Venite bambini..

Per Chibino <3

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    Quello era un giorno particolare. Non per il bellissimo sole che brillava in cielo, dando fastidio alla sua carne di tenebra, né per i ragazzini che sentiva schiamazzare dalle ''pareti'' del ''negozio improvvisato'' dove stava. No. Era un giorno speciale perché le sue voglie, erano speciali. Era per quelle voglie che quel giorno non aveva il suo aspetto bensì...quello di Kainé. Era per quelle voglie che si trovava in quell'immensa struttura, per la quale aveva dovuto prelevare un bel gruzzolo dal suo conto. Ed era sempre per quelle, immensamente perverse, voglie...che ora attendeva la sua ignara preda leccandosi le labbra. La struttura sopracitata, si trattava di un immenso negozio in legno, situato al centro di un immenso prato, che già dall'aspetto aveva tutta l'aria di essere un'enorme, immensa, trappola per bambini. Fortunatamente, quelli troppi piccoli e per questo accompagnati dai genitori, venivano ben presto trascinati via quando questi ultimi si accorgevano della donna saccentemente vestita, che sostava dietro l'immenso bancone circondato da varie leccornie e immensi scaffali di manga, action figure, dollfie, pupazzi e dvd. Indossare un kimono sopra la succinta veste che Kainé era solita portare per evidenziare la propria femminilità non era proprio servito molto a coprirla più del solito. Probabilmente perché, tale kimono, era indossato a mo' di giacca, totalmente aperto e decisamente poco coprente...ma del resto era tutto calcolato. A lui piacevano i frutti acerbi, ma mangiabili, non quelli ancora verdi e aspri. Insomma, un bambino accompagnato da un genitore non sarebbe mai dovuto entrare là dentro, ma un ragazzino dai 13 anni in su...
    Sospirò. Sperava dai 16 in su, in realtà, tuttavia aveva dovuto farsi dei calcoli e non poteva sperare che a Roma girassero solo ragazzini di quell'età non accompagnati. Poteva contare sulla buona sorte però. Dopotutto aveva speso un patrimonio e si stava impegnando più di qualsiasi altra conquista per realizzare quella fantasia che ormai da giorni lo tormentava senza proprio voler lasciar stare il suo cervello perverso, ormai provato. In preda allo sconforto visto che ancora non si era presentato nessun valido candidato per i suoi loschi scopi, Tyrann si piegò sull'immenso bancone e rubò un grosso lecca-lecca che prese a divorare in modo indecente. In fondo potevano esistere anche ragazzini perversi al mondo. Una donna formosa intenta nel leccare un immenso lecca-lecca...quale sarebbe stato l'oggetto più appetibile in quel caso? Poco importava. C'era circa un milione di oggetti interessanti là dentro. Vi erano divertimenti per tutti i gusti: bambole dollfie, dolciumi, pupazzi, manga, dvd di anime, oggettistica da ''otaku'' varia...e se ciò non fosse ancora bastato, videogiochi, console e...una grossa, immensa, insegna dalla scritta colorata e lampeggiante: ''Benvenuti a Otakulandia!'', con tanto di statua-maid molto ''ecchi'' che indicava sorridente l'entrata. Doveva solo attendere...ma si faceva sempre più impaziente. Venite da papà... pensò, posando la testa su un gomito, anche se effettivamente quel giorno sembrava più la più sconcia delle mamme.
     
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    In Principio fu il Verbo e il Verbo disse:
    E' p-permesso?
    In effetti non è, apparentemente, l'esordio più brillante per cominciare una bella conversazione, soprattutto se pronunciato dalla vocetta melodiosa ma, in quel momento, anche imbarazzata e timida del nostro caro(?) Alphonse, quasi tremolante, che proprio in quell'istante si accingeva a superare la soglia dello sfolgorante negozietto di manga, dolciumi e balocchi in genere che lo aveva attirato come un'ape al miele e che era improvvisamente sorto, letteralmente dal giorno alla notte, al centro del grazioso parchetto cittadino che era solito frequentare il pomeriggio, subito dopo la fine delle lezioni.
    Ma come mai un Dio come lui era entrato in un negozio del genere, il cui nome "Otakulandia" era già tutto un programma? E perché, soprattutto, aveva esordito in quel modo tanto timido e imbarazzato che non si addiceva affatto ai suoi modi, solitamente sì educate e cortesi, ma anche freddi e alteri?
    Per rispondere alla prima domanda, si potrebbe anche sostenere che, essendosi incarnato da anni nel corpo di un comune essere umano, era assolutamente normale che, nel corso del tempo, ne avesse anche sviluppato le passioni e le semplici debolezze, come la creta prende inevitabilmente la forma dello stampo in cui viene messa, ma sarebbe una spiegazione soltanto parzialmente vera e non priva di un vizio piuttosto grave nel suo fondo: E cioè l'idea che un Dio, a differenza degli umani, non sentisse il bisogno di svagarsi un po' o di distrarsi dalla solita routine quotidiana. Al vero anche la sola immagine di un Dio che possa provare noia o avere una "routine", perlomeno come la intendiamo noi, sembra ai più paradossale e ad alcuni anche blasfema. E tutto ciò, naturalmente, oltre che essere assolutamente ridicolo, è dovuto a secoli di indottrinamento da parte di teologi e filosofi a cui il Sole del deserto aveva fatto un po' troppo male: Poiché, secondo l'opinione di questi individui, essendo Dio totalmente perfetto non poteva certo rivolgere il suo pensiero a qualcosa che, invece, non lo era, dunque doveva contentarsi di passare tutta l'eternità a cui era destinato pensando in continuazione a se stesso o, per dirla in una maniera cara ai filosofi (Sapete com'è: I più credono che qualcosa complicata, inutilmente ingarbugliata e all'apparenza stupida, sia in realtà un profondo ragionamento filosofico, quando in realtà, è semplicemente un'idiozia come sembrava all'inizio) pensando a se stesso che pensa se stesso. Ma ve la immaginate la noia di questa assurdità? Da rimanerci quantomeno secchi... Sempre se si dispone della possibilità di morire perché in caso contrario, come per le Divinità, la tortura sarebbe eterna, il che non è affatto una bella cosa. Che poi, a onor del vero, la presunta perfezione delle Divinità rimane, per l'appunto presunta, e il nostro Alphonse/Om ne è, suo malgrado, l'esempio più lampante: Se così, infatti, non sarebbe stato, non avrebbe mica richiamato l'attenzione della commessa del negozio con un così timido inizio. E qui non c'entra nulla né la creta né lo stampo, semplicemente gli Dei non sono perfetti e hanno i vizi e le virtù proprie dell'uomo, anche perché sennò la storia dell'aver creato l'uomo a "sua immagine e somiglianza" sarebbe piuttosto poco realistica e limitata.
    Ad ogni modo, queste semplici spiegazioni, dovrebbero aver quietato la curiosità di chi voleva conoscere il motivo per cui Alphonse era entrato in quel bel negozietto, mentre i più pignoli si dovranno accontentare di questa precisazione: Quel giorno, come tutti i precedenti, Alphonse si era fatto lasciare dal suo autista, subito dopo la fine delle lezioni, in quel grazioso parco per rilassarsi un po' leggendo il bel romanzo storico che aveva acquistato da qualche giorno e che aveva portato con sé e avendo notato con gradita sorpresa l'inaspettata costruzione e apertura di quel nuovo negozio, sia per curiosità, sia perché realmente appassionato degli articoli che si vendevano, aveva deciso di entrare e spendere letteralmente un patrimonio in videogiochi, fumetti e leccornie varie.
    Per la seconda domanda, invece, dobbiamo entrare un po' più nel particolare e descrivere la graziosa commessa che si trovava dietro al bancone del negozio, perché è proprio quest'ultima la causa dell'imbarazzo del nostro amato(?) Dio: Era, infatti, una bellissima ragazza sua vent'anni, molto più alta del nostro "eroe" (Non che ci volesse poi molto, eh, ma in questo caso la ragazza era alta anche per al media "comune"), con un volto a dir poco sublime impreziosito da lunghe e perfette ciocche argentee all'apparenza più morbide della seta, senza contare il fisico longilineo dalle forme prosperose e a dir poco perfette, "coperte" a malapena da un vestitino dall'apparenza deliziosa ma decisamente troppo, troppo, succinto (Almeno per un certo Dio dagli ormoni di un sedicenne) e che il bel kimono che la ragazza usava a mo di "giacca", non aiutava affatto a coprire, anzi aperto com'era sottolineava ancor di più le generose porzioni di pelle nivea esposta allo sguardo fin troppo attento e imbarazzato del piccolo (Per quanto un Dio possa essere piccolo, certo) Alphonse.
    Oh, Buon Me è incredibilmente bella... E per niente vestita!! Ma come può pensare di vestirsi così in un luogo come questo??? E'... E' indecente!
    Si chiese (E si rispose, anche se non alla domanda che aveva appena formulato nella sua mente) per un ultimo istante il povero cervello del Dio che, lungi dal pensare a un se stesso che rimugina sul proprio io, smise di formulare altri pensieri per dedicarsi soltanto all'elaborazione dei dati provenienti dagli occhi del nostro piccolo Alphonse che, inevitabilmente, erano stati guidati da un'antica forza ancestrale, ineluttabile come la legge di gravità, verso la profonda scollatura della bellissima ragazza, che metteva in mostra un décolleté assolutamente invitante nonché dalle sembianze assolutamente deliziose e morbidissime. Il suo unico rimpianto fu soltanto che la ragazza fosse seduta di fronte a lui e che, dunque, non poteva vedere il suo fondoschiena che doveva essere assolutamente superbo. Pensiero che, fortunatamente, risvegliò le sue sinapsi intorpidite e lo fece arrossire come una bella ciliegia matura, facendogli aprire meccanicamente la bocca come un idiota per alcuni secondi, senza che dalle sue corde vocali uscisse un solo fremito. In compenso, però, tutto il suo grazioso corpicino fasciato dalla bella e un po' severa divisa della scuola, composta da dei pantaloni neri, una camicia bianca, una giacchetta nera con il simbolo dell'istituto privato come unico fregio e delle scarpe in pelle del medesimo colore, e con il libro tenuto stretto contro il suo petto deliziosamente magro e androgino neppure fosse una studentella delle medie alla sua prima interrogazione, ebbe un leggero fremito come a cercare di dar una svegliata alla sua mente, di nuovo persa -stavolta- negli occhi dalla singolare quanto bella sfumatura dorata della fanciullla, caso più unico che raro in cui la sfera sensoriale del corpo cerca di risvegliare quella intellettuale della mente ma, dopotutto, non si è degli Dei per niente (In realtà un po' è così, ma non dilunghiamoci su aspetti poco piacevoli).
    C-cioè, i-insomma... Ehm... Buongiorno, e-ecco, mi scusi, ma m-mi c-chiedevo se il negozio fosse aperto perché... P-perché vengo qui molto spesso e questa è la prima volta c-che lo noto, dunque non... Non sapevo se foste o meno aperti al pubblico.
    Pigolò il nostro adorato(?) piccino, in un sussurro appena udibile, ma piacevole all'udito come il cinguettio di un uccellino o il miagolio di un gattino, incapace di guardare negli occhi la bellissima commessa se non per rapide e fugaci "incursioni" per poi ritornare a fissarlo imbarazzato come non mai a un punto imprecisato dell'ampio bancone, neppure se vi fosse stato legato un uomo.
    E così, il nostro piccolo Dio aspettava la risposta, possibilmente cortese e comprensiva, della bella commessa sperando che non si desse a sorrisetti di sufficienza o a sguardi maliziosi perché sennò sarebbero stati guai seri. E non perché sarebbe diventato rosso e imbarazzato come non mai ma perché, soprattutto, la ragazza avrebbe potuto pagare cara la sua ironia: Con un fulmine, ad esempio, visto che non ci si prende gioco impunemente di una Divinità.
    ...Anche se la suddetta Divinità non sapeva più evocare fulmini o la pesta bubbonica, per non parlare di meteore infuocate dal cielo. Ma comunque avrebbe escogitato un modo per vendicarsi: Magari avrebbe messo in disordine tutti gli albi a fumetto su cui avrebbe potuto mettere le mani! Sempre, naturalmente, se non fosse scappato via dalla vergogna, s'intende. E comunque, forse, la sua era tutta un'inutile paranoia: Dopotutto poteva essere anche una ragazza buona e gentile, mica doveva giudicare una persona dal suo modo di vestirsi, sarebbe stato come giudicare un Dio dal tempio eretto in suo onore. Anche se, al vero, dal mondo in cui proveniva era sempre stato un ottimo metodo...
    Narrato.
    Pensato.
    Parlato.
     
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    Sul bel viso di Kainé si dipinse un sorriso. Non era malizioso ma gentile, caldo, tuttavia i suoi occhi rimanevano inquietanti e celavano la malizia che non arrivava alle labbra. Il fortunato prescelto era arrivato. Lo osservò attentamente, scrutandolo quasi quanto lui aveva fatto col corpo che in quel momento il demone aveva preso ''in prestito'' e proprio mentre gli innocenti occhi del ragazzo erano scesi sulle curve mozzafiato della sua ''protetta'', lui aveva incrociato le braccia in modo che i suoi seni si congiungessero spuntando ancora più dalla succinta sottoveste azzurra. In tutto ciò, la mano destra era impegnata a sorreggere l'enorme lecca lecca a cui, dopo un ''Certamente, entra pure'' dal tono divertito, aveva dato una sonora e oscena leccata. Il ragazzino non poteva sapere in che razza di guaio si era appena cacciato. Aveva davanti una donna che di fatto non era una donna ma più di questo, aveva davanti una donna/non donna, controllata da un demone totalmente perverso e sadico! Inutile dire che da lì dentro non sarebbe certo uscito presto...ma questo l'avrebbe probabilmente capito da sé, visto che, dopo averlo avvisato con:- Mi dispiace, ma per il pubblico è chiuso...da adesso. pronunciato in un sussurro reso ancora più inquietante dalle voce ''sdoppiata'', la struttura si dimostrò per ciò che era: una trappola d'ultima generazione. Tutte le uscite vennero serrate dall'interno da visibili porte antisfondamento. Il fatto che fuori tutto si chiudesse proprio come se quel negozio fosse un vero negozio appena chiuso, era un dettaglio che il piccolo dio non avrebbe potuto percepire, ma poco importava. A quel punto la ''ragazza'' dinanzi a lui, l'avrebbe guardato con un sorriso malizioso che non aveva più niente di cordiale. Piacere, sono Tyrann...e sto per mangiarti. disse senza convenevoli ulteriori. Era talmente affamato che già un erezione premeva contro le succinte culottes indossate da Kainé. Per una volta non portava fasciature, visto che certo non voleva nascondere ciò di cui andava così fiero. Le delicate dimensioni del corpo della ragazza erano infatti state sostituite, per l'occasione, da quelle del demone, che certamente non avevano nulla da invidiare ai più fantasiosi romanzi erotici. Si alzò dalla posizione ''a novanta'' che aveva assunto per stendersi sul bancone e, sempre osservandolo divertito, cominciò con i preliminari: provocare. Ma dimmi...vorresti prima mangiare qualcosa? Un lecca lecca forse? Gli porse quello che aveva in mano, visibilmente umido per i suoi precedenti ''assaggi''. Erano soli, isolati, le pareti erano insonorizzate e lui era in preda all'eccitazione...non aveva alcuna intenzione di trattenersi, però era volutamente sfacciato per studiare il suo piccolo ''ospite''. Sperava si rivelasse un po' meno remissivo di ciò che sembrava...ma in fondo a quel punto non importava. O forse vorresti presentarti? Sorrise. Mai come in quella situazione da lui minuziosamente creata gli si addiceva il nome ''Tiranno''. Il nostro piccolo amico era appena caduto nella trappola del cacciatore...e il cacciatore sembrava non veder l'ora di cucinarlo per bene.

    Si, lo so, i preliminari non sono decisamente il mio forte. xD
     
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  4. Chibi kira.
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    Per quanto strano possa sembrare, mentre i suoi bei occhioni da tenero cerbiatto facevano letteralmente la "radiografia" delle splendide forme della ragazza, perdendosi più che voluttuosamente nella straordinaria scollatura che metteva in mostra tutta quella buona e giusta abbondanza, la graziosa mente del nostro "adorato" Alphonse stava rievocando con l'aiuto congiunto della memoria e dell'immaginazione le immagini più caste, dolci e ingenue che mai passarono psiche umana e non: Infatti, con tutta l'ingenuità di questo mondo, stava pensando a quanto fosse stato bello potersi sdraiare sulla morbida erbetta del parco, a osservare e a dare un aspetto più definito alle buffe forme delle vaporose e candide nuvolette che, sicuramente, proprio in quell'istante stavano sicuramente attraversando lente e solenni, come galeoni negli oceani, il bel cielo di zaffiro di quella splendida giornata. Oppure, se il Sole fosse stato troppo forte, sdraiarsi all'ombra degli alberi secolari che abitavano da tempo immemore quei graziosi giardinetti pubblici, magari facendosi cullare dai mille cinguettii degli adorabili uccellini che, senza alcun dubbio, dovevano abitare e rallegrare quelle belle fronde... Al vero, però, oltre a queste splendide immagini di comunione con una natura premurosa e prodiga come una madre, s'inseriva quasi inaspettatamente per la mente del piccolo Dio, la figura perfetta e quasi eterea della bellissima ragazza che aveva di fronte, quasi come se fosse un particolare che non doveva esserci ma la cui presenza era sicuramente una graditissima sorpresa... Naturalmente, però, anche la presenza della ragazza in queste sue fantasticherie non le rendeva, in alcun modo, più maliziose o meno caste.
    Assolutamente no, anzi, erano animati da una dolcezza e ingenuità che quasi certamente avrebbero intenerito la bella commessa del negozietto, se quest'ultima avesse avuto la possibilità di entrare dentro la graziosa testolina del giovane Alphonse e vedere un po' cosa stava succedendo al suo interno. Certo, assieme a questi splendidi esempi di purezza e candore, quasi come per riflesso, per concatenazione di pensieri su cui lui non aveva proprio nessunissimo controllo, nella mente del nostro piccolo eroe si insinuavano anche pensieri leggermente più maliziosi, come di quanto il seno della ragazza fosse infinitamente più soffice dell'erbetta del parco, di come le nuvole sarebbero state ancora più belle e interessanti se viste con la nuca poggiata sopra le prosperose forme della bella commessa e di come, alla fin fine, la forma delle nuvole di passaggio non fosse poi così interessante se paragonata alla forma perfetta del seno della ragazza, e quindi non sarebbe stato affatto maleducato o minimamente perverso affondare il viso in quelle due invitanti collinette, beandosi del profumo mille volte migliore di quello di qualsiasi fiore della sua pelle vellutata e, perché no, rischiare anche di morire per asfissia vista la procacità di quelle due meraviglie, dopotutto sarebbe stata una delle morti più dolci che qualunque uomo (E Dio) avrebbe potuto desiderare.
    Altri paesaggi nettamente bucolici invasero la mente del nostro amato(?) Alphonse, quando la bella ragazza, sicuramente in modo del tutto involontario e candido, incrociò le braccia proprio sotto il suo generoso seno, mettendolo così ancora più in evidenza e offrendo una "prospettiva" del tutto nuova al quasi avido sguardo del piccolo Dio che, per inciso, in quel momento, sentì che il suo cuore perdeva inevitabilmente qualche battito, non si sa se per la gioia, per l'imbarazzo o, molto più probabilmente, per entrambi.
    Ma dicevamo dei nuovi paesaggi bucolici che erano sorprendentemente sorti nella mente del nostro protagonista, con l'inaspettato ma certamente ben accolto gesto della ragazza: Infatti, senza alcun motivo apparente gli era venuta in mente la regione mitica (E mitologica) dell'Arcadia, dove i Greci credevano che risiedesse un popolo di poeti pastori adoratori del dio Pan (Quello che avrebbe inventato il flauto, per intenderci) e dove sebbene risiedesse comunque la morte ("Et in Arcadia ego" citazione -più che- necessaria) gli uomini erano contenti e privi del giogo del dolore. E dove, al vero, anche un Dio se la sarebbe passata davvero bene, visto che avrebbe dovuto soltanto mantenere in salute il bestiame e far piovere ogni tanto e poi avrebbe avuto tutte le preghiere che voleva, se non addirittura qualche agnello sacrificato in suo onore. Senza contare che non doveva essere neppure così noioso, fare quella vita... Insomma, dopo aver lavorato tutto il giorno, ci si riuniva attorno a un fuoco e via a declamare versi finché il suddetto fuocherello non si sarebbe spento, e allora avrebbero potuto anche trovare un divertimento ancora più ancestrale della poesia e anche molto utile al fine del proseguimento della razza. Dopotutto non era stato forse un suo "collega" di questo mondo a dire "Andate e moltiplicatevi"? Quindi era un'attività buona giusta e sarebbe stato non poco scortese da parte sua, non rispettare le consuetudini del "Padrone di Casa"... Non trovate? Certo che è davvero buffo vedere da come, partendo da un semplice ragionamento, si possa arrivare a tutt'altro... Sebbene, in questo caso, la commessa aveva dato due ottimi "indizi" per arrivare a una simile conclusione.
    Oh, allora è meglio che vada...
    Pronunciò con il suo solito tono melodioso il nostro piccolo Dio preferito(?), risvegliandosi -chissà perché- imbarazzatissimo dai suoi pensieri estremamente poetici e "pii" alle parole della ragazza che, diversamente dal tono dolce e gentile di prima -a cui, tra l'altro- non aveva potuto non arrossire e sorridere di rimando timido ma anche grato di tutta quella gentilezza-, aveva usato un tono molto più basso e inquietante, nonché visibilmente ironico, senza contare proprio il timbro della voce stranamente roca e... Semplicemente strana, terribilmente simile alla voce della bambina del film "L'Esorcista", che oltre a infastidirlo molto per la neppure tanto sottile presa in giro nei suoi confronti, l'avrebbe anche spaventato non poco, se non avesse avuto le orecchie ancora ovattate dal rumore affatto casto della leccata semplicemente oscena che la bellissima ragazza aveva dato all'enorme lecca lecca che aveva in mano, che aveva avuto il potere di farlo avvampare come un bambinetto e di farlo fremere come se avesse ricevuto una scarica elettrica.
    Ma, un momento, prima non aveva detto che...
    Aggiunse improvvisamente, corrucciando il suo splendido visetto in una semplicemente deliziosa espressione che mostrava soltanto confusione e dubbio per il significato delle parole appena pronunciate dalla ragazza, ma purtroppo quest'ultima non poté godersi per molto tempo simile delicata visione, perché il sinistro quanto terribile rumore di serrande e porte metalliche che si chiudevano pesanti e ineluttabili come una condanna, la fece sparire per un'attonita quanto spaventata espressione di stupore, che troncò a metà le sue parole e lo fece girare istintivamente verso l'uscita ormai bloccata.
    Oh, per il Mio Amore, dove diavolo sono capitato??
    Si chiese quasi più shoccato che spaventato il piccino, prima che le nuove parole della ragazza glielo facessero capire: Era in trappola, in una palese quanto terribile trappola e adesso era come un agnellino che si era andato a nascondere nella tana del lupo e cioè terribilmente, sicuramente spacciato. Ma non si diventa certo un Dio affermato e importante se non si ha un minimo di coraggio e sprezzo del pericolo, quindi prendendo il proprio coraggio a due mani, Alphonse si risolse ad affrontare la ragazza. Dopotutto, diamine, era pur sempre un Dio nel corpo di un ragazzo, cosa mai avrebbe potuto fare quella singola fanciulla contro di lui? Certo, forse aveva dei complici nascosti da qualche parte ma per il momento vedeva soltanto lei, dunque se ce ne fosse stato bisogno l'avrebbe messa k.o e avrebbe cercato di disattivare la chiusura di sicurezza del negozio premendo qualche bottone nascosto nel bancone, sempre se fosse stata materialmente lei ad attivare le porte blindate, certo.
    Senta, signorina, gli scherzi sono belli quando durano poco: Dunque, se non vuole passare davvero un brutto guaio, le consiglio di aprire le porte e lascia...
    E anche questa volta le parole del povero Alphonse vennero interrotte da una scoperta se possibile ancora più disturbante, inquietante e folle della chiusura improvvisa del negozio, neppure fosse una banca o una prigione. Infatti, la bella ragazza, alzandosi dalla laida e indecente posizione in cui si era praticamente spalmata sopra il bancone non soltanto aveva mostrato quanto fosse molto più alta del povero Dio, ma anche qualcos'altro che stonava decisamente con la sua bellezza e femminilità e che si trovava dalle parti dell'inguine, e che, cosa più preoccupante, non era del tutto estraneo al concetto di "misurabile".
    La prima immagine che venne in mente la nostro piccolo protagonista fu quella di serpenti, tanti lunghi e larghi serpenti, che oltretutto erano il simbolo di molte religioni poiché venivano associati alla terra e al rinnovamento (Il fatto che strisciano per terra, cambino pelle, ecc ecc) e dunque alle Dee preposte alla fertilità, ma la sua mente trovo che il paragone non era adatto, allora penso subito all'enorme serpente piumato che era stato un suo "collega" nel Pantheon divino del suo mondo e che anche sulla Terra era stato adorato da alcune culture, ma anche in questo caso sentì che non vi si poteva fare un confronto degno di questo nome, quindi con un ultimo sforzo pensò a Jormungand (O a come diamine si scrive) l'enorme serpente che avvolgeva tutta la terra nella mitologia norrena e che sarebbe imperversato alla venuta dell'Apocalisse. Sì, decisamente quest'ultimo confronto poteva ben spiegare le proporzioni e la grandezza della cosa che sembrava si trovasse all'interno delle striminzite culottes della ragazza... Non più tanto "ragazza", però, dopo di questo. Inoltre, dopo queste immagini di serpentoni e affini, nella mente di Alphonse sostò anche la strana storia di una "bella" bambina di nome Ugo, ma tutto ciò fu un caso semplicemente fortuito e non c'entra assolutamente nulla con gli occhi sgranati dallo stupore (E dall'orrore) del ragazzo, con la sua dolce boccuccia di rosa rimasta mezza aperta e, soprattutto, al rossore quasi feroce che imperversava nelle sue belle guanciotte di pesca.
    Che ti colpisca un esercito di fulmini... Cosa diamine è quella cosa?
    Domandò in sussurro appena udibile, staccando gli occhi da quella che sembrava proprio un'appendice che mai e poi mai (E sottolineo il "mai") nel corpo di una ragazza, soprattutto se tanto carina, e sicuramente non con quelle dimensioni... Esagerate, per usare un eufemismo. Detto questo, riuscì finalmente a sollevare lo sguardo da quel "prodigio" della natura non molto lieto, a dire il vero, per fissare il suo sguardo in quello divertito, malizioso e predatore della ragazza, rendendosi conto di quello che aveva detto e arrossendo terribilmente, sentendosi addirittura quasi in colpa per aver notato qualcosa che, effettivamente, non è molto educato dimostrare di aver visto, soltanto che la sua "benedetta" timidezza si dimenticava che una persona vestita in quel modo, che chiude un ragazzino contro la sua volontà in un negozio, per poi non avere alcun imbarazzo o pudore nel mostrarsi... Molto "contento" del suddetto caso (Se potessimo dare un unità di misura a tale contentezza, direi ben superiore ai trenta cm), evidentemente non soltanto non gli interessa che si noti ciò ma, anzi, desidera che gli altri si accorgano di questa sua rara caratteristica.
    I-io, c-cioè, i-insomma... N-non v-volevo, n-non...
    Purtroppo in quel momento era troppo imbarazzato per pensare a tutte le cose che abbiamo chiarito sopra, dunque balbettò più rosso di un peperone e davvero mortificato per le sue parole, almeno finché la ragazza con una "marcia in più" (Di cui il nostro Alphonse non avrebbe voluto mai e poi mai vedere la leva del cambio) non continuò con le sue oscene, indicenti e offensive proposte, offrendogli da mangiare inuna chiara allusione il lecca lecca che aveva finora usato per simulare qualcosa che, più che fare, avrebbe gradito ricevere.
    Che la tua mano possa avvizzire e cadere! Come osi offrirmi... Questa schifezza sporcata della tua bava, razza di una maniaca invertita!
    Tuonò inviperito, con le guance arrossate dall'ira stavolta, più che dall'imbarazzo, schiaffeggiando la mano che gli porgeva il dolce bagnato copiosamente dalla saliva della ragazza, mentre resisteva all'impulso di girare i tacchi (metaforici, s'intende) e allontanarsi il più possibile da quella donna non totalmente donna, dicendo a se stesso che un Dio come lui non poteva sfuggire da una debole mortale soltanto perché questa aveva un amichetto, invece di un'amichetta, in mezzo alle gambe che si stava dimostrando molto felice di fare la sua "conoscenza".
    Zitta, non osare rivolgermi la parola in questo modo, razza di una... Sgualdrina! Non saresti degna neppure di leccarmi la suola delle scarpe, pensiamo di conoscere il mio nome! Quindi invece di continuare questa folle e idiota farsa, ti consiglio di liberarmi subito senza indugiare oltre, poiché potresti pagare un conto molto salato per questo tuo stupido scherzo.
    L'ammonì duramente, cercando in ogni modo di non far trasparire la sua inquietudine e anche la vacuità delle sue minacce, visto che pur essendo un Dio i suoi poteri erano ancora quasi del tutto sopiti, tranne dei trucchetti degni di un prestigiatore di quart'ordine che sicuramente non l'avrebbero aiutato a tirarsi fuori da quella situazione, quindi dal cipiglio severo e furioso a un tempo del suo sguardo, alla postura eretta e fiera che non sembrava voler indietreggiare d'un passo fino, tentava di dimostrare tutta la sua tranquillità e determinazione. In realtà si sentiva più come Hansel nella casetta di marzapane della strega: In pericolo e maledettamente inerme. Senza contare che, rispetto alla fiaba originale, vi erano anche alcune aggravanti nel suo caso e cioè il fatto che la sua "strega" avesse una sorta di boa constrictor in mezzo alle gambe e che, soprattutto, non sembravano esserci stufe o forni dove poterla spingere.

    Ho notato, Neko-san. xD Ma ti dirò, in altri casi questo sarebbe potuto anche essere negativo, ma qui non lo è affatto. ghgh Comunque visto che il mio Alphonse non è il solito uketto tutto remissivo? uwù Non vedo l'ora che il/la tuo/a Tyrann pieghi la sua volontà. asd
     
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    Tyrann osservò compiaciuto delle adorabili reazioni del piccolo ragazzo. Era sempre un piacere osservare la pelle candida avvampare, soprattutto se il proprietario di tale candida morbidezza era un esserino dall'aspetto così delicato. Non gli dispiacque che molte di quelle reazioni fossero dovute al fatto che in quel momento il corpo che ''muoveva'' non fosse il suo e anzi, si congratulo con sé stesso per aver avuto l'idea di prenderlo in prestito. Lui stesso aveva avuto modo di apprezzare le forme della sua ''protetta'', per questo avrebbe persino potuto dire, in un certo senso, di comprendere la sua ''piccola'', ''dolce'', ambita preda. Il compiacimento per i suoi rossori, il suo balbettare e la sua apparenza da ''cucciolo indifeso'' tuttavia, non fu nulla di paragonabile a ciò che gli procurò la sua reazione oltraggiata quando finalmente sembrò prendere coraggio e rispondergli a tono. A quel punto non poté impedirsi di ridacchiare, mentre il ghigno malizioso si allargava a dismisura. Erano proprio reazioni come quella a compiacerlo oltre ogni dire. Era per reazioni come quella che il suo sadismo fremeva. L'idea di riuscire a piegare la più forte delle volontà al proprio volere lo mandava semplicemente in visibilio.
    Oh, sono terribilmente dispiaciuto ''vossignoria''... iniziò con un tono fintamente rammaricato e una punta di derisione per quel suo fare da ''essere superiore'' (non poteva certo sapere che il suo piccolo interlocutore avesse i suoi buoni motivi). Con movimenti sinuosi posò il lecca lecca sul bancone e si allontanò da esso per poterlo aggirare e dirigersi pericolosamente verso di lui. ...ma non posso assecondare questa vostra richiesta perché mi è già costato davvero tanto, attirarvi qui. Avete comunque le vostre ragioni per essere arrabbiato, per questo sarò magnanimo e lo domanderò una seconda volta: Volete presentarvi, o preferite vi faccia presentare io? Il sorriso sfacciato che aveva dipinto sul volto faceva apparire ancora più inquietanti i brillanti occhi color oro che presero a fissare il piccolo malcapitato. Certo, sarebbe anche potuto rivelarsi vero, che quell'affronto alla sua persona l'avrebbe pagato caro, ma Tyrann non era certo tipo da spaventarsi per minacce di qualsivoglia tipo...anzi, sapere che quel ragazzo potesse nascondere una sorpresa dietro quell'aspetto così inerme lo eccitava. Eccitazione che era ben visibile e pulsante. La malcapitata ''preda'' avrebbe fatto meglio ad allontanarsi da lui, ma il suo orgoglio glielo avrebbe permesso? Da buon osservatore qual'era, Tyrann aveva già azzardato una supposizione che aveva tutta l'intenzione di verificare avvicinandoglisi il più possibile. Se fosse scappato? Bé, la caccia avrebbe reso più divertente il ''pasto''.

    XD Perdona se non riesco a postare post più lunghi di così. E' colpa del PG! :titto: *indica Tyrann*
     
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  6. Chibi kira.
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    Il piccolo Alphonse stava letteralmente ribollendo di rabbia, a dir poco furioso per l'atteggiamento che stava tenendo nei suoi confronti la bella commessa (Anche se, per il momento, sembrava acquisire sempre più i contorni della serial killer o della stupratrice o, peggio ancora, di entrambe le "professioni") dell'oltremodo ambiguo negozietto del parco che si era rivelato essere una vera e propria trappola per i ragazzini (O per i nerd, a essere precisi, e visto che Alphonse rientrava in entrambe queste categorie era doppiamente nei guai) di ogni età, al punto che per trattenere l'ira dovette stringere le sue belle e delicate manine in alcuni assolutamente teneri e deliziosi pugnetti, neppure fosse un tenero infante in vena di capricci. Ma bisogna pure comprendere il suo modo di vedere le cose: Infatti, benché come Divinità fosse più che abituato alle ingiurie e alle accuse degli uomini (Non potete neppure immaginare quante imprecazioni un Dio debba sorbirsi in una singola giornata) non era, però, abituato al tono di sufficienza e di caustico divertimento che usava con lui la bella ragazza. Dopotutto, in quanto Dio, quelle imprecazioni lo colpivano come a un uomo avrebbero colpito le invettive di una formica, ma purtroppo, questa volta, era accaduto quello che mai, nella sua eterna esistenza, avrebbe potuto immaginare: E cioè che una di queste suddette formiche aveva avuto l'ardire di elevarsi sopra di lui, sbeffeggiandolo come se fosse l'ultimo verme della terra. Insomma, per farla breve, era tanto arrabbiato perché -per una volta- la situazione si era capovolta: Era lui, infatti, il "nostro" Dio preferito(?), a sentirsi impotente contro la netta superiorità altrui e a non trovare altro modo per sfogare questa terribile sensazione di inutilità, di ininfluenza su gli altri e persino su di sé, se non con a forza di sarcasmo e di sguardo così fiammeggianti d'ira che se avessero avuto il potere di fulminare qualcuno, la bella ragazza si sarebbe ritrovata essere un mucchietto di cenere in un battito di ciglia.
    Ma purtroppo non avevano questo potere, proprio come non lo aveva più neppure lui stesso (E dire che prima di reincarnarsi ne aveva scatenate di tempeste) dunque doveva contentarsi a tenere fisso il suo sguardo furioso blu cobalto, su quello compiaciuto e ironico della ragazza, di quella strana e particolare tonalità dorata.
    Puoi anche evitare di rivolgerti al sottoscritto con quell'epiteto, sgualdrina, dato che non ne capisci il reale significato: Detto da te assume la stessa insensatezza del gracchiare stridulo di una cornacchia qualsiasi. O di un'oca, per essere più precisi.
    Rispose velenoso come un aspide, concedendosi persino un sorrisetto perfido per il suo ben poco lusinghiero paragone a un'oca, volatile che, nella "saggezza" comune, veniva creduto non essere molto intelligente. Cosa non affatto vera, del resto, ma dopotutto c'è una bella differenza con ciò che si crede e con la realtà.
    E se ne accorse molto presto il nostro caro Alphonse, che si trovò di punto in bianco a desiderare di scappare, di correre il più lontano possibile da quella splendida strega e dalla assolutamente invitante sua casetta di marzapane, quando questa, alzandosi seducente e fluida dal bancone, si avvicinò pericolosamente a lui, rivolgendogli addirittura una velata (Ma neanche tanto) minaccia a cui lui mai avrebbe ceduto ma che lo impensieriva non poco. Infatti, sebbene fino a pochi istanti prima, era assolutamente deciso di non indietreggiare d'un passo (Metaforicamente e non) di fronte a quella bella ragazza, quando quest'ultima lasciò il bancone -che fungeva da inconsapevole "barriera" fra i due- per avvicinarsi in modo assolutamente scortese e indecoroso al piccolo Dio, quest'ultimo dovette fare uno sforzo quasi indicibile per non indietreggiare spaventato ma rimanere al suo posto, con il suo bel faccino contratto in una sorta di broncio che voleva esprimere serietà e rabbia, ma che mostrava soltanto disappunto e impotenza. Infatti, oltre a cominciare a essere sempre più spaventato per quella situazione assolutamente assurda e che diventava sempre più pericolosa ogni minuto passato, era anche molto imbarazzato per la vicinanza eccessiva con una così bella (E succintamente vestita) ragazza, cosa a cui non era affatto abituato. Come non era abituato, di per sé, ad stare vicino ad altri essere viventi in genere, visto che aveva uno "spazio vitale" oltremodo ampio (Almeno per una persona, s'intende, poiché da Dio aveva tutto l'Universo e più come spazio vitale). Quindi, sbuffando quasi tra sé e sé e scuotendo irritato il capo, senza ben sapere contro chi di preciso, se con la ragazza o con se stesso, indietreggiò di qualche passo, almeno per poter respirare più facilmente e non avere il viso di fronte al prosperoso décolleté della ragazza (Eh, "sfortunatamente" l'altezza era quella), cosa che avrebbe potuto destabilizzare ancor di più i suoi già incasinati neuroni che non riuscivano a decidersi se farlo sentire spaventato, imbarazzato o eccitato e per questo si contentavano di farlo sentire tutte e tre le cose assieme, con ovvi effetti sulla capacità di giudizio del nostro piccolo Alphonse.
    Non osare minacciarmi, razza di... Di... Di una meretrice!
    Tuonò (O come potrebbe farlo un ragazzetto alto un metro e ottantavogliadicrescere) Alphonse, con le guance rosse dall'irritazione e dall'imbarazzo assieme, cercando con ben scarsi risultati di sostenere adeguatamente lo sguardo della bella commessa, senza dover, ogni istante, abbassarlo per fissare un punto imprecisato del pavimento che, chissà per quale recondito motivo, veniva trovato incredibilmente interessante dalla sua mente.
    Che ti si possano legare gli intestini ad un albero finché non ti vergogni, per questo, sgualdrina!
    Continuò "inveendo" il bel ragazzino terribilmente indignato per la minaccia, seppur velata, di venir costretto a rivelarle il suo nome se non lo faceva di sua spontanea volontà. Sicuramente la sua momentanea(?) "rapitrice" non doveva essere molto religiosa, poiché in caso contrario avrebbe certamente saputo che non c'è modo migliore per far fare a un Dio il contrario di quanto chiesto, se non minacciandolo.
    Non ho alcuna intenzione di prestarmi ai tuoi sciocchi giochetti e né, tantomeno, di far conoscere il mio nome a una pervertita come te, quindi scordatelo. E adesso smettila di tediarmi oltre con questa farsa e liberami subito: La mia pazienza è agli sgoccioli.
    l'Avvertì il piccolo Dio "minacciandola" a sua volta, sebbene con il buffo e tenero broncio d'imbarazzato furore che aveva stampato sul visetto rosso non lo rendeva di certo credibile o minaccioso. E la cosa più terribile è che lui stesso ne era conscio, ma che non poteva fare altrimenti: Dopotutto in che altro modo avrebbe potuto comportarsi? Avrebbe dovuto supplicarla, pregarla di liberarlo, chiedendo pietà? Un'opzione che non poteva essere assolutamente presa in considerazione, meglio la morte. O almeno così pensava il nostro piccolo Dio... Chissà se la bella commessa fosse riuscita a fargli cambiare idea? Dopotutto sembrava possedere ottime argomentazioni, nel male e nel bene (Per il male Alphonse gli avrebbe dato un bel trenta, mentre per il bene due -il giudizio negativo va al numero più insospettabile, naturalmente).

    E tu perdonami, Neko-san, se scrivo troppo ma anche in questo caso è colpa di Alphonse! *Indica il piccolo Dio che se ne va indispettito.* >w> asd Detto questo, chiedo perdono se il post è più confusionario del solito ma ho avuto davvero pochissimo tempo per scriverlo. Spero ti piaccia. >w<
     
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    Tyrann lo ascoltò bene, alzando un sopracciglio di quando in quando, senza perdere un solo secondo quel sorrisetto malizioso e in fine rise, mettendo in mostra i denti bianchissimi e perfetti di Kainé che diedero per un attimo una luce angelica al suo viso... Un attimo soltanto. Quello successivo infatti, il sorriso malizioso del demone era tornato a colorire quello stesso visino rendendolo quantomeno demoniaco.
    Certo che, per essere un ragazzino così minuto, parli davvero tanto eh? gli disse con quella voce inquietante, mostrandogli che né gli insulti né le minacce che gli stava riservando stavano sortendo l'effetto desiderato. Sperava davvero che con quel corpicino minuto, tremante per la rabbia, le guance rosate e gli occhioni arrabbiati, potesse apparire anche solo minimamente credibile? L'unica cosa che suscitava in lui era fame, pura e semplice. E tale fame fu più che evidente quando, chinandosi e posandosi una mano curata su una coscia, si protese verso di lui per sfiorargli il mento con la mano libera, guardandolo dritto negli occhi con un'espressione più che famelica. Espressione che, tuttavia, era davvero difficile stare a guardare quando quella posizione china metteva fin troppo in mostra i prosperosi e soffici seni di Kainé. A quel punto, se il piccolo Alphonse non si fosse sottratto a quel tocco, rimasto probabilmente catturato da quei particolari occhi brillanti e dorati, avrebbe potuto udire Tyrann sussurrare a pochi centimetri dal suo viso... Sai, dovresti davvero lasciar perdere questo atteggiamento. Non fai altro che alimentare la mia voglia di mangiarti in un sol boccone. Se anche si fosse spostato, ad ogni modo, le sue braccia erano pronte a scattare per intrappolarlo in un morbido abbraccio. Dall'espressione che aveva sul volto non c'era da dubitare che stesse dicendo la verità quando parlava di fame. La voglia che l'avevo colto quel giorno era stata forte da ben prima di posare gli occhi sul corpicino minuto del suo giovane interlocutore, ma adesso, quei suoi rossori e quel suo fare così orgoglioso non stavano facendo altro che alimentarla...duplicandola, triplicandola, quadruplicandola persino.
    Qualora il nostro piccolo Dio avesse fatto l'immenso errore (ma anche qualora non l'avesse fatto) di cedere all'orgoglio che sembrava possedere in abnormi quantità, restando fermo sul posto senza sottrarsi a quella mano, si sarebbe poi ritrovato in men che non si dica in una pessima situazione. Quale fosse? Dovresti davvero mostrarti più accomodante, o mi sentirò in diritto di chiamarti come meglio credo...bocconcino. Appena finito di parlare infatti, il nostro demone ''travestito'' da gran bellezza si sarebbe alzato e, camminando verso il suo malcapitato interlocutore, l'avrebbe costretto a indietreggiare sino a spingerlo ad arrivare a toccare con la schiena lo scaffale alle sue spalle. E a quel punto, vista la divergenza d'altezza tra i due, il piccolo Alphonse si sarebbe trovato, volente o nolente, costretto a ''dialogare'' con un bel paio di signori seni su cui in precedenza aveva avuto modo di fantasticare. Tyrann avrebbe infatti fatto in modo che le due soffici colline risultassero a poco meno di un centimetro dal suo tenero faccino. La situazione sarebbe potuta essere quantomeno imbarazzante (o irritante a seconda dei casi), soprattutto perché elaborare un pensiero coerente in quella posizione sarebbe potuto risultare un ''tantino'' difficile, persino per un Dio come lui. Ciò a essere indubbio sarebbe risultato essere solamente il divertimento sfacciato del demone che avrebbe torreggiato su di lui con sguardo trionfante, divertendosi a farsi sempre più vicino al suo viso, così tanto che il naso del nostro Aplhonse avrebbe praticamente sfiorato quelle due icone di morbidezza. Chi è il pervertito adesso? avrebbe infierito in fine.

    Scusa il ritardo. çwç Per la sfacciataggine di Tyrann spero di non dovermi scusare. :asd:
     
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    Se Alphonse fosse stato una bomba, a questo punto, sarebbe già stato innescato e pronto a esplodere quando il timer avrebbe finito il suo impietoso conto alla rovescia. "Sfortunatamente", invece, il nostro amato(?) protagonista non era un ordigno a orologeria ma un "semplice" Dio incarnatosi nel corpo di un minuto ragazzino, la cui unica cosa che stava per esplodergli era la sua graziosa testolina che, lungi dall'assere formata da esplosivo al plastico, stava comunque per saltare (metaforicamente, certo) in aria dalla rabbia: Infatti, sebbene quella situazione sconvolgeva la mente e il corpo del piccino con un surplus di emozioni e sensazioni diverse, alcune mai provate prima di allora ma tutte, comunque, contrastanti fra di loro come eccitazione, paura, irritazione e imbarazzo, le ultime reazioni della "ragazza con qualcosa in più" (Per "qualcosa" s'intende un'anaconda che avrebbe fatto apparire le sue "cugine" degli omonimi film degli spaghettini), unite al suo fare compiaciuto, irriverente e tronfio di un evidente senso di superiorità, aveva aggiunto a questo mix di per sé già molto instabile ed esplosivo anche l'indignazione causata dall'esser stato ferito tanto violentemente nell'orgoglio da una delle parole della suddetta ragazza.
    Che si apra una voragine sotto ai tuoi piedi e ti conduca direttamente all’Inferno!
    Inveì, infatti, il grazioso piccino, come risposta alla domanda retorica della sua atipica rapitrice, irato come pochissime volte in vita sua dato che, quasi sicuramente inconsapevolmente, la donna aveva toccato davvero un tasto dolente per il piccolo Dio.
    Io non sono affatto "minuto": Sono perfettamente nella media, sei tu che sei fuori scala per il tuo sesso -ambiguo-, razza di una sgualdrina!!
    Pronunciò la parola "minuto" come chi fosse sul punto di sputare un boccone particolarmente rivoltante e disgustoso, non senza metterci anche un'abbondante dose di disprezzo e rabbia, mentre dava mostra di avere una personalissima opinione sull'altezza "media" dell'umana stirpe. Infatti, per chiunque avesse avuto un minimo di acume e di spirito d'osservazione, avrebbe capito che il nostro adorato(?) piccino avesse un rapporto conflittuale con la propria altezza e, specialmente, con quella degli altri. Dopotutto provate per un attimo a mettervi nei suoi panni e a capire il suo personale punto di vista (Quest'ultimo, per poterlo comprendere davvero appieno, bisogna mettersi quantomeno in ginocchio): Per miliardi di anni, infatti, era stato un Dio, un essere dunque che ha sempre guardato dall'alto qualunque creatura strisciasse, volasse, nuotasse o usasse qualsiasi altro metodo per spostarsi sulla superficie e non del proprio pianeta di appartenenza, per poi ritrovarsi, di punto in bianco, nel corpo di un ragazzino che a stento arrivava al metro e cinquanta, costretto a sollevare ogni volta la testa per guardare in faccia qualcuno. Sicuramente il suo collega il Destino ha un senso dell'umorismo molto particolare e un'ironia tutta sua, ma innegabile che tutto questo sembrava quasi un contrappasso dantesco e ciò era davvero intollerabile per qualcuno dell'ego e dell'orgoglio di Alphonse. Dunque, anche se la sua razionalità -sebbene da uno dei recessi più bui e profondi della sua mente, dove era stata confinata almeno momentaneamente(?)- lo stava avvertendo che la sua altezza sarebbe potuta considerarsi "media" soltanto dal popolo dei nani (E, addirittura, fra alcuni curiosissimi folletti blu comunisti, sarebbe considerata persino "alta"), l'orgoglio del nostro piccino si era impuntato a non voler lasciar correre la cosa, appuntandosi, tra l'altro, di fare qualche "piccola" modifica al genoma umano quando sarebbe tornato a essere un Dio, in modo da rendere l'altezza massima inferiore al metro e venti, tanto per dimostrare la sua maturità e la sua mancanza di risentimento a chi per anni lo aveva chiamato "nanerottolo".
    Ad ogni modo, la caterva di insulti e invettive varie che stava per prorompere con la forza di un fiume in piena dalla bella boccuccia di Alphonse, fu prontamente fermata dall'inaspettato gesto della bella ragazza che, chinandosi verso di lui per sfiorargli con beffarda malizia il mento, mise ben in mostra il suo prosperoso seno ai bei occhioni cobalto del ragazzo che, come la luce viene risucchiata da un buco nero, si ritrovarono catturati verso la fortissima malia che quelle due dolci e perfette collinette che neppure Virgilio avrebbe saputo descrivere in tutta la loro poesia (Forse perché non erano "bucoliche" come quello che era abituato a decantare) in un espressione che, con le bella labbra di corallo leggermente schiuse e gli occhioni leggermente illanguiditi da quello che stavano osservando, era definibile soltanto come da stupro semplicemente adorabile, che perdurò sul suo bel visetto finché la ragazza non decise di sussurrare qualche parolina a pochissimi centimetri di distanza dal suo viso.
    C-cosa? I-io...
    Pigolò come un pulcino implume caduto nella ciotola del latte di una gatta molto, molto affamata, mentre i suoi occhi, finalmente sfuggiti (Anche se non per volontà loro, bisogna dirlo) alla malia di quel bellissimo seno si aggiogavano quasi istintivamente all'egida di quei bellissimi occhi dorati, brillanti più del l'oro, mentre le sue belle guanciotte nivee avvampavano dall'imbarazzo.
    S-stai... Stai zitta! Io uso l'atteggiamento che più mi aggrada, capito?? Sei tu, invece, che dovresti smetterla di intrappolare le persona contro la loro volontà: Potresti finire molto presto in carcere... O in guai addirittura più seri.
    Si riprese, seppur un po' a fatica, il piccolo Dio, scuotendo la testa sia per scacciare via l'imbarazzo che per allontanare da sé la mano curata della bella ragazza -pur rimanendo dritto e impettito dov'era, orgoglioso come sempre-, cercando di ritrovare un minimo di lucidità e riuscendo, persino, a insinuare una velata minaccia alla sua incantevole sequestratrice sebbene, viste le sue precedenti reazioni, non avrebbe sortito quasi certamente l'effetto sperato.
    Come diavolo ti permetti di chiamarmi così, stupida oca? Non ti permettere mai più a usare un nomignolo del genere con il sott... Ah.
    Mugugnò il piccino, sgranando gli occhi, mentre un'altra delle sue filippiche dense di insulti veniva bloccata sul nascere (E per fortuna, aggiungiamo noi) da un'altra delle impulsive reazioni della bellissima ragazza che, in quattro e quattr'otto, dimostrando una forza fisica superiore anche al previsto, lo aveva fatto indietreggiare facendolo sbattere anche con discreta violenza su uno scaffale, imprigionandolo dunque fra lei e lo scaffale. Situazione che, in un altro contesto (E con una persona che non fosse una donna bellissima vestita poco o niente) avrebbe fatto sudare freddo il povero Alphonse, spaventando moltissimo, ma che questa volta, almeno in un primo momento, gli provocò un repentino e velocissimo calo dell'attività neurale (Fra i neuroni sopravvissuti, naturalmente, che in quel momento erano circa due, di cui uno fermo immobile e l'altro alla sua disperata ricerca) che divenne, per almeno qualche secondo, praticamente inesistente. Infatti, visto la disparità di altezza fra i due, il piccino si ritrovò improvvisamente "di fronte" a al bellissimo e prosperosissimo seno della ragazza, a pochissimi centimetri di distanza da esso, così vicino che quasi poteva sentire il delizioso profumo della belle vellutata della ragazza carezzargli le narici e dargli, letteralmente, alla testa (Anche se in quel momento la sua testa era più vuota del deserto del Nevada). Tutto ciò, naturalmente, è molto semplice da spiegare: Il piccolo Alphonse, infatti, non si era mai ritrovato così vicino a un vero seno da donna così bello, invitante e apparentemente morbido in tutta la sua giovane vita e trovarsi improvvisamente con la faccia quasi spiaccicata su di esso, con il desiderio quasi irrefrenabile di affondare il viso in quel tripudio di morbide voluttà, di strusciare le sue guanciotte morbide e vellutate su quei due capolavori di Madre Natura neppure fosse un gattino in cerca di attenzioni dalla sua padrona, era normale che il suo cervello subisse un più o meno temporaneo blackout delle sue sinapsi.
    I-io... I-io...
    Balbettò il piccino scioccamente, con una vocetta tenera e indifesa che poco aveva a che fare con il cipiglio autoritario e severo di pochi attimi prima, non sapendo non solo cosa dire e come dirlo, ma anche cosa pensare di tutta quella storia: Insomma, va bene, era stato rinchiuso contro la sua volontà in un negozietto da una donna all'apparenza alquanto perversa e con un gusto particolare verso i ragazzini (Almeno da quanto il piccolo Dio aveva potuto capire), ma era anche vero che tale donna era una delle più belle che avesse mai visto, se non la più bella in assoluto, sicuramente irritante e irrispettosa, ma anche quindi capace di tenergli testa e di un minimo di di intelligenza e fascino (Per quanto al volgarità dimostrata finora un po' la penalizzava in questo senso... E le faceva prendere punti, in un altro) quindi, perché negarsi oltre? Il suo orgoglio, qui, gridò che non poteva perché era una semplice umana, perché avrebbe calpestato inevitabilmente il suo ego e la sua dignità e perché non era mica l'ultimo dei pervertiti disperarti che pur di sfiorare le tette di una donna con una mano venderebbero l'anima al Diavolo.
    ...O almeno così sperava, certo. E comunque, la sua razionalità gli fece notare anche che la bella ragazza non era propriamente del tutto tale, vista la "sorpresina" che sembrava nascondere in mezzo alle sue bellissime gambe e questo, naturalmente, era un importantissimo punto a sfavore per la suddetta visto che capovolgeva (Mai termine fu più adatto) radicalmente i ruoli e la situazione, anche se il giovane Alphonse poteva essere stato tratto in inganno dai vestiti o da una piccola illusione ottica (Anche se non gli risultava l'esistenza di illusioni ottiche capaci di far venire complessi d'inferiorità a Rocco Siffredi) ma, nel dubbio, era meglio non rischiare, anche perché l'obiezioni riportate dal suo amor proprio e dal suo buonsenso gli sembravano quanto mai corrette e inattaccabili.
    Che... Che diamine stai facendo? Ti è dato di volta il cervello, forse?? Lasciami andare subito!
    Replico il piccino chiudendo gli occhi a dir poco imbarazzatissimo, mentre le sue guance si avvamparono di rosso, e si dimenava come poteva per trovare una "via di fuga", arrivando persino a spingere con forza la ragazza per crearsi almeno un minimo spiraglio con cui allontanarsi da lei e dalle sue perfide "gemelle" più ammalianti del canto delle sirene. Sfortunatamente, essendo stata data alla cieca, le piccole quanto graziose manine di Alphonse toccarono leggermente il morbidissimo seno della ragazza, facendo salire di colpo il picco dell'imbarazzo e provocando un altro blackout nella mente del nostro povero, piccolo Dio.
    A-ah, n-no... N-non v-volevo, s-scusami...
    Avrebbe pigolato imbarazzatissimo prima di lanciarsi verso lo spiraglio provocato dalla sua spinta (Sempre se al ragazza si fosse spostata almeno un po', certo), deliziosamente rosso in viso, cedendo all'istintivo desiderio di darsi alla fuga. Probabilmente non era la scelta più saggia e neppure la migliore per il suo orgoglio, ma in quel momento non era riuscito a pensare a nulla di meglio che non fosse scappare, anche se aveva la spiacevole sensazione di essere un topolino con cui stava giocando un gatto sadico quanto affamato, che lo lasciava zampettare inutilmente tenendo la sua zampa sulla sua lunga coda...

    Non ti preoccupare, Nrko-san: Mica ci corre dietro nessuno. E sì, non devi preoccuparti per la sfacciataggine di Tyrann, visto che è assolutamente deliziosa e graditissima. ghgh A proposito, spero che ti piaccia questo Alphonse a metà fra lo tsundere e l'ukettoso (Non che prima era stato molto diverso, eh). >.<
     
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    Le reazioni del piccolo ragazzo erano sempre più piacevole ''assaporare'': dal suo passare a quell'orgoglio sprezzante al finire col balbettare e arrossire in preda all'imbarazzo più timido. E a proposito di ''assaporare'', più guardava il suo visino e più desiderava stenderlo sul bancone e ''torturarlo con dolcezza''. Cose che certo non andavano d'accordo se inserite nella stessa frase, ma lui era ben intenzionato a sperimentarne l'accoppiata su quella particolare dolcissima ''cavia''. Non in quel momento però, per ora voleva ancora godersi un po' quei deliziosi rossori, quella deliziosa vocina e, soprattutto, tutta quella ''assolutamente amabile'' indignazione. Così gli sorrise un'ennesima volta, malizioso e provocatore, mentre perdeva tempo nel tentare di impressionarlo e allontanarlo con tutte le armi che aveva. Armi che in quel momento, per sua sfortuna, corrispondevano alla sua sola soave vocina. Tyrann in risposta continuò ad avvicinarglisi, ben compiaciuto dal suo bloccarsi momentaneamente preda di chissà quali pensieri (O, più probabilmente, preda di un vuoto totale della sua povera psiche sotto stress, ma poco importava). Dicevi qualcosa, a proposito del mio modo di chiamarti e non chiamarti, bocconcino?
    Dopo un tempo che parve indefinito, la razionalità sembrò tornare a impossessarsi del piccolo che in un'esplosione di coraggio tentò (invano, ma questo lo scopriremo a breve) di ''respingerlo'' con la forza, posando per errore una piccola e delicata mano su uno dei suoi seni. Lo vide tentare di fuggire subito dopo l'incidente (sempre se effettivo incidente era stato), ma non gli diede neppure il tempo di scattare che, repentino, Tyrann afferrò quella mano e se la tenne stretta al petto, spingendola anzi contro esso, in modo che affondasse e ''palpasse'' le sue forme senza averne effettiva intenzione. Non dubitava che ciò non avrebbe fatto che imbarazzarlo di più, tanto che già balbettava perdendosi in mille scuse. Scuse che a lui certo non interessava sentire. Shhh.. fece mentre lo cingeva con l'altro braccio avvicinandolo a sé, portandolo decisamente molto vicino a sé. Le tue chiacchiere incessanti cominciano davvero a stancarmi, bocconcino. In realtà la compiacevano come non mai, ma la bramosia stava diventando semplicemente più forte. Direi che potremmo cominciare ad...approfondire la nostra conoscenza. Quella voce si era fatta decisamente roca e come se non bastasse il tono era stato marcato sulla parola ''approfondire'' in modo alquanto inquietante e sospetto. Cosa voleva insinuare quel demone senza vergogna? Probabilmente il piccino non avrebbe avuto tempo di rispondere. Tyrann avrebbe stretto la sua presa, mentre lo osservava per bearsi delle sue adorabili reazioni, tanto che se il piccolo malcapitato non avesse fatto un minimo di resistenza si sarebbe ritrovato in men che non si dica con il tenero visino letteralmente ''infilato'' in mezzo a quei morbidi seni pieni. Una mano dietro la nuca l'avrebbe infatti accompagnato in quell'indesiderata (o forse non troppo) esplorazione, mentre la ''donna'' torreggiava su di lui trionfante e soddisfatta. Tuttavia, la morbidezza dei seni non sarebbe stata l'unica cosa a tenerli ''uniti'', né l'unica sensazione che la piccola preda avrebbe sentito...a contrapporsi a quella delicata sensazione infatti, ci sarebbe stata una ben meno delicata presenza, che avrebbe iniziato anch'essa a ''sfiorare'' senza troppi convenevoli la sua tenera carne, seppur ''protetta'' dal tessuto dei suoi vestiti. La cosa inquietante in tutto ciò? Quella Presenza (con la P maiuscola, s'intende), il piccolo Alphonse l'avrebbe probabilmente sentita indistintamente persino dalla protezione della stoffa.
    La situazione cominciava a farsi pericolosa per il piccolo ''eroe''...d'altra parte, si faceva sempre più entusiasmante per il nostro sadico e perverso demone. Chi l'avrebbe spuntata?

    Scusa il ritardo. <3
     
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  10. Chibi kira.
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    Ogni pomeriggio, nei Parchi di Roma, quando il Sole è in alto nel cielo, un tenero ragazzino si mette in fuga sapendo che dovrà correre più velocemente della perversa donna che lo ha imprigionato nel suo ambiguo negozietto, se non vorrà essere stuprato (letteralmente) a sangue da questa; ogni pomeriggio, nei Parchi di Roma, quando il Sole è in alto nel cielo, una perversa donna che ha imprigionato nel suo ambiguo negozietto un tenero ragazzino, sa che dovrà semplicemente allungare le braccia per prendere il suddetto piccolo -visto che le belle gambettine non propriamente lunghe di quest'ultimo non gli permettono di allontanarsi moltissimo- per poter fare... "Quello che deve fare", naturalmente.
    In effetti il celebre proverbio africano non era propriamente così, ma non crediamo che le popolazioni dell'antico continente se ne avranno a male di sapere che la loro saggezza è stata un po' "rivisitata" per adattarsi alla particolarissima situazione venutasi a creare all'interno di quel grazioso quanto inquietante negozietto di fumetti e amenità varie. Anche perché, l'azione descritta dall'antico detto da noi "aggiustato", è proprio la stessa che si consumò all'interno del grande edificio, quando il nostro piccolo eroe, a dir poco imbarazzatissimo di aver sfiorato con la sua bella manina il florido quanto desiderabile seno della ragazza, cercò disperatamente di scappare via, prima che la sua bellissima e crudele sequestratrice non allungasse -per l'appunto- le braccia e non lo prendesse letteralmente per la "collottola", non soltanto avvicinandolo a sé con la stessa delicatezza che userebbe uno scaricatore di porto nei confronti di una timida verginella, ma anche bloccando con forza la bella manina del piccolo Dio sul suo seno perfetto, facendola affondare in quella meravigliosa e voluttuosa morbidezza. Dopotutto, poco prima di sfuggire a lei, aveva pensato (Leggete il post precedente n.d.r) che lui non era come quei pervertiti disperati disposti a vendere l'anima al Diavolo pur di poter toccare con la mano il seno di una donna: Ebbene a quanto sembrava la giovane donna che gli si parava davanti era ben peggiore di qualsiasi angelo caduto o entità maligna in genere, visto che sembrava aver tutta l'intenzione di prendergli l'anima anche se lui non aveva ancora firmato (col sangue, s'intende) alcun "contratto". Che poi col Diavolo avrebbe pur avuto qualche speranza di giungere a un buon compromesso, dopotutto erano quasi "colleghi", mentre con quella donna... Le speranze erano davvero molto, molto più fragili e sottili.
    C-cosa... C-cosa stai f-facendo? L-lasciami a-andare s-subito!!
    Supplicò il giovane Alphonse, con lo stesso tono di voce di un micetto illanguidito dalle coccole della sua padrona che ne richiedeva altre, mentre inutilmente cercava di tirar via la sua bella e affusolata manina dalla ferrea preda della bella donna che, di contro, la faceva affondare sempre di più nella morbidezza di quel seno a dir poco perfetto. Inutile dire, naturalmente, che il volto niveo e grazioso del nostro piccolo Dio divenne semplicemente paonazzo per il grande imbarazzo provato, avvampando come se sulla sua bella pelle vellutata e serica fosse divampato un fortissimo incendio, visto il bel calore che le sue guanciotte rosse irradiavano nell'aria intorno a loro. In effetti il nostro amato(?) piccino non si era mai trovato in una simile situazione, mai aveva toccato il seno di una donna e, a dire la verità, mai aveva pensato che una simile esperienza avrebbe potuto avere, in lui, tutta questa risonanza, tutto questo coinvolgimento fisico (Soprattutto fisico) ed emotivo, poiché aveva sempre considerato sempre la sessualità una "bassezza" volgare dell'animo degli umani, anche perché -sempre secondo il suo particolarissimo punto di vista- la bellezza delle donne umane non poteva aver presa in lui che aveva conosciuto quella delle Dee. E invece, soltanto adesso aveva iniziato a capire quanto si era sbagliato in precedenza, visto che in maniera quasi del tutto autonoma la sua bella bella mano affusolata aveva iniziato, seppur timidamente, a stringere quella straordinariamente invitante morbidezza, saggiandone così, col tocco tremante e impacciato della sua piccola manina, tutta la sua stupenda perfezione che nulla aveva da invidiare di quella di una Dea, fosse anche della stessa Afrodite.
    E' così soffice...
    Mormoro quasi in trance, mentre la sua bella mano affondava sempre di più su quel seno perfetto e lo carezzava impacciata eppure curiosa e desiderosa assieme, vezzeggiandolo con il suo palmo mentre, nel frattempo, i bei occhioni cobalto del nostro piccino si facevano leggermente liquidi da un desiderio che mai era riuscito a germogliare nella sua psiche ma che adesso, come un velocissimo rampicante, stava avvolgendo tra i suoi rami forti e nodosi ogni altro pensiero, legandoli tutti all'unico desiderio che sempre più vividamente si faceva largo nella sua mente: E cioè affondare il suo bel visetto tra quelle due meraviglie di Madre Natura, perdersi nella loro morbidezza finanche a rischiare di soffocare (Dopotutto sarebbe stata una morte alquanto dolce, bisogna ammetterlo) mentre le sue belle manine le tenevano ben strette nei loro palmi.
    C-come... Come osi?? Ti avevo appena ordinato di non chiamarmi più in questo modo disdicevole, razza di una... Mmppff
    Sfortunatamente la bella donna doveva possedere anche l'incredibile facoltà di leggere nel pensiero oltre a possedere davvero un bel paio di gemelle poiché, dopo aver irriso nuovamente il nostro piccolo Alphonse, sottraendolo così alla malia che esercitavano le sue belle forme prosperose e morbide, lo ricacciò di nuovo a forza nell'estasi stupita della sua (ancora candida) eccitazione, visto che letteralmente spinse il suo bel visino verso il suo prosperoso decolté, premendo quasi rudemente sulla nuca del giovane ragazzo affinché si trovasse letteralmente "schiacciato" tra quelle due belle collinette del piacere, dove la mancanza d'aria -pur essendo un problema non da poco- veniva vista come un prezzo anche fin troppo generoso per potersi beare di quelle due meraviglie.
    A-ah, mmh, n-no... L-lasciami a-andare, nh...
    Miagolò letteralmente il piccolo Dio quelle che, secondo lui, dovevano essere delle proteste, degli ordini perentori, ma che in realtà non erano altro che richieste di nuove coccole di un gattino piccolo e oltremodo indifeso, che in quel momento veniva "coccolato" da una leonessa che sì, lo stava "leccando" ma soltanto perché era molto, molto affamata. Inoltre, muovendo freneticamente la testolina per liberarsi dalla presa della ragazza, non fece altro che strusciare le sue morbide guanciotte di pesca sulla pelle nuda di quei due seni perfetti, saggiandone così la morbidezza e comportandosi proprio come un micetto (tanto per rimanere sullo stesso filone) che fa le fusa in cerca di attenzione. Naturalmente appena se ne accorse si fermò all'istante e avvampò letteralmente dall'imbarazzo tanto che la bella donna avrebbe potuto sentire sulla sua pelle tutto il calore creato dalle sue belle guanciotte, mentre lui perso letteralmente nel seducente profumo della sua bella pelle vellutata, schiudeva istintivamente le sue belle labbra di corallo e... Iniziava a posare casti bacetti impacciati e alquanto timidi su ogni centimetro di pelle scoperta di quel seno perfetto, concedendosi anche -di tanto in tanto- qualche leggero morsetto, soltanto per saggiarne meglio la morbidezza, con lo stesso candore di un infante che mordicchierebbe il seno della propria madre o nutrice.
    Purtroppo, però, questo piccolo e idilliaco momento venne inevitabilmente spezzato da un "piccolo" particolare che, da quando la sua bella testolina era finita tra le due "gemelle" della donna, gli era praticamente uscito di mente... Almeno finché non era tornato a frapporsi con rude violenza tra lui e la bella ragazza, a ostacolare il contatto diretto tra i loro due corpi: Infatti, qualcosa di più duro del marmo e oltremodo lungo e largo (Davvero, davvero largo) premeva con forza sul suo bel pancino, e per un istante il nostro Alphonse, troppo impegnato a sbaciucchiare timidamente quei seni perfetti, vi si strusciò castamente (E quindi anche terribilmente sensuale) contro, mugolando lamentoso per il fastidio che quella cosa lunga e larga gli stava procurando finché, sgranando i bei occhioni di zaffiro semplicemente inorridito (E imbarazzato) dalla consapevolezza di sapere cosa fosse quello strano "ostacolo", che prese subito a dimenarsi furiosamente per liberarsi e, alla fine, al prezzo di non poche fatiche riuscì a sgusciare dalla presa della donna, anche se finì comunque alle spalle al muro.
    Che tutti i Diavoli degli Inferi possano riempirti le ossa di zolfo! C-chi s-sei, p-perché m-mi s-stai f-facendo t-tutto q-questo??
    Chiese scioccamente il piccino piuttosto spaventato e alquanto imbarazzato, appiattendosi letteralmente alla parete come se volesse fondersi con essa, tremando per l'imbarazzo e l'eccitazione non soddisfatta, non sapendo cosa fare né cosa pensare. Beh, che dire? ogni predatore degno di tal nome deve sapere quando è il momento di sferrare l'attacco definitivo alla sua preda per farla sua: Ebbene, quello era il momento più adatto per "azzannare" il piccolo Alphonse e fare di lui ciò che più aggradava alla donnanontotalmentedonna, adesso stava soltanto a lei non sbagliare e vincere quel piccolo ma sicuramente accorato combattimento tra preda e predatore.
     
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    Tyrann osservò più che compiaciuto le reazioni della sua piccola e deliziosa preda, leccandosi quasi le labbra in attesa di consumare finalmente il suo meritato (Hem, forse non proprio ma va bé) spuntino.
    Lo vide cedere alla tentazione di palpare i seni di Kainé, comprendendo a pieno quanto quelle curve potessero essere tentatrici. Lui stesso, a volte, aveva fantasticato su quel bel corpo candido, seppur non fosse poi questa gran cosa irraggiungibile visto che, per dirlo in parole povere, lui a pensarci era costantemente dentro di lei.
    Ma volgarità gratuite e sciocche a parte... Il nostro demone rimase praticamente ipnotizzato dalla reazione del piccolo quando finì ''sbadatamente'' tra i suoi seni. Da prima, timido, cercò di divincolarsi in un modo che lo fece sospirare (Essere dentro un corpo femminile non era poi così male) di piacere, poi come guidato da una forza superiore cominciò a baciare quelle morbide forme, facendo riempire di piccoli brividi il corpo di Kainé.
    A quel punto Tyrann non resistette, passò una mano ad accarezzare i capelli del giovane come a invitarlo a non interrompere quelle deliziose effusioni mentre prendeva a muovere il bacino per strusciarsi senza più esitazione sul suo pancino. Atto che il dolce scricciolo non parve per nulla gradire, tanto che ancora una volta tentò di sfuggire, staccandosi da lui per trovarsi bloccato dalla parete alle sue spalle.
    Il lento e sadico sorriso di Tyrann si aprì.
    Chi sono l'ho detto prima no? disse, quasi in un sussurro, la voce che risuonò profonda e ipnotica mentre gli occhi dorati cercavano quelli di Alphonse. Per quel che riguarda il motivo invece... Tornò a trattenerlo, stavolta però con una mano delicata ma decisa dietro il capo. E' semplicemente la fame. Detto ciò, senza chiedere permesso, si chinò quanto bastava per raggiungere le labbra del ragazzo, posandovi le sue, morbide ed affamate. A meno che lui non avesse fatto in tempo a sfuggirgli, avrebbe poi cominciato lento a leccarle superficialmente, nel tentativo di invitarle a schiudersi. Al contempo, l'altra sua mano sarebbe andata sulla schiena, in basso, a carezzare con gentilezza ma cupidigia le tonde e piccole natiche.
    Si sarebbe staccato solo dopo un lungo bacio e solamente per scendere con le labbra umide e la lingua bollente a stuzzicargli il collo e l'orecchio. Mi permetteresti di divorarti, bocconcino? E per una volta la sua voce sarebbe suonata davvero dolce e persuasiva e non provocatoria.
    Solo a quel punto, mano sulle sue natiche sarebbe lentamente passata davanti, carezzando prima il fianco poi il sesso del piccolo, dalla stoffa dei pantaloni, unica protezione da quella situazione che andava a farsi via via sempre più imbarazzante. Presto Alphonse si sarebbe accorto dell'abilità nelle mani di Tyrann, che in quel momento erano delicate e lisce, come il viso di Kainé che di tanto in tanto lo guardava per studiarne le espressioni... Per non perdere neppure un rossore. Erano movimenti lenti ma decisi, che avevano il solo scopo di imbarazzarlo quanto torturarlo.
    Si tratteneva a stante da ''azzannarlo'' lì e subito.

    Perdona il ritardo e, come al solito, il post un po' corto. çwç <3
     
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  12. Chibi kira.
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    Il delicato sospiro di piacere che sfuggì alle dolci labbra della bella quanto perversa donna, quando il nostro piccolo eroe strusciò -in maniera del tutto involontaria, tra l'altro- le sue dolci e vellutate guanciotte sul prosperoso e morbidissimo seno di lei, lo fece fremere d'eccitazione fin dal profondo del suo del suo delicato animo e, oltre a solleticare la sua vanità che si ritrovò compiaciuta di esser riuscita a suscitare in quella donna una così graziosa reazione, gli donò sensazioni che non aveva mai provato prima di allora, procurandogli anche imbarazzanti pensieri che mai, in un'altra situazione, la sua mente avrebbe potuto formulare senza che lui s'imbarazzasse oltre ogni dire e non scuotesse il grazioso capo nel tentativo di scacciarli via, di farli ritornare nell'oblio da cui erano emersi. Infatti, come se fosse stato attratto da una forza irresistibile, iniziò a posare dei casti bacetti delicati come dei leggeri passettini d'infante sulla pelle di velluto di quei bellissimi e perfetti seni, il cui delicato profumo lo stava inebriando totalmente, rendendogli ormai assolutamente impossibile pensare con lucidità.
    I perché che lo avevano spinto a compiere un simile gesto erano molteplici e, persino, anche confusi ma sicuramente tra tutti spiccava il suo desiderio di ascoltare ancora una volta quel suono tanto dolce e delicato nonché così terribilmente ipnotico e ammaliante, come e più il canto di una sirena, che pochi istanti prima la bellissima sequestratrice si era lasciata sfuggire. Il motivo, invece, per cui voleva riascoltare quel suono era ignoto anche a lui, ma può ben essere descritto come un bisogno puramente fisico: Non hai bisogno di avere un motivo per soddisfarlo, il fatto stesso di provarlo è più che sufficiente. Per questo, il nostro piccolo Dio si abbandonò ai desideri del corpo, anteponendoli per una volta ai giudizi della sua razionalità, iniziando a posare tanti graziosi bacini su quelle due icone di perfezione e bellezza. Piccolo incanto che purtroppo durò poco, visto che venne spezzato dalla stessa foga dell donna che, desiderosa forse si altre attenzioni, non soltanto pressò la sua nuca affinché approfondisse le sue attenzioni, ma si mise anche a strusciare il suo grosso... "Oggetto contundente" (Non troviamo epiteti migliori per descriverlo, scusateci) sul delicato pancino di lui, rude contatto che lo fece ritornare quasi subito a se stesso e che portò alla reazione imbarazzata e furibonda che già sappiamo.
    Tu non mi hai detto proprio un bel niente! Mi hai fatto capire soltanto di essere una svitata incline alla pedofilia e ciò si potrebbe anche ricondurre al perché io sia stato imprigionato qui dentro, ma questo non... Mhhh!!
    Mugolò a dir poco stupito il tenero il piccino, sgranando i bei occhioni di zaffiro dalla sorpresa e dall'imbarazzo assieme, mentre istintivamente serrava le labbra di corallo della sua dolce boccuccia di rosa e irrigidiva tutto il suo tenero corpicino, tendendo come corde i piccoli -ma non per questo meno piacevoli alla vista- muscoli che possedeva, nel vano tentativo di resistere strenuamente agli "assalti" della bella donna alle sue dolci labbra, desideroso che la sua sadica sequestratrice non "rubasse" il suo primo bacio.
    Vano perché oltre a essere davvero abile nello stimolare le sue labbra, nell'invitare a schiudersi per permettergli di entrare nella sua dolce boccuccia ancora "pura", non aveva previsto che anche le grandi ma belle mani della giovane si sarebbero date da fare per il conseguimento dell'obiettivo della loro padrona: Infatti, con un'impudenza che mai Alphonse avrebbe creduto possibile, la giovane donna andò a stringere con forza i glutei sodi del suo a dir poco delizioso culetto, provocandogli un versetto acuto e sorpreso che però fu attuti dalle labbra della donna che, abile, sfruttò subito quel piccolo varco per insinuare a forza la sua calda lingua all'interno della dolce boccuccia del nostro piccolo eroe (Che a dispetto di tutto il "veleno" che poteva sputare, era molto più dolce di quanto si poteva pensare) e coinvolgere così la gemella del nostro piccino in una danza definibile soltanto come passionale e impetuosa. Sicuramente un primo bacio che il nostro piccino non avrebbe mai potuto dimenticare (E che avrebbe, di certo, ricordato con gioia, sebbene non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura) e che in quel momento ebbe il potere di spazzare via dalla sua mente ogni cosa: Dubbi, timori, rabbia e giudizi furono letteralmente inceneriti dal caldo fuoco della passione che animava nel profondo quel contatto che, per i poeti, era il più casto e lussurioso assieme.
    Il nostro piccolo protagonista, dunque, non poté far altro che abbandonarsi al caldo vento di quella passione e, chiusi i suoi bei occhioni cobalto illanguiditi dal bacio, rispose con estrema timidezza e inesperienza al bacio della donna, mentre una sua manina, delicata con una farfalla che si posa sulla corolla di un fiore, andò a sfiorare il bel fianco tornito della donna, in un'implicita (Quanto inconscia e candida, naturalmente) richiesta di maggiore contatto umano, di maggiore presenza, fremendo intanto tutto proprio come se fosse un pulcino implume caduto nella ciotola di una gatta molto, molto affamata. E' inutile tentare di descrivere i miagolii e i leggeri cinguettii che quelle leggere labbra si lasciavano sfuggire ogni momento, o la bellezza quasi etera di quel visetto roseo perso nell'estasi di quel bacio perfetto e terribile assieme, che stava permettendo alla mente del nostro piccolo Dio di affacciarsi sull'ignoto abisso del piacere, ancora semplicemente visto di sfuggita ma già abbastanza perché Alphonse possa desiderare -seppur inconsciamente- di caderci dentro, perché troppa era la candida e luminosa bellezza che risplendeva vivida da quelle delicate reazioni per poter essere trascritta dalle nostre mediocri abilità di scrittori, ma sicuramente tutti posso immaginare quanto potesse esser stato piacevole per la sadica donna assistervi.
    Mh, a-ah... N-no...
    Pigolò il piccino lamentoso, inseguendo istintivamente con il suo bel visetto quello della donna che, staccatasi da lui, adesso si stava malignamente sottraendo al bacio che lei stesa aveva iniziato e che tanto era piaciuto al nostro adorato(?) protagonista, ancora perso nelle nebbie del piacere e della passione.
    Che possano tagliarti la lingua e fartela mangiare, razza di stupida sgualdrina! Non permetterti mai più a... Ah! N-no! B-basta! C-cosa f-fai??
    Esclamò il piccino gemendo terribilmente imbarazzato e terrorizzato da quello che stava facendo la mano della sua bella sequestratrice: Abbandonate, infatti, le sode natiche del suo bel culetto (Che, per inciso, potrebbe far invidia moltissime donne... E far molto "piacere" ad altre) si spostò veloce e abile nel suo sesso ancora protetto dalla stoffa e, soprattutto, ancora sopito, prendendola a massaggiare con forza da sopra i pantaloni. Al nostro piccolo Dio gli smorzò il fiato e il suo bel cuoricino perse un battito quando sentii la mano della bella donna sopra quella parte tanto intima del suo corpo, a cui lui mai aveva dedicato quelle carezze che adesso, tanto rudemente eppure così piacevolmente, gli stava donando la sadica Tyrann. In effetti Alphonse aveva una concezione piuttosto negativa della sessualità in genere, considerandola soltanto una volgarità dell'animo umano che lui, essere divino, non poteva e doveva provare (Il fatto che Zeus e altri suoi "colleghi" non la pensassero allo stesso modo, serviva soltanto a convincerlo della correttezza del suo pensiero), quindi si può ben immaginare il turbinio di emozioni contrastanti e di stranissime sensazioni che esplosero nel grazioso corpicino del nostro piccolo Alphonse quando qualcuno prese a stimolare il suo sesso che mai nessuno, neppure lui aveva toccato in quel modo. Semplicemente non seppe cosa fare e se da un lato protestava e si dimenava un po' nel tentativo di sottrarsi da quelle carezze, da un altro non poteva che ricavarne piacere, che gemere con voce languida e arrossire più eccitato che imbarazzato, mentre il suo bel membro iniziava a riscuotersi dal suo torpore a "reagire "vispo" alle attenzioni della bella donna. Infatti, in relativamente poco tempo, il membro del piccolo Alphonse raggiunse la sua massima erezione che, strofinandosi con la ruvida stoffa dei boxer gli strappò altri brividi e gemiti. Erezione che la donna avrebbe dovuto certamente trovare di suo gradimento visto che, sebbene non fosse semplicemente gigantesca come quella che premeva nel sottile tessuto del suo intimo, era sicuramente piacevolmente e sorprendentemente grande, soprattutto a considerare il fisico minuto e gracile del piccino in questione. Probabilmente uomini ben più grandi e grossi di lui si sarebbero trovati seriamente in imbarazzo a fare un "confronto" con il nostro piccolo Dio...
    A-ah! N-no, t-ti prego, n-non... Mhh!
    Miagolò il piccino senza riuscire terminare la frase e lasciando quindi ambiguo il significato delle sue parole: Le stava chiedendo di fermarsi oppure di non farlo per nulla al mondo? Forse entrambe le cose, ma sicuramente la bella donna avrebbe potuto trarre il senso che voleva dallo sguardo liquido di desiderio e paura assieme che il piccino gli rivolse, bellissimo arcobaleno di mille e più sentimenti contrastanti, tra cui lei avrebbe dovuto scegliere quello giusto.
    ..Che, probabilmente, sarebbe stato quello giusto per lei, ma questa, come si suol dire, è un' "altra storia".
     
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    Il suo succulento bocconcino aveva solo un difetto: parlava dannatamente troppo. Ma Tyrann non si dava per vinto, anzi, ciò non faceva che stimolarlo a rendere le sue torture il più intense possibili, cosicché il piccolo non potesse neppur volendo continuare a parlare...
    E quale metodo migliore, se non quello che si apprestava a utilizzare?
    ''Non'' cosa, tesorino? gli domandò, mentre la sua mano, riuscita finalmente a provocare l'eccitazione del piccolo, ne approfittò per slacciare con estrema lentezza i suoi pantaloni, mentre le labbra della ''donna'' non smettevano di torturargli il collo e il lobo dell'orecchio, sussurrandovi dentro.
    ''No, Tyrann. Ti prego Tyrann. Non fermarti, Tyrann...'' lo stuzzicò malignamente, con voce ansante e roca, che non fece altro che risuonare ancor più sensuale. Infilò la lingua nel suo orecchio prima di concludere: E' questo che volevi dire, non è vero?
    Per rendere il più difficile possibile per lui rispondere, la mano che lentamente aveva slacciato i suoi pantaloni, si sarebbe infilata (sempre se il ragazzo non fosse riuscito a opporsi in qualche modo) nei suoi boxer, così da ''liberare'' la sua erezione in tutta la sua voglia.
    Erezione che, come avrebbe potuto notare Tyrann, non era certo da sottovalutare come invece si sarebbe potuto dire dal suo aspetto tenero e dolce. Avrebbe potuto non farlo notare per imbarazzarlo e provocarlo di più? Certamente no.
    Oh, e cosa abbiamo qui? E' molto più di quanto mi aspettassi... Persino abbastanza per soddisfarmi al meglio...
    Era certo più interessato a possedere, che venir ''posseduto'', ma quella frase era atta a provocare e chissà, magari se Alphonse l'avesse meritato... Poco importava, tuttavia, cosa sarebbe successo in quel caso, perché la mano avrebbe subito preso a circondare la carne del ragazzo, per poi accarezzarla con estrema maestria, muovendosi su essa con movimenti quasi impazienti, degni della fame di Tyrann.
    Fame che non ci mise troppo a palesarsi sotto forma di piccoli morsi al suo bel collo e, in fine, con il corpo di Kainé che si abbassava lentamente, ponendosi ''a ranocchia'' davanti al ragazzo, così da trovarsi con il viso praticamente all'altezza della sua erezione, senza smettere un solo secondo di accarezzare con voglia il suo sesso. Le gambe piegate e volgarmente aperte, mostravano quanto anche il suo sesso fremesse evocando attenzioni, ma più di questo, il succinto intimo bianco rivelava la presenza di due grandi labbra piene e morbide, e un sesso femminile bagnato di umori, accompagnato da due natiche tonde e invitanti.
    Se per caso il nostro piccolo Dio non avesse capito sino a quel momento davanti a cosa si trovasse, ora certo - se avesse avuto l'ardire di guardare in basso - avrebbe potuto svelare l'arcano.
    Tyrann lo guardò dal basso per studiarne le reazioni, sorridendogli sadico, mentre la mano che prima lo teneva fermo per la nuca era ora sulla sua natica, accarezzandola e stringendola appena.
    Era chiaro, dal suo sguardo colmo di promesse, quale fossero i suoi intenti, ma Tyrann certo non si accontentava. Osò infatti leccarsi le labbra in modo lascivo quanto eloquente, prima di avvicinarle alla cappella del giovane e schiuderle per lasciarvi sopra dei ''baci'' particolarmente spinti, che pian piano si facevano via via più profondi, il tutto mentre la mano proseguiva a muoversi.
    Sai bocconcino...Sei delizioso. disse dopo un primo assaggio, per poi fiondarsi nuovamente su di lui.
    Come ogni demone era sadico e sfacciato, e tutto ciò lo divertiva terribilmente.
    Un dettaglio che probabilmente non importava a nessuno, che in quel momento la bellezza di Kainé quasi eterea, risultasse terribilmente fuori contesto con i suoi modi...
     
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  14. Chibi kira.
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    La testa del nostro amato(?) Alphonse pulsava pericolosamente come se qualcuno si fosse divertito a prenderla a martellate per ore e ore, il suo cuore batteva così spasmodicamente da sembrar essere sul punto di scoppiargli nel petto, le sue mani tremavano neppure avesse avuto un attacco anticipato di demenza senile e il suo respiro era piacevolmente affannoso come se avesse corso per tutta la giornata... O urlato per lo stesso tempo, cosa che in effetti era davvero successa, visti tutti gli improperi che la "povera" Tyrann aveva dovuto sopportare.
    In ogni caso, non ci voleva un sessuologo per capire che il nostro piccolo Dio era tremendamente eccitato e che non sapeva più che pesci prendere per controllarsi quel tanto per non cadere vittima degli istinti bestiali che, malgrado la delicata graziosità emanata dal suo minuto corpicino, controllavano comunque la sfera fisica del suo essere. Inoltre, la grande ma bella mano della sua splendida sequestratrice che, con un'impudenza quasi oscena, si era insinuata sotto ai suoi calzoni per prendere il bel membro eretto del nostro giovane Dio, sicuramente non lo aiutava a pensare con lucidità, anzi, peggiorava ulteriormente la situazione.
    Ma la cosa peggiore non era che la bella Tyrann avesse preso in mano il suo membro eretto e gli stava donando piacevolissime sensazioni stimolandolo con la sua consumata abilità, ma che Alphonse aveva desiderato fortemente quel momento: Infatti, malgrado tutti i suoi "no" (Piuttosto deboli, tra l'altro), i suoi tentativi di staccarsi da lei, di dimenarsi, di scappare via, fin da quando la bellissima donna(?) aveva insinuato la sua graziosa mano all'interno dei suoi calzoni e li aveva, con lentezza a dir poco disarmante, sbottonati, lui aveva desiderato -probabilmente in maniera del tutto involontaria, ma questo non cambiava affatto la situazione- di provare un po' di sollievo per quella parte del suo grazioso corpicino così fastidiosamente tesa e contratta. Naturalmente, appena si rese conto di aver formulato un desiderio simile, cercò in ogni modo di scacciarlo via dalla sua mente scuotendo la sua graziosa testolina blu, rivolgendosi con maggiore rabbia e ostentato disgusto verso la bella Tyrann, ma purtroppo, per quanti sforzi potesse fare per "redimersi" dall'aver pensato con sollievo alla mano della giovane che "saggiava" abilmente la sua piacevole erezione, quel desiderio appena appena espresso dalla sua mente sempre più confusa rimaneva là, sepolto nelle macerie del suo autocontrollo, della sua rabbia come un seme rimane sotto il terriccio prima di germogliare e bucare la terra con la sua forza e vitalità, allo stesso modo il desiderio del nostro Alphonse rimane sepolto in attesa di germogliare e sbocciare come il fiore della passione che era.
    Non provare a toccarmi razza di una sgualdrina o giuro che... Che ti farò impiccare con le tue stesse viscere!
    "Tuona" il piccolo Alphonse prima di lasciarsi andare a un mugolio così denso di desiderio, passione e piacere da far risultare ancora più ridicole le sue inapplicabili minacce, al punto che lui stesso, resosi conto di cosa si fossero lasciate sfuggire le sue belle labbra di corallo, arrossì come un papavero e chiuse i suoi graziosi occhioni di zaffiro dalla vergogna.
    In ogni caso l'affascinante sequestratrice non sembrò scomporsi più di tanto alla sua minaccia e continuò a stimolare con bravura ed esperienza (Quest'ultima parola acquista un significato tutt'altro che positivo nei confronti della donna, visto che avrebbe potuto benissimo fare "pratica" su se stessa dato che sembrava esser dotata di un'appendice non dissimile da quella del nostro "eroe") il bel membro eretto di Alphonse che sembrava, malgrado la sua stoica volontà di apparire totalmente indifferente a quello che sembrava prendere sempre di più i contorni di un vero e proprio stupro ai suoi danni, gradire sempre di più quella piacevolissime "carezze".
    V-va... Nh, v-va a-all'Inferno, m-maledetta! Ah...
    Pigolò a fatica il povero Alphonse, digrignando i bei denti perlacei per soffocare un gemito più forte degli altri, visto che la bella Tyrann aveva deciso di fare sul serio e i movimenti che stimolavano la lunga asta del nostro adorato(?) Alphonse divennero improvvisamente molto più veloci, profondi e intensi di prima.
    Purtroppo (Per il nostro Alphonse, almeno), però, la ragazza non sembrava essersi ancora accontentata dai gemiti e dal rossore alle sue belle gote nivee che stava procurando al "dolce" (Ma quando mai?) Alphonse, ma era decisa a far molto di più: Con una impudenza che rasentava l'oscenità, infatti, si chinò piegando le ginocchia fino a che il suo bel viso fosse allo stesso livello dell'erezione di Alphonse, grande, nivea e impreziosita da piccole venette violacee che rendevano ancora più graziosa quella parte per nulla minuta del suo bel corpicino.
    Ma in quel momento, il nostro caro protagonista non si concentrò sulla sfacciataggine della donna che gli si parava di fronte (Più o meno, a dire il vero) ma il suo bello sguardo color cobalto, venne attirato dalle gambe perversamente aperte della giovane che mostravano senza vergogna alcuno il suo sesso. O, per meglio dire, i suoi sessi. Poiché, oltre a quell'enorme colonna di carne che Alphonse aveva avuto modo di percepire più volte, vi era anche, appena più sotto, il fiore delicato di una donna. Tale consapevolezza colpì il nostro piccolo Dio come una sorta di fulmine a ciel sereno, tanto che per un attimo rimase a fissare a bocca aperta quel prodigio della natura che tanto lo preoccupava. In effetti, le rare volte che aveva fantasticato su un possibile rapporto con qualche donna, aveva sempre immaginato fanciulle pudiche e dolci che arrossivano per un bacio sulla guancia e che avrebbero considerato audace persino camminare mano nella mano con lui, non certo dunque una donna come quella che lo stava letteralmente stuprando e che disponeva di un membro ben più grande del suo.
    Al vero, con tutta probabilità, lo stava stuprando appunto perché disponeva di un pene ben più grande del suo, ma questo è un dettaglio praticamente ininfluente nel corso di questi concitati eventi.
    O mio Me, questa svitata è un ermafrodita!
    Pensò, infatti, alquanto preoccupato il nostro giovane protagonista prima che la bella Tyrann prendesse in bocca il suo roseo e sensibile glande, strappandogli un gemito che pareva il cinguettio del più soave tra gli uccellini, mentre inarcava istintivamente la schiena per meglio offrirsi all'abile bocca di Tyrann e portava le sue belle manine a coprire il suo volto con gli occhi chiusi, stravolto dal piacere unito all'imbarazzo, tanto da apparire semplicemente irresistibile.
    A-ah... N-no, i-io... Mhh, n-non... N-non ce l-la faccio p-più...
    Riuscii a malapena a gemere prima che i suoi grandi occhioni azzurri si aprissero e rivolgessero alla sua splendida aguzzina lo sguardo più liquido e languido di desiderio che si può immaginare, mentre la sua mano sinistra si posava delicatamente sulla sua testa come a volerla invitare a dargli sempre di più e il suo membro iniziava a fremere con sempre maggiore intensità. Il nostro piccolo Alphonse, infatti, stremato e travolto dalla rossa marea della passione era sul punto di venire riversando il suo bianco e dolce nettare nell'avida bocca della giovane, l'unica incognita era se la ragazza glielo avrebbe lasciato fare o no.

    So che ho accumulato un ritardo imperdonabile dolce Neko-san, ma prometto che d'ora in poi sarò più veloce e assiduo con le risposte che mai. >_< Spero che, comunque, il post sia stato di tuo gradimento. <3
     
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    Più passava il tempo con quel piccolo e delizioso bocconcino tra le mani, più Tyrann si rendeva conto, divertito, di quanto la sua mente fosse volubile e le sue piccole labbra capaci soltanto di pronunciare fandonie. Perché, altrimenti, quel piccolo conglomerato di squisitezza, si sarebbe impuntato con tal fervore per sfuggire alle sue attenzioni, solo per lasciarsi infine ammaliare dalla meraviglia che era il piacere?
    Già al sol carezzargli la carne, il nostro ''carissimo'' (?!) demone, aveva potuto sentirlo fremere, balbettare cercando disperatamente di negare ciò che i suoi gemiti dicevano in modo talmente chiaro, imporporarsi in modo così delizioso e mugolare timidamente, quando sino a un momento prima gli aveva augurato di finir impiccato dal suo stesso intestino...
    Uscita che l'aveva fatto a dir poco sorridere, se non ridacchiare contro quella giovane carne pulsante.
    E poi eccolo mandarlo all'Inferno. Chissà che avrebbe pensato sapendo che effettivamente venisse da un posto simile.
    Mandarmi all'Inferno quando stai godendo così tanto.... Sei proprio crudele, sai bocconcino? E sei anche un piccolo bugiardo.
    Ma un bugiardo irresistibile, che alla fine non potendo trattenersi oltre aveva assaggiato, ottenendo con sorpresa reazioni ancora più deliziosamente eccitanti, che avevano fatto fremere anche il suo sesso ingrossato, ormai affamato quasi come era stato in quel lontano periodo in cui aveva dovuto astenersi per anni. Che ricordi orribili! A cui fortunatamente non era certo quello il momento di pensare.
    Sorrise continuando a leccare abilmente la tenere carne rosea, pulsante, osservandolo mentre si copriva il volto... e alzando appena un sopracciglio argenteo quando alla fine lo sentì parlare, vedendo il suo sguardo farsi languido, e le sue piccole labbra schiudersi mentre con una mano non più così timida, ma pur sempre delicata, lo invitava a dargli di più, a concedergli ciò che sino a quel momento aveva tentato invano di respingere in ogni modo...
    Ma un demone subdolo come lui poteva forse accontentarlo, a quel punto? Poteva forse lasciarsi intenerire da quel bel faccino che era così bello veder arrossire? Poteva forse lasciarsi guidare dalla lussuria e dalla fame, quando aveva davanti a sé la possibilità di torturarlo e strappargli nuovi meravigliosi suoni? Nuove splendide espressioni? Ovviamente... no.
    Si staccò da lui con lentezza così estrema da rappresentare già da sé una tremenda tortura, soprattutto in un stato di tale sensibilità per quel povero glande vergine, e in fine smise persino di toccare il suo tenero corpicino, staccando le mani da lui per incrociarsele al petto, mantenendo quella posizione mentre lo guardava con un sorriso sadico, a trentadue denti.
    Cosa c'è, bocconcino adorato? Alla fine non ti spiace poi così tanto, essere trattato in questo modo da me? Ammettilo, avanti... Ammetti che ti piace e supplicami di darti piacere... In caso contrario...
    E a quel punto si alzò, dando un piccolo colpetto al suo povero membro insoddisfatto e bisognoso di esplodere, tornando a sovrastarlo con la sua altezza, portando poi il suo bel viso alla sua guancia morbida, strusciandovisi sopra per in fine giungere con le labbra al piccolo orecchio, prendendo a torturarne il lobo.
    ... ti lascerò così, ti legherò le mani in modo che non possa toccarti, e continuerò a stuzzicare il tuo povero corpicino fino a farti impazzire, senza mai portarti al piacere.
    Solo a quel punto tornò a guardarlo, dritto negli occhi, cercandovi la risposta prima ancora che il povero Alphonse potesse pronunciarla.
    Che ne pensi... ti piace l'idea?
    Non contento, al contempo afferrò saldamente il proprio membro e lo liberò del tutto dalle culottes femminili, prendendo a strusciarlo su quello del suo improvvisato e per nulla condiscendente amante, in modo che le cappelle, entrambe ormai bagnate per l'eccitazione, si scambiassero dolci fluidi e lievi carezze.
    Che uomo crudele, era...
     
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