Quanto vale un'anima?

x Hyp e poi pure Neko

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    Quanto vale un'anima?
    L'espressione della commessa non sembrava presagire nulla di molto eccitate. Sembrava scocciata, e il suo disinteressato limarsi le unghie masticando violentemente quella gomma tra i denti rendevano il tutto un quadro decisamente odioso. Thresh ricambiò il suo sguardo con un altro perplesso, finché lei non gonfiò un palloncino con la gomma e glielo fece esplodere in faccia.
    Scusi signor punk, te lo dirò chiaramente: sei fuori moda, e con lo stile non ci puoi fare la spesa.
    Sicuramente lei aveva frainteso, il nostro povero carceriere avrebbe potuto pagare più che volentieri la spesa che aveva fatto con alcune delle sue preziose anime, ma a quanto pare non tutti danno valore a cose del genere. Da un lato era positivo, dall'altro piuttosto scocciante. Thresh voleva ribattere ma si trattenne con un sospiro, portò lo sguardo sul carrello pieno e poi frugò di nuovo nel portafogli a dir poco vuoto. Alzò lo sguardo al cielo, o meglio al soffitto incrostato di quel market anche economico messo fuori città. Non voleva lasciare in quel posto tutte le merendine che aveva messo nel carrello, non ne aveva realmente bisogno ma semplicemente era goloso. Essere uno zombie è un pò come essere in cinta: non hai necessariamente bisogno di qualcosa ma la vuoi e basta. Tirò fuori tutte le monetine che aveva, le gettò con rabbia sulla cassa e si limitò a prendere una berretta di cioccolata dalla cassa, spingendo con un piede all'indietro il carrello, abbandonando il suo prezioso bottino. Si riempì subito la bocca di cioccolata e se ne andò senza salutare anche. Che cattivone.
    Questo paese è il più ricco del mondo ma non si trova lavoro nemmeno a pagarlo. Deve essere una maledizione dal passato.
    In realtà la disoccupazione non era più un suo problema, o almeno da quel giorno non lo sarebbe più stato dato che finalmente il ragazzo pikachu gli aveva trovato un'occupazione a sua detta "non nociva per la società". Sarebbe stato tutto da vedere. Tornò a casa, casa dolce casa, dove ovviamente stava aspettando che lo venissero a prendere: una prigione diroccata, oramai in disuso, ma con ancora l'odore di morte al suo interno. Thresh aveva preso la stanza migliore: la cella centrale, quella dove c'erano i carcerati che duravano meno poiché sentivano i lamenti di tutti gli altri, proprio tutti. Dicevano, quei gran signori ingessati ed eleganti, che sarebbero venuti a prenderlo con una limousine. Partire dal presupposto che il giovane Faustino era un ragazzo semplice, non aveva visto molte cose del mondo, quindi si domandavano come potevano prelevarlo con una mucca. Magari non venivano tutti e il bestiame era addestrato per quello scopo, ma lo trovava comunque singolare. Decise di concedersi un momento di riposo nell'attesa degli ospiti: si sedette sulla sua personale poltrona munita di diversi spuntoni sulla quale si accomodò, e dato che tirava una leggera brezza gelida si coprì con qualche fila di catene, stringendole a sé come se fosse desideroso del calore di una coperta. Faceva quasi tenerezza.
    Ah quanto mi manca la vita in carcere! Ma ricordo bene che a scuola tutti gli studenti la definivano un carcere minorile. Spero che le cose col tempo non siano cambiate, altrimenti mi ci dovrò impegnare parecchio in questo nuovo lavoro...
    Fantasticava, anzi pregustava già il suo nuovo impiego, piuttosto impazientemente. Un sorriso anche più largo del solito si stampò sul suo volto, mettendo in evidenza i piercing che tenevano assieme la sua faccia poco raccomandabile.
     
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    Un occasione speciale. E' così che in Italia chiamano i lavori tediosi per farteli sembrare più emozionanti. Avevano un patto si, ma Catherine si rifiutava di diventare il positivo dell'uomo saetta, aveva ancora il suo orgoglio prima del divertimento e del lavoro. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di non essere lì, ma diciamo che il fatto di esserlo in una limousine a 5 stelle le aveva fatto dimenticare un pò l'amarezza di quel compito. E dopo il secondo bicchiere flirtava già col pilota.
    Hey Battista, ma sei sicuro che dobbiamo proprio andarci in quel posto? Dai andiamo a divertirci, io e te, ci facciamo un giro in centro e poi andiamo a cena fuori, deve essere noioso tenere il culo sul sedile tutto il giorno...
    Sentire quella bella ragazza e il suo tono francese tentarlo in quel modo divertì Battista che si lasciò sfuggire una leggera risata, scambiò uno sguardo con lei attraverso lo specchietto retrovisore e tentò di sviarla.
    Signorina abbia pazienza, abbiamo un compito da portare a termine. Non mi fraintenda, la passerei volentieri una giornata del genere con lei, ma purtroppo la mia etica mi impedisce di disobbedire agli ordini di un monarca.
    Catherine accavallò le gambe e si distese sul sedile con comodità, allargando i gomiti sui sedili e distogliendo lo sguardo con grande disappunto, e anche un pò di delusione.
    Non sai cosa ti perdi.
    Un'altra leggera risata da Battista che in cuor suo sapeva che aveva buttato un'occasione con i fiocchi. Quel vestito da professoressa uscita da qualche video porno poi la rendeva ancora più affascinante. Qualche anno fa avrebbe pianto come un bambino per l'occasione persa, ma ora era maturo e serviva l'impero di Roma. Quindi avrebbe pianto come un adulto per l'occasione persa. Catherine sorseggiò ancora il bicchiere mezzo vuoto lasciandoci sopra una vistosa traccia di rossetto, poi si piegò in avanti per migliorare la qualità della conversazione col pilota.
    Mon ami, sai qualcosa di questo "Carnovasshh" che andiamo a prendere?
    A causa dell'accento francese, la pronuncia di quel cognome per lei era assolutamente impossibile. Battista non tardò a rispondere, rimanendo comunque concentrato sulla strada.
    Ad essere sincero anche io ne so poco signorina, so che si sono incontrati con il monarca Zaborg del tempo fa, poco dopo aver reclutato anche altri elementi per il nuovo progetto di rieducazione nella scuola di Roma. L'unica cosa che so è che fa parte della schiera di fenomeni da baraccone che dovrebbero essere più morti che vivi. Non mi fraintenda, non ho pregiudizi contro questi esseri, dico solo che sono davvero inquietanti.
    Come dargli torto dopotutto, Battista era un'agente di Zaborg, non un guerriero dotato di abilità speciali, ai suoi occhi la situazione era completamente diversa.
    Non preoccuparti, sono certa che questo tipo è più normale del solito. Dov'è che abita?
    Fu in quel momento che la limousine nera decelerò, fino a rallentare quasi del tutto davanti ad una prigione oramai caduta in disgrazia. Battista la indicò, mostrandola a Catherine
    Siamo arrivati, eccolo lì, guarda.
    Il tono del pilota sembrava voler dire "sei pronta a rimangiarti tutto?". Catherine si affacciò dal finestrino e dovette togliersi gli occhiali per poterlo vedere con i suoi occhi e senza inganni. Sgranò la bocca decisamente sorpresa, aveva toppato alla grande con l'ultima frase.
    Oh mon dieu...
    Scese con non pochi dubbi dicendo a Battista di rimanere all'erta per ogni evenienza, in realtà avrebbe preferito non entrare in quel posto da sola, ma l'idea che qualcuno potesse portarle via la sua limousine e soprattutto i suoi drink la terrorizzava ancora di più. Entrò in quella tomba di cemento e metallo, il pavimento scricchiolava, le porte erano praticamente tutte rotte o inesistenti. Solo le celle erano in buono stato, ma chi mai vivrebbe in un luogo del genere??
    Monsieur Carnovash? Mi manda il monarca Zaborg, sono Catherine Marchand... halo?
    Iniziava a pensare che Zaborg avesse trovato un fantasma da reclutare, il classico stereotipo del fantasma con lenzuolo in testa e le catene che trascina per terra. Continuò a girovagare senza meta e senza risposta, finché non lo trovò seduto su una poltrona alquanto singolare... coperto da delle catene. Il radar per psicopatici di Catherine si stava attivando.
    Monsieur Carnovash?
     
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    Un rumore fastidioso disturbò i suoi sogni. Una cadenza decisamente straniera e a dir poco lacerante per il suo sonno lo costrinse a svegliarsi e in maniera anche troppo violenta per i suoi gusti. Aprì gli occhi e vide una figura davanti a lui. In un primo momento pensava si trattasse di un carcerato che aveva bisogno di una lezione, poi però tornò alla realtà e la figura di quell'affascinante donna si concretizzò ai suoi occhi. Bella si, e anche col vestito a righe, sbagliato ma era un inizio. Ma era sveglio? Sembrava una fantasia erotica, gli venne il dubbio di essere ancora addormentato.
    Fammi un favore zuccherino, chiamami Thresh e basta, né MONSIER Carnovash, né GASRON Faust. Odio questi vezzeggiativi, se poi sono pure in una lingua che non capisco è anche peggio. Ci siamo appena conosciuti e mi hai già irritato, mi piace.
    Si alzò in piedi rapidamente, facendo scrosciare tutte le catene che aveva addosso in maniera decisamente rumorosa. Si massaggiò il collo e fece un lungo respiro, che comodo sonno, tutto merito della sua sedia speciale. Si avvicinò a lei di qualche larga falcata e la vide meglio. Non aveva tratti particolarmente italici, si capiva che era straniera, ma sembrava uscita da un film porno sulla scuola quindi doveva necessariamente essere la tizia che l'avrebbe traghettato verso la sua destinazione prossima. Un ampio sorriso soddisfatto ed entusiasta si aprì sul suo volto, al punto che le fessure tra i piercing si aprirono leggermente. Prese la lanterna che pendeva dal suo fianco e la sollevò, portandola all'incirca all'altezza del suo volto e facendola ciondolare toccandola con l'altra mano.
    Io e i miei amichetti siamo molto contenti di conoscerla signorina Marchand, e speriamo dei servire questo paese al meglio delle nostre capacità.
    Era decisamente ironico, ma in fondo non aveva mai lavorato per un pezzo grosso, non sapeva realmente come funzionasse quindi aveva improvvisato. Legò nuovamente la sua lanterna alla cintura e si sistemò il lungo e lacero cappotto scuro, decisamente meno elegante di Catherine, ma Thresh non si vestiva in alcun modo al di fuori di quello.
    Procediamo. Non voglio restare troppo qui o mi verrà nostalgia.
    Senza attendere ulteriori convenevoli le passò di fianco e si diresse verso l'uscita, era davvero molto impaziente di arrivare a destinazione doveva riconoscerlo, al punto che la prospettiva di abbandonare la sua dolce e accogliente casetta non lo spaventava più di tanto. Tra l'altro, la stimolante apparizione di quella bella accompagnatrice lo aveva reso più loquace del solito, al punto che non risparmiò un saluto nemmeno per l'autista.
    Oooooh quindi QUESTA è una limousine. Sono sinceramente colpito.
    Aveva già visto quel genere di macchina ma non sapeva come si chiamasse. E quando entrò al suo interno e vide le meraviglie che conteneva si sarebbe rivelato alla stregua di un bambino al luna park, circondato da cose che gli facevano risplendere gli occhi: merendine ovunque. Anche alcolici, ma in fondo non gli importavano, non più delle merendine.
     
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    Ancora spaesata, accennò ad una stretta di mano, ma il ragazzo davanti a lei si limitò a far ciondolare la sua lanterna davanti agli occhi di Catherine parlando al plurale. Era davvero un tipo strano. Era anche un bel ragazzo, solo che andava in giro in maniera davvero singolare. Sembrava uscito da un romanzo gotico. Davvero una bella coppia: la protagonista di un film porn ostudentesco e un personaggio lovercrafrtiano che più sinistro non si può. A conti fatti, non sembrava una cattiva persona, quindi dopo aver fatto spallucce Catherine si tranquillizzò e lo seguì più tranquilla, senza però dire altro. Thresh sembrava anche più entusiasta di lei, era stato amichevole con Battista e ora stava razziando praticamente qualsiasi leccornia nascosta nella limusine. Non era di certo un fantasma, e se adorava il dolore poteva essere solo uno zombie o qualcosa del genere, ma non aveva mai visto uno zombie essere goloso di cioccolata. Catherine si sedette di fianco a lui e fece cenno a Battista di ripartire, lasciandosi finalmente alle spalle quella tetra atmosfera.
    Devo dirtelo Thresh, sei un tipo proprio strano. Sono pronta a scommettere che tu sia un morto vivente, ma piuttosto che puntare al mio cervello punti alle barrette di cioccolato. Non che ti biasimi per il cioccolato, ma sono sinceramente curiosa.
    E lo era sul serio, al punto che si mise nella sua classica posa da ascoltatrice: gambe accavallate, gomito sul sedile, rigorosamente piegato in modo che la mano potesse comodamente sostenere il suo mento pogiato su di essa. Forse quel tipo serbava più sorprese di quane Catherine se ne aspettasse.
     
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    Non diede subito molto peso né al movimento della macchina né alle parole di Catherine, era decisamente molto preso da quell'abbondanza. Il fallimento al mercatino gli aveva lasciato l'amaro in bocca, amaro che poteva essere lavato solo con cioccolato e caramello filante. Resosi conto di quanto si stava ingozzato si diede un contegno e mandò giù tutto di botto tenendosi chiusa la bocca e sollevando un dito con l'altra mano come per farle capire che voleva dire qualcosa ma doveva pazientare un attimo.
    Pensaci: neanche gli uomini normali hanno bisogno della cioccolata per sopravvivere e tra di loro ci sono anche dei vegetariani. Noi zombie non abbiamo proprio bisogno di carne per sopravvivere, siamo già morti non è quello il problema. E poi non amo mangiare le persone, le mie attività con la loro carne sono assai più raffinate. Ottima intuizione comunque, anche se la pelle pallida non giocava a mio favore.
    Ridacchiò, scartando un'altra barretta di cioccolato e mettendosela in bocca senza morderla. Iniziò a frugare tra gli scomparti in modo da cercare una bevanda che non sparasse la pressione corporea a mille, magari anche zuccherata possibilmente.
    Tu però non sembri una vera insegnante, anzi sembri proprio un'attrice porno. Senza offesa ovviamente. Immagino che tu sarai l'arbitro non è vero? I mostri come noi si vestono in maniere appariscenti, ma non così tanto come te mia cara sexy professoressa. Sei umana fino al midollo, anzi ti dirò di più: non ho mai visto uno zombie francese e non oso immaginare la sua golosità di cosce di umani.
    Adorava fare battute poco divertenti sugli stereotipi razziali, al punto che dovette fare un enorme sforzo per trattenere una battuta che stava divertendo unicamente lui. Ma Faustino era un anticonformista, dell'opinione altrui non gli importava granché, dopotutto quando sono appese per un gancio e frustate le persone sono tutte uguali.
    Condividiamo informazioni, ti va? Ricordiamo che non ha ancora dato un singolo morso alla barretta che stringe tra i denti. So che andiamo in una scuola che funge da "centro di recupero" per personaggi sinistri tipo me, che hanno una brutta fedina penale ma che sono stati bravi ragazzi abbastanza a lungo da meritarsi una seconda possibilità. Partiamo dal presupposto che avete un metro di giudizio ridicolo dato che avete preso uno come me, ma sorvoliamo. Ci sono tanti bei psicopatici come me che girano in quel posto sotto copertura per reintegrarsi nella società, ci sei tu che fai da moderatore per evitare che qualche ragazzino faccia una brutta fine, e poi c'è Zaborg che diventa sempre più bello e più bravo egli occhi dell'Imperatore. Fin qui ci sono giusto?
    Finalmente un morso su quella barretta, ma sarebbe dovuta andare giù da sola perché la cosa più dolce che aveva trovato era dello champagne che decisamente non si accompagnava bene con le noccioline tostate.
     
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    Era un gran chiacchierone per essere uno spirato, ma quantomeno sembrava innocuo. Vederlo ingozzarsi di merendine lo faceva somigliare ad un grosso bambino che aveva solo bisogno di essere tenuto d'occhio. Non sembrava il terribile carceriere infernale che Zaborg le aveva raccomandato di trattare coi guanti. A parte la terribile battuta sui francesi, la sua logica non faceva una piega e mise nello sguardo di Catherine una punta di curiosità. Sapeva che era un torturatore, ma era impossibile non provare ad immaginare qualcosa dopo che le aveva confessato che della "carne" ne faceva un uso "assai diverso". Ma lo lasciò continuare, voleva saperne di più ed era ben informato sulla cosa. A dirla tutta anche lei non ne sapeva poi così tanto, ma volle comunque aggiungere qualcosa all'argomento.
    Non è tutto, devi sapere che io sono si la moderatrice, ma sopra di me c'è ancora qualcun altro, ed è uno di voi.
    Sorseggiò il drink che Thresh aveva ignorato, cercando bevande più infantili. Si era decisamente un bambinone cresciuto.
    In pratica si tratta di un'autogestione, dovete diventare consapevoli di ciò che fate non sentirvi obbligati. Io devo solo tenervi sotto controllo ed evitare catastrofi, ma tu non mi sembri uno da catastrofe non è vero? Sei un carceriere, devi essere discreto. Non preoccuparti, gli alunni ti daranno occasione di meritare la tua ira, devi solo stare attento a non uccidere nessuno, e soprattutto a non esagerare.
    In realtà non gli avrebbe permesso di torturare proprio nessuno, ma voleva farlo sentire a suo agio e continuare la conversazione. Più cose sapeva e meglio sarebbe stato. Non poteva però approfondire il discorso sul "grande capo" dato che anche lei stava andando ad incontrarlo assieme a Thresh proprio quel giorno. A quel punto intervenne Battista, a sua volta preparato sull'argomento.
    C'è dell'altro: quando uno di voi "tipi strani" raggiungete il limite massimo di ammonizioni, tutti gli altri sono autorizzati a sfogare qualsiasi tipo di punizione su di lui, dando libero sfogo alle loro fantasie, anche uccidendolo se necessario. E' un modo per darvi comunque una valvola di sfogo ed evitare che diventiate delle bombe ad orologeria.
    Catherine annuì e si limitò a sorseggiare, lasciando a Thresh ulteriori commenti.
     
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    Le informazione di Catherine erano illuminanti, a quanto pare Zaborg stava organizzando un vero e proprio parco dei divertimenti per famiglie, che tipo enigmatico. Ma la cosa che più lo divertì fu quello che disse l'autista, convinto che si trattasse di una cosa positiva. Thresh rimase in silenzio per qualche secondo, poi partì una risata trattenuta con molta fatica. Poi le sue labbra esplosero, quasi sputò a terra ed iniziò a ridere vistosamente, divertito come se non avesse riso da parecchio e ora si stava finalmente sfogando. Dopo aver placato la sua risata, riprese, squadrando lo sguardo dell'autista nello specchietto.
    Mi piace questa regola, ma io credo che sia fin troppo a doppio taglio. E se uno di noi, per nulla intenzionato a fare il bravo ragazzo, sabotasse qualcun altro all'unico scopo di farlo fuori, addirittura regolarmente?
    Riprese a ridacchiare, era davvero divertito.
    Oh ragazzi, è anche meglio di quanto pensassi! Non è una prigione, è un fottuto manicomio! Ahahahaha!
    Quasi si strozzò con l'ultima risata ma buttò giù anche l'ultimo pezzo di barretta pulendosi le mani. Si sentiva piuttosto soddisfatto a quel punto e lo sarebbe rimasto per un pò. Gli era rimasta sulla gola la sua bibita gassata o zuccherata ma era il minore dei problemi, dato che oramai Thresh era impaziente di arrivare a destinazione.
    Quanto manca? Sono decisamente entusiasta ora, e scommetto anche tu mia cara.
    E nel dirlo le diede una pacca sulle cosce, guardandosi attorno col suo sorrisetto divertito stampato sulla faccia. Per fortuna nessuno dei piercing aveva ceduto, sarebbe stato un peccato sporcare una mucc... una macchina così bella.
     
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    La reazione di Thresh alla notizia di Battista era abbastanza strana e forse anche un pò inquietante. Catherine non si preoccupò più di tanto, anzi il suo interesse verso Faust cresceva man mano che lo conosceva, era diverso dai soliti psicopatici che aveva conosciuto, aveva una mentalità davvero singolare e voleva approfondire la sua conoscenza. Battista invece non vedeva l'ora di concludere quel viaggio, Thresh era riuscito a spaventarlo quanto bastava.
    Io credo che manchi ancora un pò Thresh, forse dovresti dirmi di più sulla tua razza.
    Il suo accento fece sembrare quel tono interessato quasi lussurioso, e il suo sguardo quasi permanentemente sensuale non aiutava affatto dal distogliersi da quella idea. Si avvicinò di più a Thresh prima di continuare a parlare, facendo scivolare il sedere sui sedili di pelle della limusine.
    Anche io conosco alcune battute sui non morti come voi, dicono che l'assenza di sangue che scorre vi renda impotenti e poco focosi, ma tu mi sembri una vera testa calda. Mi sa che devi fare luce su questo dettaglio o continuerò a prenderti in giro così.
    Gli diede il bicchiere che stava sorseggiando, magari a Thresh non piacevano quel genere di bevande ma sicuramente non poteva rifiutare un simile invito dalla sua nuova amica. Sarebbe stato molto scortese e dato che si era dimostrato fin troppo educato fino a quel momento, a parte la razzia della cioccolata, l'avrebbe delusa non poco.
    Parla con me almeno eviti di spaventare Battista.
    A quel punto fu lei a ridacchiare, e strappò un sorriso anche al pilota che scosse il capo e tornò a fare il suo dovere.
     
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    Quanto amava fare la parte dello spettro spaventoso, avrebbe quasi voluto che quel tizio al volante fosse al posto di Catherine in quel momento, giusto per dargli altre soddisfazioni e continuando a tormentarlo con altre ambigue considerazioni. Catherine spezzò una lancia in favore del suo amichetto autista e concentrò l'attenzione su di lei, non che ne avesse bisogno dato che era difficile schiodarle gli occhi di dosso, ma a quanto pare alla tentazione non c'è mai fine. Thresh accettò il drink della ragazza, non è che li disprezzasse semplicemente preferiva lo zucchero.
    E' colpa della vostra mente umana, così piatta e legata al corpo. La carne è una prigione, non conta quello che ti scorre nelle vene o ciò che ti passa nel cervello. La volontà è nell'anima delle cose, tutto ciò che pensa e prova emozioni ha un'anima, perfino le macchine e noi zombie. Molti ci definiscono senz'anima, la verità è proprio il contrario: siamo anime intrappolate in un corpo morto, che di conseguenza lo tengono vivo. Quindi se ho volontà di stringere i pugni e di tendere i muscoli, posso anche sputare e posso anche eccitarmi.
    Portò una mano chiusa vicino alla testa, picchiettandosi una tempia con l'indice leggermente disteso.
    La mente e le percezioni sono tutta una questione di anima, fidati di uno che di anime ne sa qualcosa.
    Ridacchiò di nuovo, per poi distendersi sul sedile a gambe e braccia aperte, chinando la nuca e rilassandosi completamente.
    Quindi non solo le tue voci sono infondate, ma posso dirti anche che non sentendo la fatica siamo anche più efficienti delle persone normali.
    Un lascivo occhiolino saltò fuori dallo sguardo del carceriere, poi scosse le natiche nel tentativo di mettersi comodo ma sbuffò rumorosamente.
    Questa macchina è fantastica ma è davvero scomodissima. Non avete un sedile un pò più spigoloso? Mi siederei sui cassetti ma ci sono troppe bottiglie e bicchieri.
    Ammettiamolo, gli mancava la sua preziosa sedia spinata. Ah quant'era stato sciocco a non portarla con sè! Avrebbe dovuto farne una nuova, che gran fatica.
     
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    Il labbro superiore di Catherine assunse un aspetto felino quando Thresh diede risposta ai suoi dubbi, forse in quella scuola si sarebbe divertita anche più del previsto. Thresh pareva conoscere molto bene il concetto di anima, e ripensandoci le tornò in mente la sua lanterna. Era contornata di uno strano alone inquietante, forse Thresh era molto più pericoloso di quanto non volesse ammettere. Forse lui non se ne rendeva nemmeno conto, prendendo tutto come un semplice gioco o un passatempo. Quella era anche una buona occasione per studiare la psicologia di persone che hanno perso la loro umanità, con una tale perdita anche la loro mente necessariamente deteriora. E se uno era già un folle in vita, figurarsi cosa può succedere quando subisce un mutamento del genere. Un discrso interessante che però verrà eclissato dall'eterna e a volte folle curiosità di Catherine. Vedendolo in una situazione letteralmente scomoda, decise di offrirgli un giaciglio più confortevole.
    Hai detto che non ti piace mangiare le persone quindi credo di potermi fidare: perché non ti sdrai sulle mie gambe, sono certa che le troverai più comode di un freddo sedile di pelle. Questa è carne viva, no?
    L'orecchio di Battista a quelle parole si ingrandì di circa tre volte e la strada perse completamente tutta la sua attenzione. Non era una novità che Catherine facesse la prima mossa quando vedeva una persona che la interessava, non si trattava di un comportamento depravato o ninfomane, semplicemente era una ragazza curiosa e passionale, non per nulla francese.
    Non fare il timido.
    Lo incoraggiò battendo delicatamente la mano sulle sue gambe, era un invito che non può e non deve essere rifiutato, ma colto alla prima occasione senza rimpianti.
     
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    La tecnica della giraffa. Avete presente quando guidate e c'è un sole accecante, che vi costringe a sollevarvi dal sedile il più possibile per evitare di perdere la vista? A quel punto vi ritrovereste con un collo di circa 40 centimetri più lungo e con l'acconciatura spalmata sul tettuccio della macchina, intenti ad osservare con circospezione i dintorni, e vi verrà anche una voglia inaspettata di masticare la vostra stessa saliva. Quella è la tecnica della giraffa, che a quanto pare la curiosità di Battista conosceva fin troppo bene. Il discorso di Thresh pareva aver colpito Catherine anche più del necessario, Faustino si era riscoperto anche playboy e ne fu soddisfatto. Dei lati di te non li scopri nemmeno dopo che muori, c'è poco da fare. Ma bisogna capirlo, poche sono le ragazze sane di mente che hanno provato ad avvicinarlo, e ancora meno quelle che hanno giaciuto con lui senza avere gambe e braccia impalate. Le fortunata che gambe e braccia le avevano ancora.
    Accetto volentieri.
    Assumendo quasi una posizione fetale, Thresh si piegò fino a chinarsi sulle sue gambe, posando la testa su di esse e accompagnandola anche con le mani, accarezzandole e stringendole tra le dita. Una forte tentazione per uno zombie, anche meglio della cioccolata, ma Thresh sapeva controllare i suoi istinti, era caduto più volte nel tranello di mordere una persona che non aveva nemmeno iniziato a torturare ed era morta fin troppo prima del previsto. Catherine aveva risposto fiducia in lui, un lato che il carceriere non conosceva di sé gli suggerì che era meglio fare il bravo ragazzo, e da quella situazione avrebbe tratto molto più di quanto si aspettava.
    Dimmi un pò, fai accomodare tutte le tue nuove conoscenze sulle tue gambe oppure il tuo sogno nascosto è quello di diventare un cuscino? Perché devo dirtelo lo faresti fin troppo bene.
    Da quella posizione era difficile tenere in equilibrio il bicchiere sul sedile, la prima buca l'avrebbe fatto versare, quindi lo porse a Catherine in modo che potesse tenerlo lei e anche finirlo. Thresh sarebbe rimasto lì, in immersione o "esplorazione", lisciando quelle magnifiche gambe come un adoratore. Non aveva timore di sembrare un maniaco, dal suo punto di vista stava semplicemente ammirando un buon pezzo di carne, come una di quelle torte artistiche che ci montano sopra i castelli di roba e ti prende decisamente a male quando iniziano a tagliarla fetta per fetta.
     
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    Lo sappiamo tutti come finiscono le role hentai. C'è sempre una grande audacia da parte di qualcuno o un disgraziato incidente che succede per purissimo caso. Ma in questo caso la situazione andò in maniera molto diversa. Dopo che Thresh avesse dato dimostrazione di apprezzare la generosa offerta di Catherine iniziando addirittura ad accarezzarla, quest'ultima prendendo il bicchiere che il ragazzo si era preoccupato di riconsegnarle, lo sollevò fin troppo pericolosamente e se lo versò volontariamente addosso, bagnandosi il petto e anche una parte del bel faccino deturpato del carceriere. Nessun incidente, è proprio Catherine che è un caso particolare quasi patologico da questo punto di vista. Tutta colpa della curiosità.
    Accidenti! Scusami Thresh non volevo davvero. Tirati su, lascia che ti asciughi. (Recitato male)
    Tirò fuori un fazzoletto in modo da poter asciugare la faccia di Thresh quando si fosse rimesso in piedi, per poi passarlo distrattamente anche sul suo petto. Sbuffò, sempre recitato male, sbottonandosi una buona parte della camicetta e mettendo in evidenza il suo prosperoso seno. Battista oramai stava quasi sudando ed era sul punto di impazzire per l'occasione che aveva perso. Catherine lo guardò divertita, per poi allungare una gamba verso il pulsante che sollevava il vetro oscurato tra il pilota e il resto della limousine, tenendolo premuto con il tacco e mettendo in evidenza la linea perfetta delle sue gambe.
    Ogni lasciata è persa Battista, e rimani concentrato: quella non è la leva del cambio.
    Liberatasi degli sguardi indiscreti di Battista, era più tranquilla. Non che non l'avrebbe lasciato guardare o addirittura partecipare, ma qualcuno doveva pur guidare e stavolta toccava a lui.
     
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    In un primo momento si sentì stranito nella sensazione di bagnato che lo colse sul capo. Non immaginava Catherine avesse questo genere di perversioni, o forse era un caso di incontinenza. Sentendo l'odore però si tranquillizzò e capì che aveva versato semplicemente il drink. Che fervida immaginazione. Si tirò su per ritrovarsi immediatamente il fazzoletto di Catherine davanti agli occhi, lasciandolo anche un pò interdetto. Non era mica un bambino che aveva bisogno di aiuto per soffiarsi il naso. Catherine concretizzò le sue intenzioni iniziando a spogliarsi, Thresh oramai aveva un quadro completo della situazione e sicuramente non si sarebbe tirato indietro all'ultimo. Lasciò che Catherine si divertisse ancora un pò con Battista, prendendolo in giro ed isolandolo alla guida. Un pò gli dispiaceva per lo sfortunato pilota, ma ci pensò la gamba della ragazza a fargli dimenticare anche come si chiamasse quel povero essere dietro il volante. Thresh afferrò la gamba di Catherine quando ebbe finito di tirare su il vetro oscurato e se la portò sul ventre, lasciando che la mano scivolasse su tutta la sua lunghezza fino a raggiungere le natiche, e a quel punto avrebbe tirato verso di sé anche Catherine, stringendola con l'altro braccio intorno alla schiena e portandola davanti ai suoi occhi.
    Lo sai che a questo punto non si torna indietro vero? Me lo auguro perché come ti ho già detto la stanchezza è un problema assai lontano...
    Suonava più come una minaccia che come una provocazione, tuttavia si era convinto oramai che per attirare l'attenzione di Catherine doveva suscitare la sua curiosità, quindi non era preoccupato di spaventarla. Avvicinò il suo volto a quello della ragazza e andò a cercare le sue labbra, i francesi sono sempre stati rinomati per i loro baci, era curioso di vedere se quella ragazza era all'altezza del suo sangue. Da canto suo Thresh non pretendeva una grande prestazione, si sarebbe accontentato di provare semplicemente quelle splendide e carnose labbra come già testava quel morbido e abbondante seno sul suo petto. Era vero, ce n'era abbastanza anche per due, ma qualcuno deve pur guidare.
     
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    Io non mi tiro mai indietro...
    Disse con fare sensuale, lasciandosi trattenere da Thresh mentre lei cingeva entrambe le bracci intorno al suo collo e si lasciava baciare. Doveva essere sincera, pensava che quei piercing avrebbero dato fastidio e invece non si intromettevano minimamente, era evidente che Thresh ci conviveva da sempre. Ovviamente Catherine non era nuova in quel campo, e uno dei suoi punti forti erano sempre stati i suoi baci: delicati ma stimolanti quanto basta per far impazzire gli uomini anche solo con quello. Le loro labbra si incrociarono e subito fecero la stessa cosa anche le lingue. Catherine esitò, si limitò a mischiare la loro saliva, poi si fece più audace e la passione la colse, lasciando che i loro corpo iniziassero a dimenarsi mentre si baciavano con gli occhi socchiusi e lentamente il piacere diveniva l'unica cosa importante. Non lo lasciò fino all'ultimo, si staccò anzi con grande disappunto, ma la cosa non fece altro che esaltarla ancora di più Si sistemò gli occhiali dissestati a colpa dell'impeto e poi puntò di nuovo lo sguardo su di lui.
    Togliti quella giacca, non ti servirà...
    E lei avrebbe fatto lo stesso, togliendosi definitivamente la camicetta e rivelando il suo intimo nero di pizzo superiore, a quanto pare non indossava altro sotto quella camicetta. Si tolse frettolosamente anche la sciarpa e poi slegò i capelli lasciandoli fluire quasi sulle sue spalle. A quel punto attese anche Thresh prima di continuare e gettarsi di nuovo tra le sue braccia, stavolta però salendo lei su di lui, con le gambe divaricate e la gonna pericolosamente sollevata per eseguire un movimento del genere.
     
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    Catherine non aveva deluso le aspettative di Thresh, era stato un bacio fantastico, anzi era abbastanza sicuro che nessuno l'aveva mai baciato così e per un attimo rimase quasi scosso. Non quanto la ragazza però che sembrava ancora più stimolata di prima. Senza pensarci né avendo la capacità di poterlo fare il ragazzo eseguì il suo ordine e si tolse il lacero cappotto gettandolo qualche sedile più avanti, in modo che non desse fastidio. Prima che potesse fare qualsiasi altra cosa Catherine, quasi del tutto denudata, gli saltò addosso bloccandolo lì. Thresh si ritrovò Catherine davanti in tutta la sua bellezza, quasi selvaggia e pronta a domarlo. Non sapeva nemmeno da dove iniziare, istintivamente la prese per le cosce e risalì fino a sollevarle la gonna e toccare le natiche coperte unicamente dall'intimo di pizzo nero che la ragazza gli aveva rivelato. Se quella donna andava sempre in giro così ci sarà una strage di cuori in quella dannatissima scuola, altro che manicomio. Risalì con le mani sulla schiena e la spinse contro di sé, ritrovandosi con il volto in mezzo ai suoi seni, le mani si fecero audaci e andarono a sbottonare il reggiseno dietro alle spalle in modo da poterla finalmente liberare, e lo avrebbe fatto proprio mentre erano a portata di faccia.
    Fammi capire... vorresti tenerci a bada vestita tutti i giorni in questo modo? Io non ho resistito 5 minuti... buona fortuna con tutti gli altri.
    E lui si riteneva anche abbastanza "calmo" come zombie, ma era davvero impossibile resistere a tanta bellezza e abbondanza. Quando finalmente l'ebbe spogliata e abbracciata con forza, le mani scesero di nuovo sule natiche incoraggiandola a scendere in modo da poter saggiare il suo membro pulsante. Non poteva non sentirlo a quel punto, era già eccitato da un pezzo e ora voleva sfogarsi, voleva iniziare a toccare quella carne anche solo attraverso i vestiti, non resisteva più. Le avrebbe dimostrato quanto poteva essere "vivo" un moto vivente con davanti una bellezza simile.
     
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