Covo di Sousuke

Fatiscente

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    La mancanza di risorse fa mancare ogni tipo di lusso, ma può sentirne la mancanza qualcuno che non sa cosa sia nè ha nessun interesse allo scoprirlo?
    La risposta è no e Sousuke dunque non si lamenta affatto della sua sistemazione a Roma. Una vecchia fabbrica abbandonata, posta in uno dei quartieri più malfamati della città, è il luogo ideale per i suoi esperimenti e la solitudine che ne ricava perfetta per la sua concentrazione. Le pareti sbreccate e muffite, il pavimento sporco e ingrombo di detriti e i locali umidi e iinfestati di topi e chissà cos'altro non sono altro che ciò Sousuke vede: un buon sistema per tenere lontani gli scocciatori. La vera area "abitabile", in cui il padrone di casa risiede veramente, è una piccola stanza posta nell'angolo più lontano della fabbrica e i suoi unici arredi sono una scrivania, una branda e un armadio. Ma questo spaizo è necessario solo per mangiare e dormire. Il vero regno di Sousuke si trova molto al di sotto ed è raggiungibile solo da una botola posta porprio nella stanza. Attraverso di essa e una lunga scala a chiocciola, si raggiunge, infatti, un locale leggermente più ampio e decisamente molto più pulito ed ordinato in cui Sousuke conserva gli oggetti che ritiene necessari: un misto tra il laboratorio di un'alchimista, la sala esperimenti di uno scienziato e l'antro di uno stregone, questa zona conserva cosucce dedicate alle ricerche cui il mago si appassiona di volta in volta. Si tratta sopratutto di apparecchiature rudimentali che mischiano insieme magia o tecnologia, oppure manufatti trafugati dalla cabala di magia nera da cui Sousuke apprese la sua arte, oltre a molte altre cose che è meglio non menzionare.
    A parte questo piccolo spazio, Sousuke non ha nessun interesse verso il resto della fabbrica, che perciò marcisce e abbonda di qualsiasi ospite desideri sostarvi per una notte e poi ripartire, ques'ultima parte preclusa agli sfortunati che svaniscono per alimentare gli esperimenti del padrone di casa.
    Alla piccola alcova di Sousuke si può accedere solo dopo aver percorso un labiriinto di stanze polverose e immerse nella penombra, cosa che scoraggia chiunque dall'avventurarcisi, a parte i coraggiosi e gli sciocchi.
     
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    Questa role è un seguito di: [+]

    Trovarlo era stato più difficile di quanto si fosse aspettata. Aveva accuratamente studiato il documento grazie al quale era arrivata a lui, risalendo con facilità al PC dal quale era stato inviato per poi scoprire (senza troppa sorpresa in realtà) che non apparteneva certo a ''Owl''. Come aveva fatto ad accertarsene? Semplice. Recatasi sul posto, si era ritrovata davanti a una stanza che poteva appartenere solamente a uno studente. L'odore lo diceva chiaro. Fortunatamente per il ragazzo, nel momento in cui era entrata manomettendo il sistema d'allarme, la stanza era vuota e lei aveva cenato da poco. Con uno sbuffo aveva dunque dovuto seguire un'altra strada, usando il PC dell'ignaro studente per tentare di arrivare ad Owl. Scovare la password d'accensione era stata una vera fesseria, tuttavia si era ritrovata davanti a una macchina così colma di virus (probabilmente dovuti ai mille siti porno che il proprietario sembrava seguire) e appesantita da una collezione così vasta di porno, che aveva dovuto rinunciare a utilizzarlo direttamente ed era passata a far tutto tramite il suo ''cellulare tutto fare''. Era stato un bel lavoraccio persino per lei, ma alla fine ce l'aveva fatta, era risalita al PC incriminato...e indovinate un po'? Non è nemmeno questo. aveva dovuto esclamare, scuotendo la testa entusiasta, trattenendo a stento le risa. Risa che si erano via via accumulate, scoprendo che questo processo valeva anche per il terzo PC e quello dopo e quello dopo ancora...tanto che, quando finalmente arrivò all'inizio ''della catena'', Leben era passata per dieci PC diversi ed era in fine esplosa in una risata che l'avrebbe certamente uccisa se fosse stata umana. Dopo tutta quella ''fatica'' l'era persino venuta fame, tanto che, quando arrivò alla fabbrica abbandonata e fatiscente e vi si inoltrò trovando un vecchio barbone a riposare al riparo dalle intemperie non poté fare a meno di divorarlo, incurante delle urla che certo avrebbe potuto sentire solo il padrone di casa...ammesso che abitasse da solo, certo. A parte qualche mediamente vistosa macchia di sangue, non lasciò niente. La testimonianza del suo atto ''selvaggio'' rimase tuttavia indelebile sul boa di piume candido e sulla pelle nivea di viso e seno, mostrato dalla profonda scollatura del suo succinto vestitino nero. Un po' meno affamata, si inoltrò dunque nell'edificio, dove l'attesero numerose stanze vuote e lo squittio dei topi che fece da colonna sonora ai suoi passi. Passi silenziosi per via dei piedi nudi e dello strano vizio di camminare in punta di piedi, apparendo leggera come se indossasse costantemente dei tacchi invisibili. Per via dell'andatura lenta, arrivò dopo un bel po' ad una stanza chiusa a chiave situata nella parte più inoltrata dell'edificio. Sorrise, il suo odore era vicino. Ehilà? C'è nessuno? chiese con un tono divertito, alzando la voce che rimbombò per l'edificio vuoto, mentre con la mano destra bussava alla porta.
     
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    "Fai un sacco di rumore..." La voce provenne dal fondo della grande stanza costellata di calcinacci e immondizia, dove le ombre si addensavano in uno spazio nero. Leben l'avrebbe sentita provenire da destra rispetto alla sua posizione di fronte alla porta chiusa. Voltatasi, avrebbe riconosciuto a chi apparteneva.
    Normalmente sarebbe servito qualche istante perchè gli occhi riuscissero a riconoscere la figura seduta nell'ombra, ma lei probabilmente l'avrebbe visto a colpo d'occhio.
    Sousuke stava ad una decina di metri di distanza, seduto a gambe incrociate, le dita appoggiate sul grembo e intrecciate a formare un glifo. Tutt'attorno, partendo dalla sua figura, si estendevano linee scure, appena visibili nella penombra di quel luogo, che si allargavano, intrecciavano e infine incrociavano una circonferenza dello stesso colore. Il glifo era abbastanza grande da riempire tutta la stanza e da esso proveniva un alone indefinibile, come l'eco del mare in lontananza, immutato eppure in movimento.
    Sousuke stava al centro dell'enorme simbolo, gli occhi chiusi, come se immerso in una profonda meditazione. Ed era esattamente ciò che stava facendo prima che delle urla e una gigantesca fame racchiusa in un corpicino silenzioso non giungessero a interromperlo.
    "Sei arrivata prima di quanto pensassi" commentò, incolore. Non poteva dire di essere sorpreso. Sapeva che quella zombie fastidiosa l'avrebbe ritrovato, lei stessa aveva reso fin troppo manifesta la sua intenzione. La richiesta che gli aveva fatto... La ricordava bene, molto bene. Ci aveva rimuginato sopra a lungo.
    Ma ci sarebbero arrivati.
    “Quell‘uomo che hai ucciso...” iniziò, aprendo gli occhi e fissandola per la prima volta. Si trattava solo di una formalità. All’interno del suo cerchio poteva sentire chiaramente le presenze spirituali in un raggio che prendeva metà della città. La percezione non era mai chiara, si limitava semplicemente a indicare presenze, senza nessuna specificazione e lui la utilizzava per affinare la propria concentrazione, impegnandosi a riconoscerle dalle emozioni che emanavano. Per Leben lo sforzo era superfluo. La bramosia, la fame che si trascinava dietro erano come un faro sul mare di notte.
    “Quell’uomo era un milionario un paio di anni fa...” proseguì. “Aveva speso la sua fortuna cercando di curare sua figlia da una malattia molto rara. Dopo aver perso tutto, finì qui, continuando a cercare un modo per salvarla.... E tu lo hai ucciso in un battito di ciglia, mangiandone il cadavere per giunta...” Inarcò un sopracciglio. “Hai un modo di agire molto crudo...”. Non provava solidarietà, pietà o sdegno, stava semplicemente facendo una constatazione.
    “Se sei qui, devo capire che hai superato la mia rete di falsi emittenti. La volontà non ti manca...” Un’altra constatazione. “Devono mancarti proprio molto quelle sensazioni carnali...” Non più una constatazione. Ora una supposizione implicita.
    Era il suo modo di salutare: passare dritto al punto.
     
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    Leben sorrise appena udì la voce, non aveva bisogno di voltarsi per riconoscerla. Per quanto la sua memoria fosse ''strana'' per quel che riguardava la sua vita umana, quella riguardante la sua nuova esistenza, ogni fatto accaduto, ogni pasto consumato, era pressoché perfetta. Si concesse dunque un intero secondo, prima di voltarsi con quel sorriso a trentadue denti che di rado lasciava la sua bocca. Sorriso di chi non ha solo un problema al mondo o più precisamente, non se ne pone. Rumorosa dici? Eppure ho camminato lentamente... Fu sorpresa di poter constatare che, oltre a una mente brillante, l'uomo conoscesse persino la magia. E' davvero affascinante. constatò, senza ben chiarire se si riferisse al gilfo dietro di lui, al fatto che conoscesse la magia, a lui stesso o a tutte e tre le cose. Rimase in silenzio a contemplarlo, lui, i suoi occhi chiusi, l'odore che l'attraeva così tanto...finché quegli occhi non si aprirono e le parole cominciarono nuovamente a fluttuare nell'aria.
    Felice di aver superato le tue aspettative. rispose, sorridente, osservandolo negli occhi. Ciò che seguì fu il suo sopracciglio bianco alzarsi, per poi appianarsi poco dopo. Il sorriso non si spense neppure una volta, come immaginabile. Alla fine del suo discorso, ovviamente, Leben rise. Una risata leggera, che durò meno del solito. Non essere sciocco. Per quel che ne sai quell'uomo poteva esser diventato milionario calpestando le vite altrui e l'aver perso tutto pura e semplice giustizia divina. Ridacchiò di nuovo. O più probabilmente no, ma che importa? Il bene o il male sono concetti così inaffidabili da sorprendermi ogni volta in cui sento gli umani aggrapparvisi con tutte le forze. Selezione naturale, pura e semplice, è questo che fa girare il mondo. Se sfruttare a mio vantaggio il fatto che, per l'egoismo di qualcuno, mi sia improvvisamente trovata in cima alla catena alimentare è crudo...bé, vorrà dire che sono un mostro un po' meno originale di quanto pensassi. Sorriso da stregatto. E tu...Owl? Mi vuoi dire che hai evitato di prendere quell'uomo nella tua collezione di cavie solo perché era...disperato? Ciò sarebbe quantomeno deludente. Non era riuscita a scoprirlo, il suo nome, e doveva ammettere di esserne leggermente seccata. Avrebbe voluto potersi divertire a sorprenderlo chiamandolo con esso al posto di ''Owl'', e invece... Stava rimuginando su questo mentre si apprestava a rispondere all'ultima sua constatazione, sulle sensazioni che la mancavano, quando...

    SOUSUKE-SAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAANNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNN Il sorriso di Leben si affievolì mentre si voltava con un sopracciglio alzato verso la porta, colta di sorpresa da quel grido accompagnato dal rumore di piccoli piedi nudi che via via prendevano velocità dirigendosi verso la porta chiusa. Quando questa velocemente si spalancò, per permettere a una piccola figura di uscirne con un grande balzo, la zombie semplicemente indietreggiò di un passo lasciando che la piccola figura, bloccata per qualche secondo in aria con una espressione da Wile il coyote in una delle sue più celebri cadute, cadesse di faccia sul terreno. ''Yuzu-chan'' rimase per qualche istante a terra, le mani e la faccia spiaccicate sulla dura pietra neppure fosse una frittella, finché con non poco sforzo si staccò. Il visino ridotto a un peperone, i lacrimoni che pericolosamente tremolavano ai lati dei suoi occhi, la piccola bocca che iniziò a seguire il loro esempio...
    La piccola ci mise un po' per individuare Sousuke. Si voltò prima verso la figura che l'aveva fatta cadere, incenerendola con lo sguardo. Solo dopo aver stretto gli occhi per affinare la vista e iniziato a cercarlo facendo vagare lo sguardo nel buio, mettendosi una mano sulla fronte come il capitano di una nave che si copre dal sole (benché certo non ne avesse alcun bisogno) lo trovò. A quel punto, capricciosa, esplose. SO-SO-SOUSUKEEE SAAAANNNN Sfregandosi gli occhi con un fare particolarmente infantile, il suo ''conigl-cuscino'' stretto sotto un braccio, la ''tenuta'' da casa ancora addosso (segno che le grida del barbone l'avevano fatta destare dalle sue 18 ore di sonno, il che non era certo bene) il suo pianto esplose in mille lacrimoni e il tono di voce si fece piagnucolante. Q-Questa tizia v-vu-vu-vuole mangiarciiiii... disse, e le bianche sopracciglia di Leben si alzarono per la sorpresa, il sorriso per una volta sostituito da labbra schiuse, salvo poi esplodere in una risata, di quelle teatrali che era solita fare, con tanto di posizione a novanta gradi e braccia a reggersi lo stomaco come se dolesse (cosa che certo non era). AHAHAHHA, e questa...questa cosa dovrebbe essere...Sou-Sousuke...chan? Da quella stessa posizione, interrompendo la risata come se non ci fosse mai stata, lo guardò negli occhi, sorridente, derisoria... Bé, almeno ora conosco il tuo nome. Si alzò, dritta. Quella piccola ragazzina...o bambina? Dalla statura sarebbe potuta esserlo. Insomma, quella piccola creatura gli aveva interrotti nel bel mezzo del discorso ma certo aveva donato a Leben un'importante informazione, senza contare che... Devo dedurre tu sia così gentile da avermi procurato uno spuntino per pagarmi del disturbo? Con questo avrebbe testato il grado di valore di quella che, con ogni probabilità, era una sua cavia. Che pensiero carino... e così dicendo fece per afferrare la piccola che, seppur così vicina, come se avesse anticipato la sua azione, schizzò via balzando su Sousuke. Senza mancare di voltarsi e tirar fuori la lingua in una boccaccia così infantile che Leben non poté far a meno di sorridere. Improvvisamente, le venne in mente qualcosa che non poté esimersi dallo sfruttare per sfotterlo un po'. Non ti facevo un lolicomane, Sousuke-chan. Non era tipo da farsi toccare da cose simili, lo sapeva, però non poteva fare a meno di divertirsi almeno un po'. A quanto pare le sensazioni carnali che secondo le tue deduzioni ''devono mancarmi tanto'', tu le conosci bene, non è così? Lascia che chiarisca che, a differenza di ciò che hai intuito, se voglio riottenerle è proprio perché non le conosco affatto. Mani ai fianchi, sorriso strafottente, alzata di spalle. Oh bé, ammesso che risparmi la tua piccola amante, quando cominciamo? Il piccolo corpicino di Yuzu chan, a quelle parole, cominciò a tremare per la rabbia trattenuta e il visino angelico arrossì per i pensieri perversi che sentì provenire da quella...quella ''donna''. Poi, come colta da un pensiero si ricordò di essersi inconsciamente appiccicata a lui e in preda al panico si staccò come se d'improvviso il corpo di Sousuke avesse iniziato a bruciare. G-gu-gu-scusami. balbettò.
     
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    Inclinò leggermente la testa di lato. "Non era una critica" precisò.
    Allungò un braccio e tracciò una riga sullo strato di polvere che ricopriva il pavimento. "Mmmh...ti dirò una cosa..." proseguì dopo qualche istante di silenzio. Rapidamente alla prima riga ne affiancò altre due identiche, formando un triangolo. "Che il mondo sia retto da cardini imprescindibili o che sia solo una giungla spietata a me non interessa, o forse, dovrei dire che non riesco a capirlo" Abbassò la voce nell'ultima parte della frase, come parlasse a sè stesso, rimproverandosi qualcosa. Un argomento che non riusciva a capire era sempre un tasto dolente per lui, ma Quello li superava tutti. Non voleva parlarne comunque. Prendeva come un gioco parlare di sè a una posisible cavia, ma c'erano dei limiti. "...tutto ciò che mi si presenta di fronte io lo vedo come un giocattolo....a me piace scoprire come funziona ogni giocattolo, mi piace aprirlo, smembrarlo, spaccarlo, analizzarlo, studiarlo, manipolarlo, distorcerlo e magari anche migliorarlo...[color] Ad ogni verbo il triangolo cambiava forma sotto le dita agili di Sousuke. Da triangolo a rettangolo, da rettangolo a spirale, da spirale a pentagono e infine di nuovo a triangolo fichè tutto venne cancellato da un gesto. [color=blue]"E ciò vale anche per chi mi sta di fronte" completò, risollevando lo sguardo freddo verso di lei. "Tu sei un giocattolo interessante, Leben. Il tuo passato ti ha dato la mentalità di un animale".
    Nel loro prima incontro l'aveva chiamata mostro. Dopo averlo rianalizzato, però, si era reso conto che quel giudizio era affrettato. L'azione frenetica del loro combattimento aveva offuscato la sua capacità giudizio e quindi aveva ricominciato da capo il suo studio su di lei, arrivando alla conclusione che il termine "animale" le si addiceva di più. Tutto nei suoi modi, dall'amore per la violenza alla fame, pareva saldamente radicato nella sua natura, proprio come un animale.
    Restava da vedere se questo nuovo risultato fosse più corretto del precedente, ma un punto fermo rimaneva.
    "Saresti un esemplare di studio meraviglioso..." commentò.
    Si perse per qualche istante a pensare alle infinite possibilità che avrebbe potuto utilizzare su quella zombie per scoprire tutti i segreti dei suoi meccanismi mentali e corporei, prima di ricordarsi che lei gli aveva posto un obiezione.
    Tendo a non utilizzare come cavie da laboratorio esseri umani non consenzienti. Mi limito a studiarne i comportamenti da lontano." precisò, liquidando la questione con un gesto della mano.
    Stavan oper continuare la discusisone, ma proprio in quel momento, uscendo dal nulla, esplose nell'aria la più terribile, chiassosa, irritante interruzione che il mondo avesse mai conosciuto.
    Sousule non disse niente. Non disse niente quando, contro tutti i suoi ordini, Yuzu uscì come una palla di cannone dalla porta. Non disse niente quando, a dispetto di tutte le sue raccomandanzioni, quasi sbottò a piangere in faccia a Leben, una visitatrice. Non disse niente quando, alla faccia di tutto ciò che le aveva detto e ripetuto, esplodeva in un pianto disperato. Non disse niente quando, buttando all'aria tutti i suoi divieti.
    Come un santo, non disse e non fece nulla, assolutamente nulla. Si limitò a roteare gli occhi verso l'alto e a emettere un brevissimo sbuffo appena percettibile.
    "Ed ecco che ogni progetto finisce in pezzi per colpa dell'idiozia di una singola bambina" commentò tra sè, massaggiandosi una tempia. "Già. Goditi la tua vittoria." annuì, un po' sofferente alle parole e alle risate di Leben. "Se tu potessi mangiartela veramente, te ne sarei grato. Questo posto prima era più tranquillo".
    Non che l'avrebbe veramente permesso, anche se era fortemente, Fortemente, tentato, però tanto sapeva che Leben l'avrebbe presa difficilmente. Il potere di quella mostricciattola le permettesse di scappare più rapidamente di qualsiasi altra cosa, potendo anticipare i pensieri di quelli che aveva intorno.
    E infatti eccola schivare la zampa della zombie e scattare veloce come un missile verso di lui. Ancora si chiedeva come facessero quelle gambette a pompare chilometri con quella velocità, ma la scienza aveva già ceduto il passo alla speculazione fantastica su quello, ormai.
    Non ti facevo un lolicomane, Sousuke-chan. A quanto pare le sensazioni carnali che secondo le tue deduzioni ''devono mancarmi tanto'', tu le conosci bene, non è così? Lascia che chiarisca che, a differenza di ciò che hai intuito, se voglio riottenerle è proprio perché non le conosco affatto. Oh bé, ammesso che risparmi la tua piccola amante, quando cominciamo?
    Gettò su Leben uno sguardo cosi gelido che avrebbe facilmente potuto perforare il sole da parte a parte, farlo a pezzi e ridurlo a una granita al pompelmo.
    Poi con una voce più glaciale della calotta polare: "No. E' solo una ragazzina che ho raccolto per strada e che ora lavora per me come soggetto di studio. Come ti ho detto, non propendo ad avere cavie umane non consenzienti Gradirei tenessi le tue affermazioni nella tua testa malata e contorta". disse, quando la sua attenzione venne colta dalla sensazione di qualcosa di piccolo che gli premeva cotnro il fianco. Si voltò e vide che Yuzu, in preda alla paura, gli si era stretta addosso.
    La cosa lo irritò. Detestava avere qualcuno cosi vicino. Per sua fortuna, la ragazzina lo capì da sola i lsuo sbaglio e si staccò, la qual cosa, però, non la salvò da beccarsi l'indice di Sousuke dritto al centro della fronte in una botta leggera, ma non abbastanza da non farle un po' male, come uno scappellotto di rimprovero.
    "E tu sei troppo rumorosa. Ti avevo detto di non uscire dalla tua stanza di notte". disse, freddo, per poi alzarsi. "Dato che epr un, temo, irripetibile miracolo, ti sei alzata prima di mezzogiorno, ne approfitterò per iniziare un verso esperimento su di te e i tuoi poteri. Una settimana è stata più che sufficiente per le analisi preliminari". disse, severo.
    A grandi passi, uscì dal cerchio e inforcò la porta.
    "Vieni anche tu, Leben. Una volta che avrò finito con questa mocciosa, sarà il tuo turno".
    E, senza aspettare risposta, svanì dentro la stanza, diretto alla botola che conduceva al laboratorio.
     
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    Yuzu chan si torse le mani più e più volte, incapace di guardare Sousuke san in viso. Ed eccoci di nuovo, l'aveva fatto arrabbiare. Come facesse ogni benedetta volta a riuscirci nemmeno lei riusciva a capirlo. Erano insieme da una settimana, ma lei stava già imparando a comprendere che, anche se mai la mostrava, la rabbia di Sousuke poteva scatenarsi, e quando lo faceva era silenziosa e gelida. Inquietante anche senza poterla ''vedere''.
    Si voltò verso di lui, guardandolo con un'espressione di scuse appena ebbe finito di lamentarsi del suo comportamento, prima di incupirsi per gli orribili pensieri che sentiva provenire dall'orrida donna alle sue spalle. Quando Sousuke le parlò, così gelido e (lei poteva capirlo) irritato, Yuzu si premurò subito di dargli man forte. Si, lo gradirei anch'io. disse quindi, incrociando le braccia sul piccolo petto per poi voltarsi di scatto in una chiara manifestazione infantile di sdegno rivolta proprio a quell'ospite indesiderata. Tsk. In risposta a tutto quello sdegno e quel gelido rimprovero un sopracciglio bianco si alzò insieme a due mani che presero la classica posizione da ''sono innocente'', mentre una voce divertita commentava. Oh oh, scusa tanto Sousuke chan, non volevo contaminare la tua innocente e sensibile psiche con certi pensieri malati... Al ché il suo sguardo ridente si abbassò verso la piccola esserina che a quanto pareva aveva un piccolo e interessante dono che ella non si trattenne dal mettere alla prova. E scusami anche tu... Il sorriso che le rivolse era così malizioso che persino Sousuke non avrebbe fatto fatica a capire cosa stesse facendo Leben: nella sua testa passarono svariate immagini, spezzoni di video porno che così spesso l'era capitato di ''studiare'', ''rivisitati'' dalla sua personalissima immaginazione. Facile intuire come i protagonisti fossero proprio la bionda bambina e il gelido quanto i suoi capelli Sousuke. Vedendo la piccola tremare arrossendo e strizzare gli occhi come a volersi sottrarre da una terribile vista, Leben sorrise soddisfatta, ridacchiando. Devo concedertelo, è interessante. Yuzu si sforzò di non pensare a ciò che aveva appena udito e visto e si voltò tutta rigida per seguire Sousuke. L'aveva fatto in modo quasi meccanico. L'erano ormai familiari i vari esperimenti e monitoraggi e non ne aveva più paura. Nonostante ciò però, volle domandare: C-che cosa farem- Ma una voce che cominciava a trovare irritante la interruppe. Mmmh, non essere così diretto...rischi di farmi eccitare prima ancora di concludere il lavoro... In fine sentì che anche l'irritante e orrida donna li seguiva all'interno della dimora. Sul serio non aveva paura di venire uccisa? Si domandò tra sé, osservandola mentre lasciava che con passi degni della miglior vamp, la superasse nel cammino. No, probabilmente no, si rispose...in fondo faceva quasi più paura di lui.

    Edited by =^Midori_no_Neko^= - 29/4/2013, 11:42
     
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    Era cominciato tutto nel peggiore dei modi in quanto a rapporti tra quelle due.
    Leben era una piantagrane che godeva a vedere la gente in difficoltà e Yuzu ci cascava come una pera cotta ad ogni provocazione.
    Sousuke spalancò la porta. Non era importante che andassero d'accordo. In fondo, dubitava che potessero incontrarsi cosi spesso. Ma non poteva permettere distrazioni di questo tipo in quel momento, non quando aveva bisogno che la forza mentale di Yuzu fosse concentrata sul compito che l'aspettava.
    L'ambiente in cui si trovavano era una stanza molto più piccola delle precedente e altrettanto spoglia.
    Inizialmente, l'entrata al laboratorio, la parte più importante di quel patetico ammasso di cemento di fabbrica abbandonata, era posto nella stessa stanza dove Sousuke dormiva, ma col tempo e i soldi che aveva accumulato, Sousuke aveva potuto spostarlo ed ampliarlo. Non aveva interesse nè verso le comodità nè verso i lussi. Tutte le sue risorse erano state dirette a migliorare ed estendere il laboratorio e a consentire una sistemazione degna a Yuzu. Il resto era polvere e sporco.
    "Fatevi bendare" disse, mostrando alle due due lunghe strisce di cuoio. "Il mio laboratorio ha delle difese, ma la migliore è la segretezza. Nessuno deve conoscerne l'accesso, a parte me" disse poi, per sedare qualsiasi protesta.
    Dopo averle bendate entrambe, le fece roteare su loro stesse per alcune volte, cosi che perdessero il senso dell'orientamento, conducendole poi per un percorso che non potevano vedere.
    Mentre camminavano, Sousuke si accostò a Yuzu e, facendo attenzione che Leben non li sentisse, le sussurrò: "Quelle di Leben sono solo provocazioni. Non lasciare che ti mettano in difficoltà. Ricordatelo sempre, il grado di controllo che gli altri hanno su di noi e quanto noi gli permettiamo di avere".
    Attraverso giravolte, svincoli, scale e corridoio, fermandosi di tanto in tanto per farle girare su loro stesse ed assicurarsi che non potessero ricordare nulla del percorso, condusse ognuna delle due alla sua destinazione, ognuna diversa dall'altra, perchè ognuna aveva un motivo diverso dall'altra per trovarsi in quel luogo.
    Yuzu fu la prima a riacquistare la vista.
    "Togliti pure la benda, Yuzu" le disse la voce di Sousuke. La bambina, anche aprendo gli occhi, non avrebbe visto altro che una stanza immersa nell'oscurità. Solo dove si trovava vi era un circolo di lieve luce, il resto era immerso nelle ombre.
    "Non preoccuparti. Sono proprio accanto a te" la rassicurò la voce di Sousuke, proveniente da qualche posto vicinissimo nel buio. Per quanto potesse saperne, poteva trovarsi proprio pochi passi di distanza e, se ci avesse fatto caso, avrebbe potuto sentire veramente la sua presenza molto vicina con il suo potere. Sousuke le diede qualche secondo per prendere confidenza col posto, non che ci fosse poi molto da vedere, prima di tornare a parlare: "Ora, dimmi, usando il tuo occhio interiore, cosa senti?".
    Uno dopo l'altro, Yuzu avrebbe potuto avvertire la presenza di un essere umano, un'animale e una pianta. Ai suoi occhi speciali sarebbero apparsi tutti come forme confuse dal buio.
    Da qualche altra parte nel laboratorio, quasi nello stesso momento, anche Leben avrebbe ricevuto il permesso di togliersi la benda. Da parte sua, la zombie si sarebbe ritrovato in una stanza molto ampia e luminosa, ma assolutamente priva di finestre. Pareti, pavimento e soffitto erano di un bianco asettico e, mentre una metà della stanza era attrezzata di un tavolo d'operazione con tanto di apparecchiature e ripiani pieni di strumenti, dall'aspetto un po' squallido, nell'altra campeggiava un glifo rosso simile a quello che aveva già visto, anche se più complesso, Allo stesso modo di come l'aveva visto, però, Sousuke era seduto al suo centro, gli occhi chiusi e le mani sulle ginocchia, perso a parlare con Yuzu, a farle sentire la sua presenza e a valutare i suoi risultati.
    "Una settimana..." iniziò. "Una settimana per mappare la struttura del suo cervello fin o a livello subatomico e nessuna mutazione evidente..." Parlava tra sè, con tono sommesso, riepilogando ciò che aveva compiuto in merito al "caso Yuzu" e la presenza di Leben non lo infastidiva. "Il motivo è un altro, dunque....ma quale? Per scoprirlo, occorre sapere tutto riguardo le potenzialità e gli usi effettivi...poichè la prima ipotesi era errata...". A un tratto si azzittì, quasi avesse riconosciuto che effettivamente c'era un'altra cliente in attesa. "Ripetimi cosa volevi, Leben". chiese.
    Fare due cose assieme era una sciocchezza.
     
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    Leben fu l'unica ad alzare un sopracciglio alla richiesta di lasciarsi bendare, sorridendo sfrontata. Era chiaro ancor prima che muovesse le labbra per parlare cosa stesse per dire e Yuzu chan, che sino a quel momento l'aveva osservata, si voltò dall'altra parte coprendosi gli occhi con una mano e scuotendo la testa stizzita. In risposta la zombie rise. E va bene, niente più battute sulla perversione di quest'uomo...certo, dev'essere dura viverci insieme eh? Si lasciò bendare, così come la piccola Yuzu, ma mentre girava su se stessa non poté impedirsi di dire: Dev'essere così insaziabile...un vero pervertito...quasi ti compatisco, bambina. La ''bambina'' in questione, che in quel momento girava proprio come lei, la ignorò limitandosi a sbuffare. Al ché Leben ridacchiò, lasciandosi guidare verso l'ignoto. Trovava buffa tutta quella segretezza e non si trattenne dal lanciare frecciatine a Sousuke proprio mentre egli tentava goffamente di nascondere la propria voce per dire qualcosa alla biondina. Non ti facevo un fifone. Non poteva certo capire cosa stesse dicendo alla piccola ragazzina, ma certo sentirlo bisbigliare qualcosa la lasciò sorpresa. La voleva tranquillizzare? Sorrise. Probabilmente la stava semplicemente avvisando di non prestare attenzione alla sua sfacciataggine, più probabilmente perché il suo cervello necessitava di rimanere ''sgombro'' per l'esperimento a cui si apprestava a sottoporla. Era una cavia, dopotutto, e lei non pensava che quell'uomo fosse capace di provare qualcosa per una cavia che non fosse sete di conoscenza. Yuzuki chan, d'altra parte, stava pensando la stessa cosa, ma in chiave diversa. Se anche era solo una cavia sino a quel momento, sarebbe presto o tardi diventata di più, n'era certa. In fondo quell'uomo avrebbe dovuto capire prima o poi che lei era davvero un angelo diventato oramai il suo custode, che egli volesse o meno. Sospirò tra sé, senza darlo a vedere, limitandosi ad annuire a quell'avvertimento. Lo sapeva, lo sapeva bene che quella ''donna'' voleva solo provocarla...semplicemente non riusciva a non irritarsi, sconvolta dai pensieri impuri e sporchi che aveva visto in quel cervello malato. Per non parlare dei ricordi che vi aveva letto! In fondo più che irritarsi l'avrebbe dovuta compatire...ma benché solitamente fosse piuttosto empatica, con quella particolare creatura non riusciva proprio ad esserlo. Forse perché non aveva più niente di umano? I suoi pensieri stavano correndo verso più direzioni, quando la voce di Sousuke la raggiunse nuovamente. Come un fedele androide seguì l'ordine di sbendarsi, ma ciò che trovò dinanzi a lei fu solo buio...o almeno questo prima che capì in che modo doveva ''guardare''. La sua vista si attivo nuovamente con un battito di ciglia e ciò che vide furono 3 sagome lucenti. Una era umana, collegata da un filo lucente a quella più bassa, animale. I loro pensieri le dissero che l'animale era il cane dell'uomo e che era spaventato, mentre il padrone pensava al compenso per cui aveva accettato di trovarsi lì. Dalla terza sagoma non proveniva alcun pensiero, ma l'aura che emanava le diceva che si trattasse di un vegetale e che aveva probabilmente bisogno d'acqua. L'aura dell'uomo è bianca, neutrale, segno che non sta provando particolari emozioni. L'aura del cane è nera e tormentata, è impaurito per via del buio e del posto che non conosce. Un filo lucente lega insieme i due, segno che provano affetto l'uno per l'altro. L'aura della pianta è incolore ma sento che ha sete. Rispose seria, in modo meccanico quanto ormai si era abituata a fare. Era triste non essere riuscita ancora ad approfondire il rapporto con Sousuke san, ma del resto lui non le credeva, pensava che le sue fossero fantasticherie infantili e la stava ''studiando'' da giorni in cerca del motivo del suo dono, quando la risposta era proprio quella a cui egli non intendeva credere. Sospirò, rumorosamente stavolta, desiderava davvero spesso poter entrare nella sua mente e capire una volta per tutte cosa pensasse...ma non aveva mai osato farlo. Si sarebbe sentita una piccola ladra in fondo, e rubare era peccato...

    Leben si tolse la benda e osservò la stanza. Ovviamente, sorrise. Lo squallore degli arredi le ricordò terribilmente il primo lettino sul quale era stata stesa per subire l'operazione che l'aveva cambiata. Ridacchiò per l'ironia del tutto. Mente invitante, squallida stanza e una nuova operazione. Chissà se questa l'avrebbe lasciata incredibilmente entusiasta come la prima? Magari di più... Sorridente per l'ottimistica speranza, si diresse verso il lettino, issandosi su esso con le braccia senza alcuna difficoltà, per poi accavallar le gambe con un'eleganza innata che si adattava perfettamente al vestito...ma non certo al monaco. Seduta lì, sul bordo del letto, osservò Sousuke che parlava tra sé della bambina, al centro del suo gilfo magico. Era affascinata da quell'uomo, tutto di lui era interessante e il fatto che conoscesse la magia non faceva che renderlo ancora meglio. Con le mani posate sui bordi, lungo i suo fianchi, sorreggendosi per la mancanza di uno schienale, rispose a quella domanda con un sorriso decisamente largo. Sensazioni carnali no? L'aveva detto anche lui. Il fatto che fosse per curiosità che la logorava non era un particolare che le importava fargli sapere...ciò che le importava era invece continuare a divertirsi, sconvolgendo lui o la biondina. Poteva sentirla dalla stanza in cui si trovava? Poteva vederla? Sentirne i pensieri? Anche se non fosse stato, decise che valeva la pena provare solo per provocare una qualche reazione su quell'attraente (e non certamente nel significato canonico, almeno dal suo punto di vista) pezzo di ghiaccio che ora si aspettava una risposta tecnica. Che arrivò...sotto forma di spettacolo piuttosto spinto: Leben cominciò ad accarezzarsi, pentendo dalle gambe, passando per l'addome e i seni, il collo...portò un dito alle labbra e lo lecco per poi schiuderle e prendere a succhiarlo, mentre l'altro andava ai capelli. Nel frattempo i suoi piedi si portarono sul letto, ai lati del suo corpo e le sue gambe si piegarono, spalancandosi in una posa degna della miglior contorsionista o pornostar, a seconda dei punti di vista. Il vestito si sollevò, mettendo in mostra il suo sesso, una delle poche parti prive di cicatrici, che risaltava sulla pelle diafana. Non portava biancheria, perché del resto non l'aveva al momento dell'evasione da quel seminterrato...che l'indossasse o meno il giorno del suo rapimento, non lo ricordava e men che meno le importava qualcosa. Alla fine di quel lascivo spettacolo, mentre il dito umido uscito dalla sua bocca iniziava ad accarezzare il suo sesso asciutto, Leben tirò fuori dalla sua scollatura un foglio bianco arrotolato che sino a quel momento era stato nascosto in mezzo ai suoi seni e lo aprì, mostrandolo a Sousuke. Avrebbe potuto notare una scrittura tremolante risaltare scarlatta sul bianco, il colore era inconfondibile...sembrava sangue. Sentire... sussurrò. E visto che la sua mano non si fermava nonostante non provasse la benché minima sensazione fisica, quella risposta era più eloquente di tante altre.

    Edited by =^Midori_no_Neko^= - 29/4/2013, 13:48
     
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    Sousuke annuì. Quella prova era talmente chiara da rendere inutili qualsiasi altro esperimento.
    "Va ben oltre la lettura della mente" ragionò tra sè. "Riesce a vedere le emozioni pure e i legami emozionali esistenti tra le persone". Erano cose che aveva già teorizzato durante le analisi preliminari, ma averne la conferma sperimentale era su un piano completamente diverso.
    Scosse la testa, pensando alle implicazioni di un potere del genere. "E' una fortuna che sia una bambina ingenua. Una cosa del genere le farebbe fare troppa strada in questo mondo".
    Ma ciò che contava, era che il suo intuito non l'aveva tradito. Yuzu era un soggetto di ricerca inestimabile, anche più di quanto avesse potuto prevedere.
    "Comunque deve esserci un motivo del genere per un'abilità del genere..." pensò. "Non può esistere una mutazione del genere all'interno del ceppo umano. Che forse la sua storia possa essere...?"
    Sul piano scientifico, era possibile. Da molto tempo era riconosciuta l'esistenza di un piano superiore. Per quanto rari, si sapeva di esseri che affermavano di provenire da esso, i cosiddetti angeli, e studi erano già stati fatti in quel senso.
    Rimaneva inusuale, però, un esemplare cosi giovane. Un cambio radicale di ambienti è un evento importante per la vita di un individuo, per non parlare addirittura di un cambio di mondi. Affidarlo a un esemplare ancora nella crescita, secondo gli standard angelici, era irresponsabile, anche pericoloso.
    Però, dalle testimonianze riconosciute si sapeva che la maggior parte di questi individui angelici scendevano perchè cacciati quindi in questo caso l'età arrivava essere poco determinante e...
    Si riscosse. Come al solito, si era perso nei suoi ragionamenti. Li avrebbe continuati volentieri, ma ora c'era un'altra materia ad attenderlo.
    Accantonò ogni elucubrazione per tornare a parlare con Yuzu, stavolta in modo secco e conciso: "Hai fatto un buon lavoro, Yuzu. Per oggi può bastare. Niente sonnellino, però. Renditi utile e mettiti a catalogare i libri della stanza che ti indicherò".
    E per indicare si intendeva una botola che si aprì sotto i piedi della povera Yuzu, spedendola, dopo un volo di una decina di metri, ad atterrare su una massa di libri ammucchiati uno sopra l'altro e che le fecero da cuscino. La stanza in cui era finita era larga e alta, i lati tappezzati di scaffali vuoti. Il pavimento, invece era completamente ricoperto di libri di ogni forma e dimensione.
    Era facile ora capire le parole di Sousuke.
    "Buon lavoro". E con quelle parole l'uomo chiuse il collegamento.
    Tornò a concentrarsi su Leben, che, facendo sfoggio della sua solita irriverenza, si era messa ad improvvisare uno spettacolo pornografico con tanto di finale con cartello per spiegare il tutto.
    Sousuke la guardò storto: "Esistono le parole per spiegarsi e poi smettila. Sei orribile e io non ho interessi nella necrofilia".
    Parole che avrebbero fatto sgonfiare un elefante.
    Sousuke si alzò, incamminandosi a passi rapidi verso l'attrezzatura alle spalle del lettino.
    "Rivuoi i piaceri carnali, ma non il dolore, mh?" disse, sorpassandola rapido. Se avesse voluto continuare a tenerlo nel suo campo visivo, Leben avrebbe dovuto girarsi. "Qualcuno di più normale di te avrebbe chiesto se c'era possibilità di tornare umano, oppure di avere qualcosa che nascondesse la propria natura di morto vivente" continuò lui. "Ai primi avrei detto che è impossibile, ai secondi li avrei cacciati via per il fatto di coltivare qualcosa di cosi inutile come l'aspetto fisico, ma tu hai fatto una richiesta differente e avrai una risposta differente..."
    Rimasto fino a quel momento a trafficare con strumenti posti dentro un vassoio di ferro, Sousuke si voltò. Indossava mascherina e teneva in mano uno strano strumento simile a una pinza.
    "Dammi il braccio" disse. "Non serve che ti sdrai" aggiunse poi.
     
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    Sul visino di Yuzu fece per dipingersi un sorriso. Finalmente sarebbe potuta andare a dormire! L'unica cosa che la preoccupava era lasciare da solo Sousuke con quella...''mostra''. Fece per dirlo a Sousuke, prima che una botola si aprisse sotto i suoi piedi e l'espressione da Wile il coyote tornò sul suo viso prima che dopo un: - Che...? delle grida infantili si propagassero per l'edificio. Quando arrivò a destinazione senza rompersi un solo osso la piccola sospirò di sollievo, salvo poi osservare perplessa tutti quei libri. Infantile si alzò e cominciò a pestare i piedini a terra per un tempo indefinito finché, esausta, non crollò su quell'ammasso per nulla comodo, addormentata. Nemmeno un minuto dall'ordine di Sousuke e lei si addormentava abbracciando il suo amato ''cuscin-coniglio'', totalmente dimentica di avere un compito da svolgere. Inutile dire che Sousuke non ne sarebbe rimasto contento, ma lei sognava già di cibo e dolciumi e giocattoli e...che importa? In fondo questa è un'altra storia.

    Leben non era un elefante, e nemmeno un pavone pronto a sgonfiarsi...la sua era stata una tattica studiata e per questo, quella risposta da parte di Sousuke la fece ridacchiare. Orribile dici? Che peccato...speravo di poter testare con te le mie nuove sensazioni, quando avremo finito... Il suo sorriso al di là dell'aria strafottente poteva persino passare per seducente in quel momento, come del resto sarebbe passato lo spettacolo che aveva inscenato poco prima...se solo lei fosse stata una donna normale. Invece che voltarsi per osservarlo, si stese sul letto lasciando che la sua testa penzolasse sul lato opposto a quello dove sedeva. Le gambe si chiusero, rimanendo comunque piegate e poggiate sul letto. Da quella stessa posizione, guardandolo ''al contrario'' e dal basso, Leben gli porse il braccio...ma non era quello libero, era quello la cui mano sorreggeva lo strano foglio. Prima gli affari, se non ti spiace. Mentre attendeva che lo leggesse o lo prendesse, tirò fuori dalla stessa locazione in cui precedentemente vi era il foglio una penna trasparente che stranamente era colma d'inchiostro rosso. Il sorriso imperturbabile di Leben si allargò. Una piccola firmetta qui e siamo ufficialmente d'accordo. Prendendo in mano il foglio Sousuke avrebbe potuto leggere un contratto scritto con sangue...che fosse umano o animale non vi era modo di comprenderlo, in ogni caso vi erano diciture in piena regola secondo le quali l'uomo si prendeva ogni responsabilità di quell'operazione e si impegnava a sottostare alle richieste della signorina ''Leben Meyer'' in toto. Pena: la morte. Era ovvio che il contratto non fosse ufficiale, ma solo una beffa della zombie...o perlomeno chiunque l'avrebbe pensato. Prima che possa pensare di non firmare questa sciocchezza, devo avvisarti: persone importanti sanno che mi trovo qui e non sarebbero felici di perdere un prezioso burattino. Era vero? Non era vero? Che importava? Lei sorrideva beata e sembrava prenderlo in giro, senza neppure un'ombra di preoccupazione nel volto. Fai un buon lavoro...e ti prego, non ti agitare. Non ti sto dicendo chi essere o cosa fare, per questo evitiamo uscite da pazzoide come quelle dell'altra volta, vuoi? Ti fanno sembrare troppo comune e mi procurano sbadigli inconsulti. Detto questo, il braccio si sarebbe teso nuovamente, stavolta per permettergli di fare...''qualunque cosa avesse in mente''.
    Leben lo osservava con occhi ridenti: si divertiva come una bambina dispettosa, incurante di tutto il resto. La verità era che il pensiero di riottenere le sensazioni verso cui era così curiosa semplicemente la rendeva euforica oltre ogni dire.
     
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    "E ovviamente...si è addormentata..." Sousuke sospirò. La telecamera da cui osservava la stanza dei libri gli dava la fantastica scena di una Yuzu ronfante a pancia all'aria sulla montagna di cose da sistemare. "Devo pensare a un modo per motivare quella ragazzina. La pigrizia le farà intorpidire il cervello". pensò, premendo un tasto. Lo schermo, un piccolo quadratino affiancato da altri identici posto su una piccola console, si colorò di righe grigie e nere.
    "Umpf" borbottò all'irriverenza di Leben. Le aveva dato momentaneamente le spalle per controllare l'operato di Yuzu e ovviamente lei se ne era uscita con un'altra provocazione. Per darle piacere, simulò un po' d'irritazione aggrottando la fronte. "Viviamo in mondi diversi io e te, Leben...non ho i tuoi stessi interessi da animale...". disse semplicemente. Ed era vero. Lui e quella zombie erano profondamente diversi. Lei era profondamente perversa e portava con sè delle emozioni forti come fiamme, lui non aveva niente dentro di sè.
    Le gettò uno sguardo critico, calibrando e calcolando delle cose tra sè: "Ed è ancora tutto da vedere..." commentò, per poi allungare una mano. "Ora, porgimi il braccio".
    A venirgli porto fu, invece, un foglio. Vergato in quello che appariva ovviamente come sangue, a giudicare dal colore scuro e le sbavature, era un contratto. Sousuke gettò alla sua ospite uno sguardo interrogativo, invitandola implicitamente a spiegarsi.
    Leben provvedette. Niente di strano: un'assicurazione sulla vita. Non si fidava di lui, giustamente, e prendeva le sue cautele per evitare problemi.
    Sousuke scorse rapidamente la scrittura tremolante, ripensando anche tra sè a quale atteggiamento prendere. Teoricamente, uno scienziato suo pari, lontano dalle faccende burocratiche, sarebbe stato sorpreso di trovarsi di fronte a un fatto del genere. Altri, più abituati ai labirintici percorsi della legge, non lo sarebbero stati. Lui decise di mantenersi neutrale.
    Specie perchè, come anche Leben sapeva, quella roba non valeva niente là sotto.
    "Fà sparire questa cartaccia" intimò, un sopracciglio innalzato. "Se i tuoi protettori ti vogliono al sicuro non avrebbero dovuto farti venire qui dal primo momento. E non è per farti un favore che faccio questo, dovresti ricordartelo" E tornò a allungare il braccio, a indicare che considerava chiusa quella faccenda.
    Un contratto, figurarsi. Non si sarebbe mai legato a qualcuno in un modo tanto idiota. Se poi volevano ucciderlo, venissero pure. Morire non sarebbe stato poi cosi male.
    "Umpf" L'ombra di un sorriso gli apparve sul volto al ricordo del loro primo incontro, gentilmente riportato in vita da Leben. Le prese delicatamente il polso e lo avvicinò alle grosse pinze aperte. "Devo farti notare che anche usare sangue umano per scrivere contratti è estremamente stereotipato?".
    Ripensandoci, forse c'era un altro motivo per cui prestava il suoi aiuto a quella zombie irriverente.
    Uno schiocco secco, le pinze si chiusero, l'indice di Leben volò nell'aria, cadendo nella mano aperta che lo aspettava.
    Sousuke lo sollevò, osservandone l'interno da vicino. Imperturbabile, le voltò le spalle e portò il suo bottino a uno dei macchinari: una sorta di grosso rettangolo di ferro ammaccato. Al premere di un pulsante, un lato si spalancò verso l'alto, rivelando un piccolo ripiano. Vi posò il dito e richiuse il tutto, per poi spostarsi ad osservarlo da una serie di vetrini, che, procedendo in ordine di grandezza erano puntati sull'interno.
    "Mh, tutti i nervi sono morti, come ci si poteva aspettare. Non c'è modo che la dopamina possa circolare in questo cimitero. La sezione mesolimbica, però, è sicuramente ancora viva e i tessuti non si logorano per la decomposizione, quindi, si potrebbe attuare una ripresa forzata del sistema dopaminergico in via specifica...".
    Sussurrando tra sè, estrasse il dito e lo lanciò alla sua proprietaria perchè se lo riattaccasse.
    "Mh, Personaggi importanti..." commentò all'improvviso, andando a trafficare in un contenitore pressurizzato ricolmo di fialette. Metà del suo cervello elaborava l'intervento, l'altra metà si teneva occupata parlando con Leben. "Immagino che abbiano preso una come te e l'abbiano piazzata in qualche posto per averla buona e ai propri ordini".
    Sollevò una fialetta piena di liquido bluastro, la sollevò alla luce, la rimise al suo posto. "Specie perchè non vada a rovinare le transazioni altrui..." Insinuazione sottintesa chiara come il sole. Sollevò una fialetta violacea e la esaminò. "Una bestia messa a cacciare nella sua area preferita..."
    Annuì e tornò verso il lettino.
    "Sdraiati."
     
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    Con un'alzata di spalle e senza perdere il suo sorrisetto, Leben accartocciò il contratto e lo lanciò, senza muoversi dalla sua posizione, proprio all'interno di un cestino che giaceva a pochi metri da loro nell'angolo della stanza. Va bene...niente contratti scritti col sangue e niente effusioni per testare la riuscita dell'esperimento...se riuscirà. Svuotò il contenuto della penna sulla sua lingua, dopodiché l'oggetto vuoto fece la stessa fine della cartaccia. Porse in fine il braccio. Diciamo però che, se non ti spiace, resterò vigile per tutta l'operazione. E' un problema ai fini della sua riuscita? Anche se lo fosse stato, il suo tono diceva chiaro che avesse già deciso. La sua espressione rimase sorridente anche mentre osservava il proprio dito volare in mano a Sousuke. Sentirlo parlare tra sé in modo così scientifico la eccitò, per quanto potesse ''eccitarsi'' senza provare niente, certo. Più lo ascoltava e lo osservava e più ne sentiva l'odore e più le veniva in mente Victor, seppur la sua follia fosse ben diversa dalla fredda mente di Sousuke. Sospirò, senza averne bisogno. Chissà dov'è adesso... Il solo pensarci le faceva venire ancor più fame di quanta non ne avesse grazie a ''mister ghiacciolo''.
    Quando le venne restituito il dito, i suoi pensieri si interruppero e il braccio con la mano sana si alzò di scatto per afferrarlo riattaccandolo subito dopo senza troppi problemi, prendendo poi a muoverlo come a controllare se fosse tutto a posto. A quel punto si rimise seduta, dando le spalle a Sousuke per un momento, per poi voltarsi e sedersi al lato opposto del letto, là dove sino a quel momento vi era stata la sua testa. Incrociò le gambe nuovamente, mentre lo osservava trafficare con strane fiale colme di chissà quali sostanze arcane. La divertiva vederlo giostrarsi tra un intervento così complicato e ''fuori natura'' e una conversazione che si sarebbe potuta fare al bar...bé, si, quasi. I denti bianchi si scoprirono ancor di più ascoltando le sue supposizioni. Era quasi comico quanto potesse essere perspicace uno come lui. Non si preoccupò di confermare, né di negare. Semplicemente non le importava fargli sapere cosa la muoveva, chi la muoveva, perché lo faceva... si limitò ad alzare le spalle e ridacchiare a quella chiara insinuazione. Forse si, forse no, che importa? Non penso che transazioni come le tue possano essere così importanti per chi mi ''controlla''...e ad ogni modo non sono proprio quel che si dice un animaletto ubbidiente, e ti assicuro che loro lo sanno bene. In realtà faceva il possibile per apparire compiacente verso ''i piani alti'', ma proprio come prima, farglielo sapere non le interessava. Del resto era quasi certa, che non interessasse neppure a lui.
    Al suo ordine, si portò la mano destra sulla fronte e accennò un saluto militare, totalmente fuori luogo. Signorsi signore! Dopodiché si sdraiò, guardandolo tutta sorridente. Credeva in lui, era certa che quell'operazione sarebbe riuscita e...semplicemente non stava più nella pelle dall'euforia che sentiva crescere dentro di sé. Per qualche arcano motivo, quell'umore le faceva venir voglia di canticchiare, optò però per un ben più interessante passatempo: importunare l'uomo vicino a lei. Ma dimmi un po', Sousuke chan, tu che certamente sei più esperto di me....com'è il sesso? E' bello come sembra dai libri, dai film e...dai porno? Stava sdraiata come se stesse su un letto comodissimo e atto a cose ben diverse da un'operazione chirurgica, le sue mani erano stese sopra la testa come se si stesse stiracchiando e aveva tutta l'aria di star parlando del clima o delle ultime novità dell'Impero. Il sorriso che gli rivolse mentre lo osservava però, era colmo di malizia. Una piantagrane aveva pensato Sousuke qualche tempo prima? Forse avrebbe cominciato a cambiare idea: era persino peggio.
     
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    I patti erano stati stabilit. Finalmente, forse, si poteva iniziare a fare qualcosa di serio.
    "Non lo è" rispose. "Il tuo corpo non può sentire dolore. Non è necessario nessun tipo di anestesia" Le gettò uno sguardo di sottecchi. "E non è mia intenzione attirare l'attenzione dei tuoi cosiddetti amici. Non sarà fatto nessun danno permanente alla tua forma corporea".
    Quando Leben si stese le si portò accanto, osservandola dall'alto. Scrutò il corpo disteso della zombie con sguardo critico, da scienziato che osserva un soggetto da studio.
    "La prenderò per una conferma..." commentò. Accanto al lettino vi era un carrello di ferro sporco su cui erano allineati, come soldati pronti alla battaglia, tanti piccoli strumenti di precisione. Vi appoggiò la fila e ne pescò un bisturi lungo e sottile. "Infatti non lo erano, nè per me loro nè per me...erano solo briciole di tutto il banchetto..." Si piegò appena e le praticò un incisione all'altezza della coscia, poi, con l'altra mano, sollevò un lembo di pelle, osservando i tessuti sottostanti. "Si, ne ho avuto la prova...ma fossi in te farei attenzione. Un animaletto che non sa stare nella sua gabbietta spesso viene ritenuto sostituibile...per quanto mi riguarda la tua azione ha rallentato i miei progressi, ma non è un problema..." Praticò un'altra incisione a un paio i pollici di distanza dalla prima e staccò un brandello di pelle.
    "Il sesso è appagante. Ed è appagante perchè importante. Il resto lo imparerai da sola".
    Dopo qualche istante di osservazione, si risollevò e portò il brandello al carrello, posandolo su un fazzoletto aperto accanto agli strumenti.
    "Mh, il sistema circolatorio non funziona, i nervi sono morti, però non vi sono processi di decomposizione in atto e l'apparato tegumentario, per quanto più sottile di quella di organismo vivente, è in buono stato" commentò tra sè. "Le cellule, infatti sono ancora vive e il corpo si rinnova al di là di qualsiasi spiegazione scientifica...come si poteva supporre, l'origine è in un altro campo..."
    Senza aggiungere altro, raccolse la fialetta, la stappò e tornò verso Leben. "Sai cosa sei diventata, Leben?" chiese, versando il contenuto della fiala sullo stomaco della zombie.
    Il liquido violaceo, come rifiutandosi di obbedire alla gravità, calò dal suo contenitore con la leggerezza di un tessuto di seta, disponendosi sulla superficie del corpo in un disegno a onde. Ad un gesto di Sousuke, poi, entrò in rapida attività, articolandosi e disegnando un piccolo glifo che si ritagliò un varco nel vestito sui cui era posato, cadendo perfetto sulla pelle morta sottostante.
    "Il tuo corpo è vuoto. Nervi, ossa, muscoli e carne. E' tutto morto" continuò Sousuke, sollevando una mano. Nel palmo avvampò una piccola fiamma nerastra. "In sostanza, sei un essere vuoto, privo di sensazioni e le sensazioni sono uguale alla vita per gli uomini. Sei un burattino tenuto in vita forzatamente da qualcosa".
    Lentamente, molto lentamente, dalla fiamme, strisciò fuori qualcosa. Apparve come un'area buia, priva di luce, per poi solidificarsi e prendere una forma precisa, quella di un grosso serpente nero. Sousuke abbassò il braccio verso lo stomaco di Leben, lasciando che il serpente vi strisciasse sopra. "Ora resta da capire cos'è quella cosa che ti tiene in vita".
    L'essere si arrotolò su sè stesso un paio di volte, poi sollevò la testa. Gli occhi rossi si guardarono in giro, le narici si spalancarono, la lingua dardeggiò avanti e indietro. Poi aprì la bocca e una voce uscì.
    Mmmmh, cos'è questo? Un cadavere?
     
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    Riusciva a essere tecnico persino nella risposta a una domanda del genere, e senza l'ombra di imbarazza per giunta! Certo che non dai molte soddisfazioni, eh Sousuke chan? Sospirò, mentre lo osservava armeggiare con un brandello della sua carne. Appagante... pensò, fantasticando su situazioni del tutto fuori luogo in quel momento. Chissà che tipo d'uomo l'avrebbe attratta una volta acquisita un'eccitazione sessuale? Chissà come sarebbe stato... Interruppe quelle fantasticherie il borbottio di Sousuke che stava elencando tutto ciò che le aveva detto quel misero pezzo di carne. Lei sorrise, poco interessata ad entrare nel merito scientifico di ciò che era diventata. In fondo le bastava sapere che qualcuno fosse riuscito a farlo...il modo in cui l'aveva fatto non la rendeva curiosa, probabilmente perché pensarci le dava un senso di dejà vu, come se dentro di sé sapesse già tutto sull'argomento. Sospirò, dunque, sorridendo sarcastica a Sousuke, come a fargli notare la stupidità immensa della domanda. Il suo sorriso svanì quando vide la fiala e il liquido contenuto in essa versarsi sul suo...vestito. Fulminea, afferrò i lembi della gonna e li tirò a sé, arrotolando il vestitino sino ai seni e facendo così in modo che il liquido andasse a contatto con la sua pelle nuda. Sospirò di sollievo quando vide che era intatto. Guardò Sousuke, il suo sorriso era ancora lì, tuttavia il suo sguardo conteneva un intento omicida tale da rendere quel viso una cosa che chiunque avrebbe preferito non vedere mai. Invece che parlarmi di cose che conosco perfettamente, stai più attento a quello che fai. Il sibilo uscito dalla sua bocca era stato pronunciato a denti stretti, il suo sorriso però non si era intaccato troppo e alla fine delle sue parole tornò normale, gli occhi si chiusero e sorrisero di nuovo. Sai, questo vestito mi piace molto. accennò per giustificare l'accaduto. Non voglio si sciupi, è una mia personale idiosincrasia. Non era vero. Una cosa che non era riuscita a capire ancora del suo nuovo stato era quell'attaccamento alle cose che per lei costituivano una traccia. Il portafoglio di Victor, ad esempio, che giaceva nella sua camera nascosto sotto la moquette, quel vestito che teneva con tanta cura e, di recente, il lembo della giacca di Sousuke bagnato col suo sangue che ora era entrato a far parte della collezione... Non sapeva perché ci tenesse tanto, non si era mai fermata a pensarci sopra, fatto stava che teneva in particolar modo a quelle cose e provava fastidio all'idea che si rompessero. Cos'era stata quella sensazione verso Sousuke? Rabbia? Ridacchiò, a quanto pareva anche lei, ogni tanto, si poneva dei problemi...per quanto strani fossero. Con un'alzata di spalle liquidò l'accaduto e come se avesse seguito fino a quel momento il discorso di Sousuke, gli domandò:- Dunque, come pensi di scoprirlo? Lo guardò, non sentì l'essere sul suo stomaco muoversi, perché semplicemente non poteva farlo. Sentì però la voce, quando sibilò, e si voltò automaticamente verso il suono. La sua testa si piegò d'un lato, sorridente e perplessa. E questo cos'è, Sousuke chan? E' così poco importante da farti sentire sicuro a lasciarlo strisciare sul mio stomaco? Il fatto che l'uomo conoscesse abbastanza i poteri della zombie da sapere che le sue fauci potevano aprirsi anche sul suo busto era abbastanza per capire cosa intendesse insinuare.
     
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    "Soddisfazioni...non le dò?" Per la prima volta da quando era cominciata quella discussione apparve genuinamente confuso. Aveva letto tutto su ogni singola sensazione, sentimento e reazione che il corpo, il cervello, il cuore e l'anima di un uomo potevano sperimentare, ma trovarsi di fronte a una situazione in cui quelle stesse emozioni erano invischiate, lo lasciava completamente confuso. Non aveva idea di quale comportamento dover adottare per dare soddisfazioni, non aveva idea se darle fosse utile, dannoso o che altro e addirittura non riusciva neppure a identificarle in qualsiasi modo.
    Semplicemente, lui, geniale scienziato, non riusciva comprendere niente che fosse legato alla sfera dei sentimenti.
    "Beh, non importa" concluse, volendo chiudere rapidamente il discorso. Trovarsi di fronte a qualcosa che non riusciva a capire lo lasciava sempre spaesato. Riprese in fretta la sua compostezza.
    "Oh? Ci tieni? Non l'avrei mai detto" disse, di nuovo imperturbabile come al solito. Effettivamente, con la sua morbosità, Leben era il tipo di persona che si affeziona alle cose. Non ci aveva pensato, preso com'era dall'iniziare l'operazione.
    Beh, l'avrebbe tenuto a mente per il futuro. Poteva sempre tornare utile.
    "Come desideri. Mi limiterò a spiegarti il minimo indispensabile". Era partito alla lontana perchè Leben capisse perfettamente cosa stava per eseguire, ma evidentemente si era dilungato troppo. Indicò discretamente il serpente, che, dal canto suo, osservava i dintorni muovendo la testa prima da una parte e poi dall'altra.
    "Lo farà lui" rispose semplicemente.
    Come sentendosi chiamato in causa, il serpente smise le sue esplorazioni per portare lo sguardo rossastro su Leben, aprire la bocca e parlare ancora.
    Piacere di conoscerla, signorina cadavere. Mi presenterei, ma non non ho nome. Per favore, segua i suoi desideri e mi distrugga.
    Sousuke sollevò una mano e picchiettò sulla testa del serpente, zittendolo.
    "Ti sconsiglio di farlo". disse, severo. "Posso farne un altro, ma perderemmo solo tempo". Fece un cenno.
    In risposta, il serpente si ripiegò, abbassandosi sulla pelle di Leben.
    Mmmh... fece, la voce lamentosa. Lasciami stare. Non voglio. Perchè mi disturbi? Voglio dormire. Lasciami in pace. Gli occhi rossi si puntarono su Leben. Tu sei pietosa, lo so, lo sento. Non come lui. Distruggimi. Hai fame? Io sarò il tuo pasto. Distruggimi. Mangiami.
    Sousuke aggrottò la fronte e lo toccò sulla fronte, al chè l'essere si rannicchiò su sè stesso, piegando la testa come un bambino capriccioso.
    No, non voglio. La vedo quella cosa nera dentro la signorina cadavere, ma perchè dovrei dirti cos'è? Lei è buona, misericordiosa e mi distruggerà. Non faccio niente. Sto qui. Dormo.
    E non disse più niente, allungato sullo stomaco di Leben. Sousuke scosse la testa. "Per questo tendo a non evocarlo. E' capriccioso come un bambino". Poi, rivolto a Leben: "E' un contrattempo fastidioso".
     
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