[Lavoro] Primo passo

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    Saltare, ballare, trallallà!

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    Il Cuore di ognuno

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    Aria condizionata e odore di moquette.
    Seduto compostamente su una delle tante sedie di cui era costellata la lussuosa sala d'attesa, Edward storse lievemente il naso.
    Odiava quell'odore.
    Gli trasmetteva una sensazione di chiuso e di viziato. E per lui non c'era nulla di peggio di sentirsi in gabbia.
    ...forse il formaggio avariato, ma, a parte quello, nient'altro.
    "Manca ancora molto?" chiese, sollevando lo sguardo alla propria destra.
    Thornac, il colossale nero in giacca e cravatta che gli faceva da guardia del corpo, interruppe la sua marmorea veglia silenziosa per portare gli occhi nascosti dagli occhiali da sole sull'orologio che portava al polso. Se non fosse stato per la lucidissima pelata che scintillava di strani riflessi ad ogni movimento, a vederlo da lontano, cosi intabarrato in giacca, cravatta e pantaloni completamente neri come la sua scurissima pelle sarebbe potuto passare per l'uomo nero nel tentativo di imitazione di un traliccio.
    "Ancora mezz'ora" rispose con la sua solita voce calma e profonda, per poi tornare a chiudersi nel suo silente isolamento guardingo.
    Edward accettò quell'informazione con uno sfibrato cenno del capo e un gemito interno.
    Ancora mezz'ora...e come si poteva sperare che lui potesse superare per quell'enormità di tempo senza impazzire e gettarsi da quell'invitante finestra a specchio chiusa in fondo al corridoio?
    Soppesò qualche istante quella possibilità, prima di accantonarla.
    I secondi necessari per percorrere la distanza tra il quindicesimo piano in cui si trovava e l'asfalto dellla strada sottostante erano troppo pochi per godersi il vento.
    Con uno sbuffo rassegnato, sollevò un braccio per allentarsi almeno un po' il colletto dell'elegante giacca che era stato costretto ad indossare quella mattina. Dopo qualche tentativo di disserrare il serratissimo nodo della cravata, decise di lasciar perdere e si impose di star fermo, lanciando debolmente una maledizione al maledetto maggiordomo che gli aveva imposto quel vesitario e la maledetta cameriera che aveva fatto quel nodo scorsoio che rischiava di strangolarlo.
    Il suo "completo da "bravo figlio di papà" era stato arricchito, infatti, somma delle felicità, di una bella cravatta di velluto nero, ai suoi occhi una specie di mostro serpentesco che cercava di ucciderlo ad ogni respiro.
    Dopo un sospiro rassegnato, sollevò lo sguardo e lo fece scorrere sul folto ed eterogeneo gruppo di persone che costituivano la sua compagnia di quella infuocata mattinata. Ai suoi occhi ora lievemente disgustati ora incuriositi, scorrevano pezzi grossi attorniati da squadre di guardie del corpo dall'aria truce, ciccioni sudati che sbavano e berciavano ordini a procaci segretarie, tremanti commercianti emaciati riuniti lì nella disperata speranza di un prestito o uomini dall'aria battagliera venuti a far valere i propri diritti per quella o questa ingiustizia.
    Erano un un semplice gruppo che, immerso ognuno nel proprio soggettivo silenzio, riempiva quella stanza intrisa dell'odore di moquette e raffreddata dall'aria condizionata di un costante mormorio. Ma niente poteva superare QUELLO.
    Edward sorrise ironico, mentre voltava lo sguardo verso la grande porta per entrare nella quale tutti quegli indivdui erano lì ad aspettare.
    Grande, decorata, perfettamente perfetta, campeggiava su di essa la scritta DIRETTORE a caratteri cubici dorati.
    "Sembra la porta del Paradiso" pensò Edward, divertito. "Ma deve portare all'Inferno, se la metà di quello che si sente è vero".
    Parole, strepitii, addirittura minacce e parolacce sgorgavano da quell'ingresso fatato come un fiume in piena, tutte provenienti dall'ennesima accesa discussione tra il capo di quel luogo e l'ennesimo imprenditore troppo insistente o troppo importante per vedersi negare un prestito dal personale di basso rango.
    Edward sorrise a sentire quelle voci.
    Specie perchè sperava proprio di sentirle.
    Poco tempo prima, la Midas aveva subito un grosso danno economico causato da una rapina operata da quella che veniva descritta come una donna dotata di strani e terrificanti poteri. E ovviamente, non si trattava di una ferita guaribile in uno schiocco di ciglia.
    Almeno per il momento, la Banca si sarebbe ritrovata in difficoltà finanziarie, avrebbe avuto problemi a restituire i soldi agli investitori e di conseguenza avrebbe rifiutato di concedere prestiti, con grande infelicità e disperazione degli innumerevoli piccoli e medi imprenditori che, trovandosi in difficoltà a sopravvivere nel mare tempestoso che era l'economia di Roma, trovavano in quei prestiti un aiuto essenziale.
    Edward si passò una mano tra i capelli, pensando a quanto fosse tremendamente infame il mondo dell'economia.
    Si trattava di un mondo di cui lui non aveva nessuna esperienza, cosi non poteva che sperare che la sua intuizione fosse giusta.
    Con un sorriso, ripensò a come quella giornata era cominciata e come quell'idea fosse giunta a sfiorarlo.

    "La sua prova per dimostrare di poter essere un buon capofamiglia comincia quest'oggi, milord"
    Walter, maggiordomo della famiglia Von Falsteng da oltre cinquant'anni, portò due dita a lisciare i curatissimi baffoni ormai imbiancati dall'età. Con la fronte piena di rughe aggrottata dalla severità, l'inglesissimo maggiordomo puntò i severi occhi grigi sul ragazzo, che, teoricamente, sarebbe dovuto diventare il prossimo capo della dinastia Daineko.
    Tradotto, un ammasso semi-russante che lo guardava don occhi semichiusi e sonnolenti.
    Ma Walter era un maggiordomo inglese doc e ci voleva ben altro per fermare le parole di un maggiordomo doc.
    "Come già le è stato fatto giungere a conoscenza dagli inviati del venerabile Stephan-sama, le è stata messa a dispozione solo una piccola quantità di mezzi, nonchè unicamente una porzione molto ristretta delle azioni della Daineko Inc., la multinazionale di cui la sua famiglia è proprietaria." Mentre parlava, Walter cominciò a camminare lungo la stanza. Il suo dovere era quello di guidare e dinformare il giovane rampollo e lo avrebbe fatto con maggiore chiarezza ed efficenza possibile. In ogni caso, in lui scorreva il sangue di un'antica e nobile famiglia, non poteva fallire. "Il suo compito, come ben saprà, sarà di aumentare il suo patrimonio e di riuscire ad acquistare una somma di azioni pari almeno al 33%. Raggiunta una tale quota, la sua candidatura sarà convalidata e verrà nominato ufficialmente nuovo capofamiglia..." Walter si fermò, pugni stretti, lo sguardo puntato verso terra. Sperava ardentemente che Edward capisse, comprendesse, la grande responsabilità che gli era statoa posta sulle spalle, assieme all'immenso onore di poter ambire a un cosi grande titolo, nonchè alla possiiblità di poter tenere alto il nome del loro grande lignaggio. Di scatto, deciso, si voltò verso Edward, puntando un dito verso di lui. "In caso contrario..." Si bloccò, con la mascella che gli cadeva per terra, il dito puntato verso un Edward con la testa reclinata e beatamente addormentato.
    "MA HA ALMENO ASCOLTATO UNA PAROLA DI QUELLO CHE HO DETTO?"


    Con un sorriso dolorante, Edward si massaggiò la fronte, dove ancora portava i segni di un bel bernocccolone, originato dallo stesso, inglese pugno, che gli aveva dato un'idea con cui cominciare.
    Caro vecchio Walter. Decisamente era un po' troppo zelante quando ci si metteva. Ma eccome se aveva sentito tutto. Aveva ascoltato fino alla nausea discorsi come quello sul "dovere", "l'onore" e " portare alto il nome della famiglia".
    Tutto davvero molto bello e per accertarsi che avesse veramente capito, i suoi amorevoli parenti e il suo caro nonno lo avevano spedito lì a dimostrare di saper contare bene quanto loro.
    Altrimenti...lo avrebbero semplicemente rimpiazzato con qualcun'altro di più meritevole o forse di più controllabile, probabilmente era la stessa cosa.
    Edward non poteva fare a meno di sorridere a quel pensiero. L'avrebbero fatto già da moltissimo tempo se avessero potuto seguire le loro volontà, ne era iscuro, ma bandire un utilizzatore di Nighstorm come non si era mai visto da generazioni non era una decisione da prendere a cuor leggero. Che ci pensasse la società economica e la sua frenesia a fargli il lavaggio del cervello. Loro avrebbero raccolto un bel capofamiglia pronto da nominare e muovere a bacchetta.
    Che famiglia di perdenti.
    Non sapeva come descriverli in altro modo.
    Per fortuna, a distoglierlo da quei pensieri, fu il tocco inaspetatamente leggero sulla spalla della smisurata mano di Thornac.
    "Milord, è il momento..." disse il nero.
    Edward annuì al bodyguard e portò lo sguardo verso la porta, che, proprio in quel momento, si apriva per lasciar uscire un uomo dall'aria sconsolata.
    Bastò un cenno e Thornac si mosse, rapido e veloce.
    Qualche istante dopo, l'uomo, ora anche leggermente intimorito oltre che sconsolato, venne portato di fronte a Edward, che, nel frattempo, si era alzato per raggiungere la finestra a vetri. Era meglio stare lontani da orecchie indiscrete e quell'angolo alquanto isolato della sala era l'ideale.
    "Signor Murio! Sono felice che abbia accettato di venire a parlare con me" Edward accolse quel poveraccio con una stretta di mano e tutta la cordialità di cui era capace. Poteva capire benissimo il suo stato d'animo. Ritrovarsi portati via quasi di peso, o anche solo stargli vicino meno di venti centimetri, da Thornac era sempre un'esperienza un po' traumatica.
    "Signor Von Falsteng, i-il piacere è mio" rispose Murio, alquanto titubante, lanciando di tanto in tanto occhiate intimorite a Thornac, eretto come una colonna dietro di lui.
    Edward ridacchiò tra sè.
    "Non badi alla mia guardia del corpo. Non è cattivo, è solo un po' rude...tende sempre ad agire cosi quando gli chiedo di contattare qualcuno".
    "Ehm, a questo proposito...devo dire che non mi...non mi aspettavo di essere contattato da qualcuno della sua...levatura..."
    Edward sorrise. Quell'uomo aveva paura. La reputazione dei Von Falsteng non era tutta rosa e fiori, dunque.
    Molto interessante.
    "Suvvia, si rilassi, non occorre una tale formalità...in fondo siamo tutti giocatori della stessa partita, non trova?". scherzò, cercando di far mettere il suo interlocutore almeno un po' a disagio con un tono più leggero.
    Le sue aspettative non vennero deluse. Murio sorrise debolmente, chiaramente ancora a disagio, ma era già un passo avanti.
    "A tal proposito..." proseguì. "E' mia intenzione di proporle un'affare..."
    Come si aspettava, Murio scosse tristemente la testa.
    "Arriva in ritardo, signor Von Falsteng. La mia società non si trova nella posizione di poter accettare ordini o di poter investire granchè, e a causa della rapina che è stata compiuta qui, la Midas si è rifiutata di fornirmi il prestito di cui ho urgentemente bisogno. Mi spiace, ma non credo di poterla assecondare" disse e, a giudicare dalla velocità della risposta, Edward immaginò che avesse sentito e dato parecchie volte quella spiegazione.
    Il ragazzo sorrise bonariamente. Adesso veniva il suo azzardo.
    "Oh, ho sentito parlare di questa rapina...a commetterla sarebbe stata una donna. Davvero disdicevole" Scosse la testa per dare più enfasi alle sue parole. "Ma è proprio a causa di questo evento che io sono qui, signor Murio....il desiderio della Daineko Inc. è di fornirle essa stessa la somma di denaro di cui ha bisogno".
    Edward ridacchiò tra sè nel vedere l'espressione stupefatta che fece Murio mentre assorbiva quelle informazioni.
    "Ma...e gli..."
    "Gli interessi?" Edward scosse la testa, severo. "Non è nostra intenzione agire da strozzini. Le sarà dato tutto il tempo necessario per ripagarci e il tasso d'interesse sarà dello 0,1%" Sorrise, sguadrando il pover'uomo di fronte a sè con uno sguardo supponente. "In fondo, è nell'interesse della società non lasciare tanti dipendenti senza i loro posti di lavoro...e noi siamo tutti concittadini dell'Impero"
    Murio aprì la bocca per rispondere, ma poi la richiuse, non sapendo cosa dire. Aveva gli occhi lucidi. Alla fine, semplicemente fece un inchino cosi profondo che Edward temette di vedergli la testa affondare nel pavimento.
    "Io...io non ho parole, Signor Von Falsteng...la ringrazio...la ringrazio infinitamente" disse, con voce rotta e commossa.
    Edward roteò gli occhi per l'esasperazione. Odiava vedere gente fare quelle esibizioni di servilismo, ma si sforzò di comprendere quel poveraccio e di mantenere un tono gentile.
    "Suvvia, non esageri, Murio, non è necessario ringraziare...anzi, mi chiami Edward. Non voglio che un uomo valente come lei debba assoggettarsi a questi formalismi. D'altronde, sarei ben felice di concedere altri prestiti ad aziende in difficoltà come la sua se ciò potesse salvare il posto di onesti lavoratori"
    E da lì, con grande sollievo, fu tutta in discesa.
    Si accordarono sui termini del prestito, e Thornac annotò sull'agenda l'orario di un ulteriore incontro per procedere alla consegna del denaro.
    Alla fine, dopo un'altra, estenuante, mezz'ora fatta di ringraziamenti, inchini e felicitazioni, Edward fu più che felice di entrare nell'ascensore per uscire dal quel posto.
    "E anche questa è fatta" commentò, liberando la sua esasperazione con un profondo sospiro. Scoccò uno scguardo assassino al nodo della propria cravatta, il persecutore del suo respiro, e le sue dita ripresero a combattere per allentarlo un po'.
    Al suo fianco, Thornac premette il pulsante del pianterreno. Le porte si chiusero e la cabina cominciò a scendere placidamente.
    "L'azienda di quel tizio...Murio" cominciò all'improvviso. "Non riuscirà a ripagare il prestito se non gli si dà un bel po' di tempo".
    Senza distogliere lo sguardo dalla sua piccola battaglia, Edward rispose.
    "Lo penso anch'io...ma non è un problema...gnnn, apriti, stupido nodo...ho esaminato i suoi bilanci e comunque quella società ha le potenzialità di crescere molto se le si forniscono i mezzi adeguati...noi...gnn, ma come diavolo è legato...noi non faremo altro che aspettare" Con un ultimo sforzo, la battaglia fu vinta e la morsa del nodo venne spezzata. Libero di poter respirare di nuovo, Edward prese un paio di boccate d'aria, per poi portare lo sguardo tranquillo sulla sua guardia del corpo. "Aspetteremo con calma...molta calma...e quando lo stesso Murio si renderà conto di dover ripagare in qualche modo i benefattori che lo hanno salvato dalla banca rotta, ci presenteremo cordiali ed accomodanti, accettando anche piccole quote di azioni come pagamento parziale"
    Thornac spostò lo sguardo fisso di fronte a sè fino a quel momento sul suo capo.
    "Pensi di poter introdurre in questo modo la presenza della Daineko nell'azienda?"
    "Esattamente, ma non solo" Edward giocherellava con le pighe della cravata, passandosela tra le dita. "Murio non è il solo a trovarsi nei guai a causa di questa rapina. Non dubito che le parole che ho detto a lui arriveranno anche alle orecchie di altri in cerca di prestiti...basterà scegliere quelli con potenzialità pari a quelle dell'azienda di Murio e potremo infiltrarci anche da loro".
    "E nel frattempo, farai anche la figura del benefattore, non è vero?" Un rude sorriso apaprve sul volto scolpito fi Thornac. "Molto furbo...ma usare il nome della daineko con leggerezza non è mai prudente".
    Edward si passò una mano tra i capelli, alzando una mano in un gesto casuale. "Bah, meglio essere amati che essere odiati..almeno questa lezione del vecchio l'ho imparata bene...e poi..." Il suo sguardo venne attraversato da una scintilla divertita. "Da oggi anch'io ho una parte dalla Daineko, per quanto piccola...sarà divertente vedere come reagiranno i miei cari parenti se utilizzo le risorse che mi hanno messo a disposizione in questo modo...più qualcosina che solo essere il nipote del capo può fruttare".
    "Giusto, però...molti non vogliono vederti con in mano troppi mezzi...stai attento"
    "Perchè, non lo faccio sempre?"
    "No, mai"
    Edward ridacchiò. "Che c'è, ti preoccupi per me?" L'ascensore si fermò con uno scampanellio e la porta si aprì. "L'importante è divertirsi, poi si vedrà".
    "Contento tu...dove si va adesso?"
    "Non c'è un ristorante o una pizzeria da queste parti? Tutte queste chiacchiere inutili mi hanno messo fame".

    Edited by Poisonwind - 26/6/2012, 13:24
     
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