Venghino signori...oppure no.

Libera

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    Pg : Perry Cox


    Aveva sempre trovato le fiere di paese tristi ed insulse , esibizioni inutili , allegria artificiale , persone che sciamavano qua e là tra un esposizione e l' altra senza avere una ragione ben chiara del perché ed il percome erano lì , come degli zombie che pure dopo la morte non sapevano fare altro che tornare a vagare per quell' ipermercato che gli piaceva tanto in vita. Con la differenza che gli zombie per lui avevano più cervello di questa gente , medici o presunti tali , ricercatori , imprenditori , signori della guerra...c' era tutta l' allegra brigata , un circo a cui a lui era toccato il ruolo del pagliaccio triste. Perry non si trovava ad una semplice fiera certo , era l' expo di una delle più note multinazionali del mondo , ossia dei più grandi farabutti del mondo per come la vedeva lui ed un expo non era niente più che una fiera di paese al cubo con rotture di palle elevate a potenza.
    Si versò un altro bicchierino di sciroppo per la tosse dalla sua fiaschetta personale , 1/4 sciroppo e 3/4 Southern Comfort per la precisione , mentre ripensava alle milioni di ragioni per cui non si sarebbe voluto trovare lì ed alle poche , ma fottutamente valide , per cui invece era stato costretto a rappresentare il Sacred Heart. Perry è un occasione unica gli diceva Bob il suo capo con uno di quei sorrisi che attribuiresti a Mefistofele in persona tanto erano calorosi ci saranno tutti i pezzi grossi della medicina mondiale , non possiamo mancare. Ci andrei io ma ho il torneo di Golf
    Bob gli avevo risposto dammi una sola buona ragione per darti retta invece che descriverti quale grosso oggetto spigoloso ti infilerei su per l' intestino crasso. I discorsi tra me e Bob erano sempre così , quasi paterni.
    O ci vai o ti do due settimane di ferie fu la sua secca risposta. E sorrise , raggelandomi tutto il sangue nelle vene. DIO CRISTO NON PUOI FARMI QUESTO ! sbraitai. Coninuò a sorridere senza aggiungere altro , non c' era bisogno che aggiungesse altro. Oh si che lui poteva. Quanto lo odiavo , lo detestavamo tutti dalla punta degli zoccoli sino alle corna perché quel bastardo conosceva ogni nostro punto debole. Per Perry due settimane di ferie avrebbero comportato l' obbligo morale di assistere ogni singola ora alla sua gravida ex-moglie , che non vedeva l' ora di usarlo come uno straccio per ripulire il lavello da ogni singola macchia di mascolinità e dignità che gli era rimasta. Dannazione , meglio affrontare un volo transoceanico ed andare a coprirsi di ridicolo a quella fiera presentando qualche stronzata improbabile , perlomeno lì sarebbe stato libero di fallire a modo suo.
    Per cui eccolo lì , seduto scomposto su una sedia pieghevole dietro un lucido tavolo operatorio su cui era adagiata la sua esposizione coperta misteriosamente da un telo , cercando di attirare meno curiosi possibili mentre con un giornale arrotolato e varie bestemmie scacciava quelle piccole creature schifose che sciamavano su e giù intorno a lui. Xenomorfi dell' Umbrella , un altra cosa che detestava dal profondo : per molti il futuro , per lui esseri fastidiosi che puzzavano di cane bagnato. E poi la loro pelle translucida gli ricordava sin troppo la sua ex-suocera , oltre all' odore di cane ovvio. Via bestiacce ! , riuscì a colpirne uno col giornale buttandolo giù dal tavolino e quello per tutta risposta gli sputò un grumo di acido direttamente sul suo cartellino di riconoscimento. Niente male gli stronzetti avevano mirato al cuore, avevano già l' istinto da killer ma nemmeno la loro saliva era abbastanza corrosiva per sciogliere la plastica ultracancerogena e superinquinante del suo cartellino , progettata per durare diecimila anni dopo che la civiltà umana fosse stata nient' altro che polvere. Doveva ricordarsi di ringraziare invece che rompere le palle ai suoi fornitori la prossima volta.
    Ed ora finalmente poteva tornare ad ubriacarsi in pace.
     
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    Sospirò. Si era dovuta allontanare dalla sua bella ''preda'' senza riuscire a strappargli via più di un bacio...e qualche etto di carne. Il succinto vestito di seta era tornato al suo posto insieme al boa di piume candido e alle décolleté dai vertiginosi tacchi a spillo che indossava esclusivamente per l'occasione. Era davvero affranta, e lo rimase per i secondi che le richiese attraversare l'immenso campo deserto, per raggiungere nuovamente l'allestimento dell'expo.
    Frustrazione. Ultimamente si stava riscoprendo capace di provare sensazioni che certo non si addicevano ad una zombie con la sua psiche, sebbene fossero solite svanire veloci quanto erano capaci di riaffiorare. Accadde così anche in quel momento. Se un secondo prima il calore che le animava il ventre le aveva fatto venir voglia di prendere il primo oggetto dalle sembianze vagamente falliche e svanire con esso in qualche vicolo buio...ora, in mezzo alla gente, pensando che niente in fondo era perduto e la notte era ancora più che giovane, il sorriso che così spesso appariva sul suo viso riaffiorò e lì rimase. Decise di entrare in un dei ''mini'' stand/barra piccoli edifici iper futuristici atti all'esposizione di armi di distruzione di massa (o più probabilmente no). Lo scelse totalmente a caso, ripetendo mentalmente una piccola conta. Si ritrovò all'interno di uno spazio abbastanza grande, i vari progetti esposti risaltavano su diversi banconi e all'interno di teche iper lucide circondate da masse curiose. I suoi occhi inumani si guardarono intorno, studiando l'ambiente alla ricerca di qualche particolare interessante che potesse catturarli...particolare che non si fece attendere, palesandosi sotto forma di un'esposizione celata a occhi indiscreti da un telo e un addetto all'esposizione dall'aria piuttosto annoiata, che invece che esporre sembrava preferire affondare i dispiaceri nell'alcol. O forse non era alcol? Poco importava. Con passo spedito ma pur sempre sinuoso e rumore metallico dei tacchi sul pavimento d'ultima generazione, Leben raggiunse quello che pareva un bancone operatorio senza curarsi di altro, con quel suo sorriso malizioso stampato in faccia. Tanto che, se il tizio al banco avesse alzato lo sguardo, si sarebbe probabilmente chiesto chi era quella pazza che lo fissava camminando verso di lui e sorridendo quasi volesse mangiarlo. Ma ovviamente era una possibilità calcolata. E' necessario ripetere quanto adorasse importunare il prossimo?
    Una volta vicina, il suo sguardo passò al misterioso oggetto celato. Con totale noncuranza Leben si poggiò sul bancone, piegandosi e incrociando le braccia su esso. Salve. Scusi se interrompo la sua bevuta, ma sembrava talmente impegnato nel non attirare l'attenzione su di sé che non ho potuto proprio resistere... Mano che andò a sorreggere la testa piegata leggermente d'un lato, sguardo che passò dal telo misterioso all'uomo...ed in fine il suo sorriso si aprì. Il fatto è che sono troppo curiosa, cosa c'è là sotto? E qualcosa in quel sorriso disse chiaro che in realtà non gli importava proprio niente dell'oggetto sotto il telo...ma che altro ci si poteva aspettare da lei?
     
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    Oramai era tardi anche le ultime persone si erano decise ad andare a rompere da un altra parte , magari avevano deciso di seguire il suo cattivo esempio ed ubriacarsi , forse erano semplicemente stanchi di quel vagare insensato. Sorrise dopo l' ennesima sorsata , era già arrivato a metà dello "sciroppo" ed iniziava a sentirsi meglio , la schiena si distese , l' umore migliorava ed era quasi tentato di poggiare entrambe le gambe sul lungo tavolo operatorio piegandosi leggermente indietro sulla sedia...palle lo stava già facendo e non gliene fregava nulla che lo guardassero l' unica cosa che si era trattenuto dal fare sinora era infilarsi una mano nei pantaloni e darsi una meritata grattata , ma non era troppo sudato e presto sarebbe arrivato anche a quello. Poi accadde , fu come essere colpito da una scarica elettrica ed un brivido doloroso gli percorse la schiena , era come se uno sguardo curioso si fosse fissato su di lui , non aveva ancora capito a chi appartenesse ma lo sentiva , aveva un sesto senso per le disgrazie , tipo i boyscout che vengono a venderti biscotti la domenica mattina , il suo giocatore preferito di hockey che si infortuna o l' infermiera Joy che si ricorda di mettere il reggiseno. Aveva attirato l' attenzione di qualcuno , un pazzo forse o peggio un cliente interessato , cercava disperatamente di individuarla tra la folla finchè finalmente non la focalizzò : tacchi alti , capelli corti , un pallore ceruleo e l' aria insidiosa e soddisfatta che solo una donna che sta per stringere le palle di un uomo tra le sue mani sa assumere.
    Oh no no no , non me , cristo non venire da me L' andatura claudicante e l' assenza di respiro non lasciavano dubbi , una non morta , una delle poche cose che aveva imparato dal suo lavoro era distinguere i morti dai vivi , o chi dovrebbe essere morto ed invece purtroppo la medicina moderna riusciva ancora a tenere in vita , forse era fortunato e voleva semplicemente il suo cervello ma aveva un luccichio negli occhi che significava coscienza di sè quindi quell' allettante possibilità era da escludere.

    Salve. Scusi se interrompo la sua bevuta, ma sembrava talmente impegnato nel non attirare l'attenzione su di sé che non ho potuto proprio resistere... mentalmente ritirò ogni complimento che aveva precedentemente fatto agli zombie , alcuni di loro somigliavano sin troppo alla gente normale , una categoria di cui al 99 % gli importava quanto i testimoni di geova , il nuovo singolo di Rihanna o un film di Michael Bay senza esplosioni : nisba , nada , niet zero. Si era persino appoggiata al bancone , come a tentarlo di sbirciare la scollatura , lui invece aveva alzato lo sguardo al cielo e pregava mentalmente per un meteorite che perforasse l' atmosfera e causasse una nuova era glaciale , o più semplicemente un nuovo magnitudo 8 che ingoiasse mezzo Giappone , lui compreso ovviamente , in un crepaccio profondo sino al nucleo terrestre. Insomma non ci voleva proprio avere a che fare con lei.
    Il fatto è che sono troppo curiosa, cosa c'è là sotto? Gli aveva persino sorriso. Diamine era troppo. Diede una piccola spinta coi piedi facendo tornare la sedia e lui stesso in una posizione più eretta e composta , si aggiustò il colletto della giacca sgualcita e posò i gomiti sul tavolo raccogliendo le mani sotto il mente con espressione seria e professionale , guardandola dritta negli occhi.
    Anchio sono curioso : quando ti hanno sepolta cent' anni fa portavi quello stesso vestito demodè che indossi ora vero ?
    Che diavolo non c' era situazione che non potesse essere risolta da una buona dose di maleducazione.
     
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    Leben alzò un sopracciglio perplessa, ma pur sempre sorridente, vedendo l'uomo alzare gli occhi al cielo con fare di chi stava pregando mentalmente. Decisamente una strana reazione, quella, ma niente a confronto di ciò che accadde poco dopo.
    L'uomo si era voltato verso di lei, rimettendosi composto sulla sedia, posando persino la testa sulle mani con fare interessato come aveva fatto lei stessa, per poi...
    ''Anchio sono curioso : quando ti hanno sepolta cent' anni fa portavi quello stesso vestito demodè che indossi ora vero ?''
    Leben sgranò gli occhi. Per un misero secondo parve quasi sconvolta, colpita, affondata, distrutta, totalmente sconfitta, tanto che i capelli bianchi crollarono coprendole il viso, quasi stesse per piangere e non volesse farsi vedere. Le spalle cominciarono a venir scosse da piccoli sussulti, su e giù su e giù su e giù così veloce che le virgole non servono neppure per scandirne il tempo. In fine il viso si alzò e... la risata gli esplose dritta in faccia.
    AHAHHAHAHAHHAHHAHAHAHHAHAHHAHAHHAHAH!
    Si bloccò dopo interminabili minuti, nessun respiro affannato, proprio come se non fosse successo. Gli sorrise, ancora.
    ''Demodè''? domandò, mentre la sua testa crollava di lato, come se tale parola non facesse parte del suo vocabolario. E' insulto o qualcosa che si mangia? E da lì il nostro eroe avrebbe dovuto capire che con la maleducazione, quella volta, non sarebbe andato da nessuna parte. Se voleva liberarsi di quella zombie, doveva escogitare un piano, un piano ben studiato per giunta.
    Leben si fece più vicina alla sua faccia, troppo vicina anzi, e con fare di una bambina che cospira con il suo compagno di giochi, quasi stesse confidando un segreto, domandò: Ora me lo fai vedere cosa c'è là sotto?
     
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