Sfidava lei, chiunque altro nella sua situazione a non essere confuso, agitato, a non reagire impulsivamente come aveva fatto poco prima... Ma una cosa era certa, se avesse tirato prima la questione orgoglio, allora lei non avrebbe mai reagito così.
    Perché prima non ne facevo una questione di orgoglio. Cominciò, ancora irata. Perché prima eri solo un omone che si era messo sulla mia strada facendo una domanda a cui non volevo rispondere, con intenzioni poco precise nei miei confronti, mentre io avrei dovuto essere in tutt'altro luogo a pensare ai fatti miei.
    Reagisco solo ora perché ora non sei più il tizio X che mi ha fatto una domanda strana... Ora sei il tizio che ha tirato in ballo il mio orgoglio, mettendolo in dubbio, asserendo che mi pieghi facilmente... Senza sapere dannatamente nulla di ciò che sono.

    La destra minuta si strinse sul manico dell'ombrello, tremante, rendendo la scena in qualche modo buffa: sperava di brandire un ombrello e romperglielo in testa? La sua rabbia e la sicurezza nei suoi occhi erano lì nonostante in mano avesse solo un misero parapioggia?
    Non manco di tempismo, non manco di coraggio e soprattutto non manco d'orgoglio. Per questo mi ripeto: Ritira, quello, che hai detto... Ora.
    Nonostante fosse particolarmente irritata la sua voce risuonava bassa e dolce com'era sempre stata, senza che il suono si alzasse di un decibel... Almeno finché non si badava al tono. Quando però lui la minacciò in quel modo, allora niente di dolce rimase in lei.
    E allora FALLO!
    Estrasse la spada così velocemente (Per il suo stato di ''semplice'' Sonmi) da sorprendersene ella stessa e, senza esitazioni, la puntò al collo dell'uomo prima che...
    Coff...
    A quel singolo colpo di tosse, una macchia di sangue andò a colorare il vestito del gigante all'altezza del suo addome... Non era suo. Sumie aveva gli occhi sgranati e si era portata la mano sinistra alla bocca (Con tanto di ombrello al seguito) cercando di coprirla e impedire che vi uscisse altro sangue. La presa sulla lama della sua amata Betty che tuttavia non cedeva, sebbene il braccio fosse andato immediatamente in basso, abbandonato come se appartenesse a un bamboccio.
    Non adesso... E invece fu proprio allora. Il cuore cominciò a palpitare come appartenesse ad un animaletto terrorizzato, la tachicardia sperimentata nelle ultime settimane, da quel bagno nel liquame tossico, tornata a farle visita. E proprio come ormai era abitudine, la sua vista cominciò ad annebbiarsi mentre nonostante tutto guardava l'uomo davanti a lei, mentre nonostante tutto tenesse ancora stretta (O quasi) la sua Betty... E a quel punto sapeva sarebbe svenuta di lì a pochi secondi, e l'unica cosa a cui pensò era una: Non... posso... Non... devo... morire. Non poteva morire perché aveva un obiettivo da portare a termine. Non doveva morire perché se lei fosse morta, allora per tutte quelle vite non ci sarebbe stata speranza. Il fato volle che la dicesse a voce alta, dando suono a quello che doveva essere un pensiero... Una preghiera silenziosa. E allora tra sé pregò che il Dio di cui aveva ricevuto informazioni pre-impostate appena uscita dall'incubatrice artificiale, il Dio che si diceva vegliasse su ogni originale sulla Terra... Per una volta, solo per quella piccola, minuscola volta... Ascoltasse la preghiera di un umile oggetto come lei, di una creazione che non era sua.
    S-solo per questa volta...
    Poi calò il sipario, le luci si spensero... E lei non pensò più a nulla per tanto, tanto, tempo.

    Edited by = Midori.no.Neko = - 29/9/2013, 23:57
     
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    La ragazza reagì. Reagì nella maniera in cui Jorge si aspettava reagisse. Dando voce alle sue ragioni e spiegandogli per filo e per segno in cosa l'omone stava sbagliando. Era arrabbiata, tesa, furibonda. Ma la sua voce restava dolce. Jorge non potè voltarsi per allontanarsi, ma fu moralmente costretto ad osservare la ragazza impugnare con forza l'ombrello e sputargli in faccia tutta la sua rabbia. Non fece una piega, sentiva quanto fosse furiosa ma accettò quella furia, capiva perchè fosse così grande sebbene la sua portatrice fosse così piccola. Rimase li, fermo, ad ascoltarla, a sentirla fare la voce grossa, dimostrare le proprie capacità mentre il suo corpo si irrigidiva. Sapeva di non potere nulla contro di lui, eppure parlava. Era chiaramente impaurita da quel confronto. Ma non solo per la stazza e l'aspetto di Jorge. Era qualcosa di personale. Doveva aver toccato un punto scoperto. I suoi occhi erano fieri e decisi, ma il suo corpo tremava di insicurezza. Era pronta a combattere? Con un ombrello? Jorge non sapeva rispondersi. Quella ragazzina era quanto di più particolare, strano e lunatico avesse mai visto. Era interessante. Così interessante che volle vedere la sua reazione ultima, quella che scaturiva dalla rabbia più pura, emozione che nessun essere umano sapeva controllare. Perciò dopo il suo discorso, dopo le sue motivazioni, e dopo che lei gli chiese di nuovo di ritirare quello che aveva detto, jorge disse una sola parola.
    No.
    Ovviamente voleva solo vedere come avrebbe reagito la ragazza, per carità non voleva arrivare alla violenza. Ma lei si a quanto pareva. Il gesto della ragazza, lo sfilare una lama dall'ombrello, fu piuttosto sorprendente per Jorge, ma non avevano fatto i conti con hecarim che, come Sumie aveva chiesto, stava dirigendo la mano destra di Jorge al suo collo. Così sottile, così fragile che credeva gli bastasse premere con due dita per spezzarlo. Ma Jorge non era d'accordo. La mano sinistra afferrò per il polso la destra, precludendo così a Jorge ogni sorta di difesa dalla lama celata. Fino a quando...
    Ma che...
    Un colpo di tosse della ragazza e una macchia di sangue sporcò il vestito di Jorge. Cos'era appena successo? Non era stato colpito, sentiva chiaramente la fredda lama sul suo collo ma non si era spinta oltre. Che fosse stata proprio la ragazza a voler semplicemente intimidire Jorge, o fu quel colpo di tosse a salvargli la vita? Non avremo mai risposta di ciò. Jorge assistette a una scena tale da non credere ai propri occhi. Una ragazza che pochi istanti prima maneggiava quell'arma con tale velocità e accuratezza ora tossiva sangue, preda di forti convulsioni e con uno sguardo sconsolato, come se sapesse che prima o poi doveva succedere. Jorge rimase paralizzato per qualche secondo, fino a che lei, con un'ultimo, flebile sospiro, parlò.
    CITAZIONE
    Non... posso... Non... devo... morire.

    Li Jorge si sbloccò. Era così grave? La ragazza stava morendo? Mentre hecarim saltava di gioia, Jorge rifletteva. Non poteva lasciarla morire. Neanche se fosse stata un drago. Ma lei stessa aveva ammesso di non essere un drago, e soprattutto lasciare qualcuno a morire in un vicolo non era la migliore delle azioni quotidiane fatte da Jorge.
    No...!
    Prima che lei potesse cadere, le braccia di Jorge già la sostenevano con forza, ma delicate in modo da non ferire quel corpicino così fragile e piccolo. Lo sollevò, incurante delle macchie di sangue che continuavano ad allargarsi sui suoi abiti. Con un lembo del mantello pulì un rivolo di sangue che usciva da un lato della sua bocca. Era svenuta. In quel momento, senza lo sguardo arcigno, senza il sorriso smagliante, a occhi chiusi, quella ragazzina sembrava un angelo. L'espressione neutra che vestiva era quanto di più rilassante Jorge avesse mai visto. Scosse con forza la testa, uscendo da quella sorta di trance in cui era caduto fissando la ragazza troppo a lungo. Aveva bisogno di cure mediche! E in fretta! Incamminandosi fuori dal vicolo, jorge si chiese come era finito a tenere in braccio una ragazza con le corna e la coda... Che giornata strana.
    Resisti...

    Edited by Random D. Hebi - 30/9/2013, 13:25
     
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    Fluttuava, dondolava piacevolmente come cullata da onde calme, e il calore l'avvolgeva come una bella coperta in una giornata di neve. Era buffo potesse sentirsi così dal momento che non sapeva neppure come fosse dal vivo la neve, come non sapeva come fosse venir cullata dalle onde. Eppure nella sua testa assopita si formò quel pensiero che l'accompagnò per molto tempo, persino durante i suoi sogni.
    Era in un bar, c'erano un sacco di ragazze e ragazzi che sembravano riprodotti in massa. Le ragazze, tutte rigorosamente della stessa altezza tra loro, come del resto lo erano anche i ragazzi tra il loro sesso, avevano tutte la sua stessa faccia. Mentre i maschi, invece, sembravano la sua versione maschile... E la inquietavano non poco. Si comportavano tutti allo stesso modo, gentili, arrendevoli, non alzavano mai la voce con i clienti e facevano tutto ciò che essi gli ordinavano, anche se i loro ordini erano detti in modo sgarbato, anche se dalle loro bocche dopo essi fuoriusciva puntualmente un ''cane!''. ''Muoviti con quel drikn, cane!'' ''Piegati a novanta, cagna!'' ''Lasciati guardare, cane!''
    Lei fissava quegli occhi vuoti continuare a sorridere e annuire, assecondando ogni richiesta... E si sentiva rabbiosa, si sentiva di odiare quel posto come chiunque lo frequentasse. Poi si destò dai propri pensieri e si voltò verso il cliente che la chiamava insistentemente. ''Si può sapere che cavolo di problemi hai stupido cane? Muoviti a riportarlo in cucina e scaldalo!''. E poi un altro, dietro di lei, che strusciava una stupida parte di lui sul suo sedere imitando dei gesti che la sua memoria ''forzata'' identificava come offensivi... E decisamente maliziosi. A quel punto non ci vide più. Sapeva che non doveva farlo, sapeva che doveva fingersi vuota come tutti gli altri, sapeva che avrebbe dovuto semplicemente sorridere e annuire, allontanandosi... Ma lei non era come loro, e la sua mano partì fulminea a scontrarsi contro la guancia del cliente. E allora sgranò gli occhi, toccandosi il collo, ricordandosi del collare e guardando verso il proprietario che già puntava il telecomando contro di lei... Corse veloce, verso l'uscita, ma ben presto il meccanismo scattò e la sua giugulare fu recisa, mentre lei cadeva a terra, in una pozza di sangue. A quel punto si rivede nuotare nel sangue, si rivide fissare il proprio cadavere dall'esterno e quando si guardò il suo corpo era evanescente, nudo, ma non per questo privo di orrende macchie rosse. Alzò lo sguardo e sopra il suo cadavere i clienti ridevano, applaudendo per quello che per le loro menti malate era stato un meraviglioso spettacolo. E lei li guardava e nella sua ingenuità pensava... Vale così poco una vita?
    Sumie riaprì gli occhi lentamente, sbattendo le palpebre più volte, cercando di riprendersi dal brutto sogno. Il cuore batteva ancora forte, la gola doleva come l'inferno, e la sua felpa così come la sua pelle erano totalmente bagnate da quelle orrende macchie dell'incubo. Alzò lo sguardo e vide una delle facce che nel sogno aveva sorriso, mentre ondeggiava con lei. Pensò per un attimo di star volando, che fosse lui a farla fluttuare, e poi abbassò lo sguardo e finalmente si accorse che invece l'aveva semplicemente presa in braccio.
    Voleva portarsi un piccolo pugno a sfregarsi gli occhioni stanchi, ma era troppo debole per muovere un solo muscolo, e allora lo lasciò lì dov'era, serrato sulle vesti dell'uomo, all'altezza del petto. Ci mise un po' a realizzare, tornando alla realtà. Il sorriso che aveva rivisto in sogno era stato rivolto a lei qualche tempo prima da quello stesso uomo, evidentemente divertito dal suo strano comportamento. E lei si era via via arrabbiata di più con lui perché aveva osato mettere in dubbio il suo orgoglio, proprio come il tizio del sogno, sebbene in modo molto meno offensivo... E allora aveva estratto la spada, pronta a combattere per tenersi saldo quell'unico importante valore, ma poi era tornato uno di quegli stupidi attacchi... Il prezzo che stava pagando per aver cercato la libertà. Il prezzo che a quanto pare le spettava per essersi messa contro il destino.
    Respirò profondamente, richiudendo gli occhi stanchi. G-grazie per avermi ascoltata. Sussurrò rivolta all'uomo, che in quel momento era come quell'ipotetico Dio, a cui aveva rivolto la sua richiesta prima che giungesse il buio. Attese di sentire la sua voce, cercando di restare ancorata alla coscienza... Sebbene il suo corpo volesse già ripiombare nel sonno. D-dove mi portate? Non voglio ascendere... Farneticava, con la voce prima così sicura e squillante, ridotta ora a un sussurro... E ben presto Jorge avrebbe dovuto accorgersi che emanava un calore tale da far pensare avesse la febbre molto - troppo - alta.

    Edited by = Midori.no.Neko = - 4/10/2013, 15:42
     
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    La trasportava da diversi minuti ormai e, sinceramente, stava iniziando a sudare freddo anche lui. Si, perchè la ragazza lo faceva già da parecchio, aveva provato a toccarle la fronte e bruciava, letteralmente. Non smetteva un attimo di muoversi, e l'espressione neutrale che indossava poco prima era stata persa in favore di una più sofferente, il volto si contraeva dal dolore e dallo sforzo. Jorge poteva sentire i battiti cardiaci di Sumie aumentare vertiginosamente, respirava molto affannosamente e... stava mormorando qualcosa?
    ...
    Jorge la osservò per qualche secondo, quando sentì dei flebili versi uscire dalla sua bocca. Voleva dirgli qualcosa? No, era ancora in stato catatonico, stava sussurrando qualcosa, si, ma non a lui. Sognava? No, piuttosto stava avendo un incubo, dal modo in cui si agitava. Faticava a tenerla ferma per evitarle di cadere senza metterci troppa forza, evitando di ferirla. Era seriamente preoccupato, quella ragazza era estremamente debole, se quelle erano le sue condizioni fisiche era tutta colpa di Jorge, avendola costretta a correre e a urlare senza preavviso. Si sentì in colpa, chiudendo gli occhi e fermandosi per un istante. Capiva sommariamente cosa Sumie stava dicendo, sembrava parlare a proposito di un cliente, cani, un bar... Per Jorge tutto quello non aveva senso, cosa le passava per la testa? Ma in fondo non poteva biasimarla, con una tale febbre e avendo perso tutto quel sangue non ci si può di certo aspettare un sonno tranquillo e rilassato. Pensando che la situazione era più grave del previsto, Jorge cercò di ricordarsi dove si trovasse l'ospedale... Troppo, troppo lontano dalla zona povera! Ci sarebbe voluto moltissimo tempo, anche diventando Hecarim avrebbe impiegato quasi mezz'ora. Doveva portarla da qualche altra parte, dove ci fossero almeno un primo soccorso, un pasto caldo e un letto morbido. Uscì dalla trance indotta dai suoi pensieri quando vide la ragazza rilassarsi per un istante ed aprire debolmente gli occhi. Lo guardò con calma, dovuta più alla poca forza rimastale in corpo che al suo stato d'animo. La sua voce era sempre un sussurro, quindi Jorge si chinò su di lei per sentire cosa aveva da dire. Non sembrava riconoscerlo del tutto.
    Prima mi punti una lama alla gola poi mi dai del lei... Sei strana.
    Sorrise debolmente, in risposta alla sua richiesta. Poi si voltò in avanti, cambiando immediatamente la sua espressione in una seria e corrucciata. Hecarim sembrava essere scomparso dalla sua mente, tanto era silenzioso e lasciava Jorge libero di pensare.
    Non ascenderai, tranquilla.
    Spinse con forza sul tallone destro, lasciando un solco sull'asfalto. Un attimo dopo stava scattando, rapidissimo, tenendo la ragazza tra due solide braccia corazzate mentre lo scalpitare di quattro possenti zoccoli tempestava nell'aria. Il centauro non sembrava avere nulla da ridire... Al momento.
    Ti porto a casa.
    La role si sposta qui. A chiunque sia interessato.


    Edited by Random D. Hebi - 7/10/2013, 16:04
     
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